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F1 2020 – GRAN PREMIO DI UNGHERIA

Messo in archivio l’inusuale inizio di campionato con il doppio appuntamento sul Red Bull Ring di Spielberg, il circus si sposta in Ungheria sullo storico tracciato del Hungaroring.

Eliminato anche lo spauracchio di una possibile cancellazione del GP a causa delle severe restrizioni alla libera circolazione dei cittadini britannici da parte del governo locale, tutto è pronto per il terzo evento di fila, su un tracciato in cui negli ultimi anni non sono mai mancate gare avvincenti.

Circuito stretto e tortuoso di tipo stop & go, downforce-sensitive, terzo tracciato per livello di deportanza dopo Montecarlo e Singapore, l’Hungaroring è costituito da tratti ad alta velocità alternati a curve lente oltre che ad una chicane. Noto per i sorpassi difficili, tranne nelle zone in cui è possibile sfruttare l’ala mobile (fine rettilineo principale e curva 2), nel corso degli anni è stato luogo di gare molto tattiche ma non per questo meno interessanti per i più appassionati.

Presenta un asfalto a bassa aderenza; il consumo gomme, tuttavia, può diventare elevato a causa sia delle curve a rapida successione che non permettono di raffreddare gli pneumatici, sia di assetti che generano molta energia nel giro singolo in ottica qualifica ma deleteri in ottica gara, principalmente su vetture con bassi livelli di carico aerodinamico o costretti a compromessi per eccessivi consumi.

Parlando di motore endotermico, infatti, gli ICE lavorano a pieno carico per quasi il 70% del giro. All’Hungaroring è fondamentale l’erogazione del motore per ottimizzare la trazione (e ridurre il surriscaldamento degli pneumatici posteriori), non la potenza: 10 cv equivalgono a circa 1 decimo al giro (molto meno rispetto ai due GP precedenti). Per via degli elevati livelli di carico aerodinamico servono tutti i kg di benzina concessi dalla FIA per completare la gara: per questo motivo, nonostante sia come un circuito “cittadino”, sono agevolate le vetture più efficienti.

Dal punto di vista dell’impianto frenante, secondo i tecnici Brembo, l’Hungaroring rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3, identico a quello ottenuto da altre piste come Spielberg e Barcellona. ​La pista ungherese presenta 11 punti di frenata, per un tempo totale sul giro di utilizzo dei freni di quasi 18 secondi, tra i più alti del Mondiale, 7,7 decimi in più del Red Bull Ring. Dalla partenza alla bandiera a scacchi i freni sono in funzione per oltre 20 minuti.

Dallo spegnimento del semaforo al traguardo ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale del freno di 56 tonnellate, tra i più alti del Mondiale 2020. Uno sforzo notevole per i piloti che si somma alle alte temperature ambientali del periodo. La più temuta è la prima curva dopo il traguardo: le monoposto vi arrivano a 346 km/h e scendono a 109 km/h in soli 137 metri. I piloti esercitano un carico sul pedale del freno di 182 kg per 2,58 secondi e subiscono una decelerazione di 5,5 g.

Le previsioni meteo per questo weekend, grazie a scuderiafans.com

Tornando all’attualità, potrebbe essere un’occasione di riscatto per una squadra in particolare, uscita mortificata dal secondo GP austriaco. Per Ferrari si tratterà di tirare le somme di tutta una serie di criticità che l’hanno accompagnata in questi mesi, con il rapporto tra i piloti come ultimo fattore emerso.

Il TP/DT Binotto è sempre più in bilico alla luce della scarsa competitività della monoposto e si vociferà già di imminenti sostituzioni da parte del management. Quest’ultimo non ha ancora “battuto un colpo” dal tragicomico GP di Stiria, un silenzio che non si riesce a interpretare: incapacità di trovare alternative e di scuotere la squadra o un lavoro a fari spenti nel riorganizzare la struttura tecnica del reparto?

immagine da sport.sky.it

Fatto sta che in Ungheria i rossi devono capire fino in fondo la bontà degli aggiornamenti portati in Stiria e capire che direzione prendere nel mettere le mille pezze ad un progetto azzoppato dalla direttiva Fia in merito alla PU. Le schermaglie tra piloti e il malumore di Vettel non sono che la ciliegina di una torta che sembra cioccolato ma non è.

Altro team in cerca di riscatto la Racing Point. Sembra strano pensarlo per una squadra che fino ad un anno fa remava a fatica nel mid-field e ora è presenza stabile e minacciosa nella top 10.

Eppure si, riscatto perchè il potenziale della macchina è così alto da puntare al podio in ogni gara, se riescono a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Al momento il bottino di piazzamenti è buono ma tutti si aspettano ben altri risultati. Il tracciato austriaco non sembra aver esaltato le caratteristiche della monoposto di papà Stroll, molte aspettative invece arrivano dal tracciato del hungaroring.

Per Red Bull il Gp di Stiria è stato di sicuro quello della disillusione, ovvero sul fatto che non ne hanno per contendere le vittorie alla Mercedes, almeno in situazione di gara lineare.

La stagione era partita con altissime aspettative e si ritrovano ad essere in difficoltà dopo appena due GP. Marko se la prende sempre un pò con Honda, dicendo che i giapponesi osano poco, ma il problema, semplicemente, è che la W11 è velocissima e al momento inavvicinabile.

immagine da f1sport.it

Renault e Mclaren arrivano con tanta carne al fuoco. I transalpini perchè sono in “guerra” con la Racing Point, considerata la copia carbone della W10 mercedes del 2019. La protesta Renault è stata accolta dalla Fia che dovrà giudicare se e come alcuni parti fondamentali dalla Racing Point siano uguali a quelli della W10. In conseguenza di ciò i risultati ottenuti dalla Racing Point in Stiria sono sub-judice.

McLaren invece cavalca l’onda del suo giovane pilota Norris, che sembra aver fatto un notevole passo avanti in questo 2020. La monoposto è veloce e consistente, un pò meno Sainz, finora messo sotto scacco da Norris, Chissà che non stia già pentendo di aver firmato per Ferrari…

Alpha Tauri arriva da un punticino preso da Kvyat in Stiria che fa più che altro morale. Il GP ungherese potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa per loro.

I motorizzati Ferrari scontano i problemi dei loro fornitori di PU, difficile che in Ungheria ci possa essere un riscatto, considerando la differenza di prestazione che sembra esserci con le Pu concorrenti.

Claire Williams si dice molto ottimista per l’Ungheria. Va bene che la macchina non è l’ignobile “cancello” della scorsa stagione ma sembra un ottimismo ingiustificato.

Mercedes arriva in Ungheria con la consapevolezza di essere i più forti e di non aver ancora mostrato il 100% del potenziale della macchina, quanto meno in gara. I problemi di affidabilità sembrano sotto controllo e per Hamilton l’unico cruccio sarà quello di recuperare altri punti al compagno di squadra Bottas, rivelatosi poco consistente quando le condizioni, vedi qualifiche bagnate, lo richiedeva.

Wolff al solito, maestro di “maniavantismo”, ha già detto che sarà difficile battere le Red Bull in Ungheria. Nel 2019 forse, questo 2020 sta raccontando una storia diversa.

Sul fronte piloti Vettel continua a dare spunti di conversazione. Rumors indicano che Mateschitz, il gran capo Red Bull, si stia spendendo molto per farlo tornare a casa nel 2021. Con approdo di Albon in Alpha Tauri e uno tra Gasly e Kvyat a cedergli il sedile.

immagine da notizie auto.it

Altro rumor invece lo vuole in trattative per Racing Point/Aston Martin per la prossima stagione. Anzi, sembra che le trattative siano già a buon punto con possibile annuncio ufficiale in uno dei weekend di gara di Silverstone. In uscita il povero Perez, che sta cercando un sedile tra Haas e Alfa Romeo.

Per Vettel sarebbe una bella opportunità, senza la pressione dell’ambiente Ferrari e in una squadra che si sta “mercedesizzando” sempre di più. Potrebbe addirittura ritrovarsi Wolff come TP del team oppure avere l’opportunità di andare in Mercedes se, e solo se, Hamilton vincesse il settimo e ottavo titolo e decidesse di fare altro a partire dal 2022.

Intanto avere una macchina potenzialmente da podio nel 2021 sarebbe un bel salvagente per la sua carriera al momento in declino.

*immagine in evidenza da the magicoftraveling.com

Rocco Alessandro & Chris Ammirabile

ISTERIA FERRARI IN STIRIA. LEWIS TORNA A DOMINARE.

A volte si tocca il fondo e si inizia e risalire. Altre volte, al contrario, si inizia a scavare. La Ferrari torna dalla doppia gara in Stiria con la pala in mano dopo avere scavato una voragine le cui dimensioni riportano la mente ad un lontano passato. E tutto questo accade proprio mentre la rivale degli ultimi anni ritorna a distanze siderali da tutti gli avversari.

Già le prove del venerdì avevano mostrato che questo week-end si sarebbe tornati alla normalità. Quella di un Hamilton dominante, non solo grazie alla macchina. E le qualifiche, disputate in condizioni al limite della praticabilità, lo hanno confermato: Lewis in pole con 1.2 sec. di vantaggio su Verstappen, con un ottimo Sainz terzo e Bottas quarto. Ferrari già in grande difficoltà con Vettel decimo e Leclerc undicesimo, poi pure penalizzato di 3 posizioni in griglia. Gli aggiornamenti portati in fretta e furia non hanno funzionato, gettando la squadra in un evidente sconforto.

Pronti-via, e mentre i primi se ne vanno tranquillamente, nelle retrovie si materializza la catastrofe rossa. Un’ottimista Leclerc vede  in curva 3 un varco lasciato da Vettel e ci si infila. Peccato che quel varco fosse indispensabile per fare la curva, e quando Seb stringe, il giovane talento monegasco non può fare altro che saltare sul cordolo, finendo poi per fare la curva sulla macchina del compagno. Risultato: alettone distrutto per il  tedesco, fondo disintegrato per Charles, gara finita per entrambi.

Dopo l’inevitabile Safety Car,  Hamilton e Verstappen se ne vanno indisturbati, mentre Sainz tiene brevemente la terza posizione per poi cederla inevitabilmente prima a Bottas e poi ad Albon.

La gara prosegue senza grandi emozioni se non il duello fra Ricciardo e Ocon, con Daniel che si deve sudare la posizione fino a quando dal box non convincono il francese a farlo passare al giro 20.

Dopo 24 giri il quarto, Albon, é a quasi 28 secondi. Al giro 25 Verstappen apre il valzer dei pit-stop con un’entrata ai box che per un niente non è il replay di quella, mitica, di Coulthard ad Adelaide nel 1995. Per lui gomme medie.

Al giro 28 entra anche Hamilton che riesce a stare comodamente davanti a Max. Gomme gialle anche per lui.

La Mercedes tiene fuori Bottas fino al giro 34, fra le proteste del finnico che avrebbe preferito anticipare per non perdere troppo sul rivale olandese.

Passata metà gara inizia la rimonta delle due Mercedes rosa, in quel momento le più veloci in pista. Perez rimonta facilmente su Ricciardo e va alla caccia di Albon che naviga a mezzo minuto da Bottas. Il quale ha ormai preso Verstappen, in grande difficoltà con le gomme posteriori.

E, infatti, al giro 66 il finlandese passa Max in tromba, ma quest’ultimo lo ripassa in modo formidabile, per poi subire una seconda sverniciatura al giro successivo, alla quale non riesce a rispondere.

A due giri dalla fine, Perez prova ad attaccare Albon ma danneggia l’ala anteriore. Dietro di lui, c’è una bella lotta fra Ricciardo, Stroll, e Norris, con l’ inglese che li passa entrambi e all’ultima curva riesce anche a sopravanzare Perez, in difficoltà con l’ala rotta.

E così finisce con l’ennesima doppietta Mercedes, Verstappen terzo a mezzo minuto, e Albon quarto a 44 secondi. Ad oltre un minuto il solito fantastico Norris, davanti a Perez, Stroll e Sainz. Chiude la zona punti Kvyat.

Fuori dai punti Haas e Sauber, sempre nelle retrovie e in evidente difficoltà, così come la Williams, parsa comunque in grado di lottare con le avversarie, a differenza di quanto avveniva lo scorso anno.

85 vittorie per Lewis. Il record assoluto di Michael è a -6.  Ieri l’inglese ha stabilito un altro record: 14 stagioni consecutive con almeno una pole. Tutte quelle che ha disputato. Questo sarà probabilmente l’anno in cui si isserà definitivamente in cima a tutte le classifiche.

E sarà, probabilmente, anche l’anno in cui la Ferrari toccherà uno dei punti più bassi nei suoi 70 anni di storia in Formula 1. Ma, come ha sempre fatto in passato, risalirà sicuramente. Quando qualcuno avrà il coraggio di prendere atto della situazione e di apportare gli opportuni cambiamenti. Il che non è detto che accada a breve.

Sicuramente non da qui ad una settimana, quando si tornerà in pista in Ungheria.

 

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

F1 2020 – GP DI STIRIA

Si scrive GP di Stiria, si legge GP d’Austria pt.2. In tempi di Covid e di mancanza di location sufficientemente “sanificate” il circus della F1 rimane in terra austriaca per il secondo Gp stagionale sul Red Bull Ring.

Se tutto va come deve andare, ovvero con zero interventi della direzione gara pre e durante la gara, il gp di Stiria avrà presumibilmente un esito molto diverso da quello svolto il 5 Luglio.

Al di là del rocambolesco esito finale, il GP di Austria ha evidenziato principalmente questo:

  • Mercedes è ancora la macchina da battere e non di poco. Superiorità imbarazzante in qualifica e consistenti in gara al netto di errori di strategia e piccoli problemi di affidabilità che, onestamente, sembravano messi lì apposta per mascherare un palese dominio o per sedare gli ardori dei suoi piloti quando si fanno troppo vicini in pista.
immagine da motorbox.com
  • Red Bull bene ma non benissimo. Non sapremo mai cosa sarebbe successo con Verstappen in pista ma l’impressione è che Red Bull deve crescere ancora tanto per arrivare a contendere le vittorie alla Mercedes. Considerando anche che, con tutta probabilità, la Mercedes per buona parte della gara ha viaggiato di “conserva”.
  • Ferrari e tutti i suoi motorizzati malissimo. Distacchi abissali in qualifica, lenti con serbatoio pieno in gara e decenti sul passo gara solo a serbatoi scarichi. E Vettel/Leclerc come lo Yin/Yang.
  • Racing Point molto competitiva ma che ha già buttato all’aria la prima vera occasione da podio. Meglio mettere fieno in cascina ora perchè in futuro potrebbe essere molto più difficile.
  • Nel “gruppo B” McLaren e Norris sugli scudi. E anche Renault…se pensiamo alla PU montata sulla monoposto di Woking.

Si ripartirà con una maggiore consapevolezza dei valori in campo e con situazioni da rimettere in carreggiata per qualcuno come Hamilton e Ferrari.

Il primo non può permettersi di concedere il bis a Bottas, soprattutto nell’ottica di un mondiale con poche gare. L’ultima volta di una partenza al rallentatore fu il 2016 e non portò proprio benissimo…

Ferrari invece ha compreso di essere ancora più lenta di quanto non immaginasse, ergo cercherà di anticipare i corposi (sic) aggiornamenti aerodinamici inizialmente previsti per il Gp di Ungheria, già in questo weekend. La domanda è: saranno efficaci e soprattutto sufficienti a compensare una PU che definire involuta è fare un complimento?

L’impressione è che il trick utilizzato nel 2019 fosse così consistente da mascherare i grossi limiti della SF90H e la sua assenza sta mortificando ogni speranza di competitività per quest’anno e anche il venturo. Considerando anche che l’attuale SF1000 è stata concepita cercando di recuperare il carico aerodinamico che la SF90H non aveva. Il tutto però potendo contare sulla “cavalleria” della PU 2019, poi la FIA ha deciso che forse non era il caso…

immagine da quotidiano.net

Binotto ci mette la faccia e ha già messo le mani avanti già dai test invernali ma una debacle tecnica di questa portata era difficile da immaginare. Ciliegina sulla torta un vertice aziendario al momento assolutamente assente e silenzioso, anche sul fronte degli evidenti malumori di Vettel. Auguri e soprattutto speriamo che Binotto abbia ben riposto nel taschino il santino di Maylander…

Variabile in più rispetto al weekend passato il meteo che prevede pioggia almeno al sabato, con ulteriore possibile sconvolgimento della griglia di partenza.

Sarà un Gp divertente viste le premesse anche se Hamilton e la Mercedes difficilmente concederanno il bis di errori e Leclerc non potrà sempre metterci una pezza da secondo posto.

Pronostico? Con una gara dallo svolgimento normale è quasi certa una doppietta Mercedes. Unica variabile Verstappen e la gestione pit e gomme della Red Bull. Ma in un’annata come questa dove l’eccezione è la regola ci si può aspettare di tutto. Anche che Hamilton non vinca il mondiale (eventualità molto improbabile) e Vettel non finisca la stagione (molto più probabile della precedente).

E per non farsi mancare nulla, ecco che si profila all’orizzonte della stagione 2021 il grande ritorno di Fernando Alonso.L’ufficialità è arrivata mercoledì e un personaggio e un pilota di tale spessore non può che fare bene a tutta la F1.

immagine da sport.sky.it

Questo limita ancora di più le possibili mosse di Vettel in ottica 2021. Proprio il sedile in Renault lasciato libero da Ricciardo poteva essere una buona soluzione per il tedesco. Ora di alternative valide ne restano davvero poche, forse nessuna. Ritiro o anno sabbatico? In ogni caso sarà dura per lui.

Se poi proprio vogliamo volare con la fantasia, si potrebbe pensare che Alonso possa prendere il volante della Renault già in questa stagione, spingendo Ricciardo ad anticipare il suo approdo in McLaren e di conseguenza l’arrivo di Sainz in Ferrari. Con Vettel che non finisce la stagione…

Che si sia suoi tifosi o meno sarebbe un epilogo davvero poco augurabile nei confronti del tedesco, che per titoli vinti (in Red Bull) e professionalità e abnegazione (in Ferrari) non si merita di scendere così in basso. Paradossale, quasi grottesco che la mossa di Alonso possa innescare un domino che porti il tedesco, il suo avversario più feroce ai tempi Red Bull e suo successore da titolo in Ferrari, ad una vacanza anticipata.

Non succede…ma se succede…

*immagine in evidenza da automoto.it

Rocco Alessandro

BOTTAS APRE IL MONDIALE 2020 IN AUSTRIA. LECLERC SALVA LA FERRARI.

Finalmente.
Finalmente i motori tornano a rombare.
Finalmente si ritorna alla normalità, anche se con le precauzioni del caso.
E, fortunatamente, abbiamo visto qualcosa di diverso da quello che era lecito aspettarsi: tre Mercedes, di cui due nere e una rosa, davanti a tutti.

Perchè questo è ciò che i test di febbraio avevano indicato, e non c’era motivo di credere che i 4 mesi di lockdown, di cui 2 di chiusura quasi completa, avessero cambiato qualcosa.

E, infatti, nulla è cambiato. Mercedes davanti a tutti di mezzo secondo in qualifica, con Hamilton dietro a Bottas e Verstappen terzo, unico teoricamente in grado di impensierire i due delle frecce d’argento (nere per l’occasione). Ferrari in grande difficoltà, con Leclerc settimo e Vettel addirittura undicesimo. Binotto aveva già messo ampiamente le mani avanti in occasione del mancato Gran Premio di Australia, ma era lecito non attendersi di vedere la rossa lottare ad armi pari con Mc Laren, Racing Point e Renault. Ma così è stato.

A scombinare un po’ le carte ci pensano i commissari i quali, dopo avere giudicato legale il DAS a seguito della protesta Red Bull del venerdì, hanno preferito dare ai padroni di casa un contentino penalizzando di 3 posizioni in griglia Lewis Hamilton per non avere rallentato di fronte alle bandiere gialle in occasione dell’uscita di Bottas nell’ultimo giro di qualifica. Il giorno prima lo avevano assolto perchè c’erano sì le bandiere gialle, oltre ad un gran polverone e ad una macchina nell’erba, ma qualche pannello aveva ancora la luce verde.

E così Max Verstappen si ritrova in prima fila, con Lando Norris terzo in seconda fila.

La partenza è da manuale per le prime file, con Bottas che prende subito 2 secondi di vantaggio, e Max che riesce a tenere il passo, dopo un primo giro non velocissimo difendendosi da un arrembante Lando.

Il quale deve a poco a poco cedere posizioni ad Albon, Perez, Leclerc ed Hamilton. Quest’ultimo impiega 9 giri a tornare in terza posizione, che diventa la seconda tre giri dopo quando la Red Bull di Verstappen va in tilt.

Anche Ricciardo abbandona la compagnia al 18° giro, e contemporaneamente Vettel supera Stroll per guadagnare un’anonima ottava posizione, grazie anche ai problemi di motore che affliggono il canadese da qualche giro.

Al giro 26 Magnussen esce di pista per un problema ai freni, ed interviene la safety car. Tutti ne approfittano per fare il pit-stop.

La gara riparte al giro 30, e Hamilton non prova ad attaccare Bottas. Vettel, invece, sbaglia grossolanamente la staccata e colpisce Sainz, producendosi nel proverbiale testacoda che lo fa sprofondare nelle retrovie.

Mentre Perez supera in tromba Norris, Lewis, che segue da molto vicino il suo compagno di squadra, inizia l’usuale dialogo coi box per avere l’autorizzazione ad attaccarlo, chiedendo di potere usare più potenza, ma la risposta é che entrambe le auto sono in modalitá conservativa e deve quindi starsene buono al suo posto.

Ovviamente l’inglese non demorde, e al giro 45 arriva James ad avvertire democraticamente entrambi i piloti di un problema critico ad un sensore del cambio, che richiede di stare lontani dai cordoli.
É un modo per calmare la situazione, e infatti Lewis si porta a quasi 2 secondi da Bottas, rassegnandosi alla seconda posizione.

Al giro 51 Russel blocca la sua macchina in mezzo alla pista, entra nuovamente la safety car e si fermano nuovamente tutti ai box tranne le 3 Mercedes. Dopo 3 giri la gara riparte, ma viene subito fermata perchè Raikkonen perde una ruota all’ultima curva.

Ci vorranno stranamente ben 6 giri a farla ripartire, e gli ultimi 10  saranno entusiasmanti. Albon, forte di gomme morbide nuove, attacca Hamilton per la seconda posizione, ma l’inglese con tanto mestiere tiene la traiettoria e lo tocca facendolo andare in testacoda.

Leclerc supera Norris e va alla caccia di Perez, superandolo in modo magistrale e portandosi, così, in terza posizione. Che diventa subito la seconda perchè i commissari, con una severità che non si vedeva dal GP del Canada dello scorso anno, comminano ad Hamilton 5 secondi di penalità per la collisione con Albon. Stranamente Bottas non gli dà strada per consentirgli di allungare rispetto a chi lo segue, e così Norris, segnando il giro più veloce proprio all’ultima tornata, riesce a guadagnare il suo primo podio, dopo una gara condotta in modo estremamente intelligente.

Dietro ai primi 4, al quinto posto un ottimo Sainz con una consistente McLaren, al sesto Perez, che forse poteva aspettarsi un risultato migliore, poi Gasly con l’unico motore Honda arrivato al traguardo, il rientrante Ocon, un discreto Giovinazzi con una pessima Alfa, e un mediocre Vettel con una inguidabile Ferrari. Ultimo degli arrivati al traguardo il debuttante Latifi, sempre lontanissimo dagli altri.

Ben 9 auto non hanno concluso la gara, ma d’altra parte questo era il primo GP della stagione.

Fra solo una settimana si replica in Austria. Le macchine saranno ovviamente le stesse, e c’è da credere che vedremo un risultato molto diverso da quello di oggi. Perchè, nonostante le sorprese odierne, l’esito di questo mondiale sembra già scritto. Mezzo secondo su un circuito nel quale si gira in poco più di un minuto è un vantaggio sufficiente a consentire una comoda doppietta quasi ad ogni GP. Non sempre ci saranno commissari e safety car a venire in aiuto agli avversari.

E, per quanto riguarda la Ferrari, 1 secondo in più rispetto allo scorso anno, di cui 0.8 sui rettilinei, è un margine tale da compromettere sia l’esito del mondiale 2020 che quello del mondiale 2021. E non basta avere un campione come Leclerc per rimediare. Purtroppo la situazione ricorda molto da vicino quella del 2014. All’epoca c’era Alonso che faceva miracoli, ma fu comunque una delle peggiori stagioni della storia della Ferrari.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

F1 2020 – GRAN PREMIO D’AUSTRIA

Dopo 16 settimane e 112 giorni dal mancato Gp d’Australia, la F1 ritorna ad accendere i motori sul Red Bull Ring di Spielberg per il vero, primo GP stagionale, il GP d’Austria 2020.

Sette settimane in cui la vita di tanti è stata rivoluzionata, adattata, scandita da altri ritmi e altre priorità e in cui sembrava lontano anche solo un ritorno ad una parvenza di svago declinato nella passione per un qualsiasi sport motoristico.

Ma altrettanto banalmente, un gigante economico e mediatico come la F1 non poteva permettersi uno stop così lungo da decretarne praticamente la fine. E quindi, seppur tra tante difficoltà,  cancellazioni di eventi, misure sanitarie che limitano persone e contatti sociali al minimo indispensabile, (ri)parte ufficialmente la stagione 2020.

immagine da newsauto.it

Una stagione che per il momento è esclusivamente europea, data la situazione sanitaria più o meno sotto controllo, e che vedrà un calendario di 8 gare in attesa di altre aggiunte di circuiti extra-europei.

Doppio appuntamento al Red Bull Ring in un back to back che più ravvicinato di così è impossibile, e primo vero banco di prova per tutta il circus della F1 nel pensare di poter portare avanti e terminare una stagione che è stata vicina a non essere disputata.

Lo sconvolgimento dettato dalla crisi sanitaria Covid-19 ha stravolto il calendario ma non dovrebbe aver fatto altrettanto nei rapporti di forza tra i team.

Il circuito austriaco è uno dei pochi ancora in calendario ad essere “vecchia scuola”: niente artifizi architettonici, layout semplice e distintivo (per fortuna poco modificato negli anni) e niente accozzaglia di curve prese qua e là e piazzate in qualche paradiso terrestre sconosciuto. Poche curve, tanti rettilinei e 700m s.l.m: tanto basta per capire che parliamo di un circuito power-sensitive, in cui i motori sono fondamentali sia come cavalleria (10cv = 2 decimi al giro) che come raffreddamento. 8% di densità dell’aria in meno significa meno potenza e giri del turbo più elevati per compensare la carenza, a tutto svantaggio delle temperature (lo scorso anno molto elevate, 35°C aria e 50°C asfalto) e della dissipazione di questo calore. Chi allargherà, quindi, gli sfoghi a tutto svantaggio del drag? Chi non lo farà (ma ne avrebbe bisogno, stando a ciò che abbiamo visto ai Test) riuscirà, stavolta, ad imporsi (vedi Mercedes)? Honda (lo scorso anno vincente “in casa” con una mappatura estrema, una buona strategia e un sempre aggressivo Verstappen) è davvero arrivata al top come reclamano da mesi? E Ferrari riuscirà a fare s…cintille (che avevate capito?) come nel 2019?

Densità inferiore significa, in teoria, anche meno carico aerodinamico, ma il Red Bull Ring , in pratica, è un circuito in cui è meglio essere efficienti sul dritto (cioè, per come la intende Ferrari dal 2019, scarichi) e, allo stesso tempo (e qui viene la parte difficile) essere delicati sulle gomme, per evitare fastidiosi strappi e surriscaldamenti nei curvoni veloci magari non penalizzando troppo gli pneumatici posteriori in trazione (attenzione alle tarature sospensive per compensare le carenze intrinseche di aderenza…). Per intenderci, un bel banco di prova per monoposto nate veloci (aerodinamicamente e motoristicamente parlando).

immagine da autosport.com

Per questo avvio di stagione gli esperti sono tutti concordi: almeno per i primi Gp (o almeno fino al Gp di Ungheria) sarà una contesa esclusiva tra Red Bull e Mercedes, con Ferrari terza forza e che sta scontando ancora gli effetti delle delibere FIA riguardo all’affaire PU che ha tenuto banco lo scorso inverno e una progetto 2020 che non è proprio lo stato dell’arte.

Mercedes ovviamente parte come favorita d’obbligo: sempre in testa negli ultimi anni, con il pilota più forte e titolato, la squadra più compatta e innovativa, abituata a vincere e a saper reagire alle difficoltà. Unica incognita una PU che nei test invernali ha fatto preoccupare non poco in quanto ad affidabilità. Sarebbe sciocco comunque pensare che in tre mesi, lockdown o meno, i tecnici mercedes non siano riusciti a porre rimedio.

Red Bull parte invece all’arrembaggio, fosse solo per il fatto che ha l’indubbio vantaggio di correre per due volte di fila su un circuito che l’ha vista trionfare negli ultimi due anni con Verstappen. In un anno così atipico e con relativamente pochi GP da poter disputare, una o addirittura due vittorie sarebbero un bel viatico per un proseguio di campionato di altissimo livello e metterebbero in difficoltà tutti, anche una squadra quasi imbattibile come la Mercedes. La PU Honda sembra aver fatto un altro salto di qualità, i test hanno confermato la bontà del telaio e non possono che essere ottimisti.

Ferrari è data praticamente per spacciata ancora prima di scendere in pista, almeno per quanto riguarda la possibilità di competere per il titolo. I test hanno evidenziato grosse lacune a cui si è cercato di porre rimedio durante il lockdown ma le previsioni non sono ottimistiche, con una PU che sembra avere poco smalto e un’aerodinamica migliorata ma non abbastanza. Aggiungiamo un Vettel in partenza e si capisce come sarà una stagione “complicata” da gestire anche dal punto di vista umano tra i due piloti. Il 2020 assomiglia già ad una stagione da lavori in corso per cercare di farsi trovare pronti per il 2021, e meglio nel 2022.

L’esordio delle altre vede in alto nei pronostici la “mercedesina” Racing Point, che anche a non voler essere malevoli e prevenuti, sembra una copia della W10, con polemiche annesse. Nei test ha fatto davvero bene, c’è molta curiosità non sul “se” ma sul “quanto” in alto risuscirà a collocarsi. In attesa che arrivi la trasformazione in Aston Martin nel 2021.

immagine da the-race.com

Renault rimane il brutto anatroccolo visto nelle ultime stagioni, la sensazione perenne del “vorrei ma non posso”, o meglio “vorrei ma non sono in grado”. La crisi Covid-19 ha pesantemente colpito la produzione di serie con relativi intrioti, tanto da paventare un possibile abbandono del circus. Tutto smentito e avanti con i lavori, ma questo 2020 si è già messo male per i francesi che già nei test non sembravano avere a disposizione una gran macchina.

Il mid-field McLaren, Alfa-Romeo, Haas, Alpha Tauri è una grande incognita. La sensazione è che McLaren e Alpha Tauri siano in buone condizioni mentre le altre due dovrebbero scontare una PU Ferrari che non sembra essere all’altezza. McLaren con un Sainz in uscita verso la Ferrari che non è la stessa cosa di un Vettel in uscita dalla Ferrari.

Per la Williams invece la partita si gioca più fuori dalla pista che al suo interno, data la disperata ricerca di investitori che la aiutino a tirarsi fuori dalle secche in cui si è infilata. Due i principali nomi in ballo: Mazepin e Latifi, uomini d’affari a molteplici zeri e genitori di figliuoli che corrono in F2, che sono già stati test driver Williams e a cui non dispiacerebbe riuscire ad accapararsi un sedile in F1.

Una F1 così come la vedremo sarà un evento un pò strano, diverso dai quali siamo abituati. Non tutto il male viene per nuocere, dato che non ci sarà tutto quel superfluo (almeno per l’appassionato “verace”) che porta soldi ma ben poco dal punto di vista dell’aspetto sportivo. Dall’altro una F1 senza pubblico perderà di sicuro quel poco di anima che ancora aveva, ce ne accorgeremo vedendo le tribune insolitamente vuote di tifosi olandesi, italiani e inglesi al Red Bull Ring, Monza e Silverstone.

D’altronde Ross Brawn, in un lapsus freudiano ma neanche troppo, ha dichiarato che in questo momento la F1 può benissimo fare a meno dei tifosi in circuito. Più importante è rispettare i contratti con gli organizzatori e intascare i soldi dei diritti televisivi, e giustamente anche, considerando il volume d’affari di cui si parla.

Ma il tutto assomiglia ad una parodia di F1, di sport, di evento da condividere. Per il momento è così, sperando che le cose cambino già nel proseguio di questa stagione. Di sicuro un pilota felice per la mancanza di eventi e formalità “markettare” c’è: Kimi Raikkonen, felice finalmente di non doversi sottoporre a domande stupide e ripetitive o a dispensare banalità in eventi pubblicitari. A noi tifosi va malissimo, ci resteranno al massimo solo i suoi team radio…speriamo che basti.

Sarà una stagione importante per le statistiche, con Hamilton che potrebbe raggiungere Schumacher per numero di titoli conquistati e numero di vittorie. Con un calendario corto sarà fondamentale partire bene, non lasciare punti per strada e cogliere l’occasione di vincere qunado si presenterà.  Interessante vedere un Vettel all’ultimo anno in Ferrari praticamente da separato in casa e cosa deciderà per il 2021. Il box Ferrari potrebbere essere piuttosto “caldo” quest’anno con “l’ex” prima guida in uscita dal team e il “predestinato” che ne ha anticipato la partenza e preso il posto.

Poteva passare alla storia come la prima stagione di F1 non disputata, ci sono i presupposti perchè possa essere la più interessante degli ultimi anni.

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro & Chris Ammirabile