FORMULA ONE SEASON REVIEW: 1993

Il mio sparuto gruppo di estimatori nevrotici (vi amo, bastardi! (cit)) sa bene che non posso esser certo annoverato tra gli estimatori di ASdS, anzi. Nel senso: bisogna esser completamente cretini per negare che il Paulista fosse dotato di un talento semi-Divino ma, vuolsi per il fatto di non aver mai guidato per noi (e/o tutte le varie ed eventuali che ho sarcasticamente stigmatizzato nelle varie precedenti previews) Beco non ha mai fatto breccia nel mio cuore, anzi. Detto doverosamente questo per quel che mi riguarda il Mondiale 1993 è stato di gran lunga il migliore che abbia mai corso e, sempre rigorosamente IMHO, avrebbero dovuto assegnarglielo Honoris Causa. Testa d’Uovo aveva appena perso la fornitura Honda, ritiratasi come fornitore ufficiale, e dopo aver tastato il terreno a metà 1992 con la Ferrari per una fornitura clienti non se ne fece nulla. Alla fine la Mecca si accordò con la Cossie per la fornitura del loro V8 clienti (quello ufficiale era riservato alla Benetton che come da contratto correva con Ford dal 1987), cosa che fece infuriare ASdS il quale per tutta ripicca non firmò il contratto per la stagione 1993 ma corse a gettone accordandosi per un milione di dollari a gara con Testa d’Uovo. Il quale, come ammise candidamente a fine stagione, fino a quando giovedì sera ASdS non si palesava nel paddock non sapeva se avrebbe corso o meno nel weekend di gara in questione. Con Berger tornato in Ferrari la Mecca mise in macchina Michael “omo de panza omo de sostanza” Andretti tenendo Mika Hakkinen come riserva. E niente, fa già ridere così. Riderà meno Beco quando Mika debutterà ad Estoril, dopo che Testa d’Uovo (con un tempismo degno di chi parla di corda in casa dell’impiccato di fresco) avrà licenziato il Panzone dopo l’ottimo podio di Monza. Williams, come annunciato con largo anticipo a Settembre 1992, schiera Prost con contratto di prima guida affiancandogli il già collaudatore Damon Hill. Il blindatissimo Kaiser viene affiancato in Benetton dal nostro Riccardo cuor di Leopardo che, come dichiarerà nel corso della stagione, non solo capirà di non averne più per l’anno dopo ma anche di esser certo che il futuro del Motorsport è quel ragazzo dall’altra parte del suo box. Ferrari si produce in un’altra stagione mediocre nella quale mette a segno la miseria di 3 podi e, ovviamente, nessuna vittoria. Ottiene però due successi importanti a motori spenti: riesce ad indurre la Federazione al ban delle sospensioni attive, campo nel quale era tremendamente indietro rispetto alla concorrenza, in un do ut des a fronte di una limitazione dei test in pista (quisquilie rispetto al ban odierno ma tant’è). Ma soprattutto mette Jean Todt a capo della GES. Sarà la pietra angolare sulla quale verrà costruito il dominio all’inizio del decennio successivo

THE 1993 SOUTH AFRICAN GRAND PRIX: KYALAMI, 14/03

(IMMAGINE DA TWITTER)

Quando alla gara d’esordio del Mondiale la Ferrari si piazza sesta e la Minardi quarta sai già che sarà una grandissima annata (sic). Fortunatamente là davanti ASdS, il Nasone ed il Kaiser fanno del grandissimo cinema battendosi per la prima posizione. La spunta Il Nasone, al volante dell’Astrowilliams con la quale aveva messo a segno anche la pole

THE BRAZILIAN GRAND PRIX: INTERLAGOS, 28/03

(IMMAGINE DA PINTEREST)

E’ curioso come tutti si ricordano benissimo l’infrociata del Nasone sotto l’acqua ad Imola nel giro di ricognizione del GP 1991 mentre praticamente nessuno si ricorda quella sul rettilineo d’arrivo di Interlagos nell’edizione 1993. ASdS vince con grandissimo merito una gara corsa in condizioni proibitive. Berger si schianta con il Panzone al via, Alesi chiude gloriosamente ottavo (sic)

THE 1993 EUROPEAN GRAND PRIX: DONINGTON, 11/04

(IMMAGINE DA FORMULAPASSION)

Di questa gara si è scritto fino allo sfinimento. Quel che mi ricordo è che smisi di contare i pit del Nasone alla sesta volta che si infilava ai box già che ne aveva fatti più del triplo rispetto ad ASdS. Questo sarà a tutti gli effetti il momento più alto dell’annata del Paulista come guida e come leadership nel Mondiale

THE 1993 SAN MARINO GRAND PRIX: IMOLA 25/04

1993 San Marino Grand Prix.
Imola, Italy.
23-25 April 1993.
Alain Prost leads away with Damon Hill (both Williams FW15C Renault’s), Ayrton Senna (McLaren MP4/8 Ford), Michael Schumacher (Benetton B193B Ford) and Karl Wendlinger (Suber C12 Ilmor) at the start.
Ref-93 SM 06.
World Copyright – LAT Photographic

Vince il Nasone senza sudare mentre ASdS si ritira. Ferrari ritirate. Curiosità: sia il Panzone che ASdS perdono le loro Mecca in prova uscendo dalla variante bassa. Uno dei due si schianta contro il muretto, l’altro si ferma ad un millimetro dallo stesso. Indovinate chi è chi LOL

THE 1993 SPANISH GRAND PRIX: BARCELONA 09/05

(IMMAGINE DA YOUTUBE)

Secondo successo di fila del Nasone, sempre senza sudare. ASdS a questo giro limita i danni piazzandosi secondo. Gradino più basso del podio per il Kaiser al terzo podio in 5 gare. Alesi ritirato, Berger sesto. Fan due punti in 5 gare per la Scuderia. Ovvero un bottino ancora più misero delle prime 5 gare del Mondiale 1992. Olè

THE 1993 MONACO GRAND PRIX: MONTECARLO, 23/05

(IMMAGINE DA AYRTONSENNA.COM)

La gara la stava vincendo in carrozza il Kaiser senza l’ombra di un problema finchè il Cossie “ufficiale” non lo lascia a piedi. ASdS eredita così una vittoria che lo consacra come Re Assoluto del Principato fino ad oggi. Alesi mette il suo ferro da stiro rosso sul podio senza capir nemmeno lui come c’è riuscito

THE 1993 CANADIAN GRAND PRIX: MONTREAL, 13/06

Montreal, Canada, 11th – 13th June 1993, RD7.
Damon Hill and Alain Prost lead the field away on the opening lap. They would finish 3rd and 1st position, respectively. Action. Start.
Photo: LAT Photographic/Williams F1. Ref: 1993williams02

Di questa gara rammento l’arrabbiatura per come ASdS si bevette le Ferrari sui dritti di Montreal nelle fasi iniziali del GP in barba ai 4 cilindri in meno ed al Cossie non (ancora) ufficiale. Con De Adamich che provava ad arrampicarsi sugli specchi del “eh ma le Ferrari han dovuto imbarcare più benzina” manco stessero correndo con un’autocisterna a rimorchio (sic). Il Nasone torna alla vittoria davanti al Kaiser ed a Damon

THE 1993 FRENCH GRAND PRIX: MAGNY COURS, 04/07

(IMMAGINE DA PINTEREST)

Quarto successo stagionale del Nasone che precede Damon ed il Kaiser. Il Mondiale è bello che finito. Debutto al muretto di Jean Todt al box Ferrari……..

THE 1993 BRITISH GRAND PRIX: SILVERSTONE, 11/07

Questa gara offre una riedizione del duello a tre di Kyalami. Più precisamente un  sostanzioso upgrade dello stesso: ASdS si produce in quella che probabilmente è la sua migliore difesa di sempre assieme a Monaco 1992 ma è costretto a capitolare. Vince nuovamente il Nasone davanti alle due Benetton

THE 1993 GERMAN GRAND PRIX: HOCKENHEIM, 25/07

(IMMAGINE DA TWITTER)

Settima ed ultima vittoria stagionale del Nasone, peraltro immeritata poichè ereditata grazie ad una sciagura meccanica nella quale incappa il povero Damon nel finale dopo aver dominato tutto il weekend. Epico sesto posto finale di Berger che impone così la dura legge del V12 Rosso sui lunghi rettilinei di Hockenheim (sic)

THE 1993 HUNGARIAN GRAND PRIX: BUDAPEST, 15/08

1993 Hungarian Grand Prix.
Hungaroring, Hungary.
13-15 August 1993.
Damon Hill (Williams FW15C Renault) leads Ayrton Senna (McLaren MP4/8 Ford), Gerhard Berger (Ferrari F93A), Riccardo Patrese, Michael Schumacher (both Benetton B193B Ford’s) and Jean Alesi (Ferrari F93A) at the start.
Ref-93 HUN 04.
World Copyright – LAT Photographic

E fu così che finalmente arrivò la prima meritatissima vittoria in F1 di Damon. Che al traguardo precede Patrese e Berger. Ritiro per ASdS, guai di varia natura per il Nasone che chiude ben fuori dai punti

THE 1993 BELGIAN GRAND PRIX: SPA, 29/08

Hill suona la seconda di fila chiudendo davanti al Kaiser ed a Prost. Solo quarto ASdS sulla “sua” pista, alla sesta gara di fila senza vittorie ma nemmeno demeriti. Non pervenute le Rosse

THE 1993 ITALIAN GRAND PRIX: MONZA, 12/09

(IMMAGINE DA FORMULAPASSION)

“E pensare che se lo prendeva più forte Alesi vinceva la gara….” è questo il sentimento comune dei Rossi a fine GP con Hill che vince la terza gara di fila sopravvivendo ad un violento tamponamento da parte di ASdS alla prima chicane dopo il via. Jean mette la Rosso 27 sul secondo gradino del podio davanti al Panzone che verrà licenziato subito dopo la gara da Testa d’Uovo

THE 1993 PORTUGUESE GRAND PRIX: ESTORIL, 26/09

1993 Portuguese Grand Prix.
Estoril, Portugal.
24-26 September 1993.
Mika Hakkinen (McLaren MP4/8 Ford) heads Jean Alesi (Ferrari F93A), Ayrton Senna (McLaren MP4/8 Ford), Alain Prost (Williams FW15C Renault), Michael Schumacher (Benetton B193B Ford) and Gerhard Berger (Ferrari F93A) into turn 1 at the start.
Ref-93 POR 05.
World Copyright – LAT Photographic

Nel weekend in cui Prost si laurea WDC ed annuncia il ritiro in mezzo ad una surreale indifferenza generale il sale viene da tre cose: lo “scuorno” di Mika ad ASdS col Finlandese che batte il Paulista alla prima qualifica come compagni di squadra, il primo stint di gara di Alesi che si issa in testa al via e vi resta fino al balletto dei pit, il secondo successo in carriera del Kaiser (frutto anche e soprattutto di una strategia perfetta del suo box). Berger si gioca un jolly importante almeno quanto quello di Imola 1989, vedasi sotto

THE 1993 JAPANESE GRAND PRIX: SUZUKA, 24/10

(IMMAGINE DA FORMULAPASSION)

“Se sei così veloce perchè son riuscito a sdoppiarmi?” è l’irriverente commento del novellino Irvine ad ASdS che nel dopogara si precipita nel suo box dopo aver vinto il GP a chiedergli lumi sulla sua condotta di gara. Il Nasone chiude secondo con Mika che centra il suo primo podio della carriera

THE 1993 AUSTRALIAN GRAND PRIX: ADELAIDE, 07/11

(IMMAGINE DA AYRTONSENNA.COM)

Si chiude un’era: il Nasone si ritira, ASdS lascia la Mecca e, ma questo purtroppo lo sapremo solo 6 mesi dopo, vince il suo ultimo GP in F1. Damon chiude terzo con le due Ferrari a punti in modo mediocre. La stagione nella quale il Paulista guida meglio si chiude con uno strano senso di inquietudine. “Vieni con me a pescare, Ayrton” – Syd Watkins, 30/04/1994 Imola

TO BE CONTINUED

 

BELLA ED IMPOSSIBILE – La “Foggy Petronas”

Petronas dominerà il Motorsport”

Era questa la voce che girava nei paddock di fine anni 90 quando il colosso Malese si affacciò nel Motorsport.

La previsione è arrivata, seppur con notevole ritardo , nel mondo della Formula1😉 (Chiedere a “The Hummer”….)

Le intenzioni erano talmente “belligeranti” che il colosso Malese pensò di “costruire”  (in quattro e quattro otto😵) una MotoGP da zero e presentarla per il Motomondiale 2002 nella neonata categoria “MotoGP”.

Petronas FP1. 129 CV – 92 Nm a 9700 giri/minuto dal peso di 181 Kg.

Il bello è che ci riuscì pure, tanto da testarla a fine 2001 avendola assemblata in tempi record.

Il progetto MotoGP sfumò ed in Malesia ripiegarono per il Mondiale SBK del 2003. Il progetto iniziale prevedeva un 3 cilindri Sauber (derivato dalla collaborazione in F1) sostituito poi da un 3 cilindri di 899 cm³ Suter con annesso telaio Suter.

Sfida non indifferente se si pensa che, in quegli anni SBK, dominavano i motori bicilindrici.

La FP1 costruita in soli 150 esemplari venduti (si fa per dire…)alla modica cifra di quasi 50 000 eurini ( tra il mercato Malese e quello Britannico) aveva delle dotazioni da Top Class. Montava infatti sospensioni Ohlins con annesso ammortizzatore di sterzo, impianto frenante affidato alla Brembo ed un display stile MotoGP…

127 CV per 181 kg di peso, delizia per un palato fine…

La cosa sconcertante fu che nel 2010 in un “garage” dell’Essex in Gran Bretagna furono ritrovate circa una sessantina di FP1 rimaste invendute, in ottime condizioni con un velo di polvere sopra…

Dotazione da “Top Class” per la FP1. Impianto frenante Brembo, splendide le forcelle Ohlins anteriori con tanto di ammortizzatore di sterzo (sempre Ohlins) ed un bellissimo display digitale in stile MotoGP.

Passando al lato sportivo il Team Petronas SBK fu affidato al leggendario Carl Fogarty, animale della mitologia motociclistica al quale la casa Malese dedicó il nome della neonata bestia, la FP1 (Fogarty Petronas 1).

Carl “Occhi di ghiaccio” scelse un Top Rider per il suo Team, scelse il coccodrillo Troy Corser per guidare la FP1 e tentare l’assalto al podio.

Purtroppo la moto pagò la scelta della cilindrata, risultava molto lenta in termini di velocità rispetto alle altre.

Nel 2003 Troy Corser si piazzò stabilmente nella Top 10 in quasi tutti i GP (il compagno di team chiuse quasi tutte le gare nei box…)

Nel 2004 i risultati non cambiarono, anche se le aspettative erano altissime visto l’esordio di Chris Walker a Valencia nella gara d’apertura. Nonostante la netta inferiorità della moto Troy Corser diede prova della sua maestosa supremazia nel giro secco centrando 2 magnifiche pole sui circuiti di Magny Course ed Oschersleben, il tutto condito dal 2° posto di Misano.

Nel 2005 e 2006 Petronas si affidò rispettivamente a Steve Martin e Garry McCoy prima e Craig Jones dopo. Non riuscirono minimamente ad essere competitivi, tanto che Petronas diede fine al progetto.

Gara d’apertura del Mondiale 2004. La FP1 condotta da Chris Walker davanti a Frankie Chili. Immagine Motorsport.com

La FP1 è stata una delle mitiche “Belle ed Impossibili” del Motorsport.

Una di quelle moto della quale non ti frega nulla se vinca o meno, una di quelle che ti ruba immediatamente il ❤️ e quando ne vedi una (se magari… Più probabile vedere un unicorno) l’unica reazione che hai è….

…”Madonna mia…”

 

Francky

 

 

P.S. Nel 2005, dopo 2 anni passati in Petronas, Troy Corser passa alla guida della Gixxer del Team Alstare… Il risultato ⁉️ Il coccodrillo se li mangia tutti… Ma questa è un’altra storia 😉

Un saluto dal coccodrillo… Immagine Pinterest

Immagine di copertina tratta da zonabikers.com

SIR STIRLING MOSS

Subito dopo pranzo, mentre sto bevendo la mia grappa accompagnata da una sigaretta, mi accingo ad aprire il sito della Gazzetta dello Sport. Sono un po’ malinconico, per me oggi è giornata di grandi classiche del ciclismo, si sarebbe dovuta correre la Parigi-Roubaix, invece leggo della morte di Sir Stirling Moss.

La maggior parte degli appassionati di automobilismo non hanno avuto la possibilità di vederlo correre (me compreso), ma hanno la possibilità di riviverlo attraverso video e libri.

Questa mia piccola riflessione vuole essere non un ricordo (che va bene per gli anniversari) o una biografia (che andrebbe scritta a bocce ferme), solamente un “ringraziamento” dettato dal cuore.

Ringraziamento perchè era rimasto l’ultimo della classe di ferro, di quei piloti che davvero correvano per correre, la passione per le corse sapendo che non tutti hanno il lusso di ritirarsi a fine carriera. Non importava con chi, non importava con cosa, non importava dove. Il rally di Montecarlo, il Mondiale di Formula 1, la 24 ore di Le Mans, Sebring, Mille Miglia, Targa Florio.

E’ conosciuto per essere arrivato 4 volte secondo nel mondiale di Formula 1, avrebbe potuto vincerlo, eccome se avrebbe potuto. La sua signorilità decide per lui, non fa squalificare Hawthorn nel ’58. A differenza del campione argentino Fangio non scegle la migliore auto, dopo essere stato pilota di Cooper, Maserati e Mercedes decise di correre con il Rob Walker Team, non una squadra ufficiale, non ci sono i soldi che possono mettere in gioco gli altri, i grandi team, ma si trova a casa. Riuscirà a portare la vittoria alla Lotus per la prima volta nella sua storia nel Gp di Monaco del ’60, dove l’anno successivo riuscirà a vincere addirittura senza pannelli laterali della carrozzeria. Domina al ‘ring in una giornata di pioggia nella sua ultima stagione in F1 in quella che sarà la sua ultima volta che vedrà la bandiera a scacchi.

Un brutto incidente a Goodwood lo costringerà al ritiro anche se non smette mai di pensare ad un ritorno fino a che si rende conto che il suo fisico non ce la fa.

Quando mi chiedono chi sia stato il più grande pilota di tutti i tempi , la mia risposta è sempre la stessa : Stirling Moss. Per me è il miglior corridore che il mondo automobilistico abbia potuto vedere”

Graham Hill

Ci lascia oggi quello che io personalmente considero il pilota più forte (soprattutto rifacendomi a quello che gli altri piloti dicevano di lui) che abbia mai corso nel dopoguerra, c’è stato Lauda, ci sono stati Prost e Senna, ci sono stati Schumacher, Alonso, Vettel e Hamilton. Ma credo che nessuno degli altri abbia saputo dimostare la propria velocità su un così diverso parco auto e abbia ricevuto il riconoscimento unanime da colleghi ed addetti ai lavori.

Il mondo dell’automobilismo, inteso come noi appassionati, dovrebbe rendere omaggio a questo gran corridore, non solo oggi ma anche negli anni a venire, per quello che ha dato e per quello che ha potuto raccontare, facendoci(mi) capire cos’è il motorsport e facendomi(ci) rivivere le imprese dei grandi. Quelli che non si fermano, quelli che bisogna correre e va bene qualsiasi auto e va bene qualsiasi pezzo di asfalto (fortunati quando l’asfalto c’è), quelli che non si “piange” perché gli altri hanno l’auto migliore, quelli che io sono parte della squadra come l’ultimo degli inservienti (quando ci sono), quelli che si divertono per farci divertire e per farci sognare.

E fino ad un paio di anni fa era stupendo vederlo intervistato e sentire i suoi racconti, vederlo spiegare ad Hamilton come bisogna correre quando non si dispone di una visiera per il casco.

Roba di altri tempi

Sono conscio di non aver reso giustizia al personaggio e neppure a quello che provo io, ma davvero lo ritenevo il più grande sia come pilota che come persona. E per questo ho voluto lasciare il mio tributo, è giusto così.

Grazie di tutto

Landerio

FORMULA ONE SEASON REVIEW: 1992

Che dovesse arrivare era chiaro ma in fondo in fondo un pò ci speravo nel non doverne parlare. Ed invece eccoci qua a riesumare gli epici ricordi di un Mondiale, quello 1992, che andò a rinverdire i fasti di un altro Mondiale caro a tutti noi Rossi, ossia quello del 1980. Tecnicamente è molto difficile scegliere quale dei due fu peggio: nel 1992 arrivarono due podi grazie alla fame di Alesi mentre nel 1980 nemmeno quelli. Ma il caos più totale, tecnico e manageriale, nel quale si trovava la Scuderia nel 1992 (oltre all’ovvia mancanza del Vecchio) forse fa di questa stagione un’annata addirittura peggiore del tremendo 1980 dove, tra la presenza di Gilles ed il turbo Ferrari ormai all’orizzonte, c’era comunque un senso nel sacrificare la stagione in corso a favore di quella successiva. Cosa che non avvenne affatto nel 1992: Migeot mise in pista un vettura che tagliò nettamente i ponti con quelle che la precedettero puntando all-in su una (sulla carta) avveniristica soluzione ossia il doppio fondo che (sempre sulla carta) avrebbe dovuto garantire livelli notevoli di downforce (peraltro apparentemente confermati dai test in galleria del vento) che invece non si videro mai in pista. Di fatto fu la prima, clamorosa, mancanza di correlazione dei dati tra GDV e Pista tristemente diventata nota a tutti negli anni più recenti. In estrema sintesi la vettura anzichè generare una mostruosa downforce di fatto generava solo un mostruoso drag che, pertanto, accoppiò l’inefficienza in rettilineo all’instabilità in curva. Non fu un caso che la F92-A mostrò qualche sparuto sprazzo di competitività solo sul bagnato ovvero nelle condizioni in cui tutti cercano un carico estremo, il podio miracoloso di Barcellona ad opera di Alesi arrivò infatti a seguito di una gara bagnata dallo start alla fine. In sostituzione di Prost, il quale si prese un anno sabbatico mentre pianificava la zampata finale per il 1993, arrivò il povero Ivan Capelli ovvero la persona sbagliata nel posto sbagliato. Venne licenziato a due gare dalla fine del Mondiale dopo aver passato buona parte dello stesso a provare a convincere i giornalisti che la telemetria mostrava che lui ed Alesi avevano velocità di percorrenza di curva praticamente identiche salvo poi avere Jean sempre davanti alle speed traps sul dritto, mah. Di sicuro, ma per i motivi dei quali sopra non è certo una sorpresa, il buon Capelli non ci si è mai trovato con la F92-A al volante della quale si produsse in un paio di incidenti di gara imbarazzanti, uno a Monaco e l’altro a Montreal. Per quanto riguarda le note liete di quell’anno il Leone finalmente coronò il suo sogno iridato scappatogli di mano sia nel 1986 che nel 1987. Al volante della FW14B, la prima Astrowilliams del decennio (e la prima a sospensioni attive), il Mansueto vinse 9 gare, fece tre secondi posti e si ritirò nei rimanenti 4 Gran Premi. Riccardo cuor di Leopardo giunse secondo nel Mondiale correndo di fatto una stagione ben più opaca del suo 1991 e battendo sul filo di lana il giovanissimo M.Schumacher per soli tre punti. Costui mise a segno la sua prima vittoria in F1 a Spa ad un anno esatto dal suo esordio in Jordan sulla stessa pista, ma soprattutto mostrò una velocità ed una consistenza tali da garantirgli lo Status di “the next Big thing” nel Paddock. Cosa che ci porta, inevitabilmente, a parlare di quello che parlava con Dio. Il quale passò metà stagione a beccarsi con Schumacher (la vana speranza dell’Alfa maturo di far piegare il capo all’Alfa giovane) e l’altra metà a piangere perchè Prost s’era preso la Williams per il 1993 ed aveva fatto mettere nero su bianco a contratto che non lo avrebbe avuto tra i coglioni. Ad occhio e croce il Canarino Brasiliano aveva la memoria corta visto il tiro mancino fatto a Prost ed alla Ferrari a metà 1990 quando, come descritto due reviews orsono, chiamò Fiorio per firmare una lettera di intenti per il 1991  con valore legale nullo ma sufficiente a distruggere l’ambiente in Ferrari mentre il Nasone si stava giocando il Mondiale. What goes around comes around as usual. Passiamo ora al resoconto delle eccitantissime gare dell’annata in oggetto (sic)

THE 1992 S.AFRICAN GRAND PRIX: KYALAMI, MARCH THE 1ST

(FOTO DA LAT IMAGES)

La F1 torna a Kyalami dopo 7 anni di assenza su un tracciato che, proprio come avverrà con Buenos Aires 3 anni dopo, nulla ha da spartire con quello meraviglioso sul quale si correva prima che fu cassato a favore di qualcosa di così insipido da rendere difficile anche solo commentarlo. Doppietta annunciata delle due Williams con ASdS terzo e mai in corsa nemmeno per il secondo posto anzi insidiato a lungo dal Kaiser per il quarto. Ferrari ritirate

THE 1992 MEXICAN GRAND PRIX: MEXICO CITY, MARCH THE 22ND

(FOTO DA MOTORSPORT IMAGES)

Si torna per l’ultima volta sullo storico tracciato di Mexico City per assistere ad una kermesse che vede un’altra doppietta Williams, ovviamente nello stesso ordine del GP inaugurale della stagione, mentre ASdS si ritira ed il Kaiser agguanta il primo podio di quella che sarà una carriera da record. Altro doppio ritiro per le Rosse, le quali proprio come nel 1980 non solo van pianissimo ma si rompono pure. Olè

THE 1992 BRAZILIAN GRAND PRIX: INTERLAGOS, APRIL THE 5TH

La cosa più esilarante di questo GP è stato veder Mansell stamparsi in prova mentre provava a  superare ASdS senza che, ovviamente, vi fosse necessità alcuna di ingarellarsi in quel modo. La gara segna la terza doppietta di fila delle due FW14-B cosa che, con ASdS nuovamente ritirato, significa un vantaggio di 26 punti del Mansueto sul Paulista dopo 3 gare. Terzo giunge nuovamente il Kaiser mentre le Ferrari arrivano finalmente in fondo ed a punti, sia pure stradoppiate

THE 1992 SPANISH GRAND PRIX: BARCELONA, MAY THE 3RD 

(FOTO DA FORMULAPASSION)

In gara diluvia ed Alesi la mette miracolosamente sul podio. Vince di nuovo Mansell davanti al consistentissimo MSC, ASdS finisce nuovamente fuori dai punti piombando a 36 punti di distacco da Mansell. Di fatto il Mondiale è già bello che finito eh

THE 1992 SAN MARINO GRAND PRIX: IMOLA, MAY THE 17TH

(FOTO DA PINTEREST)

Si va sul Santerno per assistere ad un’altra doppietta delle FW14-B, sempre nello stesso ordine delle precedenti. ASdS si piazza terzo, finora ha racimolato due terzi posti in cinque gare per un totale di 8 punti contro i 50 di Mansell. Ferrari ritirate in casa

THE 1992 MONACO GRAND PRIX: MONTECARLO, MAY THE 31ST

(FOTO DA AYRTONSENNA.COM)

Il Leone è costretto ad un pit extra rispetto a quanto preventivato, rimonta fin sotto gli scarichi di ASdS il quale però non ha la propensione alla dormita di Raikkonen al Mirabeau con Ricciardo nel 2015 (anzi) quindi non solo se lo tiene dietro fino al traguardo ma segna pure la sua prima vittoria stagionale. Ivan Capelli (vedasi immagine in evidenza) riesce a parcheggiare la sua F92-A in cima ad un guard-rail alla Rascasse. “Forse lavora in circo Togno” (cit Abatantuono)

THE 1992 CANADIAN GRAND PRIX: MONTREAL, JUNE THE 14TH

(FOTO DA YOUTUBE)

Al netto (si fa per dire) di un’altra epica tuonata a muro dell’Ivano nazionale la gara è eufemisticamente atipica. Il trio dei soliti noti si ritira in massa, cosa che apre la via a Berger verso la sua prima vittoria stagionale e ad Alesi per il suo secondo ed ultimo podio dell’anno. Secondo il sempre ottimo Kaiser

THE 1992 FRENCH GRAND PRIX: MAGNY COURS, JULY THE 5TH

Spettacolare: prima si assicura di essere a favore di telecamera, poi fa finta di non voler telecamere a filmare il tutto. Al netto delle sue qualità di guide semidivine quello che parlava con Dio era un cabarettista nato eh

THE 1992 BRITISH GRAND PRIX: SILVERSTONE, JULY THE 12TH

(FOTO DA TWITTER)

La cosa più bella di questo GP è la festosissima track invasion finale col Mansueto accompagnato giustamente in trionfo ai box nel giro di rientro da due ali di folla festanti. E’ il suo settimo successo in nove gare, con Patrese nuovamente secondo ed ASdS ritirato. Ormai per il WDC si attende solo l’ufficialità della matematica

THE 1992 GERMAN GRAND PRIX: HOCKENHEIM, JULY THE 26TH

(FOTO DA PINTEREST)

Il Leone suona l’ottava chiudendo davanti ad ASdS ed al Kaiser. I quali nelle prove libere sulla stessa pista, antecedenti la settimana del GP, si erano prodotti in questo gustosissimo siparietto:

In estrema sintesi il Paulista, in preda a lancinanti dolori di mestruo per un Mondiale andato a puttane alla svelta ed un futuro più immediato che non  faceva presagire niente di meglio, millantava di pericolosi cambi di traiettoria del Kaiser mentre lo seguiva in pista. Detto da uno che ha passato buona parte della sua carriera a tornare in pista a fine qualifiche con gomme distrutte per provare a rovinare il flying lap di chi poteva soffiargli la pole la cosa si commenta da sola

THE 1992 HUNGARIAN GRAND PRIX: BUDAPEST, AUGUST THE 16TH

(FOTO DA FORMULAPASSION)

E finalmente avvenne il tanto agognato giorno della consacrazione iridata del Leone! Un Pilota che a fine carriera si ritroverà con una trentina di GP vinti e praticamente altrettanti persi per cause meccaniche quando era in testa ad una gara. Veloce, diretto, incapace di macchinazioni, un vero racer di razza. Non a caso l’ultimo Pilota personalmente scelto da Enzo Ferrari il quale purtroppo non fece in tempo a vederlo vincere all’esordio sulla sua Rossa. Noi che ti abbiamo amato, caro Nigel, serbiamo caro nel cuore il ricordo di Budapest 1992. Lunga vita al RE!!!!

THE 1992 BELGIAN GRAND PRIX: SPA, AUGUST THE 30TH

(FOTO DA CIRCUS F1)

In tutta sincerità penso che la caratteristica più straordinaria di Beco fossero le sue mervigliose contraddizioni. L’uomo capace di una bassezza infima come lo start di Suzuka 1990 due anni dopo salta fuori dalla sua Mecca per soccorrere un pilota rimasto vittima di un grave incidente. Il tutto parcheggiando la sua monoposto a bordo pista mentre le altre F1 gli sfrecciano accanto durante la sua corsa verso Erik Comas. La gara della domenica, corsa in condizioni miste asciutto-bagnato-pista che va via via asciugandosi, segna il primo successo in carriera del Kaiser. L’arrivo della pioggia rende la competizione molto divertente, con Alesi che si issa nelle primissime posizioni salvo poi essere speronato un pò alla cazzo dal Mansueto alla Source in un goffo tentativo di attacco in staccata. Quello della foto sopra invece prova a fare quello che al Kaiser riuscirà 3 anni dopo, ossia rompere il culo a tutti sul bagnato con gomme da asciutto, ma piscia clamorosamente fuori dal vaso sbagliando strategia e chiudendo solo quinto. Il mago della pioggia era tutt’altro esente dalle cappelle eh

THE 1992 ITALIAN GRAND PRIX: MONZA, SEPTEMBER THE 13TH

(FOTO DA AYRTONSENNA.COM)

ASdS mette a segno il suo terzo ed ultimo successo stagionale, vincendo davanti all’eccellente Brundle che mette a segno il terzo dei suoi cinque podi quell’anno chiudendo davanti al Kaiser. A conti fatti (ed il Kaiser lo dirà più volte in futuro) Martin sarà il compagno di squadra più scomodo di MSC. Il quale ad onor del vero provò a portarselo dietro in Ferrari per il 1996 senza però riuscirci. Doppio ritiro d’ordinanza in casa per le Rosse proprio come ad Imola. Evvai

THE 1992 PORTUGUESE GRAND PRIX: ESTORIL, SEPT. THE 27TH

1992 Portuguese Grand Prix.
Estoril, Portugal.
25-27 September 1992.
Riccardo Patrese leads teammate Nigel Mansell (both Williams FW14B Renault’s), Gerhard Berger, Ayrton Senna (both McLaren MP4/7A Honda’s), Mika Hakkinen (Lotus 107 Ford), Martin Brundle (Benetton B192 Ford), Michele Alboreto (Footwork FA13 Mugen-honda), Jean Alesi (Ferrari F92AT) and Johnny Herbert (Lotus 107 Ford) at the start.
Ref-92 POR 02.
World Copyright – LAT Photographic

Spettacolare. Specie detto da chi fece licenziare De Angelis in Lotus per avere accanto a se Johnny Dumfries. Dovrebbe essere sul vocabolario alla voce “non aver vergogna”. Nona ed ultima vittoria stagionale del Leone mentre Berger prova ad ammazzare Patrese

THE 1992 JAPANESE GRAND PRIX: SUZUKA, OCTOBER THE 25TH

(FOTO DA LAT IMAGES)

Finalmente Riccardo cuor di Leopardo la mette sul gradino più alto del podio. Annata curiosa la sua: chiuderà secondo nel WDC mettendo a segno il suo miglior risultato di sempre in carriera ma disputando a tutti gli effetti una stagione ben più opaca del 1991. La Ferrari licenzia Capelli e fa correre Larini su una F92-A laboratorio dotata di sospensioni attive in ottica 1993

THE 1992 AUSTRALIAN GRAND PRIX: ADELAIDE, NOV.  THE 8TH

(FOTO DA PINTEREST)

Ed il bello è che s’è pure incazzato quando Sir Jackie gli ha fatto una domanda che si basava semplicemente su una statistica, ossia qualcosa di non opinabile. Meraviglioso. Semplicemente meraviglioso. Gara a Berger, di rientro a Maranello per il 1993. Sul podio ci vanno il Kaiser, ottimo terzo nel WDC alla prima stagione completa in F1, ed il coriaceo Brundle. Sipario

(IMMAGINE IN EVIDENZA DA TWITTER)

 

IL MOTOMONDIALE NEL NUOVO MILLENNIO-PARTE2

Benvenuti al racconto della seconda parte del decennio “millennium” MotoGp.

La musica cambia ben poco rispetto al primo lustro: Vale Rossi resta il dominatore supremo pur non eguagliando il quattro su cinque fermandosi ad un “modesto” tre su cinque nel secondo quinquennio.

I rivali futuri stanno crescendo nelle categorie minori a suon di gare vinte e mondiali dominati e parleranno spagnolo, non più italiano. La “scuola” spagnola investì molto nel decennio ed i risultati delle classi inferiori raggiunti da Pedrosa e Lorenzo ne saranno la testimonianza a breve, seppur i Mondiali e le vittorie pesanti arriveranno dal 2010 in avanti anche, ma non solo, grazie questi due piloti.

Il vero antagonista della seconda parte del millennio parla l’inglese dell’emisfero australe e, pur non avendo vinto campionati in 125 e 250, è un uomo dotato di talento spropositato e di una velocità che raramente si è vista scaraventata in pista a quel modo: Casey Stoner.

(Immagine tratta da motorsport.com)

Procediamo per gradi.

 

Stagione 2005. Vale fa cinquina

Per parlare del 2005 bisogna partire da qualche mese indietro e comprenderne lo scenario.

Rossi è ormai straripante e nelle ultime quattro stagioni ha portato a casa un bottino di 40 Gp su 64 disputati: bisogna fermarlo. HRC ha passato una stagione a digiuno di vittorie. Roba impensabile e soprattutto impresentabile di fronte a qualsiasi board figuriamoci a quello della più grande Casa del mondo. Un altro campionato già scritto non piace a nessuno primo tra tutti all’organizzatore. Come risolvere? Prendendo il miglior pilota in circolazione dopo Rossi e mettendolo sulla Honda Repsol orfana di VR46. Max Biaggi è quanto di meglio si possa trovare al mondo: l’accordo si perfeziona ed il romano sale su quella tanto ambita RCVissima per poter vincere quel mondiale che gli fu negato nel 1998.

(Immagine tratta da Wikiwand)

Tutto bene quindi? Manco per idea… quando non è cosa non è cosa e basta…

Max riesce a fracassarsi perone ed astragalo durante un allenamento a fine 2004 con la moto da supermotard: il timore iniziale è quello di vederlo ritirato per sempre, ma dopo qualche giorno per fortuna l’allarme rientra e Biaggi si salta “soltanto” le due sessioni di test di fine anno atte ad indirizzare lo sviluppo della moto per il 2005. Tanto basta per mandare in vacca tutto il resto della stagione, perché se le cose cominciano male non possono che andare peggio…va sempre così. Quella che avrebbe dovuto essere la stagione della consacrazione per Max diventa la sua peggiore di sempre e l’anticamera per uscire definitivamente dalla top-class. E se è vero che la sorte non fu dalla sua parte anche lui ci mise del suo eh… Comincia la stagione litigando in prova già a Jerez con il suo compagno di box. Si proprio lui , quel Nicky Hayden che non sarebbe stato in grado di incazzarsi con nessuno tanto era sorridente e pacifico. Da li la stagione non potè che proseguire sui binari dell’assurdo, con il box che in un paio di occasioni riuscì a sbagliare a montar gomme durante le qualifiche e con una moto alla quale volò via anche il selettore della leva del cambio in un occasione….. a Tokyo sono permalosi ed hanno una memoria da elefante….

A scanso di equivoci chiariamo che chi scrive ha adorato Max in tutte le sue sfaccettature e pensa che avrebbe meritato quella seconda occasione che i giapponesi non vollero concedere. L’unico a lottare sino in fondo per Max fu Carletto Fiorani: gli avrebbe dato volentieri una moto per il 2006 ma non riuscì a convincere il suo headquarter.

Quindi il Mondiale a chi può andare? A Valentino che mette la quinta di fila.

Il Gran Premio a Jerez de la Frontera è quello inaugurale e Rossi mette i “puntini sulle i” sin da subito. Negli ultimi due anni Sete Gibernau è stato il suo “avversario” più ostico (vabbè non trovavo le parole, non ridete) e il pesarese pensa bene di abbassargli la cresta tosto tosto. All’ultima curva di una gara che li ha visti combattere da soli, il pilota italiano entra pulito all’interno del tornantino: pulito ma deciso e duro. I due si toccano spalla a spalla e lo spagnolo finisce largo sulla ghiaia senza per questo cadere e conservando lo stesso il secondo posto. E da qui comincia la sceneggiata del dolore lancinante alla spalla durante il giro di rientro e sul podio: lui continua a toccarsi manco avesse ricevuto una coltellata che gli aveva reciso i tendini. Sete aveva vinto la sua ultima gara l’anno prima e dopo questo episodio l’altro che ci si ricorda riferito a lui è quello in cui lanciò mezzo schieramento per aria a Barcellona dell’anno successivo impedendo a Capirossi di giocarsi quel mondiale che avrebbe tanto meritato.

(Immagine tratta da motorsporcycles.com)

Il disegno di rimescolare le carte per fermare Rossi ha come risultato che il pesarese si vince 11 gare anziché le solite 9 all’anno delle due stagioni precedenti!

Il secondo posto nel Mondiale va al giovane di belle speranze Macho Melandri che si accasa in Honda-Gresini e vince le due ultime stagionali a mondiale già assegnato: unite ai cinque podi conquistati lo portano a 220 punti contro i 367 di Rossi.. Non gli è arrivato proprio vicinissimo… passiamo avanti.

(Immagine tratta da zimbio)

La Ducati affronta una stagione di transizione passando alle gomme Bridgestone con l’obiettivo di diventarne la Casa di riferimento e trarne i vantaggi che si vedranno solo negli anni a venire. Nonostante questo (o grazie a questo, punti di vista) Capirossi pesca la settimana da Dio e fa una doppietta tra Motegi (a casa loro) e Sepang.

 

Stagione 2006- Grazie Nicky

Dopo cinque di fila doveva succedere: Valentino scende dal trono 2006 ed il mondiale torna in America grazie a Nicky Kentuky Kid Hayden.

(Immagine tratta da motoblog.com)

La stagione è quella più “strana” del decennio: Rossi e la Yamaha sono sottotono e ciò consente a diversi piloti di vincere le singole tappe alternandosi in vetta alla classifica mondiale permettendo la vittoria finale all’americano con soli 252 punti.

Il regolarissimo Hayden riesce ad aggiudicarsi l’iride con due sole vittorie all’attivo contro le cinque di Rossi e le tre a testa di Capirossi e Melandri. Un mondiale deciso anche dall’inaffidabilità improvvisa della Yamaha M1 che pianta in asso due volte il pesarese in Francia ed a Laguna Seca. Sommando ciò ad una scelta sbagliata di gomme in Cina, alla mano frantumata al giovedì di Assen ed alla scivolata finale di Valencia ecco riassunti i motivi della prima sconfitta di VR46 che comunque fa secondo, mica pizza e fichi….

(Immagine tratta da derapate alla guida.it)

La stagione fu comunque divertente. Tra i diversi vincitori di tappa compare anche quel Dani Pedrosa che HRC volle in fretta e furia sulla sua Repsol in sostituzione del giubilato Biaggi: il debutto da rookie per lo spagnolo fu convincente. Ciononostante riuscì nell’impresa “meravigliosa” di stendere il suo compagno Hayden in piena lotta mondiale nella penultima gara in Portogallo: fu un tentativo di sorpasso tanto inutile quanto scellerato, roba da caricarlo di mazzate fosse solo successo una ventina di anni prima…

(Immagine tratta da Motogp.com)

Ma il destino non lo si può cambiare e se è scritto che il campionato lo devi vincere lo vinci e basta. Infatti Vale finisce la gara al secondo posto in volata per soli due millesimi di secondo, sopravanzato da Toni Elias che imbrocca la gara della vita (resterà l’unica vittoria in Motogp) togliendo al “giallo” quei cinque punti che sarebbero valsi il mondiale anche al netto della “vaccata valenciana” di quindici giorni dopo….

(immagine di Redbull.com)

Ducati e Capirossi perdono un’occasione perchè la loro stagione fu molto più regolare della precedente e avrebbero potuto farcela. Torniamo sempre a quel destino immutabile che per i rossi e Loris si palesa con le sembianze del tuo compagno di squadra Sete “Hollywood” Gibernau: alla prima curva del Gp di Catalunya decide che è il momento di mutare la sua esistenza trasformandosi in una palla da bowling e realizzando uno strike che manda per campi mezza griglia di partenza. Loris è uno di quelli messi peggio tanto da dover correre in condizioni disastrate anche la successiva gara ad Assen 6 giorni dopo. Guarito pensò ben di non farsi mancare la seconda vittoria consecutiva “a Casa loro” (sarebbe Motegi) dopo quella dell’anno precedente.

(Immagine tratta da Formulapassion)

Per la prima volta nella sua storia Ducati vince quattro gare in stagione e l’ultima merita qualche riga in più, vogliate perdonarmi. Al di là della lotta al titolo, della scivolata stupida di Rossi, Valencia 2006 rappresenta una delle gare più “gustose” alle quali chi scrive abbia mai assistito. Poco sopporto i dominatori e la teatralità che spesso e volentieri li caratterizza, molto di più amo i piloti semplici, old style come quelli della mia gioventù o semplicemente quelli della SBK, soprattutto quando realizzano le IMPRESE…. Dopo aver vinto il mondiale delle derivate dalla serie sulla 999 (che mai aveva guidato prima) i vertici Ducati decidono di “regalare” una partecipazione al loro campione più rappresentativo a livello di immagine, quel Troy Bayliss appiedato a fine 2004 e rimesso in SBK proprio nel 2006. Che fa Troy? Accetta la proposta col vincolo di portarsi dietro tutti i suoi tecnici con cui “dividere” il premio direttamente in pista. Non metteva il culo sulla Desmosedici dal 2004 (due anni) e le Bridgestone le aveva viste prima solo sulla rastrelliera di un gommista della periferia di Taree. All’epoca il “live Timing” della Motogp era free ed io lo seguivo sempre durante le prove. Ricordo che al sabato dissi “occhio a Bayliss” ai miei amici “ducatristi”. “Ma smettila”, fu la risposta, “se è una Ducati quella che domani può vincere è quella di Loris”… E Invece? VENI VIDI VICI….  GRAZIE Troy e saluti alla MotoGp per sempre, da trionfatore. Grazie, Grazie Troy.

(Immagine tratta da Motorinews24)

 

Stagione 2007- Casey Stoner e la Ducati

Cambio di regolamento e passaggio alla cilindrata di 800cc. Onestamente questa mossa poco la capì all’epoca e poco ancora la capisco a posteriori. Se vuoi creare una categoria più “attinente” alle situazioni di mercato perché scegliere quella cubatura? Poco importa: il regolamento durò sole cinque stagioni e si tornerà nel 2012 alle “normali” 1000.

Ducati Corse ingaggia un ragazzino che non ha mai vinto un mondiale, nemmeno nelle classi minori: ha un solo anno di MotoGp sulle spalle corso con la Honda di Lucio Cecchinello che ce lo ha sotto la sua ala da diverse stagioni. Casey ha impiegato buona parte del 2006 a collaudare tute e caschi sia in prova che in gara però, come diceva un tale che la sapeva lunga, per avvicinarti al limite lo devi prima superare: e Stoner lo passava spesso e volentieri..

Il Mondiale comincia un sabato di marzo in Qatar con Rossi in pole position, giusto per gradire. Casey rifila “8 decimi 8” al suo compagno Capirossi e parte a cannone come direbbe (e forse disse) il bravo presentatore. Di fronte allo stupore del mondo vince davanti a Valentino la prima gara della sua carriera in MotoGp e lo fa in sella ad una Desmosedici che in rettilineo è un fulmine di guerra. Rossi non prende esattamente bene che dopo gli adesivi gli si raschi pure la vernice a quel modo. Comincia a lanciare velate accuse sin dall’immediato dopogara: “ma siamo sicuri che sia 800?”…. e da li partono anche le ipotesi che la Ducati abbia una sorta di serbatoio supplementare nel telaio a traliccio di tubi… Niente di più falso. Preziosi &Co. Mettono insieme semplicemente un gioiello di moto con un motore che sfrutta i vantaggi del sistema desmodromico nel girare in alto come le 800 prediligono e la dimostrazione sono le 11 gare vinte (10 Stoner 1 Capirossi) durante tutta la stagione su ogni tipo di pista, anche quelle “guidate”: la moto va fortissimo sul dritto e alle curve ci pensa Casey….. Nascono i falsi miti di uno Stoner in grado di sfruttare meglio di chiunque altri i vantaggi dell’elettronica, miti demoliti dal fatto che Casey è stato semplicemente uno dei migliori talenti a livello velocistico mai apparso sul pianeta Terra, miti sfatati quando lo stesso si trasferì in HRC. Casey era semplicemente fantastico, fine delle discussioni. Un pilota in grado di andar forte con qualsiasi cosa, capace di scendere in pista e fare il miglior tempo al primo giro utile come pochi si erano mai visti prima al mondo. Un pilota “ignorante” come a me piace definire questi talenti.

(immagine tratta da Motori News 24)

La vittoria finale non è mai messa in discussione e l’australiano vince il suo primo mondiale riportando una casa italiana sulla vetta del mondo dopo l’ultimo titolo della MV Agusta risalente al lontano 1973.

Ironia della sorte Stoner vince il mondiale proprio a Motegi sulla pista dei giapponesi e la gara va al suo compagno Capirossi: il mondo alla rovescia, con un copione che se fosse stato scritto prima non si sarebbe riusciti a rispettare.

Re Valentino V è spodestato ed i tifosi hanno un nuovo idolo, perché con Stoner arriva il primo “vero” rivale, il primo in grado di sconfiggerlo sul campo a suon di sorpassi e vittorie. Il dualismo è perfetto in quanto Casey, da australiano, ha un carattere davvero agli antipodi rispetto all’italiano: niente teatri, niente scenette, niente parole inutili, solo gas aperto e pieghe deliziose.

Ogni stagione ha un sacco di aneddoti raccontabili e a me piace ricordare gli exploit, le imprese dei singoli che restano negli annali. Nel 2007 se ne verifica un’altra: la Suzuki torna alla vittoria in un gran premio dai tempi di Valencia 2001. Un altro australiano importato dalla SBK (i canguri son simpatici..) a nome Chris Vermuelen vince una gara pazza bagnata azzeccando il momento del cambio moto dapprima e poi esaltando la sua attitudine alla guida sul bagnato. Per la successiva vittoria Suzuki dovrà attendere un’altra gara bagnata a Silverstone 2016.

Vermeulen, French MotoGP 2007

(Immagine tratta da Formula passion)

 

Stagione 2008- Il ritorno del Re

Nota triste del 2008: in questa stagione si concludono le carriere ad altissimo livello di altri due piloti italiani che insieme a Rossi e Biaggi tanto fecero sognare il Belpaese fin qui. Capirossi lascia la Ducati al nuovo Imperatore australiano per trasferirsi in Suzuki con la quale conquisterà l’ultimo podio della sua vita sportiva. Il manubrio della seconda D16 va a Marco Melandri che distruggerà la propria carriera in sella ad una moto che vola in mano a Stoner e che con lui prende anche tre secondi al giro in diverse occasioni. Se Capirex sale sul podio nel 2008 Melandri dovrà aspettare l’anno successivo in sella al team Kawasaki ormai in fase di smobilitazione.

Valentino Rossi si riprende lo scettro mondiale ma con Stoner deve faticare di più degli anni passati.

(Immagine tratta da Moto10.com)

La Yamaha gli mette accanto Jorge Lorenzo (tricampeao delle classi minori) cominciando a pensare al futuro: nonostante i sorrisi di facciata Rossi non la prende proprio benissimo. I campioni si annusano e, per non farsi annusare troppo, il pesarese farà erigere il famoso muro all’interno del box. Sulla questione le tesi si sprecano, compresa quella del “capo” del team Jarvis che lo giustifica con la necessità dettata dall’utilizzo di due fornitori di pneumatici diversi tra i piloti. Già, perchè se Lorenzo utilizzerà le consuete Michelin, Rossi passerà nel 2008 a Bridgestone convinto che una parte del vantaggio di Ducati e Stoner sia proprio dovuto alle gomme. Sarà vero? Mah, forse….

Il mondiale comincia con la novità della prima gara in notturna della storia in Qatar: nuovo l’orario vecchi i vincitori, Stoner e la Desmosedici. La stagione comincia “strana” perché dopo tre appuntamenti in testa non c’è il duo Rossi/Stoner ci sono Pedrosa e Lorenzo a pari punti ed autori di una partenza “a bomba” che vede Lorenzo vincere in Portogallo la sua prima gara alla terza occasione utile.

A partire dalla Cina Rossi rimette insieme il puzzle ed infila una tripletta compresa la Francia e il suo Mugello. Mentre lui riprende la testa del mondiale, il suo compagno di box “riprende” l’asfalto di Shangai con la testa e perde il feeling iniziale..Capita quando cerchi il limite. (fuori Lorenzo)

(immagine tratta da motociclismo.it)

Il mondiale è una lotta a tre sino alla Germania: Stoner e Rossi i più veloci (ma con qualche errorino) si portano dietro un eccellente Pedrosa che, a suon di piazzamenti e un paio di vittorie, riesce a compensare il divario di prestazione pura con la costanza. Al Sachsenring sotto l’acqua vince nuovamente l’australiano (perché la Ducati va forte solo sul dritto… ndr) mentre Dani “sceglie” di levarsi di mezzo fracassandosi una mano dopo essere caduto mentre era al comando del Gran Premio: salterà la gara successiva e addio lotta iridata. (fuori Pedrosa)

(Immagine tratta da derapate alla guida .it)

Questa resta una guerra tra due fuoriclasse come non si vedeva dai tempi d’oro dell’era americana degli “eighties”. Purtroppo finisce prestissimo perché l’italiano infila una cinquina secca da Laguna Seca (con lo storico sorpasso al cavatappi che sposta definitivamente l’inerzia) sino a Motegi mentre Casey cade due volte di fila mentre è in testa alla gara prima a Brno e poi a Misano dicendo addio ai sogni di gloria.

(Immagine tratta da motociclismo.it)

Già, Misano 2008, il giorno della vergogna, quello in cui si sentirono le urla della curva gialla in TV nel momento della caduta di Stoner. (fuori Casey)

(Immagine tratta da bandierascacchi.it)

Il mondiale finisce virtualmente nelle mani di Rossi già a fine agosto seppur il verdetto matematico arriverà più avanti: esce dal Mugello con 75 punti di vantaggio, ovvero 3 gare ed ancora solo cinque da disputare…E di queste ne vincerà altre tre: non si può competere con il ragazzo di KurriKurri nella sua Australia e neanche nella passerella finale di Valencia (altra pista da motore eh..)

Rossi conquista il suo penultimo iride in una delle stagioni più appassionanti.

 

Stagione 2009- L’ultima di Valentino

Già, l’ultima del Vale nazionale e sono passati undici anni. Sei vittorie di tappa sono sufficienti a regalargli l’ultimo iride e a permettergli di raggiungere quota 100 nel Motomondiale. L’ultimo iride che nel conteggio totale significa 9 titoli su 14 campionati ai quali aveva partecipato sino ad allora: numeri che si commentano da soli.

(Immagine tratta da motociclismo.it)

Il suo avversario principale è il suo compagno di box Jorge Lorenzo che di fare il secondo non ci pensa e gliela fa sudare fino a quando riesce. Casey e la Ducati impattano in una stagione “deludente”: a chiuderla con quattro vittorie di tappa la firma sarebbe arrivata già test invernali solo qualche anno prima.  Siamo nell’anno del malore di Casey, della sua convalescenza, del suo smarrimento, della perdita del feeling con la sua D16. Ma è anche l’anno della “solita” vittoria in Qatar, del dispetto a Valentino nel suo Mugello (prima di Ducati sulla pista di casa), della sua scontatissima vittoria a Philip Island e della sua scivolata nel giro di ricognizione di Valencia dove sarebbe partito dalla pole.

Il team HRC lascia andare il suo ultimo campione del Mondo Hayden alla corte della Ducati e lo sostituisce con un giovane italiano di belle speranze che aveva “congelato” per un anno in un team satellite: Andrea Dovizioso sale sulla RC212V ufficiale e vince a Donington la sua prima nella classe maggiore diventando uno dei pochi piloti al mondo in grado di vincere in ogni categoria mondiale a cui abbia partecipato.

Jorge Lorenzo cambia il suo numero di gara passando dal 48 al 99. Dietro questo cambio c’è la bruttissima vicenda della separazione dal suo storico manager ex pilota Dani Amatrain, del suo arresto e delle minacce anche ai fratelli Espargaro.. Nonostante questa brutta storia Jorge è tosto ma non gli bastano 12 podi (di cui 4 vittorie) per contenere Valentino: quattro zeri in tabella li recuperi solo se ti scontri con uno qualsiasi e non con chi vuole portarsi a casa la settima corona iridata in dieci anni. E così andò, seppur Giorgio vendette carissima la pelle, dando luogo a duelli entusiasmanti il cui culmine fu quello a Barcellona con il sorpasso dei sorpassi all’ultima curva.

(Immagine tratta da Gpone)

Al terzo posto del mondiale Pedrosa, sempre presente ma sempre senza quel guizzo in più in grado di farlo diventare dominatore anche di una sola stagione: vince in volata con Rossi a Laguna e si porta a casa il trofeo dell’ultima gara del decennio a Valencia.

 

Si conclude in questo modo la storia di un decennio dominato dal tricolore con 8 mondiali totali in bacheca tra Valentino e la Ducati che si ritroveranno insieme da li a qualche mese per formare quel binomio che ha infranto tanti cuori e diviso squadre e tifoserie.

Valentino nel 2009 ha ancora trent’anni e tutto il tempo per poter collezionare titoli che però non arriveranno più. Ma il decennio appena raccontato resterà nella storia per i cambiamenti, per il dominio di un ragazzo che è riuscito a spaccare tifosi ma portare popolarità e prestigio ad un Campionato che prima di lui era sconosciuto alla maggior parte del pubblico di oggi e del decennio precedente. Ma per parlare di Valentino, dei suoi meriti, dei suoi onori e dei suoi difetti non basta un trafiletto su un blog. Onore al Re del decennio e grazie per aver riportato l’Italia sulla vetta del mondo.

Grazie anche a Ducati che ha avuto il merito di crederci e di farci sventolare il rosso anche a due ruote.

Alla prossima.

 

(Immagine in evidenza tratta da Road 2 sport)