F1 2022 – GRAN PREMIO D’OLANDA

Seconda gara del trittico post vacanziero e si va in casa del campione del mondo, nell’olandese Zandvoort.

Ad aspettare il circus ci sarà la consueta, ormai da qualche anno, marea di tifosi orange che si contraddistingue per rumore e tasso alcolico ben superiore alla media, con tutto quello che comporta, soprattutto nel male.

D’altronde se uno dei main sponsor del mondiale è una famigerata marca di birra olandese siamo pienamente in tema.

Considerando gli esiti del GP del Belgio, più che un Gp sembra una passerella d’onore quella che si prospetta per l’idolo degli olandesi che ha ridicolizzato la compagnia tra i boschi delle Ardenne.

Perfettamente assecondato da una RBR18 ipertrofica in quanto a prestazioni ha, almeno psicologicamente, messo in saccoccia il secondo mondiale di fila, ampiamente meritato.

La famigerata TD39 sembra aver dato una mano agli angloaustriaci anche se chi l’ha presa nei denti (vedi Ferrari/Mercedes), giura che la differenza vista in Belgio non dipende dalla supercazzola made in Stoccarda, ma dal fatto che per sua natura il tracciato belga obblighi le squadre a stare un pò più alte di default, date le forti oscillazioni verticali che richiede l’eau rouge.

immagine da motori.it

Sarà ma quello visto a Spa è l’inizio della fine del mondiale, che sembrava avviato ad una lotta serrata, pensiero che è presto scomparso, scusate il francesismo, come una scorreggia nel vento.

Quindi per Red Bull zero problemi in vista per Zandvoort, cosa che non si può dire per Ferrari e Mercedes. Già deprime in fatto ormai di accostare i due team quando a inizio stagione il binomio era formato da RBR-Ferrari ma tant’è.

La conformazione del tracciato olandese, con alcune curve con banking compreso tra 4° e 18° circa di pendenza, obbligherà i team ad alzare il fondo delle vetture ed ecco che uno scenario tipo Spa è quasi logico.

Al di là delle dichiarazioni più o meno sincere di Binotto e del cronico disagio delle SF75 con temperature basse, sembra che la Ferrari sia quella che più ha subito o rischia potenzialmente di subire gli effetti della direttiva 39. Le prestazioni della rossa in Belgio sono state piuttosto imbarazzanti soprattutto in gara, addirittura incalzati dalla Mercedes di Russell.

Zandvoort darà qualche risposta in più ma le previsioni non sono buone, come non lo sono per Mercedes che sembra abbiano avuto gli stessi problemi di Ferrari in termini di perdita di carico dovuto ad altezze dal suolo superiori ai livelli ottimali.

immagine da circusf1.com

Si potrebbe pensare ad un bel boomerang la TD39 per Wolff&co ma se alla fine il risultato è quello di avere una Ferrari più debole, tutto sommato va anche bene così per loro.

Per gli altri team la farò breve anche perchè Zandvoort, con tutta probabilità e al netto delle temperature che ci saranno nel weekend di gara, confermerà i pregi e i difetti visti in Belgio.

Buone prospettive per Alpine che ha sempre Alonso a elevarla al di sopra delle sue possibilità, punto interrogativo sulla Aston Martin e McLaren di cui non si può mai prevedere il livello di competitività, anche se il Vettel post annuncio ritiro è probabilmente il migliore degli ultimi 4/5 anni.

immagine da formula1.it

Le “Al(ph)fa” saranno anche loro un bel mistero e mi viene da pensare che in Olanda conterà più il manico del pilota che la competitività della monoposto per arpionare qualche punto.

A proposito di piloti in forma, Albon ha dimostrato in Belgio di starci bene nel gruppo di quelli, se non bravi, almeno degni di restare in F1, cosa che ultimamente non si può dire di MIck Schumacher che il buon Steiner vorrebbe sostituire con Ricciardo.

Proprio a causa delle forti sollecitazioni di carico verticale sulle gomme, Pirelli porterà le mescole più dure a disposizione e nonostante questo ci si aspetta una gara su due soste poichè i team cercheranno di non utilizzare la mescola C1, troppo più lenta rispetto alle altre due.

Come detto Zandvoort dirà sicuramente di più sulle possibilità per Ferrari di puntare almeno alle vittorie di tappa, possibilità qusi scontata prima della sosta estiva. La sensazione è che tra errori e mancanza di competitività nella Scuderia si sia un pò persa quella fiducia che la portava a lottare con RBR ad ogni GP.

Forse per la prima volta anche gli aggiornamenti portati in Belgio non hanno funzionato a dovere ma è l’ennesima conferma di come l’atttenzione verso le rosse sia sempre spasmodica, con critiche sempre feroci nel caso le cose vadano male, soprattutto da giornalisti inglesi ed ex-piloti (sempre inglesi) che ogni tanto farebbero meglio a guardare i casini che combinano altri team.

Quello che ormai sembra fuori di dubbio è che Verstappen e Red Bull si avviano con una certa tranquillità a vincere entrambi i mondiali di questo 2022, il che certificherebbe l’apertura di un nuovo ciclo vincente dopo quello Mercedes, difficilmente scalfibile anche dal cambio di regolamento tecnico per le PU del 2026.

Insomma la ruota gira ma chi resta sempre ferma al palo o comunque a poche, centellinate vittorie resta la Ferrari. Certificato l’addio alle speranze iridate di quest’anno sembrano a rischio anche qualche ulteriore vittoria e un futuro che resta costantemente incerto, dovuto al costante trend che vede una Scuderia in difficoltà da metà campionato in poi.

D’altronde, come si faceva notare il buon Filippo Vettel nei commenti al gp belga, dal 2011 ad oggi la Ferrari ha messo a referto solo 4 doppiette, 6 se consideriamo la stagione 2010. Un pò pochine per un team con così tanta storia e ambizione. Solo quest’anno la Red Bull ne ha collezionate quattro…

Certo è che i prossimi due Gp saranno molto importanti anche per Binotto: altre due scoppole in Olanda e a Monza potrebbero vedere in bilico la sua posizione come capo del team. Rientriamo sempre nel campo della tendenza tutta italica di “gettare il bimbo insieme all’acqua sporca” ma tant’è, ci deve sempre essere un capro espiatorio.

Sarebbe però quanto meno curioso che la silente (assente?) dirigenza Ferrari prendesse una decisione tanto importante dopo mesi di colpevole mutismo, soprattutto in quegli ambienti politici della FIA nei quali Ferrari sembra essere considerata solo come portatrice di un prestigio ad uso e consumo della grancassa mediatica della FIA e non più di una seria contendente, di cui viene comprato lo stare zitti e buoni con il famoso obolo extra in quanto team “storico”. Viene da pensare che alla fin fine, finchè i conti della Ferrari S.p.a. sono in ordine, non conta poi così tanto se si vince o meno in pista. Con buona pace dei tifosi col fegato grosso che ancora ci credono.

Avranno capito anche loro che basta fare il minimo indispensabile, stare con i migliori ma non esserlo mai, lottare qualche volta ma non per tutta la stagione, nutrire l’ego del tifoso qual tanto che basta da alimentare le speranze di gloria alla stagione successiva, sul pilota che verrà, sul progettista che farà il miracolo…

*immagine da f1experience.com

Rocco Alessandro

 

MOTOGP 2022-GP DI SAN MARINO E DELLA RIVIERA DI RIMINI

Classico appuntamento di (quasi) fine estate a due passi dalle spiagge romagnole e dalle camerette da adolescenti della maggior parte dei piloti nostrani.

Misano è da sempre il cuore della terra dei motori a due ruote ed i nostri ritroveranno l’asfalto che spesso è stato per loro la palestra più importante della carriera.

Piloti e Case italiane vantano una buona tradizione seppur sia riuscito l’en plein di tre vittorie in tre classi solo una volta nel 2018.

Curiosamente il leader del Mondiale Quartararo non ha mai vinto in Romagna ed i suoi risultati migliori sono due secondi posti nel 2019 e nel 2021.

Al contrario, Pecco Bagnaia è andato sempre forte su questo tracciato, al punto di rischiare di vincere la sua prima gara quando ancora aveva indosso i colori Pramac. E’ lui il favorito d’obbligo. Sull’onda dei tre successi consecutivi appena ottenuti vorrà portarci anche il quarto per bissare quello dello scorso 2021.

Vincere anche domenica avrebbe un significato ulteriore per il piemontese in quanto sarebbe il primo pilota a centrare un poker consecutivo: impresa mai riuscita nemmeno a Sua Maestà Casey Stoner.

Bagnaia scenderà quindi in pista carico di entusiasmo, ma anche con tutta la pressione addosso che solo quando guidi una rossa nel giardino di casa puoi avere.

Guardando le statistiche nell’ultimo anno solare (ovvero da inizio settembre 2021 ad oggi) il nostro ha vinto ben 9 gare sulle 19 disputate. Il suo rivale ne ha vinte solo 3 collezionando in tutto 264 punti a fronte dei 279 di Pecco… La grossa differenza sta tutta nel fatto che il francese ha imparato ad accontentarsi quando non ne ha per vincere. Bagnaia è spesso caduto per eccesso di foga/pressione.

Un successo del ducatista (con in scia altri piloti a “rubare” punti al rivale) significherebbe mettere ulteriore sale a questo campionato. Un evenienza che darebbe più sapore a chiunque vincerà il titolo a fine anno. E regalerebbe anche adrenalina ai tifosi e fama alla Dorna stessa.

Questo ormai il leitmotive che ci porteremo sino a quando i giochi non saranno fatti.

Gli altri? Tanti hanno motivo per ben figurare. I ducatisti hanno i mezzi per farlo a partire da Bastianini sempre molto veloce in Romagna. Resta da vedere come si comporterà nel caso in cui si trovasse in battaglia con il suo futuro compagno di box rosso. Miller avrà il compito di difendere il compagno di box meglio di quanto non abbia fatto in Austria e gli indigeni Bezzecchi e Marini i sopracitati favori del “giardino di casa”.

Il gran Capo Dall’Igna sarebbe ben felice se anche gli altri due ufficiali Pramac aiutassero la causa dopo averli confermati anche per il prossimo anno.

Ritroveremo pimpanti anche i due alfieri Aprilia che su questa pista hanno macinato asfalto gomme e ferodi per collaudare la RS.

Gli altri (due)? Honda farà numero come non lo faceva dall’inizio degli anni 80. A completare il campionato alternativo “giapponese” le tre Yamaha restanti che potranno lottare anche con una Suzuki (Watanabe sostituisce Mir infortunato in Austria). La gara “giapponese verrà presumibilmente dominata da Rins in sella all’altra Suzuki ormai in disarmo.

Restano le KTM. Oggetto misterioso del 2022 pare che per il prossimo anno facciano incetta di tecnici ex Red Bull F1. Nel frattempo sono lì a rinfoltire (senza più acuti) la griglia di partenza con arrivo in ordine sparso. Incredibile solo pensarlo dopo che lo scorso anno parevano indirizzati ad un 2022 migliore rispetto a quell’Aprilia che sta invece ben figurando.

Questo il cocktail del weekend. Interessante per l’alto classifica e per i colori italiani. Capiremo se arriverà davvero la pioggia ad oggi prevista per annacquare la bevanda del fine settimana.

Divertitevi tutti, senza prendervela troppo….. perché è solo sport….forse.

(immagine di copertina tratta dal sito ufficiale del circuito intitolato a Marco Simoncelli)

 

GRAZIE DI TUTTO ANDREA DOVIZIOSO

(immagine tratta dal sito della Motogp)

Sarà l’ultima gara della carriera del nostro Andrea Dovizioso. Il ringraziamento è d’obbligo per averci regalato belle battaglie, per averci fatto gioire con un mondiale, per averci fatto sperare che un pilota italiano potesse trionfare in sella alla rossa nazionale.

Andrea non sarà stato un fuoriclasse, ma ha ben figurato in carriera incrociando le ruote con nomi che farebbero tremare le gambe a chiunque. Ha lottato contro gente del calibro di Rossi, Stoner, Lorenzo, Pedrosa e Marquez. Senza qualcuno di loro avrebbe vinto molto di più e magari sarebbe arrivato l’iride della classe regina a bordo della Ducati.

Ma la vita è fatta così…. Sul finire ha commesso l’errore di non provarci davvero con Aprilia chiudendo in sordina con una Yamaha decisamente sotto tono rispetto ai fasti passati. Sarebbe stato bello vederlo a bordo della moto di Noale ad indirizzare quel progetto che oggi sta dando i suoi frutti. Sarebbe stato bello come è stato bello vedere il suo spirito di abnegazione durante gli anni bui della rinascita Ducati. E’ stato talvolta troppo spigoloso con i compagni di team. Non si è mai veramente integrato con i suoi corregionali del giro buono.

Grazie ancora Andrea. Tanto rispetto per ciò che hai fatto e scusami se talvolta ho esagerato anche io con le critiche.

All the best.

 

Salvatore V.

F2 BELGIO 2022 – CONTROFFENSIVA DRUGOVICH

Dopo la consueta tregua estiva, nella foresta delle Ardenne si riaccendono le ostilità. In Ungheria Theo Pourchaire (ART) aveva vinto e dimezzato il distacco dal leader di campionato Felipe Drugovich (MP), ormai privo dell’abbrivio di inizio stagione. Si arriva in Belgio aspettando la conferma della ART oppure la riscossa della MP. La risposta è stata netta e incontrovertibile.

Tutte le immagini sono tratte dal canale twitter della Formula 2 o dal sito ufficiale fiaformula2.com

Vale la pena menzionare che in Charouz hanno scaricato Cem Bolukbasi, il pilota con background di sim racing, per ingaggiare Tatiana Calderon, l’unica donna ad aver corso in Gp2/F2.

QUALIFICHE

A tre minuti dal termine della sessione Drugovich stacca un 1:58:232 e infligge a tutti quanti più di sette decimi di distacco, con mezzo secondo guadagnato nel solo settore centrale. L’eccezionalità del tempo è tale che il brasiliano si prende il lusso di rinunciare all’ultimo tentativo per conservare un set di Soft – e alla fine conserva ancora quattro decimi di margine. Prima pole per il brasiliano da Montecarlo.

Al contrario Pourchaire ha una qualifica anonima (come spesso gli capita quest’anno) ed è solo ottavo. Va un po’ meglio a Logan Sargeant (terzo in campionato anche ormai staccato dai primi), terzo davanti a Jack Doohan. La sorpresa di giornata è Enzo Fittipaldi, secondo con la Charouz. Gonna be honest: tanto più Fittipaldi va forte, quanto più mi sorgono dubbi sul livello di competitività della serie.

Menzione di disonore per Vips, che si gira in completa autonomia nel corso del primo tentativo. Partirà ultimo in entrambe le gare (questo format è severo con gli errori in qualifica – mi chiedo comunque perché in Mecachrome non si elabori un anti-stall decente). In termini di talento continuo a pensare che sia il migliore del campionato insieme a Sargeant, ma quante cavolate…

SPRINT RACE

La sprint race vede Boschung in pole (al ritorno dopo una lunga assenza causata da problemi al collo) e Daruvala in seconda posizione. Pourchaire è terzo, Drugovich decimo. L’indiano non sfrutterà l’ottima posizione perché nel giro di ricognizione gli cede la pompa della benzina, che lo porterà al ritiro ancor prima del via.

Partenza a razzo per Lawson che parte quinto, mette 4 ruote sull’erba per passare Pourchaire (!) e a La Source è già secondo, mentre sul Raidillon il francese incassa anche il sorpasso di Verschoor e Doohan. Al contrario del rivale, Drugovich passa due macchine al via e una a Les Combes, quindi conclude il primo settore in scia a Pourchaire – in griglia erano separati da sette posizioni.

All’inizio del secondo giro Lawson sorpassa Boschung sul Kemmel. Lo svizzero della Campos resterà in zona DRS per qualche giro ma poi molla. Verschoor viene superato da Doohan e forma un trenino fino alla decima posizione.

La corsa mantiene il carattere processionale fino a metà gara, quando Sargeant perde il controllo della Carlin a Pouhon e si schianta contro le barriere. Con la SC in pista molti piloti ne approfittano per montare gomme fresche. Drugovich è tra questi; alla bandiera verde è dodicesimo e mancano solo quattro giri ma può godere di un vantaggio sul giro di 4s (!).

Il brasiliano non spreca l’occasione e scavalca una vettura a settore. Juri Vips è l’unico in questa fase di gara a resistergli più di qualche curva. Al penultimo giro sorpassa Pourchaire, poi Verschoor per la quarta posizione ma per pochi decimi non riesce ad acciuffare il podio.

Lawson nel frattempo ricostruito il gap di 4 secondi che aveva prima dell’interruzione. Il neozelandese (gpv) ha dominato la gara, mentre Doohan all’ultimo giro sorpassa Boschung e conquista la piazza d’onore.

FEATURE RACE

L’avvio di Drugovich è perfetto e arriva in curva 1 con un paio di car length di vantaggio sul resto del gruppo. La sua partenza è stata propiziata da quella lenta di Sargeant e Fittipaldi, col risultato che alle sue spalle ora ci sono Doohan e Beckmann (VAR, il sostituto di Cordeel).

Il principale colpo di scena della gara e forse del campionato avviene all’inizio del terzo giro: Pourchaire rompe il motore e si deve ritirare, proprio quando il rivale è in testa alla gara. L’affidabilità dei motori Mecachrome è sempre stata questionabile, ma trovo ironico che a pagarne il “protetto” del boss Bruno Michel, colui che, tra le varie cose, ha imposto i Mecachrome alla F2.

Moving on, Doohan si avvicina a Drugovich mentre alle loro spalle Lawson e Fittipaldi giungono alle ruotate in varie occasioni (complice anche un pit lento per il neozelandese, che lo rimette alle spalle del brasiliano). Beckmann subisce l’undercut dei due e perde la posizione sul podio.

La lotta per la vittoria si risolve ai box. Al decimo giro Doohan rientra a cambiare le gomme mentre Drugovich allunga di un giro. L’undercut si rivela più efficace del previsto e Drugovich rientra alle spalle dell’australiano e con gomme fredde.

Dopo aver accumulato cinque secondi di svantaggio in tre giri, il brasiliano inizia ad avvicinarsi. Il traffico dei piloti partiti su prime aiuta Drugovich, che si porta in zona DRS ma non organizza nessun attacco serio.

Lawson si libera una volta per tutte di Fittipaldi, che nei giri finali va incontro al cliff delle gomme (peraltro a fine sarà inoltre penalizzato per alcune difese troppo garibaldine). Verschoor, l’unico tra le prime file ad aver optato per la strategia alternativa, si mette in luce con diversi sorpassi e una lotta prolungata con Sargeant, che non è riuscito a rimontare dopo la pessima partenza.

Da segnalare anche la rimonta di Vips, che con le option mostra il passo più veloce della gara. Nei giri finali riesce a superare Armstrong, il proprio compagno di squadra, che invece aveva trascorso il primo stint tra i primi, e alla fine conclude ottavo. Senza la scemenza in qualifica forse poteva essere uno dei protagonisti.

CONCLUSIONI

Dopo tanto penare Doohan vince la prima Feature Race. La sua gara è stata ottima (del resto ha sempre avuto un feeling speciale con Spa). Stavolta non ho nulla da questionare ma per fugare i dubbi sul suo valore dovrebbe mostrare una maggiore costanza di rendimento. O anche solo evitare incidenti futili.

Con il secondo posto (+ pole) della Feature Race Drugovich guadagna venti punti in campionato. Forse poteva anche ottenere di più, ma con Pourchaire out non c’era necessità di rischiare – anche in questo modo ha “annullato” la gara in Ungheria. Dopo anni di investimenti e grazie all’assunzione di ingegneri importanti (come Paolo Angilella e Daniele Rossi) MP si conferma come una delle scuderie più forti del campionato.

Di sicuro è quella con il “fuck up rate” più basso di tutti – non ricordo una singola sessione condizionata da problemi tecnici. 43 punti di vantaggio su Pourchaire è un margine di tutto rispetto, ma in tre gare possono ancora accadere molte cose.

Lawson conquista due podi su due (per la prima volta dal Bahrain) e rilancia le sue ambizioni per il terzo posto in campionato. Al momento è di Sargeant a quota 129 punti, ma inizia ad essere insidiato da Doohan (121) e da Lawson con (114). I tre staccano il gruppo alle loro spalle, che racchiude i piloti tra Fittipaldi (quinto) e Armstrong (undicesimo) in appena venti punti. A inizio stagione auspicavo tutt’altro campionato per il neozelandese, ma forse ne ha per raggiungere un piazzamento onorevole. Il potenziale c’è – quando non incappa in situazioni oggettivamente sfortunate e non appena si qualifica un po’ meglio della decima posizione va sistematicamente a podio.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

BASTIAN CONTRARIO: LE DIMENSIONI CONTANO

Il team principal della Red Bull, Christian Horner, alla domanda su quanto avrebbe influito la nuova direttiva della FIA anti porpoising, (che ricordo vuole che le monoposto vengano alzate di quindici millimetri) ha risposto testuali parole: “mia moglie (quella bonazza di Geri Halliwell!) mi dice sempre che le dimensioni non contano”, facendo una battuta a sfondo sessuale che nella F1, bacchettona ed ipocrita, non è cosa da poco. Il buon Chris, tralasciando il fatto che lascia pensare a strane ammissioni, dall’alto del suo vantaggio tecnico e di punteggio lascia intendere che alla Red Bull, questo “rialzo” non gli fa né caldo e né freddo.

Mi spiace caro Chris, le dimensioni contano eccome, specie se le attuali monoposto sono state concepite per essere più basse possibili al suolo. Le dimensioni contano soprattutto quando vediamo, nel GP belga appena concluso, una RB18 che rifila un secondo e sette decimi a tutti… malmenata Ferrari soprattutto. Dimensioni spropositate, visto e considerato che prima della pausa estiva, abbiamo lasciato le dirette rivali (appunto Ferrari e Red Bull), che se la giocavano praticamente alla pari e tre settimane dopo, ritroviamo una RB18 ipertrofica, anzi usando lo stesso stile lessicale del team principal bibitaro, super dotata. Com’è stato possibile raggiungere tali dimensioni nel giro di così poco tempo? Si sapeva da subito che sulle Ardenne la Rossa avrebbe sofferto, si sapeva con una settimana di anticipo che avremmo assistito ad una partenza a griglia invertita, causa gragnuola di penalità per via delle infinite sostituzioni che quasi tutti avrebbero operato. Vero è che nemmeno ci saremmo aspettati che Verstappen, partendo quattordicesimo, avrebbe raggiunto la vetta con così tanta facilità, proprio come faceva Hamilton fino a qualche anno fa quando dominava il campionato in lungo e in largo.

Sia chiaro, il buon Max ha fatto quello che doveva fare e che meglio gli riesce e cioè sfruttare tutte le palle di cui la natura lo ha dotato (dimensioni grosse eccome!) e quindi vincere d’imperio quel GP che gli spettava di diritto, considerando il suo talento ed il mezzo che aveva a disposizione. Solo che quando ci si trova d’innanzi ad una situazione del genere, con tutto il rispetto per l’olandese, ti viene voglia di spegnere tutto. Max è giunto al traguardo con più di diciassette secondi di vantaggio sul compagno (che partiva secondo e tale è rimasto andando così, a completare la trionfale giornata dei bibitari), più di trenta su Sainz e un minuto abbondante sul “reietto” LeClerc…alla faccia delle dimensioni che non contano. Sono settimane che Red Bull annuncia la venuta di questo famoso telaio ultra leggero, andando così ad avvicinarsi al peso limite e, quindi, a migliorare ulteriormente in termini di prestazioni. In una F1 economica e “verde”, dove il budget cap limita le dimensioni dello sviluppo e quindi tutta la politica gestionale di una squadra, qualche dubbio su come Red Bull riesca ad aggirare tale ostacolo, mi viene eccome. Fino a prova contraria è tutto regolare, eppure le perplessità rimangono, specie quando Marko, in un impeto di esaltazione da vittoria percula il perculatore per eccellenza Toto Wolff, dicendo che la Red Bull non è sazia e presto arriveranno nuovi aggiornamenti… alè! Ovvio che a questo punto le dimensioni non solo contano, addirittura sono e saranno determinanti.

Il mondiale piloti, Ferrari con LeClerc, non lo ha perso certo domenica scorsa con quella legnata in piena faccia ovvio. I punti, quelli pesanti, sono stati lasciati per strada tra la primavera e fino a poco prima della pausa estiva. Anche per la Beneamata le dimensioni hanno contato eccome, perché passino pure i ritiri causa affidabilità, vero è che di errori e, quindi, di regali ai diretti avversari (grossi!), ne sono stati fatti in quantità industriale. Usando il gioco dei se e dei ma, senza quelle castronerie tra squadra e pilota (è Charles che se la gioca, quindi è giusto citare solo lui), il nerboruto pacchetto evolutivo bibitaro sarebbe stato ancora contenibile e si poteva ancora parlare di speranza. Se Charles le vincesse tutte, con Max sempre terzo (!) comunque non riuscirebbe a riportare l’iride a Maranello. Persino il buon Mattia, eterno bersaglio della tifoseria più ostica e arcigna che la Scuderia possa avere, ha detto che se l’olandese non si ritira, la pratica è bella che chiusa. Lasciando il sogno “mondiale piloti” nel cassetto, con la Red Bull vista qualche giorno fa, ora diventa anche una chimera pensare al mondiale costruttori. Correre immediatamente già domenica prossima sarà un bene, sia perché chiodo schiaccia chiodo sia perché dopo questa mazzata aspettare due settimane sarebbe stata una sofferenza indicibile e, soprattutto, così potremo avere un immediato riscontro nel capire se il GP del Belgio sia stato solamente una parentesi dovuta al layout della pista oppure sarà questa la dimensione della realtà che dovremo vivere.

In Belgio, purtroppo, la Ferrari ha sofferto degli stessi problemi patiti in Ungheria: correlazione sbagliata nel setup della monoposto. Binotto si è affrettato immediatamente nel dire che la nuova direttiva, applicata proprio da domenica scorsa, non ha influito sull’andamento della F1-75. Ammesso che sia vero il contrario, dubito fortemente che il buon Binotto lo avesse ammesso. Resta il fatto che ora il team principal della Rossa ha una gran brutta gatta da pelare. Immediatamente dopo la prima fantastica vittoria di questa Ferrari ad inizio anno, dissi che il vero banco di prova per Maranello sarebbe stato quello di reggere il passo degli sviluppi della monoposto. In Spagna, nel vedere che gli aggiornamenti funzionavano (motore a parte) tirai un sospiro di sollievo. Del resto, da lì fino alla pausa estiva, nel bene e nel male, Ferrari se l’è giocata. Evidentemente contro questa Red Bull ciò non basta. Evidentemente il peso politico di questa Ferrari è sottodimensionato… perché è un fatto che, nella stanza dei bottoni, si gioca a chi ce l’ha più grosso e lì, le dimensioni contano eccome specie tra e per Red Bull e Mercedes. La stessa Mercedes che ha piazzato lì dentro proprio i suoi uomini (e donna) chiave per cercare di risolvere i problemi che la affliggono. Attualmente la furbata ai crucchi non è tanto riuscita, viste le prestazioni di domenica scorsa, intanto Toto dichiara “siamo enormemente sovrappeso e per via del budget cap non siamo in grado di portare in pista un nuovo telaio” e Binotto gli fa eco con “noi come Ferrari non potremo mai sostenere una spesa simile”.  Da qui il dubbio che ho sollevato dall’inizio: come fa Red Bull a spingere cosi tanto sullo sviluppo della RB18?

Resta il fatto che Binotto è sempre solo, con una dirigenza che è totalmente evanescente e che dà l’impressione di non avere voglia di vincere. Impressione purtroppo fondata, considerando le regole 2026 che sono state approvate e che se ci fosse stato il Vecchio nemmeno si sarebbe presentato alla riunione del 16 agosto (data non casuale tra l’altro), solo che in quel caso parliamo di un uomo assetato di vittorie, come uno squalo è assetato di sangue, una personalità con attributi ottagonali che avrebbe fatto calare le brache a tutti… per la serie le dimensioni contano e le faccio valere.

 

Vito Quaranta

VERSTAPPEN DOMINA A SPA. LA FERRARI NON SI CONFERMA MA SI CONFORMA.

Dopo 4 settimane l’università della F1 riparte con uno degli esami più difficili, la pista di Spa.

L’attesa maggiore é per capire che effetto avrà la direttiva tecnica fatta su misura per la Mercedes. E le qualifiche dicono che alla Red Bull non ha fatto nè caldo nè freddo, perchè Verstappen rifila distacchi abissali a tutti. Ma dovrà partire 14° per via del cambio del motore. Dietro di lui anche Leclerc, per lo stesso motivo. 

In pole si ritrova così Sainz, con Perez assieme a lui in prima fila, ma il distacco é notevole.

Si spengono i semafori e Sainz scatta bene, mentre Perez perde la posizione nei confronti di Alonso e delle due Mercedes. Alla fine del rettilineo del Kemmel, Hamilton attacca lo spagnolo chiudendogli la porta in faccia. Lo scontro é inevitabile, e per l’inglese é il ritiro. Al giro successivo Latifi si gira e manda Bottas nella ghiaia, provocando l’uscita della safety car. Leclerc é costretto a fermarsi per togliere una visiera a strappo infilatasi nella presa dei freni anteriore destra.

La gara riparte al giro 6, e Sainz di nuovo riesce a prendere una buona distanza su Perez, risalito in seconda posizione. A Verstappen bastano 8 giri per riportarsi in terza posizione, dietro al messicano.

Al giro 11 Max prova il primo attacco al compagno di squadra, che però non lo fa passare. Ci riesce al giro successivo, e si porta in testa alla gara, perché nel frattempo Sainz si é fermato ai box. Gli è bastato un quarto di gara per passare da 14° a primo.

Pur avendo la gomma più morbida, Verstappen riesce a girare su tempi ottimi, e chiede di estendere lo stint. Il suo compagno di squadra viene fermato prima, e rientra in pista a debita distanza da Sainz, e di poco davanti a Leclerc, che tenta di attaccarlo ma senza successo.

Al giro 15 si ferma Max e Sainz torna in testa. Ma ci resta poco perché bastano 3 giri all’olandese per sverniciarlo. E dopo 2 giri viene passato anche da Perez.

Le due Red Bull sembrano di un’altra categoria. E al giro 26 la Ferrari prova a fare qualcosa di diverso mettendo gomma dura a Sainz e richiamando Leclerc per montare gomma a mescola media con la quale dovrà percorrere gli ultimi 18 giri.

Perez viene fermato al giro 27 per evitare l’undercut, e anche a lui vengono montate gomme dure. Al giro 31 é il turno di Max, che monta ancora una volta gomma media.

Il finale di gara vive sul tentativo di rimonta di Russell, che arriva a 2 secondi da Sainz ma poi non riesce a raggiungerlo. Ma, soprattutto, la Ferrari riserva a Leclerc l’ormai proverbiale topica strategica: lo fermano a 2 giri dalla fine per fargli tentare il giro veloce (ci sarebbe voluto un miracolo, più che un set di gomme nuove, vista l’enorme superiorità di Verstappen), ma sbagliano i calcoli e il monegasco finisce dietro ad Alonso, che supera solo nel corso dell’ultimo giro, Punto aggiuntivo sfumato ma, soprattutto, Charles si becca una penalità per avere superato il limite di velocità all’entrata dei box, così da quinto viene retrocesso sesto, per la gioia del furbo Fernando che porta così a casa un ottimo risultato in una gara che per lui poteva finire dopo poche curve.

Sotto la bandiera a scacchi passano così nell’ordine Vertappen, Perez, Sainz, Russel, Leclerc, anzi no, Alonso, Ocon, Vettel, Gasly e Albon.

Ora si va a casa di Verstappen, a Zandvoort, dove l’olandese potrà fare il consueto bagno di folla ed essere festeggiato come ormai certo campione del mondo 2022, mentre nella gara successiva, a Monza, sarà la Ferrari a doversi meritare un bagno di folla. Molto difficile, considerando quello che si è visto oggi.

P.S. Si è molto discusso sulla direttiva TD 39 entrata in vigore proprio a Spa, citata in premessa e chiesta dalla Mercedes per ridurre il famigerato porpoising, che “può creare danni permanenti ai piloti”. Si diceva che questo avrebbe avvicinato la Mercedes stessa a Red Bull e Ferrari, le quali avrebbero perso due decimi. E invece, non inaspettatamente, la Red Bull non solo non ha perso, ma ha pure guadagnato rispetto al resto del gruppo, mentre ad averci rimesso è, abbastanza evidentemente, la Ferrari, che ora è praticamente pari a Mercedes quanto a prestazione. Si può certamente dire che una gara non è sufficiente per trarre conclusioni, ma c’è da scommettere che, purtroppo, le prossime gare non cambieranno la situazione e il rischio concreto è quello di vedere un finale di mondiale simile a quello del 2013, quando, sempre a causa di un cambio di regolamento, in quel caso riguardante le gomme, Vettel e la Red Bull vinsero le ultime 9 gare. E, guarda caso, anche allora a rimetterci fu la Ferrari, e a guadagnarci fu la Mercedes. Corsi e ricorsi storici.

P.S. 2: a proposito di topiche Ferrari, va citato anche l’errore commesso in qualifica, quando a Charles sono state montate gomme nuove per tirare la scia al compagno. Ma un errore, o due, o tre, o quattro, possono capitare, no?

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @F

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