Archivi tag: motomondiale

Il Motomondiale classe 500 anni ’80- parte 1

Gli splendidi articoli sulla F1 anni 80 pubblicati dal Boss in questa off-season sono riusciti ad aprire i cassetti chiusi nella mia memoria anche per quanto riguarda le due ruote. Belli quegli anni,  al punto che se chiudo gli occhi mi sembra di aver ancora nel naso l’odore dello scarico dei due tempi e nelle orecchie lo strillo acuto di quei motori semplici ed esplosivi.

Non ricordo perfettamente tutte quelle gare, soprattutto quelle dei primissimi ’80:  venivano spesso date in differita nei giorni successivi a degli orari improponibili su Rai3 con la eufemisticamente coinvolgente cronaca di Federico Urban, bravo professionista per carità.. Ma ti dovevano veramente piacere le moto eh.. Non ci saranno 10 appuntamenti settimanali ma mi limiterò a dividere in due il decennio.

Gli anni 80 furono l’apoteosi dell’era americana del Motomondiale che era cominciata un paio d’anni prima con lo sbarco del marziano Kenny Roberts (quello vero) in Europa. Il beach Boy californiano portò un modo di correre molto diverso, più professionale, e interruppe l’egemonia di quello svitato di Barry Sheene. Ad onor del vero Kenny aveva un vantaggio di peso non indifferente considerati i cinque chili di placche e viti che tenevano insieme l’inglese, ma questo è…

1980

immagine tratta dal sito Motogp.com

Roberts vince il suo terzo mondiale di fila a bordo della Yamaha gestita dall’importatore statunitense alla quale è stato fedele tutta la carriera. Primeggia nelle prime tre gare su 10 di un mondiale talmente corto che al giorno d’oggi finirebbe i primi di giugno: le gare in programma sarebbero state tredici, ma i Gp in Venezuela e Svezia saltarono per motivi economici e quello dell’Austria per il maltempo. I suoi avversari dell’epoca erano tutte quelle Suzuki che i giapponesi davano in gestione agli importatori dei vari paesi europei e guidate da piloti del calibro di Randy Mamola, Marco Lucchinelli, Franco Uncini e, udite udite Graziano Rossi. E il colosso Honda? In piena era due tempi era alle prese con il progetto pazzo della 4 cilindri quattro tempi NR500 a pistoni ovali con cui collezionò parecchie figure barbine fin dal suo esordio nel 1979: la moto non si qualificava manco con le cannonate. Per farla partecipare ad una gara i giapponesi dovettero assoldare alcuni privati affinchè non partissero, salvo poi vedere il proprio gioiello andare a fuoco in gara già al primo giro… Senza dimenticare che, con la partenza a spinta dell’epoca, la Honda si avviava quando il resto delle moto erano già tre curve avanti! Ma Honda è sempre Honda e segnerà comunque il decennio, eccome se lo segnerà…

Immagine tratta da pinterest.com

Per dovere di cronaca faccio un cenno alle classi minori, discriminate solo per motivi di spazio e non di importanza. Nel 1980 correvano ancora la 50cc, la 350cc  oltre che i sidecar e le classiche 125 250 e, appunto, la 500.
La classe 50 cc si disputò sino al 1983, sostituita poi dal 1984 al 1989 dalla 80, mentre la 350 che tanto fu gloriosa negli anni 60 e 70 disputò il suo ultimo campionato nel 1982 abolita in quanto troppo simile alla due e mezzo e abbastanza alla 500 per decretarne la morte. I sidecars corsero a fianco al motomondiale sino al 1997 per poi essere “aggregati” al mondiale Superbike.

1981

immagine tratta dal sito italiaonroad.it

Il mondiale piloti torna in Italia dopo sei anni dall’ultimo di Mino Agostini. Lo vince quel matto di Marco Lucchinelli che, a guardarlo bene, tutto ti sembra fuorchè un pilota professionista. L’approccio alla vita è di quelli che te li raccomando, con le corse a corollario di ciò che è il resto: divertimento puro. Ma è dannatamente matto e veloce, al punto di detenere ancora il record del Ring versione 22,8 Km… Poco importa se resiste ancora perché il tracciato è più corto, ma se arrivi a girare là dentro in meno di 8 minuti e mezzo con moto e gomme dell’epoca, sei un manico.. e neanche tutto finito..

Lucky vince in sella ad una Suzuki dopo il triennio Yamaha, ed è quella del team tutto italiano di Roberto Gallina (ex pilota e sopraffino team manager) che prepara una stagione con i fiocchi in cui Marco vince cinque gare su undici mettendosi dietro lo “Stirling Moss” delle due ruote Randy Mamola sempre su Suzuki. Bello ricordare che nell’ultimo Gp dell’anno, in Svezia, si assisterà all’ultima vittoria mondiale di Barry, questa volta in sella ad una Yamaha al posto della sua storica Suzuki. Nel 1981 fa capolino nel mondiale un ragazzino con la faccia da bambino al quale ti farebbe tenerezza e paura affidare il tuo “Ciao” della Piaggio.. Eppure lui prende quel cancello di NR500 (si, la 4t a pistoni ellittici!) e in Inghilterra lo issa sino al quinto posto prima di esagerare spalmandosi in terra. Il suo nome? Frederick Burdette Spencer… (mio primo idolo a due ruote, vogliate perdonare la libertà che mi prendo ma non ho potuto resistere).

 

1982

immagine tratta da radioerre

L’anno comincia con “Stella Fortuna” portata a Sanremo dal campione del Mondo in carica Marco Lucchinelli. E’ fuori concorso, quindi nessuna classifica in questo caso. Marco è un personaggio veramente fantastico ed istrionico, con una vita complessa e sregolata. Lascia il team Gallina e approda in Honda ufficiale al fianco di Spencer. Viene creata l’odierna struttura HRC per gestire in toto il Reparto Corse e viene fatta debuttare anche la NS500 a due tempi. Nel DNA dei giapponesi c’è l’anticonformismo e sfornano una tre cilindri a V per avere una moto più agile e snella della concorrenza Yamaha e Suzuki in pista con delle quattro cilindri.
E con la tre pistoni sotto il sedere di Fast Freddie arrivano anche le prime due vittorie preparatorie al futuro nonché il primato di Spencer come vincitore più giovane della categoria a poco più di vent’anni.
Il campionato resta in Italia grazie a Franco Uncini e sempre al team di Roberto Gallina sul quale non mi posso soffermare perché ci andrebbe un articolo dedicato. Avete presente Lucchinelli ed i suoi eccessi? Ecco, pensate all’opposto e vi apparirà Uncini. Vince anche lui cinque gare e si mette dietro le Yamaha alle prese con gli sviluppi della OW60 OW61 ed in attesa di capire se fosse meglio il motore a quattro cilindri in quadrato o a V… A fine anno lascia Kawasaki regina delle 350 e 250 ma con scarsi risultati nella classe maggiore. Ed insieme a lei saluta tutti anche quell’altro sciroccato di Kork Ballington.

1983

immagine tratta dal sito GPone

Più guardo le foto dell’epoca e più Freddie mi sembra quel compagno di classe del liceo secchione che andava pure a messa tutte le domeniche col vestito della festa come si usava allora. Metti la sua foto a fianco di quella di Barry Sheene o dello stesso Lucchinelli e ti chiedi: ma questi possono fare lo stesso sport?
Infatti la risposta è no. Freddie si aggiudica il mondiale 1983 vincendo sei gare su dodici mettendoci accanto tre piazze d’onore ed un altro podio, quarto posto ed un solo ritiro. Sono numeri che farebbero impallidire anche gli schiacciasassi contemporanei. Poco più di ventun’anni di età e diventa il campione più giovane di sempre mettendo in fila dietro di lui gente che risponde ai nomi di Roberts (sempre quello vero), Randy “Stirling” Mamola ed un certo Eddie Lawson che debutta in 500 cavalcando una Yamaha YZR con sopra un numero a me particolarmente caro, il 27.

immagine tratta da pinterest.com

Il vecchio Kenny fu un osso duro per tutta la stagione perché vinse le restanti sei gare non vinte da Spencer e perse il titolo per soli due punti, ovvero la differenza tra un terzo ed un quarto posto in più tra i due. Non la prese esattamente bene e a fine anno decise di averne avuto a sufficienza salutando la compagnia. Il campione in carica Franco Uncini non potè difendere il titolo: vero che la sua Suzuki aveva perso in competitività, ma il motivo più importante fu quell’Highside ad Assen dal quale ne usci centrato in pieno alla testa mentre a quattro zampe cercava di andare fuori dall’asfalto sull’erba. Le immagini sono agghiaccianti tutt’ora. Curva a destra, lui vola per aria e atterra con tutti gli altri piloti che cercano di sfilarlo sulla destra: passano diverse moto mentre lui cerca di salvarsi, tutte dallo stesso lato, tranne una che avendo una traiettoria più larga in uscita dalla curva decide di buttarsi sulla sinistra verso l’esterno. Wayne Gardner (si lui) centra in pieno  il casco di Franco con la sua ruota anteriore e gli fa fare un 360 in aria lasciandolo esanime in terra. Al Check-in gli stracciano il biglietto e lo rispediscono indietro dopo qualche giorno di coma con la lettera di assunzione per fargli curare la sicurezza dei piloti e delle piste.

Immagine di Motosprint.it

1984
In Honda sono da sempre in costante fermento. Guardando la 4 cilindri della concorrenza di Iwata capiscono che l’escalation delle potenze avrebbe messo sotto scacco la propria 3 cilindri in tempi brevi. Quindi fanno debuttare LEI, la regina delle regine a due tempi, la NSR500 quattro cilindri che con le dovute evoluzioni avrebbe segnato per oltre quindici anni la storia del motociclismo. Basti pensare che il nome della moto del primo mondiale di Rossi nonché ultimo delle due tempi è sempre lo stesso ed è targato 2001!
All’epoca non c’era l’abitudine odierna di tenere il proprio numero di gara per tutta la carriera. Venivano assegnati in base alla classifica dell’anno precedente: pur di levarsi quel 4 dalla carena Eddie Lawson si vince 4 gare ed insieme ad esse anche il suo primo mondiale grazie ad una costanza di rendimento impressionante.  Primeggia, e anche per distacco, su Mamola (una altra volta secondo) Roche, Spencer ed Haslam (Ron). A dirla fino in fondo Freddie ebbe una stagione travagliata dagli infortuni sin dall’inizio quando non partecipò al gran premio inaugurale in Sud Africa causa una caduta in prova nonostante avesse fatto la pole. Sempre per incidente saltò le ultime tre gare essendosi infortunato in un’altra gara fuori campionato. L’asticella era la sua avendo vinto 5 gare su 6 alle quale prese parte, ma Eddie da splendido professionista seppe approfittare di ogni situazione. Ecco, per me Eddie era un po’ il Prost del motociclismo: poco appariscente ma dannatamente veloce e concreto.

 

Grazie. a presto per il secondo lustro

Immagine in evidenza tratta dal sito motorsport.com

Salvatore Valerioti

E’ FINALMENTE SUONATA L’ULTIMA CAMPANELLA DEL 2019

E anche il 2019 è messo negli annali del Motomondiale

Una stagione da poche emozioni in MotoGP, per quello che riguarda la corsa iridata. Marquez  che ha segnato il passo fin da subito, lasciando solo l’illusione agli altri o qualche gara di gioia.

Un ennesimo “noioso” trionfo, che lo porta maggiormente nell’olimpo dei più grandi di sempre, candidato al dominio anche nella prossima stagione.

Il quesito è: Che compagno di box pensionerà nel 2020?

Il 2018 ci aveva fatto vivere quello di Pedrosa, ma clamorosamente, il 2019 ci ha fatto salutare il campionissimo Lorenzo. Due piloti di cui non serve citar numeri o risultati e star a narrarne il valore, ma uniti nell’aver ottenuto davvero poco in una stagione dove il binomio Honda/93 ha dimostrato tutto il suo potenziale.

Tiriamo un due somme?

  • Honda

Una stagione che dimostra ancora una volta che la sua moto funziona bene con un solo pilota, con gli altri alfieri che raccimolano solo piazzamente e vedono il podio quasi con il binocolo, il giorno in cui mai il fenomeno dovesse accasarsi in un’altro team, potrebbe presentare un conto pesante, ma nel frattempo festeggiano la tripla corona, ottenuta quasi esclusivamente da un solo pilota, a dimostrazione del potenziale del binomio Marquez Honda.

Crutchlow, Nakagami, Lorenzo e Zarco, han tutti ottenuto prestazioni da moto clienti di team di terza fascia, ma non me la sento di dar loro delle responsabilità, un caso potrebbe starci, ma 4 su 4 è troppo dai.

  • Ducati

Una moto che pareva la favorita per il titolo, che alla prima gara ha fatto sognare, ma che nell’andare della stagione è stata riassorbita dal gruppo. Speriamo nel 2020, ma grosse speranze non paiono al momento esserci.

Dovizioso è stato ancora una volta il miglior pilota per la casa di Borgo Panigale, regalando due belle gare in Qatar e sopratutto a Zeltweg. Il giorno in cui imparerà a scendere in pista sempre con quella mentalità, potrà farci sognare, anche se il miglior Dovi, lo abbiam già visto nel 2017, tuttavia, chissà.

Petrucci ha fatto una stagione mirata al rinnovo di contratto, ottenuto quello, ciao tutti, in perfetto stile da politico Italiano, si è adagiato alla poltrona da cui non lo schiodano. Troppo poco dopo la bella vittoria del Mugello.

Miller è diventato finalmente un bravo pilota veloce e costante, meritevole di salire sulla Ducati di Petrucci, con 5 buoni terzi posti stagionali.

Bagnaia come debutto è abbastanza deludente, con una stagione in cui non ha mostrato ne la velocità e men che meno capacità di non fare errori clamorosi, segno che il giorno che smetterà di cadere, non lo porterà subito a ottenere bei risultati. C’è da lavorare e tanto, ma purtroppo dovrà saltare i test, quindi già non si comincia bene il 2020.

  • Yamaha

Una moto che è migliorata parecchio da inizio stagione, ma che ha trovato maggior costanza nella fase finale di stagione, con il team satellite e un rookie. Il buon Quartararo è stato artefice di quattro secondi posti nella fase finale, giocandosi per tre volte la gara, portandoci a sperare in un 2020 che lo vedrà contendere molte vittorie e chissà se magari anche qualcosa di più. Una stagione davvero convincente per lui.

Vinales, miglior Yamahista e terzo nel mondiale, chiude con la metà dei punti rispetto a Marquez, cifra che fa fin spavento pronunciarla, e le due vittorie stagionali, salvano una stagione troppo zeppa di alti e bassi.

Rossi? Forse nel 2018 era meglio non firmare quel rinnovo di due stagioni, perchè ormai pare sia definitivamente cominciata la parabola discendente, con prestazioni che lo fan sembrare tornato in sella alla Ducati del 2011-2012, peccato che sotto il sedere abbia la M1. Non è il giusto finale di carriera per un campione qual’è.

Morbidelli, un pilota che ha ottenuto troppo poco, ma che mostra gli stessi difetti delle prime stagioni in moto2, dove aveva un buon giro in qualifica, un buon passo per la prima metà gara, ma che deve imparare a gestire la seconda fase di gara, quando ci riuscirà, potrà farci vedere belle cose, per ora la sufficenza è striminzita o regalata.

  • Suzuki

Stagione iniziata quasi con il botto, con quella bellissima vittoria ad Austin e il secondo posto a Jerez, poi però qualcosa si è perso con un annata passata ad arrivare a un pelo dal podio o in posizioni molto di rincalzo. Qualche errore dei piloti, come ad Assen, ma la casa Giapponese ha ancora tanto da lavorare per mettersi costantemente li con i big.

Rins, due vittorie stagionali davvero belle, con quella di Silverstone arrivata giocando molto di tattica con Marquez. qualche errorino nella fase centrale di stagione, ma un passo abbastanza costante per massimizzare quello che si poteva con una moto non ancora a livello.

Mir un chiaro scuro, con un inizio di stagione deludente e un infortunio che lo ha tagliato fuori per 2 gare, ma dal suo ritorno, si è messo a testa bassa ed ha iniziato a tenere una buona costanza, risultando prestazionalmente veloce come il suo compagno di box.

  • Aprilia

Un team che sappiamo bene essere in continuo sviluppo, in attesa di una rivoluzione per il 2020, dove verranno portate molte modifiche alla moto, con un motore che sarà totalmente nuovo nelle sue geometrie. Stagione che definire positiva sarebbe eufemistico, quando il miglior risultato è un sesto posto.

Espargarò e Iannone han fatto quel che si poteva e forse alle volte anche più di quello che dovevano, finendo in ghiaia. Lo Spagnolo è stato più costante dell’Italiano, sia in qualifica che in gara.

  • KTM

La strada è ancora lunghissima per diventare un team almeno di centro gruppo costante ed aver avuto 4 moto, non è servito a vedere alcun miglioramento prestazionale. Nel bilancio stagionale, i picchi massimi si toccano con il settimo posto di Espargarò a Misano, dopo aver ottenuto una seconda posizione in griglia.

Nell’annata della scuderia Austriaca, va ricordato l’abbandono a stagione in corso di Zarco, che consenzientemente con il team, ha deciso di rescindere il contratto a stagione in corso, senza completare il campionato. Qualcosa che a memoria, non si era mai vista nella massima serie e che mina la professionalità del pilota Francese.

  • MOTO 2

Stagione alquanto indecifrabile, dove a inizio stagione pareva dovesse essere una passeggiata per Baldassarri, ma dal passaggio alla gomma da 200, si è trasformata in un filotto di vittorie di Marquez.

Tutti a pensare che fosse solo talento dello Spagnolo? No, perchè la seconda metà di stagione, il fratello del fenomeno ha iniziato ad arrancare, con un Binder che ha messo assieme un numero di vittorie pari a quelle del campione del mondo e risultati ben più convincenti, tanto da chiudere l’anno a soli 7 punti.

Per il 2020 è da capire quali saranno le scelte di mercato, se arriverà la probabile decisione di vedere Alex Marquez in Hrc ufficiale assieme al fratello Marc.

Onestamente? Una follia se si avverasse.

  • MOTO 3 

La stagione ha preso una linea di vero dominio verso il finale di stagione, con un Dalla Porta che ha maggiormente massimizzato i risultati, più che aver dominato la categoria, riuscendo a far sbagliare un altrettanto costante Canet, che quando si è trovato ad alzare il ritmo per chiudere le corse davanti al rivale, è incappato in molti errori.

Da precisare che alcune cadute non sono state di sua responsabilità, ma avrebbero cambiato di poco l’esito della classifica finale

Per il 2020 è impossibile fare un pronostico, pensando che in questa stagione han vinto 12 piloti diversi.

  • RINGRAZIAMENTI

I doverosi ringraziamenti vanno a tutti coloro che seguono e supportano questa mia voglia di narrare il Motomondiale.

Al Boss Andras, per darmi praticamente carta bianca nella gestione (forse alle volte me ne concedo pure troppa)

A Icemankr7, alias Salvatore, per essere un dannato malato quanto me di questo mondo, oltre che una persona sempre sul pezzo, pronta  a dar supporto quando serve e stimolo per nuovi argomenti, quando prevalica la noia nelle corse. Onesto? Più che un amico, quasi un fratello e lui sa perchè.

A LucaBKK che usa i nostri articoli per avviare la sua prossima attività turistica della zona Asiatica. Scherzo, il ragazzo ne sa e tanto di corse e quando serve un aiuto, non si tira mai indietro.

A Valther, che quando può ci aiuta sempre, con articoli di pre e post gara persona sempre informata, seppur zeppo di mille impegni personali.

A Francky il nuovo acquisto Jolly tutto fare, che sviscera statistiche e aneddoti con una passione presente in poche persone, saltando dal mondo pistaiolo a quello delle road race.

  • Signori e Signore…

…ANCHE QUESTO è IL BLOG DEL RING…

…quel covo di appassionati, a cui piace dire la loro, con infinita competenza, umiltà e dedizione, che speriamo di riuscire a trasmettervi.

Grazie ancora a voi tutti.

P.S. JORGE, ti aspettiamo nel 2021 😉

Saluti

Davide_QV

IL MURO DI JORGE LORENZO – La missione che sembra impossibile

 

Non guardare il muro li dietro.

È immenso, mastodontico e quasi impensabile da costruire. Oggi è una delle pietre miliari del circus della MotoGP.

Non guardare il muro ma guarda ogni singolo mattone, ogni singola pietra posata, ognuna di esse ha una storia, ognuna di esse rappresenta un sacrificio, una sconfitta, una vittoria. Se alla fine riuscirai a concentrarti su ogni singola pietra potrai costruire anche tu quel muro.

Ognuno di noi costruisce quel muro, ognuno di noi lo ha eretto e buttato giù nel corso degli anni facendo semplicemente la scelta sbagliata.

Proprio tu che stai leggendo in questo momento stai cercando di posare una pietra.

Quel muro è la Vita.

Guardando Jorge Lorenzo ripenso al muro di Aragon.  A quante volte lo ha costruito, a quante volte lo ha buttato giù, a quante volte lo ha ricostruito.

Una battaglia eterna la sua carriera, contro i tanti infortuni, contro i compagni Team il cui nome farebbe tremare le gambe a chiunque, contro se stesso.

Passeggiando per il circuito di Aragon, in questo 2019, quel muro sembra essere svanito. Al suo posto una piccola fila di mattoncini, molto bassa quasi inesistente.  Jorge sta tentando di ricostruire quel muro dopo averlo eretto al Mugello e buttato giù nel post gara.

Era riuscito nell’impresa in cui tanti avevano fallito (Vincere in Ducati in poco più di un anno) ed a fine gara aveva annunciato la firma con la Honda HRC per il biennio 2019-2020.

La scelta di ricostruirlo per l’ennesima volta è ardua, quasi impossibile ma la storia di questo ragazzo ci insegna che non ha paura di nulla.

Non ebbe paura nel 2008 quando si ritrovò, separato da un vero muro, nel box con Valentino Rossi. Non ebbe paura quando dopo il pauroso incidente di Shanghai si ritrovo a correre il GP seguente, quello di Francia a LeMans, con le caviglie rotte arrivando 2° al traguardo.

 

 

Jorge all’arrivo al parco chiuso del GP di Francia 2008 – Immagine tratta dal sito Crash Nell’ultimo anno giustamente in tanti si sono interessati alle vicende del maiorchino, un Campione come lui (non un ottimo Pilota) non può permettersi questi risultati.Tanti ne invocano il ritiro, tanti gridano allo scandalo per il divario (a mio avviso imbarazzante) con il compagno di Team e gli altri Piloti che guidano una Honda. Molti sopratutto in Italia come al solito, se ad altri trovano mille giustificazioni cambiando versione tra un caffè ed un aperitivo, a lui non perdonano nulla.

 

Come dico sempre la pista è l’unica cosa che conta realmente, è l’unica “entità” che può permettersi di parlare. La pista ci dice che Jorge è lento, troppo lento al momento.

La pista dice anche altro. Ci dice che gli ultimi 10 mesi, da quella maledetta curva di Aragon la costruzione del muro di Jorge si è fermata. Un calvario più unico che raro…

  • Highside GP di Aragon 2018, con un suo errore alla prima curva, frattura della caviglia.
  • Highside GP di Thailandia 2018, per un errore mai chiarito da parte di Ducati, frattura del polso.
  • Frattura dello scafoide in allenamento pochi giorni prima dei test di Sepang 2019.
  • Caduta nei test di Montmelò in Catalunya, con grave botta alla schiena.
  • Caduta GP si Olanda 2019 ad Assen, frattura di due vertebre ed il rischio di diventare come Waine Rainey.
FP1 del GP di Olanda ad Assen – Frattura di due vertebre per Jorge

I prossimi test di Valencia saranno fondamentali per capire quanto ancora Jorge Lorenzo possa dare al Motociclismo.

Indubbiamente ha dato tantissimo, ma la sfida che si presenta é quanto di più arduo ci possa essere perché nel box si ritrova il Pilota più forte di questi ultimi anni.

Non credo sia soltanto la sfida di Jorge, questa a mio modestissimo parere è la sfida degli ingegneri HRC che faranno di tutto per dare una moto che si leghi anche alle caratteristiche di Piloti con una guida più dolce e fluida.

Loro che sono riusciti a creare una MotoGP adatta ad un “fantino” come Pedrosa vuoi non siano in grado di rendere più “guidabile” questa  moto⁉️

Il tempo ci dirà se Jorge Lorenzo ritornerà vincente, su questa moto o su un’altra oppure se sceglierà di fermarsi ma… statene pur certi continuerà a costruire quel muro per un’altra (forse ultima) volta.

Francky Longo

 

 

Immagine di sfondo tratta da Bikesportnews

 

UN CAMPIONE 15 ANNI DOPO E IL GATTO CHE GIOCA CON IL TOPO.

  • LORENZO DALLA PORTA è CAMPIONE DEL MONDO MOTO 3!!!

Doveroso il tributo immediato al portacolori Italiano, che riesce a portare a casa il titolo iridato 2019. Una stagione che non lo vedeva favorito dal pronostico, seppur in sella alla moto e team fra i migliori assoluti della categoria. Una stagione che lo ha visto perdere più volte i duelli per la vittoria nell’ultimo giro, con le prime gare un pò opache, per la prestazione che poteva avere, mentre Canet otteneva risultati più costanti nelle prime posizioni.

Dalla Francia, però è uscito il Dalla Porta davvero tosto, con un filotto di secondi posti e la vittoria in Germania, che lo ha posto definitivamente al comando della classe. Canet ha cercato di fare il massimizzatore di risultati, ma dopo la vittoria a Brno, è iniziato il declino, con 4 ritiri e due volte oltre la decima posizione, interrotto solo dal dominio di Aragon.

Sarebbe stato più bello che il duello fra i due si fosse corso fino a Valencia, entrambi meritavano di giocarsela a pieno, ma nel finale di stagione, la Honda di Leopard ne aveva di più della KTM del team di Biaggi, portando lo Spagnolo a dover osare di più, spingendolo ad errori come quello di oggi.

Applaudiamo quindi ancora una volta il nostro Lorenzo Dalla Porta, per aver saputo portare a casa il titolo, in una delle stagioni più incerte ed equilibrate, che per ora ha visto vincere ben 10 piloti diversi in 17 gare.

L’ultimo Italiano ad aver vinto nella serie più piccola, al tempo 125, fu Andrea Dovizioso, esattamente 15 anni fa.

  • IL GATTO CHE GIOCA CON IL TOPO

Marquez ancora una volta ha giocato in suo stile con uno Yamahista, caduto nel suo tranello. Il solito binomio Honda/Marquez ne aveva nettamente di più, tanto da mettersi per l’ennesima volta dietro a una Yamaha, chiudendo il gas quando poteva comodamente balzargli davanti in un qualsiasi momento.

Come Quartararo, pure Vinales si è fatto fregare, solo che di peggio, ci ha messo un tentativo di rispondere a Marquez con un tentativo disperato, finendo per lanciare la moto in ghiaia.

A Maverik e Fabio, bisogna sperare che Marquez non lo batti sfiancandolo sulla prestazione, ma giocando sulla pressione psicologica, come ha fatto Dovizioso a Zeltweg o ancora meglio Rins a Silverstone, che ha servito al 93 lo stesso gioche che fa lui con gli altri.

Detto questo, continuo a battere sul fatto che ormai sto binomio ha dimostrato tutto, un livello di poter giocare con i rivali, pari a quel che faceva Rossi nel 2002/2003, portandolo a non divertirsi più e con la stampa e il paddock che chiedeva un cambio di moto.

Premetto che non sminuisco minimamente il valore del pilota, non stai li solo per la moto, devi essere pure tu di talento, però sarebbe bello vederlo lanciarsi in una nuova scommessa, che renda più imprevedibile l’esito finale della stagione, perchè per il 2020 è difficile non pronosticare il suo NONO titolo mondiale, stante questi i livelli delle forze in campo.

  • TRIPLE CROWN

In QATAR Domenicali disse; “Bene, ora che ci battano in pista”

Mondiale piloti – Mondiale Marche – Mondiale Team per il team HRC, mi sa che se la sono legata al dito, sia loro che Marquez, compiendo qualcosa d’incredibile con praticamente un solo pilota.

  • IL RESTO DEL GRUPPO

Tolti i due che si lottavano la vittoria, abbiamo un Crutchlow che ha fatto davvero una buonissima gara a tratti li con i due, finendo per ottenere un buonissimo secondo posto.

Dietro di lui, una gara alla moto3 style, con i piloti a passarsi e ripassarsi, non capendo che potesse spuntarla fra Miller, Bagnaia, Mir, Rins, Iannone, Espargarò e Rossi.

Rossi incredibile, parte a razzo, quasi incredibile e fa subito due giri alla ricerca dela fuga, ma dal terzo giro inizia a subire un sorpasso dopo l’altro, arriva decimo e poi inizia a rimontare. Si porta quarto e poi risprofonda, indecifrabile ed escono sempre più i dubbi se sia il caso di continuare a correre in MotoGP…

Miller tostissimo fa terzo a casa sua, ma è bellissimo vedere finalmente Bagnaia la davanti, come se avesse finalmente risolto i suoi problemi con la D16, speriamo sia l’inizio di un buon filotto di bei risultati. Dovi dietro i due clienti, come solita dimostrazione che l’Australia non ha un bel rapporto con lui.

Le Aprilia belle convincenti per una volta, anche loro stan mostrando chiari segni di miglioramento, che in ottica di una rivoluzione della moto per il 2020, può solo che far ben sperare.

Suzuki, una gara onesta con entrambi i piloti.

Fortuna che nel botto del pronti via, non ci sono state conseguenze fisiche ne per Quartararo che per Petrucci.

  • Lorenzo e Zarco?

Lungi da me dal smettere di credere in JL99 e le ammissioni dei vertici di Honda di aver sbagliato tecnicamente con lui, son segno che ci credano ancora nello Spagnolo, tuttavia, mi sa che gli stan dando una Honda Moto3, se la colpa non è anche nel pilota. Ormai il tempo del recupero fisico c’è stato, mi sa che manca uno sblocco mentale per Lorenzo.

Zarco, al debutto su Honda fa una gara molto incolore nelle retrovie, ed è troppo poco rispondere dicendo; “beh, almeno ha fatto meglio di Lorenzo…” attendiamo la prossima corsa.

  • Moto2

Riuscirà Marquez Jr. a buttare via il titolo iridato? Pareva solo una formalità, ma gara dopo gara, pare che qualche spettro stia affollando la sua mente e non gli permetta di essere il pilota di stare la davanti, dove dovrebbe.

A Sepang avrà il primo vero match point, visto il vantaggio su Luthi di 28 punti.

Marini e Bezzecchi ringraziano Lecuona , autore di una staccata folle, e gli attribusicono il titolo della minchiata del gp. Un vero peccato veder fuori da subito due che potevano giocarsela.

Vince la corsa Binder, davanti a un Martin che sta iniziando a essere uno tosto per la categoria Moto2, mi sa che il prossimo anno sarà quello maggiormente favorito nella corsa al titolo.

Chiude il podio Luthi, con Marquez solamente ottavo.

  • Moto3 

La solita collezione di mille sorpassi, e mille cadute, che però vedono trionfare Dalla Porta davanti al compagno Ramirez e un sempre a podio Arenas.

Mi par d’aver detto quasi tutto, ma ora…

Saluti

DAVIDE_QV

 

L’OTTAVA EMOZIONE PER MARC MARQUEZ

Preambolo

ONORE A MARC MARQUEZ PER IL SUO OTTAVO TITOLO MONDIALE

Detto questo…

Finalmente ci siamo goduti una stagione davvero I N C E R T I S S I M A , di quelle che non si vedevano da un pezzo, di quelle che ogni gp non sapevi cosa aspettarsi, con gare tutte tirate e combattute, ogni volta qualcuno di diverso sul podio più alto, i primi che diventano ultimi, gli ultimi che diventan primi…

…no spe, non sto scrivendo la Bibbia e manco una favola per bambini…

dunque:

  • Marquez

Ha provato a illuderci che avrebbe avuto una stagione difficile, facendosi battere all’ultima curva in Qatar e poi stendendosi a Austin, ma da Jerez ci ha fatto capire che sto anno non avrebbe lasciato manco le briciole, affamato di vittoria come se fosse alla ricerca del primo titolo in motogp.

Aveva nella mani la certezza di essere su un binomio praticamente imbattibile, perchè lui e la sua RC213V sono qualcosa di pazzesco assieme, pare che la fisica abbia nuove regole, quando lo vedi guidare e lo Spagnolo ha dimostrato di saper dominare o gestire, a seconda dell’occasione.

Gestire? si può parlare di gestione quando il peggior risultato a traguardo è secondo? Per levargli il gusto di non essere sul gradino più alto, ci sono volute le giornate perfette di Dovizioso, Petrucci, Vinales e Rins, che gli han sottratto 4 vittorie su 15 gare (Texas non fa testo)

Possiamo solo che inchinarci e ammettere che ha vinto il migliore.

Spe, io però ho sempre la voglia di veder separarsi le strade di Marc e HRC, perchè ormai che sto binomio sia vincente è assodato e non basta dire; “guarda dove sono le altre Honda” perchè in MotoGP nessuno ha mai vinto con in mano un cancello (poveri Harleysti, mai una gioia).

Io vorrei vedere il 93 lanciarsi in una nuova scommessa, che mi permetta di vedere il suo valore anche nello sviluppo della moto, in un team dove al momento molti non ci sono ancora riusciti. Ducati sarebbe la sfida delle sfide, quel riuscire dove han mancato Rossi e Lorenzo, ma più bello di tutti, sarebbe imbarcarsi in un azzardo come quello di Aprilia o Ktm. Ne uscirebbe una di quelle sfide, che avrebbe il profumo di epico, allora li potremmo elevare nell’olimpo il 93.

  • Quartararo

è giovane e tosto, date il tempo a questo ragazzo di capire come giocarsela con Marquez, fare esperienza per la gestione completa della corsa e come giocarsela bene all’ultima staccata e questo ragazzo diventerà una bega anche per Marquez, oltre che per gli Yamahisti.

Il giorno che trova la vittoria, questo pilota sarà un papabile Campione del Mondo!

  • Vinales

Nel limbo, mai fuori dal podio, ma mai vicino ai due di testa, ma pur sempre li davanti e ancora una volta a podio, a confermare buona costanza.

  • Dovizioso

Senza infamia e senza lode quarto

  • Suzuki

Un gp complicato si dalle prove, che avevano fatto capire che non potessero essere della partita, chiudono con un quinto e settimo posto, più che positivi.

  • Rossi

Al miglioramento prestazionale della M1, paiono uscir fuori i limiti dei suoi anni, sarà un caso? Un tempo è stato quarto dei quattro che si giocavano la vittoria, per poi risorgere. Oggi quarto delle quattro Yamaha, quasi non verrebbe voglia di assistere al 2020, se la situazione continuerà ad essere questa….chissà!

  • Honda

Se dovessero perdere il loro campione, la situazione è fra il disperato e il tragico. Stiamo assistendo a qualcosa di simile a quel che erano le stagioni Ducati con Stoner, dove solo uno sapeva portarla. Vedere Crutchlow e sopratutto Lorenzo in fondo al gruppo, fa male.

MOTO 2

Per vedere una vittoria di un “Rossi” dobbiamo puntare su Luca Marini e la VR46, che non han solo vinto, ma proprio dominato, distaccando tutti, senza lasciar la minima speranza agli altri. Convincente questa prestazione, sarebbe bello che non fossero più delle casualità e che si cominci a vedere un pò di costanza.

Chiudono il podio Binder e Lecuona, con Marquez Jr. in difficoltà con il setting, che chiude quinto, perdendo solo qualche manciata di punti da Fernandez.

MOTO3

Una gara pazza nel perfetto stile di questa categoria, con i soliti 300.000 sorpassi, ma con la solita follia di un Binder, che stende in un solo colpo Suzuki, McPhee e sopratutto….Aron Canet…il contendente al titolo.

Non sono pubblicabili le parole dedicate dal GiappoRiccionese a Binder.

Nell’ultimo giro, Migno stende Ogura, anche qui ce ne sarebbe molto da dire.

Alla fine vince Arenas, davanti a Dalla Porta che le busca ancora una volta all’ultimo giro e Lopez. La classifica di campionato è sempre più a favore dell’Italiano, che ora ha un vantaggio di 22 punti. Tutto è ancora apertissimo

Saluti

Davide_QV

Ps #toglieteglilahondadasottoilculodiMarquez