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BASTIAN CONTRARIO: LA MEGLIO GIOVENTU’

Volendo proprio “raccontare” il GP del Qatar, è doveroso  farlo partendo dalla fine. Ogni GP finisce col podio e quest’ultimo è gioia per gli occhi. Verstappen è esattamente in mezzo “alla vecchia guardia” della F1 moderna. Un trittico che difficilmente si poteva immaginare, il più giovane in mezzo alla meglio gioventù che la F1 moderna abbia potuto sfornare.

Confesso il mio peccato e cioè che avrei tanto voluto che tra quei due campioni ci fosse stato LeClerc, al quale tanto deve mancare il podio e che tanto deve penare ancora per poterci risalire. Purtroppo il suo tempo non è ancora giunto e, intanto che aspettiamo che Maranello gli fornisca (speriamo!) un mezzo alla sua altezza, ci godiamo il suo antagonista per eccellenza, che ci auguriamo, in futuro, darà spettacolo lottando corpo a corpo con lui, proprio come sta succedendo ora con Hamilton, cioè Max Verstappen. Ormai i giochi si stanno per concludere, rimangono solamente due GP, durante i quali, sebbene siano pochi, tutto può ancora succedere. L’olandese della Red Bull conserva ancora un esiguo vantaggio, che in un mondiale così tirato possono essere di sicuro non pochi. Ciò che mi è piaciuto del comportamento di Verstappen è stato la sua non arrendevolezza nel motivare  e nell’incitare la sua squadra “nell’inventarsi” qualcosa per cercare di acciuffare l’imprendibile Hamilton. Max il suo dovere lo ha fatto in partenza, prendendosi tutti i rischi del caso; rischi che avrebbe potuto evitarsi se solo fosse stato più accorto nelle qualifiche.

Purtroppo il ragazzo è stato educato a questo comportamento e chissà, forse un giorno, su questo aspetto cambierà, maturerà un’intelligenza agonistica più acuta, nel frattempo il suo modo di correre, di approcciare al weekend, è al “boia chi molla” a qualunque costo! Un errore gratuito quello di non alzare il piede in regime di bandiera gialla e, considerando che tante ne sono successe tra lui ed il campione inglese e considerando che alla fine è sempre stato graziato, era inevitabile (ed aggiungerei giusta) la penalità inflittagli. Penalità che gli poteva costare cara: l’olandese ha fatto una partenza kamikaze, infilandosi in un budello tra due monoposto al fine di agguantare il vertice della gara il prima possibile, eppure questa manovra sarebbe potuta finire anche rovinosamente. Errori di gioventù e di inesperienza? Personalmente, parlando del comportamento dell’alfiere della Red Bull, lo imputo solo ed unicamente al modo in cui egli approccia le gare. Quello stesso modo che gli sta consentendo di giocarsi il titolo, con il pilota più forte degli ultimi tempi. Vedremo chi avrà ragione, se il giovane contendente o uno dei campioni della meglio gioventù che la vecchia guardia abbia sfornato.

Fatto sta che Hamilton, a differenza di quello che dicono i suoi accaniti tifosi, sta disputando la sua migliore stagione di sempre. Non ci sono giri di parole ed è inutile nasconderlo: troppo comodo dire che ha il mezzo superiore, troppo facile affidarsi solamente su questo aspetto stantio. Ciò poteva essere vero fino all’anno scorso. Questo mondiale è all’insegna dell’equilibrio, un equilibrio che non si vedeva da tempo. La differenza: il pacchetto migliore si è sempre alternato e, nel momento della difficoltà, l’inglese ha tirato fuori tutto il suo estro, compensando le mancanze della macchina prima e della sua squadra dopo e soprattutto poiché quest’ultima, sotto pressione, ha toppato clamorosamente. AMG, condotta dal suo team principal, a sua volta ha cercato di rimediare ai suoi errori dando fondo a tutto… azioni politiche incluse. Non che Red Bull sia da meno sia chiaro. Già è notorio che i “bidonisti” inglesi (è cosi che venivano chiamati negli anni ‘70, visto che per aggirare il regolamento sul limite di peso, aggiungevano letteralmente bidoni pieni d’acqua sulla monoposto!) sono dei pessimi perdenti, figuriamoci ora che c’è in ballo qualcosa di più di un “semplice” mondiale; c’è in discussione il potere e quindi chi comanda. Nulla è lasciato al caso, tutto è lecito, quindi ci tocca sentire per bocca di Toto che la Federazione ha atteggiamenti razzisti (!) nei riguardi della casa con la stella a tre punte perché se la prendono sempre con loro, oppure ci tocca vedere il team principal della Red Bull che deve fare “servizi sociali” all’interno della stessa Federazione a causa dei suoi insulti.

Purtroppo il finale di mondiale sta prendendo una piega quasi squallida, dove i litigi fuori pista stanno divenendo importanti tanto quanto l’azione in pista. Nel frattempo che i due galantuomini delle rispettive scuderie si sputtanano a vicenda, il campione inglese ci mette il suo ed inanella due GP uno meglio dell’altro, tenendo vivo il mondiale e le sue speranze iridate. A dirla tutta, considerando il suo trend positivo visto nelle ultime gare, ci sono tutti i presupposti affinché riesca a fissare “quota Hamilton” (leggi otto titoli). Questo dipenderà solo ed esclusivamente da un unico fattore, che non sono le vittorie, bensì gli errori. Max sabato ha commesso una cazzata gratuita che gli poteva costare cara, come detto, invece gli è andata bene. Stessa cosa per l’inglese il quale dovrà fare attenzione a guardarsi bene le spalle dalle insidie che sono dietro l’angolo: domenica la gomma si è bucata a Bottas. Cosa sarebbe successo se fosse capitato a Lewis?

Chi non si è preoccupato di commettere errori ed ha spinto come non gli capitava da tempo è stato lo spagnolo della Alpine: il mai domo Fernando Alonso. Non potevo non concludere che con lui. Fernando, che di certo non è più un ragazzo, è a buon diritto il rappresentante per eccellenza della meglio gioventù della vecchia guardia e non a caso era lì su quel dannato podio. In una F1 come quella di oggi, dove il mezzo conta molto più che in passato, quel terzo posto agguantato dallo spagnolo ha ancora più valore. Fernando costruisce la sua personale vittoria al sabato: infatti la pioggia di sanzioni cadute sulle teste dei suoi colleghi che gli erano avanti in qualifica, gli consentono di salire fino alla seconda fila… il resto è storia. Se il mezzo lo asseconda, Alonso è un animale da gara che difficilmente si piega. Molti sono rimasti sorpresi di cosa quel “ragazzo” ha saputo dare… colpa di questa F1 castra talento. L’augurio è che il nuovo regolamento possa rimescolare le carte e dare la possibilità a piloti, proprio come Alonso, di poter dire la sua. Fernando ci crede e, senza nascondersi, lo mostra attraverso la sua T-shirt “trust the plan”… quel piano in cui la sua attuale squadra ha puntato tanto, se non tutto proprio, per l’anno prossimo. Sarà un 2022 “affollato” pare: AMG e Red Bull di certo non vorranno mollare l’osso, Ferrari ha fatto “all in” su questo nuovo regolamento e di certo vorrà essere della partita l’Alpine, la quale ha dimostrato di voler far sul serio prendendo a bordo il campione del mondo spagnolo. Di certo Fernando si farà trovare pronto e il podio di domenica scorsa è soltanto un avvertimento. L’età? Non conta se c’è motivazione e fame e nessuno ha più fame di uno come Alonso che per troppo tempo (anche per colpa di scelte sbagliate ovvio) ha dovuto ingoiare bocconi amari.

Avreste mai potuto immaginare un podio più iconico di questo? Non mi illudo, difficilmente si ripeterà nei prossimi due GP finali, nel frattempo ce lo godiamo, augurandoci che l’anno prossimo una cosa del genere diventi routine.

Vito Quaranta

 

(immagine in evidenza da Raiplay.it)

BASTIAN CONTRARIO: LO SPOMPATO

Il GP del Brasile di domenica scorsa passerà alla storia per essere stato teatro di uno spettacolo davvero emozionante e, molto probabilmente, è stato uno dei GP carioca più belli di sempre. Gli spunti di riflessione sono molti e sebbene la lotta, senza esclusioni di colpi, da parte dei due contendenti al titolo la fa da padrona, al sottoscritto non è passata inosservata la prestazione della Ferrari e dei suoi due alfieri, soprattutto di LeClerc.

Proprio in concomitanza del suddetto GP, ho avuto modo di leggere illazioni riguardo al fatto che il monegasco della rossa sia stanco di rimanere in Ferrari perché non si cava un ragno da buco e che, quindi, voglia andare via. Insomma, Charles sarebbe stanco, demotivato, praticamente spompato. Inutile dire che non ho dato credito alla presunta veridicità di quanto ho letto, eppure questo mi ha dato l’occasione di poter riparlare della rossa e della sua fase di transizione. Neanche a farlo apposta, ho avuto l’occasione di imbattermi nella classifica dei primi sette piloti, dove naturalmente ci sono i due della Mercedes, della Red Bull, della Ferrari e Lando della Mclaren. Ebbene, accanto ai loro punti conquistati, viene riportato anche il numero di podi raggiunti. Naturalmente piloti come Verstappen ed Hamilton hanno, rispettivamente, qualcosa come quindici e quattordici podi conquistati a testa… è ovvio! Bottas (terzo in classifica) è a quota dieci e seguono Perez e Norris rispettivamente con cinque e quattro podi a testa. Mi rendo conto che possa sembrare noioso questo elenco e confesso che è la prima volta che mi cimento in questo esercizio, solo che se avete la pazienza di leggere fino in fondo, capirete dove voglio arrivare.

Veniamo finalmente alla coppia rossa: Carlos, che è dietro a Charles, ha tre podi, mentre LeClerc, che è sesto in classifica ed ha un ritardo di soli tre punti sul quinto in classifica (cioè Lando Norris), ha conquistato solamente un podio! Capite cosa voglio dire? Il monegasco della Ferrari è nei primi sei di uno dei campionati più combattuti di sempre, con una monoposto che di sicuro non è il massimo della guidabilità e, comunque, non è quella del 2019. Nonostante questo, con un solo podio sta insidiando la quinta posizione all’inglese della Mc Laren che fino a qualche mese fa sembrava irraggiungibile… non male per uno spompato vero? L’atteggiamento del ferrarista vi sembra quello di un pilota che ne ha le palle piene di stare in Ferrari? Charles LeClerc… il pilota più giovane di sempre ad aver firmato il contratto più lungo di sempre con la scuderia più importante di sempre. Charles in questo momento fa di necessità virtù, perché solo questo attualmente può fare. In questa scioccante classifica, mancano i venticinque punti del GP di casa del monegasco: con la vittoria a Montecarlo ora il buon Charles non starebbe a preoccuparsi di Norris, bensi di Perez il quale ha una Red Bull tra le mani. Qualcuno molto attento potrebbe dirmi che anche Norris ha mancato una vittoria… è vero. Solo che il risultato non cambia perché, se dobbiamo metterci a giocare con il gioco dei “se e dei ma”, i podi sarebbero sempre in difetto per il ferrarista e comunque la differenza di punti non cambierebbe.

Indipendentemente da questo esercizio matematico che vi ho costretto a svolgere, il succo del discorso è che il ferrarista, signore e signori che mi leggete, tutto è tranne che spompato… il pilota della rossa è solo incazzato e allo stesso tempo paziente. Il monegasco sa benissimo che la Beneamata è totalmente concentrata sul regolamento che verrà attuato l’anno prossimo. Che Ferrari sarà competitiva da subito, questo solo l’Altissimo lo sa, io so solo che LeClerc è legato alla Ferrari a lungo e di sicuro questo legame non si spezzerà tanto facilmente. Le parole di Binotto, immediatamente la fine del GP, verso il suo pupillo non sono rivolte a chi non ha voglia di lottare. Ovvio un quinto posto di certo non è l’obiettivo del ferrarista (forse lo era di Max, qualche anno fa?) eppure ciò denota che si lotta per la causa e di sicuro non ci si accontenta… guai a farlo! Il tempo del monegasco presto arriverà, resta solo da capire quando. Le attese sono tante, la pressione elevata, guidare per Ferrari non è mai stato facile, ne sanno qualcosa campioni del calibro come Alonso e Vettel ai quali, per un verso e l’altro, gli è andata male.

Le critiche alla Ferrari di Binotto sono ingiuste e il mantra “Ferrari è a cinquanta secondi” è da ottusi e ignoranti. Si guardi Ferrari da che passato ne viene, ci si soffermi dove la rossa era nel 2020 con sessanta cavalli in meno… almeno (oggi dò i numeri!) e, cosa stia facendo ora con una monoposto che deve rispettare un regolamento che ormai è morente. Personalmente parlando, la rossa di Binotto ha compiuto un mezzo miracolo e le sue scelte si sono rivelate azzeccate… a partire dalla coppia di piloti, che di fatto è la più forte e costante del mondiale. Non si potrebbe spiegare altrimenti la prestazione di LeClerc con il “cancello” di macchina che si ritrova a guidare. Spompato? Gli unici spompati sono coloro i quali criticano in maniera gratuita l’operato di Binotto e della sua squadra in queste attuali condizioni. Charles è il “cavallo” giusto su cui puntare, lo ha già dimostrato nel suo primo anno in rosso e lo rifarà non appena la macchina lo permetterà, perciò ben venga questo ulteriore tirocinio che sta seguendo. L’ho già detto in passato, quando si parla di Ferrari rischio di perdere la bussola eppure, fino a prova contraria, Binotto ed i suoi piloti sono nel giusto… quando il 2022 inizierà potremo giudicare. Fino ad allora possiamo e dobbiamo giudicare i fatti di ora e i fatti dicono che uno dei piloti della rossa con un  solo podio all’attivo è a ridosso dei migliori.

Chi di certo non è spompato e non è stato fiaccato dalla pioggia di penalità è di certo Hamilton (credevate che non avrei menzionato la lotta tra i due acerrimi nemici?), il quale tra talento, macchina e soprattutto motore fresco di pacca ha dominato il GP del Brasile, tra sorpassi contro una concorrenza inesistente e contro un avversario più duro dell’acciaio. Indipendentemente da quanto è successo, il campione inglese ha meritato la vittoria, se non altro perché ci ha sempre creduto. Ora per Verstappen si mette male, se caso mai la prestazione monstre di Hamilton vista in Brasile dovesse ripetersi.  Red Bull dovrà presto capire se sostituire la pu al suo capitano, considerando che ha ancora un buon margine sul campione inglese. Una cosa è certa, né Verstappen né soprattutto Hamilton sono fiaccati o comunque spompati da questa lotta, anzi più lottano e più si caricano. Questa è la prerogativa di chi vive per la competizione e, potete starne certi, in questa categoria vi rientra anche LeClerc.

Mancano tre GP al termine ed Hamilton è chiamato a compiere l’impresa che lo renderà immortale. Verstappen questo lo sa e venderà cara la pelle, sarà battaglia fino all’ultimo GP e nel contempo si consumerà il campionato degli altri, con il monegasco della Ferrari che cercherà in tutti i modi di agguantare quel quinto posto nella classifica piloti, che in termini assoluti non vale nulla eppure in termini di morale vale moltissimo, perché mai si dica che Charles LeClerc sia arrivato a fine mondiale spompato.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: TEQUILA E MARIACHI

In Messico si dice “fiesta” quando bisogna fare baldoria e non c’è fiesta senza tequila e mariachi… altrimenti che baldoria è? Il GP messicano è stato un’autentica bolgia, sia sugli spalti, che ormai sono nuovamente gremiti (almeno nelle Americhe), che in pista. Lo strapotere Mercedes sembra, finalmente, volgere al capolinea. Nel contempo, questo coincide con la gioia di tutti noi appassionati che finalmente riusciamo ad assistere a dei GP quanto meno godibili e, di sicuro, non scontati come prima. Resterà sempre il rammarico di questa epopea anglo – tedesca, dove hanno vinto tutto, perché forti certamente e, di sicuro, perché soli. La scelta di spezzare questa monotonia, fosse stata presa prima, ci avrebbe risparmiati ore e ore di noia assoluta e, soprattutto, avremmo avuto la possibilità di apprezzare meglio le doti di Hamilton e non solo le sue.
Hamilton appunto, per il quale di certo non c’è stata né tequila e né mariachi alla fine di questo fiesta messicana. Il campione inglese sta soffrendo dannatamente la presenza dell’olandese, che non arretra di un millimetro e, soprattutto, spiace dirlo, il fatto che da troppo tempo è rimasto lontano da una lotta serrata così come quella che sta affrontando ora. Se Lewis non avesse goduto di tutto questo dominio tecnico che ha sempre avuto a disposizione (che unito al suo talento è stata una vera arma letale), sicuramente non avrebbe vinto così, né tanto meno sarebbe stato accusato di essere stato quasi sempre solo. Questo è il secondo mondiale che si sta giocando fino alla fine e, come ho già ricordato su queste righe, la prima volta non gli è andata tanto bene. Il fatto è che, nel 2016, il titolo comunque rimaneva in famiglia, come si suol dire, mentre ora le cose sono ben diverse. Questa volta si tratta d affrontare avversari estranei alla squadra e nel contempo la ”famiglia” è tutta per lui.
Peccato che nel momento della difficoltà si vede l’uomo ed il campione inglese, in questo suo affannato errare, non ha portato alla famiglia il giusto rispetto. Non credo passeranno inosservate le sue critiche al compagno (reo di non aver chiuso l’olandese in partenza) e la sua squadra (colpevole di non sviluppare la monoposto dal GP inglese). Eppure la combinazione Bottas/AMG ha permesso ad Hamilton di vincere quattro titoli di fila in assoluta tranquillità. Per caso si è dimenticato il soprannome affibbiato al compagno del campione inglese, quando frenava Vettel in quel disgraziato 2018? Veramente Mercedes è così criticabile, dopo che ha fatto valere tutto il suo peso politico in fase regolamentare e dal punto di vista tecnico? Nel 2017 e 2018 se AMG non si fosse data da fare, sfruttando le sue “doti” politiche e tecniche, credo che Hamilton avrebbe avuto molta più difficoltà nel contrastare la Ferrari del duo Arrivabene Vettel (con Binotto dietro le quinte che faceva il vero lavoro… e questa è un’altra storia!). Sebbene ci siano stati errori lungo il percorso, è anche vero che il campione inglese dovrebbe fare muro, quadrato, come si usa dire, e quindi difendere chi lo ha messo in condizione di diventare quello che è attualmente. In questo momento della sua carriera, la debolezza di Lewis è quella di affidarsi troppo all’aiuto esterno della squadra e soprattutto del compagno. Bottas ormai è cotto: sia chiaro, non sto dicendo che è bollito e non serve più a nulla, sto solamente affermando che il finnico ormai è stanco di prestare servizio come cavalier servente, è stanco di vivere all’ombra di una figura ingombrante come quella del pluricampione del mondo inglese. Bottas in partenza non ha fatto nulla, nel senso che non ha stretto l’olandese e di sicuro non ha stretto nemmeno il proprio compagno, semplicemente ha tirato dritto. Piuttosto cosa ci faceva Il finlandese della Mercedes in pole position? Come mai non c’era il legittimo pretendente al titolo? Questa è la domanda… è questo il quesito su cui concentrarsi. Hamilton ha cannato al sabato ed in seguito ha commesso l’errore più grande alla domenica che è stato quello di fare affidamento sul suo compagno.
A differenza dell’olandese il quale, vuoi per fame vuoi per disperazione, si è reso conto che se avesse voluto vincere questo mondiale e strapparlo dalle grinfie dell’acerrimo avversario, si sarebbe dovuto rimboccare le maniche e fare tutto da solo. Perché una cosa è certa, se avesse voluto aspettare l’aiuto di Perez stava fresco! Per inciso, il messicano nonostante il premio da bimbo minchia che la FIA, in concerto con Liberty Media, ci vuole far ingoiare a forza e tutto il tifo di cui ha goduto, comunque non è stato utile alla causa del compagno in quanto non è mai stato un reale problema per Hamilton. Max domenica scorsa ha dimostrato di essere pronto, ha fatto vedere che i tanti anni (Verstappen è in F1 dal 2015… non esattamente ieri) spesi a commettere errori e ad imparare da essi, hanno portato i suoi frutti; non ultimo hanno contribuito ad affinare il suo dannato talento. Incredibile con quanta lucidità, nonostante il suo già consistente vantaggio, abbia rallentato di proposito (circa tre secondi) per impedire a Bottas di agguantare il giro più veloce. Agli occhi di un purista, l’olandese potrebbe apparire come un anti sportivo, eppure non si dimentichi il comportamento di Hamilton nel 2016 ad Abu Dhabi, dove rallentò vistosamente nel finale per far raggiungere Rosberg da tutti gli altri piloti e costringerlo a sbagliare. Questa è una guerra dove nulla è lasciato al caso e nulla viene lasciato per strada all’avversario, perché ogni punto potrà essere determinate. Fatto sta che ora Verstappen ha diciannove punti di vantaggio su Hamilton e con quattro GP all’alba, ora si fa dura per il suo avversario inglese: considerando la costanza dei due contendenti nell’agguantare la prima e la seconda posizione, lasciando le briciole agli altri e, considerando che tra il primo ed il secondo posto ballano sette punti di differenza, Hamilton è costretto a vincere tre GP di seguito per affrontare la penultima gara con solo due punti di vantaggio. Fossi in Lewis inizierei a preoccuparmi: tutto è ancora possibile, tutto può ancora succedere, eppure ora si inizia a parlare di probabilità, le quali pendono tutte dalla parte del giovane della Red Bull. Considerando come quest’ultimo si sta comportando, insieme alla sua squadra che non sbaglia quasi nulla, è altamente improbabile che Hamilton riesca in questa impresa.
Improbabile e di sicuro non impossibile. Di certo Lewis per i prossimi appuntamenti ha bisogno di un gran colpo di fortuna o un mezzo miracolo e questo vuol dire che deve riprovare a replicare ciò che ha fatto in Inghilterra o deve sperare che il motore Honda schianti all’improvviso oppure che l’olandese commetta una boiata delle sue di antica memoria. Fino a prova contraria chi deve spingere e deve rischiare è proprio il campione di Stevenage e, come ho già detto, ora è tutta una questione di probabilità. Una cosa è certa alla luce di quanto stiamo vedendo in questo lungo ed appassionato mondiale e cioè che se Verstappen dovesse vincere si dirà che ha battuto il più grande di sempre di questo periodo storico. Se invece dovesse essere Hamilton a recuperare lo svantaggio che ora lo affligge, di certo laverebbe l’onta delle sue tante vittorie conquistate in solitaria.
Nel frattempo che aspettiamo che la “torcida” brasiliana scaldi i nostri cuori, ci godiamo l’attimo e Verstappen fa altrettanto perché questo è il suo momento, solo che, conoscendolo, di certo non si distrarrà troppo perché il suo obiettivo non è il singolo GP bensì il mondiale… altrimenti niente tequila, niente mariachi, niente fiesta.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL CAPPIO SI STRINGE

Prima della partenza del GP americano svoltosi domenica scorsa, annunciavo su Twitter che alla prima curva si sarebbe deciso il titolo del mio Bastian Contrario di questa settimana. Evidentemente sono stato troppo ottimista, in quanto i due acerrimi nemici (sportivamente parlando, si capisce) alla prima curva nemmeno ci sono arrivati per farmi prendere questa decisione. Nello specifico, devo ringraziare l’osannato (ormai le masse sono cotte per l’olandese volante) Verstappen per quanto accorso in partenza e, dunque, per il titolo di questo articolo.

Chi legge e non ha visto il GP potrebbe credere che ci sia stato un incidente, quando invece i due piloti, in termini di contatti, sono stati pulitissimi (il che conoscendoli è veramente incredibile). Nessun contatto per fortuna (nostra), solo che ora il cappio inizia a stringersi e spazio per respirare inizia ad essercene davvero poco. Cos’ha combinato il buon Max in partenza? Ha impostato la sua partenza non sull’uscire dalla prima curva primo, conservando così la pole conquistata al sabato, bensì si è concentrato esclusivamente sul chiudere il suo avversario, stringendolo a bordo pista così come si stringe il cappio per un condannato a morte. Stranamente, e per sfortuna di Verstappen, il campione del mondo azzecca la partenza in maniera perentoria e tira dritto per la sua strada. Al paese mio, eseguire una buona partenza significa uscire dalla prima curva quanto meno avendo conservato la posizione di partenza e, in alternativa, se si imposta la suddetta partenza sul chiudere l’avversario, ci si aspetta che questo venga chiuso per davvero e che magari perda anche posizioni. Ebbene al buon Max non è riuscito nulla di tutto questo, sbagliando clamorosamente e mandando a ramengo tutto quello che ha fatto al sabato.

Il risvolto psicologico di questo laccio che si stringe è sintomatico (lo so oggi vado sul tecnico!) di un’ansia da prestazione e di una voglia di concludere che francamente stride con il comportamento in pista dell’olandese. Parliamoci chiaro: davvero Max crede che potrà comportarsi così la prossima volta ( 7 novembre prossimo in Messico) in partenza? Hamilton ha troppa esperienza e troppo “mestiere” per permettere che questo riaccada. Si ricordi, non tanto Monza quanto quello successo in UK, dove il campione del mondo, vuoi per bravura vuoi per fortuna, ne uscì incolume (spedendo in ospedale l’olandese) rimediando un più venticinque molto pesante. Hamilton da poco ha lanciato la carica su Twitter dicendo a gran voce che “non è finita un cazzo!” e ciò mi fa pensare che in Messico, se il ragazzino riproverà a fare lo scherzetto della chiusura del cappio, probabilmente gli andrà male. Certo, attualmente chi ha più da perdere è il campione del mondo considerando la classifica mondiale piloti: allo stato attuale Hamilton per riprendersi la testa della classifica deve vincere tre GP di fila se Verstappen è sempre secondo. In un mondiale, dove non c’è concorrenza se non quella marginale dei rispettivi compagni, lo scenario è presto concretizzato o nella vittoria dell’uno o dell’altro o con l’abbandono di uno dei due… ed in questo caso il mondiale prenderebbe tutt’altra piega. Come ho sempre detto su queste righe, l’esperienza è dalla parte del campione del mondo e la battaglia da asilo nido, che abbiamo visto nelle FP2 con tanto di dito medio di Verstappen, è servita solo ad innervosire quest’ultimo evidentemente. Il ragazzino, nonostante il “fottuto idiota” detto per radio, se l’è legato al dito l’episodio e scommetto che anche se gli hanno “fatto la scuola”, come si usa dire dalle mie parti, se n’è fregato altamente di tutte le parole dantesche “non ti curar di lui… ma guarda e passa” che gli sono state dette e allo spegnimento dei semafori, invece di andare dritto, è andato obliquo, perdendo capra e cavoli. Solo il suo muretto ha evitato che il cappio si stringesse attorno al suo di collo, seguendo alla lettera il manuale del perfetto “muretto di ghiaccio” e piazzando gli undercut decisivi nei momenti decisivi.

Max pagasse da bere a tutta la squadra per il risultato ottenuto, perché solo grazie alla loro freddezza decisionale ha avuto la possibilità di brindare sul gradino più alto, risultando così più alto di Shaquille O’Nealle. Mercedes ormai è sputtanata e, se il suo pupillo non vincerà questo mondiale, presto lo sarà anche lui: al sottoscritto spiace essere così duro, anche perché i tifosi “del nero” sono di notoria reputazione sensibile e suscettibile, solo che è innegabile che se Hamilton ha fatto incetta di record per tutto il globo è perché è sempre stato solo. Due sono i mondiali in cu ha dovuto lottare veramente da quando è nata la (maledetta) era turbo ibrida; il 2016 e il corrente anno. Nel primo caso bene non è andata e se non erro nel 2026 dovrebbe uscire anche il libro con le sue memorie (così disse Lewis immediatamente dopo aver tagliato il traguardo di Abu Dhabi: “fra dieci anni scriverò un libro”). Quest’anno cosa accadrà? I presupposti perché si ripeta il 2016 ci sono tutti… manca solo la rottura del propulsore all’uno o all’altro. Mi pare evidente che allo stato attuale uno zero in casella da parte di uno dei due decreterebbe la fine del mondiale: uno zero per Hamilton sarebbe il chiodo della bara, uno zero per Verstappen sarebbe l’inizio di un incubo. Non male come presupposti. Che peccato che Ferrari non sia della partita. Eppure anche con la rossa il laccio si sta stringendo sempre di più: i piloti sono contenti del comportamento della vettura, soprattutto da parte del propulsore. Addirittura il gap motoristico con McLaren è stato azzerato e solo l’efficienza aerodinamica della monoposto color papaya al momento porta gli inglesi in leggero vantaggio. I soliti detrattori preferiscono focalizzarsi sul distacco rimediato, eppure si seguita a non volersi rendere conto che tutto questo lavoro non era scontato e soprattutto è rivolto all’anno che verrà. La parte turbo ibrida montata dalla rossa quest’anno è la base per la monoposto del 2022 e francamente il lavoro che stanno facendo a Maranello lascia ben sperare. Le aspettative crescono ed il cappio intorno al collo di Binotto inizia ad essere sempre più corto… resta da vedere se alla fine torcerà il suo di collo o quello dei suoi (purtroppo) tanti detrattori, orfani del tedesco che rimedia magre figure contro il “suo datore di lavoro”.  La via della salvezza passa attraverso un progetto ben riuscito dall’inizio (del nuovo mondiale) e da due giovani piloti che hanno voglia di vincere su tutti: Le Clerc è sempre più concreto ed è migliorato in maniera impressionante sulla gestione delle gomme. Del resto non dimentichiamo da quanto tempo è in F1 e di fatto non sta facendo altro che completare il suo apprendistato, proprio come Max (ve lo ricordate quando andava a sbattere e veniva deriso?). Carlos, è cresciuto in maniera esponenziale: dopo un inizio timido, oserei dire ampolloso, è arrivato al punto di superare in classifica il compagno (Vettel in due anni non c’è mai riuscito… così, per dire!), anche se per poco. Al che mi viene da chiedermi che cosa mai potranno fare questi due ragazzi con una monoposto competitiva. Le speranzee sono tante e l’attesa è lunga perché siamo ancora ad ottobre ed il mondiale 2022 inizierà solamente a Marzo, quindi per stringere cappi a Maranello c’è tempo. Per fortuna ci sono Hamilton e Verstappen a tenerci svegli: ogni GP sarà decisivo e qualunque scelta da parte dei piloti, e soprattutto dei loro rispettivi muretti, sarà fatale. Ultimamente Mercedes ha mostrato che il suo muro ha delle crepe. Sotto pressione tutto si amplifica e necessariamente bisogna rischiare… persino il collo con attorno un cappio che si stringe.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL SECONDO PILOTA E’ IL SECONDO VINCENTE

Il padre fondatore della beneamata Scuderia amava sempre dire che “il secondo è il primo dei perdenti”. Il grande vecchio, senza usare alcun tipo di perifrasi, diceva le cose così come stavano: per quanto ci si sforzi in sofismi, del tipo “l’importante è partecipare”, Enzo Ferrari sapeva benissimo che contava solo una cosa per essere ricordati… vincere! Eppure i grandi campioni, attuali e del recente passato, senza i loro secondi non potrebbero raccogliere la gloria che hanno avuto e che hanno. Siamo sicuri che il secondo pilota designato sia il primo dei perdenti? Se la guardassimo da un’altra prospettiva in base a quello che fanno, forse potremmo anche arrivare a considerare i secondi piloti come i secondi vincenti.
Tra domenica e lunedì una ridda di commenti si sono levati nei riguardi delle seconde guide della Red Bull e, soprattutto, della Mercedes. Sono stati fatti anche scomodi paragoni con il passato, mettendo in campo Barrichello per giustificare l’una o l’altra azione da parte delle squadre che si stanno contendendo il titolo. Sia Red Bull che Mercedes hanno un bisogno disperato delle loro seconde guide, perché in un mondiale così serrato che (finalmente!) non vedevamo da tempo, ogni dettaglio fa la differenza…sebbene in passato io abbia già scritto che non saranno tanto le vittorie a determinare l’esito quanto gli errori commessi. In questo ambito rientrano a buon diritto appunto anche le seconde guide. Domenica scorsa abbiamo avuto l’esempio eclatante di quello che possono o non possono fare.
Si prenda ad esempio Perez, innanzitutto: miracolato a fine 2020 dopo che la Racing Point (Aston Martin a partire da quest’anno) gli ha dato il ben servito nonostante l’ottima stagione svolta, si ritrova alla corte dell’entourage di Verstappen. In RB da quando c’è l’olandese funziona così, ormai è chiaro, e di come il compagno di Max finisce ne abbiamo diversi esempi. Ricciardo se n’è scappato perché aveva capito che non gli avrebbero mai dato spazio, Gasly per poco non gli facevano partire il cervello (si guardi cosa sta facendo in Toro Rosso ora), mentre Albon è stato letteralmente annichilito; anche per ovvi limiti dello stesso pilota. Ora tocca al messicano ingollare l’asperrima pugna, come si suol dire, e questa si sta dimostrando più indigesta di quanto previsto. Dopo la vittoria a Baku, Red Bull credeva di avere “l’anti Bottas” al fine di poter marginalmente arginare la furia di Hamilton nell’inseguimento mondiale. Tanto che è persino arrivato il rinnovo. Perez, purtroppo, sta alternando gare modeste a prestazioni imbarazzanti e, soprattutto, cosa che è peggio, non sta aiutando il suo compagno. Questo è il prezzo da pagare quando si punta esclusivamente su un unico pilota. Verstappen è indiscutibilmente un talento e merita di vincere almeno un mondiale, eppure la condotta Red Bull, non solo ha già dimostrato in passato di bruciare ottime seconde guide (Ricciardo lo escludo da questa definizione); ora addirittura si ritrova nel momento clou della stagione praticamente con un solo pilota; di fatto riducendo Perez come il primo dei perdenti. Verstappen deve sapere che non può permettersi errori, che non può che contare solo sulle sue forze e su quelle del suo team, perché il suo compagno, salvo miracoli domenicali, non porterà mai quel contributo che da lui ci si attende. Certo, questo è il primo anno per il messicano della Red Bull, eppure le occasioni della vita a volte vanno colte anche al volo.
Chi ha saputo cogliere l’occasione, invece, è stato Bottas che, con il suo rendimento e continuo contributo alla causa teutonica, si è guadagnato la fiducia di AMG per cinque lunghi anni. Proprio in questi giorni è stato reso noto che il finlandese lascerà la stella a tre punta per Alfa Romeo. Nel frattempo il buon Valtteri continuerà a fare il suo dovere non senza qualche polemica. Mi riferisco al fatto che il compagno di Hamilton è reo di aver conquistato il giro veloce alla fine del GP (con gomme nuove rispetto a tutti gli altri e con la macchina che ha a disposizione, anche andando piano lo avrebbe ottenuto!) mettendo quindi in condizione l’inglese di “prendersi un rischio” per riconquistare quel singolo punto, che nella somma totale alla fine potrebbe fare la differenza. Bottas è sempre stato difeso dai tifosi di Lewis, fino a quando faceva il suo dovere (e dall’altra parte della barricata deriso) e criticato, se necessario, se “tirava la testa fuori dal sacco”. Strane persone i tifosi dell’epta campione del mondo: rispetto agli isterismi di massa, che appartengono agli oltranzisti che tengono per Seb, questi trasudano aplomb e savoir faire a seconda di come ne conviene la virtù… degli interessi dell’inglese si capisce! Domenica scorsa abbiamo visto cosa significa avere, per una squadra che si sta giocando il titolo, specialmente un secondo pilota affidabile e fidato. AMG che, messa sotto pressione dal ritmo infernale di Verstappen, sbaglia in maniera eclatante e, per sopperire alle sue mancanze strategiche, si inventa ogni tipo di alchimia gestionale di pista, utilizzando Bottas come fosse una provetta per i propri esperimenti. A nulla sono valse le cervellotiche strategie del muretto teutonico, a nulla è valso lo sforzo di Valtteri a battersi per la causa. Eppure è proprio questo che fa di Bottas, come secondo, il secondo dei vincenti. Considerando la sua tenuta e condotta, indipendentemente dal vero vincitore del GP, finché servirà questa AMG, rispetto al suo collega messicano, sarà sempre il secondo vincente.
Ho trovato davvero incredibili e, soprattutto, ingiuste le critiche mosse nei suoi riguardi. Con l’annuncio di George Russell come futuro compagno di Hamilton che prende il posto del “cavalier servente” finlandese, a mio giudizio la pacchia è finita sia per il campione del mondo che per i suoi tifosi. Tutti rimpiangeranno il buon Bottas, comprese e soprattutto le sue intemperanze (leggi giro veloce non autorizzato), perché di fatto saranno nulla rispetto a quello che il giovane inglese della Williams dovrà necessariamente fare. Già si parla di coppia migliore del mondiale 2022. Queste parole le ho lette anche all’indomani dell’annuncio di Perez in Red Bull: il mondo (social soprattutto), era già sicuro di avere “tra le mani” una coppia dei sogni che avrebbe fatto incetta di punti e di gare, dimenticando il team McLaren e soprattutto quello Ferrari, ove il sottoscritto già in tempi non sospetti disse di aspettare la Spagna per giudicare e capire realmente quale squadra avesse veramente la coppia migliore (ho sempre creduto nella scelta di Binotto ed il tempo gli ha dato ragione).
La vera coppia migliore non è quella costituita da due piloti super talentuosi (poi ci sono le eccezioni tipo Senna Prost… e questa è un’altra storia!), bensì da quella che fa lavorare tutta la squadra ed allo stato attuale, tra i top team, AMG batte Red Bull di misura su questo terreno e chissà che non sia proprio questo elemento a decretare l’esito finale della sfida. Indipendentemente da ciò, Bottas come compagno ha indubbiamente lasciato il segno e checché se ne voglia dire, negli ultimi anni come “secondo” è il pilota che tutti vorrebbero o comunque su cui si può fare affidamento ed è per questo che rispetto a Perez, il finlandese è di buon diritto il secondo vincente.

Vito Quaranta