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TEST F1 2022- BARCELLONA

La scelta di non trasmettere immagini ufficiali delle prime giornate di prove della “nuova F1” è a dir poco discutibile.

Il Dio denaro comanda sempre, anche di fronte alla volontà (presunta e dichiarata) di volere avvicinare nuovi appassionati a questo sport. Certe scelte lasciano davvero l’amaro in bocca, ma questo è.

Il Bring ha deciso di lasciare uno spazio aperto per chi volesse commentare quanto sta accadendo al Montmelò, ben consapevoli che i risultati pubblicati a fine giornata lasceranno sempre molto all’immaginazione e poco alla realtà che andremo a vivere con il primo Gp 2022.

Buon divertimento

BASTIAN CONTRARIO: L’IMPONDERABILE

Alla fine è successo quello che non ti aspetti… l’imponderabile. Parto in quarta nel mio Bastian contrario del GP di Abu Dhabi e non potrebbe essere altrimenti. Per imponderabile, mi riferisco all’incidente di Latifi (che andava a sbattere, quello nemmeno era quotato alla SNAI!), che ha catalizzato l’esito finale del GP (questo si che era imponderabile!). Ci ritorneremo dopo. Ciò che non era imponderabile, anzi, era ampiamente prevedibile, è stato il comportamento della Federazione nella persona del direttore Michael Masi.

Del resto ne avevo parlato proprio su queste righe la settimana scorsa, ponendo il quesito: “cosa succederà tra una settimana, alla luce di come si è appena comportata la direzione gara (GP di Jeddah), visto che nel prossimo appuntamento si deciderà chi sarà campione del mondo?”. Detto fatto. La cara “mamma FIA” si è strozzata con le sue stesse regole e a farne le spese è stata proprio la Mercedes di Toto Wolf, che con quelle regole ci ha sempre banchettato. Voglio essere sincero, che Lewis abbia perso il mondiale in quel modo dispiace. Entrambi i piloti meritavano di vincere, eppure, di vincitore ce ne può essere soltanto uno, proprio come in Highlander o nella tradizione di Hokuto. Masi (e quindi la Federazione) non era all’altezza una settimana fa e, di certo, non lo poteva essere domenica scorsa. Il “nostro” direttore, secondo me, stava già andando ad accendere un cero alla Madonna per avergli regalato un Hamilton imprendibile, di modo che se ne sarebbe potuto uscire pulito come si suol dire. Eppure il nostro, aveva già dato segnali di dissociazione proprio al primo contatto, dove Hamilton il fuori pista se l’era preso tutto. Chi vi scrive è per Il “liberi tutti”, solo che se ti appelli alle regole le devi applicare. Invece, le suddette vengono seguite in maniera confusa e, appunto, il destino poi ti presenta il conto e sullo scontrino c’è scritto imponderabile (leggi Latifi). Dopo? Dopo il dramma viene consumato in quei pochi giri dietro la safety car, dove il maldestro Masi, oltre a dimostrare la sua mancanza di carisma, cede alle pressioni Red Bull. Già la settimana scorsa ho detto (e sono stato attaccato per questo) che c’è una guerra di potere tra le due scuderie ed il fatto che la Federazione si comporti a quel modo mi fa capire che AMG, politicamente, non è più quella di prima.

Forse era arrivato il momento di cambiare, prima o poi questo doveva succedere, fatto sta che il teatro andato in onda in mondo visione è stato patetico. Horner e Toto che facevano a gara a chi piangeva più forte verso il direttore di gara, il quale stando tra l’incudine ed il martello, sapeva benissimo che qualunque fosse stata la sua decisione da prendere, avrebbe dovuto fare quello che non avrebbe mai voluto fare: assumersi la responsabilità di decidere. Far finire il mondiale in regime di Safety Car sarebbe stato un disastro. Forse bloccare la gara e fare un restart sarebbe stata la cosa migliore (ed il contatto sarebbe stato garantito!). Far uscire Mylander con qualche giro ancora a disposizione è sembrata l’opzione migliore, peccato che si siano incasinati (siamo sicuri sia stato uno sbaglio?) nel decidere come le macchine dovevano essere posizionate ed il resto è storia, dove nel mezzo troviamo i due pretendenti al titolo.

Il povero (si fa per dire!) Hamilton è quello che più ha pagato per questa guerra intestina che c’è al vertice della cupola della F1 (cosa succederà quando arriverà Ferrari?) e, soprattutto, paga l’inamovibilità del suo muretto, che diciamolo tutta, mai come quest’anno ha subito la pressione e di fatto non sempre c’ha preso. Dal divano è sempre facile giudicare, solo che non è la prima volta che osserviamo elettroencefalogramma piatto nel reparto strategie, a differenza di Red Bull che sono degli autentici diavoli nell’inventarsi anche l’imponderabile, se necessario.

Passi lo stare in pista del re nero all’ingresso della virtual safety car, eppure con le gomme sulle tele e con il fatto che lo stesso Lewis aveva avvisato il suo muretto, in regime di Safety Car avrebbero dovuto reagire. Forse in Mercedes non si aspettavano quel comportamento di Masi, forse Red Bull li ha lasciati in mutande con quella mossa, fatto sta che Hamilton, nella sua stagione più combattuta e di sicuro all’apice della sua forma ha dovuto abdicare nei riguardi di Mad Max. Onore ad Hamilton che ha disputato la sua migliore stagione di sempre a dispetto di quello che hanno detto i suoi acerrimi tifosi (con quale altro pilota ho usato questo termine?) ai quali ripeto, anni di vittorie continue, hanno creato dipendenza da un lato e mancanza di discernimento dall’altro. Hamilton meritava l’ottavo titolo. Certamente e di sicuro non meritava di perdere in quel modo. Fatto sta che per il re nero si è avverata una triste profezia: se avesse vinto, nessuno avrebbe potuto dire nulla… mai più. Purtroppo per lui ha perso e sta di fatto che, nella sua carriera turbo ibrida, due avversari veri ha avuto e con tutti e due ci ha perso. Ripeterò sempre fino allo sfinimento che Hamilton è uno dei migliori di tutti i tempi eppure la pioggia di tutti i suoi successi derivano anche e soprattutto dal fatto che ha avuto poca concorrenza.. spiace! Ci fosse stato maggiore equilibrio Hamilton avrebbe vinto così tanto? Non lo so, so solo che comunque nessuno avrebbe mai potuto dubitare del suo talento.

Fatto sta che lui è un campione vero e a differenza del suo team principal, che è un infimo perdente (Toto è uscito al naturale domenica scorsa), senza esitare, è andato ad omaggiare il nuovo re, perché se c’è una cosa che questa lotta ci ha dimostrato è che tra questi due guerrieri, sebbene si siano sfidati senza guantoni, non c’è mai stato odio, bensì rispetto. Rispetto che Verstappen si è guadagnato sul campo a suon di sportellate e staccate al limite.

Max viene tacciato di scorrettezza, il fatto è che la F1 è da anni che è anestetizzata nel perbenismo che ormai dilaga ovunque. Il padre Jos, in un’intervista, non fa altro che dire ciò che dico da tempo: questi sono piloti e non killer, siano lasciati liberi di correre, senza che astruse regole li castrino per ogni sbavatura che commettono. Purtroppo, il politically correct del globalismo imperante, di cui la F1 ormai fa parte, ha contribuito a consolidare il modo di pensare del tipo “reprimenda e sanzioni” e soprattutto del “oh mio Dio speriamo non si facciano male!”. Mi domando per quale motivo allora ci si ostina a guardare la F1! Fatto sta che poi, quando troviamo un pilota che lotta seguendo le regole old school, a seconda di come gira il vento ci si esalta o ci si indigna. Che Max sia una testa di cazzo, sportivamente parlando, non lo scopriamo oggi. Jos lo ha educato così perché lui appartiene alla vecchia scuola (Schumacher, Hakkinen solo per citare due nomi)? Certamente. Eppure a mio avviso c’è dell’altro: Verstappen padre, l’ha educato a quel modo nell’approccio alle corse, perché aveva già capito che direzione aveva preso la F1 moderna, fatta di fighettine isteriche. Uno stile di guida old school “a figlio di puttana”, come quello di Max, che ha impattato in modo dirompente, nessuno se lo aspettava. Eppure è stato proprio quello stile che gli ha permesso di lottare per il titolo e, soprattutto, di poter tenere testa ad una bestia come Lewis Hamilton. Perché se credete che l’atteggiamento alla Vettel sarebbe bastato, allora andate a vedere il tedesco che fine ha fatto! Purtroppo, il primo titolo di Max verrà sempre macchiato dalla polemica che è arrivato tra mille controversie, eppure così come con Michael il suo primo mondiale avvenne come avvenne, allo stesso modo con Max varrà lo stesso assioma e cioè che la storia alla fine si ricorda solo di chi vince e non di come vince.

Di fatto ha vinto il migliore, come sempre, e tenendo fede in modo coerente alla trama del film che abbiamo visto, ecco che anche il finale si presenta con l’imponderabile “the end”: finalmente rivedremo il numero uno di antica memoria storica.  Onore a Verstappen che a soli ventiquattro anni è divenuto campione del mondo battendo Lewis Hamilton… l’imponderabile appunto!.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL MERCATO

Al GP di Jeddha, nella cornice esotica che solo il ricco medio oriente sa offrire, si è consumato uno degli episodi più squallidi e patetici che la Federazione Internazionale dell’Automobilismo poteva offrire. Già mi ero speso in passato sull’inadeguatezza regolamentare che la stessa Federazione “offriva”: mi riferisco al famoso episodio tra Perez e LeClerc dove i commissari, capitanati da Masi, ci misero una vita a decidere la punizione da comminare al messicano… punizione che comunque era alquanto discutibile per non dire ridicola.

Ebbene domenica scorsa, la FIA, nella persona di Michael Masi, è emersa nuovamente  in tutta la sua inadeguatezza ed impreparazione. Tutto questo ha una radice ben profonda e neanche a farlo apposta la colpa, se così si può dire, è della Mercedes e della loro bravura, sia politica che tecnica. AMG ha monopolizzato, con il suo “cavallo di razza inglese”, la scena sportiva degli ultimi sette anni. In tutto questo tempo è esistito un solo protagonista, il quale lungo il suo cammino ha trovato ben pochi ostacoli (Rosberg sicuramente e Vettel marginalmente). Il dramma per la Federazione (di certo non per il nostro palato), è che il campione di Stevenage ha trovato lungo il suo cammino un osso duro da rodere che gli sta facendo fare gli straordinari per sudarsi il suo ottavo titolo. Questo ha comportato un atteggiamento ed un approccio nel giudicare le gare completamente diverso rispetto all’anno scorso. Anni e anni di lotte drogate e di solitudine (il 2020 è stato vergognoso!), hanno reso la vita facile a chi doveva giudicare: comminare punizioni a piloti di centro gruppo non costava nulla al collegio giudicante ormai anestetizzato dal sicuro dominio teutonico e, pazienza, se dovevano bacchettare anche il campione del mondo, giusto per dimostrare che erano imparziali… tanto il re nero aveva comunque la vittoria finale stretta tra le mani.

Ora le cose sono diverse, adesso c’è un pretendente al titolo che fa sul serio, che gli sta col fiato sul collo e che gli fa sudare sette camicie, per non parlare della stessa Mercedes che pur di vincere è ricorsa ad ogni mezzo, strategia e conoscenza possibile per colmare il gap che l’olandese è stato in grado di creare. Questo ha generato una lotta senza quartiere che, forse, nemmeno la stessa Federazione si aspettava. Ciò, inevitabilmente ha messo lo stesso organo di controllo dinnanzi alle proprie responsabilità, le stesse responsabilità che il direttore di gara ha rifiutato di prendersi. Come in un comune mercato cittadino, dove si vende pesce, verdura, vestiti o comunque un qualunque altro bene di consumo, allo stesso modo il direttore di gara “contratta” la punizione da comminare. Uno dei momenti più bui della storia della Federazione. Le stesse regole cervellotiche, che essa ha voluto ed utilizzato, hanno rappresentato un cappio al collo e si sono strette per soffocarla. Il direttore di gara, senza nessun carisma e, di sicuro, senza nessuna voglia di assumersi le proprie responsabilità, ha cercato di lavarsi le mani chiedendo una contrattazione vera e propria. Eclatanti le urla di Toto ai suoi danni, nel pretendere una risposta immediata  sulla punizione da infliggere. Ricordate Perez – LeClerc? Per loro due non c’è stato nessun problema nel pronunciarsi, perché non andavano ad intaccare nessuno. Nella lotta tra Lewis e Max, nessuno vuole macchiarsi come l’uomo che ha condizionato il mondiale. Resta da capire allora come mai, Masi ha chiamato la safety car per ripristinare la visibilità dello sponsor. Una safety car che grida allo scandalo, considerando che la barriera era praticamente intatta. Glissando sulle ripetute partenze (solo su questo ci sarebbe da parlane per ore sulla presunta agibilità del circuito), si giunge all’episodio clou del GP e cioè alla tamponata trai i due contendenti al titolo, definito altresì “brake test”. Palese ed evidente la posizione di Masi e, dunque, della stessa Federazione, di non volersi schierare e di comminare una punizione che di fatto è stata una barzelletta e, nel contempo, mostra la vera natura della bestia ferita.

Eppure riflettevo sul fatto che le urla di Wolff via radio, le continue azioni punitive da parte della FIA nei riguardi di AMG, mi fanno pensare ad una vera e propria lotta interna tra i due colossi. Diciamocelo… fino all’anno scorso, ve lo sareste mai immaginato uno scenario del genere? Era letteralmente impensabile solo immaginarselo. Eppure è successo e se da un lato c’è la guerra tra colossi come FIA ed AMG dall’altro ci sono due cavalli di razza che se le danno di santa ragione.

Mi spiace per le fazioni di ambo gli schieramenti, solo che su queste righe non si fa mercato; si analizza ciò che realmente è successo. Personalmente parlando, al sottoscritto frega poco chi realmente vince il mondiale, se non altro perché Ferrari non è della partita. Chi invece si dispera, e si contorce sono gli schieramenti delle due fazioni e peggio di ogni altra cosa, sono i “rossi” che tifano Verstappen; affinché il re nero non superi i titoli di Michael. Roba da matti! Come si è potuto scendere così in basso? Ammesso e non concesso che Hamilton vinca il suo ottavo, come si può pensare che il Kaiser venga offuscato? Ammesso e non concesso che Hamilton fissi la sua personale quota, per quanto i suoi tifosi si possano sperticare in deliri di giubilo sfrenato, il valore degli otto di Hamilton non varranno mai i sette di Schumacher perché appartengono a tempi completamente diversi. Tifosi di ambo le fazioni che se le danno di santa ragione a suon di ricordi, promemoria e insulti all’uno o all’altro contendente. Il pop corn è bello caldo e mi gusto il film che sto vedendo in 4K: tifosi di Hamilton che tra venerdì e sabato si strozzano con la loro stessa rabbia perché l’inglese commette errori di valutazione (credete che Lewis sia un robot? Mai come quest’anno è stato messo così tanto sotto pressione e, mai come quest’anno, sta disputando la sua migliore stagione) e la domenica sfogliano il calendario per i comportamenti dell’olandese in pista. Gli orange dal canto loro, tirano in ballo statistiche e dubbi comportamenti da parte dell’inglese e della sua squadra. Un mercato come dicevo. Del resto, questo fa parte del gioco. Il gioco che invece nessuno si aspettava era questa lotta senza quartiere tra questi due splendidi piloti. Max domenica ha sbagliato: il suo “boia chi molla”, a lui (e a chi glielo ha insegnato) tanto caro, gli ha permesso di fare una partenza che rimarrà nella storia e, nel contempo, è stato anche il motivo che gli ha fatto perdere la testa facendo quella manovra poco furba del brake test.

Ormai quel che è fatto è fatto e si giunge all’ultima gara che un mercato di periferia a confronto sembrerà un Expo di lusso: da un lato, abbiamo una direzione gara che fa acqua da tutte le parti e si presenterà al mondo come colei che ha redarguito tutti e che tiene le redini del gioco in mano, quando invece farà ancora più pietà di domenica scorsa, dall’altro abbiamo due scuderie rappresentate dai loro team principal, che non se le mandano a dire senza tanti complimenti e in mezzo i due contendenti al titolo che se ne strafotteranno di tutto e tutti! Il mio pronostico? Allo stato attuale, abbiamo il 50% di probabilità che si toccheranno e, comunque, Hamilton è in striscia positiva dal Brasile almeno. Non sbaglia nulla, è in forma e l’esperienza è dalla sua. Il sottoscritto pensa che alla fine sarà lui, il re nero a portarla a casa. Forse meglio così, perché non solo salverà la reputazione (non vince solo quando è… solo), almeno così si sarà saziato, visto e considerato che dal 2022 (speriamo!) si cambierà registro… anche se il mercato sarà sempre lo stesso.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA MEGLIO GIOVENTU’

Volendo proprio “raccontare” il GP del Qatar, è doveroso  farlo partendo dalla fine. Ogni GP finisce col podio e quest’ultimo è gioia per gli occhi. Verstappen è esattamente in mezzo “alla vecchia guardia” della F1 moderna. Un trittico che difficilmente si poteva immaginare, il più giovane in mezzo alla meglio gioventù che la F1 moderna abbia potuto sfornare.

Confesso il mio peccato e cioè che avrei tanto voluto che tra quei due campioni ci fosse stato LeClerc, al quale tanto deve mancare il podio e che tanto deve penare ancora per poterci risalire. Purtroppo il suo tempo non è ancora giunto e, intanto che aspettiamo che Maranello gli fornisca (speriamo!) un mezzo alla sua altezza, ci godiamo il suo antagonista per eccellenza, che ci auguriamo, in futuro, darà spettacolo lottando corpo a corpo con lui, proprio come sta succedendo ora con Hamilton, cioè Max Verstappen. Ormai i giochi si stanno per concludere, rimangono solamente due GP, durante i quali, sebbene siano pochi, tutto può ancora succedere. L’olandese della Red Bull conserva ancora un esiguo vantaggio, che in un mondiale così tirato possono essere di sicuro non pochi. Ciò che mi è piaciuto del comportamento di Verstappen è stato la sua non arrendevolezza nel motivare  e nell’incitare la sua squadra “nell’inventarsi” qualcosa per cercare di acciuffare l’imprendibile Hamilton. Max il suo dovere lo ha fatto in partenza, prendendosi tutti i rischi del caso; rischi che avrebbe potuto evitarsi se solo fosse stato più accorto nelle qualifiche.

Purtroppo il ragazzo è stato educato a questo comportamento e chissà, forse un giorno, su questo aspetto cambierà, maturerà un’intelligenza agonistica più acuta, nel frattempo il suo modo di correre, di approcciare al weekend, è al “boia chi molla” a qualunque costo! Un errore gratuito quello di non alzare il piede in regime di bandiera gialla e, considerando che tante ne sono successe tra lui ed il campione inglese e considerando che alla fine è sempre stato graziato, era inevitabile (ed aggiungerei giusta) la penalità inflittagli. Penalità che gli poteva costare cara: l’olandese ha fatto una partenza kamikaze, infilandosi in un budello tra due monoposto al fine di agguantare il vertice della gara il prima possibile, eppure questa manovra sarebbe potuta finire anche rovinosamente. Errori di gioventù e di inesperienza? Personalmente, parlando del comportamento dell’alfiere della Red Bull, lo imputo solo ed unicamente al modo in cui egli approccia le gare. Quello stesso modo che gli sta consentendo di giocarsi il titolo, con il pilota più forte degli ultimi tempi. Vedremo chi avrà ragione, se il giovane contendente o uno dei campioni della meglio gioventù che la vecchia guardia abbia sfornato.

Fatto sta che Hamilton, a differenza di quello che dicono i suoi accaniti tifosi, sta disputando la sua migliore stagione di sempre. Non ci sono giri di parole ed è inutile nasconderlo: troppo comodo dire che ha il mezzo superiore, troppo facile affidarsi solamente su questo aspetto stantio. Ciò poteva essere vero fino all’anno scorso. Questo mondiale è all’insegna dell’equilibrio, un equilibrio che non si vedeva da tempo. La differenza: il pacchetto migliore si è sempre alternato e, nel momento della difficoltà, l’inglese ha tirato fuori tutto il suo estro, compensando le mancanze della macchina prima e della sua squadra dopo e soprattutto poiché quest’ultima, sotto pressione, ha toppato clamorosamente. AMG, condotta dal suo team principal, a sua volta ha cercato di rimediare ai suoi errori dando fondo a tutto… azioni politiche incluse. Non che Red Bull sia da meno sia chiaro. Già è notorio che i “bidonisti” inglesi (è cosi che venivano chiamati negli anni ‘70, visto che per aggirare il regolamento sul limite di peso, aggiungevano letteralmente bidoni pieni d’acqua sulla monoposto!) sono dei pessimi perdenti, figuriamoci ora che c’è in ballo qualcosa di più di un “semplice” mondiale; c’è in discussione il potere e quindi chi comanda. Nulla è lasciato al caso, tutto è lecito, quindi ci tocca sentire per bocca di Toto che la Federazione ha atteggiamenti razzisti (!) nei riguardi della casa con la stella a tre punte perché se la prendono sempre con loro, oppure ci tocca vedere il team principal della Red Bull che deve fare “servizi sociali” all’interno della stessa Federazione a causa dei suoi insulti.

Purtroppo il finale di mondiale sta prendendo una piega quasi squallida, dove i litigi fuori pista stanno divenendo importanti tanto quanto l’azione in pista. Nel frattempo che i due galantuomini delle rispettive scuderie si sputtanano a vicenda, il campione inglese ci mette il suo ed inanella due GP uno meglio dell’altro, tenendo vivo il mondiale e le sue speranze iridate. A dirla tutta, considerando il suo trend positivo visto nelle ultime gare, ci sono tutti i presupposti affinché riesca a fissare “quota Hamilton” (leggi otto titoli). Questo dipenderà solo ed esclusivamente da un unico fattore, che non sono le vittorie, bensì gli errori. Max sabato ha commesso una cazzata gratuita che gli poteva costare cara, come detto, invece gli è andata bene. Stessa cosa per l’inglese il quale dovrà fare attenzione a guardarsi bene le spalle dalle insidie che sono dietro l’angolo: domenica la gomma si è bucata a Bottas. Cosa sarebbe successo se fosse capitato a Lewis?

Chi non si è preoccupato di commettere errori ed ha spinto come non gli capitava da tempo è stato lo spagnolo della Alpine: il mai domo Fernando Alonso. Non potevo non concludere che con lui. Fernando, che di certo non è più un ragazzo, è a buon diritto il rappresentante per eccellenza della meglio gioventù della vecchia guardia e non a caso era lì su quel dannato podio. In una F1 come quella di oggi, dove il mezzo conta molto più che in passato, quel terzo posto agguantato dallo spagnolo ha ancora più valore. Fernando costruisce la sua personale vittoria al sabato: infatti la pioggia di sanzioni cadute sulle teste dei suoi colleghi che gli erano avanti in qualifica, gli consentono di salire fino alla seconda fila… il resto è storia. Se il mezzo lo asseconda, Alonso è un animale da gara che difficilmente si piega. Molti sono rimasti sorpresi di cosa quel “ragazzo” ha saputo dare… colpa di questa F1 castra talento. L’augurio è che il nuovo regolamento possa rimescolare le carte e dare la possibilità a piloti, proprio come Alonso, di poter dire la sua. Fernando ci crede e, senza nascondersi, lo mostra attraverso la sua T-shirt “trust the plan”… quel piano in cui la sua attuale squadra ha puntato tanto, se non tutto proprio, per l’anno prossimo. Sarà un 2022 “affollato” pare: AMG e Red Bull di certo non vorranno mollare l’osso, Ferrari ha fatto “all in” su questo nuovo regolamento e di certo vorrà essere della partita l’Alpine, la quale ha dimostrato di voler far sul serio prendendo a bordo il campione del mondo spagnolo. Di certo Fernando si farà trovare pronto e il podio di domenica scorsa è soltanto un avvertimento. L’età? Non conta se c’è motivazione e fame e nessuno ha più fame di uno come Alonso che per troppo tempo (anche per colpa di scelte sbagliate ovvio) ha dovuto ingoiare bocconi amari.

Avreste mai potuto immaginare un podio più iconico di questo? Non mi illudo, difficilmente si ripeterà nei prossimi due GP finali, nel frattempo ce lo godiamo, augurandoci che l’anno prossimo una cosa del genere diventi routine.

Vito Quaranta

 

(immagine in evidenza da Raiplay.it)