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IL MOTOMONDIALE 500 ANNI 90′ – PARTE 1

Gli anni 90′ entrarono di diritto nella storia del Motomondiale senza neanche correre una gara. Neanche il tempo di cominciare ed il Campione del Mondo in carica Eddie Lawson aveva gia lasciato la Honda e la NSR500 ( palle quadrate) per accasarsi nuovamente in Yamaha.

1990 L’inizio “Era Rainey”

Il Team Roberts prende il posto del Team Agostini diventando il Team di punta Yamaha. In quell’occasione lascia lo sponsor Lucky Strike e si accorda con Malboro.  Schiererà un Dream Team d’eccezione  avendo a disposizione il 4 volte Campione del Mondo Eddie “Steady” Lawson e Wayne Rainey.  A contendersi il titolo in sella alla NSR500 il veterano Gardner ed il “Dead by June” Doohan ( veniva soprannominato “Morto entro Giugno”), mentre in Suzuki vi erano Kevin Schwantz e Niall MacKenzie.

Il Team Roberts Yamaha con Lawson, Kocinsky e Rainey.

Il Mondiale si apre con una sfortuna nera per il Campione in carica Lawson. Nel 1° GP della stagione (vittoria di Rainey) viene steso da Doohan al 4° giro, mentre nel GP successivo a Laguna Seca durante le prove il suo meccanico dimentica di fissare le pastiglie dei freni anteriori… per come andò fu un miracolo. Si frantumó il tallone destro e salto 6 GP perdendo ogni possibilità di lottare per il Titolo spianando cosi la strada a Rainey.

Wayne Rainey concluse tutti i GP, ad esclusione dell’Ungheria, sul podio vincendone ben 7 (su 15🔥😱), il suo diretto rivale fu Kevin Schwantz che, su una Suzuki non all’altezza della Yamaha,  riuscì a vincere ben 5 GP lottando ogni GP contro la sua moto….

Chiude sul podio uno splendido Michael Doohan, il quale riesce a vincere il GP di Ungheria e mettersi dietro in classifica generale il più blasonato compagno di team Wayne Gardner (vincitore di 2 GP).

1991 “Ancora Rainey”

Il 1991 si apre con il passaggio di Lawson in Cagiva. Il Mondiale è una partita a 3 tra Rainey, Schwantz e Doohan.

Novità regolamentare interessante (orribile  a mio avviso) è la possibilità di escludere i due peggiori risultati nel computo della classifica finale.

Il Mondiale si apre con la vittoria di Schwantz a Suzuka, il quale per tutto l’anno alterna prestazione fantastiche a gare in cui lascia qualcosina di troppo agli avversari. Ciò nonostante vince ben 5 GP mentre Rainey vincerà 6 GP alla fine dell’anno.

Wayne Rainey in sella alla sua Yamaha YZR 500

L’australiano di Brisbane invece, in sella alla NSR500, vince 3 GP ed è il reale contendente al Titolo di Rainey. Il 1991 verrà ricordato per una delle gare più belle di ogni epoca. Il GP di Germania sul circuito di Hockenheim è una pietra miliare di questo sport.

Il Mondiale verrà vinto nuovamente da Rainey con un vantaggio davvero risicato su Doohan. Se Rainey vorrà rivincere il Titolo adesso è consapevole di dover fare i conti con l’australiano…

1992 “L’ascesa del Dio Mick… Ma…”

Il Campionato del Mondo del 1992 segna la maturazione completa di un fenomeno delle due ruote, al quale il destino toglierà almeno 2 Titoli Mondiali (1992-1993).

Michael Doohan era qualcosa di mai visto nel Motomondiale fino a quel momento (No! Neanche Kenny Roberts…). Aprì la stagione con 4 vittorie di fila e dopo i primi 7 GP aveva totalizzato 5 vittorie e 2 secondi posti. Avrebbe potuto vincere per inerzia.

Invece…

Mick Doohan ed il Dottor Claudio Costa, colui che “salvó” il Campione Australiano…

Invece il destino, gli Dei delle moto, e l’incapacità dei medici Olandesi (benedetto sia il Dottor Costa) gli voltarono le spalle nel pauroso incidente di Assen (gara vinta da un giovane Criville, primo Spagnolo a riuscirci….). Doohan rischio addirittura l’amputazione della gamba a causa della scellerata scelta dei medici olandesi e solamente l’intervento del Dottor Costa fece sì che Doohan tornasse intero alle gare…

Il Mondiale andò a Rainey nuovamente, che per soli 4 punti e soli 3 GP vinti, riuscì  a sopravanzare uno sfortunatissimo Doohan… Jonh Kocinsky chiuse il podio Mondiale davanti a Schwantz.

1993 “Finalmente Kevin”

Il Tre volte Campione del Mondo Rainey era ormai diventato un “Legend” del Motociclismo e si apprestava a difendere nuovamente il Titolo Mondiale. Gli attori protagonisti erano sempre i soliti tre ai quali si aggiunse un fantastico Pilota Italiano dalla guida pulita e precisa, Luca Cadalora vincitore dei Mondiali 250cc del 1991 e 1992.

Schwantz e la sua RGV hanno trovato finalmente un feeling speciale. Kevin domina il Mondiale, 9 podi tra cui 4 vittorie nei primi 9 GP stagionali accumulando un vantaggio di 23 punti sul secondo (192 contro i 169 di Rainey). Poi a Donington, nella 10 tappa stagionale, viene steso dalla carambola di Doohan (in foto).

Risultato? Rainey fa 2° alle spalle di Cadalora e guadagna 20 punti su Schwantz riducendo il gap a soli 3 punti ed azzerando quanto di eccelso fatto fin lì da Schwantz (gli dèi dal 1990 sono dalla parte di Wayne, è indubbio….).

La carambola di Doohan a Donington. Schwantz in testa al Mondiale vede ridurre il suo gap da +23 a +3 su Rainey… Immagine tratta dal sito speedweek.com

L’approvazione degli Dei dura soltanto altre due gare, nel GP d’Italia al SantaMonica (Odierno Simoncelli Circuito di Misano) lungo il curvone Rainey perde il controllo della sua Yamaha, da quella caduta purtroppo riporterà lesioni gravissime che lo costringeranno alla sedia a rotelle per il resto della vita.

Schwantz vincerà meritatamente un Mondiale straordinario, battendo finalmente l’acerrimo rivale Rainey. Certo la vittoria ha un retrogusto amaro visto quanto accaduto a Wayne ma Kevin meritò il Titolo come non mai, avendo dominato letteralmente il Mondiale.

Schwantz in sella alla Suzuki RGV 500. Immagine tratta dal sito motorsport.com

Sul podio salirà Daryl Beattie, autore di una vittoria ad Hockenheim, 4° classificato Doohan vincitore al Mugello e 5° il nostro Cadalora autore, al debutto da Rookie, di due fantastiche vittorie a Donington e Misano.

1994 “L’ascesa del Dio Mick”

Era dal 1988 che il Mondo lo aspettava. Dalla vittoria di gara 2 sul tracciato di Sugo in Giappone. No, non era il Motomondiale… era la SBK ed era un’altra storia ma… il mondo lo aspettava.

Se nel 1992 gli Dei furono favorevoli a Rainey nel 1994 non ci fu letteralmente storia. Vinse ben 9 GP su 14, completando con altri 6 podi (MOSTRUOSO). Per avere un risultato con più vittorie nella classe regina bisogna andare indietro di 22 anni (1972 con un certo Agostini…).

E pensare che la prima gara della stagione in Australia, sul circuito di Eastern Creek, fu vinta da quel pazzo di Kocinsky su Cagiva del Team Agostini…

John Kocinsky in sella alla bellissima Cagiva… Immagine MotoGP.com

Il resto del Mondiale fu un monologo straordinario di Doohan. L’australiano si riprese in un solo anno tutto ciò che aveva lasciato per strada, causa l’infortunio di Assen nel 1992, dando il via ad una “dittatura” crudele e spietata che lasciò le briciole ai rivali, come fece Agostini in passato…

Doohan vinse il Mondiale con 317 punti contro i 174 di Cadalora ed i 172 di Kocinsky. Il Campione del Mondo uscente Schwantz chiuse 4° con 169 punti e si ritirerà alla fine della stagione.

Il Campione del Mondo Mick Doohan, in sella alla NSR500 con livrea HRC. Immagine tratta dal sito Daidegas.it

 

Si chiude la prima parte del Motomondiale anni 90′, sicuramente uno dei lustri più entusiasmanti di sempre. La seconda parte sarà un monologo di Doohan e la NSR500… molto meno entusismante rispetto a questo ma… ne parleremo la prossima volta.

 

Saluti.

P.S.⬇️

Anno 1992. GP Ungheria.
Circuito Hurgaroring.

Un mitico Eddie Lawson in sella alla C592 centra la 31^ vittoria in carriera, la prima di sempre per la Cagiva. Grande merito anche a Fiorenzo Fanali che consiglia al Campione Americano di montare pneumatici  intermedi anziché da bagnato. Grazie “Steady” Eddie.

Francky Longo

 

NEL SEGNO DI SHOYA- Post GP del Qatar 2020

Losail, anno 2010. In sella alla Suter MMX il Giapponese Shōya Tomizawa vinceva la gara d’apertura del Motomondiale classe Moto2. Oggi dopo 10 anni un altro Giapponese trionfa in Qatar.

Immagine di copertina dedicata al compianto Tomizawa.

Tutti aspettavamo l’arrivo del Motomondiale.

Il paddock intero aspettava al varco Marc Marquez e la sua Honda, Vinales e la sua (finalmente) M1. Tutti aspettavano il prodigio francese Quartararo ed il veterano Dovizioso (probabilmente al suo ultimo anno in rosso secondo me).

Nulla di tutto ciò… Gareggiano solamente Moto3 e Moto2 per i motivi noti a tutti.

MOTO 3 – KTM vs HONDA “The Battle”

Il GP è come al solito un’eterna battaglia tra Austriaci e Giapponesi, con gli Austriaci pronti a tutto pur di conquistare Iwo Jima (consiglio il film di Clint Eastwood).  Nel gruppo di testa se le suonano di santa ragione, per tutta la gara, ben 10 Piloti racchiusi in 1 secondo. Fernandez, Suzuki, Arbolino, Masia, Arenas,Binder, Garcia,McPhee e Salac si prendono a carenate per tutta la gara favorendo in alcuni tratti il rientro del gruppo di dietro guidato da Foggia ed Alcoba.

Quando la Honda è davanti in rettilineo KTM non ha la forza di superarla, la potenza del motore giapponese è imbarazzante. Nel guidato invece KTM è agilissima e permette ai propri Piloti di attaccare (con la baionetta) le Honda.

Il ritmo gara è davvero veloce rispetto alla gara del 2019, alla curva 10 a 7 giri dalla fine Celestino Vietti Ramus finisce in terra causa un contatto con Alcoba. Non un buon inizio per il Pilota piemontese del Team SkyVR46.

A 4 giri dalla fine Arbolino con una staccata mostruosa alla fine del rettilineo si prende la testa della corsa. Inizia uno studio serrato in vista dell’ultimo giro.

Se la giocano Arenas e McPhee che danno lo strappo finale, McPhee prova la staccata all’ultima curva ma Albert Arenas vince una gara straordinaria.

Tratto dal profilo tweet di Francky Longo

Sul podio sale Ai Ogura autore di una splendida gara, Jaume Masia (arrivato 3° al traguardo) viene penalizzato di una posizione per aver oltrepassato troppe volte i limiti della pista.

Grandissima gara di Jeremy Alcoba, alla “prima” sul tracciato di Losail che si piazza in 7^ posizione alle spalle del suo compagno di team.

Deludono e non poco gli Italiani… Arbolino sbaglia la staccata nel finale e rovina la sua gara oltre che quella di Binder, Vietti scivola a causa di un contatto con Alcoba ma comunque rimanendo per tutta la gara nelle retrovie, solamente Foggia in TOP10. Male….

KTM batte lo squadrone Honda. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP.com/Results

 

MOTO 2 – La Guerra dei Mondi🇪🇸🇮🇹🇺🇸🇯🇵🇦🇺

Abbiamo tutto. Il Giapponese, lo “Yankee”, l’Australiano, gli Spagnoli e gli Italiani. Mai come quest’anno la rosa dei candidati al Titolo Moto2 è ampia ed abbraccia molti continenti. (Manca Brad Binder e saremo stati al completo…)

Pronti, partenza e dopo pochi giri Augusto Fernandez subito in terra a causa di una contatto con Stefano Manzi. Uno dei grandi favoriti del GP e del Mondiale Moto2 esce di scena mentre davanti il quartetto composto da Martin, Roberts, Marini e Bastianini domina la scena.

Luca Marini e la sua Kalex del team VR46 Sky Racing Teamsono tirati a lucido, sembra di rivedere lo Zarco dei tempi migliori in Moto2, alle sue spalle Joe Roberts e Jorge Martin.

A metà gara il pesarese allunga sul californiano e sul resto del gruppo mentre Jorge Martin perde terreno (mangiato subito la posteriore⁉️). Il Rookie Aron Canet invece risale sino alla 9^ posizione entrando in TOP10.

A 5 giri dalla fine Joe Roberts rompe gli indugi e con un sorpasso spettacolare supera Luca Marini, dopo averlo studiato per tutta la gara. Insieme a lui Baldassarri e Bastianini sopravanzano Marini e si portano in testa.

Sale in cattedra il Giapponese Nagashima che, come  Thor con il suo mjolnir, martella tempi straordinari e guadagna la testa della corsa nonché un cospicuo distacco negli ultimi 2 giri andando a vincere una gara incredibile.

Vince Nagashima 🇯🇵, sul podio Baldassarri🇮🇹 e Bastianini🇮🇹 seguiti da Joe Roberts🇺🇸 (del quale parlerò volentieri in un articolo a parte) e Remy Gardner 🇦🇺.

Nagashima trionfa all’esordio sulla “Kalex” del Team KTM Ajo. La KTM ha abbandonato il progetto Moto2 ritornando a vincere. Not Bad…. (Immagine tratta da Twitter)Nel

Deludono (non poco) Luca Marini, autore di una bella prima parte di gara ma svanito nel finale ed addirittura caduto causa un contatto con un deludentissimo Jake Dixon. Delude anche Jorge Martin in virtù del risultato del compagno di team. Grande prova invece del Rookie Aron Canet, che chiude 8°.

Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP.com/Results

P.S. Syahrin⁉️⁉️⁉️

Appuntamento al….. prossimo GP, il tempo ci dirà se e quando.

Francky Longo

 

IL MURO DI JORGE LORENZO – La missione che sembra impossibile

 

Non guardare il muro li dietro.

È immenso, mastodontico e quasi impensabile da costruire. Oggi è una delle pietre miliari del circus della MotoGP.

Non guardare il muro ma guarda ogni singolo mattone, ogni singola pietra posata, ognuna di esse ha una storia, ognuna di esse rappresenta un sacrificio, una sconfitta, una vittoria. Se alla fine riuscirai a concentrarti su ogni singola pietra potrai costruire anche tu quel muro.

Ognuno di noi costruisce quel muro, ognuno di noi lo ha eretto e buttato giù nel corso degli anni facendo semplicemente la scelta sbagliata.

Proprio tu che stai leggendo in questo momento stai cercando di posare una pietra.

Quel muro è la Vita.

Guardando Jorge Lorenzo ripenso al muro di Aragon.  A quante volte lo ha costruito, a quante volte lo ha buttato giù, a quante volte lo ha ricostruito.

Una battaglia eterna la sua carriera, contro i tanti infortuni, contro i compagni Team il cui nome farebbe tremare le gambe a chiunque, contro se stesso.

Passeggiando per il circuito di Aragon, in questo 2019, quel muro sembra essere svanito. Al suo posto una piccola fila di mattoncini, molto bassa quasi inesistente.  Jorge sta tentando di ricostruire quel muro dopo averlo eretto al Mugello e buttato giù nel post gara.

Era riuscito nell’impresa in cui tanti avevano fallito (Vincere in Ducati in poco più di un anno) ed a fine gara aveva annunciato la firma con la Honda HRC per il biennio 2019-2020.

La scelta di ricostruirlo per l’ennesima volta è ardua, quasi impossibile ma la storia di questo ragazzo ci insegna che non ha paura di nulla.

Non ebbe paura nel 2008 quando si ritrovò, separato da un vero muro, nel box con Valentino Rossi. Non ebbe paura quando dopo il pauroso incidente di Shanghai si ritrovo a correre il GP seguente, quello di Francia a LeMans, con le caviglie rotte arrivando 2° al traguardo.

 

 

Jorge all’arrivo al parco chiuso del GP di Francia 2008 – Immagine tratta dal sito Crash Nell’ultimo anno giustamente in tanti si sono interessati alle vicende del maiorchino, un Campione come lui (non un ottimo Pilota) non può permettersi questi risultati.Tanti ne invocano il ritiro, tanti gridano allo scandalo per il divario (a mio avviso imbarazzante) con il compagno di Team e gli altri Piloti che guidano una Honda. Molti sopratutto in Italia come al solito, se ad altri trovano mille giustificazioni cambiando versione tra un caffè ed un aperitivo, a lui non perdonano nulla.

 

Come dico sempre la pista è l’unica cosa che conta realmente, è l’unica “entità” che può permettersi di parlare. La pista ci dice che Jorge è lento, troppo lento al momento.

La pista dice anche altro. Ci dice che gli ultimi 10 mesi, da quella maledetta curva di Aragon la costruzione del muro di Jorge si è fermata. Un calvario più unico che raro…

  • Highside GP di Aragon 2018, con un suo errore alla prima curva, frattura della caviglia.
  • Highside GP di Thailandia 2018, per un errore mai chiarito da parte di Ducati, frattura del polso.
  • Frattura dello scafoide in allenamento pochi giorni prima dei test di Sepang 2019.
  • Caduta nei test di Montmelò in Catalunya, con grave botta alla schiena.
  • Caduta GP si Olanda 2019 ad Assen, frattura di due vertebre ed il rischio di diventare come Waine Rainey.
FP1 del GP di Olanda ad Assen – Frattura di due vertebre per Jorge

I prossimi test di Valencia saranno fondamentali per capire quanto ancora Jorge Lorenzo possa dare al Motociclismo.

Indubbiamente ha dato tantissimo, ma la sfida che si presenta é quanto di più arduo ci possa essere perché nel box si ritrova il Pilota più forte di questi ultimi anni.

Non credo sia soltanto la sfida di Jorge, questa a mio modestissimo parere è la sfida degli ingegneri HRC che faranno di tutto per dare una moto che si leghi anche alle caratteristiche di Piloti con una guida più dolce e fluida.

Loro che sono riusciti a creare una MotoGP adatta ad un “fantino” come Pedrosa vuoi non siano in grado di rendere più “guidabile” questa  moto⁉️

Il tempo ci dirà se Jorge Lorenzo ritornerà vincente, su questa moto o su un’altra oppure se sceglierà di fermarsi ma… statene pur certi continuerà a costruire quel muro per un’altra (forse ultima) volta.

Francky Longo

 

 

Immagine di sfondo tratta da Bikesportnews