MOTOGP 2020-GP DELL’EMILIA ROMAGNA E DELLA RIVIERA DI RIMINI

Stessa spiaggia stessa pista.

A distanza di una settimana dal Gp di San Marino va in scena quello dell’Emilia Romagna sempre sul Misano World Circuit intitolato a Marco Simoncelli.

In un anno “normale” verrebbe da pensare che i valori visti domenica scorsa possano essere gli stessi che vedremo la prossima. Ma questo, eccezion fatta per Jerez, non è un anno normale.

E’ un campionato “strano” forse condizionato dalle gomme Michelin che, volenti o nolenti, restano le stesse per tutti. Le polemiche sui gommisti ci sono dalla notte dei tempi e, guarda caso, se ne lamentano sempre e solo quelli che finiscono dietro.

Che la Michelin stia sperimentando qualcosa di diverso è scontato, tant’è che abbiamo avuto 5 vincitori diversi su sei gare disputate. Anzichè meravigliarsi basterebbe guardarsi indietro e tornare al 2016, che non è preistoria: in quella stagione ci furono ben 9 vincitori di tappa diversi alla tredicesima gara di campionato e addirittura 10 a fine stagione. Era il primo anno della Michelin tornata in MotoGP.

Dovizioso è in testa al Campionato pur avendo condotto una stagione che sino ad oggi è stata opaca. Senza il re sembra che gli altri non trovino il coraggio di diventare nemmeno principi..

A rigor di logica il favorito per il campionato resta lui: ha l’esperienza e l’attitudine necessaria a capire queste nuove coperture ed è il pilota più analitico e preciso di tutti. Se è in testa senza averle ancora capite a maggior ragione dovrebbe comandare il giorno che le comprenderà.

(immagine tratta da tuttomotoriweb.com)

Sulle rive dell’adriatico Yamaha è andata molto forte domenica scorsa. In gara con gli italiani e con tutti in prova: saranno presenti tutti. Il Morbido ha compiuto un’impresa: ha messo le sue ruote per primo alla prima curva e non ha più permesso a nessuno di mettergli il becco davanti, mostrando nervi saldi nonostante avesse una figura ingombrante come quella di Rossi attaccata al codone. La lucidità e la freddezza che lo contraddistinguono lo candidano a favorito anche per questo secondo appuntamento.

(immagine tratta da quotidiano.net)

Purtroppo gli altri due compagni di marca Quartararo e Vinales stanno mostrando la corda in gara. Velocissimi in prova non mantengono le promesse alla domenica. Sia il “fenomeno Fabio”, che sta pagando il peso del successo in maniera evidente, sia Maverick “7vite” Vinales che resta un oggetto indecifrabile.

Valentino merita un discorso a sé che spesso non facciamo vuoi per rispetto vuoi per scaramanzia. Domenica è stato bravo fin quando ha potuto. Non ne aveva per raggiungere un Morbidelli toccato dalla mano de Signore, tanto meno poteva resistere a Bagnaia che stava risalendo come un iradiddio. Chi scrive continua a cullare il sogno nostalgico di vederlo vincere un’ultima volta per poi salutare la truppa da vittorioso… come una carriera tanto gloriosa meriterebbe. Farlo a Misano sarebbe l’apoteosi per poi annunciare il ritiro nel post gara. Se corresse come domenica scorsa potrebbe farcela…

Nel weekend ci dovrebbe essere l’annuncio di Bagnaia nel team ufficiale Ducati per la prossima stagione. Era prevedibile che andasse a questo modo alla luce delle ultime prestazioni e per l’investimento che Ducati ha fatto sul piemontese. Lo ha affidato dal primo giorno nelle mani di colui che è il migliore tra i propri capotecnici, di sicuro il più titolato ovvero Gabarrini. Christian ha lavorato con Stoner in Ducati ed in Honda ma anche con Lorenzo in rosso. Il chivassese lo merita perché ha le carte in regola per essere il futuro e perché attualmente ha qualcosa di più degli altri ducatisti, segno che ha capito come far funzionare la moto dopo un anno in cui ha preso a testate l’asfalto… e non sempre per colpa sua.

(immagine tratta dal sito pramac racing)

Tra le case più “importanti” manca l’acuto di quella Suzuki che pare molto equilibrata. Questa domenica potrebbe essere la volta giusta? Mir domenica si è preso una carrettata di insulti dai tifosi di Rossi sui socials: va bene tutto, anzi no! Lui corre per se stesso, non per il rispetto della figura di Valentino, quindi gli ultras gialli hanno perso un’altra occasione per fare bella figura. Purtroppo è anche questo il prezzo del successo, ovvero il portarsi dietro uno stuolo di tifosi da stadio che danneggiano la figura del Vale nazionale.

In KTM avranno voglia di tornare sul podio? Credo di si anche se sarà complesso riuscirci con tutti gli italiani in sella a moto diverse dalla loro.

Honda? No Marquez no party (mi ripeterò sino al suo rientro)

Divertitevi.

 

MOTO2

Non mi dilungherò.. Tra i cadetti rivinceranno i nostri. A meno di eventi non preventivabili qui ne hanno tanto di più i tre piloti in testa al mondiale: i favoriti sono loro.

(immagine tratta dal sito motogp.com)

 

MOTO3

Era l’unico campionato ad avere un vero “padrone” e questo ha pensato bene di abbandonare lo scettro del comando per renderci il finale di stagione più gustoso. Tra i “ragazzini” al solito può vincere chiunque e, soprattutto, tutti ci faranno divertire.

(immagine tratta dal sito oasport.it)

 

 

Buone gare a tutti.

 

(Immagine in evidenza tratta dal sito motoriside.it)

Salvatore V.

F2 TOSCANA 2020 – METAL CIRCUS

Questo campionato non ha pace: Callum Ilott aveva appena riconquistato la leadership e già la deve cedere a Schumacher jr.  Robert Shwartzman vive un altro weekend difficile e scivola dietro anche al redivido Christian Lundgaard, che al Mugello mette in campo la prestazione più dominante vista quest’anno. Ma procediamo con ordine.

[COURTESY OF YAHOO.COM]

Data la natura incognita del tracciato, le prove libere sono ricche di azione (tra cui il crash di Jack Aitken). Per evitare di incappare in bandiere rosse o gialle i piloti fanno segnare giri veloci fin da subito, e alla fine la spunta il “rookiest” Juri Vips (Carlin) davanti a Luca Ghiotto (Hitech). Malino i leader di campionato, tutti dalla nona posizione in giù.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Le qualifiche vedono ART e Carlin protagoniste. Dopo tre tentativi la spunta Lundgaard davanti a Dan Ticktum per 5 millesimi, mentre i rispettivi teammate sono 4° (Marcus Armstrong, migliore qualifica in F2 e prima volta in top10 sull’asciutto) e 7° (Vips, uscito alla Arrabbiata durante l’ultimo tentativo). Con un colpo di reni il leader Ilott si installa in 3° posizione, dopo che fino all’ultimo aveva navigato  nella parte bassa della top ten.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Gli altri del gruppo di testa sono lontani. Shwartzman è 9°, Yuki Tsunoda 11°, Guanyu Zhou 13°, Nikita Mazepin 14° e Schumacher jr addirittura 15° (peggior qualifica stagionale), dopo aver danneggiato il fondo con una escursione fuori pista alla Palagio durante il primo tentativo.

[COURTESY OF DRIVETRIBE.COM]

La gara si apre con un piccolo tamponamento ai box tra Shwartzman, Lundgaard e Aitken mentre uscivano per il giro di schieramento. Saranno investigati ma non ci saranno penalità. La partenza è priva di incidenti, malgrado l’imbuto della prima curva, ma densa di avvenimenti: Ilott ha un pessimo scatto e perde quattro posizioni, ma anche Shwartzman ne perde altrettante (e si ritrova con Schumacher jr in scia). Sempre quattro sono le posizioni guadagnate da Mazepin, che comanda il gruppo dei piloti partiti su dure, e Ghiotto, da settimo a terzo.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

La prima metà di gara è animata dal duello per la leadership e dalla rimonta delle Prema (più Zhou e Mazepin). In testa la fuga di Lundgaard è neutralizzata da un consumo anomalo delle soft, mentre Ilott e Tsunoda scalano la classifica fino a ritrovarsi in coda al trio di testa. Lundgaard pitta il prima possibile, mentre Ticktum prova un overcut fallimentare (perde anche la posizione a favore di Ghiotto, che poi riguadagna al pit). Dopo la sosta il quintetto si compatta nel traffico, che nel tortuoso Mugello svolge un ruolo di primo piano; il pilota che forse se la cava peggio è Ilott, che viene passato da Tsunoda, mentre Ghiotto sorpassa Ticktum per la seconda volta e si lancia all’inseguimento di Lundgaard.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Il primo colpo di scena (spoiler: saranno numerosi) è targato Shwartzman: rallenta, lo passano in tre, e nel corso del 16° giro è costretto a ritirare la vettura. Brutto colpo per le aspirazioni mondiali del russo, che vede il diretto rivale molto vicino a una vittoria che renderebbe quasi incolmabile il divario in classifica. Pochi giri dopo tocca a Giuliano Alesi fermarsi in una via di fuga per un problema tecnico.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

I commissari non riescono a far passare la macchina attraverso il varco tra le barriere, quindi entra la SC per permettere ai mezzi pesanti di intervenire. Alcuni piloti, come Armstrong e Drugovich, ne approfittano per effettuare una seconda sosta per montare soft. Il favorito ora è Zhou, che è settimo nonché primo dei piloti con gomme nuove. Può agguantare la prima vittoria dell’anno…

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

…ma alla ripartenza succede di tutto. Tsunoda (quarto) tira una staccata improbabile contro Ticktum, col risultato di tamponarlo e di innescare una collisione a catena che coinvolge anche Ghiotto (incolume), Ilott (danni all’ala anteriore), Schumacher jr (incolume), Aitken (ritirato) e Zhou (ritirato, addio speranze di vittoria). I piloti che più hanno beneficiato del caos sono Mazepin (da decimo a terzo in due curve), e Schumacher, ora sesto. Disastro per Ilott, che deve cambiare l’ala anteriore e dire addio alla zona punti proprio quando sembrava destinato a scappare in campionato.

Nikita Mazepin (RUS) Hitech
12.09.2020. Formula 2 Championship, Rd 9, Mugello, Italy, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

La SC viene chiamata una seconda volta e rientra a quattro giri dalla fine. In testa ci sono Lundgaard e Ghiotto ma alla prima curva Mazepin li infila entrambi e li lascia in balia dei piloti con le soft: se l’italiano riesce a mantenere la posizione con una difesa coriacea su Deletraz e Drugovich, il danese si ritrova con gomme finite che non gli permettono di difendere un granché e affonda in classifica.

[COURTESY OF FORMULASCOUT.COM]

Dopo 33 giri Mazepin ottiene la sua seconda vittoria dell’anno, mentre Ghiotto completa la doppietta Hitech. Deletraz conquista l’ultimo gradino del podio dopo aver passato Drugovich all’ultimo giro. Solo sesto Lundgaard, preceduto anche da Schumacher jr, che  dopo essere stato in ombra per tutto il weekend riesce ad allungare sui diretti rivali. Vips, settimo, conferma la sua capacità di adattamento, mentre Tsunoda, ottavo sul traguardo, viene penalizzato per il contatto e cede la posizione valevole per la pole della Sprint Race a Artem Markelov. Da segnalare infine Armstrong nono, per la pima volta a punti dopo la Stiria.

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

Se la Feature Race è stata una gara convulsa di quelle che sono un po’ il trademark della F2, la Sprint Race è invece una gara intensissima, ricca di lotte al limite e di prove di forza anche se il risultato finale arriva in maniera più lineare ed è animata principalmente dalle rimonte di Ilott (12), Tsunoda (16), Zhou (20) e Shwartzman (22 e ultimo).

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Al via Lundgaard brucia Markelov e Vips e farà gara a sé per tutto il tempo. Alle sue spalle Markelov fa da tappo finché gli reggono le gomme, ovvero fino al quarto giro (!). Nei chilmetri successivi viene passato da Deletraz, Vips e Schumacher (all’Arrabbiata!); un contatto con Ghiotto gli sarà fatale per l’ala e per la gara.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Più indietro i rimontanti conoscono alterne fortune. Shwartzman e Zhou mettono a segno un primo giro da urlo (da 22 a 14 il russo con tanto di contatto con Ticktum, da 20 a 15 il cinese), ma il russo sembra incapace di proseguire ulteriormente (forse strategia, forse ha chiesto troppo alle gomme nella tornata d’apertura). Zhou lo passerà dopo una decina di giri. La rimonta di Ilott è invece improntata alla cautela: perde una posizione al via e poi recupera evitando manovre azzardate.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

La svolta della gara arriva nel corso del 15° giro. Ghiotto, dopo aver preso e dato sportellato con Markelov e Schumacher jr, tenta un buon affondo all’esterno della San Donato sul teammate. Mazepin però si muove bruscamente in frenata, arriva al bloccaggio e travolge l’italiano, che per poco non si capovolge. Sosta per il primo, ritiro per il secondo e VSC per tutti. Alcuni piloti (tra cui Tsunoda e Sato jr) ne approfittano per montare gomme più fresche.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Alla ripartenza Zhou è indemoniato e scavalca tutti gli avversari che incontra sul cammino, ma anche Shwartzman si sveglia dal torpore e regala diversi duelli animato dalla forza della disperazione. Proprio quest’ultima lo farà sbagliare durante un duello con Armstrong protrattosi fino alla curva 5. Escursione fuori pista e due posizioni perse, tra cui una a favore di Tsunoda, che in questa fase dà due secondi al giro a tutti. Dopo pochi chilometri il giapponese ci ricasca: attacco improbabile ai danni di Drugovich mentre è in zona punti poco dietro Ilott; lui ci rimette l’ala, mentre il brasiliano resta indenne.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Lundgaard vince con un gap impressionante su Deletraz (14.4s, il più elevato di tutto l’anno), ottenendo anche il giro più veloce. Juri Vips, terzo, conquista il suo primo podio. Veramente niente male, se consideriamo che fino al weekend di Spa non aveva mai guidato una F2. Il migliore dei rimontanti è Zhou, quinto in scia a Schumacher jr, quarto al termine di una gara tranquilla (tranne la lotta con Markelov e Ghiotto al quinto giro) ma redditizia, visto che ancora una volta i suoi diretti rivali sono alle sue spalle: Ilott è sesto, Shwartzman appena fuori dai punti in nona posizione (l’errore contro Armstrong gli è costato la probabilità di giungere a punti), così come Mazepin (18) e Tsunoda (19).

Mick Schumacher (GER) PREMA Racing.
12.09.2020. Formula 2 Championship, Rd 9, Mugello, Italy, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Come ad ogni weekend quest’anno, la classifica è rivoluzionata. Schumacher jr (161) supera e allunga su Ilott (153). Shwartzman (140), a secco di punti più per cause esterne che non colpe sue, subisce il sorpasso di Lundgaard (terzo a 145), che senza la seconda SC nella Feature Race probabilmente raggiungeva anche Schumacher in testa. Mazepin (127) e Tsunoda (123) sono più distanti ma restano a portata. Due parole sul giapponese: dopo una parte centrale di campionato brillante, che lo aveva portato quasi in testa alla classifica, al Mugello ha inanellato errori in sequenza, forse travolto dalla pressione di un sedile in F1 che sembrava a portata di mano (ma che se continua così gli sfuggirà per certo, visto che per avere abbastanza punti per la SuperLicenza deve terminare almeno quarto in campionato).

[COURTESY OF F2.COM]

Mancano ancora tre weekend: Sochi, Bahrain e Bahrain2 (“GP del golfo”?). I punti totali disponibili sono 144 e i primi sette sono racchiusi in quaranta punti.  Tutto può ancora succedere.

[Immagine di copertina tratta dall’account Twitter della F2]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

LE MANS 24 HOURS 2020

Il 2020 verrà certamente ricordato come un anno nero sotto moltissimi punti di vista. La pandemia globale ha messo in ginocchio letteralmente il mondo e i paesi fanno i conti con una crisi da tempo di guerra. La strada per uscirne sembra che sarà ancora molto lunga. In tutto ciò la nicchia del Motorsport ha ovviamente subito danni ingenti: molti team hanno dovuto abbandonare i programmi stagionali e ritirare le iscrizioni, e qualcuno ha dovuto pure chiudere i battenti. Le federazioni nazionali e internazionali hanno lavorato duramente per garantire calendari soddisfacenti nella seconda parte dell’anno; e si sono volute proteggere in primis le tre grandi classiche dell’endurance: Le Mans, Spa e Nurburgring.

ACO e FIA hanno trovato uno slot per fissare la 24 ore a metà settembre, in modo da non finire troppo in là coi tempi rischiando di trovare freddo e brutto tempo. La gara di quest’anno sarà tutta diversa e inedita.

Innanzitutto non c’è stato il consueto Test Day due settimane prima della corsa, ma questo tempo viene in parte recuperato dall’aumento delle ore di prove libere del giovedì. Inoltre le qualifiche saranno differenti perché non ci saranno più le lunghe sessioni notturne, ma solo un turno di 45 minuti e poi la HyperPole per assegnare i primi posti in ogni categoria. Un fattore importante da non sottovalutare è la differente distribuzione giorno/notte nell’arco delle 24 ore. Ciò sicuramente influirà sulle temperature in pista e nelle scelte di gomme dei vari team, magari prediligendo compound più soft prevedendo un clima non proprio torrido. Ovviamente la grande differenza sarà data dall’assenza totale o quasi di pubblico; in realtà c’è l’intenzione di permettere a 5.000 spettatori di assistere alla gara, ma data la situazione dei contagi in Francia non si sa ancora se sarà dato il via libera per questa iniziativa.

Le defezioni purtroppo ci sono anche in pista, soprattutto di team ufficiali/factory. Per esempio in LMP1 le Ginetta non ci saranno e il numero di partenti è solamente di 5 unità con due Toyota, due Rebellion e la Bykolles. Forse la LMP1 sarà la classe “regina” ma senza corona, nel senso che susciterà pochissimo interesse per il risultato che alla lunga sembra scontatissimo per una terza vittoria consecutiva Toyota alla 24 ore. Sembra proprio di essere tornati indietro di 15-16 anni con una marea di team privati e pochissimi team ufficiali, ma Le Mans è proprio questa: il sogno di molti uomini di poter correre con i loro mezzi la gara più famosa del mondo.

In LMP2 la griglia è nutritissima con ben 24 auto, di cui oltre a quelle WEC ce ne sono molte provenienti dall’ELMS e alcune one-off. Fare un pronostico in questa classe è veramente complicato; di certo i team iscritti al mondiale sono certamente i più esperti ed attrezzati per il successo finale. Da notare che la quasi totalità dei team è dotato della Oreca, che negli anni ha dimostrato di essere il benchmark in LMP2, mentre ci sono due Aurus del G-Drive, 3 Ligier e la sola Dallara del team Cetilar. Di sicuro questa categoria regalerà una battaglia per la vittoria fino alle ultime battute, visto che sono presenti team di livello come United Autosport, Jota, Signatech Alpine, G-Drive e molti altri.

La classe dove sono presenti le case ufficiali sarà come negli ultimi anni la GTE-Pro, che quest’anno è ridotta quasi all’osso a causa delle defezioni annunciate di Ford e BMW, a cui si aggiungono Porsche NA e Corvette a causa degli impegni del calendario IMSA compresso. Per cui in griglia rimangono solo 8 vetture di cui sei sono le consuete Aston Martin, Ferrari e Porsche che gareggiano nel WEC. Le due one-off sono due Ferrari 488 GTE: una del team Risi con una line-up tutta francese, mentre la seconda è del team statunitense Weatertech ma non si presenta con un equipaggio veramente a livello dei Pro.

La situazione di classifica vede alla vigilia l’equipaggio Thiim-Sorenesen, il “Dane Train” con la Vantage #95 saldamente al comando inseguiti dai campioni in carica Estre-Christensen con la Porsche #92; mentre il primo equipaggio AF Corse con Pierguidi-Calado è più staccato e sembra fuori dalla lotta. Le Mans è fondamentale però perché regala punteggio doppio, e quindi non sono da escludere ribaltoni clamorosi.

Nella classe GTE Am si ripete un po’ la stessa situazione già vista in LMP2, con tantissimi team provenienti dall’ELMS o i vincitori dell’Asian Le Mans Series che si sono guadagnati un posto per le la 24 ore. Qui come sempre la prestazione e il risultato finale dipenderanno dalla bravura dei “gentleman” driver categorizzati Bronze. Infatti mentre i piloti professionisti possono fare pochi decimi di differenza, un pilota Bronze a suo agio e con la giusta confidenza può far guadagnare tanti secondi al giro ed essere determinante nella performance dell’equipaggio. La griglia conta 22 auto di cui la maggior parte sono Ferrari, seguite dalle “vecchie” Porsche 911 RSR e solamente due Aston Martin.

Siamo dunque pronti a vivere una strana Le Mans, dall’atmosfera assolutamente surreale sperando rimanga l’unica edizione di questo genere. La gara sarà trasmessa come sempre live su Eurosport con anche le sessioni di prove e qualifiche. Per cui tutti incollati sul divano per seguire i nostri team preferiti in questa Le Mans deserta.

Il Gran Marshall della gara (Emanuele Pirro) darà il via alle 14.30 di sabato 19 settembre.

ENTRY LIST

https://assets.lemans.org/explorer/pdf/courses/2020/24-heures-du-mans/entry-list-24-heures-du-mans-2020.pdf

Buona gara a tutti!!

Aury

SOGNO INFRANTO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

Provando a mettere ordine agli avvenimenti degli ultimi mesi, alla sequenza con i quali gli stessi si sono presentati di fronte ai nostri occhi è possibile formulare un’ipotesi verosimile di quanto possa essere accaduto in Ferrari affidandosi a deduzione logiche dei fatti osservati sin qui.

Analisi che peraltro è stata sintetizzata in maniera simile da altre pregevoli testate web, e da amici appassionati di F1 come noi, proprio oggi.

Sia ben chiaro che non si tratta di dare alibi a nessuno ma solo di contestualizzare azioni e chiacchere degli ultimi pesantissimi mesi. Magari può aiutare gli animi più focosi a capire che buona parte del loro livore è dettato dagli avvenimenti straordinari di questo anno, quelli che ci stanno facendo vedere la situazione molto cupa perché l’orizzonte temporale si è spostato avanti di un anno.

Partiamo da un evento lontanissimo nel tempo apparentemente insignificante.

Spa 2017: dopo una Sc Vettel recupera la coda di Hamilton ed alla ripartenza esce dal Radillon risucchiato dalla sua scia salvo piantarsi appena uscito dalla stessa.

Un anno dopo la SF71H riscrive la storia della sverniciatura delle frecce d’argento riuscendo ad affiancare la W09 ben prima della linea del DRS sul rettilineo del Kemmel.

A fine gara Lewis parla di trick e al TP rosso scappa la frase “abbiamo un motore della Madonna”.

Viene montato un secondo sensore e, complici aggiornamenti sbagliati, la SF71H non lotta più per la vittoria se non nella gara di Austin vinta “a fatica” dal vecchio KR7. Nelle tante interviste di Arrivabene si continua a parlare di regolarità e di informazioni non divulgabili in quanto violerebbero la “proprietà Intellettuale” del progetto Ferrari. Siamo quasi alla fine del 2018, quando quella che sarà poi chiamata SF90 è già bella e che deliberata.

La Fia capisce che i conti non tornano ma non ha gli strumenti per provarlo. D’altronde l’ente preposto al controllo dei partecipanti ha un numero di tecnici ed ingegneri molto inferiore a quello che ha un solo team di F1, figuriamoci dieci. E pretenderlo sarebbe come pretendere che per ogni abitante della Terra ci fosse un poliziotto che lo controlli H24…

Nel frattempo in GES si scatena l’inferno tra Arrivabene e Binotto con il primo lasciato libero di andare ed il secondo con l’onere di ristrutturare quell’azienda che, nell’immediato dopo Marchionne, non aveva più un leader qualunque esso fosse. Un’azienda con un clima irrespirabile e dei rapporti interni ormai completamente deteriorati. La monoposto 2019 non è eccezionale: sfrutta il famoso “motorone” che fila sul dritto che è un piacere ma genera poca downforce. Si tratta di mettere insieme il puzzle e raddrizzare la stagione. In effetti a Maranello ci riescono pure con tre vittorie nella seconda parte dell’anno e con 9 pole contro le 11 della regina W10 AMG.

Il motore rosso resta sempre sotto “osservazione” senza che i tecnici Fia riescano a trovare il famigerato “trick” questa volta riesumato da Max Verstappen.

Nel frattempo a Maranello si sta lavorando su quella che sarà poi l’attuale SF1000, ovvero un’evoluzione dei concetti della 90 con più carico del corpo vettura per ovviare ai cronici problemi della progenitrice sui tratti lenti delle piste e a centro curva. Ma il motorone resta sempre monitorato….

E arriviamo all’inverno 2019/2020. La SF1000 già bella che pronta quando appare sulla scena la “talpa” che racconta tutti i segreti del funzionamento a qualcuno in Federazione violando quella famigerata “proprietà intellettuale“: scoppia la bomba. Chi sarà mai questa talpa? Un tecnico evidentemente infastidito dalla riorganizzazione interna che Binotto sta portando avanti? Quando pesti i calli sbagliati può capitare.

La Ferrari è ormai in scacco e ne scaturisce l’accordo segreto più “intrigante” della storia della F1.

Rivelare i dettagli avrebbe significato dover ammettere pubblicamente che il controllore non sia in grado di controllare i partecipanti e fare una figura meschina anch’esso? Da qui un accordo che è servito ad entrambe le parti. Volete mettere la credibilità di tutto il sistema se si fosse scoperto quali voragini ci sono nella rete dei controlli FIA? Un conto è sospettarlo, altro ammetterlo…

A questo punto la Ferrari è squalificabile con a rischio anche montagne di denaro che nessuno vuole perdere, neanche gli investitori delle aziende coinvolte e quotate in borsa.

La Ferrari è obbligata dalla Federazione a “soffocare” la propria PU e correre nelle condizioni attuali, ovvero con una monoposto nata per sfruttare un punto di forza che oggi non ha più… ma con la possibilità di recuperare durante la stagione e con un nuovo regolamento alle porte nel 2021. La Ferrari è difatto squalificata ma con l’obbligo di partecipare e fare la figura che sta facendo oggi. La “punizione” appare tutto sommato accettabile alle alte sfere ferrariste: si salvano l’immagine e soprattutto i soldi.

Ma dopo la “talpa”, prima variabile non considerata, nel corso del mese di marzo 2020 ne entra in scena un’altra addirittura inimmaginabile: c’è il Covid ed il mondiale non parte per tempo.

Con il lockdown vanno a scatafascio tutti i piani.

Tutto congelato, nuove regole rimandate di un anno, budget cap: praticamente l’Apocalisse con la Ferrari sottoscacco a dover far buon viso a cattivo gioco in virtù dell’accordo.

Tutto da rifare, ogni previsione sulla stagione 2020 salta e addirittura compromette anche il 2021.

Come per ogni azienda che si rispetti c’è da rifare un piano operativo per affrontare la crisi.

E arriviamo quindi alle scelte degli ultimi tempi cercando, se possibile, di fare un pò d’ordine.

La monoposto sbagliata non la puoi rifare e te la devi tenere anche per l’anno successivo con minimi aggiornamenti e pochi gettoni per svilupparla.

Il “popolo” lamenta da mesi della mancanza di aggiornamenti alla SF1000 dimenticando che nel corso di questa settimana si sono deliberati alcuni particolari che poi NON si potranno toccare nel 2021 senza pagare il dazio della spesa dei gettoni.

Gestire un’azienda è innanzitutto gestire le risorse disponibili, siano esse monetarie, umane ma soprattutto di tempo, visto che questo è limitato per chiunque. Da qui la scelta di non disperdere energie in tutti quei microaggiornamenti che il popolo chiede a gran voce.

In GES sono e restano consapevoli di avere in mano un progetto scadente: apportare modifiche in questi mesi sarebbe servito solo ad accontentare le masse al giovedì per poi ricevere critiche ancor maggiori già al sabato.

Binotto ha dovuto optare per non toccare il motore attuale e farne uno completamente nuovo per non utilizzare più gettoni nel 2021, gettoni da destinare ad altri aspetti della monoposto quando saranno necessari. Ha dovuto gestire gli sforzi dei tecnici su quei particolari che si dovranno omologare e tenere tali sino alla fine del prossimo anno.

Queste sono le motivazioni della “serenità” che traspare nelle dichiarazioni, la stessa serenità che i tifosi oggi chiamano menefreghismo con l’hastag #Binottoout.

Con l’ottica della gestione delle risorse si possono spiegare tante cose anche in merito al comportamento avuto sui tempi e sul mancato rinnovo di Sebastian. Ammesso e non concesso che il tedesco avesse accettato un ridimensionamento dell’ingaggio anche del 50% oggi Binotto sarebbe sulla graticola per aver speso quei soldi consapevole di non poter contare su una monoposto da mondiale. Tanto vale esserlo risparmiando qualche milione…

Perché, volenti o nolenti, le scelte applicate per prendere una decisione aziendale sono sempre vincolate al rapporto costi/benefici, con buona pace dei tifosi che pensano solo alle emozioni del cuore.

Sarà pur un discorso freddo, ma stiamo parlando pur sempre di un azienda che apre i cancelli tutte le mattine avviando un attività a scopo di lucro e non di una ONLUS benefica.

Le aziende si conducono con una visione serena e calma, non prendendo decisioni sull’onda dell’emozione o sotto la pressione di stampa e tifosi: prima ce lo mettiamo in testa prima faremo pace con noi stessi.

Veniamo adesso alle non prestazioni della vettura attuale: la performance la si raggiunge con un equilibrio tra tutte le parti della monoposto. La SF1000 era nata per quel motorone e oggi non va perché non ha mai girato un giorno nelle condizioni ideali. Per farla girare in maniera decorosa non dovrebbe essere scaricata aerodinamicamente come sta accadendo per non farsi sorpassare sul dritto. Vi è la necessità di farlo per questo motivo, con il risultato di fargli usare in maniera sbagliata gli pneumatici ed essere lentissimi in gara. Al Mugello si è tentato di fare l’esatto contrario: l’assetto della macchina di Leclerc era sufficientemente valido per fargli fare una buona qualifica salvo poi essere sverniciato da chiunque. Per recuperare ha spinto in curva oltre i limiti della stessa monoposto mangiandosi le coperture ed alzando in maniera repentina il proprio ritmo. La SF1000 è in un loop tale che comunque tu la metta la performance non esce. Ha senso continuare a chiedere aggiornamenti? Crediamo veramente che fior fior di tecnici non lo sappiano?

Il progetto attuale sarà “raddrizzabile” solo l’anno venturo dopo aver fatto scelte corrette in questi mesi. Non sarà comunque da mondiale e lo sanno anche le paline stradali della provincia di Modena, tant’è che non si sente più il nome di Simone Resta da nessuna parte. Fossi in Binotto l’avrei chiuso in un ufficio a pensare al 2022 buttandone via la chiave e togliendogli anche l’abbonamento di Sky… Magari l’ha fatto davvero…

A chi ne chiede le dimissioni immediate sui socials dal divano proporrei di prenderne il posto per provare solo a scegliere la carta igienica da usare in Ges con risultati che possiamo immaginare.

Rammento che il caro Jean Todt entrò in Ges nel 1993 e vinse il primo costruttori nel 1999 ed il primo piloti l’anno dopo. Che Domenicali ereditò una struttura collaudata e che ad Arrivabene furono concesse quattro stagioni.

Siamo proprio certi che le colpe siano tutte di Binotto? Siamo certi che abbia avuto il tempo necessario per essere giudicato?

Ciò che si vede oggi in F1 è frutto delle scelte di mesi addietro, talvolta anni, e noi qua sopra lo sappiamo tutti. Lo sappiamo al punto che questo scritto altro non è che un sunto di quanto letto dai commentatori stessi e dalle notizie raccolte in giro in questi mesi.

Io li ho solo trascritti e messi in ordine cronologico per cercare una risposta che possa far vivere più serenamente questi mesi di sofferenza.

Grazie a tutti.

(immagine in evidenza tratta dal sito corriere.it)

Salvatore V.

PAZZA MOTOGP – VINCE MORBIDELLI – POST GP MISANO 2020

Dopo Quartararo, Binder, Oliveira tocca a Morbidelli. In 6 gare ben 5 vincitori diversi di cui 4 che non avevano mai trionfato in MotoGP.

Quando il gatto non c’è i topi ballano

Vero è che manca il Cannibale ma che fine hanno fatto i mastini da pista⁉️ Dove sono Rossi, Vinales, Dovizioso, Rins⁉️  Stiamo assistendo ad un ricambio generazionale come mai prima d’ora.

A Misano il nostro Franco Morbidelli vince una gara capolavoro in sella alla M1 del Team “PRIVATO” Petronas, davanti a Pecco Bagnaia in sella alla Ducati del Team “PRIVATO” Pramac e davanti a Mir su Suzuki ufficiale.

Una gara abbastanza noiosa nelle prime fasi che sembra ravvivarsi sul finale di gara, grazie a due funamboli quali Bagnaia e Mir. Il Pilota di Chivasso si prende il podio con mezza gamba, Mir agguanta il terzo posto dopo un ultimo giro capolavoro.

Il sorpasso di Joan Mir all’ultimo giro su Valentino Rossi.

Il talento Suzuki nell’ultimo giro supera sia Rins che Valentino Rossi lanciandosi all’inseguimento di Bagnaia.

Joan Mir è un serio candidato al Titolo Mondiale del 2020.

https://twitter.com/AngyFra89/status/1305193467719684096?s=19

Un coriaceo Valentino Rossi conduce una gara sugli scudi fino all’ultimo giro, accarezzando il podio finché Bagnaia e Mir no decidono di affondare il colpo decisivo.

In realtà Valentino ha fatto un ottima gara ma non poteva chiedere di più.

La pressione si sente eccome. Quartararo sbaglia ancora.

Un altro errore di Quartararo, forse più pesante per il morale che per la classifica. Una ghiotta chance sprecata dal talentino Francese che vede sfuggire la testa della classifica.

Delusione Ducati- Pecco a parte, Dovizioso e Miller non hanno mai dato la sensazione di lottare per qualcosa di importante. Non parliamo di Petrucci, ormai un corpo estraneo a tutto l’ambiente Ducati. Personalmente mi sarei aspettato di più da Zarco…

Male le KTM- Ci avevano abituato troppo bene, forse l’aria di casa (o altro…) li ha ringalluzziti ma tant’è… Nonostante i test svolti qui il risultato è stato non all’altezza delle KTM viste ultimamente.

HONDA HRC – Quando torna Marquez⁉️

Il post gara è stato addirittura meglio della gara stessa, con Dovizioso che rilascia dichiarazioni al “vetriolo” sul tema pneumatici. “Questa gomma sta creando un Campionato anomalo”

Dovizioso nuovamente ha parlato di “gomme”. Non ha tutti i torti in virtù di risultati diversi dal solito… Ma le gomme sono uguali per tutti, vince chi le usa meglio in pista, non in sala stampa.

Mi astengo infine (non senza però dedicare un paio di righe, perché altrimenti la vena si gonfia eccessivamente) su quanto accaduto sui social (Instagram) al povero Mir…

Ricapitolando….

🏆 F. #Quartararo 🇫🇷
🏆 F. #Quartararo 🇫🇷
🏆 B. #Binder 🇿🇦
🏆 A. #Dovizioso 🇮🇹
🏆 M. #Oliveira 🇵🇹
🏆 F. #Morbidelli 🇮🇹

5 vincitori diversi in 6 GP
7 piloti in 19 punti. Serve altro Signore e Signori⁉️

Top 10 del Motomondiale. 10 Piloti in soli 28 punti.

 

MOTO2 – Tripudio Italia senza Martin…

Nella classe di mezzo vince Marini davanti a Bezzecchi e Bastianini. Gara che non vede in pista Jorge Martin (causa Covid) e purtroppo Remy Gardner (incidente warm up). Inoltre Sam Lowes è costretto a partire dalla pit lane ed è stato autore di una rimonta fenomenale.

 

Moto3 – Cade Arenas, vince McPhee

Sempre la solita gara al cardiopalma dove trionfa John McPhee davanti ad Ogura e Suzuki. A due giri dal termine il colpo di scena con la caduta di Albert Arenas che riapre il Campionato.

Classifica Mondiale Moto3.

Ai Ogura non ha ancora vinto in questo Mondiale ma è a soli 5 punti da Arenas. Tutto ciò grazie ad una costanza ed un intelligenza tattica fuori dal comune.

Honda ha un talento nostrano in casa…

 

Tra meno di cinque giorni saranno ancora sul circuito di Misano Adriatico per il GP di Emilia Romagna, per una nuova battaglia in pista.

Spunti…

🔴 Ducati, cosa succede a Dovizioso⁉️ In testa al Mondiale si…ma ancora per poco.

🔵 Yamaha, il team satellite ha soppiantato quello ufficiale.

🟡 Joan Mir…. Il favorito per il Titolo Mondiale.

 

Francky

 

P.S. “Ne parleremo…”