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BASTIAN CONTRARIO: IL CAPPIO SI STRINGE

Prima della partenza del GP americano svoltosi domenica scorsa, annunciavo su Twitter che alla prima curva si sarebbe deciso il titolo del mio Bastian Contrario di questa settimana. Evidentemente sono stato troppo ottimista, in quanto i due acerrimi nemici (sportivamente parlando, si capisce) alla prima curva nemmeno ci sono arrivati per farmi prendere questa decisione. Nello specifico, devo ringraziare l’osannato (ormai le masse sono cotte per l’olandese volante) Verstappen per quanto accorso in partenza e, dunque, per il titolo di questo articolo.

Chi legge e non ha visto il GP potrebbe credere che ci sia stato un incidente, quando invece i due piloti, in termini di contatti, sono stati pulitissimi (il che conoscendoli è veramente incredibile). Nessun contatto per fortuna (nostra), solo che ora il cappio inizia a stringersi e spazio per respirare inizia ad essercene davvero poco. Cos’ha combinato il buon Max in partenza? Ha impostato la sua partenza non sull’uscire dalla prima curva primo, conservando così la pole conquistata al sabato, bensì si è concentrato esclusivamente sul chiudere il suo avversario, stringendolo a bordo pista così come si stringe il cappio per un condannato a morte. Stranamente, e per sfortuna di Verstappen, il campione del mondo azzecca la partenza in maniera perentoria e tira dritto per la sua strada. Al paese mio, eseguire una buona partenza significa uscire dalla prima curva quanto meno avendo conservato la posizione di partenza e, in alternativa, se si imposta la suddetta partenza sul chiudere l’avversario, ci si aspetta che questo venga chiuso per davvero e che magari perda anche posizioni. Ebbene al buon Max non è riuscito nulla di tutto questo, sbagliando clamorosamente e mandando a ramengo tutto quello che ha fatto al sabato.

Il risvolto psicologico di questo laccio che si stringe è sintomatico (lo so oggi vado sul tecnico!) di un’ansia da prestazione e di una voglia di concludere che francamente stride con il comportamento in pista dell’olandese. Parliamoci chiaro: davvero Max crede che potrà comportarsi così la prossima volta ( 7 novembre prossimo in Messico) in partenza? Hamilton ha troppa esperienza e troppo “mestiere” per permettere che questo riaccada. Si ricordi, non tanto Monza quanto quello successo in UK, dove il campione del mondo, vuoi per bravura vuoi per fortuna, ne uscì incolume (spedendo in ospedale l’olandese) rimediando un più venticinque molto pesante. Hamilton da poco ha lanciato la carica su Twitter dicendo a gran voce che “non è finita un cazzo!” e ciò mi fa pensare che in Messico, se il ragazzino riproverà a fare lo scherzetto della chiusura del cappio, probabilmente gli andrà male. Certo, attualmente chi ha più da perdere è il campione del mondo considerando la classifica mondiale piloti: allo stato attuale Hamilton per riprendersi la testa della classifica deve vincere tre GP di fila se Verstappen è sempre secondo. In un mondiale, dove non c’è concorrenza se non quella marginale dei rispettivi compagni, lo scenario è presto concretizzato o nella vittoria dell’uno o dell’altro o con l’abbandono di uno dei due… ed in questo caso il mondiale prenderebbe tutt’altra piega. Come ho sempre detto su queste righe, l’esperienza è dalla parte del campione del mondo e la battaglia da asilo nido, che abbiamo visto nelle FP2 con tanto di dito medio di Verstappen, è servita solo ad innervosire quest’ultimo evidentemente. Il ragazzino, nonostante il “fottuto idiota” detto per radio, se l’è legato al dito l’episodio e scommetto che anche se gli hanno “fatto la scuola”, come si usa dire dalle mie parti, se n’è fregato altamente di tutte le parole dantesche “non ti curar di lui… ma guarda e passa” che gli sono state dette e allo spegnimento dei semafori, invece di andare dritto, è andato obliquo, perdendo capra e cavoli. Solo il suo muretto ha evitato che il cappio si stringesse attorno al suo di collo, seguendo alla lettera il manuale del perfetto “muretto di ghiaccio” e piazzando gli undercut decisivi nei momenti decisivi.

Max pagasse da bere a tutta la squadra per il risultato ottenuto, perché solo grazie alla loro freddezza decisionale ha avuto la possibilità di brindare sul gradino più alto, risultando così più alto di Shaquille O’Nealle. Mercedes ormai è sputtanata e, se il suo pupillo non vincerà questo mondiale, presto lo sarà anche lui: al sottoscritto spiace essere così duro, anche perché i tifosi “del nero” sono di notoria reputazione sensibile e suscettibile, solo che è innegabile che se Hamilton ha fatto incetta di record per tutto il globo è perché è sempre stato solo. Due sono i mondiali in cu ha dovuto lottare veramente da quando è nata la (maledetta) era turbo ibrida; il 2016 e il corrente anno. Nel primo caso bene non è andata e se non erro nel 2026 dovrebbe uscire anche il libro con le sue memorie (così disse Lewis immediatamente dopo aver tagliato il traguardo di Abu Dhabi: “fra dieci anni scriverò un libro”). Quest’anno cosa accadrà? I presupposti perché si ripeta il 2016 ci sono tutti… manca solo la rottura del propulsore all’uno o all’altro. Mi pare evidente che allo stato attuale uno zero in casella da parte di uno dei due decreterebbe la fine del mondiale: uno zero per Hamilton sarebbe il chiodo della bara, uno zero per Verstappen sarebbe l’inizio di un incubo. Non male come presupposti. Che peccato che Ferrari non sia della partita. Eppure anche con la rossa il laccio si sta stringendo sempre di più: i piloti sono contenti del comportamento della vettura, soprattutto da parte del propulsore. Addirittura il gap motoristico con McLaren è stato azzerato e solo l’efficienza aerodinamica della monoposto color papaya al momento porta gli inglesi in leggero vantaggio. I soliti detrattori preferiscono focalizzarsi sul distacco rimediato, eppure si seguita a non volersi rendere conto che tutto questo lavoro non era scontato e soprattutto è rivolto all’anno che verrà. La parte turbo ibrida montata dalla rossa quest’anno è la base per la monoposto del 2022 e francamente il lavoro che stanno facendo a Maranello lascia ben sperare. Le aspettative crescono ed il cappio intorno al collo di Binotto inizia ad essere sempre più corto… resta da vedere se alla fine torcerà il suo di collo o quello dei suoi (purtroppo) tanti detrattori, orfani del tedesco che rimedia magre figure contro il “suo datore di lavoro”.  La via della salvezza passa attraverso un progetto ben riuscito dall’inizio (del nuovo mondiale) e da due giovani piloti che hanno voglia di vincere su tutti: Le Clerc è sempre più concreto ed è migliorato in maniera impressionante sulla gestione delle gomme. Del resto non dimentichiamo da quanto tempo è in F1 e di fatto non sta facendo altro che completare il suo apprendistato, proprio come Max (ve lo ricordate quando andava a sbattere e veniva deriso?). Carlos, è cresciuto in maniera esponenziale: dopo un inizio timido, oserei dire ampolloso, è arrivato al punto di superare in classifica il compagno (Vettel in due anni non c’è mai riuscito… così, per dire!), anche se per poco. Al che mi viene da chiedermi che cosa mai potranno fare questi due ragazzi con una monoposto competitiva. Le speranzee sono tante e l’attesa è lunga perché siamo ancora ad ottobre ed il mondiale 2022 inizierà solamente a Marzo, quindi per stringere cappi a Maranello c’è tempo. Per fortuna ci sono Hamilton e Verstappen a tenerci svegli: ogni GP sarà decisivo e qualunque scelta da parte dei piloti, e soprattutto dei loro rispettivi muretti, sarà fatale. Ultimamente Mercedes ha mostrato che il suo muro ha delle crepe. Sotto pressione tutto si amplifica e necessariamente bisogna rischiare… persino il collo con attorno un cappio che si stringe.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL CABRON E LO SFIGATO

Il GP di Russia, svoltosi nel villaggio olimpico di Sochi, ci ha regalato uno spettacolo godibile ed emozionante, che nell’era turbo ibrida è veramente merce rara e preziosa. Neanche a farlo apposta, la pioggia è stata nuovamente la protagonista di quanto accorso in pista; pioggia che fa emergere tutte le mancanze regolamentari di questa F1 e nel contempo fa annegare tutte le certezze di questo o di quell’altro pilota. Ne sa qualcosa Lando Norris, il quale avrà modo e tempo, fino in Turchia (prossimo tappa), di capire il significato di convinzione e di ascoltare chi ne sa più di lui. Di spunti di cui parlare il GP di domenica scorsa ne ha forniti tanti, eppure al sottoscritto ha dato il “coraggio” di parlare nuovamente della Ferrari di Binotto.

Parlo di coraggio, in quanto avendo la rossa (soprattutto questa Ferrari, visto anche il periodo storico che la F1 e le beneamata Scuderia stanno attraversando) nel cuore, per il sottoscritto analizzare la sua condizione in maniera distaccata ed obiettiva risulta sempre un difficile esercizio. Sochi, come detto poc’anzi, mi dà l’occasione per poter esprimere ciò che penso riguardo a quanto visto sino ad ora. Il podio di Sainz, ottenuto in quelle difficili condizioni, va a confermare ancora di più (caso mai ce ne fosse bisogno) che la scelta operata da Binotto è stata quella giusta. L’attuale Ferrari è un cantiere a cielo aperto e completamente dedicata al progetto dell’anno prossimo. L’aggiunta dello spagnolo al posto di Vettel fa parte di uno dei tanti tasselli per poter raggiungere l’agognato obiettivo che è quello di vincere. Leggo troppo spesso le parole “questo risultato non è degno di Ferrari” (per non parlare delle critiche e insulti gratuiti ai danni del team principal), eppure non credo che a McLaren o a Williams, considerando il loro glorioso passato, gli si addica “la fine” in cui versano.

Qualunque ciclo vincente si basa solo ed unicamente su una legge immutabile nel tempo: rafforzare l’organico da un lato e mantenere stabilità dello stesso dall’altro. Chiedere continuamente la testa di questo o di quell’altro team principal, solo perché inanella risultati negativi non porta assolutamente a nulla. Nello specifico, per quei pochi che mi leggono, sanno benissimo che mi riferisco a Binotto ed alle continue e gratuite critiche nei suoi riguardi. Il Team principal della Beneamata è oggetto di scherno e critiche continue solo per un motivo: aver allontanato Vettel. Al buon Binotto, personalmente parlando, gli muovo solo la critica delle modalità dell’allontanamento, per il resto gli si può dire ben poco. Fino ad ora su cosa non ha avuto ragione? Ha avuto ragione nel voler affiancare a tutti i costi al tedesco un giovanissimo Le Clerc, blindandolo per cinque anni. Ha avuto ragione nell’allontanare il tedesco dalla rossa, il quale, oltre a costare come un pil di un piccolo stato sudamericano, non solo non contribuiva alla causa, addirittura si era completamente perso in se stesso. Binotto ha avuto ragione di Sainz, il quale tutto vuole essere, fuorché il Bottas di turno. Cosi come sta avendo ragione dal punto di vista progettuale: i puristi, in questo momento, vorrebbero chiamare il 118 per farmi internare, eppure con l’attuale monoposto (si ricordi com’era quella dell’anno scorso) abbiamo già rischiato di vincere a Monaco e domenica scorsa per poco  non ci riusciva il colpaccio. Binotto a fine gara era contento, al di là del podio della “sua scelta”: sapeva bene che l’aggiornamento (base per l’anno prossimo) montato sulla monoposto del monegasco ha funzionato bene. Questo è segno che il lavoro, che si sta svolgendo nel reparto corse, è nella giusta direzione. Non si dimentichi che Ferrari, a differenza degli altri team inglesi, è completamente isolata e praticamente sta ottenendo i suoi risultati con le sole forze interne, perché lo si voglia o meno accettare, allo stato attuale a Maranello non ci vuole venire nessuno!

Per quale motivo un tecnico di valore si dovrebbe venire ad introiare (il direttore del Blog è il mio maestro lessicale) in un luogo dove ci sono solo beghe interne e si cambia sempre gestione? Chiedo sempre a quei pochi che mi leggono, sebbene la risposta la vorrei principalmente dagli oltranzisti, chi dovrebbe venire al posto di Binotto caso mai il 2022 andasse male? Che cosa succederebbe, dunque, una volta che l’attuale team principal venisse allontanato? Si ricomincerebbe tutto daccapo, ecco quello che suderebbe, perdendo ulteriore tempo prezioso! Al sottoscritto non è mai piaciuto fare paragoni tra campioni, solo che Binotto non è un pilota, allora mi risulta molto più facile poter paragonare la sua condizione a quella di Todt, il quale fino a quando non arrivò sua maestà Schumacher (con tre quarti di Benetton dietro), il francese ingollava altro che asperrime pugne… erano solo (a buon intenditor poche parole!) volatili amari per diabetici. L’anno che verrà non solo non è ancora iniziato, addirittura nulla è ancora deciso, nel frattempo è il qui ed ora su cui ci si deve concentrare, perché è nel qui ed ora che si pongono le basi per il domani. Il presente dice che la Beneamata ha messo sù la coppia di piloti che meglio funziona nell’attuale mondiale, con un Sainz che inizia a prendere le misure al compagno e quest’ultimo inizia a capire che Ferrari è solo sacrificio. Lo spagnolo è stato preso proprio per pungolare continuamente il monegasco: a riguardo non ho dubbi su chi sia più forte tra i due, così come sono sicuro che, se Ferrari avrà una macchina da mondiale, la migliore coppia del mondiale verrà messa a dura prova in amicizia (esiste l’amicizia in F1?) e competizione agonistica, che è proprio quello che Binotto vuole e che di certo proprio la stessa Mercedes ha dimostrato, affiancando ad Hamilton un pilota comunque costante (il Bottas di adesso non conta) nell’apportare punti alla squadra. Red Bull, in questo frangente, con Perez è esattamente l’opposto ed i fatti lo stanno dimostrando. A tal proposito, vi starete chiedendo il perché del titolo: sarebbe stato troppo scontato definire Sainz e Le Clerc rispettivamente il cabron e lo sfigato del GP russo. I piloti Ferrari non centrano nulla nell’intestazione di questa mia rubrica.

Quanto successo domenica scorsa, per la lotta al titolo, non poteva passare in secondo piano, nemmeno se ho dedicato il “Bastian contrario” alla mia Ferrari. Nel GP di Russia, Verstappen “ha trovato l’America”, come si suol dire. Infatti l’olandese, facendo il tagliando completo alla sua monoposto, sapeva già che avrebbe dovuto limitare i danni effettuando una super rimonta delle sue, al fine di perdere meno punti possibili nei riguardi del suo diretto avversario. Alla fine della giostra, Hamilton festeggia i suoi cento GP vinti e, nonostante tutto, ride amaro e a denti stretti perché avrebbe voluto vedere sul podio accanto a lui tutti tranne che proprio Verstappen. Il secondo posto ottenuto dall’olandese vale quanto una vittoria, in quanto il suo tributo al dio dell’affidabilità lo ha già pagato, ottenendo il massimo risultato possibile. Hamilton difficilmente (diciamo pure che è impossibile), potrà arrivare a fine mondiale con l’attuale power unit e presto o tardi (già in Turchia?); sarà costretto anche lui a pagare pegno partendo dall’ultima casella. La domanda è: Hamilton riuscirà ad ottenere lo stesso risultato del suo rivale? Il dramma (che dà sale a questo mondiale) è che attualmente chi tra i due sente maggiormente la pressione è proprio l’inglese (l’errore in ingresso box durante le qualifiche non da Hamilton) e chi rischia di più è proprio lui. Ricordate tutti quello che dico da sempre e cioè; che in questo mondiale gli errori conteranno di più delle vittorie ottenute.

Allora…la domanda resta: chi è stato il cabron e chi lo sfigato del GP di Russia?

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO-ROLLER COASTER

Ormai si è capito che il mondiale di F1 per i contendenti al titolo e per la Ferrari, sarà un sali scendi di emozioni, proprio come su un roller coaster di quelli tosti.

Eh si, perché la F1 è imprescindibile dalla rossa e se da un lato tutti sono concentrati sul capire chi la spunterà tra Hamilton e Verstappen, dall’altro c’è una frangia di irriducibili che non smetterà mai di dannarsi per la squadra di Maranello. Andiamo con ordine.

Dal 2014, anno in cui è iniziato il dominio teutonico, abbiamo avuto solo due occasioni di bearci di un mondiale incerto: il 2016 anno in cui vinse il compagno di box del re nero e il 2018, dove la Ferrari fino a Monza ha accarezzato il sogno iridato; salvo poi affondare lentamente. Diciamocela tutta, nel 2016 ci siamo forzati di gioire, di fatto quel mondiale fu un regolamento di conti interno alla squadra anglo tedesca e nel 2018 fu solo un illudersi prima e disperarsi dopo. Per avere un mondiale emozionante come lo stiamo vivendo ora, abbiamo dovuto aspettare “solo” sette anni!

Emozioni che fanno su e giù proprio come su una montagna russa e che lasciano senza fiato, come quando si affronta tutto d’un fiato la discesa verso il vuoto, tipica dei roller coaster. Ed è proprio senza fiato che ci ha lasciati la rincorsa di Verstappen ai danni di Hamilton. Sapete, quando vedo un team come la Red Bull, che mette in discussione la leadership della sua gara con quel secondo pit di Verstappen; penso che di una squadra come questa bisogna aver paura. Freddi, lucidi, si sono resi conto che con quelle gomme non sarebbero mai riusciti ad arrivare fino alla fine. Sapevano che con uno come Hamilton alle calcagna, campione nel gestire le gomme, non avrebbero avuto vita lunga. Sapevano che comunque sarebbero arrivati secondi, allora che fanno? Rischiano! Questo signore e signori è ciò che significa avere le palle: rischiare il tutto per tutto avendo fiducia nei propri mezzi. Mai mi sarei sognato di scrivere questo dei bibitari eppure se vogliamo parlare di F1, dobbiamo mettere da parte il tifo e guardare con oggettività ai fatti.

Verstappen ha mostrato il suo nervosismo già alla partenza del giro di ricognizione, muovendosi in ritardo. Nervosismo che ha confermato nello start, regalando il primo posto all’acerrimo avversario. Da li, è iniziato il personalissimo giro della morte dell’olandese sul roller coaster francese, a suon di giri veloci e fermate strategiche per tenere continuamente sotto pressione il campione inglese. Max è la prima volta che si gioca il titolo concretamente ed in questo è in svantaggio rispetto a Lewis; decisamente più navigato a riguardo. Il ragazzo deve imparare a gestire meglio queste fasi, cosa che fa decisamente meglio in gara, dove in fase di lepre che scappa o di lupo che insegue; si trova indiscutibilmente a suo agio. La vittoria è stata meritata e diretta conseguenza del lavoro sinergico che c’è stato tra lui ed il team. Tempi duri per la Mercedes di Hamilton, la quale non era abituata da molto tempo ad essere messa realmente sotto pressione (nel 2016 giocavano a dadi tra di loro, nel 2018 ci pensava Ferrari a facilitargli il gioco), ed infatti i teutonici si sono incartati in mondo visione, con Hamilton che ha sciorinato il solito Rosario per tutta la gara e Bottas che ha “bippato” cosi forte per radio, che per poco non lo facevano Beato per le bestemmie che ha tirato giù!

Le emozioni salgono e scendono a velocità impressionanti in F1, proprio come su un roller coaster ed in questo momento i continui sali scendi emozionali ad Hamilton e a Mercedes sono indigesti. Campionato assolutamente alla pari in questo momento, con buona pace dei tifosi di Hamilton che pensano e dicono che Red Bull è in vantaggio di mezzo secondo sulla W12 di Lewis… panzane! Le differenze sono davvero minime e solo il pilota e la comprensione delle gomme su l’uno o l’altro circuito fa la differenza. Se Hamilton vorrà battere “quota Schumacher” e fissare la sua di quota, dovrà sudare sette camicie come si suol dire e tirare fuori tutto il suo estro (magari se si concentrasse più sullo sport e meno sulla politica sarebbe già un inizio); se vorrà battere l’olandese volante e il suo team.

Chi invece ha un abbonamento sul roller coaster di emozioni che salgono e scendono è la Ferrari di Binotto, il quale un domenica si e l’altra pure è sempre sotto attacco o comunque sotto la lente di ingrandimento. La prestazione francese della Ferrari è disastrosa, senza appello e giustificazioni. Con Leclerc doppiato e Sainz fuori dai punti, nonostante la bella qualifica del sabato (il primo degli altri!), la rossa ha toccato il punto più basso (finora) del campionato. Eravamo stati abituati bene con due pole di fila da parte del monegasco eppure qualcosa si è inceppato… “dobbiamo capire” ha chiosato il buon Mattia. A mio (inutile) giudizio, c’è ben poco da capire e francamente continuo a stupirmi della meraviglia dei tanti tifosi delusi in giro per il web: che questa Ferrari si sarebbe comportata cosi lo si sapeva già da febbraio. Che questa Ferrari sarebbe stata un fulmine su un pista e una lumaca su un’altra era cosa nota… che questa rossa avrebbe avuto continue prestazioni, buone e cattive, proprio come i continui sali scendi di un roller coaster era evidente; se non altro perché ci è stato detto già in fase di presentazione.

Allora io mi chiedo dov’è la meraviglia? Mi chiedo se il tifoso sa veramente che monoposto sia veramente la SF21 e quanto lavoro sia stato fatto per migliorare la SF1000 (perché l’attuale monoposto è una evoluzione della precedente) e dove siano stati spesi quei pochi gettoni. Trattare le gomme in un certo modo avrebbe comportato la modifica dei cerchi e questo sarebbe andato a scapito di altre aree, evidentemente più importanti, perché i maledetti gettoni a disposizione quelli erano. Ritenere questo risultato, anche se fa male, indicativo è quanto meno azzardato; soprattutto alla luce di un mondiale lunghissimo. Lo si accetti, la Ferrari durante tutto il mondiale sarà questa e cioè un sali scendi prestazionale ed emozionale continuo, proprio come su un roller coaster ed alla fine del giro, esiste una sola stazione e si chiama campionato del mondo di F1 2022. Inutile imprecare, inutile contorcersi dalla rabbia, questo è solo il primo anno del nuovo corso rosso, quindi staccate il biglietto e godetevi il giro e visto mai che vi divertiate pure.

 

(immagine in evidenza tratta da youtube)

Vito Quaranta

FERRARI SF21

All’appello 2021 mancava solo lei, la SF21.

Dulcis in fundo? Lo dirà la pista.

Presentata oggi la monoposto che dovrà farsi carico di risollevare le sorti rosse dopo la sciagurata stagione 2020.

Resta il “muso largo” , per la somma delusione di tutti coloro che pensano che sia quello il fattore determinante per andar forte. Ciononostante è stato “smagrito” ed i tecnici di Maranello sono riusciti nell’ operazione senza usare alcun gettone di sviluppo.

Ridisegnata la punta ed i piloni che si collegano con l’ala anteriore: c’è la ragionevole certezza che lo avrebbero snellito ancor più, se non fossero stati “impediti”.

I due famigerati tokens sono stati spesi per rivedere totalmente il retrotreno, nella speranza di migliorare quel posteriore che ha mandato ai pazzi i piloti dello scorso anno.

Scatola cambio e geometria delle sospensioni riviste per recuperare il controllo del retrotreno ed anche quei punti di carico che il nuovo fondo tagliato ha portato via.

La zona centrale della vettura appare profondamente rivista per una gestione diversa dei flussi verso il fondo e l’ala. Nuova la presa d’aria sopra la testa del pilota ed il disegno delle pance che risultano molto scavate come da scuola Mercedes.

La pista parlerà tra pochi giorni. Serviranno chilometri e chilometri per capirne la bontà e magari un clima più sereno di quello che si è creato intorno alla Scuderia negli ultimi tempi.

Il lavoro più importante è stato fatto a livello PU scegliendo di rifarne una nuova e tenerla congelata per l’intero 2021 piuttosto che sviluppare la vecchia con un paio di upgrade durante la stagione. Evidentemente le limitazioni imposte non avrebbero permesso di mettere in pista un motore decoroso sviluppato sulla base di quello esistente.

Ad ascoltare i “si dice” parrebbe che in Ferrari abbiano recuperato l’80% della potenza perduta nel 2020. Vedremo se saranno sufficienti a far stare i rossi almeno nel midfield con discreta costanza, anziché farsi sverniciare sul dritto da chicchessià Williams compresa come troppo spesso accaduto l’anno scorso.

Al primo impatto si ha l’ìmpressione che a Maranello abbiano lavorato più degli altri….come era necessario fare.

Due parole sulla livrea? Piacevole il rosso sfumato, terribile l’accostamento del verde…

Io ve l’ho presentata (senza nessuna presunzione)… a voi giudizi e commenti.

 

PS.

Vogliate concedermi un pensiero personale.

Pensando a Charles e Carlos di fianco all’auto ho avuto un sussulto che ha portato alla memoria i ricordi d’infanzia..

Ho pensato alla peggior Ferrari che avessi visto nella mia vita (la T5).. come per incanto mi sono sobbalzate nel cuore le speranze riposte in “quei due” giovani ad inizio 1981.

Ero un bambino e l’emozione che mi diedero “quei due” la ricordo ancora trovandoci parecchie similitudini. Da una parte un crack assoluto in termini di velocità pura, dall’altra uno tosto veloce e consistente. Entrambi giovani, baldanzosi, verginelli e con una voglia immensa. Credo che oggi il Vecchio possa essere felice di vedere questa coppia.

 

(immagini tratte da twitter)

SOGNO INFRANTO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

Provando a mettere ordine agli avvenimenti degli ultimi mesi, alla sequenza con i quali gli stessi si sono presentati di fronte ai nostri occhi è possibile formulare un’ipotesi verosimile di quanto possa essere accaduto in Ferrari affidandosi a deduzione logiche dei fatti osservati sin qui.

Analisi che peraltro è stata sintetizzata in maniera simile da altre pregevoli testate web, e da amici appassionati di F1 come noi, proprio oggi.

Sia ben chiaro che non si tratta di dare alibi a nessuno ma solo di contestualizzare azioni e chiacchere degli ultimi pesantissimi mesi. Magari può aiutare gli animi più focosi a capire che buona parte del loro livore è dettato dagli avvenimenti straordinari di questo anno, quelli che ci stanno facendo vedere la situazione molto cupa perché l’orizzonte temporale si è spostato avanti di un anno.

Partiamo da un evento lontanissimo nel tempo apparentemente insignificante.

Spa 2017: dopo una Sc Vettel recupera la coda di Hamilton ed alla ripartenza esce dal Radillon risucchiato dalla sua scia salvo piantarsi appena uscito dalla stessa.

Un anno dopo la SF71H riscrive la storia della sverniciatura delle frecce d’argento riuscendo ad affiancare la W09 ben prima della linea del DRS sul rettilineo del Kemmel.

A fine gara Lewis parla di trick e al TP rosso scappa la frase “abbiamo un motore della Madonna”.

Viene montato un secondo sensore e, complici aggiornamenti sbagliati, la SF71H non lotta più per la vittoria se non nella gara di Austin vinta “a fatica” dal vecchio KR7. Nelle tante interviste di Arrivabene si continua a parlare di regolarità e di informazioni non divulgabili in quanto violerebbero la “proprietà Intellettuale” del progetto Ferrari. Siamo quasi alla fine del 2018, quando quella che sarà poi chiamata SF90 è già bella e che deliberata.

La Fia capisce che i conti non tornano ma non ha gli strumenti per provarlo. D’altronde l’ente preposto al controllo dei partecipanti ha un numero di tecnici ed ingegneri molto inferiore a quello che ha un solo team di F1, figuriamoci dieci. E pretenderlo sarebbe come pretendere che per ogni abitante della Terra ci fosse un poliziotto che lo controlli H24…

Nel frattempo in GES si scatena l’inferno tra Arrivabene e Binotto con il primo lasciato libero di andare ed il secondo con l’onere di ristrutturare quell’azienda che, nell’immediato dopo Marchionne, non aveva più un leader qualunque esso fosse. Un’azienda con un clima irrespirabile e dei rapporti interni ormai completamente deteriorati. La monoposto 2019 non è eccezionale: sfrutta il famoso “motorone” che fila sul dritto che è un piacere ma genera poca downforce. Si tratta di mettere insieme il puzzle e raddrizzare la stagione. In effetti a Maranello ci riescono pure con tre vittorie nella seconda parte dell’anno e con 9 pole contro le 11 della regina W10 AMG.

Il motore rosso resta sempre sotto “osservazione” senza che i tecnici Fia riescano a trovare il famigerato “trick” questa volta riesumato da Max Verstappen.

Nel frattempo a Maranello si sta lavorando su quella che sarà poi l’attuale SF1000, ovvero un’evoluzione dei concetti della 90 con più carico del corpo vettura per ovviare ai cronici problemi della progenitrice sui tratti lenti delle piste e a centro curva. Ma il motorone resta sempre monitorato….

E arriviamo all’inverno 2019/2020. La SF1000 già bella che pronta quando appare sulla scena la “talpa” che racconta tutti i segreti del funzionamento a qualcuno in Federazione violando quella famigerata “proprietà intellettuale“: scoppia la bomba. Chi sarà mai questa talpa? Un tecnico evidentemente infastidito dalla riorganizzazione interna che Binotto sta portando avanti? Quando pesti i calli sbagliati può capitare.

La Ferrari è ormai in scacco e ne scaturisce l’accordo segreto più “intrigante” della storia della F1.

Rivelare i dettagli avrebbe significato dover ammettere pubblicamente che il controllore non sia in grado di controllare i partecipanti e fare una figura meschina anch’esso? Da qui un accordo che è servito ad entrambe le parti. Volete mettere la credibilità di tutto il sistema se si fosse scoperto quali voragini ci sono nella rete dei controlli FIA? Un conto è sospettarlo, altro ammetterlo…

A questo punto la Ferrari è squalificabile con a rischio anche montagne di denaro che nessuno vuole perdere, neanche gli investitori delle aziende coinvolte e quotate in borsa.

La Ferrari è obbligata dalla Federazione a “soffocare” la propria PU e correre nelle condizioni attuali, ovvero con una monoposto nata per sfruttare un punto di forza che oggi non ha più… ma con la possibilità di recuperare durante la stagione e con un nuovo regolamento alle porte nel 2021. La Ferrari è difatto squalificata ma con l’obbligo di partecipare e fare la figura che sta facendo oggi. La “punizione” appare tutto sommato accettabile alle alte sfere ferrariste: si salvano l’immagine e soprattutto i soldi.

Ma dopo la “talpa”, prima variabile non considerata, nel corso del mese di marzo 2020 ne entra in scena un’altra addirittura inimmaginabile: c’è il Covid ed il mondiale non parte per tempo.

Con il lockdown vanno a scatafascio tutti i piani.

Tutto congelato, nuove regole rimandate di un anno, budget cap: praticamente l’Apocalisse con la Ferrari sottoscacco a dover far buon viso a cattivo gioco in virtù dell’accordo.

Tutto da rifare, ogni previsione sulla stagione 2020 salta e addirittura compromette anche il 2021.

Come per ogni azienda che si rispetti c’è da rifare un piano operativo per affrontare la crisi.

E arriviamo quindi alle scelte degli ultimi tempi cercando, se possibile, di fare un pò d’ordine.

La monoposto sbagliata non la puoi rifare e te la devi tenere anche per l’anno successivo con minimi aggiornamenti e pochi gettoni per svilupparla.

Il “popolo” lamenta da mesi della mancanza di aggiornamenti alla SF1000 dimenticando che nel corso di questa settimana si sono deliberati alcuni particolari che poi NON si potranno toccare nel 2021 senza pagare il dazio della spesa dei gettoni.

Gestire un’azienda è innanzitutto gestire le risorse disponibili, siano esse monetarie, umane ma soprattutto di tempo, visto che questo è limitato per chiunque. Da qui la scelta di non disperdere energie in tutti quei microaggiornamenti che il popolo chiede a gran voce.

In GES sono e restano consapevoli di avere in mano un progetto scadente: apportare modifiche in questi mesi sarebbe servito solo ad accontentare le masse al giovedì per poi ricevere critiche ancor maggiori già al sabato.

Binotto ha dovuto optare per non toccare il motore attuale e farne uno completamente nuovo per non utilizzare più gettoni nel 2021, gettoni da destinare ad altri aspetti della monoposto quando saranno necessari. Ha dovuto gestire gli sforzi dei tecnici su quei particolari che si dovranno omologare e tenere tali sino alla fine del prossimo anno.

Queste sono le motivazioni della “serenità” che traspare nelle dichiarazioni, la stessa serenità che i tifosi oggi chiamano menefreghismo con l’hastag #Binottoout.

Con l’ottica della gestione delle risorse si possono spiegare tante cose anche in merito al comportamento avuto sui tempi e sul mancato rinnovo di Sebastian. Ammesso e non concesso che il tedesco avesse accettato un ridimensionamento dell’ingaggio anche del 50% oggi Binotto sarebbe sulla graticola per aver speso quei soldi consapevole di non poter contare su una monoposto da mondiale. Tanto vale esserlo risparmiando qualche milione…

Perché, volenti o nolenti, le scelte applicate per prendere una decisione aziendale sono sempre vincolate al rapporto costi/benefici, con buona pace dei tifosi che pensano solo alle emozioni del cuore.

Sarà pur un discorso freddo, ma stiamo parlando pur sempre di un azienda che apre i cancelli tutte le mattine avviando un attività a scopo di lucro e non di una ONLUS benefica.

Le aziende si conducono con una visione serena e calma, non prendendo decisioni sull’onda dell’emozione o sotto la pressione di stampa e tifosi: prima ce lo mettiamo in testa prima faremo pace con noi stessi.

Veniamo adesso alle non prestazioni della vettura attuale: la performance la si raggiunge con un equilibrio tra tutte le parti della monoposto. La SF1000 era nata per quel motorone e oggi non va perché non ha mai girato un giorno nelle condizioni ideali. Per farla girare in maniera decorosa non dovrebbe essere scaricata aerodinamicamente come sta accadendo per non farsi sorpassare sul dritto. Vi è la necessità di farlo per questo motivo, con il risultato di fargli usare in maniera sbagliata gli pneumatici ed essere lentissimi in gara. Al Mugello si è tentato di fare l’esatto contrario: l’assetto della macchina di Leclerc era sufficientemente valido per fargli fare una buona qualifica salvo poi essere sverniciato da chiunque. Per recuperare ha spinto in curva oltre i limiti della stessa monoposto mangiandosi le coperture ed alzando in maniera repentina il proprio ritmo. La SF1000 è in un loop tale che comunque tu la metta la performance non esce. Ha senso continuare a chiedere aggiornamenti? Crediamo veramente che fior fior di tecnici non lo sappiano?

Il progetto attuale sarà “raddrizzabile” solo l’anno venturo dopo aver fatto scelte corrette in questi mesi. Non sarà comunque da mondiale e lo sanno anche le paline stradali della provincia di Modena, tant’è che non si sente più il nome di Simone Resta da nessuna parte. Fossi in Binotto l’avrei chiuso in un ufficio a pensare al 2022 buttandone via la chiave e togliendogli anche l’abbonamento di Sky… Magari l’ha fatto davvero…

A chi ne chiede le dimissioni immediate sui socials dal divano proporrei di prenderne il posto per provare solo a scegliere la carta igienica da usare in Ges con risultati che possiamo immaginare.

Rammento che il caro Jean Todt entrò in Ges nel 1993 e vinse il primo costruttori nel 1999 ed il primo piloti l’anno dopo. Che Domenicali ereditò una struttura collaudata e che ad Arrivabene furono concesse quattro stagioni.

Siamo proprio certi che le colpe siano tutte di Binotto? Siamo certi che abbia avuto il tempo necessario per essere giudicato?

Ciò che si vede oggi in F1 è frutto delle scelte di mesi addietro, talvolta anni, e noi qua sopra lo sappiamo tutti. Lo sappiamo al punto che questo scritto altro non è che un sunto di quanto letto dai commentatori stessi e dalle notizie raccolte in giro in questi mesi.

Io li ho solo trascritti e messi in ordine cronologico per cercare una risposta che possa far vivere più serenamente questi mesi di sofferenza.

Grazie a tutti.

(immagine in evidenza tratta dal sito corriere.it)

Salvatore V.