Ci sono week-end che nascono e finiscono storti. A Lewis Hamilton non capita spesso, ma se si corre in terra russa è più facile che accada. E, solitamente, in quel di Sochi ci si annoia e vince Bottas.
Venerdì col solito dominio Mercedes, e sabato con la solita pole di Hamilton. Il quale, però, se la è dovuta sudare. Due infrazioni punite con la cancellazione del tempo, e una bandiera rossa in Q2 lo hanno costretto a qualificarsi, e quindi ad iniziare la gara, con le gomme più morbide, mentre Verstappen, secondo in griglia, e Bottas, terzo, hanno potuto partire con le gomme di mescola intermedia, la più adatta da un punto di vista della strategia. Ma l’attenzione dei giudici nei confronti di Lewis non si è esaurita con la fine delle qualifiche. Non contenti di avergli tolto due giri, hanno messo sotto esame il suo comportamento nel momento del secondo taglio in curva 2, non avendo lui rispettato l’assurdo percorso previsto per il rientro in pista (e come avrebbe potuto?). Nessuna sanzione ulteriore, ma ormai il numero 44 è inesorabilmente sul registro dei cattivi.
La gara parte con Hamilton che tiene la posizione su Bottas che riesce ad affiancarlo in curva 1, ma poi sbaglia curva 2. Verstappen tanto per cambiare parte male e si fa superare da una Renault, per poi riprendersi prontamente la terza posizione. Dietro succede il caos con Stroll che finisce contro il muro urtato da Leclerc, e Sainz che taglia curva 2 e rientra in pista centrando il muro come un principiante.
Inevitabile la solita, lunghissima, Safety Car, durante la quale sullo schermo compaiono ben due indicazioni relative ad una penalità di 5 secondi comminata ad Hamilton per avere provato la partenza in una posizione non autorizzata durante i giri di allineamento in griglia. Non si tratta di una segnalazione duplicata, ma di due distinte, perchè l’inglese ha ripetuto l’azione irregolare per ben due volte.
E così si ritrova sul groppone 10 secondi di penalità da scontare al primo pit-stop. E la gara finisce di fatto qui, perchè questo tempo in più, unito alla sosta anticipata dovuta alle gomme più morbide, lo relegheranno in una terza posizione solitaria rendendogli impossibile una rimonta su Bottas e Verstappen, i quali condurranno la loro gara come da manuale arrivando primo e secondo e senza mai lottare fra di loro.
C’è altro da raccontare? Qualche scaramuccia per le posizioni che contano per i punti, con il DRS ad agevolare i sorpassi, per una classifica che vede un ottimo e solitario Perez al quarto posto, Ricciardo quinto nonostante una penalità di 5 secondi per il solito taglio in curva 2, poi Leclerc, del quale parleremo dopo, Ocon, Kvyat, Gasly e Albon, autore di qualche bel sorpasso all’esterno ma assolutamente in ombra rispetto al compagno, e non è una novità.
Fuori dai punti Giovinazzi e Magnussen, autori di una prestazione insolitamente buona sia per loro che per le macchine, seguiti da Vettel, che è ormai al loro livello, Raikkonen e un anonimo Norris. Chiudono la classifica i soliti noti, le due Williams e Grosjean.
Capitolo Ferrari: Leclerc sesto, stranamente competitivo (si fa per dire) e, per sua stessa ammissione, non sa il perchè. E viene subito in mente Crozza che imita Binotto. Se aggiungiamo la prestazione in qualifica e Vettel doppiato, dobbiamo registrare un’altra prestazione indegna per la Scuderia. Ma va bene così, si aspetta il 2022 ormai, sperando che sia un tempo sufficiente a fargli capire cosa gli sta sfuggendo.
Fra due settimane si torna a correre al Nurburgring, dopo un po’ di anni di assenza. E Hamilton potrebbe eguagliare Schumacher quanto a numero di vittorie proprio in terra tedesca. E, in linea teorica, potrebbe arrivare a 7 titoli proprio ad Imola, laddove il suo idolo Senna perse la vita nel 1994. Sono suggestioni che potrebbero aggiungere un po’ di fascino ad un mondiale altrimenti molto noioso.
* immagine in evidenza dal profilo twitter @MercedesAMGF1