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F2 RUSSIA 2020 – PERFECT FROM NOW ON

Il weekend di Sochi si preannunciava il momento pivotale della stagione, lo snodo che avrebbe decretato chi avrebbe continuato a lottare fino alla fine e chi si sarebbe fermato qui. Così è stato – e i nomi che sono usciti vincitori dalla roulette russa sono stati quelli di Mick Schumacher e di Callum Ilott. Ma procediamo con ordine.

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Le prime novità del weekend arrivano dal mercato piloti: Nobuharu Matsushita lascia la F2; la MP Motorsport lo rimpiazza con Giuliano Alesi, che lascia il team HWA Racelab, a sua volta sostituito da Jack Hughes, veterano della F3. Le FP si svolgono nel segno di Ghiotto: prima centra il tempo migliore e poi si gira facendo terminare la sessione. Alle sue spalle si collocano i piloti Carlin, seguiti da Christian Lundgaard e da Callum Ilott. Maluccio i piloti Prema, con Schumacher jr 8° e Robert Shwartzman 12°.

[COURTESY OF GAZZETTA.IT]

Lo stato di forma delle Carlin viene confermato anche in qualifica. Yuki Tsunoda conquista la sua terza pole stagionale per 6 millesimi davanti al teammate Jehan Daruvala, che aveva guidato la classifica dall’inizio alla fine. Per l’indiano è comunque il miglior risultato in qualifica di una stagione finora pessima. La seconda fila è appannaggio invece della Ferrari, con Schumacher jr davanti a Ilott (ostacolato dal traffico per buona parte della sessione). Seguono Luca Ghiotto e Christian Lundgaard (idem), mentre Shwartzman conquista solo la settima posizione, che comunque il risultato migliore da Spa. E’ la terza volta che un team di F2 conquista tutta la prima fila (non contando le statistiche della Gp2).

[COURTESY OF F1.COM]

Esaminando la griglia di partenza, tutti e cinque i piloti che possono ancora aspirare al campionato (Tsunoda, Ilott, Schumacher, Lundgaard, Shwartzman) partono nelle prime sette posizioni. Tutti questi piloti sono racchiusi da una ventina di punti, con Tsunoda più attardato. Chi si ritira oggi perde quasi definitivamente il treno per il mondiale. E…

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…il primo che abbandona la lotta è il danese della ART, coinvolto in un tamponamento a catena in curva 2 che coinvolge anche Roy Nissany, Louis Delétraz, Pedro Piquet, Felipe Drugovich e Juri Vips. Davanti Schumacher jr sorpassa Daruvala al via, mentre Ilott se ne libera dopo la sosta anticipata dell’indiano. Shwartzman finora non brilla nella gara di casa, ma nel primo stint mantiene il contatto col gruppo di testa.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Il secondo ad abbandonare la lotta mondiale è però proprio il russo. Durante il primo round di soste Schumacher jr rientra ai box, con preavviso minimo, un giro prima del previsto, proprio la tornata in cui si sarebbe dovuto fermare Shwartzman. Egli non può far altro che attendere; la sua sosta inoltre è lenta e finisce lontano dai primi. Più avanti nella gara terminerà le gomme anzitempo e sarà preda dei piloti partiti con la strategia alternativa – che neanche stavolta ha pagato, principalmente per il tappo di Jack Aitken, bravo a qualificars sesto con la modesta Campos. Finirà fuori dai punti e (verosimilmente) dirà addio al campionato.

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Tsunoda sembrava avere la gara in pugno, ma dopo la sosta obbligatoria per montare le dure i suoi tempi crollano e viene passato nello stesso giro sia da Schumacher jr che da Ilott. Il pilota UniVirtuosi si porta addirittura in scia al rivale per il titolo, ma non concretizza l’attacco. Nelle battute conclusive è il suo turno di subire gli pneumatici: nell’arco di pochi giri passa dall’essere in lizza per la vittoria a lottare con Tsunoda (tornato su tempi competitivi) e Ghiotto. Il giapponese lo sorpassa all’ultimo giro, mentre l’italiano arriva al photofinish senza però riuscire a scavalcarlo.

Formula One F1 – Russian Grand Prix – Sochi Autodrom, Sochi, Russia – September 26, 2020 Prema Powerteam’s Mick Schumacher celebrates winning the formula 2 race on the podium Pavel Golovkin/Pool via REUTERS

Schumacher jr con la vittoria estende la leadership su Ilott a 18 punti, 186 contro 168. Tsunoda si riporta vicino a Shwartzman e Lundgaard per la lotta per il terzo posto, con 140 punti contro 145 cadauno. Il campionato sta prendendo una forma ben precisa. L’esordio di Alesi con MP e di Hughes can HWA non sono stati memorabili (anche se quest’ultimo è arrivato a pochi secondi da Shwartzman).

SOCHI, RUSSIA – SEPTEMBER 27: <> during the Formula 2 Championship Sprint Race at Sochi Autodrom on September 27, 2020 in Sochi, Russia. (Photo by Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Sulla Sprint Race c’è poco da dire. Guanyu Zhou e Nikita Mazepin occupano la prima fila a causa della reverse grid. Per lo stesso motivo, Ilott parte sesto e Schumacher ottavo. Al via Zhou mantiene la testa, mentre Schumacher dopo l’usuale partenza a razzo si ritrova quarto dietro Aitken. L’inglese va in crisi di gomme dopo pochi chilometri, Schumacher jr lo passa e anche Luca Ghiotto  prova a fare lo stesso ma…

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Qualcosa va storto. Aitken perde il controllo della macchina in curva 3 mentre Ghiotto lo affiancava all’esterno. La Hitech del vicentino decolla e si disintegra dopo uno scontro frontale con le barriere, mentre la Campos si infila all’interno di esse. Ghiotto esce dalla macchina poco prima che venga inglobata dalle fiamme. Meglio non pensare a cosa poteva accadere se la macchina si fosse ribaltata e il pilota fosse stato impossibilitato a uscire a causa dell’Halo e delle barriere.

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Aitken probabilmente aveva rimediato una foratura nei metri immediatamente precedenti, per un contatto con Ghiotto o con i cordoli. In ogni caso le barriere sono così danneggiate (l’impatto con Ghiotto ha addirittura spostato il muro di cemento) che il direttore di gara ha reputato impossibile ripristinare la pista in tempo e preferisce interrompere la gara.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

La classifica è quella del giro precedente all’incidente, i punti dimezzati visto che la corsa è durata solo 6 giri. Zhou vince la sua prima gara di F2 dopo tanta sfortuna, Mazepin e Schumacher jr lo accompagnano sul podio. Solo settimo Ilott, preceduto in classifica anche da Aitken e Ghiotto, ma per via dei punteggi ridotti perde solo quattro punti da Schumacher. Tsunoda è sesto, mentre Shwartzman e Lundgaard sono ancora fuori dai punti (da segnalare la rimonta del danese, da 21 a 13).

Formula One F1 – Russian Grand Prix – Sochi Autodrom, Sochi, Russia – September 26, 2020 Prema Powerteam’s Mick Schumacher celebrates winning the formula 2 race on the podium REUTERS/Maxim Shemetov/Pool

Il campionato ha preso la via di Schumacher jr. Continua a non impressionarmi come guida (non ricordo momenti memorabili delle sue gare, a parte le partenze quasi sempre impeccabili) ma devo prendere atto della sua costanza e della sua velocità. Quando Ilott, qualche gara fa, sembrava nella sua stessa situazione (in testa con vantaggio, il più veloce in pista) non avevo molti dubbi che sarebbe incappato in qualche errore che gli avrebbe fatto perdere la leadership, come infatti è accaduto. Schumacher jr invece è stato finora il pilota più solido del campionato. Se conferma nelle ultime gare le qualità messa in mostra finora, il mondiale sarà suo.

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Restano solo due gare, il doppio appuntamento in Bahrain. Ci saranno due mesi di pausa, ciò darà ai piloti il tempo di ripensare alla stagione finora trascorsa e di sistemare quello che è andato storto finora. Schumacher ha 21 punti di vantaggio su Ilott. E’ un punteggio importante, ma ogni weekend può assegnare fino a 48 punti. Come regola generale, se riuscisse a estendere la leadership di una decina di punti in Bahrain-1, può andare in Bahrain-2 con il titolo in tasca. Altrimenti tutto può ancora accadere – soprattutto pensando al layout quasi ovale del secondo appuntamento nel Golfo Persico. Ilott per vincere invece deve essere perfetto d’ora in poi.

Le ottime prestazioni dei principali piloti FDA gli sono valse delle FP1. Schumacher jr correrà con l’Alfa Romeo mentre Ilott con l’Haas al Nurburgring, mentre Shwartzman (che negli ultimi tre appuntamenti ha subito un mix letale di sfortuna e prestazioni anodine) testerà la Alfa ad Abu Dhabi.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Immagine in evidenza tratta da TheCheckeredFlag.com]

F2 GP 70° ANNIVERSARIO – THE DOWNWARD SPIRAL

Il GP del 70° anniversario di F1 (che qui in F2 appellerò Silverstone-2 per ovvi motivi) è stata forse la gara che ha segnato la svolta nel mondiale. Callum Ilott ha completato il sorpasso in classifica su Robert Shwartzman, che non è riuscito a fermare l’emorragia di punti, ora terzo dietro anche a Christian Lundgaard. Ma proseguiamo con ordine.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Dopo averne saltate tre quarti, alla fine è Mick Schumacher a concludere in testa le Prove Libere. Il quarto posto di Shwartzman testimonia i progressi della Prema rispetto allo sfacelo della scorsa settimana (allora conclusero 11° e 14°), mentre le Hitech al contrario sembrano in diffioltà (12° e 13°). Come per la F1, anche qui la Pirelli ha portato gomme più morbide rispetto a Silverstone-1.

[COURTESY OF P300.COM]

Già dalle qualifiche si intuisce l’aria che tira. Ilott (UniVirtuosi) batte Lundgaard (ART) e conquista la seconda pole stagionale (primo a riuscirci), dopo che per buona parte della sessione era rimasto fuori dalla top-10. La buona stella dell’inglese si è palesata sotto forma di spin di Gelael che ha impedito alla maggioranza dei piloti di completare l’ultimo tentativo. Tra questi il più danneggiato è stato il teammate di Ilott, Guanyu Zhou, sesto e costretto ad abbandonare il giro dopo aver segnato il record nel primo settore. A confermare il momento magico del motor-racing inglese, Jack Aitken (Campos, migliore qualifica finora) e Dan Ticktum (DAMS) si spartiscono la seconda fila, davanti a Luca Ghiotto (Hitech) e al già citato Zhou. Altra notte senza stelle per le Prema, con Schumacher 8° e Shwartzman 11°. Sempre meglio di Marcus Armstrong con l’altra ART, 20°, che più che nella notte è sprofondato in un buco nero.

[COURTESY OF MOTORBOX.COM]

Rispetto agli ultimi tempi, la Feature Race ha avuto sviluppi più lineari e meno imprevedibili. Come lo scorso fine settimana, i piloti sulla grigia sono equamente divisi tra chi parte su morbide e chi su dure. I primi cinque sono su option, il primo degli “alternativi” è Zhou. Al via Ilott mantiene la posizione; Ticktum si insedia alle sue spalle, ma verrà progressivamente risucchiato dal gruppo e non sarà mai sui radar per il podio. Pessime partenze invece per Ghiotto e soprattutto Zhou, che perde cinque posizioni, nonché la leadership dei piloti su strategia alternativa. Le gomme morbide mostrano un decadimento molto marcato e chi ci è partito inizia ad essere in sofferenza già dal quarto giro (soprattutto Ticktum e Ghiotto). Ilott mostra un passo migliore della concorrenza e il tentativo di Lundgaard di sopravanzarlo con un undercut sarà vano. Dopo le soste dei piloti partiti sulle morbide comanda Schumacher; Mazepin lo incalza, ma malgrado la buona volontà in questo stint non riuscirà a superarlo. A seguire a tre secondi il teammate Shwartzman, più in palla rispetto a Silverstone-1, che nei primi giri si è difeso un po’ oltre il limite da Zhou, quarto a cinque secondi. Nella fase centrale di gara appare chiaro che la strategia alternativa non si sta rivelando superiore a quella normale: i piloti che hanno già pittato riescono a girare con continuità almeno un secondo più veloce degli altri, e le morbide non sembrano in grado di reggere una rimonta indemoniata come quella di Zhou a Silverstone-1.

[COURTESY OF YAHOO.COM]

Arrivati nell’ultimo terzo di gara, iniziano i cambi gomme per quelli davanti. Un po’ in anticipo rispetto alle previsioni (probabilmente per parare un undercut), al 20° giro Schumacher è il primo a rientrare; gli altri aspetteranno due giri, e saranno sufficienti perché, una volta esaurite le soste, il tedesco si ritrovi ad essere il più lento degli “alternativi”. Questa volta il russo della Hitech riesce a sorpassarlo (una staccata alla Stowe con due ruote sull’erba, manovra migliore del weekend) e completa la rimonta passando nei giri seguenti anche Deletraz e Tsunoda, mentre Shwartzman e Zhou rimangono bloccati alle sue spalle, impossibilitati a capitalizzare la strategia alternativa a causa del passo lento di Schumacher. Finiranno in quest’ordine; almeno il cinese si porta a casa i punti per il gpv (in realtà di Daruvala, solo che l’indiano ha concluso fuori dai punti, solo che da regolamento conta il gpv dei piloti in zona a punti).

[COURTESY OF P300.COM]

Non succedono altri sconquassi e Ilott va a vincere il GP con 8 secondi di vantaggio (il distacco più elevato quest’anno) su Lundgaard, che nel finale ha alzato il ritmo per timore di ripetere i guai della Mercedes in F1 la settimana prima. Terzo è Aitken a 12s, anch’egli nella “terra di nessuno” per buona parte della gara. A seguire i già citati Mazepin, Deletraz (che zitto zitto da un po’ di gare intasca sempre risultati prestigiosi), ai ferri corti con Ticktum in occasione del suo sorpasso, e Tsunoda; a seguire il terzetto di cui ho già raccontato le gesta, in settima, ottava e nona posizione. Silverstone amara per Ghiotto (13°, vittima di un pit stop lento), Armstrong (14°) e Ticktum (15°, in grandissima difficoltà nella gestione delle gomme).

[COURTESY OF INSIDERACING.COM]

Il “dramma” ritorna con la Sprint Race. Alla partenza i primi tre (Shwartzman, Schumacher e Tsunoda) mantengono le posizioni, mentre Aitken con il consueto ottimo scatto sorpassa Mazepin e Deletraz e si installa alle loro spalle. Partenza rivedibile ma ok per Ilott, che perde due posizioni, di cui una a favore del teammate Zhou. Dopo qualche giro si delineano le storyline principali della gara: il duello per la vittoria tra il trio di testa,  e quello per la piazza d’onore tra i piloti che vanno da Aitken, quarto, a Mazepin, ottavo. Schumacher è più veloce, ma Shwartzman tiene botta per quasi tutta la gara, in un paio di casi costringendo il tedesco all’errore, che a sua volta deve guardarsi le spalle da un pimpante Tsunoda.

Quanto non mancano che due giri alla fine Schumacher ha l’occasione migliore della gara alle Brooklands: mette il muso davanti al russo nel Wellington Straight, ma in frenata stringe eccessivamente la traiettoria e anziché il punto di corda trova la monoposto del compagno di squadra, che non può non tamponarlo. Schumacher finisce fuori pistaperde la posizione su Tsunoda, ma l’ex leader di campionato ci rimette invece l’ala e la possibilità di concludere a punti. Schumacher e Shwartzman sono veramente i piloti Ferrari del futuro… Dopo due giri di pressing, il giapponese vince la sua prima gara davanti al tedesco. Non c’è un vero e proprio colpevole “legale” tra Schumacher e Shwartzman (MSC poteva essere meno aggressivo e SHW più accomodante, ma non c’è stata una manovra sconsiderata o pericolosa), però la responsabilità sportiva è più del tedesco che non del russo. Con un attacco meglio congegnato poteva vincere, l’avversario non ne aveva più. Il podio è completato da Aitken, alle prese con un posteriore ballerino, che si difende Deletraz, quarto, che non porta a casa il sorpasso per un guasto al DRS ma almeno riesce a difendersi da Zhou, quinto. A Ilott basta pertanto un sesto posto per allungare in campionato, visto che anche Lundgaard termina lontano dai punti,  frenato dal cedimento dell’anteriore sx (conseguenza anche dei numerosi bloccaggi del pilota danese).

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

Nella seconda gara di casa Ilott (106 punti) ha capitalizzato l’ottimo stato di forma, dopo che nelle scorse gare per un motivo o per l’altro (sfortuna, strategia, errori) aveva guadagnato meno del previsto. Al momento è il favorito per la vittoria finale, e non solo per il margine di venti punti sugli inseguitori: è il più veloce in pista, ha imparato ad essere consistente in gara. corre per il miglior team del lotto e ha più esperienza dei diretti avversari; lo slancio inoltre è dalla sua. Negli anni passati Russell e De Vries costruirono la vittoria iridata proprio in questo periodo: sfruttando un periodo di magra per gli avversari e continuando a martellare senza pietà, scavarono intorno a metà campionato un solco in classifica che alla fine fu il margine con cui vinsero. Shwartzman (85) è chiamato a un compito non facile, quello di stoppare la fuga di Ilott; il tracciato di Barcellona, sede del prossimo GP, sembra adatto alla missione. La situazione in classifica sarebbe ben migliore senza lo scontro con Schumacher, ma è ancora gestibile: venti punti si possono recuperare, a patto di essere realmente più veloce dell’avversario, cosa che però alla fine non ha fatto vedere in molte occasioni (pur mostrando molte altre qualità positive). In mezzo Lundgaard (87) sembra essere quello con minori possibilità: è veloce e costante ma gli sono mancati guizzi particolari, in un senso e nell’altro, e la ART sembra essere la più debole dei “top team”. I rispettivi teammate sembrano fuori fuoco.  Sia Schumacher che Ilott, settimi con 61 punti, sono molto indietro malgrado un passo in molte occasioni simile a quello dei compagni di scuderia. Non sono (ancora) tagliati fuori dalla lotta per l’iride, ma urgono weekend senza problemi. Parlando degli outsider, Mazepin, quarto (71), si conferma essere la sorpresa di questa parte di stagione. La Hitech non è il team più veloce in qualifica, ma sembra essere quello che fa lavorare meglio le gomme in gara (insieme alla UniVirtuosi); dal canto suo Mazepin riesce a far funzionare il pacchetto, al contrario di Ghiotto, che dopo la vittoria in Ungheria non ha più mosso la classifica. Tsunoda (6°, 62) finalmente ha preso le misure col campionato (anche in senso letterale, finora ha rotto in media un alettone a gara) e se riuscisse a ripetere gli exploit mostrati finora potrebbe essere un serio pretendente al podio iridato.

[COURTESY OF SKYSPORT.COM]

[Immagine in evidenza tratta da Motorsport.Motorionline.com]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

F2 AUSTRIA 2020: NEW DAY RISING

Il primo appuntamento della serie cadetta in terra austriaca ha confermato le impressioni della vigilia: la nuova infornata di piloti è di prima qualità. Il tempo poi scremerà le proposte, distinguerà i campioni dagli inconcludenti, ma al momento mi godo lo spettacolo.

Ricordo il regolamento sportivo a chi si affaccia ora alla serie: al venerdì si tiene una sessione di prove libere verso ora di pranzo e nel tardo pomeriggio una sessione di qualifica che si articola in un’unica manche di mezz’ora. La pole frutta quattro punti. Il Sabato pomeriggio si corre la “Feature Race” (o gara-1), una corsa lunga (dura circa un’ora) dove bisogna effettuare obbligatoriamente un pit stop per cambiare mescola; i punti sono distribuiti con lo stesso metro della F1 (25-18-15 etc fino alla decima posizione). La Domenica mattina si disputa la “Sprint Race” (o gara-2), una corsa più breve (dura circa 40 minuti) senza obbligo di pit stop che distribuisce i punti ai primi 8. La griglia di partenza di gara2 è determinata dall’ordine d’arrivo di gara1, con l’inversione della griglia per i primi 8 (quindi chi termina ottavo in gara1 parte in pole in gara2). In entrambe le manche vengono assegnati 2 punti all’autore del giro più veloce, a patto che termini la gara in zona punti.

(COURTESY OF MOTORSPORT.COM)

Passando alla cronaca del weekend appena trascorso, in qualifica Zhou ottiene la seconda pole della sua carriera, aiutato dagli spin ad opera di Sato jr e Mazepin che impediscono a molti dei suoi rivali più in gamba di portare a termine il giro buono. Dato il margine di mezzo secondo sui diretti inseguitori, secondo me la pole sarebbe stata comunque sua. Bene Felipe Drugovich, secondo con quattro millesimi su Callum Ilott, teammate del poleman; a seguire Lundgaard (al primo approccio con le gomme da 18′), Schumacher jr e Daruvala. Ghiotto, il secondo più veloce nelle libere, è settimo; peggio è andata a chi lo aveva preceduto, Tsunoda, 12o, danneggiato più degli altri dai casini del duo succitato. Qualifiche amare per lo stesso motivo anche per Armstrong, 13o, e per la vecchia guardia, con Markelov e Matsushita davanti al solo Sato jr.

Guanyu Zhou (CHN) Uni-Virtuosi Racing. 04.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 1, Spielberg, Austria, Saturday.
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Allo spegnimento dei semafori Zhou fa pattinare le ruote qualche istante di troppo e cede la posizione Ilott e Drugovich, ma si libera del rookie in pochi metri e riguadagna la leadership in curva 7 dopo aver passato metà giro affiancato al teammate (migliore manovra del weekend IMHO). Nei primi giri Drugovich fa da tappo e scivola indietro in classifica; dopo un primo quarto di gara in cui i piloti sono stati in attesa dell’evoluzione delle gomme, il gruppo si divide in tre tronconi, ognuno su tre strategie diverse: il trio di testa Zhou-Ilott-Schumacher, partito su soft, che ritarda il pit stop fino a metà gara; il gruppo degli inseguitori, fermatosi quasi subito per montare le dure, comandato da Armstrong (il primissimo a fermarsi); gli ultimi (Markelov, Matsushita, Alesi, Nissany etc), partiti con le dure e intenzionati a fermarsi il più tardi possibile per montare le morbide sul finale di gara, per sfruttare un’eventuale SC. Zhou si ferma appena prima degli inseguitori e subisce l’overcut di Ilott e Schumacher, ma forte delle gomme già in temperatura (non ci sono le termocoperte in F2 e quest’anno le carcasse sono più rigide) li ri-passa entrambi in due giri e riguadagna la leadership. Il gruppo degli inseguitori non sembra aver guadagnato nè perso un granché dall’undercut di 10 giri. Il cinese ormai pare essere avviato a vincere la prima gara in F2, quando al giro 27 su 40 il cambio si blocca e lo costringe ad abbandonare i sogni di gloria. Non passa un giro e il motore di Markelov rende l’anima alla Mecachrome. SC in pista; alla ripartenza Schumacher, secondo, esce di pista in curva 7 e perde una dozzina di posizioni. Senza i principali rivali Ilott vince in scioltezza; dietro di lui Armstrong, il primo pilota a fermarsi, è alle prese col cliff prestazionale dei propri pneumatici ma è abile a rintuzzare gli attacchi di Shwartzman, Lundgaard e Ticktum. Sesto è Alesi, la cui rimonta finale con le morbide è stata agevolata dalla SC, mentre Drugovich, ottavo, guadagna la pole per la Gara2. Nissany nega i punti a un rimontante Schumacher; fuori dalla top ten anche i piloti della Carlin, scontratisi tra di loro al primo giro. Ghiotto non termina neanche il giro di formazione per problemi tecnici.

(COURTESY OF CRASH.NET)

La Sprint Race è meno movimentata. Drugovich parte in pole e conduce con autorevolezza tutti e 28 i giri, malgrado tre interruzioni per SC. Alle sue spalle Deletraz fa lo stesso, e solo negli ultimi giri deve gestire la rimonta di Ticktum (primo podio in carriera) e Shwartzman. Armstrong si era reso protagonista di un opening lap stellare che lo aveva proiettato in terza posizione dalla settima casella dello schieramento, ma deve abbandonare dopo pochi giri per una perdita di potenza. Gara difficile anche per il vincitore della Feature Race, Ilott, che non ha problemi tecnici ma perde ritmo fino a uscire dalla zona punti per mano di Aitken. Gara così così anche per Schumacher jr, che ha anche lui un ottimo scatto al via (passa da undicesimo a ottavo) ma lì si arena, incapace di sorpassare Matsushita per più di venti giri. Ancora sfortuna per Ghiotto e Zhou, fiocinati da Daruvala dopo pochi giri.

(COURTESY OF FIAFORMULA2.COM)

Considerazioni sparse. Il 2019 era stato un anno dove i rookie hanno influito ben poco (tre vittorie su 20 gare, settima posizione per il migliore di loro). Nel 2020 l’equilibrio pare essersi spostato a favore degli esordienti: per esempio, nella prima gara del 2019 i rookie non andarono oltre la decima posizione in griglia e la quarta in gara, mentre quest’anno Drugovich si è qualificato in prima fila e in totale tre dei sei podi sono stati occupati da rookie. La ragione va ricercata nelle nuove gomme da 18′, con cui tutti sono esordienti, ma anche nella qualità (e quantità) dei deb. In classifica iridata (che vede in testa Ilott con 27 punti, conquistati tutti il Sabato) le posizioni dalla 2 alla 5 sono occupate da (più o meno) debuttanti (Shwartzman 23, Drugovich 21, Ticktum 20, Lundgaard 18, con Armstrong 7° anch’egli con 18 punti). Forse sarà stato un caso, ma l’evidenza suggerisce che i rookie saranno più di una semplice cornice per lo scontro per i piloti più esperti. Tra questi ultimi, il favorito di chi scrive è Guanyu Zhou, che in Austria è parso molto migliorato nella velocità e nel corpo a corpo; se mantiene lo stato di forma attuale sarà il principale contendente per il titolo. Ilott al contrario ha mostrato anche lui un passo avanti per la velocità, ma la gara2 ha dimostrato che ha ancora margine per il miglioramento nella gestione delle gomme. Schumacher jr -che qui l’anno scorso azzeccò il weekend migliore dell’anno- ha corso la migliore Feature Race da quando è in F2, ma ha compromesso tutto con una leggerezza, ed è ancora deboluccio nel corpo a corpo (va bene che i sorpassi non sono stati all’ordine del giorno, ma Matsushita la Domenica riusciva a frenare sistematicamente venti metri dopo di lui). L’ultimo della vecchia guardia ad avere probabilità ragionevoli di lottare per la vittoria finale è Luca Ghiotto, che però è più sfortunato di Chris Amon e inoltre corre per una “squadra giovane” della quale non si capisce ancora il potenziale. Chi scrive non è ancora riuscito a capire se dovrà saltare delle gare o no per via degli impegni nell’endurance. Tutti gli altri (Deletraz, Gelael, Matsushita, Markelov etc) mi sembrano o troppo scarsi per costituire una minaccia o corrono per squadre di seconda scelta (anche in F2 il team conta).

(COURTESY OF REDBULL.COM)

Passando ai rookie, bene Armstrong, che in gara1 ha rimontato dalla 13a posizione alla 4a (2a contando i guasti/errori di chi gli era davanti) grazie a un undercut molto aggressivo. Piuttosto bene anche Shwartzman, anche se non è stato troppo incisivo nei duelli (ma per sua stessa ammissione ha preferito accontentarsi del risultato che rischiare troppo, e la classifica gli da ragione). Dan Ticktum ha confermato che la velocità non gli manca, e ha anche portato a segno alcuni tra i sorpassi più belli del weekend. Hanno invece un po’ deluso i “toretti” della Carlin: veloci in qualifica (2 e 4 dopo il primo run nelle qualifiche, con il secondo rovinato per i motivi già citati), nelle due gare non ne hanno azzeccata uno: in gara1 Daruvala perde cinque posizioni al via e Tsunoda lo tampona al tornantino; l’indiano ce la fa anche a recuperare, ma nei chilometri finali danneggia le gomme con un fuori pista e scivola fuori dalla zona punti. In Gara2 Daruvala si ricorda che è conterraneo di Raghunathan e rovina la gara a Ghiotto, Zhou e Markelov (!), mentre Tsunoda sbaglia gran parte degli attacchi e delle difese nella lotta per l’ultima posizione a punti e terminerà 11o. Sono piloti giovani e senza troppa esperienza (soprattutto il giapponese) ma conoscendo Marko non penso che potranno permettersi molti altri weekend inconcludenti.

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 03: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 03, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Carl Bingham / LAT Images / FIA F2 Championship)

Un altro talking point del weekend erano le gomme da 18′, intorno alle quali si era creata molta attesa; i più ottimisti speravano in un livellamento dei valori, in gare più entusiasmanti, mentre i più critici temevano che la ridotta manovrabilità e l’aumento del peso avrebbero causato un aumento degli errori o una guida più conservativa. Nel complesso hanno avuto ragione entrambi, ma per ora il giudizio è positivo: i piloti hanno potuto attaccare per tutta la durata della gara senza subire crolli significativi, e al contempo il consumo ridotto ma non assente ha permesso una certa flessibilità nelle strategie (a differenza dell’anno scorso, dove di solito i primi giri delle Feature Race non erano altro che un’attesa del fatidico settimo giro per montare le Prime). Nei test in Bahrain i piloti si erano lamentati che era più difficile non finire in testacoda in caso di sovrasterzo, ma, considerando le ruggini di otto mesi senza corse, ci sono stati ben pochi errori. In questo primo weekend la Pirelli si è tenuta conservativa sulla scelta delle mescole, ma anche i piloti hanno preferito non rischiare più di tanto. Avere un secondo weekend di gara sullo stesso circuito e a distanza di pochi giorni sarà un test importante per vedere come si comporteranno gomme, squadre e piloti, i quali, forti di un accresciuto livello di confidenza, andranno più vicino al limite. Le mescole portate saranno oltretutto di uno step più morbido;  finora il comportamento è stato apprezzato dai piloti (forse sono risultate un po’ troppo difficili da mandare in temperatura, ma è una delle conseguenze della carcassa più rigida), vediamo in condizioni di maggiore stress come si comporteranno.

(COURTESY OF ARCHYWORLDYS.COM)

Concludiamo con le dolenti note. Se nel 2019 la Mecachrome (il fornitore unico di motori) si era messa alle spalle un tremendo 2018 (anno in cui a metà stagione venne introdotta la rolling start perché gli organizzatori si erano stancati di trovarsi tre o quattro piloti fermi sulla griglia ad ogni partenza), al Red Bull Ring si è vista una quantità di guasti di nuovo oltre il livello di guardia. Zhou ha perso 25+ punti e la prima vittoria, Armstrong avrebbe probabilmente ottenuto la testa del mondiale senza il ritiro  nella Sprint Race, Gelael si è dovuto ritirare in entrambe le gare e posso andare avanti con l’elenco (Alesi, Markelov, Sato). Potrebbe essere un caso, era pur sempre la prima gara dopo un periodo di stop interminabile, del resto anche la F1 ha avuto una quantità inusitata di guasti meccanici, però in Mecachrome dovrebbero analizzare la situazione e evitare il ripetersi di un 2018-bis. Anche perché suppongo che i team non siano contenti di perdere punti e trofei per il cedimento di un componente che pagano più di 200.000 euro a gara.

(IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA FIAFORMULA2.COM)

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 2020: COSA ASPETTARCI?

Benritrovati, fan della F2. Dopo mesi di #VirtualGP e #RaceFromHome finalmente ricomincia dal vivo anche la serie cadetta, e come per la sorella maggiore sarà l’Austria a spezzare l’indigesto digiuno. Valgono per i “piccoli” le medesime preoccupazioni dei “grandi”: non è ancora chiarissimo quante e quali gare verranno disputate e se si continuerà oltre Monza (sono comunque garantiti, in assenza di emergenze sanitarie, almeno 8 appuntamenti, gli stessi della F1), se i double header inficeranno lo spettacolo, come i piloti e i team gestiranno lo stress di 16 gare in 10 settimane, quanto le difficoltà economiche determineranno le fortune dei team (la F2 è uno dei campionati meno economicamente sostenibili), quanto la gestione dei pezzi di ricambio influenzerà il rendimento dei piloti etc. In aggiunta, la F2 avrà anche l’onere di fare da cavia per i cerchioni da 18′: tutti i piloti sono concordi nell’attribuir loro un comportamento radicalmente differente, se non opposto, dalle gomme da 13′ usate fino all’anno scorso; assisteremo a uno stravolgimento dei rapporti di forza usuali?

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 01: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 01, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Joe Portlock / LAT Images / FIA F2 Championship)

Dal punto di vista del racing, il 2019 non è stato un mondiale memorabile: i migliori dei “vecchi” avevano già trovato un posto altrove (Norris, Russell, Markelov, Albon, Leclerc etc), mentre i migliori dei nuovi dovevano ancora arrivare o maturare. Quest’anno la musica sembra esser cambiata: ci sono parecchi nomi che possono concorrere per la vittoria finale ma nessuno sulla carta sembra averne per staccare nettamente gli altri. Correranno dieci nuovi rookie (!), tra cui la top6 della F3 dello scorso anno, e compariranno due nuove scuderie (Hitech e HWA, che vorrebbe essere la scuderia “giovanile” della Mercedes). La “storyline” principale IMHO sarà il derby in casa Ferrari: sono 5 infatti i piloti FDA, quasi tutti di alto livello (ho riserve su Alesi jr), ognuno dei quali vorrà dimostrare di essere degno di un sedile in Alfa Romeo. Personalmente ho un’idea su chi potrà vincere; ma proseguiamo con ordine e diamo uno sguardo ravvicinato ai protagonisti dell’anno che verrà.

DAMS
Monza (ITA), SEP 6-8 2019 – Italian Grand Prix at Autodromo Nazionale Monza. Nicholas Latifi #06 Dams. © 2019 Sebastiaan Rozendaal / Dutch Photo Agency

Line up rivoluzionata per il team francese campione del mondo in carica (nonché istituzione delle serie minori), per il quale correranno Sean Gelael e Dan Ticktum. L’indonesiano appartiene alla genìa degli Stroll: figlio di un magnate (il padre Ricardo è mister KFC), corre per hobby, finanzia squadre e supporta la carriera di teammate talentuosi (come De Vries o Giovinazzi) ma è lento da morire – molto peggio della controparte canadese, che non sarà Senna ma almeno non si gira nell’out lap. Seppur fondamentale nell’economia della F2, Sean Gelael è probabilmente il peggior pilota del parco partenti di quest’anno e non mi aspetto che vada a punti più di tre volte. Se l’indonesiano ha trovato la nicchia ecologica in cui esercitare la sua professione, il quasi rookie Dan “James Dean” Ticktum cerca di rilanciare la propria carriera: forte racer (in Inghilterra stravedono per lui), due vittorioso a Macao, ex pupillo di Helmut Marko, ha dilapidato questo capitale agonistico in scorrettezze, incidenti stupidi, dichiarazioni avventate (tipo quando accusò la Prema di barare e Schumacher jr di essere un raccomandato) e prestazioni non all’altezza nei momenti cruciali (tipo quando ha mandato tutto in vacca in SuperFormula, che tutti reputavano una formalità e lui riuscì a conquistare solo un punto in quattro gare). Gli manca la testa, in pista tanto quanto fuori (per dire, postò su Facebook una storia in cui sfrecciava nel centro di Milton Keynes al volante di una BMW sprezzante del limite di velocità – sono bravate che possono facilmente costare sponsor e carriere). La sua figura è un punto di domanda: avrà imparato, anche in minima parte, dagli errori o è rimasto lo stesso cretino che sorpassò dieci macchine dietro SC solo per tamponare volontariamente il rivale per il titolo? Mi aspetto qualche podio e financo un paio di vittorie, ma nulla di più.

UNI-Virtuosi Racing

Ex Russian Time e detentrice del nome più brutto che abbia mai sentito, la Uni-Viruosi quest’anno conserva Guanyu Zhou e gli affianca Callum Ilott, entrambi al secondo anno nella serie, nonché amici dai tempi dei kart. Dopo una buona stagione l’anno scorso e degli ottimi test post- e pre- stagionali,  il team inglese si candida ad essere uno dei protagonisti della lotta iridata. Per il sophomore cinese il giudizio è simile: malgrado abbia deluso nelle serie inferiori (tanto da esser buttato fuori dal programma della Ferrari), al primo anno in F2 ha dimostrato una costanza invidiabile, nonché una velocità non tanto inferiore all’esperto Luca Ghiotto,  e ha ottenuto cinque podi e una pole position, bottino che gli ha fruttato il premio di Rookie of the Year e il posto di test driver per Renault. Se si affina nel corpo a corpo e la UNI si solidifica come team (la squalifica di Ghiotto a Montecarlo grida ancora vendetta), forse scommetterei su di lui come campione. Forse. Non escluderei comunque che possa finire in F1 al termine di quest’anno: del resto la Renault ha un posto libero e lui è il primo cinese decente nel motorsport occidentale. Callum Ilott invece lo decifro di meno, è veloce in qualifica (una pole l’anno scorso, malgrado corresse per un team di seconda fascia) ma l’anno scorso la gestione delle gomme per lui era materia oscura. Attualmente il britannico è affiliato alla FDA.

ART Grand Prix

La scuderia che ci ha dato gli ultimi due campioni del mondo di F2 vuole confermarsi anche quest’anno. Cacciato l’inutile Mazepin (cinque arrivi a punti e mai oltre l’ottavo posto – grazie al cielo abbiamo il meccanismo della Superlicenza, sennò ce lo saremmo trovato in Williams) e visto andar via il campione del mondo De Vries, quest’anno la ART dispone forse della migliore line up del lotto: Marcus Armstrong e Christian Lundgaard, accademia Ferrari vs accademia Renault. Aspettative elevate sono poste su Armstrong, malgrado abbia vinto solo un titolo da quando corre nelle formule e abbia passato due anni in F3 senza vincere il mondiale. La velocità c’era (vedere il weekend di Sochi), la fortuna decisamente no, al contrario di qualche incidente di troppo, incluso uno con il teammate e iridato Robert Schwartzman. Comunque, il secondo anno in F3 (concluso al secondo posto) gli è stato utile per maturare. Nei test di Abu Dhabi è riuscito ad essere il più veloce per buona parte delle giornate malgrado fosse stata la prima volta al volante di una Formula 2. Ci si aspettano sempre tante cose da chi è sotto l’egida di Nicolas Todt. Christian Lundgaard al contrario non è mai stato un vero pretendente al titolo in F3, ma si è dimostrato uno dei piloti più consistenti, malgrado la scuderia fosse tutto meno che solida, con un paio di lampi interessanti e un confronto impietoso con i compagni di squadra. A differenza degli altri rookie ha già corso una gara di F2 ad Abu Dhabi, ma di contro ha dovuto saltare i test prestagionali perché rimasto confinato in quarantena a Tenerife [quanto vorrei essere così sfortunato NdLG], quindi temo che nelle prime gare soffrirà le nuove gomme da 18′.

Carlin

Dopo un 2019 così così, l’ex scuderia di Norris quest’anno sarà una succursale della Red Bull, visto che sia Yuki Tsunoda che Jehan Daruvala fanno parte della Red Bull Driver Academy. Entrambi l’anno scorso hanno sorpreso in F3, con l’indiano che è stato l’avversario più insidioso per Schwartzman nella prima parte di campionato (due vittorie nelle prime quattro gare e numerosi altri podi nel corso dell’anno), dimostrando velocità e maturità che gli son valsi il posto nel programma RB. Dopo anni di Karthikeyan, Chandok, Raghunathan, che sia la volta buona per l’India?  Tsunoda d’altro canto ha sì beneficiato del rapporto con la Honda per entrare nel programma e per trovare un sedile in F3, ma, alla prima esperienza in Europa, ha imparato così in fretta che nella seconda metà dell’anno già lottava per podi e vittorie (centrando anche un paio di weekend perfetti a Monza e a Spa). Forse la decennale ricerca dello “Kwisatz Haderac” giapponese ha trovato un talento vero. Helmut Marko è così fiducioso nei suoi progressi che si aspetta che concluda la sua prima stagione di F2 nei primi quattro, così da ottenere subito la superlicenza per la F1. Come mette a suo agio i piloti lui non li mette nessuno… Per onor di cronaca, al derby in casa Red Bull partecipa anche l’estone Yuri Vips, seppur a distanza e nella SuperFormula giapponese.

Prema Racing
FIA Formula 2 Championship – Testing
Circuit de Barcelona-Catalunya, Spain
Tuesday 5 March 2019
Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING)
Photo: Glenn Dunbar / FIA F2 Championship
ref: Digital Imag

Dopo i fasti di 2016 e 2017 la scuderia italiana non è più riuscita a ripetersi, anche a causa di piloti non sempre all’altezza. Schumacher jr (per il quale non ho simpatie particolari) si trova paradossalmente nella condizione di essere un favorito per il campionato: corre per una scuderia storicamente tra le migliori, ha un compagno rookie, nei vari campionati disputati finora ha sempre vinto il titolo al secondo anno. Il problema è che la Prema l’anno scorso ha vissuto il peggior campionato di sempre, penultima nella classifica costruttori e con solo un podio all’attivo, il “compagno rookie” è Robert Schwartzman, possibilmente il più talentuoso di tutti, e per finire non c’è niente che garantisca che il trend dei suoi risultati proseguirà così anche quest’anno. Inoltre se ci mettiamo che l’anno scorso è stato perlopiù insipido (salvo un weekend fortissimo in Austria) ed è finito in classifica pure dietro al compianto Hubert, il quadro che si dipinge non è dei più rosei. Come sempre, wait’n’see. Dall’altro lato del box c’è il campione F3 in carica nonché giovane della FDA più promettente, Robert Shwartzman (il cui padre è morto in primavera di Covid – inizia ad esserci una bislacca quanto inquietante correlazione tra salute del Genitore 2 e correre per la FDA). In F3 ha dato prova di saper gestire le gomme, di mostrarsi incisivo nel corpo a corpo ma senza far danni, di reggere la pressione della lotta iridata. Al momento lo paragono a George Russell, stiamo a vedere. IMHO punterei due cent su di lui.

La “Palude”

Il resto del parco partenti è meno interessante, ma può comunque riservare delle sorprese. Matsushita, ex promessa dell’automobilismo giapponese stroncata da un lustro inconcludente in F2/Gp2, ha avuto una grande seconda metà di stagione nel 2019 (sempre andato a punti da Spa in poi, ha vinto due gare e ottenuto quattro podi) e se continua questo stato di forma potrà causare più di un grattacapo alla “nuova” generazione. Non credo sia materiale da F1, ma resta un solido pilota di F2. Giudizio simile per il “vecchietto” Markelov, in F2 da quando il dominio Mercedes era ancora una novità sorprente, che piano piano è diventato un solido professionista che può vantare il titolo di vice-campione nell’anno di Leclerc come migliore risultato. Il bravo ed esperto Luca Ghiotto invece è un’incognita: in un primo momento aveva lasciato la serie, poi è arrivata la chiamata dalla neonata Hitech, con la quale però avrebbe preso parte solo a circa metà degli appuntamenti a causa di impegni già presi. Poi sappiamo tutti cosa è successo a Marzo, e francamente non ho la minima idea di dove correrà quest’anno. Dovrebbero comunque arrivarmi informazioni a breve da un’informatore. Menzione finale per il brasiliano Felipe Drugovich: l’anno scorso in F3 è giunto sedicesimo con 8 punti (ma correva per la scuderia peggiore e comunque ha battuto i propri compagni di squadra), tuttavia l’anno prima in EuroFormula (sorta di F3 spagnola) aveva schiantato il campionato con 14 vittorie in 16 gare (!). Nessun pilota che al primo anno domina una serie in questa maniera è uno scarsone.

 

Lorenzo Giammarini – a.k.a. LG Montoya