MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI CITTA’ DEL MESSICO

Del Gran Premio del Messico ho visto e letto molte cose, prima e dopo il suo svolgimento, che ne hanno movimentato il contesto rendendolo, di fatto, ancora più interessante di quanto già non fosse alla vigilia.

Ciò può sembrare paradossale dal momento che i vincitori del mondiale 2022 sono già stati iscritti all’albo d’oro ma tra le polemiche generate dalla sentenza sullo sforamento del Budget Cap da parte di Red Bull, motivi d’interesse tecnici dati dalla pista “più altissima” del mondiale e la curiosità di vedere come si sarebbero sviluppate le sfide sportive che rimangono da raggiungere agli “altri” di cose da vedere, ascoltare e leggere ce n’erano parecchie.

E ci sono, effettivamente, state.

Il tema Budget Cap meriterebbe riflessioni a parte. In questa sede mi limito a fare una battuta e due considerazioni.

La battuta: visti i dettagli di natura contabile divulgati nei giorni scorsi è evidente che in RBR hanno bisogno come il pane di contabili che, al minimo, siano capaci di saper fare cose tipo addizioni e sottrazioni, per non parlare di  moltiplicazioni e divisioni. Io ho già mandato il mio CV, specificando con orgoglio di saper snocciolare le tabelline dall’1 al 12 con crono di 1’34’’523 stabilito in un’esaltante sfida vinta in extremis contro il bimbo G.V. nelle Q3 del GP “Scuole Elementari Ariosto” il 2 Maggio 1981.

Considerazione 1. 

I numeri indicati e i loro giustificativi danno tante di quelle perplessità che c’è da chiedersi con quale metodologia giuridica siano stati considerati, cioè con quale approfondimento inquisitorio e probatorio, che non sia dato dalla lettura dei documenti di bilancio presentati dalla RBR alla federazione. In Italia, ad esempio, i bravi ispettori dell’Agenzia delle Entrate, quando decidono di prenderti di mira (siamo pur sempre in Italia…), non è che si accontentano solo dei tuoi documenti, eh. Ho visto con i miei occhi un bilancio di 445mila euro di una ASD di cui uno dei suddetti ispettori ha “smontato” il 73% di falsità – cioè, non il 5% o il 1.6% o il 0.37%: il 73%!! E non è che se lo sono inventati o hanno meramente supposto ma hanno tracciato tutto: pagamenti, prelievi, fatture (false), persone e tutte le “lateralità” ove erano stati plausibilmente ridirezionati i flussi di danaro contestati (e poi le commissioni tributarie gli hanno sfondato il c…). Mi domando quanto la FIA possa approfondire davvero gli sforamenti. Perché il punto è proprio lì. Com’è facile intuire, se sfori la voce x e quella y o sei un coglione incapace (scusate non ho potuto trattenermi) o li hai usati per fare qualcosa ti tecnicamente utile al team. Ma se non posso (o non voglio?) approfondire su come hai usato quei soldi sarà difficile dimostrare il vantaggio che ne hai tratto e come ulteriore conseguenza sarà ancora più difficile decidere le sanzioni sportive da applicarti.

Considerazione 2. 

Tra tutte le in-credibili voci che si evincono dai vari report pubblicati sull’argomento la meno credibile non è il costo relativo al catering (che già di per sé fa ridere) ma il punto relativo al credito d’imposta non sfruttato. Cioè, un team iperprofessionale come RBR, con sede legale in un paese che dei magheggi finanziari e fiscali fa il fiore all’occhiello della propria economia, ha un credito d’imposta di 1.431.348 (leggasi unmilionequattrocentotretunomilatrecentoquarantotto) sterline e non lo sfrutta?

Seriously?

Considerazione 3.

Tutti avranno notato che la base di calcolo per lo sforamento del BC è fondato sul relativo bilancio RBR in valuta. La cosa pare ovvia dal momento che il team è di diritto UK e la relativa valuta è la sterlina. Tuttavia, poiché l’ammontare del BC (o “Cost Cap” come viene definito ufficialmente) è espresso in valuta Dollaro qualche dubbio sulle conseguenze e sulle consistenze effettive di eventuali sforamenti può legittimamente venire visto e considerato che i rapporti economici di natura tecnica di un team di F1 sono da considerarsi in un ambito globalizzato. Nel caso di specie, infatti, non può non balzare all’occhio come tra 21 e 22 il cambio $/£ abbia avuto un’oscillazione di quasi il 20% (18.39% secondo i miei calcoli) e chiunque tratti affari internazionali sa quanto sia importante “giocare” sul cambio per proteggere (o, possibilmente, ampliare) i margini sulle transazioni. E non sono cose che scopro io nella mia stanzina: i banchieri fiorentini e veneziani hanno campato per secoli su queste cose. Nel nostro orticello globalizzato della F1 un’oscillazione valutaria di questa entità può portare vantaggi decisivi. È vero che FIA, nelle varie versioni del regolamento finanziario, si è premurata di aggiustare e fissare i cambi (c’è un tabella di conversione del cost cap in dollari con sterline, euro e franchi svizzeri) ma un fixed annual value non significa nulla per chi è abituato a “giocare” con i cambi. Anzi, come si dice dalle mie parti: gli torna solo che comodo considerato che in UK ci sono i maggiori esperti mondiali di questo tipo di “giochi” valutari.

Considerando questa oscillazione, dunque, lo sforamento da parte di RBR potrebbe essere riconteggiato in modo tale che lo porterebbe in una forchetta tra 2,27% e 14,84% quale esito di una manciata di calcoli su excel considerando il caso migliore e peggiore per RBR. Un ipotetico “gioco” che sfrutti un valore di conversione valuta $/£ nel 2021 contro le tabelle di conversione FIA per lo stesso anno farebbe sì che, al lordo delle mille assunzioni fatte in calcoli di questo tipo, lo sforamento certificato da Fia starebbe molto a fatica dentro la minor breach < 5% di cui tanto si parla. Tutte speculazioni, per carità, e per le quali mi cospargo subito il capo di cenere accettando ogni critica ma siccome in questi ameni luoghi virtuali discutiamo di differenze sul giro di pochi decimi capaci di decidere un campionato del mondo di Formula 1 credo che, in generale, questo tema sia una bella gatta da pelare per la FIA.

Il tutta vale, beninteso, per tutti i team con Presentation Currency che non siano dollari (cioè tutti tranne Haas, che io sappia).

Considerazione 4.

Perché la multa di 7 mln di $ è extra-cap? Cioè: brandisco per i glutei mezzo mondo sforando su Catering e crediti di imposta (magari gioco pure sulle valute), mi beccano, mi danno pure una multa alla proverbiale acqua di rose e non la devo nemmeno considerare nel budget cap? Mah!

Considerazione 5.

Come dite? Avevo promesso 2 considerazioni e sono già alla 5? (Be’, l’argomento è succulento)

Avete ragione mi fermo qui. Tanto non saprei come giudicare la parte sportiva delle sanzioni e, a quanto pare, non lo sanno giudicare nemmeno gli stessi protagonisti: Horner piange in cinese proclamando urbi et orbi che per il prossimo anno avranno uno svantaggio enorme mentre gli altri TP (curiosamente non Wolff né Binotto ma Seidl pare il più assatanato) sono scontenti perché, dicono, la loro concreta applicazione in realtà non danneggerà di un epsilon le possibilità di sviluppo tecniche di RBR. 

E se non lo sanno loro…

 

Ma veniamo al Messico.

Che l’altura (2200 s.l.m.!) avrebbe limato non poco le differenze in termini di efficienza aerodinamica tra le vetture si sapeva. La curiosità stava nel capire l’efficacia del pacchetto meccanico in queste condizioni.

E qui non ci sono santi: ha vinto, anzi stravinto Mercedes.

E ha perso Ferrari, ovviamente.

Mercedes ha sfornato performance inimmaginabili alla vigilia: di fatto andava tanto quanto RBR e solo la strategia errata ha impedito ad Hamilton di portare a casa la prima vittoria del 22. Di contro la Ferrari si è ritrovata (inaspettatamente?) a distanze siderali, inimmaginabili alla vigilia. Ma tanto la DT39 non c’entra, giusto?

RBR limita i danni (si fa per dire) grazie ad un Verstappen in stato di grazia e ad un Perez che cercava il massimo nel GP di casa, nonché grazie all’aver capito, contrariamente a quanto credeva Mercedes, che poteva andare sino in fondo con le gialle. Ma siccome c’è chi ha fatto anche meglio in termini di strategia ascriverei il loro successo nel GP ai piloti. Sui quali ora mi spendo, finalmente!, nelle NON-PAGELLE.

 

VERSTAPPEN

Il buon Max continua a stupire e le parole per descriverne le prestazioni cominciano a scarseggiare. In questa gara, date le particolari condizioni in cui si è svolta e anche al netto dei discorsi fatti poc’anzi su bontà del pacchetto meccanico e strategie, ha dimostrato quanto sia eccezionale come pilota. Umanamente non mi ispira una gran simpatia (al pari del suo odierno rivale, l’eptastellato) e sono perciò propenso a radiografare ogni sua mossa a cercare il proverbiale pelo nell’uovo per potermi permettere di dirgli, con fare da moderno Torquemada: “ecco! Vedi?! TU, neerlandese immondo, stregone di cacciaviti ed eretico alchimista che trasformi piedi umani in lingotti di piombo! TU, proprio TU che fai contemporaneamente lo spanizzo e il finto modesto ad ogni domanda sul record di vittorie in una stagione! TU, sei immeritevole! e vinci solo grazie al patto con il Newavolo! (e hai pure una faccia da schiaffi)” 

Eppure non lo trovo, quel pelo nell’uovo, e sono costretto (di buon grado a onor del vero) a riconoscerne gli enormi meriti e l’altrettanto enorme abilità. Qui ha fatto una gara perfetta. Qualifica impressionante. Partenza eccezionale. Ritmo incredibile per tutta la gara a segnare giri con crono costante quasi al millesimo nelle due fasi (pure Genè notava i primi 15 giri tutti sul 23.2). Neanche un errore, nemmeno una piccola sbavatura. Negli ultimi 10 giri, quando tutti si aspettavano che le gomme crollassero, non fa una piega e continua imperterrito a stampare tempi impensabili per gli altri e prendendosi pure la soddisfazione di staccare ulteriormente lo speranzoso Hamilton. Perfezione di gara che ricorda, da molto vicino… lo dico? Ok lo dico: qui in Messico mi ha ricordato lo Schumy dei bei tempi.

HAMILTON

Il buon Lewis arriva in Messico e si ritrova una bella sorpresa: la macchina più veloce del lotto. Però…

Però in qualifica viene sorpreso, sia pur per 5 millesimi, dal suo teammate, oltre ovviamente al giro monstre di Verstappen. Ciò non gli consente di poter battagliare in partenza con Max. Poi il suo lo fa e alla grande. Parte bene e si tiene attaccato a Max con i denti nel primo stint tenendo, al contempo, a debita distanza l’arrembante idolo di casa. Gli RBR decidono di pittare tra il 24 e il 26 giro e qui c’è la mossa che sembra decisiva: rimane fuori senza copiare la strategia. Già. Perché si era capito che le rosse non si erano consumate granché e che a quanto pare il rapporto tra il connubio monoposto 2022/gomme con il circuito Hermanos Rodriguez è una vera e propria storia d’amore. Quindi, pure dal comodo divano di casa ce ne rendiamo conto, l’idea di Ham e Rus potrebbe essere tirare le gialle il più possibile, mettere le rosse e chiudere la gara con concrete possibilità di vittoria. Peraltro, chi dietro aveva le rosse e non aveva ancora pittato (mi viene in mente Vettel), non stava avendo particolari problemi di ritmo. E’ chiaro che tale scelta parrebbe piuttosto aggressiva ma se vuoi vincere devi fare così perché non sono più i tempi in cui il vantaggio di macchina imponeva scelte più conservative che tanto si vinceva lo stesso. Invece sta fuori solo 6 giri in più di Max e i suoi decidono di mettergli le bianche. A quel punto non gli rimane altro che sperare che il preventivato crollo di prestazione delle gialle di Max si concretizzi. Ma chi visse sperando… Occasione buttata.

PEREZ

Il buon Checo le prova tutte per portarsi a casa il GP di casa. Per una volta non prende le piste dal teammate in qualifica. Parte pure bene perché si infila tra le due mercedes. Però lui, a differenza di Max, è un pilota “normale” e la fatica che ha fatto a stare dietro a Lewis, nonostante tutte le motivazioni che aveva per fare bene, è ciò che ci ha fatto capire che qui in Messico era proprio la Mercedes la macchina migliore. Il problema al pit stop è stato sfortunato ma non sarebbe cambiato nulla nei confronti di Ham. Alla fine è deluso ma non ne ha troppe ragioni: il compagno ha performato in modo irreale e Ham ne aveva di più. Quindi, più di così non poteva fare. E comunque si riporta al secondo posto nel mondiale piloti

RUSSELL

Pure lui si ritrova la più grande sorpresa del week end messicano tra le mani ma trova il momento peggiore per mostrare al mondo la sua deferenza per l’illustre compatriota nato nel 1564 a Stratford-upon-Avon. Infatti, dopo una qualifica eccellente, che rimette a posto i conti con il teammate per 5 millesimi, decide di travestirsi da Principe di Danimarca e allo spegnersi dei semafori eccoli lì i sottotitoli a caratteri fluorescenti comparire sul muso della sua Mercedes: “Essere o non essere… aggressivi? Passivi? Furbi? incoscienti?”

Niente di tutto questo. La sua indecisione è palpabile e ne paga pesantemente le conseguenze non solo nei confronti di Lewis, che di “Shakespeare” forse non sa fare nemmeno lo spelling, ma anche nei confronti di Perez. Onestamente il frangente e come l’ha gestito mi ha deluso parecchio. Ancora più deludente è il primo stint dove non pare avere la capacità di tenere lo stesso ritmo dei primi 3. Si riaccendono le sue possibilità intorno a metà gara dove mette in mostra un QI di tutto rispetto visto che si rende conto che la strategia con le rosse nel secondo stint sarebbe vincente. I suoi non gli danno ascolto e deve suo malgrado ingoiare l’amara pillola delle gomme bianche. A dir il vero il secondo stint è più veloce di Hamilton e Perez ma con un margine troppo risicato per poterli davvero impensierire. Più logico rispetto al precedente GP il pit per il Fastest Lap a due giri dalla fine per prendersi il punto addizionale perché con una Ferrari così obbrobriosa la possibilità di strappare il secondo posto mondiale nei costruttori non è più così impensabile come poteva essere sino ad un paio di GP fa (e poi limita il continuo recupero di Ham in classifica piloti). Amletico.

SAINZ-LECLERC

Si dice che girassero con motore depotenziato. Un più unico che raro camera car (di Sainz, se non ricordo male) faceva effettivamente percepire un rumore un po’ troppo sibilante del turbo ma non sono abbastanza competente da capire se tale rumore fosse indicativo di qualcosa. Fanno a sportellate tra loro le prime due curve e poi si plafonano per il resto della gara girando almeno 1 sec al giro più lenti di quelli davanti. Talmente anonimi che non mi viene in mente altro da dire. Inquietante.

RICCIARDO

Dopo la peggior prestazione dell’anno il simpatico Daniel decide di sfoderare la migliore. Infatti in Q per una volta prende solo 2 decimi da Norris (sufficienti però per mancare il Q3) e poi in gara si dimostra piuttosto pimpante (ho in mente un bel duello con Zhou). Strano, soprattutto considerando che Norris appare, invece, piuttosto svogliato. Forse l’aria rarefatta di Mexico City gli ha dato un po’ alla testa e si ricorda di essere (stato?) un top driver. Avrebbe comunque concluso dietro al teammate come sempre se non avesse intuito (lui o il suo race engineer, magari imbeccati dai team radio di Russell) la strategia più efficace in questo GP: andare il più lunghi possibili nel primo stint, poi mettere le rosse e divertirsi negli ultimi giri a passare gli altri come birilli. La cosa riesce talmente bene che conclude in un, per lui, insperato settimo posto dribblando anche la sanzione di 10 sec per la manovra ridicola fatta contro il povero Tsunoda. A proposito di quest’ultima manovra sono rimasto piuttosto sorpreso. Se c’è una cosa che si può dire di Ricciardo è che proprio il sorpasso è il suo cavallo di battaglia tecnico migliore. Quindi una mossa così ingenua è stata decisamente inattesa: visto il vantaggio di gomme avrebbe potuto tranquillamente aspettare un paio di curve e mangiarsi Yuki a colazione. Invece nulla. Peccato perché quella stupidaggine rovina il ricordo di una prestazione notevole in una stagione che da ricordare, per lui, non ha proprio nulla.

OCON-NORRIS

Li accoppio in queste non pagelle. Prestazione più che sufficiente vista la posizione finale ma nessuno dei due ha mostrato particolari meriti in gara che non siano derivati dalla comunque buona qualifica che hanno fatto.

BOTTAS

Povero Valtteri! Sfodera una qualifica ai limiti del leggendario, confermando che in termini di velocità pura non ha nulla da invidiare a nessuno. Con la scalcagnata Alfa Romeo di questa seconda parte di stagione si toglie persino la soddisfazione di dividere le due Ferrari in qualifica centrando un sesto posto da paura. Ma conferma altresì che non sa correre. Fa una partenza disastrosa facendosi superare da chiunque avesse intorno (ancora un po’ e mi aspettavo che lo superasse anche la medical car). Nei primi giri prova a stare attaccato ad Alonso rispetto al quale sembrerebbe avere anche più ritmo ma la sua cronica incapacità di correre lo limita al punto tale che dopo qualche timido affacciamento negli specchietti di Fernandel si demoralizza e si stacca. Non pago del pietoso primo stint fa una seconda parte di gara al rallentatore permettendo ai vari Ricciardo, Ocon e Norris di passarlo senza opporre la minima resistenza. Il punto portato a casa è solo frutto dell’ottima qualifica.

NOTE DI MERITO

Alonso finché il motore ha retto ha fatto una gara eccellente, di gran lunga migliore, come al solito, del teammate. Strana però la scelta delle bianche: una old fox come lui avrebbe dovuto intuire la strategia à la Ricciardo. Non fatico a immaginare che se avesse potuto applicarla, motore permettendo, avrebbe anche potuto impensierire il duo ferrarista.

Tsunoda: ancora una volta migliore del teammate sia in qualifica che in gara. Peccato la mossaccia di Ricciardo nei suoi confronti. 

Gasly-Albon. In realtà male il primo ma, con Albon, ha il merito di trovare la strategia migliore mettendo le rosse nell’ultimo stint: entrambi rischiano di andare a punti.

NOTE DI DEMERITO

Zhou dopo alcune belle gare, soprattutto nei confronti di Bottas, si ritrova in Messico a soffrire sia in qualifica, dove viene messo a distanze siderali, sia in gara dove non pare mai in grado di impensierire alcuno.

Haas e Aston Martin si sono trovati vetture pietose in questo GP. In qualifica ho visto Mick scivolare talmente tanto che ad un certo punto pure io sono scivolato dal divano per simpatia.

Latifi: che ve lo dico a fare?

 

Metrodoro il Teorematico