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BASTIAN CONTRARIO: L’IMPONDERABILE

Alla fine è successo quello che non ti aspetti… l’imponderabile. Parto in quarta nel mio Bastian contrario del GP di Abu Dhabi e non potrebbe essere altrimenti. Per imponderabile, mi riferisco all’incidente di Latifi (che andava a sbattere, quello nemmeno era quotato alla SNAI!), che ha catalizzato l’esito finale del GP (questo si che era imponderabile!). Ci ritorneremo dopo. Ciò che non era imponderabile, anzi, era ampiamente prevedibile, è stato il comportamento della Federazione nella persona del direttore Michael Masi.

Del resto ne avevo parlato proprio su queste righe la settimana scorsa, ponendo il quesito: “cosa succederà tra una settimana, alla luce di come si è appena comportata la direzione gara (GP di Jeddah), visto che nel prossimo appuntamento si deciderà chi sarà campione del mondo?”. Detto fatto. La cara “mamma FIA” si è strozzata con le sue stesse regole e a farne le spese è stata proprio la Mercedes di Toto Wolf, che con quelle regole ci ha sempre banchettato. Voglio essere sincero, che Lewis abbia perso il mondiale in quel modo dispiace. Entrambi i piloti meritavano di vincere, eppure, di vincitore ce ne può essere soltanto uno, proprio come in Highlander o nella tradizione di Hokuto. Masi (e quindi la Federazione) non era all’altezza una settimana fa e, di certo, non lo poteva essere domenica scorsa. Il “nostro” direttore, secondo me, stava già andando ad accendere un cero alla Madonna per avergli regalato un Hamilton imprendibile, di modo che se ne sarebbe potuto uscire pulito come si suol dire. Eppure il nostro, aveva già dato segnali di dissociazione proprio al primo contatto, dove Hamilton il fuori pista se l’era preso tutto. Chi vi scrive è per Il “liberi tutti”, solo che se ti appelli alle regole le devi applicare. Invece, le suddette vengono seguite in maniera confusa e, appunto, il destino poi ti presenta il conto e sullo scontrino c’è scritto imponderabile (leggi Latifi). Dopo? Dopo il dramma viene consumato in quei pochi giri dietro la safety car, dove il maldestro Masi, oltre a dimostrare la sua mancanza di carisma, cede alle pressioni Red Bull. Già la settimana scorsa ho detto (e sono stato attaccato per questo) che c’è una guerra di potere tra le due scuderie ed il fatto che la Federazione si comporti a quel modo mi fa capire che AMG, politicamente, non è più quella di prima.

Forse era arrivato il momento di cambiare, prima o poi questo doveva succedere, fatto sta che il teatro andato in onda in mondo visione è stato patetico. Horner e Toto che facevano a gara a chi piangeva più forte verso il direttore di gara, il quale stando tra l’incudine ed il martello, sapeva benissimo che qualunque fosse stata la sua decisione da prendere, avrebbe dovuto fare quello che non avrebbe mai voluto fare: assumersi la responsabilità di decidere. Far finire il mondiale in regime di Safety Car sarebbe stato un disastro. Forse bloccare la gara e fare un restart sarebbe stata la cosa migliore (ed il contatto sarebbe stato garantito!). Far uscire Mylander con qualche giro ancora a disposizione è sembrata l’opzione migliore, peccato che si siano incasinati (siamo sicuri sia stato uno sbaglio?) nel decidere come le macchine dovevano essere posizionate ed il resto è storia, dove nel mezzo troviamo i due pretendenti al titolo.

Il povero (si fa per dire!) Hamilton è quello che più ha pagato per questa guerra intestina che c’è al vertice della cupola della F1 (cosa succederà quando arriverà Ferrari?) e, soprattutto, paga l’inamovibilità del suo muretto, che diciamolo tutta, mai come quest’anno ha subito la pressione e di fatto non sempre c’ha preso. Dal divano è sempre facile giudicare, solo che non è la prima volta che osserviamo elettroencefalogramma piatto nel reparto strategie, a differenza di Red Bull che sono degli autentici diavoli nell’inventarsi anche l’imponderabile, se necessario.

Passi lo stare in pista del re nero all’ingresso della virtual safety car, eppure con le gomme sulle tele e con il fatto che lo stesso Lewis aveva avvisato il suo muretto, in regime di Safety Car avrebbero dovuto reagire. Forse in Mercedes non si aspettavano quel comportamento di Masi, forse Red Bull li ha lasciati in mutande con quella mossa, fatto sta che Hamilton, nella sua stagione più combattuta e di sicuro all’apice della sua forma ha dovuto abdicare nei riguardi di Mad Max. Onore ad Hamilton che ha disputato la sua migliore stagione di sempre a dispetto di quello che hanno detto i suoi acerrimi tifosi (con quale altro pilota ho usato questo termine?) ai quali ripeto, anni di vittorie continue, hanno creato dipendenza da un lato e mancanza di discernimento dall’altro. Hamilton meritava l’ottavo titolo. Certamente e di sicuro non meritava di perdere in quel modo. Fatto sta che per il re nero si è avverata una triste profezia: se avesse vinto, nessuno avrebbe potuto dire nulla… mai più. Purtroppo per lui ha perso e sta di fatto che, nella sua carriera turbo ibrida, due avversari veri ha avuto e con tutti e due ci ha perso. Ripeterò sempre fino allo sfinimento che Hamilton è uno dei migliori di tutti i tempi eppure la pioggia di tutti i suoi successi derivano anche e soprattutto dal fatto che ha avuto poca concorrenza.. spiace! Ci fosse stato maggiore equilibrio Hamilton avrebbe vinto così tanto? Non lo so, so solo che comunque nessuno avrebbe mai potuto dubitare del suo talento.

Fatto sta che lui è un campione vero e a differenza del suo team principal, che è un infimo perdente (Toto è uscito al naturale domenica scorsa), senza esitare, è andato ad omaggiare il nuovo re, perché se c’è una cosa che questa lotta ci ha dimostrato è che tra questi due guerrieri, sebbene si siano sfidati senza guantoni, non c’è mai stato odio, bensì rispetto. Rispetto che Verstappen si è guadagnato sul campo a suon di sportellate e staccate al limite.

Max viene tacciato di scorrettezza, il fatto è che la F1 è da anni che è anestetizzata nel perbenismo che ormai dilaga ovunque. Il padre Jos, in un’intervista, non fa altro che dire ciò che dico da tempo: questi sono piloti e non killer, siano lasciati liberi di correre, senza che astruse regole li castrino per ogni sbavatura che commettono. Purtroppo, il politically correct del globalismo imperante, di cui la F1 ormai fa parte, ha contribuito a consolidare il modo di pensare del tipo “reprimenda e sanzioni” e soprattutto del “oh mio Dio speriamo non si facciano male!”. Mi domando per quale motivo allora ci si ostina a guardare la F1! Fatto sta che poi, quando troviamo un pilota che lotta seguendo le regole old school, a seconda di come gira il vento ci si esalta o ci si indigna. Che Max sia una testa di cazzo, sportivamente parlando, non lo scopriamo oggi. Jos lo ha educato così perché lui appartiene alla vecchia scuola (Schumacher, Hakkinen solo per citare due nomi)? Certamente. Eppure a mio avviso c’è dell’altro: Verstappen padre, l’ha educato a quel modo nell’approccio alle corse, perché aveva già capito che direzione aveva preso la F1 moderna, fatta di fighettine isteriche. Uno stile di guida old school “a figlio di puttana”, come quello di Max, che ha impattato in modo dirompente, nessuno se lo aspettava. Eppure è stato proprio quello stile che gli ha permesso di lottare per il titolo e, soprattutto, di poter tenere testa ad una bestia come Lewis Hamilton. Perché se credete che l’atteggiamento alla Vettel sarebbe bastato, allora andate a vedere il tedesco che fine ha fatto! Purtroppo, il primo titolo di Max verrà sempre macchiato dalla polemica che è arrivato tra mille controversie, eppure così come con Michael il suo primo mondiale avvenne come avvenne, allo stesso modo con Max varrà lo stesso assioma e cioè che la storia alla fine si ricorda solo di chi vince e non di come vince.

Di fatto ha vinto il migliore, come sempre, e tenendo fede in modo coerente alla trama del film che abbiamo visto, ecco che anche il finale si presenta con l’imponderabile “the end”: finalmente rivedremo il numero uno di antica memoria storica.  Onore a Verstappen che a soli ventiquattro anni è divenuto campione del mondo battendo Lewis Hamilton… l’imponderabile appunto!.

Vito Quaranta