BASTIAN CONTRARIO: IL CABRON E LO SFIGATO

Il GP di Russia, svoltosi nel villaggio olimpico di Sochi, ci ha regalato uno spettacolo godibile ed emozionante, che nell’era turbo ibrida è veramente merce rara e preziosa. Neanche a farlo apposta, la pioggia è stata nuovamente la protagonista di quanto accorso in pista; pioggia che fa emergere tutte le mancanze regolamentari di questa F1 e nel contempo fa annegare tutte le certezze di questo o di quell’altro pilota. Ne sa qualcosa Lando Norris, il quale avrà modo e tempo, fino in Turchia (prossimo tappa), di capire il significato di convinzione e di ascoltare chi ne sa più di lui. Di spunti di cui parlare il GP di domenica scorsa ne ha forniti tanti, eppure al sottoscritto ha dato il “coraggio” di parlare nuovamente della Ferrari di Binotto.

Parlo di coraggio, in quanto avendo la rossa (soprattutto questa Ferrari, visto anche il periodo storico che la F1 e le beneamata Scuderia stanno attraversando) nel cuore, per il sottoscritto analizzare la sua condizione in maniera distaccata ed obiettiva risulta sempre un difficile esercizio. Sochi, come detto poc’anzi, mi dà l’occasione per poter esprimere ciò che penso riguardo a quanto visto sino ad ora. Il podio di Sainz, ottenuto in quelle difficili condizioni, va a confermare ancora di più (caso mai ce ne fosse bisogno) che la scelta operata da Binotto è stata quella giusta. L’attuale Ferrari è un cantiere a cielo aperto e completamente dedicata al progetto dell’anno prossimo. L’aggiunta dello spagnolo al posto di Vettel fa parte di uno dei tanti tasselli per poter raggiungere l’agognato obiettivo che è quello di vincere. Leggo troppo spesso le parole “questo risultato non è degno di Ferrari” (per non parlare delle critiche e insulti gratuiti ai danni del team principal), eppure non credo che a McLaren o a Williams, considerando il loro glorioso passato, gli si addica “la fine” in cui versano.

Qualunque ciclo vincente si basa solo ed unicamente su una legge immutabile nel tempo: rafforzare l’organico da un lato e mantenere stabilità dello stesso dall’altro. Chiedere continuamente la testa di questo o di quell’altro team principal, solo perché inanella risultati negativi non porta assolutamente a nulla. Nello specifico, per quei pochi che mi leggono, sanno benissimo che mi riferisco a Binotto ed alle continue e gratuite critiche nei suoi riguardi. Il Team principal della Beneamata è oggetto di scherno e critiche continue solo per un motivo: aver allontanato Vettel. Al buon Binotto, personalmente parlando, gli muovo solo la critica delle modalità dell’allontanamento, per il resto gli si può dire ben poco. Fino ad ora su cosa non ha avuto ragione? Ha avuto ragione nel voler affiancare a tutti i costi al tedesco un giovanissimo Le Clerc, blindandolo per cinque anni. Ha avuto ragione nell’allontanare il tedesco dalla rossa, il quale, oltre a costare come un pil di un piccolo stato sudamericano, non solo non contribuiva alla causa, addirittura si era completamente perso in se stesso. Binotto ha avuto ragione di Sainz, il quale tutto vuole essere, fuorché il Bottas di turno. Cosi come sta avendo ragione dal punto di vista progettuale: i puristi, in questo momento, vorrebbero chiamare il 118 per farmi internare, eppure con l’attuale monoposto (si ricordi com’era quella dell’anno scorso) abbiamo già rischiato di vincere a Monaco e domenica scorsa per poco  non ci riusciva il colpaccio. Binotto a fine gara era contento, al di là del podio della “sua scelta”: sapeva bene che l’aggiornamento (base per l’anno prossimo) montato sulla monoposto del monegasco ha funzionato bene. Questo è segno che il lavoro, che si sta svolgendo nel reparto corse, è nella giusta direzione. Non si dimentichi che Ferrari, a differenza degli altri team inglesi, è completamente isolata e praticamente sta ottenendo i suoi risultati con le sole forze interne, perché lo si voglia o meno accettare, allo stato attuale a Maranello non ci vuole venire nessuno!

Per quale motivo un tecnico di valore si dovrebbe venire ad introiare (il direttore del Blog è il mio maestro lessicale) in un luogo dove ci sono solo beghe interne e si cambia sempre gestione? Chiedo sempre a quei pochi che mi leggono, sebbene la risposta la vorrei principalmente dagli oltranzisti, chi dovrebbe venire al posto di Binotto caso mai il 2022 andasse male? Che cosa succederebbe, dunque, una volta che l’attuale team principal venisse allontanato? Si ricomincerebbe tutto daccapo, ecco quello che suderebbe, perdendo ulteriore tempo prezioso! Al sottoscritto non è mai piaciuto fare paragoni tra campioni, solo che Binotto non è un pilota, allora mi risulta molto più facile poter paragonare la sua condizione a quella di Todt, il quale fino a quando non arrivò sua maestà Schumacher (con tre quarti di Benetton dietro), il francese ingollava altro che asperrime pugne… erano solo (a buon intenditor poche parole!) volatili amari per diabetici. L’anno che verrà non solo non è ancora iniziato, addirittura nulla è ancora deciso, nel frattempo è il qui ed ora su cui ci si deve concentrare, perché è nel qui ed ora che si pongono le basi per il domani. Il presente dice che la Beneamata ha messo sù la coppia di piloti che meglio funziona nell’attuale mondiale, con un Sainz che inizia a prendere le misure al compagno e quest’ultimo inizia a capire che Ferrari è solo sacrificio. Lo spagnolo è stato preso proprio per pungolare continuamente il monegasco: a riguardo non ho dubbi su chi sia più forte tra i due, così come sono sicuro che, se Ferrari avrà una macchina da mondiale, la migliore coppia del mondiale verrà messa a dura prova in amicizia (esiste l’amicizia in F1?) e competizione agonistica, che è proprio quello che Binotto vuole e che di certo proprio la stessa Mercedes ha dimostrato, affiancando ad Hamilton un pilota comunque costante (il Bottas di adesso non conta) nell’apportare punti alla squadra. Red Bull, in questo frangente, con Perez è esattamente l’opposto ed i fatti lo stanno dimostrando. A tal proposito, vi starete chiedendo il perché del titolo: sarebbe stato troppo scontato definire Sainz e Le Clerc rispettivamente il cabron e lo sfigato del GP russo. I piloti Ferrari non centrano nulla nell’intestazione di questa mia rubrica.

Quanto successo domenica scorsa, per la lotta al titolo, non poteva passare in secondo piano, nemmeno se ho dedicato il “Bastian contrario” alla mia Ferrari. Nel GP di Russia, Verstappen “ha trovato l’America”, come si suol dire. Infatti l’olandese, facendo il tagliando completo alla sua monoposto, sapeva già che avrebbe dovuto limitare i danni effettuando una super rimonta delle sue, al fine di perdere meno punti possibili nei riguardi del suo diretto avversario. Alla fine della giostra, Hamilton festeggia i suoi cento GP vinti e, nonostante tutto, ride amaro e a denti stretti perché avrebbe voluto vedere sul podio accanto a lui tutti tranne che proprio Verstappen. Il secondo posto ottenuto dall’olandese vale quanto una vittoria, in quanto il suo tributo al dio dell’affidabilità lo ha già pagato, ottenendo il massimo risultato possibile. Hamilton difficilmente (diciamo pure che è impossibile), potrà arrivare a fine mondiale con l’attuale power unit e presto o tardi (già in Turchia?); sarà costretto anche lui a pagare pegno partendo dall’ultima casella. La domanda è: Hamilton riuscirà ad ottenere lo stesso risultato del suo rivale? Il dramma (che dà sale a questo mondiale) è che attualmente chi tra i due sente maggiormente la pressione è proprio l’inglese (l’errore in ingresso box durante le qualifiche non da Hamilton) e chi rischia di più è proprio lui. Ricordate tutti quello che dico da sempre e cioè; che in questo mondiale gli errori conteranno di più delle vittorie ottenute.

Allora…la domanda resta: chi è stato il cabron e chi lo sfigato del GP di Russia?

Vito Quaranta