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F2 TOSCANA 2020 – METAL CIRCUS

Questo campionato non ha pace: Callum Ilott aveva appena riconquistato la leadership e già la deve cedere a Schumacher jr.  Robert Shwartzman vive un altro weekend difficile e scivola dietro anche al redivido Christian Lundgaard, che al Mugello mette in campo la prestazione più dominante vista quest’anno. Ma procediamo con ordine.

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Data la natura incognita del tracciato, le prove libere sono ricche di azione (tra cui il crash di Jack Aitken). Per evitare di incappare in bandiere rosse o gialle i piloti fanno segnare giri veloci fin da subito, e alla fine la spunta il “rookiest” Juri Vips (Carlin) davanti a Luca Ghiotto (Hitech). Malino i leader di campionato, tutti dalla nona posizione in giù.

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Le qualifiche vedono ART e Carlin protagoniste. Dopo tre tentativi la spunta Lundgaard davanti a Dan Ticktum per 5 millesimi, mentre i rispettivi teammate sono 4° (Marcus Armstrong, migliore qualifica in F2 e prima volta in top10 sull’asciutto) e 7° (Vips, uscito alla Arrabbiata durante l’ultimo tentativo). Con un colpo di reni il leader Ilott si installa in 3° posizione, dopo che fino all’ultimo aveva navigato  nella parte bassa della top ten.

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Gli altri del gruppo di testa sono lontani. Shwartzman è 9°, Yuki Tsunoda 11°, Guanyu Zhou 13°, Nikita Mazepin 14° e Schumacher jr addirittura 15° (peggior qualifica stagionale), dopo aver danneggiato il fondo con una escursione fuori pista alla Palagio durante il primo tentativo.

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La gara si apre con un piccolo tamponamento ai box tra Shwartzman, Lundgaard e Aitken mentre uscivano per il giro di schieramento. Saranno investigati ma non ci saranno penalità. La partenza è priva di incidenti, malgrado l’imbuto della prima curva, ma densa di avvenimenti: Ilott ha un pessimo scatto e perde quattro posizioni, ma anche Shwartzman ne perde altrettante (e si ritrova con Schumacher jr in scia). Sempre quattro sono le posizioni guadagnate da Mazepin, che comanda il gruppo dei piloti partiti su dure, e Ghiotto, da settimo a terzo.

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La prima metà di gara è animata dal duello per la leadership e dalla rimonta delle Prema (più Zhou e Mazepin). In testa la fuga di Lundgaard è neutralizzata da un consumo anomalo delle soft, mentre Ilott e Tsunoda scalano la classifica fino a ritrovarsi in coda al trio di testa. Lundgaard pitta il prima possibile, mentre Ticktum prova un overcut fallimentare (perde anche la posizione a favore di Ghiotto, che poi riguadagna al pit). Dopo la sosta il quintetto si compatta nel traffico, che nel tortuoso Mugello svolge un ruolo di primo piano; il pilota che forse se la cava peggio è Ilott, che viene passato da Tsunoda, mentre Ghiotto sorpassa Ticktum per la seconda volta e si lancia all’inseguimento di Lundgaard.

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Il primo colpo di scena (spoiler: saranno numerosi) è targato Shwartzman: rallenta, lo passano in tre, e nel corso del 16° giro è costretto a ritirare la vettura. Brutto colpo per le aspirazioni mondiali del russo, che vede il diretto rivale molto vicino a una vittoria che renderebbe quasi incolmabile il divario in classifica. Pochi giri dopo tocca a Giuliano Alesi fermarsi in una via di fuga per un problema tecnico.

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I commissari non riescono a far passare la macchina attraverso il varco tra le barriere, quindi entra la SC per permettere ai mezzi pesanti di intervenire. Alcuni piloti, come Armstrong e Drugovich, ne approfittano per effettuare una seconda sosta per montare soft. Il favorito ora è Zhou, che è settimo nonché primo dei piloti con gomme nuove. Può agguantare la prima vittoria dell’anno…

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…ma alla ripartenza succede di tutto. Tsunoda (quarto) tira una staccata improbabile contro Ticktum, col risultato di tamponarlo e di innescare una collisione a catena che coinvolge anche Ghiotto (incolume), Ilott (danni all’ala anteriore), Schumacher jr (incolume), Aitken (ritirato) e Zhou (ritirato, addio speranze di vittoria). I piloti che più hanno beneficiato del caos sono Mazepin (da decimo a terzo in due curve), e Schumacher, ora sesto. Disastro per Ilott, che deve cambiare l’ala anteriore e dire addio alla zona punti proprio quando sembrava destinato a scappare in campionato.

Nikita Mazepin (RUS) Hitech
12.09.2020. Formula 2 Championship, Rd 9, Mugello, Italy, Saturday.
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La SC viene chiamata una seconda volta e rientra a quattro giri dalla fine. In testa ci sono Lundgaard e Ghiotto ma alla prima curva Mazepin li infila entrambi e li lascia in balia dei piloti con le soft: se l’italiano riesce a mantenere la posizione con una difesa coriacea su Deletraz e Drugovich, il danese si ritrova con gomme finite che non gli permettono di difendere un granché e affonda in classifica.

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Dopo 33 giri Mazepin ottiene la sua seconda vittoria dell’anno, mentre Ghiotto completa la doppietta Hitech. Deletraz conquista l’ultimo gradino del podio dopo aver passato Drugovich all’ultimo giro. Solo sesto Lundgaard, preceduto anche da Schumacher jr, che  dopo essere stato in ombra per tutto il weekend riesce ad allungare sui diretti rivali. Vips, settimo, conferma la sua capacità di adattamento, mentre Tsunoda, ottavo sul traguardo, viene penalizzato per il contatto e cede la posizione valevole per la pole della Sprint Race a Artem Markelov. Da segnalare infine Armstrong nono, per la pima volta a punti dopo la Stiria.

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Se la Feature Race è stata una gara convulsa di quelle che sono un po’ il trademark della F2, la Sprint Race è invece una gara intensissima, ricca di lotte al limite e di prove di forza anche se il risultato finale arriva in maniera più lineare ed è animata principalmente dalle rimonte di Ilott (12), Tsunoda (16), Zhou (20) e Shwartzman (22 e ultimo).

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Al via Lundgaard brucia Markelov e Vips e farà gara a sé per tutto il tempo. Alle sue spalle Markelov fa da tappo finché gli reggono le gomme, ovvero fino al quarto giro (!). Nei chilmetri successivi viene passato da Deletraz, Vips e Schumacher (all’Arrabbiata!); un contatto con Ghiotto gli sarà fatale per l’ala e per la gara.

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Più indietro i rimontanti conoscono alterne fortune. Shwartzman e Zhou mettono a segno un primo giro da urlo (da 22 a 14 il russo con tanto di contatto con Ticktum, da 20 a 15 il cinese), ma il russo sembra incapace di proseguire ulteriormente (forse strategia, forse ha chiesto troppo alle gomme nella tornata d’apertura). Zhou lo passerà dopo una decina di giri. La rimonta di Ilott è invece improntata alla cautela: perde una posizione al via e poi recupera evitando manovre azzardate.

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La svolta della gara arriva nel corso del 15° giro. Ghiotto, dopo aver preso e dato sportellato con Markelov e Schumacher jr, tenta un buon affondo all’esterno della San Donato sul teammate. Mazepin però si muove bruscamente in frenata, arriva al bloccaggio e travolge l’italiano, che per poco non si capovolge. Sosta per il primo, ritiro per il secondo e VSC per tutti. Alcuni piloti (tra cui Tsunoda e Sato jr) ne approfittano per montare gomme più fresche.

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Alla ripartenza Zhou è indemoniato e scavalca tutti gli avversari che incontra sul cammino, ma anche Shwartzman si sveglia dal torpore e regala diversi duelli animato dalla forza della disperazione. Proprio quest’ultima lo farà sbagliare durante un duello con Armstrong protrattosi fino alla curva 5. Escursione fuori pista e due posizioni perse, tra cui una a favore di Tsunoda, che in questa fase dà due secondi al giro a tutti. Dopo pochi chilometri il giapponese ci ricasca: attacco improbabile ai danni di Drugovich mentre è in zona punti poco dietro Ilott; lui ci rimette l’ala, mentre il brasiliano resta indenne.

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Lundgaard vince con un gap impressionante su Deletraz (14.4s, il più elevato di tutto l’anno), ottenendo anche il giro più veloce. Juri Vips, terzo, conquista il suo primo podio. Veramente niente male, se consideriamo che fino al weekend di Spa non aveva mai guidato una F2. Il migliore dei rimontanti è Zhou, quinto in scia a Schumacher jr, quarto al termine di una gara tranquilla (tranne la lotta con Markelov e Ghiotto al quinto giro) ma redditizia, visto che ancora una volta i suoi diretti rivali sono alle sue spalle: Ilott è sesto, Shwartzman appena fuori dai punti in nona posizione (l’errore contro Armstrong gli è costato la probabilità di giungere a punti), così come Mazepin (18) e Tsunoda (19).

Mick Schumacher (GER) PREMA Racing.
12.09.2020. Formula 2 Championship, Rd 9, Mugello, Italy, Saturday.
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Come ad ogni weekend quest’anno, la classifica è rivoluzionata. Schumacher jr (161) supera e allunga su Ilott (153). Shwartzman (140), a secco di punti più per cause esterne che non colpe sue, subisce il sorpasso di Lundgaard (terzo a 145), che senza la seconda SC nella Feature Race probabilmente raggiungeva anche Schumacher in testa. Mazepin (127) e Tsunoda (123) sono più distanti ma restano a portata. Due parole sul giapponese: dopo una parte centrale di campionato brillante, che lo aveva portato quasi in testa alla classifica, al Mugello ha inanellato errori in sequenza, forse travolto dalla pressione di un sedile in F1 che sembrava a portata di mano (ma che se continua così gli sfuggirà per certo, visto che per avere abbastanza punti per la SuperLicenza deve terminare almeno quarto in campionato).

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Mancano ancora tre weekend: Sochi, Bahrain e Bahrain2 (“GP del golfo”?). I punti totali disponibili sono 144 e i primi sette sono racchiusi in quaranta punti.  Tutto può ancora succedere.

[Immagine di copertina tratta dall’account Twitter della F2]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 GP 70° ANNIVERSARIO – THE DOWNWARD SPIRAL

Il GP del 70° anniversario di F1 (che qui in F2 appellerò Silverstone-2 per ovvi motivi) è stata forse la gara che ha segnato la svolta nel mondiale. Callum Ilott ha completato il sorpasso in classifica su Robert Shwartzman, che non è riuscito a fermare l’emorragia di punti, ora terzo dietro anche a Christian Lundgaard. Ma proseguiamo con ordine.

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Dopo averne saltate tre quarti, alla fine è Mick Schumacher a concludere in testa le Prove Libere. Il quarto posto di Shwartzman testimonia i progressi della Prema rispetto allo sfacelo della scorsa settimana (allora conclusero 11° e 14°), mentre le Hitech al contrario sembrano in diffioltà (12° e 13°). Come per la F1, anche qui la Pirelli ha portato gomme più morbide rispetto a Silverstone-1.

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Già dalle qualifiche si intuisce l’aria che tira. Ilott (UniVirtuosi) batte Lundgaard (ART) e conquista la seconda pole stagionale (primo a riuscirci), dopo che per buona parte della sessione era rimasto fuori dalla top-10. La buona stella dell’inglese si è palesata sotto forma di spin di Gelael che ha impedito alla maggioranza dei piloti di completare l’ultimo tentativo. Tra questi il più danneggiato è stato il teammate di Ilott, Guanyu Zhou, sesto e costretto ad abbandonare il giro dopo aver segnato il record nel primo settore. A confermare il momento magico del motor-racing inglese, Jack Aitken (Campos, migliore qualifica finora) e Dan Ticktum (DAMS) si spartiscono la seconda fila, davanti a Luca Ghiotto (Hitech) e al già citato Zhou. Altra notte senza stelle per le Prema, con Schumacher 8° e Shwartzman 11°. Sempre meglio di Marcus Armstrong con l’altra ART, 20°, che più che nella notte è sprofondato in un buco nero.

[COURTESY OF MOTORBOX.COM]

Rispetto agli ultimi tempi, la Feature Race ha avuto sviluppi più lineari e meno imprevedibili. Come lo scorso fine settimana, i piloti sulla grigia sono equamente divisi tra chi parte su morbide e chi su dure. I primi cinque sono su option, il primo degli “alternativi” è Zhou. Al via Ilott mantiene la posizione; Ticktum si insedia alle sue spalle, ma verrà progressivamente risucchiato dal gruppo e non sarà mai sui radar per il podio. Pessime partenze invece per Ghiotto e soprattutto Zhou, che perde cinque posizioni, nonché la leadership dei piloti su strategia alternativa. Le gomme morbide mostrano un decadimento molto marcato e chi ci è partito inizia ad essere in sofferenza già dal quarto giro (soprattutto Ticktum e Ghiotto). Ilott mostra un passo migliore della concorrenza e il tentativo di Lundgaard di sopravanzarlo con un undercut sarà vano. Dopo le soste dei piloti partiti sulle morbide comanda Schumacher; Mazepin lo incalza, ma malgrado la buona volontà in questo stint non riuscirà a superarlo. A seguire a tre secondi il teammate Shwartzman, più in palla rispetto a Silverstone-1, che nei primi giri si è difeso un po’ oltre il limite da Zhou, quarto a cinque secondi. Nella fase centrale di gara appare chiaro che la strategia alternativa non si sta rivelando superiore a quella normale: i piloti che hanno già pittato riescono a girare con continuità almeno un secondo più veloce degli altri, e le morbide non sembrano in grado di reggere una rimonta indemoniata come quella di Zhou a Silverstone-1.

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Arrivati nell’ultimo terzo di gara, iniziano i cambi gomme per quelli davanti. Un po’ in anticipo rispetto alle previsioni (probabilmente per parare un undercut), al 20° giro Schumacher è il primo a rientrare; gli altri aspetteranno due giri, e saranno sufficienti perché, una volta esaurite le soste, il tedesco si ritrovi ad essere il più lento degli “alternativi”. Questa volta il russo della Hitech riesce a sorpassarlo (una staccata alla Stowe con due ruote sull’erba, manovra migliore del weekend) e completa la rimonta passando nei giri seguenti anche Deletraz e Tsunoda, mentre Shwartzman e Zhou rimangono bloccati alle sue spalle, impossibilitati a capitalizzare la strategia alternativa a causa del passo lento di Schumacher. Finiranno in quest’ordine; almeno il cinese si porta a casa i punti per il gpv (in realtà di Daruvala, solo che l’indiano ha concluso fuori dai punti, solo che da regolamento conta il gpv dei piloti in zona a punti).

[COURTESY OF P300.COM]

Non succedono altri sconquassi e Ilott va a vincere il GP con 8 secondi di vantaggio (il distacco più elevato quest’anno) su Lundgaard, che nel finale ha alzato il ritmo per timore di ripetere i guai della Mercedes in F1 la settimana prima. Terzo è Aitken a 12s, anch’egli nella “terra di nessuno” per buona parte della gara. A seguire i già citati Mazepin, Deletraz (che zitto zitto da un po’ di gare intasca sempre risultati prestigiosi), ai ferri corti con Ticktum in occasione del suo sorpasso, e Tsunoda; a seguire il terzetto di cui ho già raccontato le gesta, in settima, ottava e nona posizione. Silverstone amara per Ghiotto (13°, vittima di un pit stop lento), Armstrong (14°) e Ticktum (15°, in grandissima difficoltà nella gestione delle gomme).

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Il “dramma” ritorna con la Sprint Race. Alla partenza i primi tre (Shwartzman, Schumacher e Tsunoda) mantengono le posizioni, mentre Aitken con il consueto ottimo scatto sorpassa Mazepin e Deletraz e si installa alle loro spalle. Partenza rivedibile ma ok per Ilott, che perde due posizioni, di cui una a favore del teammate Zhou. Dopo qualche giro si delineano le storyline principali della gara: il duello per la vittoria tra il trio di testa,  e quello per la piazza d’onore tra i piloti che vanno da Aitken, quarto, a Mazepin, ottavo. Schumacher è più veloce, ma Shwartzman tiene botta per quasi tutta la gara, in un paio di casi costringendo il tedesco all’errore, che a sua volta deve guardarsi le spalle da un pimpante Tsunoda.

Quanto non mancano che due giri alla fine Schumacher ha l’occasione migliore della gara alle Brooklands: mette il muso davanti al russo nel Wellington Straight, ma in frenata stringe eccessivamente la traiettoria e anziché il punto di corda trova la monoposto del compagno di squadra, che non può non tamponarlo. Schumacher finisce fuori pistaperde la posizione su Tsunoda, ma l’ex leader di campionato ci rimette invece l’ala e la possibilità di concludere a punti. Schumacher e Shwartzman sono veramente i piloti Ferrari del futuro… Dopo due giri di pressing, il giapponese vince la sua prima gara davanti al tedesco. Non c’è un vero e proprio colpevole “legale” tra Schumacher e Shwartzman (MSC poteva essere meno aggressivo e SHW più accomodante, ma non c’è stata una manovra sconsiderata o pericolosa), però la responsabilità sportiva è più del tedesco che non del russo. Con un attacco meglio congegnato poteva vincere, l’avversario non ne aveva più. Il podio è completato da Aitken, alle prese con un posteriore ballerino, che si difende Deletraz, quarto, che non porta a casa il sorpasso per un guasto al DRS ma almeno riesce a difendersi da Zhou, quinto. A Ilott basta pertanto un sesto posto per allungare in campionato, visto che anche Lundgaard termina lontano dai punti,  frenato dal cedimento dell’anteriore sx (conseguenza anche dei numerosi bloccaggi del pilota danese).

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Nella seconda gara di casa Ilott (106 punti) ha capitalizzato l’ottimo stato di forma, dopo che nelle scorse gare per un motivo o per l’altro (sfortuna, strategia, errori) aveva guadagnato meno del previsto. Al momento è il favorito per la vittoria finale, e non solo per il margine di venti punti sugli inseguitori: è il più veloce in pista, ha imparato ad essere consistente in gara. corre per il miglior team del lotto e ha più esperienza dei diretti avversari; lo slancio inoltre è dalla sua. Negli anni passati Russell e De Vries costruirono la vittoria iridata proprio in questo periodo: sfruttando un periodo di magra per gli avversari e continuando a martellare senza pietà, scavarono intorno a metà campionato un solco in classifica che alla fine fu il margine con cui vinsero. Shwartzman (85) è chiamato a un compito non facile, quello di stoppare la fuga di Ilott; il tracciato di Barcellona, sede del prossimo GP, sembra adatto alla missione. La situazione in classifica sarebbe ben migliore senza lo scontro con Schumacher, ma è ancora gestibile: venti punti si possono recuperare, a patto di essere realmente più veloce dell’avversario, cosa che però alla fine non ha fatto vedere in molte occasioni (pur mostrando molte altre qualità positive). In mezzo Lundgaard (87) sembra essere quello con minori possibilità: è veloce e costante ma gli sono mancati guizzi particolari, in un senso e nell’altro, e la ART sembra essere la più debole dei “top team”. I rispettivi teammate sembrano fuori fuoco.  Sia Schumacher che Ilott, settimi con 61 punti, sono molto indietro malgrado un passo in molte occasioni simile a quello dei compagni di scuderia. Non sono (ancora) tagliati fuori dalla lotta per l’iride, ma urgono weekend senza problemi. Parlando degli outsider, Mazepin, quarto (71), si conferma essere la sorpresa di questa parte di stagione. La Hitech non è il team più veloce in qualifica, ma sembra essere quello che fa lavorare meglio le gomme in gara (insieme alla UniVirtuosi); dal canto suo Mazepin riesce a far funzionare il pacchetto, al contrario di Ghiotto, che dopo la vittoria in Ungheria non ha più mosso la classifica. Tsunoda (6°, 62) finalmente ha preso le misure col campionato (anche in senso letterale, finora ha rotto in media un alettone a gara) e se riuscisse a ripetere gli exploit mostrati finora potrebbe essere un serio pretendente al podio iridato.

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[Immagine in evidenza tratta da Motorsport.Motorionline.com]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

F2 SILVERSTONE 2020 – CLOSER

La cavalcata trionfale di Robert Shwartzman si è arrestata nel più miserabile dei modi, ma per sua fortuna gli avversari non hanno sfruttato l’occasione. Ma procediamo con ordine.

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Come è ormai prassi, nelle prove libere capeggiano le Carlin, Tsunoda primo e Daruvala secondo. Drugovich completa una top-3 tutta di rookie. Prima dell’inizio del campionato la Carlin aveva girato con delle vetture di F3 proprio a Silverstone per permettere ai  suoi piloti di riprendere confindenza con la guida, quindi hanno dalla loro una maggiore familiarità col tracciato rispetto agli altri piloti.

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Le qualifiche offrono già diverse sorprese: Daruvala guida la classifica nel primo quarto d’ora, ma alla fine si impone il brasiliano Felipe Drugovich su MP Motorsport con l’impressionante 1:39:527, sei decimi più veloce dell’indiano, un tempo costruito principalmente con un secondo settore inavvicinabile da chiunque.  Decisamente niente male per un pilota che corre per una scuderia di secondo piano e che alla vigilia della stagione in pochi consideravano (il sottoscritto comunque già all’epoca suggeriva di tenerlo sott’occhio). Al contrario dell’avversario, Daruvala nel secondo tentativo fallisce nel migliorarsi (come Tsunoda, che era partito bene ma poi ha combinato un disastro nelle Maggots) e partirà solo settimo; alla fine dei giochi il più vicino al brasiliano sarà Callum Ilott (UniVirtuosi) con 139 millesimi di distacco; a seguire Mick Schumacher (miglior qualifica in carriera, malgrado tanto traffico nel primo run), Christian Lundgaard e il sorprendente (per quello che ci aveva abituati…) Nikita Mazepin. Diversi piloti appaiono in crisi: Guanyu Zhou, solo ottavo, Marcus Armstrong, quindicesimo, e soprattutto il leader del mondiale Robert Shwartzman, diciottesimo (!) a un secondo e mezzo dal poleman e soprattutto senza una reale spiegazione del gap.

Prima del via, si nota come la gara di Shwartzman in Ungheria ha già fatto scuola: svariati piloti delle prime file, come il poleman Drugovich, Jack Aitken (sesto, migliore qualifica stagionale) e Zhou, montano gomme dure. Colpo di scena: prima ancora del via, Ilott stalla sulla griglia di partenza ed è costretto a costretto a partire dalla pitlane. Allo spegnimento dei semafori Schumacher brucia Drugovich, grazie anche alle gomme più morbide montate sulla Prema del tedesco. Il brasiliano sarà passato nel primo giro anche da Mazepin e da Lundgaard, anch’essi su option. Il russo si dintingue per un passo gara micidiale e già al terzo giro oltrepassa Schumacher alla Stowe. Dopo qualche giro le gomme morbide perdono smalto (lo dimostrano i sorpassi di Zhou su Aitken e Tsunoda) e intorno all’ottavo giro i piloti su morbide imboccano la via dei box. Lundgaard (terzo) tenta un overcut sulla coppia di testa senza riuscirci veramente. Nel frattempo Ilott conduce una rimonta furiosa: dopo sei giri è già 14o (su 22 partenti e nessun ritiro), e dopo un pit anticipato è già in scia a Daruvala e Tsunoda. La gara ora vive del duello a distanza tra i piloti partiti sulle gomme dure (i cui leader sono Drugovich e Zhou), e il terzetto che ha già pittato, appunto Mazepin, Schumacher e Lundgaard, costretto a passare la lunga fila di auto che lo precedono.

Schumacher cerca di rimanere incollato al rivale, ma il russo è più efficace nei sorpassi; in particolare il figlio d’arte tedesco resta bloccato per lunghi giri dietro a Markelov, favorendo la fuga del russo della Hitech e il ritorno del danese della ART, che al quindicesimo giro lo infila con un sorpassone alla Brooklands. Le gomme di chi ha già pittato hanno garantito un vantaggio significativo solo nei primi giri dopo la sosta, quindi i vari Zhou, Drugovich, Aitken adesso staccano tempi simili a quelli di Mazpin, Lundgaard, Schumacher. Quando mancano una decina di giri alla fine, i piloti partiti su prime si fermano (il primo, Armstrong, al 17° giro, l’ultimo, Zhou, al 21°). Un pit stop molto lento spedisce il leader Drugovich fuori dalla lotta per le posizioni che contano. Il suo testimone è raccolto dal cinese, che, rientrato ottavo, negli ultimi giri si lancia in una rimonta che lo spinge fino al secondo posto (e per un minuto anche la vittoria di Mazepin sembrava essere a rischio). Al contrario, Schumacher accusa un crollo quasi verticale della prestazione e affonda in classifica e anche Lundgaard negli ultimi chilometri va in crisi con le coperture, venendo beffato da Tsunoda a tre curve dalla fine.

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Dopo 29 giri Mazepin quindi vince la Feature Race con quattro secondi  di vantaggio su Zhou, che ottiene anche i due punti per il GPV, e sette su Tsunoda, al secondo podio stagionale (nonché secondo arrivo a punti). Il pilota russo mi ha sorpreso: se il suo 2019 è stato semplicemente pessimo, quest’anno dopo un inizio zoppicante (un punto in quattro gare) ha sfoderato ottime prestazioni, in qualche caso battendo nettamente Ghiotto, che certo non è uno sprovveduto (a proposito: nella Feature Race ha avuto una serie di problemi tecnici che gli hanno impedito di rimontare la brutta posizione di qualifica). A seguire Lundgaard, quasi mai il più veloce ma sempre tosto, e Ilott, che malgrado lo stress della rimonta e un pit stop anticipato, negli ultimi giri girava quasi sugli stessi tempi dei migliori. Viene spontaneo pensare che senza lo stallo al via avrebbe vinto con facilità. Drugovich alla fine agguanta la settima piazza, ma senza il problema al pit poteva ambire a un piazzamento in top-5, se non a podio. Schumacher conclude la sua caduta al nono posto; la mia ipotesi è che abbia spinto troppo dopo la sosta nel tentativo di chiudere su Mazepin, solo che a Silverstone la coperta era corta, quindi quei pochi giri “sopra il ritmo” sono tornati tutti come un boomerang negli ultimi quindici chilometri. Sempre meglio del teammate Shwartzman, miserabile anche in gara (14°).

Dan Ticktum (GBR) Dams.
01.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Saturday.
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La Sprint Race vede Ticktum in pole seguito da Drugovich, Deletraz e Ilott. Allo spegnimento dei semafori Lundgaard sorpassa tre macchine in poche decine di metri e si installa in seconda posizione, mentre poco più indietro Ilott tampona e manda in testacoda Tsunoda in curva 3; il talento della FDA sarà (giustamente) punito con 5 secondi di penalità. Dopo la VSC per rimuovere la Carlin del giapponese, i piloti girano guardinghi per qualche giro, un po’ per le gomme non ancora in temperatura ma anche perché nessuno è certo della loro durata. Intorno all’ottavo giro i dubbi si sono chiariti e le gomme stanno iniziando a calare, quindi si sviluppano diversi duelli. I più veloci in questa fase sono i piloti della UniVirtuosi, che recuperano diverse posizioni: Zhou si distingue per un coraggioso sorpasso doppio alla Stowe, il teammate inglese invece si libera degli altri e si lancia all’inseguimento del leader Ticktum, ma nel corso del 16° giro scivola alla Club e fa spegnere il motore. Degna conclusione di un weekend pieno di errori. SC in pista e diversi piloti ne approfittano per cambiare le gomme, tra cui Lundgaard, che perde tre posizioni ma che potrà sfruttare delle medie nuove nei pochi giri rimanenti. Con la prontezza di riflessi tipica della sorella maggiore, in Prema richiamano i piloti con un giro di ritardo, e, sempre per abituarli al clima di lavoro della Ferrari, Shwartzman deve scontare anche una gomma che non ne vuole sapere di svitarsi. Dopo questo disastro strategico concluderanno quindicesimo e quattordicesimo, ben fuori dalla zona punti.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Alla ripartenza Lundgaard spinge al massimo le sue medie nuove e passa come birilli i vari Mazepin, Zhou e Deletraz, ma nell’ultimo giro Ticktum gli resiste e va a vincere con tre decimi di margine. Per il pilota inglese è la prima vittoria dopo un anno e mezzo. Sempre nel corso del 21° giro Zhou, mentre cercava di rimanere incollato a Deletraz, si gira alla Chapel e scivola fuori dalla zona punti. Scala quarto Daruvala, che grazie alle gomme morbide ha rimontato dalla 12a posizione in cui si trovava dopo la sosta; quinto un solido Mazepin, mentre il suo compagno di squadra Ghiotto si deve ritirare per l’ennesimo problema tecnico; la sua gara comunque era stata già compromessa dalla  scelta di non fermarsi sotto SC. Non c’è pace sotto gli ulivi.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
02.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Sunday.
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In campionato il doppio zero di Shwartzman significa che resta fermo a 81 punti, ma è riuscito a conservare la leadership perché anche gli avversari sono stati anodini: Ilott aveva il potenziale per vincerle entrambe e invece ha segnato solo un quinto posto (resta secondo a -8), Schumacher addirittura ha raggranellato solo un paio di punti. Un po’ meglio Zhou, che almeno è andato a segno nella Feature Race, ma Domenica ha buttato dieci punti facili con quello spin a mezzo giro dalla fine (ora è sesto a -30, un distacco da non sottovalutare ma ancora gestibile). L’inseguitore che ha sfruttato al meglio il buco nell’acqua del russo è stato Lundgaard, che tra Sabato e Domenica ha recuperato 24 punti e ora è terzo in graduatoria a -12 dalla vetta con 69 punti. Chi invece al momento sembra costretto ad abbondare i sogni di gloria è il suo teammate Marcus Armstrong, che è dalla Stiria che non segna punti e a Silverstone è parso “off the pace” in tutte le sessioni.

[COURTESY OF SKYSPORT.COM]

Il doppio zero di Shwartzman e il fallimento degli avversari nel segnare questo goal a porta vuota hanno prodotto un drastico accorciamento della classifica: tra il leader e il nono (Schumacher jr) ora ballano solo 40 punti. La situazione ricorda quella del 2016: i distacchi in campionato sono così piccoli, e i valori in pista così ravvicinati, che bastano un paio di weekend tosti e/o fortunati per ritrovarsi ai piani alti della classifica; è il caso di Mazepin, quint’ultimo dopo la Stiria e ora quarto a 23 punti dal compatriota.

[IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA INSIDERACING.COM]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 UNGHERIA 2020 – ROCKET FROM RUSSIA

L’epica della F1 quest’anno è finita tutta in F2. Non solo la lotta per il mondiale sembra essere la più movimentata dal 2016, ma anche le gare sono le più entusiasmanti da un lustro a questa parte. Se nel primo weekend in Austria furono l’inesperienza di piloti e motori a determinare una gara entusiasmante e nell’omologo in Stiria servì la pioggia per movimentare il fine settimana, qui in Ungheria è stato il comportamento imprevedibile delle gomme a trasformare un tranquillo weekend magiaro in un thriller degno della migliore F1. Procediamo con ordine.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Le prove libere sono state sonnacchiose: neanche in F2 si gira con la pioggia, i team preferiscono conservare i due set di gomme da bagnato per sessioni più importanti. Solo 9 piloti su 22 hanno fatto segnare un tempo valido e il migliore di questi è risultato Giuliano Alesi.

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La pioggia accompagna anche le qualifiche, e vedremo come questo influenzerà il resto del weekend. La sessione è stata dominata perlopiù da Ghiotto, alla disperata ricerca di un risultato (languisce ancora in fondo in classifica con 0 punti), ma una corretta strategia e il giro veloce piazzato nel momento giusto (poco prima della bandiera rossa per l’uscita di Daruvala) hanno permesso a Ilott di sopravanzare il pilota italiano e di ottenere dunque la pole. La potenza della UNIVirtuosi al Venerdì è confermata anche dal terzo posto di Zhou. Quarto è Ticktum (che qui in Eurocup conquistò la pole proprio in una qualifica bagnata) mentre quinto è Schumacher (a un quarto d’ora dal termine era in testa), che precede la coppia ART formata da Lundgaard e Armstrong. Chi ha estratto la pagliuzza corta invece è stato l’altro alfiere Prema, Shwartzman, solo undicesimo, e per l’ennesima volta il duo Carlin Tsunoda e Daruvala, 14 e 15. Gli ingredienti per lo show sono tutti qui. Entrambe le gare del weekend saranno (anche) una lotta tra strateghi e la gestione delle gomme sarà il vero discriminante ai fini della posizione finale.

BUDAPEST, HUNGARY – JULY 18: Sean Gelael of Indonesia and DAMS (1) leads Marcus Armstrong of New Zealand and ART Grand Prix (5) during the feature race for the Formula 2 Championship at Hungaroring on July 18, 2020 in Budapest, Hungary. (Photo by Clive Mason – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Tra i piloti al via della Feature Race si nota un particolare interessante: Shwartzman, 11o, parte con le gomme prime, tutti gli altri (a eccezione degli ultimi 5) con le option. Negli anni passati di solito partivano con le soft tutti tranne gli ultimi tre/quattro. Quello del russo è un azzardo che, vedremo, avrà delle conseguenze. La partenza è movimentata: Ilott conserva la testa, Ticktum si insedia in seconda posizione (era quarto), ma Ghiotto e Zhou precipitano nella pancia del gruppo (saranno sesto e ottavo dopo le prime curve); in particolare sono i piloti Prema i “big winner” della partenza: Schumacher è terzo (partiva quinto), Shwartzman sesto (partiva 11o e con comme dure!).

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Non passa neanche un giro e Nissany manca il punto di frenata di cinquanta metri e travolge il compagno di squadra Sato jr. Gara finita per entrambi e SC che dura un paio di giri. Alla ripartenza c’è una bella lotta tra Ghiotto e Lundgaard che si conclude con il danese che tampona l’italiano rimediandoci un alettone divelto e una foratura all’anteriore sx; per evitarlo il compagno di squadra Armstrong allarga e viene tamponato da Markelov. Insomma, tra curva 3 e curva 5 entrambe le ART sono eliminate dalle posizioni che contano; entra di nuovo la SC per rimuovere la HWA del russo. Ghiotto sarà graziato dai commissari, ma IMHO è stata una mossa scorretta: in trazione dalla curva tre Lundgaard stava provando a passarlo alla sua destra e l’italiano, per coprire il fianco, si è mosso  di scatto e in ritardo. Il danese non ci poteva far nulla.

La SC rientra al settimo giro; diversi piloti ne approfittano per effettuare la sosta, vuoi per scarsa fiducia nelle rosse o per eccessiva fiducia nelle gialle. Tra i piloti di testa, Ticktum rientra insieme alla SC, Ilott risponde fermandosi il giro dopo. Questo undercut molto anticipato avrà delle conseguenze. Continuano per qualche giro in più invece Schumacher, Ghiotto, Shwartzman (ora terzo) e Zhou, ma alla fine entro il quattordicesimo giro si sono fermati tutti i piloti sulle morbide. (Schumacher è stato l’ultimo). Nelle prime posizioni restano solo i piloti partiti con le dure, vale a dire Shwartzman, Mazepin, Drugovich, Daruvala (autore dell’ennesima partenza al rilento) e Samahia. Tra i piloti già fermati si assiste al crollo di Ticktum, che in questa fase di gara gira anche di tre secondi al giro più lento e finisce per essere superato anche dalle Charouz di Deletraz e Pedro Piquet, alla rimonta di Zhou, che per recuperare le posizioni perse al via stressa forse troppo le gomme, e finalmente ad una gara tosta di Schumacher, che, forte delle gomme di sei giri più fresche, dopo il pit stop passa Ilott per la leadership virtuale.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
18.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 3, Budapest, Hungary, Saturday.
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Mentre questi duelli hanno luogo, accade qualcosa di imprevisto : i piloti che si erano fermati per montare le gialle non stanno guadagnando nulla su quelli che invece vi erano partiti. Shwartzman, per esempio, racconterà di come vedesse Schumacher sempre alle prese con la stessa curva, mentre lui impostava la frenata di curva 1. Quando mancano circa una decina di giri finalmente si fermano anche i piloti di testa (Daruvala il primo, Mazepin l’ultimo) e montano soft. Il ritmo che imporranno alla gara sarà insostenibile per chiunque. Shwartzman riemerge in terza posizione, ma nell’arco di due giri sorpassa Ilott e Schumacher e galoppa via, due secondi al giro più veloce di tutti. L’unico forse a reggere il passo è l’altro russo,  Nikita Mazepin, teammate di Ghiotto, l’ultimo a fermarsi: a dieci giri dalla fine pagava venti secondi da Schumacher, ma sul traguardo ne aveva otto (!) di vantaggio, malgrado i numerosi sorpassi. Shwartzman dunque vince, e Mazepin (partito 16°!) arriva secondo. Terzo e quarto Schumacher e Ghiotto, che almeno riescono a contenere il rush finale degli altri piloti su strategia alternativa, Drugovich e Daruvala (che nella rimonta infila tre sorpassi di seguito all’esterno dell’ultima curva; giuro che non ne avevo visto fare neanche uno fino ad ora), alla prima prestazione decente dopo due weekend anonimi. Il duo Uni Virtuosi invece crollerà per il degrado: per Ilott (8° e in pole per la gara di Domenica) la causa è stata la sosta troppo anticipata, per Zhou (10°) la parte centrale dove forse ha chiesto troppo alle gomme. Ticktum, dopo il terrificante inizio di stint, in qualche modo riesce a ritrovare il ritmo e alla fine arriva nono. L’unico pilota partito con le rosse che ha guadagnato posizioni rispetto al via è stato Deletraz, settimo (con tanto di sportellata a Zhou).

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Non so se Shwartzman sia stato il più veloce; la strategia alternativa ha funzionato così bene che ha portato nella parte alta della classifica anche piloti di seconda fascia (finora) come Mazepin e Daruvala. La vittoria però è stata meritata, non fosse altro per la scommessa di partire con le gialle: se per gli ultimi partire con gomme dure è un atto dovuto, era da secoli che non vedevo qualcuno nella pancia del gruppo partire con le “prime”. La sua peraltro è stata una doppia scommessa, visto che prima della gara non ci sono state sessioni asciutte (motivo per cui tanto gara1 quanto [spoiler] gara2 sono state determinate dal confronto con le diverse strategie), quindi nessuno sapeva come le gomme avrebbero reagito. La scommessa ha portato frutti anche per la partenza straordinaria (cinque posizioni guadagnate malgrado calzasse le medie): se fosse rimasto bloccato nel traffico nei primi giri avrebbe perso più secondi dai primi e non sarebbe riuscito a conservare così bene le gomme. Forse il fattore più determinante per la riuscita della loro strategia sono state le due SC nei primi giri, che hanno impedito ai piloti con le rosse di guadagnare quello che poi gli “alternativi” hanno guadagnato su di loro a fine gara.

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A fronte di Feature Race entusiasmanti, le Sprint Race finora avevano sempre deluso; qui in Ungheria invece anche la Sprint Race si trasformerà in un thriller dove per metà gara la tensione si taglierà col coltello. Come nella precedente, anche qui la causa risiede nel comportamento imprevedibile delle gomme.

Ilott di nuovo mantiene la pole, mentre si distinguono le partenze di Shwartzman (che si infila in un pertugio quasi inesistente e  guadagna due posizioni), Ghiotto (da quinto a secondo), Mazepin (da settimo a quarto) e Ticktum (da nono a quinto). Un calo di potenza purtroppo condurrà fuori dai giochi il pilota inglese dopo appena due giri. Forse per problemi tecnici, Drugovich rimane piantato in griglia e quando partirà sarà stato possato da tutto il gruppo. A questo stadio del campionato, gli unici piloti di testa a non aver (ancora?) avuto guai con il powertrain sono il duo Prema e Ilott. Intanto la gara continua. A causa della pista umida, i piloti hanno compiuto scelte diversificate: la maggior parte dei piloti ha optato per le medie, mentre una significativa minoranza è partita con le rosse. Proprio questi vanno in crisi dopo pochi giri e sono costretti a prendere la via del box per montare pneumatici nuovi (forse ispirati da Tsunoda, che dopo essersi fermato per sostituori l’alettone rotto nei primo giri, al rientro in pista gira due secondi più veloce di tutti). Dopo la sosta staccheranno tempi impressionanti, ragione per cui tutti quanti, anche i piloti sulle gialle, si fermeranno per affrontare un secondo stint a ritmo di qualifica. Solo uno va controcorrente: Luca Ghiotto, secondo a cinque secondi dal leader Ilott, che decide di non fermarsi (per onor di cronaca, anche Alesi jr opta per la strategia “alternativa”, solo che a differenza dell’italiano affonderà come un sanpietrino nel Tevere).

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Quando l’avversario si ferma, a dieci giri dalla fine, il vicentino ha quasi quaranta secondi di vantaggio, che paradossalmente è un margine ridotto: nei giri successivi l’inglese guadagnerà in media tra i quattro e i cinque secondi al giro. Per rendere meglio l’idea, l’inglese gli guadagna in media un secondo ogni venti secondi (ma nella seconda metà di gara a volte anche uno ogni dieci). La sagoma di Ilott si ingrandisce negli specchietti ogni giro di più, l’italiano va al bloccaggio in curva 1 all’ultimo giro, ma tutto ciò non basta: Luca Ghiotto vince con quattro decimi di vantaggio su Callum Ilott. La manovra dell’inglese non è riuscita per diverse cause: un pit stop lento anche per gli standard della serie (qui sono ammessi solo un meccanico per ruota, quindi le soste durano in media una decina di secondi), gomme non rodate (l’inglese spiegava che la sosta non era stata pianificata, quindi non avevano potuto preparare le gomme alla perfezione) e anche la manovra su Alesi jr (l’altro pilota che non si era fermato): il sorpasso è stato effettuato senza particolari problemi, ma è stato sufficiente per fargli perdere qualche decimo (in quel momento l’inglese guadagnava un secondo ogni dieci sull’italiano; nel segmento che comprende il sorpasso di Alesi, per guadagnare un secondo ha impiegato quindici secondi, ovvero quel mezzo secondo che alla fine lo ha separato dalla vittoria).

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Dopo i primi due, terzo è Schumacher (primo pilota in stagione a ottenere due podi nello stesso weekend) che precede il teammate Shwartzman (autore di un bellissimo duello con Mazepin – penso che un sorpasso alla chicane del secondo settore non lo vedevo dal 2006). Zhou, autore anche stavolta di una partenza al rilento, intasca i punti dell’ottava posizione e del giro più veloce, mentre si distingue la buona rimonta di Armstrong, nono. Alesi jr, l’unico pilota oltre a Ghiotto a non fermarsi, alla fine è decimo.

BUDAPEST, HUNGARY – JULY 18: Race winner Robert Shwartzman of Russia and Prema Racing celebrates in parc ferme during the feature race for the Formula 2 Championship at Hungaroring on July 18, 2020 in Budapest, Hungary. (Photo by Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Si sta iniziando a delineare una scenario abbastanza chiaro. Al netto di outsider (che possono saltare fuori), la lotta per il mondiale sarà verosimilmente ristretta ai quattro piloti Prema e Uni Virtuosi. Shwartzman, 81 punti e primo pilota a vincere due gare quest’anno, è comodamente in testa e guida con 18 punti di vantaggio su Ilott, che recrimina una forma altalenante (non ha ancora fatto due ottime gare consecutive), e 38 (!) su Lundgaard, terzo a 43 punti. Segue Schumacher a 39 (di solito sono critico con lui, ma qui in Ungheria è stato forse il più forte) e Ticktum a 38 (il punteggio non rende giustizia a quello che finora è stato, per me, il secondo migliore dopo Shwartzman). Zhou langue ottavo a 31 punti, a 50 dal leader (non un ostacolo insormontabile, ma non può più permettersi errori o pessime prestazioni), quasi raggiunto da Ghiotto (10° a 27 punti). Le speranze mondiali per il team Carlin mi paiono quasi del tutto tramontate. Tsunoda oltre alla (magnifica) feature race della Stiria ha rotto un alettone a gara, mentre Daruvala è sempre stato lento e in generale poco sul pezzo (anche Sabato alla fine è stato il peggiore dei piloti su strategia alternativa). La classifica dei team riflette le considerazioni poc’anzi espresse: la Prema guida la classifica con 120 punti, poi la UniVirtuosi con 94 punti e la ART con 77. Quarta a sorpresa la Hitech con 54 punti, mentre la DAMS è solo quinta con 44 (ma del resto può contare solo su Ticktum per i punti).

[IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DA RACEFANS.NET]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 STIRIA 2020 – REPEATER

Come il titolo suggerisce, anche la F2 ha corso di nuovo sul Red Bull Ring usando la denominazione “GP di Stiria” per salvare la facciata. Il weekend in sé però è stato abbastanza diverso dal precedente, merito anche della pioggia che ha tormentato la giornata di Sabato.

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Come nel Gp d’Austria, il più veloce nelle libere è stato il giapponese Yuki Tsunoda su Carlin, ma questa volta riesce a concretizzare la velocità e ottiene così la prima pole al secondo appuntamento di F2. Per quanto aiutato dalle circostanze -il giro migliore di Zhou, secondo a 4 centesimi, è stato rovinato da Schumacher jr- è comunque un risultato molto interessante per uno che fino al 2019 aveva corso solo  in Giappone, anche perché per trovare il secondo rookie bisogna scendere in quinta posizione con Shwartzman. In mezzo Ilott, terzo (anche lui a un soffio, 8 centesimi, dalla pole), e Ghiotto, quarto. A seguire il gruppetto dei rookie; Schumacher è solo nono (che ha saltato le libere per un incidente), mentre al vecchio rivale Ticktum va ancora peggio, 15o. In DAMS faticano a capire come trasferire abbastanza energia sulle gomme, e questo incide in negativo soprattutto in qualifica e nelle partenze.

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Come per la F1, anche in F2 hanno dovuto affrontare una pioggia torrenziale; basti pensare che Markelov si insabbia addirittura nel giro di schieramento. La Feature Race, prevista per le 17.30, inizialmente venne posticipata di qualche minuto per la pioggia torrenziale, dopodiché si inizia dietro la SC; tempo 4 giri ed esce la bandiera rossa: troppa acqua in pista. La corsa sembrava destinata a essere rimandata alla Domenica mattina (la sprint race sarebbe stata cancellata), ma dopo tre quarti d’ora di attesa le condizioni migliorano, abbastanza per permettere ai piloti di tornare in pista.

Yuki Tsunoda (JPN) Carlin.
11.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 2, Spielberg, Austria, Saturday.
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Dopo un giro dietro la SC, si riparte: Tsunoda mantiene la testa della corsa con autorevolezza, Zhou regge botta e contiene il distacco a un secondo e mezzo; Ilott è leggermente più indietro, a tre/quattro secondi, mentre il resto del gruppo è più attardato. Nei primi giri sono tutti piuttosto cauti, e gli unici a movimentare la gara nelle prime posizioni sono Aitken e Shwartzman, che passano un Ghiotto poco in palla con le gomme. Al quattordicesimo giro iniziano i pit stop, inaugurati proprio da Aitken e Ghiotto, in crisi con le coperture. Malgrado la wet race, permane l’obbligo di fermarsi almeno una volta a cambiare le coperture, che peraltro da regolamento devono essere da bagnato pesante, motivo per cui tutti cercano di farle durare il più possibile e di passare ai box solo se hanno perso tutto il grip. Drugovich intanto accusa problemi ai freni: dopo due giri con i dischi incandescenti è obbligato a fermarsi ai box liberare le bocchette di raffrenddamento. In questa fase si distingue Lundgaard, che del gruppo degli inseguitori è il più veloce, tanto che dall’ottava posizione sulla griglia lotterà a un lungo con Aitken, quarto. Come capita con la pista che va asciugandosi, finisce per essere più conveniente girare con le gomme già rodate, tanto che Schumacher jr, fermatosi al ventesimo giro, dopo il pit esce davanti a Ghiotto, fermatosi sei giri prima, che prima della sosta era due posizioni avanti.  Attende due giri in più il suo teammate Shwartzman, e ciò gli frutta il terzo posto dopo la sosta, davanti a Ilott e dietro a Zhou e Tsunoda, che continuano. Dopo la sosta (24o giro) Zhou diventa ben presto preda del russo del team Prema e alzerà il ritmo in maniera notevolissima: sul traguardo arriverà a venti secondi dal vincitore. Dopo la gara il cinese confesserà di aver puntato su un set up più orientato sul bagnato e quindi ha sofferto particolarmente l’asfalto quasi asciutto dell’ultima parte di gara.

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Ma proseguiamo con ordine. Tsuonda e Matsushita ancora non si fermano: se per il secondo è un azzardo strategico (oltretutto, malgrado sia partito quasi ultimo e non sia stato mai inquadrato dalle telecamere, ha avuto uno dei passi migliori della gara, ma una foratura lo mette fuori dai giochi), per il leader della corsa diventa chiaro dopo qualche giro che si tratta di un guasto alla radio. Dopo diversi giri di segnalazioni disperate, il giapponese rientra solo al 26o passaggio, tre giri dopo il diretto rivale Zhou. Il tempo perso a trascinarsi sulle wet usate e una sosta lenta lo spediscono in quinta posizione, ma il nipponico non si perde d’animo e si lancia in un’avvincente cavalcata per recuperare il terreno perduto. Gli ultimi dieci giri sono al cardiopalma: Tsunoda si libera in fretta dei comprimari e recupera furiosamente su Shwartzman, che ha ereditato la leadership; in terza posizione Zhou è in crisi con le gomme e perde quasi due secondi al giro, così che Ilott, Lundgaard (che è riuscito a passare Aitken) e Schumacher jr si mettono alla caccia dell’ultimo gradino del podio. Tsunoda arriva a portata di Shwartzman ma non riesce a concretizzare, anche perché forse ha bruciato le gomme nella rimonta troppo impetuosa dei primi giri; dietro Lundgaard finisce nella ghiaia durante un attacco a Ilott e abbandona la pugna (finirà solo sesto), Schumacher jr al penultimo giro passa l’inglese ma perde in volata il confronto con Zhou, che si difende meravigliosamente bene nel corso dell’ultimo giro. Per Shwartzman è la prima vittoria in carriera; la dedicherà al padre, scomparso questa primavera di Covid-19. E sì che ha rischiato seriamente di non correre: nei giri dietro la SC nel primo segmento di gara ad un tratto ha accusato un problema tecnico che lo ha rallentato e gli ha fatto perdere posizioni su posizioni; quando sembrava costretto a parcheggiare la macchina a bordopista è uscita la bandiera rossa, che gli ha permesso di riguadagnare la pitlane e quindi di recuperare le posizioni perdute, oltre che a far riparare il guasto.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
11.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 2, Spielberg, Austria, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Oltre ai già citati Tsunoda, Zhou, Schumacher jr, Ilott, Lundgaard, seguono Armstrong, Ticktum (bravo a recuperare dall’ottava fila; scatterà in pole domenica, per via dell’inversione della griglia), Aitken (scomparso dopo il pit a causa della rottura della barra antirollio) e Gelael. Gare da incubo per Ghiotto, 11o, che finisce le gomme prima di tutti in entrambi gli stint, e Daruvala, 12o, che, oltre ad essere stato surclassato dal compagno di squadra, butta i punti alle ortiche uscendo di pista nel finale. L’ottimo livello del parco partenti è sottolineato anche dal fatto che, malgrado la pioggia a tratti monsonica, si sono registrati pochi errori degni di nota, e Markelov è stato l’unico ritirato.

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La gara sprint è più lineare – che nel mondo del giornalismo sportivo è un eufemismo per evitare di dire “noiosa”. In partenza Lundgaard passa Armstrong per la seconda posizione (in virtà della griglia rovesciata), ma l’attenzione si concentra su Shwartzman, che, tradito dalla foga, dalle gomme fredde e da un leggero contatto con Zhou, si gira come un tordo alla prima curva. VSC per rimuovere la Prema incidentata, e alla ripartenza Lundgaard si ripete e sorpassa in curva 3 Ticktum (che soffre particolarmente le ripartenze), solo che stavolta ottiene la testa della corsa. La gara virtualmente finisce qui. Tsunoda si ritira (i Mecachrome colpiscono ancora), Schumacher jr sorpassa Armstrong e si mette a caccia di Ticktum, ma gli si attiva l’estintore di bordo (!!!) ed è costretto a ritirarsi. A parte qualche duello senza scambi di posizioni, per il resto della gara non succede molto. La Pirelli aveva portato gomme più morbide rispetto al GP d’Austria, ma questo non si è tradotto in una sprint race più eccitante, anzi.  Tutta l’azione significativa si è svolta nei primi giri, con molti piloti che restano in zona DRS senza averne per portare a termine un attacco. Alcuni piloti diranno che hanno faticato a mantenere le gomme nella giusta finestra di esercizio. Lundgaard domina il resto della gara e dopo 28 giri vince (e sì che aveva saltato i test) davanti a Ticktum, Armstrong (invero piuttosto incolore), Zhou, Ilott, Aitken, Gelael (due volte consecutive a punti! era accaduto solo una volta) e Mazepin. Ghiotto e Daruvala fuori dai punti anche stavolta.

La classifica resta corta, con quattro vincitori diversi nelle prime quattro gare, e solo due piloti ad aver segnato più di un podio. Shwartzman, malgrado lo zero di Domenica, è il leader con 48 punti, inseguono con 43 punti Ilott e Lundgaard. Malgrado le difficoltà della DAMS, quarto è Ticktum con 36 punti. Armstrong è quinto a 34 punti, davanti a Zhou con 27 punti. Tsuonda con 24 punti è l’ultimo dei front runner. Schumacher jr è malinconicamente 10o con 14 punti; oltre a non essere tutto questo fulmine di guerra, nelle rare occasioni in cui va forte è bloccato da ogni sorta di guasti. Domenica ptoeva finire secondo, ma un detrito staccatosi da una gomma colpisce l’interruttore, posto su un lato della scocca, e ciò attiva l’estintore di bordo, che si scarica nell’abitacolo. Curiosamente non è neanche la prima volta che accade: Gasly, Hockenheim 2016, e Aitken, Austria 2018, sono gli esempi più recenti. Uno è sfortunato con i guasti, l’altro spinna da solo; quella della Prema è veramente la coppia Ferrari del futuro. Menzione d’onore a Lundgaard e Ticktum, che oltre ad essere veloci sono stati anche costanti: sono gli unici di tutta la griglia ad essere andati a punti in tutte le gare, non hanno fatto nessun errore (o quasi), e sull’asciutto finora sono stati i migliori dei rookie.

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Non è facile fare previsioni. La Prema ha un pilota in testa  e un’altro più indietro di quel che dovrebbe, ma team e piloti devono imparare a essere più consistenti. La ART al contrario non sembra essere così rapida, ma finora è riuscita a concretizzare più degli altri, come dimostrano i due piloti in top5, che gli hanno garantito la leadership nel campionato costruttori. Forse i più veloci in assoluto sono UNIVirtuosi e Carlin, ma mentre la prima ha forse i piloti migliori del momento, sulla line up della seconda ho più di un dubbio. La terza fascia di velocità al momento è occupata da tre team: la MP Motorsport, che ha una discreta coppia piloti (Drugovich e Matsushita), ma come team finora non ha mai vinto niente, la neonata Hitech (Ghiotto e Mazepin), che ha almeno un pilota valido, ma che paga la gioventù della squadra e qualche guasto di troppo (a conti fatti il loro passo è un’incognita). La DAMS, la scuderia campione del mondo (sfatiamo un mito: se hanno vinto lo scorso campionato è perché la ART aveva in squadra un paracarro maximo, Mazepin, non perché effettivamente fossero più veloci) è un caso a parte: se i succitati problemi di set up gli hanno impedito di qualificarsi e di partire bene, in gara riescono a conservare le gomme più degli avversari, quindi la loro performance complessiva si colloca tra le (pessime) qualifiche e le (ottime) gare.

Mi aspetto grandi cose per l’Ungheria – oltretutto è prevista pioggia per Venerdì e Sabato anche lì.

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Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya