Vettel e Hamilton da cineteca a Silverstone

Il mondiale 2018 è destinato ad essere ricordato a lungo per il grande equilibrio ma anche per gli episodi che riportano alla memoria antiche diatribe fra eroi di un’altra epoca.

E lo spettacolo c’è quando la diatriba avviene in una Silverstone rovente, per le temperature e per il calore dei tifosi verso l’eroe di casa, Lewis Hamilton, capace il sabato di piazzare la sua Mercedes in pole con un giro monstre, distaccando di un nulla le due Ferrari, e di ben 3 decimi il compagno Bottas.

Avere Vettel nella fila dietro è un discorso, averlo di fianco è un altro. E Hamilton lo capisce subito, perchè il tedesco parte a razzo e si invola, mentre lui parte malissimo, si fa superare dal compagno Bottas, e, qualche curva dopo, si ritrova Raikkonen all’interno. Tenta di resistergli ma il finlandese sbaglia la frenata e lo sperona mandandolo in testacoda. Un episodio che farà lungamente discutere, sulla cui dinamica (e intenzionalità) possono esserci molte visioni che qui non approfondiremo. Perchè vale su tutti il giudizio della direzione gara, che appioppa al finlandese 10 secondi di penalità, il doppio di quelli attribuiti a Vettel in Francia per analoga manovra su Bottas, e molti di più degli zero che abbiamo visto attribuiti ai vari Bottas e Verstappen per episodi simili passati (ma, sia ben chiaro, oggi non è stata commessa alcuna ingiustizia, la penalità ci stava).

E così Vettel e Bottas se ne vanno indisturbati davanti alle due Red Bull e a Raikkonen, che ha perso solo una posizione nel contatto con Hamilton, mentre quest’ultimo riparte dal fondo, senza danni alla macchina, e si produce in una rimonta furibonda che lo riporta, in pochi giri, a ridosso dei primi 5.

Il primo pit-stop non cambia la classifica, a parte l’ovvia perdita di posizioni di Raikkonen per avere scontato la penalità. Hamilton è l’ultimo a cambiare, ed esce in sesta posizione. Le gomme medie non sembrano rendere bene, sulla Ferrari, come le soft, e Bottas recupera così su Vettel fino ad arrivare a 2 secondi dal tedesco.

Ma a 18 giri dalla fine Ericsson si dimentica di disattivare il DRS in approccio alla velocissima Copse, e concede il bis del brutto incidente di Grosjean al venerdì, avvenuto per lo stesso motivo. L’uscita della Safety Car è inevitabile, ma la strategia dei primi è diversa: le due Mercedes non cambiano gomme, le Ferrari e le Red Bull sì, e così Vettel si ritrova a sandwich fra Bottas ed Hamilton, con gomme di 10 giri più nuove.

Alla ripartenza Verstappen e Raikkonen regalano emozioni, con sorpassi e controsorpassi nella zona del vecchio start, ma subito dopo Sainz pensa bene di chiudere la Copse con Grosjean all’interno. Quest’ultimo non ci pensa neanche lontanamente ad alleggerire e lo scontro è inevitabile, con entrambe le auto spedite nella ghiaia ad alta velocità e la conseguente inevitabile ulteriore uscita della Safety Car.

Gli ultimi giri sono letteralmente da cineteca, con le due Ferrari a dare la caccia alle due Mercedes, a cercare di sfruttare il vantaggio di gomme più nuove e più morbide. Per qualche giro sembra di assistere ad una gara di MotoGp, con 4 macchine in un fazzoletto. Bottas resiste strenuamente ma deve capitolare ad un gran sorpasso di Vettel, che si invola indisturbato verso la bandiera a scacchi. Qualche giro dopo anche Hamilton lo passa, e riesce poi a difendere la seconda posizione dagli attacchi di Raikkonen, che impiega qualche giro di troppo a sbarazzarsi di Bottas. Nel frattempo Verstappen è costretto al ritiro, e Ricciardo chiude una gara difficile con un’anonima quinta posizione.

Dietro i primi, dopo il solito abisso, una Renault ritornata decente con Hulkenberg, il solito consistente Ocon, poi Alonso, Magnussen e Gasly.  Fuori dai punti Perez e Vandoorne, e le due inguardabili Williams, non doppiate solo grazie alle Safety Car.

Menzione speciale per Leclerc, tranquillamente a punti fino al pit-stop, e costretto al ritiro da un problema alla trasmissione.

Ora si va in Germania, l’altra casa della Mercedes, ma anche casa di Vettel. Qualche anno fa la guida del circuito di Hockenheim ci raccontava che la Mercedes e Rosberg non riuscivano a scaldare i cuori dei tedeschi come riuscivano a fare Schumi e la Ferrari. C’è da giurare che questo Sebastian, su questa Ferrari, siano in grado di farlo.

P.S. Vettel oggi ha vinto nonostante un problema al collo accusato ieri. Ha fatto di tutto per nasconderlo, bisogna sottolinearlo perchè non tutti i campioni, del presente e del passato, sono ed erano così attenti a non crearsi alibi. 

P.S. 2: Hamilton, interpellato sul podio da Brundle dopo avere mancato l’intervista in pista, ha parlato di “stratagemmi interessanti da parte degli altri”. Lascio al lettore qualsiasi considerazione in merito alla frase, faccio solo osservare che in F1 chi è senza peccato può scagliare la prima pietra in qualsiasi momento, ma normalmente di feriti per sassi vaganti non se ne vedono.

 

2018 F1 British GP: An Introduction.

Silverstone. E non stiamo parlando di un nuovo e più attuale soprannome per la W09, che vada a sostituire silver arrow visti i recenti exploit in terra austriaca, bensì della prossima tappa del circus, a conclusione di 15 giorni nei quali si sono concentrati ben 3 GP. Scelta sicuramente rivedibile ma che ha provato, come se ce ne fosse necessità, che il numero di gare annuali ha raggiunto il limite massimo, un esperimento che, con un po’ di fortuna, non rivedremo per almeno 4 anni, sempre che la F1 resista tutto questo tempo.

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Gara di casa per più di metà schieramento, dato che almeno 6 team hanno sede dietro l’angolo, alcuni letteralmente, per esempio Brackley si trova a circa 10 km dal circuito stesso; coincidentalmente la stessa distanza che una vettura argentea riesce a percorrere prima di avere un problema fatale. Una situazione ideale per meccanici ed ingegneri, che possono arrivare alla pista direttamente da casa loro, sempre che un tir non si metta di traverso sulla stretta b-road di collegamento, come casualmente succederà al  chief strategist del team anglo-tedesco.

THE MUTTON GRAND PRIX

Il particolare layout del circuito è dettato dalle sue origini, simili a molti altri in UK, ovvero una ex-base RAF della Seconda Guerra Mondiale; pare che la prima gara, organizzata alla buona come costume da queste parti, sia stata caratterizzata dalla prematura dipartita di un montone trovatosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una valida metafora per il fu Team Principal McLaren.
Da un punto di vista tecnico, possiamo sicuramente parlare di una pista che richiede un buon misto di trazione ed efficienza aerodinamica. Anche qui, come in Austria, qualcuno ha avuto la brillante idea di aggiungere una zona DRS, stavolta pure in curva.  Difficile prevederne un eventuale uso, ma evidentemente LM ci tiene a vedere qualche macchina perdere il retrotreno a 300 km/h, che fa tanto IndyCar e piace agli americani.

Si giunge al decimo appuntamento annuale con una suddivisione perfettamente equa delle vittorie tra i tre team di punta, giacché la RB è un po’ come il proverbiale calabrone: secondo le leggi della fisica il suo motore non le permetterebbe di vincere, ma lei è ignorante e vince lo stesso. Tra i primi sei piloti, invece, la situazione presenta una maggiorenne sperequazione: hanno vinto tutti tranne i finlandesi, così per dire. Tutto questo si traduce in una classifica piloti relativamente corta, ma rimane comunque difficile immaginare un WDC 2018 che non sia uno dei due pluridecorati. A tal proposito, si delinea sempre più uno scenario in cui la variabile piu importante per la classifica di fine anno, e per distacco, sarà  l’affidabilita delle vetture (come ampiamente previsto a fine anno). Rimane da segnalare che l’andamento apparentemente schizofrenico dei rapporti di forza tra Ferrari e MB dovrebbe essere riconducibile, principalmente, all’asincronia dei relativi aggiornamenti.

IL SOLITO, INUTILE, PRONOSTICO

Qualifiche che saranno sicuramente importanti ma non necessariamente fondamentali, dato che qualche remota possibilità di sorpasso/differente strategia esiste, differentemente da altri circuiti. Ad ogni modo, mi sento quasi di poter annunciare che vincerà un pilota europeo.

IERI HA CORSO DUE VOLTE LA MOTO3???

Scusate l’enorme ritardo, ma ieri ho avuto solo il tempo di pranzare vedendo la motogp e son ricasato tardissimo…tuttavia, meglio tardi che mai. (arrampicata sugli specchi modalità attivata!)

Io della gara di ieri posso solo dire S T R E P I T O S A ! ! ! Una delle gare più belle di sempre, una gara che non si vedeva da una vita in Motogp, con 7/8 piloti a giocarsi i posti del podio e con almeno 5 di essi possibili vincitori.

Ieri non è mancato nulla di nulla, dalle staccate cattive, le rimonte da dietro, le carenate, i sorpassi in punti impossibili, i tentativi di fuga, le divagazioni fuori pista, pareva quasi come se fosse l’ultima corsa della vita di ogni uno di quei piloti.

Citare tutto ciò che è successo è praticamente impossibile, dovrei scrivere un romanzo di seicento pagine, ma il vedere come Marquez entrava a tutti nella prima S, era sesso puro, tanto che Rins ha deciso di imitarlo, con annessa carenata e lo Spagnolo quasi che finisce per prati.

Vedere Rossi e Lorenzo prendersi dentro a 240 km/h, invece è stato da brivido lungo la schiena, come il saltare in piedi per i sorpassi di Vinales sulle curve veloci prima dell’ultima staccata. Ultima staccata, quel punto dove non si sa come, Vinales stacca su Dovi, ma uscire daventi è l’Italiano! Epico.

Ma poi come non restare increduli a tre moto appaiate sul rettifilo opposto, che arrivano alla staccata assieme nella gara a chi stacca dopo, che fa a pari con il “Stacco dopo io, no io!” di Rossi e Dovi, finendo per andare larghi entrambi, perdendo la speranza di fare podio.

Ieri poi persino Jorge si è messo a fare dei gran bei duelli corpo a corpo con Marquez, Dovi e gli altri, tranne poi finire dietro nel finale di gara, non avendo il ritmo per lo step ulteriore che ha fatto il 93 e un pelo meno gli altri (che forse abbiano cambiato tutti serbatoio? 😀 )

Lo Spagnolo ha quasi ucciso definitivamente il campionato e forse questo non aver nulla da perdere da parte di tutti, ha reso possibile una corsa simile e possiamo solo alzarci in piedi ad applaudire ognuno di questi centauri.

Grazie MARC, Grazie Alex, Grazie MAVERIK, Grazie ANDREA, Grazie Vale, Grazie Cal e Grazie Jorge!

La moto2 ha rivisto il dominio di Bagnaia, mentre la moto3 ha visto il trionfo di Martin, riportando i favoriti per il titolo nei posti del podio più alti.

Saluti

Davide_QV

Verstappen strepitoso nel disastro Mercedes, la Ferrari ne approfitta a metà

C’è chi spreca poco alla volta. E chi spreca in modo equivalente ma lo fa tutto in una volta. E qualcun altro approfitta. Questo è ciò che è successo oggi sul circuito di proprietà della Red Bull, dove Max Verstappen ha colto una vittoria che ieri sembrava totalmente fuori dalla sua portata.

Perchè al sabato le qualifiche erano state dominate dalla Mercedes, che aveva messo a frutto il pacchetto di aggiornamenti che Hamilton voleva spaventasse a morte gli avversari. Le due Ferrari subito dietro, con Vettel a 3 decimi dalla pole. 3 decimi su un circuito dove per fare un giro si impiega poco più di un minuto sono un’eternità. E a peggiorare le cose un Seb distratto che, terminato il suo giro, non si fa da parte per far passare Sainz. Sanzione di 3 posizioni inevitabile, e week-end in salita per lui. Così come per le Red Bull, apparse molto in difficoltà a tenere il passo.

Partenza con spunto micidiale di Raikkonen che si infila fra le due Mercedes, le quali però gestiscono la situazione in maniera magistrale, attendendo l’errore di Kimi, anzi, i due errori nelle prime due curve, che non gli consentono di attaccare Hamilton, andato in testa ma, anzi, gli fanno perdere pure la posizione su Bottas. E in queste prime due curve c’è una parte della differenza fra Mercedes e Ferrari.

Vettel perde due posizione al via grazie ad una strenua resistenza di Grosjean in curva 1, ma le recupera velocemente, mentre davanti le due Mercedes se ne vanno indisturbate, con Verstappen in terza posizione dopo avere dato la proverbiale ruotata alla macchina rossa, quella di Kimi in questo caso.

Indisturbate, si diceva, ma fino ad un certo punto, perchè al giro 16 il cambio abbandona Bottas, mettendo fine alla sua gara, e attivando la solita VSC rovina-strategie, che dà l’opportunità a Ferrari e Red Bull di montare le gomme soft, le più dure della gamma a disposizione. Ma, anche, le più soggette al famigerato blistering. La Mercedes non ne approfitta, ma si tratta di un errore che viene ammesso via radio poco dopo, quando l’ingegnere chiede a Lewis di guadagnare 8 secondi. Le gomme però sono finite e dopo qualche giro l’inglese rientra per montare le soft, uscendo fra le due Ferrari. A questo punto ha pneumatici con 10 giri in meno rispetto ai diretti avversari.

Ma gli serviranno a poco, perchè il vento ormai è cambiato, e quella che poteva essere una parata Mercedes potenzialmente in grado di imprimere la svolta al mondiale, si trasforma, per i tedeschi, in un incubo. Non solo Hamilton non riesce a recuperare su Raikkonen, ma deve subire un bellissimo sorpasso da Vettel, poco dopo che Kimi aveva fatto lo stesso su Ricciardo, in grandissima crisi con le gomme posteriori, al punto da rientrare ai box immediatamente dopo avere perso la posizione.

E alla stessa operazione è costretto Lewis a 18 giri dalla fine, anche lui vittima di un pesante blistering alle gomme posteriori. Esce subito dietro Ricciardo, che viene però subito abbandonato dal motore Renault.

In testa alla gara, Verstappen procede indisturbato, con tempi costanti e gomme con solo leggeri segni di blistering. Dietro di lui le due Ferrari non sembrano spingere più di tanto per raggiungerlo. Poi a 10 giri dalla bandiera a scacchi arriva la definitiva mazzata sulle aspirazioni di Hamilton di portare a casa almeno qualche punto buono per il mondiale. Un guasto ferma anche la seconda Mercedes, e gli ultimi giri vivono tutti nel tentativo dei ferraristi di recuperare su Max, il quale però gestisce perfettamente le sue gomme e vince senza mai essere impensierito. Dietro di lui Raikkonen, sul quale la Ferrari non ha il coraggio (giustamente) di replicare l’odioso ordine di Zeltweg 2002. Terzo Vettel, che riguadagna la testa del mondiale piloti, così come la Ferrari riguadagna la testa di quello costruttori.

Altri due motori Ferrari seguono in classifica, con un grande Romain Grosjean davanti al compagno Magnussen, pur se staccati di un giro intero dai primi. Per trovare i primi motori Mercedes bisogna arrivare al sesto e settimo posto, con le due Force India di Ocon e Perez, poi Alonso ,bravo a recuperare dopo essere partito dai box, e a chiudere la zona punti altri due motori Ferrari, con le Sauber di Leclerc ed Ericsson.

Gara da dimenticare per Toro Rosso (anche se Gasly era nei punti fino a pochi giri dalla fine), Renault e Williams (e non è ovviamente una novità).

Il gran premio di oggi lascia aperti un po’ di dubbi, e probabilmente nessuno, a parte Verstappen, può dirsi veramente soddisfatto dal suo esito. Ovviamente non è soddisfatta la Mercedes, con un doppio zero storico, ma anche la Ferrari può chiedersi (e Seb in conferenza stampa lo ha fatto) cosa sarebbe successo senza la distrazione di ieri, che ha portato ad una sanzione sulla quale c’è poco da discutere. Il che allunga la lista delle situazioni in cui “si poteva fare meglio”. Quest’anno nei week-end senza macchia la Ferrari ha sempre vinto, negli altri no, lasciando già molti punti per strada.

Fra una sola settimana c’è Silverstone, dove ritorneranno le famigerate gomme anti-blistering dal battistrada ribassato di ben 0.4 mm. Senza di esse, oggi il blistering ha afflitto tutti tranne le Ferrari, è bene farlo notare ma è anche bene ricordare che da Maranello hanno già fatto sapere più volte di non ritenere di essere svantaggiati dalla diversa costruzione, e questo dovrebbe porre fine a qualsiasi polemica. Ma, soprattutto, si dovrà vedere quale impatto avranno per la Mercedes i ritiri di oggi in termini di penalità. Ci potrebbero essere occasioni da cogliere per i ferraristi, vedremo se sapranno approfittarne completamente con un week-end perfetto in casa dei diretti avversari.