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MIT’S CORNER: GIUSTO O SBAGLIATO

Questo articolo nasce come commento al resoconto di Pier Alberto sul gp di Suzuka. Preso dal furor dello scribacchino di provincia non mi sono reso conto che, come mi spesso mi accade, aveva raggiunto una lunghezza che non meritava la vostra attenzione. Almeno non tanto quanto lo meriterebbe nella forma di un articolo che, spero, possa dare qualche spunto di riflessione.

 

Io non sono molto intelligente quindi ammetto che potrei non aver capito nulla di quanto accaduto con la distribuzione in stile “elicopter money” (cit.) di punti mondiali fatta a Suzuka quest’oggi, quindi quanto segue andrà preso con beneficio d’inventario.

Tuttavia i miei hanno speso un sacco di soldi per farmi studiare e tra questi studi c’è stato pure qualcosa che ha a che fare col diritto.

Quindi, per quanto infimo sia il mio livello di conoscenza di queste cose non è tuttavia pari a zero, provo volonterosamente ad applicarmi e muovermi in direzione uguale contraria a quanto le accondiscendenti maestre elementari del tempo che fu raccontavano alle nostre madri: se tutti eravate del tipo “è intelligente ma si applica poco” io provo a fare quello che “è stupido ma si impegna tanto”.

Orbene, procedamus.

Se leggo nel regolamento F1 all’art 5.3 che la <i>distanza </i>di gara dev’essere pari ad un numero di giri che superi i 305Km capisco che quest’articolo stabilisce <i>tassativamente </i>la <i>distanza </i>di gara di un evento di F1 il che per logica cosiddetta controfattuale fa dedurre che se un evento non raggiunge tale distanza allora non è una gara di F1.

Dopodiché, naturalmente, ci si è posti il problema di come gestire delle condizioni particolari che, come le condizioni meteo avverse viste oggi, o il sopraggiungere della notte, o incidenti che richiedono la sospensione, ecc. ecc., impediscono all’evento di raggiungere il kilometraggio che la gara dovrebbe avere. Fino all’anno scorso c’era la regola del 75%: se si raggiunge il 75% entro il numero di ore previsto per far correre tutti in sicurezza allora si assegna punteggio pieno, sennò è dimezzato.

Poi i fatti di Spa hanno fatto gridare allo scandalo e hanno fatto sì che si specificassero meglio le situazioni. Da qui il nuovo articolo 6.5 con le tabelle che assegnano punteggi via via decrescenti in funzione di quanto ci si allontana dal 75% di cui sopra (che rimane)

Visto che durante il GP tali tabelle erano continuamente esposte dalla stessa F1 in mondovisione ciò dà la misura di quanto “ovvio” fosse per chiunque che se la gara avesse raggiunto la sua scadenza temporale naturale (3 ore nel nostro caso) senza raggiungere il 75% della distanza, allora il punteggio si sarebbe dovuto assegnare secondo le dette tabelle.

E sapete perché era così ovvio?

Per la cosiddetta <i>analogia giuridica</i>.

Cioè, se c’è una situazione non direttamente ed espressamente normata dalla legislazione vigente il giudice può ciononostante esprimersi laddove intraveda una connessione, per l’appunto, <i>analogica </i>ad altre norme della stessa legislazione.

Ciò significa che, per fare un esempio un po’ ridicolo ma che rende l’idea, che se un abile furbacchione delle quattro ruote parcheggia la sua vettura in divieto di sosta ma “a testa in giù” (leggi: cappottata) e contesta la conseguente multa dicendo che il codice della strada non parla espressamente dei parcheggi di vetture cappottate allora il giudice può valutare comunque la vettura in divieto di sosta perché, per quanto parcheggiata in modo inusuale, essa era <i>comunque parcheggiata</i> dove non avrebbe dovuto essere. Egli ha cioè ragionato per <i>analogia </i>rispetto alla norma del codice della strada che regola i divieti di sosta individuando in uno stato di fatto non espressamente normato dal codice (che effettivamente non parla di vetture cappottate) ciò che invece è normato espressamente in una situazione che può legittimamente dirsi <i>analoga</i>.

(tranne ovviamente che si trovasse lì e in quella inusuale postura a causa di un incidente – questo esempio fu discusso in una divertente lezione svoltasi ahimè troppo tempo fa nelle aule di giurisprudenza dell’Università di Modena che ho avuto la sventura di frequentare)

Va specificato che arrivare ad un’interpretazione analogica non è procedimento arbitrario né completamente discrezionale ma è a sua volta regolato per via diretta da articoli specifici nello stesso codice (ad esempio nel codice civile italiano è l’art. 12) e, soprattutto, dalle tonnellate tonnellate di dottrina giuridica e commentari vari che si sono sciorinate nel corso dei secoli. Quindi non è che uno decida a cavolaccio suo se un fatto non espressamente normato è analogicamente sussumibile sotto altre norme oppure no.

Nel caso che ci occupa la <i>ratio legis</i> e l'<i>analogia iuris</i> (così si definiscono queste cose) devono tenere conto di quanto segue:

  1. che la distanza minima di 305 km è ciò che caratterizza un evento di Formula 1 per essere considerato tale e affinché vengano assegnati pieni punti per la classifica del campionato del mondo – art. 5.3
  2. che se l’evento NON viene annullato ma si svolge, per quanto con sospensioni dovute a cause di forza maggiore, può comunque assegnare punti mondiali quandanche la distanza prevista dall’art. 5.3 non si sia raggiunta – art 6.5

La <i>ratio legis</i> dell’art 6.5 rintraccia nel fatto che i partecipanti all’evento abbiano corso per una certa <i>distanza</i>, competendo regolarmente tra loro come si addice alla natura dell’evento stesso ossia cercando di percorrere quella distanza nel minor tempo possibile. Laddove le circostanze avverse non abbiano consentito di raggiungere la distanza minima determinata dal regolamento si vuol ugualmente premiare i piloti e le scuderie per l’impegno sportivo profuso. E tuttavia a tale impegno corrisponde, nelle circostanze verificatesi e normate dal 6.5, un punteggio che non è pieno almeno sino a che non sia stato percorso il 75% della distanza di gara e con assegnazione di punteggi via via inferiori quanto più è inferiore la distanza di gara percorsa.

Questo è il punto fondamentale: in circostanze avverse di un evento NON annullato si vuole comunque <i>premiare </i>l’esito della competizione tra piloti e scuderie sia pur in modo proporzionale alla distanza percorsa di gara.

A questo punto poco importa se tale distanza, inferiore a quella normata dell’art. 5.3, sia stata percorsa con ennemila sospensioni, con una sola, con una sospensione all’inizio, con una alla fine. Il senso è che è la distanza di gara a determinare il punteggio e non la durata.

Giusto per non lasciare spazi di ambiguità: normare la durata complessiva dell’evento (2 ore più le eventuali sospensioni fino ad un massimo di 3 ore) è dettata dal preservare le possibilità di svolgerlo in condizioni opportune di sicurezza dei piloti (se viene buio? mica accendono gli abbaglianti). La durata, cioè, non è ciò che ne determina lo svolgimento essendo prevista solo per consentire di correre in sicurezza. Non lo è tanto quanto lo è, invece, la distanza percorsa.

In altre parole: si corre per almeno 305 km e chi ha impiegato meno tempo vince.

(diverso è il caso degli eventi tipo 24ore di LeMans ove invece avviene l’esatto contrario: si corre per 24 ore a prescindere da tutto e chi ha percorso più km vince)

Quindi in F1 vince sempre, giuridicamente parlando, la distanza percorsa.

Se tutto quanto sopra è chiaro il fatto che 6.5 ci sia scritto “Se una gara è sospesa ai sensi dell’articolo 57, <i>e non può essere ripresa</i>” non cambia di un epsilon la <i>ratio legis</i> che ne ha ispirato la stesura.

D’altra parte, per dar maggior peso a tali argomentazioni, ripensiamo alla gara di oggi in questo modo. Partono.

Sospensione immediata che dira 2 ore e 55 minuti.

Ripartono dietro SC ma dopo un solo giro vengono dichiarate le 3 ore

Che fanno? visto che la gara formalmente è durata 3 ore danno 25 punti a quello che stava davanti e così via, con punteggio pieno fino al decimo?

Scherziamo?

Dunque, giuridicamente parlando, soprattutto tenendo in mente l’esempio fatto poco fa, l’interpretazione che ha portato all’assegnazione di punteggio pieno per la gara è tutt’altro che ovvia perché la <i>ratio </i>che ha portato alla stesura del 6.5 nel modo in cui è stato fatto dice tutt’altro rispetto a quanto sostiene la FIA per la gara odierna.

Certamente se si vuol essere legulei o azzeccagarbugli manzoniani si potrebbe anche ammettere che l’applicazione sia stata in via del tutto teorica ammissibile ma non esiste un giudice serio al mondo (e già qui mi mangio le mani) che l’avrebbe applicata in questo modo.

Quindi quando sentirete frotte di commentatori dire “la regola va cambiata” sappiate che sono tutti o ignoranti o ipocriti.

 

Che poi è ovvio che la regola andrà cambiata specificando anche il caso che si è verificato oggi affinché non si verifichi nuovamente la stortura ma ciò non cambia di un epsilon la mia argomentazione. Anche perché il diritto e la sua codifica non sono pensati per normare espressamente ogni possibile caso che la realtà presenta al suo giudizio.

Immaginare che il diritto sia così significa immergersi in un mare di complicazioni filosofiche  che non portano a nulla e, peggio, si rischia di legittimare una (inaccettabile) eristica del diritto a causa del vortice di totale perdizione giuridica che una tale concezione determinerebbe (e se lo dico io, con il reboante nickname che espongo al vostro ludibrio…).

A questo destino non sfuggirebbe la nostra beneamata Formula 1 laddove pretendesse di normare ogni singola eventualità possibile, immaginabile e persino non immaginabile. Non si può normare tutto: dalla pioggia incessante di un monsone, all’incidente che impone l’ingresso della safety car che magari va troppo piano o troppo veloce, agli spettatori che gettano troppi fumogeni arancioni in pista fino al bullone che si svita inopportunamente in seguito ad una potente flatulenza di un cosmonauta russo che passava di lì per caso. Non si può.

Quel che si può fare, invece, è capire che il regolamento della F1 deve riuscire a creare l’ambito entro il quale poter giudicare correttamente e nello spirito della competizione sportiva anche le situazioni che non norma in modo esplicito. E, vivaddio, per una volta l’aveva fatto con questo benedetto art. 6.5 ma, a quanto pare, non sono solo in Italia gli azzeccagarbugli di cui sopra.

Quindi lo ripeto. Non si può normare tutto e pretendere ciò, appellandosi poi furbescamente alla lettera della legge/regolamento se qualcosa NON c’è scritto, finirebbe per farci trovare persi dentro la versione giuridica della Biblioteca di Babele di Borges (se non l’avete già fatto: leggetelo! è un racconto pure corto).

Magari così facendo qualcuno guadagnerà qualche soldo, nell’immediatezza delle sue forzatamente accolte pretese ma, credetemi, non se ne farà nulla.

Perché, in quella fantasmagorica Biblioteca, impazziremmo tutti

 

Metrodoro il Teorematico

LE REGOLE NON SONO REGOLE: VERSTAPPEN CAMPIONE DEL MONDO IN GIAP

Anche sulla pista più amata dai piloti, Suzuka, ad attendere il circus della Formula 1, c’è la pioggia, che lascia un attimo di tregua solo per la tiratissima qualifica, che vede Verstappen in pole per pochissimi millesimi davanti a Leclerc. 

Ma, come previsto, la domenica è un giorno da tregenda, e la memoria torna per un attimo a qualche anno fa. Un ricordo che viene scacciato (solo temporeneamente), perchè la partenza incombe.

Quando si spengono i semafori, Leclerc parte meglio di Verstappen, il quale, però, non molla all’entrata di curva 1, e si tiene la prima posizione. Le condizioni sono difficili, e il primo a pagare dazio è Sainz, che finisce contro le barriere rimbalzando pericolosamente in pista. Fortunatamente, tutti riescono a schivarlo, ma uno dei cartelloni pubblicitari divelti dallo spagnolo viene preso in pieno da Gasly. 

Tutti i piloti si lamentano delle condizioni difficilissime, forse anche per la strana scelta di partire con le gomme intermedie, e, con la macchina di Sainz da recuperare, la direzione gara non ha altra scelta che esporre la bandiera rossa.

La pioggia non diminuisce, ma, quando manca un’ora allo scadere del limite delle 3, Hamilton chiede via Twitter di potere ripartire per verificare le condizioni, e la Direzione Gara lo ascolta. Tutti in fila dietro la Safety Car, con gomme da bagnato estremo, per una gara sprint di 45 minuti. I piloti confermano che le condizioni sono molto migliorate. 

La gara ricomincia con una partenza lanciata, ma le condizioni sono già da gomme intermedie, e Latifi e Vettel sono i primi a montarle. Dopo due giri rientrano anche Verstappen e Leclerc. Ma la Red Bull fa furbescamente fermare anche Perez, e Leclerc è costretto ad attendere il passaggio del messicano prima di ripartire, perdendo così tempo prezioso.

Quando Alonso, brevemente in testa alla gara, si ferma ai box, Verstappen ritorna in prima posizione, e il suo vantaggio su Leclerc è ora di ben 5 secondi (prima della fermata ai box era meno di un secondo). E la distanza aumenta progressivamente perchè Charles viaggia oltre un secondo più lentamente del rivale olandese, ma anche di Perez che lo segue in terza posizione.

E così il ferrarista chiede di fermarsi ai box, ma il team lo informa che perderebbe 5 posizioni, e resta così in pista continuando a perdere terreno. Dietro i primi 3, Hamilton segue come un’ombra Ocon, ma non riesce a superarlo.

Chi ha montato un set di gomme intermedie nuovo, come Zhou, viaggia molto più veloce, ma mancano solo 10 minuti alla fine, e per i primi è troppo tardi per pensare ad un pit-stop.

Perez raggiunge Leclerc a 5 minuti dalla fine. Il monegasco si difende bene ma all’ultima chicane dell’ultimo giro va lungo, e rientrando in pista ostacola il messicano.

E la gara finisce così con Verstappen vincitore con oltre 25 secondi di vantaggio su Leclerc, sul quale pende però un’investigazione. Poi Perez,  Ocon, Hamilton, Perez, Vettel, Alonso, Russell, un ottimo Latifi, e Norris.

Trattandosi di Leclerc e non di una Red Bull, la penalità è istantanea, e Leclerc viene retrocesso in terza posizione. Questo, unito al fatto che la FIA ha considerato la gara a punteggio pieno, consente a Verstappen di laurearsi campione del mondo proprio in casa della Honda.

Ricapitolando, per far vincere a Verstappen un meritatissimo mondiale in casa della Honda, hanno:
1) Penalizzato un pilota istantaneamente per un’infrazione che normalmente comporta un warning
2) Interpretato il regolamento considerando gara piena laddove per noi comuni mortali è chiaramente specificato che il punteggio va in base al numero dei giri.
Vuoi mai annullare una festa quando tutto è già apparecchiato?

P.S. alla fine del primo giro Gasly rientra ai box per cambiare l’ala davanti. In quel momento viene mandata fuori la safety car, e, subito dopo, viene esposta bandiera rossa. A quel punto vengono mandati fuori i trattori per recuperare le due auto ferme in pista, quella di Sainz e quella di Albon. Nel frattempo, il buon Pierre cerca di recuperare sul gruppo, procedendo a velocità sostenuta. Gli si materializza davanti la sinistra sagoma gialla e, immediatamente, la memoria torna al 2014, scatenando l’ira del francese, che proseguirà anche dopo il rientro ai box. C’è però un problema: quando il pilota dell’Alphatauri ha incontrato i mezzi di soccorso, la bandiera rossa era già esposta. Il punto quindi è: bisogna proteggere i “cavalieri del rischio” anche da loro stessi? Se sì, meglio smettere di correre. Se no, bisogna anche accettare le conseguenze di eventi imprevedibili. Che, per inciso, possono accadere anche sull’asciutto, su certi circuiti la cui omologazione è piuttosto discutibile. Altrimenti, è meglio fare le gare al computer, lì non si corre alcun rischio, se non quello di rimanere fulminati.

P.S. 2 per mercoledì 5 aspettavamo il verdetto sulla questione budget cap. Mentre i media inglesi proclamavano che le voci di irregolarità della Red Bull erano infondate, la FIA ha deciso di rinviare la decisione a domani. Il che significa che non è proprio tutto a posto. Anche perchè se un certo team decide di aprire 6 (sei) società non è sicuramente per dare lavoro a più persone, o per fare del business con attività collaterali. Come al solito, nello scrivere il regolamento si sono dimenticati qualcosa di grosso. O, meglio, non hanno pensato che c’è qualcuno (sempre quello) che ne sa una più del diavolo. E sentire Binotto che dice “speriamo che venga spiegato con chiarezza quale è la situazione” fa un po’ ridere, pensando a quello che è successo a lui qualche anno fa. 

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL GIAPPONE

Dopo Singapore è ancora tempo di grandi ritorni, ma questo è grnade per davvero, un GP che definire storico è riduttivo, il GP del Giappone sul circuito di Suzuka.

Ultima edizione disputata quella del 2019, poi i due anni di covid hanno lasciato in bianco la casella di Suzuka sul calendario del mondiale F1. Finalmente si torna a correre su un circuito che è tra i preferiti di ogni pilota che si reputi tale, per velocità, tipologia di curve e “pelo” che bisogna necessariamente avere.

Primo vero match point per Verstappen che se vince con il giro veloce non avrà bisogno di guardare ai risultati di Leclerc per potersi fregiare del secondo mondiale piloti della sua carriera.

immagine da news.verstappen.com

Abbiamo già detto come sia un titolo più che meritato, figlio di una stagione praticamente con zero errori, tante vittorie e una simbiosi perfetta con la sua RBR18. Unica pecca forse il fatto di aver lasciato il pallino delle pole position in mano a Leclerc ma alla fine i punti che contano si fanno alla domenica e su questo Verstappen ha dato lezioni a tutti.

A parte questo appunto, il tema che tiene banco nel mondo della F1 è lo “scandalo – non scandalo”  del budget cap infranto da Red Bull e Aston Martin.

Ovviamente è stato già detto tutto e il contrario di tutto, con Mercedes e Ferrari a fare la parte delle indignate e incazzate, Red Bull a proclamarsi innocente e prendendosela con la FIA per la fuga di notizie e la Fia a cercare di buttare acqua sul fuoco, rimandando al mittente ogni accusa e prendendo tempo per una decisione definitiva a Lunedì 10 Ottobre.

immagine da granprix247.com

Quindi Verstappen eventualmente ha tutta la possibilità di festeggiare con tranquillità il suo secondo titolo (se tutto andrà bene) ma non abbiamo grossi dubbi che quelli della Red Bull non passeranno la notte in bianco preoccupati dalle decisioni prese dalla FIA la mattina del 10 Ottobre. Con tutta probabilità quello che è stato sbandierato come un’infrazione grave sarà derubricata a infrazione minore con una sanzione pecuniaria e pressochè simbolica.

D’altronde come giudicare correttamente le voci di spesa di una società, la Red Bull, che è divisa in 6 differenti società e le cui voci di spesa potrebbero essere assegnate ad una società piuttosto che all’altra in teoria non legata al mondo F1? Altri artifici di questo tipo in passato sono stati fatti un pò da tutti, vedi Ferrari con lo spacchettamento dei tecnici in HAAS o anche in Alfa Romeo.

Alla fine, colmo dei colmi, l’unica “innocente” del gruppo sarà la Mercedes, cosa che da già da pensare a quanto sia diventato schifoso il mondo della F1, sempre più spettacolo e sempre meno sport.

Tornando a bomba sul GP del Giappone, sarà un weekend difficile per tanti, in primis per la concreta possibilità di pioggia nell’arco del weekend. Pioggia e Suzuka fanno venire in mente sempre brutti ricordi e l’inefficienza della direzione gara degli ultimi tempi non fa ben sperare per un weekend di gara gestito correttamente e con la dovuta imparzialità.

Pirelli porterà le gomme più dure a disposizione e proprio la gestione delle gomme in gara, se asciutta sarà, sarà la chiave del GP, date le forti sollecitazioni laterali a cui sono sottoposte e l’alto degrado che impone l’asfalto di Suzuka. Un problema per Ferrari e un vantaggio per Red Bull in termini di rendimento delle coperture, guardando quello che è successo dalla ripresa dalla pausa estiva in poi.

Dalla parte dei rossi curiosità nel provare il nuovo fondo previsto già per Singapore che potrebbe dare una mano in termini di bilanciamento e drag in rettilineo.

immagine da honda.racing

Il Gp del Giappone segna anche un “ritorno” della Honda nel mondiale F1. Detta così sembra una barzelletta dato che Honda non è mai davvero andata via concedendo a Red Bull lo sfruttamento della sua proprietà intellettuale per la PU ora targate Red Bull. Ora però tornerà nuovamente il logo sulle fiancate della RBR18 e Alpha Tauri, a suggellare l’accordo per la fornitura delle PU fino al cambio regolamentare del 2026.

Tutto già deciso o quasi in termini di lotta per il campionato, l’hype si sposta sulla FIA e su place del la Concorde, che è un pò una contraddizioni in termini o una presa per il culo se vogliamo essere meno prosaici: di concordia da quelle parti, quando c’è di mezzo la FIA, la F1 e team di F1 vari ed eventuali, se n’è sempre vista ben poca.

*immagine in evidenza da marca.com

Rocco Alessandro

 

WSBK 2022 – ROUND DEL PORTOGALLO

Ormai è cosa fatta per Bautista e la Ducati oppure c’è ancora speranza per Rea e Razgatlioglu di tenere in bilico il mondiale fino all’ultimo round?

Questo è l’interrogativo a cui si dovrà giungere al termine del weekend di gare in quel di Portimao. Si arriva da Barcellona dove Bautista e la Ducati hanno fatto man bassa e lasciato le briciole agli avversari oltre ad aver assestato un colpo psicologico mica male.

Lasciando da parte gli episodi controversi, è già da qualche round che il binomio ispano-romagnolo sembra il più solido e concreto e quello con più chance di portare a casa un titolo che manca dai tempi di Checa.

immagine da motori.news

Rea ormai non vince una gara da Maggio e Razgatlioglu viaggia a corrente alternata con la sua Yamaha, autore di weekend prodigiosi ad altri in cui il suo stile di guida e a volte la sua irruenza lo fanno penare non poco nella seconda parte di gara.

Portimao è una gran bella pista, adatta a chi ha il pelo sullo stomaco e voglia di rischiare per cui si prospetta un weekend di fuoco. Nel 2021 sono andati forte un pò tutti, con Redding su Ducati mai vincente ma sempre secondo a pochi decimi per cui ci aspettiamo un maggiore equilibrio rispetto al round catalano.

Gli alfieri kawasaki e yamaha dovranno dare fondo a tutto il loro talento per cercare di recuperare punti ad un Bautista che è molto più consistente e poco falloso di qualche tempo fa.

immagine da motoblog.it

Portimao è un tracciato con poco grip, curve cieche e brusche staccate, un terreno di caccia perfetto per Razgatlioglu. L’incognita per lui sarà verificare come la sua R1 si adatterà al circuito portoghese.

Rea, tra i tre sembra essere quello più in difficoltà tecnica e sopperisce a questo con l’esperienza e il talento che però potrebbe non bastare.

I rispettivi compagni di team difficilmente potranno dargli una mano, cosa che invece potrebbe fare Redding, a suo agio a Portimao e in cerca di riscatto dopo il disastroso weekend catalano.

Quattro round al termine, 248 punti da assegnare e circa 60 i punti che separano i più immediati inseguitori da Bautista che ha in pratica un round di vantaggio. Ancora tante le possibilità di recupero sulla carta ma sembra sempre più chiaro che il pallino del gioco sia ora nelle mani di Bautista che, a meno di errori grossolani, difficilmente concederà un facile recupero agli avversari.

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro

BASTIAN CONTRARIO: I CONTI NON TORNANO

Sono mesi che sollevo il dubbio, su questa rubrica, su come faccia Red Bull a sviluppare così tanto, senza sforare il tetto di spesa. Prestazioni in crescendo in cui hanno mostrato capacità di adattamento della RB18 su ogni pista e in ogni condizione, eppure i conti non tornano, non sono mai tornati. Perché al netto delle puttanate rosse in pista, dei problemi dell’affidabilità e per ultimo la DT039, la Red Bull sembrava non accusare nulla. Anzi, l’inizio del mondiale per loro è stato disastroso, considerando il doppio ritiro per ambo i piloti. Ferrari sembrava aver già preso il volo, in quanto aveva fatto bene i compiti a casa. Invece così non è stato.

Alla fine il bubbone è scoppiato. L’intero sistema F1, durante il weekend del GP di Singapore, è stato sconvolto (si fa per dire, visto che si scopre l’acqua calda in quanto tutto questo, almeno nell’ambiente, si sapeva già da agosto) dal “budget cap gate” da parte della Aston Martin e, soprattutto, della Red Bull. In uno sport quando il protagonista non è più la relativa disciplina, bensì l’aspetto regolamentare e le furbate che vengono messe in atto per eccellere in quella stessa disciplina, beh allora quello sport è morente. Ed è proprio a quello che stiamo assistendo con la F1 attuale e lo sforamento del budget cap è solamente la ciliegina sulla torta di un sistema malato che ci ostiniamo a seguire ancora.  Se tutto va bene mercoledì, quando questa rubrica verrà pubblicata, dovrebbe uscire il verdetto della FIA in merito alla furbata fatta dalle due scuderie inglesi… sempre loro, i bidonisti. Sono arrabbiato, deluso, nauseato dalle continue ingiustizie ed angherie che dobbiamo subire, dove ad essere mortificati siamo noi appassionati e la nostra intelligenza. Non mi illudo minimamente che la Federazione usi il pugno di ferro a riguardo delle due squadre (anche se parliamoci chiaro, di Aston Martin ci frega poco!). Come potremo continuare a vedere un GP ora, sapendo che la squadra di Milton Keynes ha barato sugli sviluppi? Per quanto la Federazione si affannerà a cercare di salvare capra e cavoli, ormai tutto è venuto alla luce.

Ovvio che i conti non tornano dunque. Binotto, ai microfoni, è stato molto chiaro: ammesso che lo sforamento del budget sia stato entro il 5%, questo comunque equivale ad almeno mezzo secondo di vantaggio sulla diretta concorrenza. Il dramma è che si parla di uno sforamento maggiore, così grosso che va ad abbracciare addirittura tre anni: lo scorso, questo e addirittura il prossimo. Dati alla mano, tralasciando il 2021 che nel bene o nel male è passato, è evidente come la Red Bull sia progredita, dandosi persino la zappa sui piedi, pubblicizzando addirittura un nuovo telaio. Wolff lo disse le settimane fa: “come fanno a farlo? Con questi limiti noi non possiamo permettercelo”. Come si fa a non mettere in discussione una intera squadra ed il suo pilota di punta allora? Il pilota certo, guai a toccare lui e tutti gli altri: il livello comunicativo è divenuto tale che ormai i piloti sono intoccabili e guai a criticarli; è un continuo giustificarli. Ebbene, le cose non stanno così: Verstappen è un indubbio fenomeno e su questo non si discute eppure se sta vincendo praticamente ad ogni GP è solo perché è indubbiamente bravo? Se Red Bull non avesse dopato finanziariamente la sua RB18, con continui e riuscitissimi sviluppi, l’olandese sarebbe riuscito a fare tutto quello che ha fatto? Il dubbio purtroppo è lecito, perché i conti non tornano. Ad inizio mondiale, l’olandese ha dovuto sudare per recuperare i punti persi e sebbene Ferrari gli abbia dato una mano in questo, Max se la giocava alla pari. Da agosto la Red Bull ha letteralmente mostrato un altro passo, tanto ripeto, da non accusare minimante la DT039. La dimostrazione di ciò che dico l’abbiamo vista proprio ieri. Sergio Perez, di sicuro non è un chiodo al volante (questo glielo devo), eppure stiamo parlando di un pilota (specie quando hanno indirizzato gli sviluppi solo da un lato del box) che mediamente  prendeva sette decimi al giro dal compagno e di sicuro non è all’altezza di un Charles LeClerc. Domenica sera, in quel delirio di GP, il monegasco non ha mai avuto la possibilità di avvicinarsi a tal punto da poter sferrare uno dei suoi attacchi. Certo, Charles il GP lo ha perso in partenza (che per inciso il suo spunto è stato buono, ha solo avuto la sfiga di trovare lo sporco… sul lato pulito della pista!) eppure considerando quello che abbiamo visto domenica, sarebbe riuscito a contenere la RB18 del messicano (il quale faceva letteralmente quello che voleva, qualunque fossero “le scarpe” che indossasse), caso mai fosse riuscito a partire bene? All’improvviso Perez è divenuto un campione? Vi prego. A dire il vero, non oso immaginare cosa sarebbe successo se al suo posto ci fosse stato il compagno.

Lo squallido teatrino dell’assegnazione dei secondi di penalità (anche questo ho ripetuto più volte e proprio con il messicano sempre come protagonista… che senso ha punire dopo, visto che un pilota in quel caso si può fare i conti e gestire quindi la gara? Cosa che è avvenuta puntualmente tra l’altro!) è stata solo la solita routine di una direzione gara inadeguata e totalmente asservita alla squadra più forte di turno. Ad essere sinceri, ammesso che avessero comminato dieci secondi a Perez, sarebbe stato comunque un modo squallido di vincere, dato che la festa della premiazione era già stata consumata. A Perez va il merito di aver saputo sfruttare il mezzo che aveva… con buona pace delle decisioni postume della Federazione. Federazione sempre più nella bufera e questo è già il secondo GP di fila che commette queste enormità. Questo thriller per loro è stata una sana distrazione, perché per tre ore non si è parlato del budget cap gate.

Intanto mercoledì incombe e la Federazione una decisione dovrà necessariamente prenderla. Per il suo bene sarebbe stato meglio che nulla fosse uscito fuori e che i panni sporchi si fossero lavati in famiglia, come si suol dire. Per loro sarebbe stato ideale, in questo modo avrebbero conservato il candore delle loro camicie bianche. Ed infatti, per il proprio bene, la Federazione farebbe bene ad insabbiare tutto, comunicando ufficialmente che è stato tutto un grosso errore e che i conti tornano perfettamente, perché la FIA come si muove farà danni. La sua priorità naturalmente sarà quella di salvare la propria immagine di credibilità eppure sarà difficile, se non impossibile, perché i conti non tornano: se verrà certificato che Red Bull ha rubato (perché questo è un furto bello e buono e basta che abbia sforato anche di un solo milione affinché sia considerato tale) questa dovrà essere punita. Una “semplice” multa andrà a minare seriamente la credibilità della stessa Federazione. Se ci andrà giù pesante con la mano (cosa sacrosanta, visto che a detta di Binotto, anche pochi milioni in più di spesa equivalgono ad un bel vantaggio cronometrico), allora si metterà di traverso a chi paga i conti al circo. Conoscendo il sistema come gira e funziona, posso solo immaginare come finirà. Non dimentichiamo che, con i mille chilometri di test segreti, fu AMG stessa (tramite Ross Brawn… lo stesso che ora è nella stessa FIA!) a “suggerire” la pena da scontare. In tutto questo teatro, in seguito Ferrari come si muoverà? Quali saranno le sue decisioni? Con quale spirito ci si affaccerà al 2023, soprattutto se Red Bull (cosa molto plausibile), non verrà punita e conserverà l’enorme vantaggio che ha già accumulato proprio per l’anno prossimo?

No signore e signori, in un modo o nell’altro i conti non tornano.

 

Vito Quaranta