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Il Motomondiale classe 500 anni ’80- parte 1

Gli splendidi articoli sulla F1 anni 80 pubblicati dal Boss in questa off-season sono riusciti ad aprire i cassetti chiusi nella mia memoria anche per quanto riguarda le due ruote. Belli quegli anni,  al punto che se chiudo gli occhi mi sembra di aver ancora nel naso l’odore dello scarico dei due tempi e nelle orecchie lo strillo acuto di quei motori semplici ed esplosivi.

Non ricordo perfettamente tutte quelle gare, soprattutto quelle dei primissimi ’80:  venivano spesso date in differita nei giorni successivi a degli orari improponibili su Rai3 con la eufemisticamente coinvolgente cronaca di Federico Urban, bravo professionista per carità.. Ma ti dovevano veramente piacere le moto eh.. Non ci saranno 10 appuntamenti settimanali ma mi limiterò a dividere in due il decennio.

Gli anni 80 furono l’apoteosi dell’era americana del Motomondiale che era cominciata un paio d’anni prima con lo sbarco del marziano Kenny Roberts (quello vero) in Europa. Il beach Boy californiano portò un modo di correre molto diverso, più professionale, e interruppe l’egemonia di quello svitato di Barry Sheene. Ad onor del vero Kenny aveva un vantaggio di peso non indifferente considerati i cinque chili di placche e viti che tenevano insieme l’inglese, ma questo è…

1980

immagine tratta dal sito Motogp.com

Roberts vince il suo terzo mondiale di fila a bordo della Yamaha gestita dall’importatore statunitense alla quale è stato fedele tutta la carriera. Primeggia nelle prime tre gare su 10 di un mondiale talmente corto che al giorno d’oggi finirebbe i primi di giugno: le gare in programma sarebbero state tredici, ma i Gp in Venezuela e Svezia saltarono per motivi economici e quello dell’Austria per il maltempo. I suoi avversari dell’epoca erano tutte quelle Suzuki che i giapponesi davano in gestione agli importatori dei vari paesi europei e guidate da piloti del calibro di Randy Mamola, Marco Lucchinelli, Franco Uncini e, udite udite Graziano Rossi. E il colosso Honda? In piena era due tempi era alle prese con il progetto pazzo della 4 cilindri quattro tempi NR500 a pistoni ovali con cui collezionò parecchie figure barbine fin dal suo esordio nel 1979: la moto non si qualificava manco con le cannonate. Per farla partecipare ad una gara i giapponesi dovettero assoldare alcuni privati affinchè non partissero, salvo poi vedere il proprio gioiello andare a fuoco in gara già al primo giro… Senza dimenticare che, con la partenza a spinta dell’epoca, la Honda si avviava quando il resto delle moto erano già tre curve avanti! Ma Honda è sempre Honda e segnerà comunque il decennio, eccome se lo segnerà…

Immagine tratta da pinterest.com

Per dovere di cronaca faccio un cenno alle classi minori, discriminate solo per motivi di spazio e non di importanza. Nel 1980 correvano ancora la 50cc, la 350cc  oltre che i sidecar e le classiche 125 250 e, appunto, la 500.
La classe 50 cc si disputò sino al 1983, sostituita poi dal 1984 al 1989 dalla 80, mentre la 350 che tanto fu gloriosa negli anni 60 e 70 disputò il suo ultimo campionato nel 1982 abolita in quanto troppo simile alla due e mezzo e abbastanza alla 500 per decretarne la morte. I sidecars corsero a fianco al motomondiale sino al 1997 per poi essere “aggregati” al mondiale Superbike.

1981

immagine tratta dal sito italiaonroad.it

Il mondiale piloti torna in Italia dopo sei anni dall’ultimo di Mino Agostini. Lo vince quel matto di Marco Lucchinelli che, a guardarlo bene, tutto ti sembra fuorchè un pilota professionista. L’approccio alla vita è di quelli che te li raccomando, con le corse a corollario di ciò che è il resto: divertimento puro. Ma è dannatamente matto e veloce, al punto di detenere ancora il record del Ring versione 22,8 Km… Poco importa se resiste ancora perché il tracciato è più corto, ma se arrivi a girare là dentro in meno di 8 minuti e mezzo con moto e gomme dell’epoca, sei un manico.. e neanche tutto finito..

Lucky vince in sella ad una Suzuki dopo il triennio Yamaha, ed è quella del team tutto italiano di Roberto Gallina (ex pilota e sopraffino team manager) che prepara una stagione con i fiocchi in cui Marco vince cinque gare su undici mettendosi dietro lo “Stirling Moss” delle due ruote Randy Mamola sempre su Suzuki. Bello ricordare che nell’ultimo Gp dell’anno, in Svezia, si assisterà all’ultima vittoria mondiale di Barry, questa volta in sella ad una Yamaha al posto della sua storica Suzuki. Nel 1981 fa capolino nel mondiale un ragazzino con la faccia da bambino al quale ti farebbe tenerezza e paura affidare il tuo “Ciao” della Piaggio.. Eppure lui prende quel cancello di NR500 (si, la 4t a pistoni ellittici!) e in Inghilterra lo issa sino al quinto posto prima di esagerare spalmandosi in terra. Il suo nome? Frederick Burdette Spencer… (mio primo idolo a due ruote, vogliate perdonare la libertà che mi prendo ma non ho potuto resistere).

 

1982

immagine tratta da radioerre

L’anno comincia con “Stella Fortuna” portata a Sanremo dal campione del Mondo in carica Marco Lucchinelli. E’ fuori concorso, quindi nessuna classifica in questo caso. Marco è un personaggio veramente fantastico ed istrionico, con una vita complessa e sregolata. Lascia il team Gallina e approda in Honda ufficiale al fianco di Spencer. Viene creata l’odierna struttura HRC per gestire in toto il Reparto Corse e viene fatta debuttare anche la NS500 a due tempi. Nel DNA dei giapponesi c’è l’anticonformismo e sfornano una tre cilindri a V per avere una moto più agile e snella della concorrenza Yamaha e Suzuki in pista con delle quattro cilindri.
E con la tre pistoni sotto il sedere di Fast Freddie arrivano anche le prime due vittorie preparatorie al futuro nonché il primato di Spencer come vincitore più giovane della categoria a poco più di vent’anni.
Il campionato resta in Italia grazie a Franco Uncini e sempre al team di Roberto Gallina sul quale non mi posso soffermare perché ci andrebbe un articolo dedicato. Avete presente Lucchinelli ed i suoi eccessi? Ecco, pensate all’opposto e vi apparirà Uncini. Vince anche lui cinque gare e si mette dietro le Yamaha alle prese con gli sviluppi della OW60 OW61 ed in attesa di capire se fosse meglio il motore a quattro cilindri in quadrato o a V… A fine anno lascia Kawasaki regina delle 350 e 250 ma con scarsi risultati nella classe maggiore. Ed insieme a lei saluta tutti anche quell’altro sciroccato di Kork Ballington.

1983

immagine tratta dal sito GPone

Più guardo le foto dell’epoca e più Freddie mi sembra quel compagno di classe del liceo secchione che andava pure a messa tutte le domeniche col vestito della festa come si usava allora. Metti la sua foto a fianco di quella di Barry Sheene o dello stesso Lucchinelli e ti chiedi: ma questi possono fare lo stesso sport?
Infatti la risposta è no. Freddie si aggiudica il mondiale 1983 vincendo sei gare su dodici mettendoci accanto tre piazze d’onore ed un altro podio, quarto posto ed un solo ritiro. Sono numeri che farebbero impallidire anche gli schiacciasassi contemporanei. Poco più di ventun’anni di età e diventa il campione più giovane di sempre mettendo in fila dietro di lui gente che risponde ai nomi di Roberts (sempre quello vero), Randy “Stirling” Mamola ed un certo Eddie Lawson che debutta in 500 cavalcando una Yamaha YZR con sopra un numero a me particolarmente caro, il 27.

immagine tratta da pinterest.com

Il vecchio Kenny fu un osso duro per tutta la stagione perché vinse le restanti sei gare non vinte da Spencer e perse il titolo per soli due punti, ovvero la differenza tra un terzo ed un quarto posto in più tra i due. Non la prese esattamente bene e a fine anno decise di averne avuto a sufficienza salutando la compagnia. Il campione in carica Franco Uncini non potè difendere il titolo: vero che la sua Suzuki aveva perso in competitività, ma il motivo più importante fu quell’Highside ad Assen dal quale ne usci centrato in pieno alla testa mentre a quattro zampe cercava di andare fuori dall’asfalto sull’erba. Le immagini sono agghiaccianti tutt’ora. Curva a destra, lui vola per aria e atterra con tutti gli altri piloti che cercano di sfilarlo sulla destra: passano diverse moto mentre lui cerca di salvarsi, tutte dallo stesso lato, tranne una che avendo una traiettoria più larga in uscita dalla curva decide di buttarsi sulla sinistra verso l’esterno. Wayne Gardner (si lui) centra in pieno  il casco di Franco con la sua ruota anteriore e gli fa fare un 360 in aria lasciandolo esanime in terra. Al Check-in gli stracciano il biglietto e lo rispediscono indietro dopo qualche giorno di coma con la lettera di assunzione per fargli curare la sicurezza dei piloti e delle piste.

Immagine di Motosprint.it

1984
In Honda sono da sempre in costante fermento. Guardando la 4 cilindri della concorrenza di Iwata capiscono che l’escalation delle potenze avrebbe messo sotto scacco la propria 3 cilindri in tempi brevi. Quindi fanno debuttare LEI, la regina delle regine a due tempi, la NSR500 quattro cilindri che con le dovute evoluzioni avrebbe segnato per oltre quindici anni la storia del motociclismo. Basti pensare che il nome della moto del primo mondiale di Rossi nonché ultimo delle due tempi è sempre lo stesso ed è targato 2001!
All’epoca non c’era l’abitudine odierna di tenere il proprio numero di gara per tutta la carriera. Venivano assegnati in base alla classifica dell’anno precedente: pur di levarsi quel 4 dalla carena Eddie Lawson si vince 4 gare ed insieme ad esse anche il suo primo mondiale grazie ad una costanza di rendimento impressionante.  Primeggia, e anche per distacco, su Mamola (una altra volta secondo) Roche, Spencer ed Haslam (Ron). A dirla fino in fondo Freddie ebbe una stagione travagliata dagli infortuni sin dall’inizio quando non partecipò al gran premio inaugurale in Sud Africa causa una caduta in prova nonostante avesse fatto la pole. Sempre per incidente saltò le ultime tre gare essendosi infortunato in un’altra gara fuori campionato. L’asticella era la sua avendo vinto 5 gare su 6 alle quale prese parte, ma Eddie da splendido professionista seppe approfittare di ogni situazione. Ecco, per me Eddie era un po’ il Prost del motociclismo: poco appariscente ma dannatamente veloce e concreto.

 

Grazie. a presto per il secondo lustro

Immagine in evidenza tratta dal sito motorsport.com

Salvatore Valerioti