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Hamilton fa la differenza in USA, Mercedes campione costruttori

Nella carriera di ogni campionissimo c’è un momento in cui lo stato di forma raggiunge il livello massimo. Probabilmente Lewis Hamilton si trova proprio in questo momento, a 10 anni esatti dal debutto e da un mondiale perso all’ultima gara di una stagione nella quale aveva fatto intuire quanto grande fosse il suo talento. Ironia della sorte, di fianco a lui sul podio oggi c’era, ancora vestito di rosso, colui che quel mondiale glielo sottrasse, e cioè Kimi Raikkonen.

Ma andiamo con ordine. Il venerdì avevamo già visto che in Texas non ce ne sarebbe stato per nessuno. Hamilton aveva dichiarato che si sentiva bene come non mai. E infatti il sabato ha stampato la ormai usuale pole. Nel frattempo il rivale per il mondiale continuava ad essere vittima di problemi tecnici, questa volta di telaio, ma poi piazzava la sua Ferrari in prima fila. E alla partenza ha bruciato Lewis dando l’illusione, per qualche giro, di potere far sua la gara. Ma solo di illusione si è trattato, perchè inesorabilmente l’inglese, con un sorpasso perentorio, ha ripreso il comando e lo ha tenuto indisturbato fino alla fine, gestendo magistralmente una gara basata su una sola sosta, ed essendo capace di mantenere un ottimo ritmo anche con le gomme soft. Come lui solo il buon Kimi è riuscito a gestire un solo cambio, pagando però dazio verso la fine, quando ha dovuto lasciare passare il compagno, complici problemi di consumo (immancabili quando Vettel lo sta avvicinando), per poi farsi superare a poche curve dal traguardo dall’arrembante Verstappen, poi letteralmente cacciato dalla saletta pre-podio causa penalizzazione per taglio di curva.

Ferrari seconda e terza, quindi, ritornando là dove è stata per tutta la stagione, e cioè dietro la Mercedes di Hamilton. Ma questa volta, come detto, la sensazione è che la differenza l’abbia proprio fatta il pilota inglese, se è vero che il compagno finlandese è sprofondato nel finale di gara al quinto posto, a causa di un pit stop non pianificato per sostituire le gomme soft che non aveva saputo gestire bene quanto Lewis.

L’impressione è che i disastri asiatici alla fine del mondiale non avranno fatto la differenza più di tanto, contro questa accoppiata. E che alla Ferrari manchi (e sia sempre mancato, durante la stagione) quel piccolo step di prestazione che le possa permettere di lottare per la vittoria in ogni occasione. Step che sembra avere decisamente fatto la Red Bull, che anche oggi ha mostrato, con Verstappen, un passo eccezionale, con quest’ultimo capace di rimontare dal sedicesimo al terzo posto (poi diventato quarto). Resta, come in alcune delle gare scorse, il dubbio di cosa avrebbe potuto fare Max se fosse partito nelle prime file (a parte creare grossi problemi alle macchine rosse, s’intende). E anche in questo caso c’è da chiedersi quanto ci sia del pilota e quanto della macchina in queste ottime prestazioni.

Oggi abbiamo visto delle bellissime lotte, a partire da quella fra Bottas e Ricciardo nei primi giri, capaci di fare lo snake fianco a fianco, e anche sorpassi spettacolari, primo fra tutti quello in curva 1 di Vettel su Bottas, durante il doppiaggio di Vandoorne. Come sempre, quando il circuito aiuta, e quello di Austin è indubbiamente uno splendido tracciato, i sorpassi si vedono.

Dietro i primi, a debita distanza, il solito Ocon seguito da Sainz, che ha riportato in alto la Renault dopo alcune gare decisamente opache, a dimostrazione del fatto che il pilota può ancora fare tanta differenza, specialmente per i team di seconda fascia (Force India docet). Ora anche Hulkenberg, oggi ritirato, si dovrà dare una mossa. Così come se la sono data Massa e Kvyat, arrivati al nono e decimo posto dietro Perez. Entrambi sono in odore di licenziamento (il secondo addirittura al rientro dopo un appiedamento provvisorio), e hanno ottenuto in Texas un risultato che deve fare riflettere chi ha in mano il destino dei loro contratti.

Fuori dai punti troviamo Stroll, autore di una pessima prestazione, nonostante il suo ingegnere personale, Baldisserri, sia stato elevato al ruolo di ingegnere di pista, poi Vandoorne e il debuttante Hartley. Pessima gara di casa per la Haas, coi due piloti sempre in grandissima difficoltà, e Magnussen capace di arrivare dietro alla Sauber guidata da Ericsson. Ritirato Alonso, il quale è evidentemente destinato, in terra americana, ad essere lasciato a piedi dal suo motore Honda.

Nel giorno in cui la Mercedes vince il mondiale costruttori, sul podio viene mandato James Allison, poco più di un anno fa cacciato con ignominia da Maranello. Un segnale significativo mandato ai rivali. E non dimentichiamo che un altro ex, Aldo Costa, oggi ha messo in bacheca il quarto titolo consecutivo di una macchina da lui disegnata.  Come si suol dire, meditate gente, meditate.

Ora si va a Città del Messico, in una città che si sta riprendendo dal terremoto di poco più di un mese fa. Non si può non chiedersi come sia possibile riprendersi in così poco tempo da eventi di questo tipo, ma i messicani avevano fatto subito sapere che ci voleva ben altro per metterli in difficoltà. La gara potrebbe definitivamente dare a Lewis il quarto titolo mondiale. Gli basterà non perdere più di 17 punti, cosa che al momento sembra impossibile. Più probabile è che questo mondiale, alla fine, assomigli a quello del 2013, quando Vettel nella seconda parte della stagione lasciò solamente le briciole all’avversario di turno, che anche all’epoca era la Ferrari, in quel caso però molto più lontana dalla Red Bull di quanto lo sia ora dalla Mercedes.

Hamilton vince a Suzuka, la Ferrari spegne la candela

Correva l’anno 1985. La Ferrari, dopo un 1984 avaro di soddisfazioni, era in testa al mondiale con un Alboreto strepitoso e un’ottima monoposto, la 156-85, davanti ad una McLaren che aveva dominato la stagione precedente. Arriva l’estate, e viene presa la decisione di cambiare il fornitore di turbine per differenziarsi dall’avversaria e cercare di trovare quella prestazione in più che avrebbe consentito di starle costantemente davanti. Da quel momento in poi Alboreto infilerà una serie di ritiri impressionante, e Prost chiuderà il mondiale con qualche gara di anticipo.

32 anni dopo la storia sembra ripetersi. La Ferrari è andata in ferie con una bella doppietta in Ungheria, la leadership comoda di Vettel nel mondiale piloti, in cantiere una PU nuova che prometteva 50 (?) cv in più, e tanti aggiornamenti dal punto di vista aerodinamico. Ma al rientro, da Spa in poi, tutte le promesse si sono sciolte come neve al sole, fra incidenti e problemi di affidabilità. Come nel 1985. A fronte di Hamilton che ha portato a casa 4 vittorie e un secondo posto, Vettel ha ottenuto solo due podi, un quarto posto e due ritiri. E la pista ci ha detto che la Mercedes è superiore in tutti gli aspetti. Macchina, motore ma anche piloti. La W08 è andata meglio in almeno 3 gare su 5. Il motore non ha dato alcun problema, mentre quello Ferrari si è rotto a ripetizione (solo componenti, si dirà, ma sempre sul motore vanno). E Lewis è sembrato in forma più che mai, non mostrando mai quei cali di rendimento che si erano visti nella prima parte della stagione. Si potrà obiettare che a Singapore e anche in Malesia la Ferrari sembrava la più forte in pista. Il problema è che “sembrava”, perchè la classifica ci dice che i punti portati a casa sono stati solo 12.  E anche oggi, se dobbiamo misurare le prestazioni dal risultato di Kimi, la SF70H era la terza forza.

A questo punto la Ferrari deve concentrarsi sul 2018, e possiamo consolarci pensando che considerando le ultime 10 stagioni, in almeno 8 si sapeva di dovere pensare all’anno successivo già dopo 5-6 gare, tanto era il gap prestazionale dalla prima della classe. E’ stato fatto un grande recupero rispetto allo scorso anno, e c’è un’ottima base dalla quale partire per combattere l’anno prossimo ancora più ad armi pari con la Mercedes. Si potrebbe obiettare che mancano ancora 4 gare. Ma c’è qualcuno che crede veramente che Vettel possa rimontare?

Ferrari terza forza, si diceva, perchè anche oggi la Red Bull ha confermato l’incredibile recupero maturato durante le ferie estive. Verstappen secondo molto vicino ad Hamilton (e avrebbe potuto anche attaccarlo negli ultimi 2 giri, non fosse stato per l’assurdo comportamento di Massa e Alonso in fase di doppiaggio). Ricciardo terzo, ben distaccato dal compagno, completa il podio.

Dietro di lui, i due finlandesi scudieri che hanno mostrato il solito rendimento mediocre (considerando le macchine che guidano). Se Bottas è stato, fino ad ora, molto utile alla causa con le sue funzioni di tappo da usarsi all’occorrenza (con perfetto tempismo oggi si è piazzato fra Lewis e Max bloccando di fatto il recupero di quest’ultimo), Kimi è risultato anche oggi totalmente incapace di tenere alta la bandiera Ferrari in assenza della prima guida, rimediando un distacco enorme. Ora di sicuro verrà fatto l’elenco delle ragioni che possono scusare questa prestazione, ma è innegabile che nell’economia di un risultato finale positivo, la Ferrari dovrebbe riesaminare il rendimento medio della seconda guida, e non solo l’affidabilità e la prestazione della vettura. All’epoca degli scudieri Irvine e Barrichello, il loro apporto era decisamente diverso, entrambi erano in grado di stare vicinissimi a Schumacher mettendosi fra lui e i diretti rivali per il titolo. E qualche vittoria la portavano a casa. Kimi sta invece per battere il poco invidiabile record di Alesi: 4 stagioni e mezzo alla guida della rossa senza vincere nemmeno un GP. E questo dice tutto.

Dietro i primi 5, i soliti noti colorati di rosa, sempre vicini vicini ma stavolta molto disciplinati, con Ocon davanti a Perez. Poi, sorpresa, il grande ritorno nei punti delle due Haas, anch’esse vicine vicine con i piloti capaci di portare a casa il risultato, il che non era scontato. Chiude la zona punti il probabile pensionando Massa, che in questo week-end ha ridicolizzato il giovanissimo compagno di squadra, apparso in difficoltà su questa difficile pista.

Magra figura nella gara di casa per la McLaren, con Alonso che stranamente non ci ha allietato con i suoi mitici team radio, e buio pesto anche per la Renault (anche se Hulkenberg si stava difendendo bene prima della rottura del DRS). Gasly ha portato a termine la sua seconda gara senza infamia e senza lode, mentre il compagno Sainz ha salutato in modo poco onorevole la sua squadra uscendo di pista dopo poche curve. A chiudere le sempre incolori Sauber blu.

Ora si va ad Austin, dove Ham può chiudere matematicamente il mondiale. Chissà che in Ferrari, liberatisi del peso della competizione, chiariti i problemi di affidabilità avuti in queste ultime due gare e avviando le opportune azioni correttive sia con i fornitori che all’interno del reparto corse, non riesca finalmente a fare esprimere alla SF70H tutto il suo potenziale, portando a casa qualche vittoria che permetterebbe di andare alla pausa invernale con il morale alto.

Verstappen domina in Malesia, la Ferrari spreca (ancora)

Se le gare si aggiudicassero il sabato mattina, Vettel sarebbe di nuovo in testa al mondiale. Ma, purtroppo, finiscono la domenica sotto la bandiera a scacchi, e oggi il solco fra Hamilton e Vettel è sempre più profondo.

Doppietta annunciata a Singapore, con una macchina nettamente superiore alla Mercedes in difficoltà, ma doppio zero grazie allo scontro fra le due rosse, sul quale non tornerò. Poi in Malesia, su una pista teoricamente non così favorevole, il venerdì aveva raccontato di una Ferrari incredibilmente superiore anche nel passo gara, e di una Mercedes, sempre incredibilmente, in difficoltà. Un’occasione ghiotta per ridurre le distanze, e invece un doppio problema al motore ha escluso Vettel dalle qualifiche relegandolo all’ultima posizione sulla griglia. Ma Kimi era in prima fila, pronto ad inserirsi nella lotta per la vittoria, rendendo la vita difficile a Lewis. Niente di tutto questo, un nuovo problema al motore lo fa ritirare ancora prima di partire. In gara Vettel rimonta furiosamente, la  sua macchina vola confermando quello che di buono si era visto venerdì. Il podio sembra alla sua portata, arriva dietro a Ricciardo a 5 giri dalla fine, tenta un sorpasso subendo una difesa (molto) aggressiva ma a quel punto succede qualcosa, perchè Seb inizia a perdere secondi su secondi, con gli ultimi giri lentissimi. Il podio resta un’illusione, e, per non farsi mancare nulla, distrugge pure la macchina nel giro di rientro sbattendo contro Stroll.

In sostanza, due gare, due possibili doppiette,  3 ritiri facendo meno di 400 metri, e un quarto posto. Mancano 5 gare alla fine, in Ferrari possono avere fiducia perchè tutto ciò che è stato portato in termini di sviluppi ha funzionato molto bene, e la macchina è sembrata nettamente la migliore. Ma devono riflettere, e molto, sui motivi per i quali hanno raccolto pochissimo, per di più in un momento in cui gli avversari sembravano in difficoltà, e sono invece riusciti a limitare i danni, per usare un eufemismo visto che Hamilton ha portato a casa una vittoria e un secondo posto. I mondiali si vincono sbagliando pochissimo, e la Ferrari in queste due ultime gare è stata, in pista, molto meno che perfetta, e a dirlo sono i risultati. Sempre che non si ammetta l’esistenza della sfortuna.

Archiviate le vicende della Rossa, bisogna parlare del vincitore. Verstappen ha dominato la gara. Punto. Partito dietro Lewis, l’ha sorpassato dopo poche curve, e nessuno l’ha più visto. E’ veramente straordinario il miglioramento che la Red Bull ha fatto a partire da Monza. Ora possono veramente giocarsi la vittoria senza problemi, e diventare gli arbitri del mondiale (ammesso che Vettel riesca a riavvicinarsi). Se non gli avessero riservato una strategia un po’ singolare, Ricciardo poteva pure comodamente arrivare secondo, togliendo altri punti ad Hamilton.

Come detto, la Mercedes in questo week-end ha limitato i danni. In difficoltà (come sempre con le alte temperature) fin dal venerdì, Hamilton è riuscito a rimanere a galla grazie alle sue capacità e al ritorno alle vecchie soluzioni. Bottas non è praticamente esistito, e l’unica cosa utile che ha fatto per la squadra è stato bloccare per un giro Vettel in rimonta. Questo episodio va sottolineato perchè è la seconda volta che accade quest’anno, alla faccia di quella correttezza che il buon Toto va predicando da sempre.

Scendendo la classifica, nei primi dieci troviamo l’onnipresente Force India, sempre con entrambe le macchine (fra le quali ci sono state ancora una volta scintille), e lo straordinario Vandoorne, con una McLaren-Honda arrivata improvvisamente a livello della quarta forza, anche in condizioni normali. Proprio ora che è stato già annunciato il divorzio. Evidentemente c’era bisogno di una scossa per far funzionare meglio il rapporto, e chissà che non cambino idea. Dietro Stoffel, troviamo i due piloti Williams autori ancora volta di un’ottima prova, con Stroll aggressivo davanti a Massa.

Il resto della classifica è completato da un Alonso stranamente opaco, bersaglio degli insulti dei ferraristi per non avere agevolato il doppiaggio da parte di Vettel, le due Haas i cui piloti sono ormai diventati delle macchiette in grado di allietare le gare nei momenti di noia, e le Renault che si sono perse nuovamente dopo avere mostrato buoni miglioramenti nelle scorse gare. Decente la gara di debutto di Gasly, comunque sempre dietro a Sainz fino a quando questi è rimasto in gara. Fanalini di coda, come al solito, le due Sauber, una delle quali almeno oggi è servita come taxi per riportare Seb ai box.

Ora si va a Suzuka, il circuito ritenuto da molti piloti come il più bello del mondiale. Sulla carta la Mercedes dovrebbe essere favorita, ma da quello che si è visto in questo week-end, potremmo trovarci di fronte ad una situazione diversa, con Ferrari e Red Bull davanti. Una cosa è certa: se vogliono continuare a sperare di vincere il mondiale, in Ferrari hanno una sola cosa da fare, essere perfetti da qui in avanti. Non è un’impresa impossibile.

Hamilton e la Mercedes dominano a Monza

“Sapevamo che sarebbe stata una pista difficile, lo abbiamo detto tante volte in questo week-end”. Così doveva essere e così è stato.
Mentre Hamilton andava ripetendo che gli sarebbe piaciuto fare doppietta proprio in casa del nemico, per dare un segnale forte. E anche questo è successo, la Mercedes è stata costantemente superiore alla Ferrari, con un divario medio in gara oltre il mezzo secondo al giro. Sul primo pilota, perché la seconda guida è arrivata molto più lontana, autrice di una gara che rende ancora più inspiegabile la riconferma per il 2018, a differenza della seconda guida Mercedes, sempre vicina al caposquadra dopo avere immediatamente fatto dimenticare la brutta qualifica di ieri.

Vettel perde la leadership del mondiale, e se si guarda il conto totale delle vittorie si capisce che il distacco di oggi non è frutto del caso: 8 Mercedes, 4 Ferrari. Ma bisogna essere ottimisti. Lo devono essere soprattutto in Ferrari, perchè, come ripetono spesso i rossi, bisogna anche considerare dove erano lo scorso anno. All’inizio della stagione pochi avrebbero scommesso che dopo Monza Vettel sarebbe stato ancora ben in corsa per il titolo. Ma, si sa, l’appetito viene mangiando, e ora l’obiettivo è vincerlo, questo titolo. Dopo la gara di oggi è ancor più chiaro che servirà non solo che funzionino gli sviluppi portati gara per gara, ma anche avere Vettel al massimo della forma in ogni occasione. E anche Raikkonen, ovviamente. Sarà comunque durissima.

In questo week-end la Ferrari è stata la terza forza in pista, dietro anche alla Red Bull, che dopo avere fatto un secondo e terzo posto virtuali in qualifica, vanificati dalle penalizzazioni, ha poi mostrato in gara un passo notevole, consentendo a Ricciardo di arrivare quarto a poca distanza da Vettel (splendido il sorpasso su Raikkonen) e a Verstappen di arrivare decimo dopo un incidente iniziale che l’ha costretto ad una fermata supplementare. E’ molto probabile, che senza penalità, per la Ferrari ci sarebbe stata solo la possibilità di lottare per il quinto posto, e sarebbe stato piuttosto sorprendente considerando il (teorico) deficit di potenza della PU Renault rispetto alla Ferrari.

E proprio questo fa venire il dubbio su quali siano i reali motivi delle prestazioni viste in questo week-end. La Mercedes davanti ci poteva stare, ma il distacco della Ferrari è inatteso, e la prestazione Red Bull pure. Non può essere tutto spiegato solo con la differenza fra le PU, è evidente che di mezzo c’è uno sfruttamento delle gomme più o meno buono, e in questo la Ferrari è ovviamente stata la peggiore. E’ sperabile che nel prosieguo del campionato non si riproponga l’atavica allergia della rossa alle coperture italiane, che è già costata in passato vittorie e mondiali.

Dietro ai primi 3 team, da segnalare le ottime prestazioni di Ocon sesto e Stroll settimo. La somma degli anni dei due fa l’età di Raikkonen, e quest’ultimo ha dovuto lottare duramente per stare loro davanti. I due ragazzi sono stati molto intelligenti a non farsi prendere la mano, evitando duelli all’arma bianca e cercando di portare a casa quello che per loro era il migliore risultato possibile, resistendo anche al ritorno dei due compagni di squadra Massa e Perez, piazzatisi subito dietro di loro (con Massa che per la verità ha – logicamente – coperto le spalle a Stroll, più che impensierirlo).

Già detto di Verstappen che chiude i piazzati a punti, per le altre 5 squadre Monza è una gara da dimenticare in fretta. Renault e Haas sono state l’ombra di quelle viste a SPA. La McLaren no perchè se fosse stata l’ombra di se stessa sarebbe probabilmente andata meglio. La Toro Rosso non è praticamente mai esistita, mentre la Sauber non esiste dall’inizio dell’anno e quindi oggi non si è visto niente di nuovo.

Ora si va a Singapore, dove, a parere di chi scrive, la Ferrari si gioca una grossa fetta delle possibilità di portare a casa questo mondiale. E’ una pista sulla quale sia la vettura di Maranello che Vettel sono sempre andati benissimo, e quindi l’obiettivo minimo è compensare la doppietta di oggi relegando Hamilton al terzo posto (o più giù). Ma è anche una pista nella quale l’imprevedibile accade, e sarà indispensabile essere perfetti per centrare l’obiettivo.

FORMULA 1 GRAN PREMIO HEINEKEN D’ITALIA 2017 MONZA

7 punti. Tale è il vantaggio con cui Sebastian Vettel sulla sua 668 si presenta a Monza in vantaggio su Lewis Hamilton e la sua W08. Con buona pace di tutto e tutti il GP di Monza sta tutto qua, sui due contendenti al WDC2017 che si affrontano su di una pista la quale, sulla carta, dovrebbe esser leggermente favorevole alla MB. L’uso dell’avverbio è d’obbligo dopo che Vettel nelle interviste post gara a Spa ha dichiarato:”abbiamo la macchina migliore, non temiamo nessun tracciato”. Chi scrive se da un lato pensa che il distacco tra i due in Q3 sarà particolarmente contenuto dall’altro è persuaso che Monza sia l’ultimo circuito smaccatamente favorevole alla MB, proprio come Singapore sarà l’ultimo circuito smaccatamente favorevole alla Ferrari. Ergo se Hamilton dopo Spa manca la doppietta a Monza di fatto butta via un’occasione importante di agguantare Vettel in testa al WDC (il tedesco salvo improbabili imprevisti nello scenario peggiore in gara finirà secondo come a Spa) e poi esporrà il fianco alla già citata grossa possibilità che Vettel allunghi a Singapore. Ergo LH44 a Monza deve vincere, per farlo gli serve la consueta pole d’ordinanza ed una gara perfetta come in Belgio. Tutte cose largamente alla sua portata, sia chiaro, ma non affatto scontate. Specie in gara dove c’è caso che Vettel sia ancora più insidioso che a Spa dove, a mio parere, ha pagato il mancato ardire del suo box circa l’undercut su Hamilton in fondo al primo stint. Entra in vigore la regola che le Power Units punzonate da Monza in poi rispettino la regola dell’utilizzo massimo di 0,9L d’olio ogni 100km a fini di combustione, dando per scontato che Ferrari abbia fatto i compiti a casa l’escamotage di Spa da parte di MB consente alla PU ivi fatta debuttare di non sottostare a suddetta restrizione. In un panorama nel quale, fatti salvi i cosiddetti “circuiti ad hoc” come i già citati Spa per MB e Singapore per Ferrari, si sta di fatto delineando l’equivalenza assoluta prestazionale tra MB e SF, qualsiasi elemento distorsivo/contaminativo dello scenario pocanzi descritto va preso nella dovuta considerazione e, al netto della regola sopra menzionata, riesco a pensare solo alle scelte di Pirelli per le mescole da portare ai prossimi GP ed alle pressioni di gonfiaggio imposte, con MB che notoriamente le predilige più basse rispetto a SF al fine di massimizzare la fin troppo nota finestra di utilizzo delle coperture italiane. Staremo a vedere cosa finirà per far pendere la bilancia da un lato oppure da un altro, il tutto naturalmente nella speranza che a farlo sia lo Sport in pista e non le carte bollate a motori spenti.

Veniamo ora agli altri due: se tutto va come da copione Bottas e Raikkonen si ritroveranno in seconda fila a Monza dopo essersi lasciati così a Spa. Direi che entrambi i neo-rinnovati non siano in grado di andar più forte in qualifica dei due contendenti al WDC 2017 ergo la loro funzionalità/importanza dipenderà prevalentemente dalle “interferenze” che potranno eventualmente creare al via e/o nelle fasi della gara a cavallo del pit. Penso che nessuno dei due stia facendo una brutta stagione e che anzi, perlomeno per quanto riguarda Bottas, sia andata finora meglio delle aspettative di tutti quelli che non si chiamano Wolff. Però poi pensi a Spa ed a cosa han strizzato fuori dalle loro macchine Hamilton e Vettel e non fai in tempo a finire di farlo che ti rendi conto che Ricciardo è arrivato davanti ad entrambi i finlandesi. Con una Power Unit talmente mediocre da costringere quelli di Milton Keynes ad affrontare Spa con un set-up degno di Monza. Al che chiunque non abbia il quoziente intellettivo di una pianta grassa si chiede:”ma quello là coi dentoni che ride sempre su una Ferrari o una Mercedes….?” salvo poi ricordarsi che esistono Campioni del Mondo che firmano contratti da seconda guida e che quindi le sedute di ipnosi regressiva col mantra “il 2014 non è mai esistito, Sebastian” potranno continuare indisturbate.

Passando alle note ilari: Honda dice che non c’erano anomalie nella PU di Alonso ritiratosi a Spa per un presunto problema alla stessa ma poi si vocifera che l’Asturiano a Monza buscherà penalità per la sostituzione dell’unità motrice. Il tutto mentre i media UK polemizzano su Alonso che getta volontariamente la spugna. Sulla sponda Milton Keynes per la prima volta in questa stagione Horner getta la croce addosso a Renault per la mancata competitività assoluta della Redbull. Premesso che comprendo appieno la frustrazione dell’Asturiano e della Redbull penso altresì che si stiano scavando la fossa da soli in questo modo. Carte alla mano sia Mecca che RBR son legate mani e piedi agli attuali fornitori di PU e che quindi l’unica via obbligata sia cercare di essere costruttivi. Che Alonso faccia il cavolo che gli pare (o quasi) e che Horner abbia detto quanto sopra per provare a tenere buono il clan Verstappen (auguri) son solo dettagli, in RBR dovrebbero ripensare al tremendo 2015 in cui Renault non sviluppò minimamente la PU per ripicca verso Milton Keynes che si era messa sul piede di guerra, salvo poi tornare sui propri passi una volta capito che le alternative erano sognate e non concrete.

Ignoro allegramente chi sia il TP in  Force India ma comincio a pensare che, in confronto, Domenicali in Ferrari avesse il polso di Jean Todt ed ho detto tutto. Non che la situazione sia facile (un pilota porta i soldi, l’altro non solo è uno dei migliori talenti giovani ma pure un protetto MB) ma ormai pare evidente che riescono sempre e comunque a gestirla nel modo peggiore ed intendo soprattutto a vetture ferme. Renault prosegue la sua crescita lenta, perlomeno con Hulkenberg, mentre STR ed Haas son sempre là nel loro limbo specie Faenza che purtroppo quest’anno mostra spesso la corda tra scarsa competitività ed una coppia di Piloti spesso entrambi fuori fase e presumibilmente altrove nel 2018. La Sauber si trascina stancamente verso il prossimo Mondiale quando dovrebbe a tutti gli effetti iniziare una nuova primavera per Hinwil targata nuovamente Rosso Ferrari. Williams al momento è solo una fornitura clienti Mercedes Benz buttata alle ortiche, ma diciamolo piano che se a qualcuno venisse in mente di dar due motori degni di tal nome a Redbull e Mclaren vedremmo 4 teams in lotta per il Mondiale anzichè 2 il che sarebbe quantomeno inopportuno.

Per le piante grasse già citate sopra

 

Buon GP a tutti