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TEST F1 2022- BARCELLONA

La scelta di non trasmettere immagini ufficiali delle prime giornate di prove della “nuova F1” è a dir poco discutibile.

Il Dio denaro comanda sempre, anche di fronte alla volontà (presunta e dichiarata) di volere avvicinare nuovi appassionati a questo sport. Certe scelte lasciano davvero l’amaro in bocca, ma questo è.

Il Bring ha deciso di lasciare uno spazio aperto per chi volesse commentare quanto sta accadendo al Montmelò, ben consapevoli che i risultati pubblicati a fine giornata lasceranno sempre molto all’immaginazione e poco alla realtà che andremo a vivere con il primo Gp 2022.

Buon divertimento

BASTIAN CONTRARIO: SECONDO CARLOS

All’alba della stagione 2021 mi riservai pubblicamente di esprimere il mio giudizio sulla coppia Ferrari dopo Barcellona, benchmark inappellabile a mio giudizio non solo per valutare le monoposto. La Spagna non tradisce mai le attese se devo essere sincero e, sebbene la maggior parte dei tifosi andarono in sollucchero nel vedere insieme Verstappen a Perez (poi abbiamo visto come il messicano sia arrivato solamente alla fine), ciò che avevo pensato riguardo ai due rossi non è stato disatteso. Di fatto la coppia Ferrari è risultata quella più solida e costante… la migliore.

Charles è il “veterano” della squadra, solo che gli occhi di tutti in quest’anno sportivo appena concluso, erano per la scelta voluta da Binotto per sostituire Vettel: Carlos Sainz. Lo spagnolo, ex McLaren, è stato fortemente voluto dal team principal rosso per un solo motivo: non aveva nessuna intenzione di “isolare” (o dovrei dire coccolare?) l’altro suo pupillo, proprio come fa la Red Bull con l’olandese e, soprattutto, Binotto voleva poter contare su due piloti giovani ed affamati. La sua scelta è stata ampiamente ripagata dai risultati che lo spagnolo ha portato a casa. Per Carlos era importante fare bene sin dalla sua prima stagione in rosso per tre motivi principali.

Primo: Sainz è andato a sostituire un nome pesantissimo (piaccia o meno, Vettel comunque è un quattro volte campione del mondo e a proposito; singolare che il tedesco a sua volta abbia sostituito uno spagnolo!) che all’interno della tifoseria rossa (più agguerrita) era praticamente un intoccabile. Fare bene dunque era un imperativo, altrimenti Sainz inevitabilmente sarebbe stato ridimensionato prima e sarebbe stato rimpianto il tedesco dopo. L’impresa di certo non era difficile nei riguardi di Vettel, considerando la stagione travagliata che ha svolto nel 2020. Meno facile era ambientarsi immediatamente in una squadra nuova… squadra non qualunque tra l’altro, visto che stiamo parlando della “difficile” Ferrari. Carlos dopo un primo periodo di studio, è semplicemente esploso e puntualmente se mancava il compagno (ne parliamo dopo del confronto col monegasco) c’era lui. Questo è stato il vero motivo della forza della coppia rossa: una incredibile costanza di rendimento. Senza arrivare al confronto con la coppia AMG o Red Bull (troppa la differenza di potenziale in termini di mezzo), gli alfieri della McLaren, in questo aspetto, sono stati del tutto manchevoli. Troppi alti e bassi (Daniel vince a Monza, solo dov’era prima e dov’è stato dopo il GP d’Italia?) e di certo un pilota solo non può fare miracoli (a meno che Lando non ne avrebbe vinto almeno nove come i contendenti al titolo) ed infatti gli inglesi sono finiti quarti nel mondiale marche.

Secondo: Binotto ci ha visto lungo come si suol dire. Il team principal della Ferrari si trascinerà per sempre l’onta di aver silurato il tedesco (mi scuso con i lettori se evidenzio spesso questo aspetto, purtroppo la narrativa ingiustificata che osteggia Mattia è inquinata principalmente da questo episodio) e il primo bersaglio, se Carlos avesse disputato una stagione mediocre, sarebbe stato proprio lui. Suppongo che il buon Binotto qualcosa ne capisca di F1 e, evidentemente, in Carlos ha visto qualcosa di speciale ed i fatti gli hanno dato ragione. Sainz non è “uno fermo” come si dice in gergo ed il suo personal score lo testimonia, in quanto è stato un crescendo continuo (nel 2015 totalizza 18 punti, 46 nel 2016, 54 nel 2017, 53 nel 2018, 96 nel 2019, 105 nel 2020 e quest’anno appena concluso 164.5 finendo davanti al compagno di squadra al suo primo anno… non male!). Questo Mattia lo ha sempre saputo per ciò lo ha fortemente voluto e, a proposito, è stato eclatante, come durante la stagione 2020 lo cercava e se lo abbracciava. Che dire? Amore a prima vista! Carlos, da parte sua, non poteva far altro che ripagare il suo mentore al meglio delle sue possibilità, le quali ci ha mostrato che non sono affatto poche. Adattarsi ad un nuovo mezzo ed imporre il proprio stile di guida non è esercizio di facile applicazione. Si dia a Cesare quel che è di Cesare. Carlos, sebbene sapeva di dover fare bene, non è stato costretto a fare bene tutto e subito (lo stesso dicasi per Perez con Verstappen, dove nessuno ha mai preteso di stargli incollato, certo almeno stare davanti a Bottas spesso e volentieri!) eppure il ragazzo ha sentito sulle spalle il peso dell’importanza dell’opportunità che gli è capitata e se l’è presa tutta. La riflessione, che questo suo successo mi porta a fare, è che in Scuderia si inizia a respirare un’aria di sicuro più serena. Ho sempre affermato che l’allontanamento di Vettel avrebbe giovato ad entrambe le parti ed infatti cosi è stato. Seb in Aston Martin ha ritrovato una sua dimensione, sebbene obiettivi e risultati siano stati modesti (in questo la sua nuova squadra ha le sue responsabilità) e nel box rosso, sicuramente, è calata la pressione, senza l’ossessione di fare necessariamente bene. Questo clima di serenità ha dato la possibilità di lavorare senza fretta e di poter porre le basi per un progetto futuribile, progetto nel quale Sainz è ampiamente protagonista.

Terzo: Secondo Carlos la Ferrari deve essere il suo trampolino di lancio definitivo per la sua carriera in F1, palcoscenico unico nel suo genere e opportunità irripetibile. Ebbene molti potevano pensare che lui fosse stato preso per fare da scudiero a Charles, oppure che comunque non sarebbe stato in grado di tenere il suo passo. Il pensiero del “secondo pilota” a molti gli è balenato nella testa… non secondo Carlos evidentemente. Lo spagnolo della Ferrari ha conquistato una vetta completamente inattesa, ed è stata quella di finire davanti al proprio compagno di squadra in classifica generale. Voi che mi leggete, sapete che tengo particolarmente al monegasco eppure dovreste anche sapere che dei piloti mi frega fino ad un certo punto, perché loro passano, quello che resta è la Beneamata. Questo mi dà il vantaggio di non “strafare” quando scrivo dell’uno o dell’altro. Confesso che sono rimasto sorpreso che Carlos sia finito davanti al proprio compagno (di sicuro non lo sono stato per la sua prestazione mostrata durante il mondiale), eppure ne sono stato felice. Per i motivi che ho spiegato prima, è stato fondamentale che ciò accadesse, anche perché questo dà fiducia allo spagnolo per continuare a fare meglio in futuro. Tenere testa ad uno come LeClerc non è uno scherzo e questo lascia pensare che ci sono tutti i presupposti per una futura lotta interna. Premesso che mi sale l’acquolina solo a scriverlo, vero è che i giochi, quelli veri, li vedremo solo ed unicamente con una monoposto competitiva. Se l’Altissimo ci concede la grazia di avere quest’anno una monoposto degna del blasone di cui è investita, allora sì che vedremo la vera coppia come lavora; come “funziona”. Sarà in quel momento che l’amicizia finirà, quello il momento in cui tutti i sorrisi saranno di circostanze. Charles lo ha sempre detto: “quando abbasso la visiera non ho più amici”. Sono sicuro che secondo Carlos il suo modus operandi sia lo stesso. Lo spagnolo era conscio del fatto che, una volta firmato per la rossa, sarebbe entrato a casa del monegasco. Questo è l’aspetto che più mi affascina di Sainz e cioè che ha accettato la sfida con entusiasmo ed il risultato del 2021 gli ha dato ragione. Non resta che vedere come andrà quest’anno… secondo Carlos bene e non potrebbe essere altrimenti.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: CARO CHARLES

Caro Charles,

chi ti scrive è un umile appassionato che ha il “difetto” di tifare per la Ferrari in maniera viscerale ed ha il vezzo di scrivere i suoi pensieri a riguardo di ciò che succede in pista, mettendoci la faccia senza temere critiche e sfottò. Per me questa è una sfida e so perfettamente che puoi capirmi bene, visto che hai accettato di caricarti sulle spalle il fardello di capitano della Rossa e, compito ancora più arduo, insieme al buon Binotto, è stato quello di accettare la sfida di riportare la Beneamata sulle vette che gli competono.

Il finale di stagione che abbiamo vissuto ha sollevato un inevitabile polverone che di fatto ha avuto le sembianze di una vera e propria tormenta. Dopo quanto successo era inevitabile che accadesse. Eppure, nei giorni immediatamente dopo la tempesta che proprio non si placava, ho avuto modo di scorgere una perturbazione all’interno della stessa, ancora più preoccupante. Ebbene mio caro Charles, se devo attenermi alla moda italiana di “battezzare” ogni perturbazione con un nome, quella che ho scorto all’interno del polverone post Abu Dhabi aveva proprio il tuo nome. Ferrari, si sa, fa parlare di sé, sia che vinca sia che perda… anzi quando perde le parole si sprecano. Vuoi la frustrazione da parte dei tifosi di Lewis, vuoi il livore che le vedove del tuo ex compagno di box si portano dietro da tempo, vuoi l’esaltazione della vittoria generata dall’olandese, ebbene tutti si sono scagliati contro di te dopo aver visto il risultato finale che la classifica piloti recitava.

Mio caro Charles, dopo tutta la ridda di commenti che ho letto, semplicemente mi sono fatto una risata a denti stretti, immaginando che anche tu abbia fatto la stessa cosa. Solo in pochi conoscono la verità e sicuramente tu sei uno di quelli, insieme, naturalmente, a chi fortemente ti ha voluto in seno alla squadra, blindandoti per cinque lunghi anni… sperando che siano solamente il prologo di una bellissima storia. Ciò detto non voglio sembrarti presuntuoso, facendo credere a chi legge (te compreso) che conosca tutta la verità che accade dietro i paraventi rossi quando vengono sollevati alla vista di occhi indiscreti. Eppure, guardando quello che hai fatto e dimostrato sino ad ora, non mi preoccupo affatto che il tuo affamato neo compagno di box ti abbia superato nella classifica iridata. Il simpaticissimo e sicuramente veloce Carols aveva quasi l’obbligo morale di tenere quanto meno il passo dettato dal tuo piede destro. Ti ha superato? Tanto meglio! Esattamente. Entrambi sappiamo che spada di Damocle penda sul povero collo del buon Mattia, reo di averti voluto ad ogni costo accanto al tedesco e, soprattutto, di averlo sostituito appunto con lo spagnolo.

Cosa sarebbe successo se tu avessi asfaltato il tuo nuovo compagno? Cosa si sarebbe detto se non fosse stato in grado di tenere il tuo passo? Tutti avrebbero gridato allo scandalo, soprattutto da parte degli acerrimi tifosi che, senza posa, si sarebbero scagliati sul nostro Team Principal, affermando che sarebbe stato meglio tenere Vettel. In questo modo mio caro Charles giustizia è stata fatta: la scelta di Binotto, per la seconda volta (la prima sei stata tu naturalmente), si è rivelata giusta e nessuno può dire nulla. Solo che, come ti ho detto poc’anzi, quando si ha a che fare con la Rossa, di parlare mai si finisce ed infatti se la sono presa con te. Ne ho dovute leggere di “ogni dove” come si suol dire, eppure come te io non me ne preoccupo affatto.

Non mi preoccupo perché, nonostante un solo podio ed uno zero pesantissimo proprio a casa tua, sei stato lì a giocarti quell’importante quanto inutile quinto posto insieme al tuo compagno e a Lando, che solo la sua inesperienza sotto la pioggia gli ha negato il sorpasso iridato su voi due ferraristi. Non mi preoccupo perché, nonostante le mancanze della tua monoposto, tu hai cercato di compensare con la tua guida ed i risultati in pista si vedono tutti. Non mi preoccupo mio caro Charles, perché come ho letto da parte di uno dei tanti detrattori, il pilota si vede quando la macchina non va: allora dopo quel nefasto e disastroso 2020 non ho nulla da temere per il futuro della Rossa. L’anno scorso infatti, mentre il tuo compagno collezionava piroette in pista, tu concretizzavi risultati, portando punti pesanti alla Scuderia, salvandogli la faccia. Non era affatto scontato quello sciagurato sesto posto e, soprattutto, non lo era il terzo posto conquistato quest’anno. Non mi preoccupo nemmeno dei continui paralleli che vengono fatti con il tuo (si spera presto) avversario di sempre: l’olandese volante della Red Bull, quel mad Max che le folle tanto fa impazzire.

Nel 2019 a Monza ho visto una febbre salire, un nuovo eroe sorgere che scaldava i cuori di ogni appassionato e che ha riacceso le speranze di molti tifosi che da tanto tempo aspettano di toccare nuovamente ed idealmente l’iride. Così come Verstappen, non hai avuto reverenza alcuna nel corpo a corpo con Hamilton, il quale ha assaggiato con largo anticipo cosa gli sarebbe aspettato nel lottare con “bestie” affamate come siete tu e Max. Verstappen appunto, neo campione del mondo, investito di un talento smisurato e soprattutto, aggiungo io, supportato dalla migliore pubblicità possibile, perché si sa, il mondo della F1 è sempre a caccia del nuovo idolo.

So bene mio caro Charles che, dopo Austria 2019, nemmeno del confronto con il tuo coetaneo in futuro ci si deve preoccupare: con gomme più vecchie di nove giri facesti quello che dovevi fare e Max, da par suo, non fece altro che fare quello che meglio gli riesce e cioè lottare giù duro ed accompagnarti fuori com’è suo costume. Ecco mio caro Charles, mi permetto di sottolineare questo aspetto che sicuramente tu conosci bene da tempo: l’olandese in quest’anno sportivo appena finito, ha alzato l’asticella, ha fatto capire come si dovrà stare in pista per i prossimi dieci anni. Quanto visto in questo mondiale appena finito ci ha dato la misura che, se si vuole vincere contro quel diavolo, l’unico modo per farlo è di non cedere di un millimetro altrimenti si è schiacciati. Come detto, tu lo sai bene ed il tuo sguardo a fine GP austriaco era tutto un programma, tant’è vero che in Inghilterra due settimane dopo hai fatto capire a lui e a chi ti ha criticato (“troppo tenero”) che se solo avessi voluto saresti potuto essere anche tu un bastardo… sportivamente parlando si capisce!

Mio caro Charles sappiamo bene entrambi che senza macchina non si va da nessuna parte ed a questo ci sta pensando il buon Mattia, il quale si sta facendo in quattro a riportare la Rossa dove merita, districandosi tra le mille critiche e le canne di fucile sempre spianate su di lui. Ti auguro un felice anno nuovo caro Charles, fatto di lotte dure e sfide continue… perché senza quelle un campione non è tale e tu sicuramente hai le carte in regola per esserlo. Devi solo crederci fino in fondo.

P.S.

Approfitto di questo spazio per ringraziare pubblicamente il direttore del Blog del Ring per avermi dato fiducia e, soprattutto, per avermi concesso l’onore di appartenere alla sua famiglia. Ringrazio, inoltre, Salvatore, perché mi è sempre vicino (nonostante viviamo agli estremi dello stivale italico) ed è sempre pronto a “guardarmi  le spalle” in qualunque momento. Infine, ringrazio voi affezionati lettori che, con i vostri continui riscontri, rappresentate il motore che mi spinge sempre di più a dare il massimo in ogni singola riga che scrivo.

Buon anno a tutti.

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL MERCATO

Al GP di Jeddha, nella cornice esotica che solo il ricco medio oriente sa offrire, si è consumato uno degli episodi più squallidi e patetici che la Federazione Internazionale dell’Automobilismo poteva offrire. Già mi ero speso in passato sull’inadeguatezza regolamentare che la stessa Federazione “offriva”: mi riferisco al famoso episodio tra Perez e LeClerc dove i commissari, capitanati da Masi, ci misero una vita a decidere la punizione da comminare al messicano… punizione che comunque era alquanto discutibile per non dire ridicola.

Ebbene domenica scorsa, la FIA, nella persona di Michael Masi, è emersa nuovamente  in tutta la sua inadeguatezza ed impreparazione. Tutto questo ha una radice ben profonda e neanche a farlo apposta la colpa, se così si può dire, è della Mercedes e della loro bravura, sia politica che tecnica. AMG ha monopolizzato, con il suo “cavallo di razza inglese”, la scena sportiva degli ultimi sette anni. In tutto questo tempo è esistito un solo protagonista, il quale lungo il suo cammino ha trovato ben pochi ostacoli (Rosberg sicuramente e Vettel marginalmente). Il dramma per la Federazione (di certo non per il nostro palato), è che il campione di Stevenage ha trovato lungo il suo cammino un osso duro da rodere che gli sta facendo fare gli straordinari per sudarsi il suo ottavo titolo. Questo ha comportato un atteggiamento ed un approccio nel giudicare le gare completamente diverso rispetto all’anno scorso. Anni e anni di lotte drogate e di solitudine (il 2020 è stato vergognoso!), hanno reso la vita facile a chi doveva giudicare: comminare punizioni a piloti di centro gruppo non costava nulla al collegio giudicante ormai anestetizzato dal sicuro dominio teutonico e, pazienza, se dovevano bacchettare anche il campione del mondo, giusto per dimostrare che erano imparziali… tanto il re nero aveva comunque la vittoria finale stretta tra le mani.

Ora le cose sono diverse, adesso c’è un pretendente al titolo che fa sul serio, che gli sta col fiato sul collo e che gli fa sudare sette camicie, per non parlare della stessa Mercedes che pur di vincere è ricorsa ad ogni mezzo, strategia e conoscenza possibile per colmare il gap che l’olandese è stato in grado di creare. Questo ha generato una lotta senza quartiere che, forse, nemmeno la stessa Federazione si aspettava. Ciò, inevitabilmente ha messo lo stesso organo di controllo dinnanzi alle proprie responsabilità, le stesse responsabilità che il direttore di gara ha rifiutato di prendersi. Come in un comune mercato cittadino, dove si vende pesce, verdura, vestiti o comunque un qualunque altro bene di consumo, allo stesso modo il direttore di gara “contratta” la punizione da comminare. Uno dei momenti più bui della storia della Federazione. Le stesse regole cervellotiche, che essa ha voluto ed utilizzato, hanno rappresentato un cappio al collo e si sono strette per soffocarla. Il direttore di gara, senza nessun carisma e, di sicuro, senza nessuna voglia di assumersi le proprie responsabilità, ha cercato di lavarsi le mani chiedendo una contrattazione vera e propria. Eclatanti le urla di Toto ai suoi danni, nel pretendere una risposta immediata  sulla punizione da infliggere. Ricordate Perez – LeClerc? Per loro due non c’è stato nessun problema nel pronunciarsi, perché non andavano ad intaccare nessuno. Nella lotta tra Lewis e Max, nessuno vuole macchiarsi come l’uomo che ha condizionato il mondiale. Resta da capire allora come mai, Masi ha chiamato la safety car per ripristinare la visibilità dello sponsor. Una safety car che grida allo scandalo, considerando che la barriera era praticamente intatta. Glissando sulle ripetute partenze (solo su questo ci sarebbe da parlane per ore sulla presunta agibilità del circuito), si giunge all’episodio clou del GP e cioè alla tamponata trai i due contendenti al titolo, definito altresì “brake test”. Palese ed evidente la posizione di Masi e, dunque, della stessa Federazione, di non volersi schierare e di comminare una punizione che di fatto è stata una barzelletta e, nel contempo, mostra la vera natura della bestia ferita.

Eppure riflettevo sul fatto che le urla di Wolff via radio, le continue azioni punitive da parte della FIA nei riguardi di AMG, mi fanno pensare ad una vera e propria lotta interna tra i due colossi. Diciamocelo… fino all’anno scorso, ve lo sareste mai immaginato uno scenario del genere? Era letteralmente impensabile solo immaginarselo. Eppure è successo e se da un lato c’è la guerra tra colossi come FIA ed AMG dall’altro ci sono due cavalli di razza che se le danno di santa ragione.

Mi spiace per le fazioni di ambo gli schieramenti, solo che su queste righe non si fa mercato; si analizza ciò che realmente è successo. Personalmente parlando, al sottoscritto frega poco chi realmente vince il mondiale, se non altro perché Ferrari non è della partita. Chi invece si dispera, e si contorce sono gli schieramenti delle due fazioni e peggio di ogni altra cosa, sono i “rossi” che tifano Verstappen; affinché il re nero non superi i titoli di Michael. Roba da matti! Come si è potuto scendere così in basso? Ammesso e non concesso che Hamilton vinca il suo ottavo, come si può pensare che il Kaiser venga offuscato? Ammesso e non concesso che Hamilton fissi la sua personale quota, per quanto i suoi tifosi si possano sperticare in deliri di giubilo sfrenato, il valore degli otto di Hamilton non varranno mai i sette di Schumacher perché appartengono a tempi completamente diversi. Tifosi di ambo le fazioni che se le danno di santa ragione a suon di ricordi, promemoria e insulti all’uno o all’altro contendente. Il pop corn è bello caldo e mi gusto il film che sto vedendo in 4K: tifosi di Hamilton che tra venerdì e sabato si strozzano con la loro stessa rabbia perché l’inglese commette errori di valutazione (credete che Lewis sia un robot? Mai come quest’anno è stato messo così tanto sotto pressione e, mai come quest’anno, sta disputando la sua migliore stagione) e la domenica sfogliano il calendario per i comportamenti dell’olandese in pista. Gli orange dal canto loro, tirano in ballo statistiche e dubbi comportamenti da parte dell’inglese e della sua squadra. Un mercato come dicevo. Del resto, questo fa parte del gioco. Il gioco che invece nessuno si aspettava era questa lotta senza quartiere tra questi due splendidi piloti. Max domenica ha sbagliato: il suo “boia chi molla”, a lui (e a chi glielo ha insegnato) tanto caro, gli ha permesso di fare una partenza che rimarrà nella storia e, nel contempo, è stato anche il motivo che gli ha fatto perdere la testa facendo quella manovra poco furba del brake test.

Ormai quel che è fatto è fatto e si giunge all’ultima gara che un mercato di periferia a confronto sembrerà un Expo di lusso: da un lato, abbiamo una direzione gara che fa acqua da tutte le parti e si presenterà al mondo come colei che ha redarguito tutti e che tiene le redini del gioco in mano, quando invece farà ancora più pietà di domenica scorsa, dall’altro abbiamo due scuderie rappresentate dai loro team principal, che non se le mandano a dire senza tanti complimenti e in mezzo i due contendenti al titolo che se ne strafotteranno di tutto e tutti! Il mio pronostico? Allo stato attuale, abbiamo il 50% di probabilità che si toccheranno e, comunque, Hamilton è in striscia positiva dal Brasile almeno. Non sbaglia nulla, è in forma e l’esperienza è dalla sua. Il sottoscritto pensa che alla fine sarà lui, il re nero a portarla a casa. Forse meglio così, perché non solo salverà la reputazione (non vince solo quando è… solo), almeno così si sarà saziato, visto e considerato che dal 2022 (speriamo!) si cambierà registro… anche se il mercato sarà sempre lo stesso.

Vito Quaranta