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F1 2018 EMIRATE GP: AN INTRODUCTION

Dopo una stagione lunga e sfibrante come quella del 2018 si può facilmente immaginare che tra gli addetti ai lavori serpeggi un po’ di stanchezza e che la domanda ricorrente sia, e tutto sommato anche tra i tifosi:

“Che cosa ci andiamo a fare ad Abu Dhabi?”

I più realisti potranno subito obbiettare che trasferte come quelle in Medio Oriente o nel Caucaso contribuiscano prepotentemente a garantire lo stipendio di molti dei suddetti addetti ai lavori, per cui, anche se i giochi per il mondiale sono chiusi e i motivi di interesse sono davvero scarsi da trovare, è cosa buona e giusta per il Circus andare in pellegrinaggio in queste amene località così pregne di fascino e amore per la F1 e i suoi protagonisti. E quindi eccoci per l’ultima tappa del mondiale 2018 sul circuito di Yas Marina, luogo piuttosto lugubre per i ferraristi e invece ideale “karesansui” per i seguaci del culto delle tre stelle a 4 ruote, luogo di tranquillità e conferma delle certezze avute durante tutta la stagione (per sapere cosa vuol dire karesansui fate come me, andate su google).

Insomma, se davvero il principale motivo di interesse sarà quello di scoprire se il fido Bottas riuscirà davvero ad evitare l’ideale cucchiaio di legno assegnato all’unico pilota dei tre top team a non aver vinto in stagione, allora il GP conclusivo del 2018 sarà poco più di una passerella estremamente costosa tra la sabbia di Abu Dhabi. Il finnico sembra davvero a suo agio tra le curve di Yas Marina e potrebbe davvero essere un’occasione d’oro per mettere le mani su un successo di tappa che manca esattamente da un anno. Complice anche il probabile cambio di PU di Hamilton, reduce da una vittoria in Brasile con una PU in rottura così “imminente” da poter fare altri 30 giri, gli occhi di Toto saranno soltanto per lui. In ogni caso il rischio che l’ambita cucchiara rimanga in terra finnica per un altro anno è concreto.

Per gli altri, soprattutto Ferrari, saranno altri tre giorni di test in vista della stagione 2019. Abu Dhabi non sembra essere un circuito particolarmente favorevole alla Ferrari e probabile che punteranno solo a limitare i danni cercando di non diventare terza forza a vantaggio della Red Bull. Ultima gara di Raikkonen in Ferrari prima di passare in Alfa-Sauber. Data la ritrovata verve agonistica del finnico e il fatto che andrà a guidare in una sorta di “junior team” Ferrari, chissà se si tratterà davvero dell’ultima gara per il Cavallino…

Ultima gara in Red Bull anche per Ricciardo, finalmente libero dal perenne sguardo torvo dell’affabile Dr.Marko, che non sfigurerebbe nella parte del cattivo nella saga di James Bond. Da dire che il suo aarivo in Renault potrebbe rivelarsi il classico “saltare dalla padella nella brace” data la scarsa competitività Renault ma probabile che stia richiamando a sé tutte le ancestrali forze iettatorie che gli vengono dalle origini meridionali per augurare alla RBR una PU Honda particolarmente adatta alle grigliate. Insomma un po’ come i camionisti che espongono sul retro dei loro tir la frase “Ciò che auguri a me io te ne auguro il doppio”.

Il resto della allegra brigata ha ancora qualcosa per cui battersi. In teoria quarta, quinta e sesta posizione del “marche” sono ancora in ballo tra Renault, Racing Point Force India e Haas e considerando i piloti in ballo, tutti molto educati e rispettosi delle condotte di gara altrui, potrebbero essercene delle belle. McLaren solitaria al settimo posto aspetta solo la fine di questa stagione da “incorniciare” mentre Sauber-Alfa e Toro Rosso sono separati da pochi punti ma uno scambio di posizioni sembra improbabile. Williams ultima e non pervenuta come la sua stagione 2018.

Passando alle note tecniche, il circuito di Yas Marina non è propriamente mozzafiato: grandi accelerazioni e grandi frenate, curve a 90 gradi, una parte finale imbarazzante per noia e impossibilità di far emergere il talento dei piloti. Mettiamoci anche un asfalto liscio e poco esigente nei confronti delle gomme e le variabili in gioco calano ulteriormente, anche se con Pirelli non si può mai dire. Insomma le premesse per una gara noiosa ci sono tutte.

Favorite saranno quelle monoposto con PU competitive e stabilità in frenata, oltre che una gran trazione in uscita dalle curve a 90 gradi. In teoria un mix di caratteristiche tra Ferrari e Mercedes. Red Bull non dovrebbe poter essere della partita, soprattutto in qualifica,  ma ormai è risaputo che con i ritmi da F1 storiche che si devono adottare in gara, può sopperire alla mancanza di potenza della PU con la trazione in uscita dalle curve dimostrata negli ultimi GP. E poi c’è sempre la variabile gomme, con Pirelli che sembra averci messo più di uno zampino nel rendere le ultime gare più spettacolari…

Le gomme a disposizione dei piloti sono quelle più morbide del lotto: supersoft – ultrasoft – hypersoft. Nel 2017 la strategia per tutti fu di una singola sosta, ultrasoft-supersoft, senza particolari patemi di usura. Nel 2018 però le gomme saranno di due step più morbide rispetto al 2017 e questo potrebbe portare a qualche problema in più, anche se, non essendoci curve in percorrenza, c’è un minor rischio di graining dovuto a scivolamento laterale delle monoposto.

Probabile comunque che in Q2 chi potrà sceglierà di partire con ultrasoft per poi passare alla supersoft. Le scelte del numero di set per ogni mescola indicano che i top team si sono sostanzialmente copiati con 8 hyper e un numero simile di supersoft e ultrasoft. I team di seconda/terza fascia sono stati più vari nelle scelte, con gli estremi di Williams e Toro Rosso che hanno scelto 10 hyper e renault con 7. In generale la tendenza di questi team è stato scegliere pochi treni di supersoft, alcuni solo un treno, a vantaggio di ultrasoft e hyper soft, ovviamente con l’eccezione Renault.

Ultima tappa del circus 2018 ma il futuro è già domani, con molti team che stanno già pensando e sperimentando molto in ottica 2019. Curiosità per quanto riguarda la famigerata ala anteriore semplificata che dovrebbe consentire a chi è in scia di un’altra monoposto di non perdere carico aerodinamico e poter tentare più facilmente il sorpasso. Si sa che la teoria è una cosa e la pratica un’altra, per cui aspettiamo la prima gara del 2019 per poter trarre le prime conclusioni.

Molti i cambi di casacca importanti, tra cui spicca di sicuro l’inizio dell’avventura in Ferrari di Leclerc. Il ragazzo dovrà dimostrare di avere nervi e attributi d’acciaio per non farsi stritolare dalle aspettative che da sempre caratterizzano il mondo Ferrari.

In poche parole, godiamoci (si fa per dire) questo ultimo showdown e confidiamo nella voglia irrefrenabile dei doppiati di volersi sdoppiare per aggiungere un po’ di verve al fine settimana emiratino.

Salàm Aleikum

Edit

P.S: imperdonabile dimenticanza a cui pongo subito rimedio: questo di Abu Dhabi potrebbe essere l’ultimo GP della carriera in F1 di Fernando Alonso. Peccato debba viverlo su uno dei tracciati in cui si è infranto il sogno di diventare campione del mondo con la Ferrari in quella nefasta edizione del 2010.

Che lo si ami o lo si odi non si può prescindere dalla sua abilità al volante e dalla “carogna” agonistica che lo pervade dal primo all’ultimo giro di ogni GP. Pilota immenso. Mi fermo a questo giudizio perché è sempre inelegante commentare il carattere e la moralità di una persona che si conosce solo per averla vista in tv o letta su carta.

Onore ad Alonso e i più sinceri auguri per il suo prosieguo di carriera.

Rocco Alessandro

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: INTERLAGOS

Le viscere. Il cuore. La rabbia. Che ti pompa dentro adrenalina che pompa altra rabbia; tanto che vorresti spaccare il cielo a pugni mentre la tua ragione è persa chissà dove. La benzina dei piloti è il rischio: danzare con la morte accanto. Una droga potente come poche. Portare al limite un mezzo meccanico come nessuno ha mai fatto prima. Poi arriva il coglione di turno. Tutti ne abbiamo incrociato qualcuno nella vita. Lo Schlesser che regala una doppietta insperata in casa, alla Rossa, catapultando fuori pista Senna involato ad una comoda vittoria. Coulthard, mediocre pilota (e forse migliore cronista) che si fa centrare da Michael a Spa (nessun ferrarista e nessun vero sportivo glielo perdonerà mai, e lui lo sa),  e il pilota della Ferrari con gli occhi iniettati di sangue trattenuto a stento dal Team mentre minaccioso va verso lo scozzese nei box. E Piquet che prende a pugni Salazar, nel 1982, anche lui sbattuto fuori così, mentre tutto era tranquillo ed apparentemente nulla poteva andare storto. Non so cosa sia passato per la testa ad Ocon, ma comprendo perfettamente la reazione di Max nel dopo gara. Verace, eccessiva, razionalmente da condannare ma terribilmente umana. Perché non siamo fatti solo di neuroni, ma anche di sangue e budella. Qualcuno direbbe (e anche io in parte concordo) che ogni tanto il fato porta, con gli interessi, il conto. E prima o poi a Max qualcosa indietro

doveva tornare. Vero. Ma nulla toglie ad una manovra, di un doppiato, sconsiderata come poche nella storia recente, compiuta del “terzo pilota” Mercedes. Ocon, per chi non se lo ricordasse, è quello che a Monaco disse, apertis verbis, che il suo capo era Toto Wolff. Con il piccolo particolare che lui, il ragazzo che tutto farebbe pur di avere quel benedetto posto in Mercedes (nel 2020 pare glielo abbiano promesso), guida per un’altra scuderia. La Mercedes è riuscita in due capolavori. Avere il più incredibile e straordinario cavalier servente della storia della Formula Uno: Bottas, soprannominato tappo di cemento armato. E nell’avere un terzo pilota a disposizione, tale Oco(gli)on. Se ne dice(va) un gran bene. Io ho sempre in mente quelle sue parole da Monaco, appunto. Uno schiaffo in faccia allo Sport. Il resto, l’eventuale talento, non mi interessa. In quella testa c’è un tarlo: l’essere più realista del re. Un utile idiota di cui francamente la Formula Uno può fare tranquillamente a meno…

Max Verstappen. Voto: 10. E’ lui il vincitore morale di questo Gran Premio. Inutile girarci attorno. Non conta nulla essere vincitori morali, ovvio, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Ed a Max quel che è di Max.

 Max Verstappen e il karma. Voto: ogni tanto il conto arriva. Di solito quando meno te lo aspetti.

 Oco(gli)on. Voto. Anzi no: auspicio. Che resti senza sedile anche nel 2020. D’altronde, pensateci, quale Team vorrebbe in squadra uno che è dipendente di un’altra squadra? Una quinta colonna quiescente pronta a eseguire i desiderata degli altri? Mi sarebbe piaciuto che un giornalista facesse questa domanda ad Ocon: Ti saresti sdoppiato da Hamilton?

Hamilton. Voto: 5. Ormai l’ego di Lewis è catapultato verso l’infinito e oltre. Non c’è  nulla di male a trovarsi nel posto giusto al momento giusto. E la fortuna aiuta gli audaci. Però: se ci metti una sicura penalizzazione (che non sappiamo ancora perché non sia stata data nelle Q2) e il terzo pilota AMG che ti serve su un piatto d’argento la vittoria…ecco, non dico che non dovresti festeggiare ma, certo, il modo dice tanto di te. Campione

Lewis, straordinario campione. Ma umanamente…stendiamo un velo pietoso. Occhio fresco pentacampione, che più si va in alto e più la caduta rischia di essere rovinosa…

Vettel. Voto: 5. Semplicemente, complice un problema elettronico che ne ha castrato la vettura, non c’era. Ha corso di riserva limitando i danni. Era come vedere, plasticamente, un Team che, a dispetto delle solite parole belligeranti, ha perso ogni stimolo ed aspetta la fine della stagione come una liberazione.

Raikkonen. Voto: 8. Non credo si potesse pretendere di più da Ice Man in questo Gran Premio. Resta la domanda se la sua fosse o meno la Rossa più performante.

Bottas. Voto: Il più grande gregario della storia della Fortuna Uno. L’ho già detto. lo ripeto.

Muretto Ferrari. Voto: sono tornati i soliti…quando la Ferrari ha scelto le gomme gialle per la partenza, in Q2, ho pensato…sono gli unici che lo hanno fatto…o sono “geni” oppure “sgeni” (copyright by Alonso, come ricorderete). Poi in gara, quello che non è parso un reale vantaggio è stato vanificato dalla scelta di gomme ancora più conservative. Qualcuno mi saprebbe spiegare se sono io che non ci capisco niente? Mi aiuta PG: «In @ScuderiaFerrari oggi eroici: partono con Soft per avere vantaggio nella lunghezza del primo stint con seconda parte di gara su mescola più morbida ed invece accorciano inutilmente il primo stint montando pure la Medium. Vergognosi».

 Muretto Red Bull. Voto: 10 e lode. Ecco, forse in Ferrari dovrebbero chiedere qualche consiglio ad Horner & co. Anzi…prendiamoci direttamente Horner (e magari quel mezzo pirata di Marko).

Pirelli. Voto: 4. Ogni volta che Pirelli dice che quella strategia sarà la migliore, viene quasi regolarmente smentita dall’andamento della gara. Ti viene il dubbio che ad una gara dalla fine del Mondiale…non abbiano ancora capito come funzionano gli pneumatici che loro hanno costruito…

Commissari di pista. Voto: Una triste commedia che ha stufato. Condivido totalmente il pensiero di Alberto Sabbatini: “In pratica per la Fia è più grave che Vettel abbia messo a rischio l’incolumità dei commissari quasi da fermo ai box che Hamilton l’incolumità di Sirotkin in pista a 200 km orari!”

FIA. Voto: non so più cosa dire. Quando una bilancia (forse rotta) vale più di una vita (rischiata), c’è molto che non va. Ok, i tifosi Ferrari rosicano amarissimo, e lo fanno da 11 anni ormai. Quindi il mio giudizio può essere in parte obnubilato da un dominio asfissiante, mortifero e quasi inscalfibile. Tuttavia: regole assurde. Commissari impreparati. Nessuna uniformità di giudizio. Pesante anglocentrismo (la FIA di francese ha solo il presidente, Mercedes di tedesco il nome e i soldi) e ipertutela per Lewis (che non ne ha bisogno). E’ ormai solare che se possono bastonano Vettel (e la Ferrari). Mentre mi chiedo cosa dovrà mai fare Hamilton per essere in qualche modo sanzionato. La FIA sta avvelenando essa stessa la sua creatura dalle galline d’ora (per ora) e sta dando la stura ad ogni complottismo. Se gli appassionati di F1 dovessero arrivare alla certezza (perché il sospetto è forte) che questo Sport sia tutto una finzione, una formula wrestling con cicli predeterminati in cui a turno qualcuno vince per un lustro, le ore di questa pantomima sarebbero contate…

 

Mariano Froldi, Direttore Responsabile di FUnoAT

Ocon nega la vittoria a Verstappen, Hamilton vince, la FIA è confusa

Il “metro di giudizio” è un problema in tutti gli sport. C’è un regolamento scritto, poi ci sono l’interpretazione e l’applicazione, che dipendono dagli uomini. Giudici e contendenti.

In F1 il “metro di giudizio” è un problema da sempre. Troppi soldi, troppi interessi e, spesso, molta approssimazione da parte della FIA.

Giusto per citare, in premessa, un po’ di episodi: Hamilton si rende protagonista di impeding nei confronti di Raikkonen e di una manovra pericola nei confronti di Sirotkin, e non viene nemmeno investigato. Vettel non rispetta la procedura di pesatura, quasi investendo un commissario e distruggendo la bilancia, e riceve solo una reprimenda. E, infine, Ocon doppiato butta fuori il leader Verstappen e si becca solo 10 secondi, quando, in altri tempi, sarebbe arrivata bandiera nera (non sappiamo al momento cosa prevedranno per lui nel post-gara). Di sicuro sanzioni (o non-sanzioni) incoerenti con quanto visto nelle gare precedenti.

Premesso questo, le qualifiche sono vissute sul solito duello Hamilton-Vettel, e sulla solita prevalenza del primo. Ma la Ferrari era sembrata avvantaggiata per la gara, sia per il passo mostrato nelle prove libere, sia per il fatto di partire con la mescola soft, che garantisce un primo stint più lungo. Il che su una gara in cui è previsto un solo stop è una buona notizia.

Partenza furba delle due Mercedes, con Hamilton che parte bene e affronta la prima curva con molta calma, favorendo il rientro di Bottas a fianco di Vettel, il quale perde così la seconda posizione. Una scena già vista altre volte quest’anno che dimostra come l’avere i ruoli ben delineati può aiutare, e non poco.

Per Seb i primi giri non sono facili, venendo superato da Verstappen e dal compagno Raikkonen. Max rientra velocemente su Bottas ma non riesce ad attaccarlo. E i due ferraristi sembrano attendere che la loro gomma gialla inizi a funzionare meglio delle rosse degli avversari.

E in effetti il famigerato blistering colpisce prima di tutti il povero Bottas, il quale perde la posizione su Verstappen, e poi inizia a girare un secondo più lento, facendo perdere molto tempo ai due ferraristi. Per i quali la gomma non inizia a funzionare meglio, e Raikkonen non ha la stessa decisione di Max nei sorpassi, essendo così costretto a subire il passo del connazionale. Fino a quando, al 18° giro, Valtteri non viene richiamato ai box per montare gomma media, la più dura a disposizione. Al giro successivo viene imitato dal compagno di squadra, anch’egli con pneumatici visibilmente rovinati.

E con le gomme nuove le due Mercedes iniziano a volare. Ma la prestazione monstre dura solo pochi giri, e poi prevale la necessità di fare più di 50 giri con quelle gomme, e i loro tempi si allineano a quelli dei primi quattro.

Mentre al giro 26 anche Vettel si ferma per mettere le gomme medie, Ricciardo piazza il giro veloce con gomma supersoft vecchia di 29 tornate. E Verstappen continua a viaggiare con tempi più veloci rispetto ad Hamilton, al quale inizia a venire il dubbio di ritrovarsi dietro l’olandese quando questo farà il suo pit-stop.

Quando al 31° giro Raikkonen si ferma per montare gome medie, perdendo la posizione su Vettel, le due Red Bull si ritrovano al comando della gara. E pochi giri dopo si forma un trenino composto da Bottas e dai due ferraristi. A Vettel viene dato l’ordine di far passare il compagno di squadra, che sembra più veloce, ed in effetti il tedesco perde subito il contatto da lui.

Ad esattamente metà gara, Verstappen si ferma per montare gomma gialla. A questo punto ha gomme più fresche e morbide rispetto ad Hamilton, e tutto fa pensare che l’attacco a Lewis sarà per lui un gioco da ragazzi. E tale si rivelerà qualche giro dopo, con un sorpasso in tromba sul rettilineo principale, e l’inglese impossibilitato a difendersi.

Ma qualche giro dopo accade l’impensabile. Ocon si vuole sdoppiare (!) da Verstappen e lo attacca in fondo al rettilineo di partenza. Max, ovviamente, non se lo aspetta e chiude la curva come se fosse da solo. Ma così non è, ed entrambi vanno in testacoda. Il francese è notoriamente pilota Mercedes, e questo episodio favorisce guarda caso Hamilton, che ritorna in testa alla gara. L’olandese riesce a ripartire ad oltre 6 secondi e il fondo danneggiato.

Nel frattempo, dietro i primi due, Raikkonen è riuscito finalmente a superare Bottas per la terza posizione, e Ricciardo supera Vettel per la quinta, e poco dopo anche Bottas, che si ferma per un secondo pit-stop imitando Vettel che lo aveva fatto poco prima.

Gli ultimi 10 giri trascorrono con Hamilton che si lamenta per radio un po’ di tutto (non una novità per la verità),  Verstappen con la macchina malandata che cerca di raggiungerlo, e Raikkonen che deve difendersi da un arrembante Ricciardo. Ma non accade nulla, e in quest’ordine taglieranno il traguardo, seguiti da Bottas, da un evanescente Vettel, da Leclerc che oggi ha assaggiato cosa significhi battagliare con il futuro compagno di squadra per una posizione, poi le due Haas di Grosjean e Magnussen, e Perez.

Poca gloria per Renault e Toro Rosso, e, al solito, per Williams e McLaren, che dopo avere toccato il fondo stanno ora scavando.

La vittoria di Hamilton ha consentito alla Mercedes di vincere matematicamente il quinto mondiale costruttori consecutivo. Non una sorpresa, per la verità. Anche se una Ferrari così arrendevole non era francamente prevedibile. Ora resta una sola gara, quella di Abu Dhabi, storicamente poco favorevole alla rossa. E’ prevedibile che per tornare ad avere la gioia della vittoria dovranno attendere il 2019.

P.S. Oggi Ocon ha fatto una manovra assurda, ingiustificabile, e la cui motivazione va probabilmente al di là di una semplice esigenza di gara. A meno di non pensare che costui sia un perfetto incapace, ma ricordiamoci che già a Monaco affermò serenamente di avere ricevuto l’ordine di non far perdere del tempo al pilota della squadra che lo ha portato in F1 e che sta ancora cercando un sedile per lui per il 2019. Forse la FIA dovrebbe chiedergli qualche spiegazione aggiuntiva, ma probabilmente in questo momento ha altro a cui pensare. Anche perchè per lo spettacolo questi episodi sono una manna dal cielo. 

F1 2018 BRAZILIAN GP: AN INTRODUCTION

Ormai orfani della famigerata “Nonna di Barrichello”, la cui presenza incombeva puntuale ogni anno sul tracciato di Interlagos, incastonato al centro di un affascinante insieme di laghi, ci si approssima al Gp del Brasile con un mondiale piloti già in archivio e “il marche”, come piaceva dire a Poltronieri, ancora in bilico tra Ferrari e Mercedes, almeno dal punto di vista dell’aritmetica. Quindi con un’aspettativa non proprio fervida, considerando anche il blasone ormai perso del mondiale costruttori, oscurato dall’egocentrico mondiale piloti.

In realtà motivi di interesse non mancano, e molti guardano già a quella che sarà la stagione 2019.

Partiamo col dire che, al netto della lotta per il mondiale costruttori, sia Ferrari che Mercedes utilizzeranno questo Gp e il successivo come delle giornate di test extra per testare soluzioni da utilizzare l’anno prossimo, in particolare le PL1 E le PL2 si presteranno molto bene allo scopo. Con tutta probabilità sarà tutto un fiorire di comparazioni tra pezzi vecchi e nuovi, esperimenti di assetto, di test di eventuali nuove sospensioni e chi più ne ha più ne test(a).

Altro argomento succoso sarà la prova del nove per quanto riguarda l’improvvisa “ferrarite” che sembra aver assalito la Mercedes nelle ultime due gare, in cui si sono visti grossi problemi di gestione gomme e di mancanza di performance. Se ad Austin era stato incriminato un errore nel bilanciamento dei pesi della vettura a seguito di un intervento tecnico in parco chiuso e in Messico un mix tra problemi di setup, pista liscia e (da parte della stampa specializzata) i cerchioni delle gomme posteriori con i famigerati fori chiusi, nel GP del Brasile ci si aspetta un ulteriore verifica. Tanti saranno iflash e teleobbiettivi pronti a scovare e immortalare i famigerati fori chiusi/aperti dei cerchioni e gli eventuali segni presenti sulle gomme al termine di prove di long run, con il conseguente profluvio di ipotesi e conclusioni, in molti casi inopportune e “ad estro”, volto a spiegare nel bene e nel male le performance delle frecce d’argento.

Infine l’altra questione che ha tenuto banco negli ultimi giorni sono le voci che vorrebbero Mattia Binotto, DT dell’area tecnica della SF, in partenza verso altri lidi (Renault) a causa di attriti con l’attuale (e confermato per i prossimi due anni, sembra) TP Maurizio Arrivabene. Quest’ultimo si è già affrettato a dichiarare che queste voci sono tutti tentativi di destabilizzare l’ambiente, che non c’è nulla di vero. Probabile, ma una evidente mancanza di empatia tra i due sembra acclarata e, considerando la storia degli ultimi 10 anni in Ferrari, c’è sempre da aguzzare le orecchie quando si parla di tecnici scontenti che sono pronti a lasciare l’Emilia per altri località. Certo sarebbe l’ennesimo spreco di materiale umano da parte della SF, in cui risulta evidente la mancanza di un ambiente consono e favorevole all’espressione dei talenti ingegneristici già presenti e al mantenimento di uno status quo vincente. Lo stesso Marchionne, a detta di molti, compì uno dei suoi pochi errori dirottando Resta alla Alfa-Sauber, sottovalutando l’impatto che avrebbe potuto avere questo sull’efficienza del reparto tecnico, anche alla luce del “buco” prestazionale in occasione dei Gp di Singapore, Sochi e Suzuka, che hanno, di fatto, compromesso il mondiale piloti e parzialmente quello costruttori.

Detto ciò passiamo a commentare gli aspetti tecnici del Gp del Brasile 2018. Pirelli ha scelto le mescole medium – soft – supersoft. Nel 2017 la strategia gara fu sulla singola sosta, in particolare supersoft + soft, con pochi imbarazzi sul fronte del degrado degli pneumatici. Quest’anno la Pirelli porta mescole di uno step più morbido rispetto al 2017 ed è probabile che si renda necessario l’utilizzo della gomma medium, considerando anche che l’odierna supersoft è in realtà l’ultrasoft del 2017. Il tracciato corto potrebbe permettere l’utilizzo della gomma soft in Q2, per avere una gomma più affidabile dal punto di vista della resa su più giri nel primo stint e nel caso il degrado della gomma SS si riveli eccessivo. Molto sollecitata la gomma anteriore destra, considerando le numerose curve in appoggio proprio su quel lato.

Le scelte dei piloti sono state, al solito, sbilanciate verso le mescole più morbide. Ham e Vettel si copiano scegliendo una sola medium, così come il duo RBR, mentre i loro due team mate hanno optato per due medium. Tra i team di seconda fascia scelte simili ai top team con qualche eccezione come Racing Point Force India e McLaren che hanno optato per quattro treni di soft.

Il tracciato dovrebbe vedere una Ferrari competitiva in quanto dovrebbe esaltarne le doti di trazione e la potenza della PU, al netto di errori di setup. Da verificare il comportamento delle Mercedes, mentre sembra non poter ripetere la gara messicana la Red Bull, penalizzata dal deficit di potenza della PU sui rettilinei in salita di Interlagos. Renault ormai quasi sicura di essere la prima “delle altre”, mentre ci si può aspettare qualcosa di positivo da Alfa-Sauber e Haas, complice la PU Ferrari e un pilota come Leclerc che si sta abituando al passaggio sistematico in Q3. Il meteo non dovrebbe riservare sorprese, con tempo asciutto seppur nuvoloso e con temperature non elevate per tutto il weekend.

Nel 2017 l’errore, forse l’unico, di Hamilton in Q1 spianò la strada al successo di Vettel. Quest’anno la lotta tra i due top team dovrebbe essere molto serrata e la MB avrà sicuramente voglia di tornare a vincere dopo due GP di astinenza. Per Ferrari si tratta di una ottima occasione per rendere meno amaro l’ennesimo brutto finale di stagione, che tra l’altro è la migliore dal 2008. Considerando i malumori interni più o meno palesi e il senso di frustrazione crescente non è di buon auspicio pensare a come fu la stagione 2009 dopo quel 2008 così simile al 2019. Ricciardo ha smaltito la delusione messicana e sarà al via con l’unico obbiettivo di rendere torvo il faccione di Helmut Marko, mentre per Alonso si tratta del penultimo atto su una pista in cui ha sempre trovato un motivo per sorridere… sia quando è diventato campione, sia quando ha contribuito a impedire a qualcun altro di diventarlo. Proprio vero che uno deve sempre trarre il meglio da ogni situazione, anche la più amara…

Rocco Alessandro

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: MEXICO CITY

Dei perdenti si scrive anche nella Storia e nello Sport (tutte appendici della vita). Ma perdenti restano. Dei perdenti si può ricordare la sfortuna e la grandezza. Ma perdenti restano. Dei perdenti si può ricordare il valore. Ma perdenti restano. E con la loro sconfitta nobilitano ancora di più i vincenti. Foscolo lo scriveva nel suo immortale carme Dei Sepolcri: “[…] e tutta narrerà la tomba, Ilio raso due volte e due risorto splendidamente su le mute vie, per far più bello l’ultimo trofeo ai fatati Pelìdi […]” (la città di Troia risorta due volte per rendere più bella la definitiva distruzione e la vittoria ai greci). Quasi tre millenni di civiltà ci portano sempre lì. Ettore nulla può contro Achille, destinato dagli dei a vincere e praticamente immortale. Eppure noi, come Foscolo, stiamo “anche” (e talvolta soprattutto) con Ettore. Con il perdente. Mutatis mutandis anche lo Sport ha una sua epica. Un afflato che lo eleva al di là delle miserie umane. E’ vero: Enzo Ferrari, il fondatore, diceva: “Il secondo è il primo dei perdenti”; feroce e salace battuta che diceva molto di lui e della sua determinazione. Enzo non si offenderà se una volta tanto gli diamo torto e ci schieriamo con il perdente. Io “sto” con Vettel, che ha commesso tanti errori, che non è stato supportato a dovere da un team spesso diviso da lotte intestine (chi dice che non è vero semplicemente non conosce, come noi, cosa è accaduto in Ferrari storicamente e dopo la morte di Marchionne). “Sto” con la grandezza di uno sconfitto che applaude il meritato titolo con cui è stato incoronato per la quinta volta campione del mondo Lewis Hamilton. “Sto” con la grandezza di un pilota che va ad applaudire il Team rivale, ben sapendo quanto la Formula Uno sia anche e soprattutto, “sulle carte sudate”, sui super computer che simulano, sui banchi prova dei motori che esplodono, sui circuiti elettrici che vengono progettati e cablati, uno sport di squadra. Dietro la punta di lancia del pilota, del cavaliere che monta sul suo puledro come se ci fosse ancora una tenzone medioevale, stanno 400/500,1000 persone. E dunque io “sto” con la grandezza di Vettel che dice al fresco pentacampione che lo vuole battere il prossimo anno e che gli chiede di essere al massimo della forma (perché Hamilton somiglia dannatamente ad Achille, ora); perché quella sarà una vittoria più bella. “Sto” con un pilota umano, troppo umano, che dice di sentirsi svuotato dalla sconfitta. Abbiamo molto criticato Vettel. Da alcuni indizi, giusto qualche parola sfuggita qua e là, ci pare di capire che Sebastian abbia qualche problema extrasportivo. Ma nulla trapela della sua vita privata, nessun profilo social. Una scelta che dice molto del suo carattere e che lo accomuna al suo idolo giovanile, Schumacher. Le congetture non servono a molto. Questo cannibale sportivo (ricordiamolo: quattro titolo mondiali di fila) è anche lui umano. La cadute servono, ai grandi, per capire i propri limiti ed errori. E per risollevarsi. Questa è la fase per ricaricare le batterie (non solo quelle della SF71H). D’altronde in Messico si festeggerà il peculiare rito cattolico che unisce la feste cristiane di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti nel “Dìa de Muertos”, come si poteva vedere dal pubblico truccato con le caratteristiche maschere e colori. Una rappresentazione caricaturale della morte che prefigura la Resurrezione. Che sia di buon auspicio.

Max Verstappen. Voto: 10. Gara condotta autorevolmente dall’inizio alla fine. Eppure, come dice il nostro amico Formula Humor (vedere sotto)…

Vettel. Voto. 9. Partenza guardinga. Finalmente. Primo pit abbastanza tranquillo. Poi si scatena. Ed è uno spettacolo. Che aumenta i rimpianti.

Raikkonen. Voto: 9.  Non sembra avere il passo nel primo tratto di gara e pare incredibilmente arrendevole. Poi anche lui comincia a volare ed a gestire come pochi (ma è una sua caratteristica) le gomme. Si prende un prezioso terzo posto scavalcando Bottas. Punti preziosi. Preziosissimi.

 Hamilton. Voto.: 10 per il Mondiale, 5 per la gara. Non c’è bisogno di celebrarlo. Si merita ampiamente questo titolo, forse il più bello da quando è cominciata la noiosa era turbo-ibrida targata (grazie a gentile concessione FIA e Montezemolo) Mercedes. Per la gara: correva di conserva e non aveva senso rischiare, ma la sua monoposto era davvero irriconoscibile.

Bottas. Voto: Senza infamia e senza lode.

Ricciardo. Voto: 9. Meravigliosa pole position. In primis contro il suo Team e poi contro Max…che già se la sentiva sua. Una beffa sublime. Poi, durante la gara, quando stava difendendo una seconda posizione meritatissima, dopo una partenza invece da incubo, ecco il guasto meccanico. Alcuni testimoni affermano di aver visto, nottetempo, uno strano figuro, con un paio di strani arnesi, intrufolarsi nel parco chiuso. Secondo un identikit della polizia messicana, il losco figuro parrebbe avere una vaga somiglianza con Helmut Marko…

Strategia Ferrari: Voto; giudizio sospeso. Sarebbe riuscito Sebastian a riacciuffare il secondo posto ampiamente in ghiaccio, se Ricciardo non si fosse ritirato, con il secondo cambio gomme che un pò ha sparigliato le carte? Ho qualche dubbio…

W09. Voto: la brutta copia. Ad Austin dicevano di aver montato male alcune componenti della monoposto. Blistering. In Messico Graining. Due fenomeni quasi contrapposti (ne sanno più di me Cristiano e PG). Unico elemento comune, i mozzi forati non usati per la gara. E’ come se la monoposto fosse improvvisamente ridiventata molto problematica sulle gomme posteriori, forse suo unico tallone d’Achille. Solo un caso? C’entrano qualcosa i mozzi forati? Si, no, forse, boh. Non credo si possa ascrivere ad un particolare certamente importante, ma in definitiva secondario come dei micro-buchi, tanto una performance elevata, quanto una debacle. Una monoposto è un cocktail di cose, un mix di fattori che si fondono. Certo, qualcosa si è perso per strada. Peccato sia accaduto troppo tardi (lo dico per noi ferraristi ovviamente). Ci capiscono poco fior di ingegneri, colleghi blasonati, e forse gli stessi uomini Mercedes. Il prossimo Gran Premio ci mostrerà se la Mercedes ha smarrito definitivamente le proprie qualità o se questi due Gran Premi sono stati episodi isolati.

I cerchioni bucati e la FIA. Voto: Boh! O una cosa è regolare o non lo è. Punto. Ma forse, e la cosa ha un vago retrogusto da contrappasso dantesco, la FIA del napoleonide Jean Todt è vittima dell’estrema farraginosità e ipertrofia regolamentare. Non avendo, come invece hanno i Team (soprattutto i più blasonati), risorse e mezzi per cercare di sfruttare le “zone grigie” ed i “buchi” di un tomo di centinaia di pagine. Sono cose di cui abbiamo parlato spesso. L’organo di governo della Formula Uno comunque, bontà sua, ha  preannunciato che proprio in questi giorni affronterà una volta per tutte questa vicenda curiosa. Come sintetizza Maurizio Voltini (Autosprint): “La Fia si deve decidere, anche perché la Mercedes stessa (non solo gli altri) ha il diritto di sapere se può usarli o no”.

Pirelli. Voto: ogni tanto ci ricascano-bis. Ri-Copio e reincollo da PG: «Credo sia vergognoso che Pirelli poche ore prima della gara vada a modificare le pressioni degli pneumatici (+1.5 psi). E gli assetti? Siamo a fine stagione e ancora si parla di “valori diversi di carico e velocità” rispetto a quelli uscenti dalle simulazioni». Capisco che la Pirelli possa avere ottimi motivi per tali cambiamenti (sicurezza), eppure non ha molto senso che si cambino le regole in corsa. Dà l’idea di uno sport-wrestling. E non è una bella cartina di tornasole.

P.S.: assegnato il Mondiale piloti, vediamo cosa succede per quello Costruttori che è ancora un filino aperto. Sarà dura per la Ferrari, un’impresa ciclopica. E se andasse sarebbe roba scolpita nel marmo. 585 punti Mercedes, 530 Ferrari. Ballano 55 punti.

Perché non provarci? Una volta tanto siamo d’accordo con Maurizio Arrivabene quando dice che a questo punto tentare “diventa un dovere”.

Vivremo, si spera, due gare interessanti.

 

Mariano Froldi, Direttore Responsabile di FunoAT