F1 2023 – GRAN PREMIO DEGLI USA

Arriva il primo di tre Gp nel continente Nord e Sud Americano, che vedrà in rapida successione le monoposto ad Austin, Città del Messico e Interlagos.

Con i mondiali matematicamente già decisi in tutta onestà resta ben poco da argomentare in questo finale di stagione, seppur con ancora cinque gare da disputare.

I team ormai pensano abbondantemente al 2024 e anche gli ultimi sviluppi sono ormai finiti. Ferrari ad esempio non ne porterà più, rimane solo la Mercedes e Aston Martin in pratica a introdurre un nuovo fondo sempre in ottica 2024.

Dicevamo del vuoto pneumatico che è intercorso tra l’ultimo Gp qatarino e questo di Austin. Quando non c’è più neanche Wolff a creare qualche polemicuccia allora si va dall’altra parte della barricata, in casa Red Bull. Ci sono tensioni in famiglia, tra i “grandi” Horner e Marko, con il primo che si è stancato del secondo e anche tra i “piccoli” con Perez che sembra sempre più vicino a perdere il sedile. Ma alla fin fine anche questo gossip spicciolo svanisce come una scorreggia nel vento.

immagine da gpblog.com

Approcciando il Gp di Austin rimane ben poco: gli spiegoni di Isola sull’asfalto sconnesso del circuito delle americhe, l’ennesima gara sprint di cui non si sentiva certamente il bisogno, la possibilità di McLaren di confermarsi la prima degli altri esclusa Red Bull, pardon Verstappen.

Ma francamente, a meno che la gara non si riveli imprevedibile e con una lotta reale, questo Gp degli USA passerà senza lasciare traccia se non nelle statistiche positive del 33 olandese e in quelle negative del 11 messicano. Poi se uno si appassiona alla lotta per il settimo posto nei costruttori tra Williams e Alfa Romeo liberissimo ma non mi sembra proprio un hot topic.

Spulciando tra le poche notizie degli ultii giorni da notare come il gp del Belgio, ultimamente un pò a rischio, sia stato confermato fino al 2025. Molto contento Domenicali “Spa è sinonimo di F1”. Certo, almeno finchè paga giusto?

Altre due riguardano due piloti un pò sfigatelli nell’ultimo periodo ma nel senso che si inguaiano con le proprie mani e reagiscono con la stessa capacità di attenzione di un pesce rosso.

immagine da f1enestadopuro.com

Uno è Hamilton, aka “il passeggiatore”, che forse voleva imitare il Raikkonen del Bahrein 2017 quando appiedato dalla sua Ferrari nelle FP1 si produsse in una delle sue tante e involontariamente iconiche azioni quando tornò verso i box camminando nel deserto del Sakhir. Hamilton non è risultato altrettanto “cool” attraversando la pista in pieno Gp dopo il suo incidente al primo giro, cosa proibita dal regolamento. La FIA riesaminerà il caso non tanto per imporre sanzioni più severe all’inglese ma per capire se non sia il caso in futuro di imporre sanzioni più pesanti. Hamilton non è stato di esempio per i piloti più giovani, dice la FIA. Eh insomma, è un periodo un pò così…

L’altra notizia è quella dell’indagine a carico di Stroll sempre da parte della FIA in seguito agli atteggiamenti post Q1 del Gp del Bahrain. In origine il collegio dei commissari sportivi non ha ritenuto di procedere con sanzioni ma la “spinta social” che ha stigmatizzato il comportamento del canadese, ha riacceso le luci sull’accaduto. Ora, Stroll non è stato certo un signore, ma umanamente mi sento di essere solidale con un ragazzo che da un pò di tempo a questa parte non sa più da che parte girare un volante di una F1 e era comprensibilmente scoglionato dall’ennesima figura di palta rimediata in pista. Un pò di nervosismo e frustrazione ci stanno e tutto sommato la reazione è stata si inopportuna ma neanche di una chissà qualche gravità, seguita da scuse doverose subito dopo. Insomma, la gogna social di gente che non ha neanche la patente continua a fare danni. Forse la FIA si è risentita più per i monosillabi rilasciati alla stampa dopo le suddette qualifiche. Anche quì, Raikkonen rimane unico, inimitabile.

immagine da planetf1.com

Dulcis in fundo, Ricciardo torna in pista reduce dalla frattura del polso rimediata al Gp olandese. Il suo ritorno non può che far piacere, ecco magari non a Tsunoda (e a Perez), ma è sempre una bella cosa avere un pilota di quel calibro in griglia. Meglio che torni subito in palla perchè le porte girevoli in Red Bull sono sempre in funzione e il dr.Marko potrebbe regalargli una seconda possibilità.

*immagine in evidenza da formulatours.com

Rocco Alessandro

MOTOGP2023-GP DI INDONESIA. E’ UN MONDIALE BELLISSIMO

Il mondiale diventa caldissimo e non solo in senso figurato. I ragazzi della Motogp arrivano nel caldo terribile dell’Indonesia per giocarsi la gara numero 15 di 20 e la prima di un filotto di 3 a cui seguiranno Australia e Thailandia tutte d’un fiato..(come a settembre, Mah).

L’inerzia del campionato è dalla parte di Jorge Martin a partire dalla caduta a Barcellona del WC in carica  Bagnaia. Per loro sarà importante giocarsela e provare a far proprio questo mondiale perché nel 2024 si ritroveranno in casa Ducati un cliente terribile di nome Marc Marquez. Lo spagnolo sarà sulla sella della moto di Gresini e tornerà protagonista: intanto gli è già tornato il sorriso

 

QUALIFICHE

Non doveva nemmeno esserci vista la clavicola rotta poche settimane fa ed invece Luca Marini stampa la pole position davanti alle due Aprilia ufficiali di Vinales ed Espargaro, ad un ottimo Quartararo, al solito Binder e, finalmente al primo dei due pretendenti al mondiale 2023 Jorge Martin solo sesto.

Bagnaia non ci ha capito molto finendo addirittura in P13 preceduto anche da un altro potenziale assente Marco Bezzecchi fresco di operazione alla clavicola, da un redivivo Di Giannantonio ed anche dal proprio compagno di squadra Enea Bastianini.

Le gare si mettono in salita ripida per il leader del mondiale e del team Ducati.

 

SPRINT RACE

E niente, la velocità che in questo periodo storico è in mano a Jorge Martin è micidiale. Già “re delle sprint” vince l’ennesima dell’anno e si issa in testa alla classifica del campionato sopravanzando un opaco Bagnaia che dalla P13 riesce solo ad arrivare alla P8.

Eroici i due Mooney VR46 che non avrebbero dovuto esserci e che allietano il proprio box completando il podio della Sprint.

Giusto per “evidenziare” i favoritismi Ducati tra Martin e Bagnaia si classificano Marini, Bezzecchi, Di Giannantonio(P6) Bastianini (P7).

 

GARA

Chi scrive pensa che la gara di oggi sia stata di gran lunga la più bella dell’anno a prescindere dai risultati.

Abbiamo visto tutto ciò che c’era da vedere ed anche quello che ci potevamo immaginare:

  1. Uno strepitoso Jorge Martin partire come una palla di cannone dalla P6 ed agguantare il comando alla prima curva per poi mantenerlo di forza sino a quando non è scivolato.

2. Un fantastico Pecco Bagnaia partire bene e rischiare tutto il rischiabile nei primi 3 giri per risalire sino alla terza posizione. Raggiunta la stessa ha mantenuto la calma ma non ha perso la voglia di andare ad agguantare chi aveva davanti braccando Vinales. Invece di accontentarsi dopo la caduta di Martin è andato a prendere lo spagnolo per poi “controllarlo” sino alla fine.

3. Un ottimo Vinales al quale manca sempre un soldo per fare una lira per vincere ma oggi è stato bravo. Ed è stato bravo perché è riuscito a resistere a Quartararo.

4. Uno spettacolare Quartararo che per arrivare a podio tenendosi dietro varie Ducati, Aprilia, KTM ci ha messo davvero tanto mestiere e tanta velocità.

5. Un eroico Bezzecchi operato 6 giorni fa alla clavicola combattere come un leone.

6. Un commovente Di Giannantonio ai piedi del podio e attualmente a piedi per il 2024.

7. Un redivivo Bastianini (rientrante dopo altre 3 gare di stop) autore di una seconda parte di gara convincente coronata dal giro più veloce in gara che può solo far bene al suo morale ed al campionato.

8. Il solito Marquez che a forza di non darsi per vinto assaggia più asfalto 2023 che può per non assaggiarlo più nel 2024.

9. Il gemello cattivo di Binder che quando entra nel fianco dei colleghi li stende invece di superarli come fa il gemello buono. Alla prima spinta ci può stare il Long Lap ma alla seconda (con gara rovinata sia per Marini che per Oliveira) ci andrebbe la bandiera nera.

 

Giusto il tempo di chiudere il materiale nelle casse per riaprirlo sull’australiana Isola di Filippo già venerdì prossimo per un altro weekend importante.

Bagnaia ha il vantaggio di 18 punti e la fiducia ritrovata grazie ad una gara strepitosa che forse nemmeno pensava di riuscire a compiere.

Martin ha l’euforia dell’ultimo mese e mezzo che gonfia le vele della sua consapevolezza di essere il pilota con il miglior stato di forma del momento.

Lotta a due da qui a fine campionato sulla (stessa) moto migliore già campione Costruttori 2023.

Ducati campione in ogni caso, perché se dovesse vincere il campionato Jorge Martin sarebbe la prima volta che una marca riesce a vincere anche con un team satellite nell’intera epoca Motogp.

Credo che a Borgo Panigale non avrebbero potuto fare di meglio a prescindere da come andrà a finire.

 

Buon divertimento a tutti.

A domenica prossima

BASTIAN CONTRARIO: IL GP DEI 18 GIRI

La storia è piena di episodi di guerra dove un conflitto viene ricordato per la durata dello stesso. Il primo che mi viene in mente, fosse solo perché sono campano, è “le quattro giornate di Napoli” per quanto se ne possano citare altri… sia chiaro. Questa di certo non è una rubrica di storia, anche se la F1 sta facendo di tutto per passarci (in negativo) con il suo reiterato e scriteriato comportamento. Ed ecco che il GP del Qatar è passato alla storia appunto, come “il GP dei diciotto giri”. Ormai criticare l’operato della Federazione e di tutto il carrozzone della F1 sta divenendo un esercizio che rientra nella normalità. Che tristezza infinita dover parlare di questo, invece di concentrarsi esclusivamente sulle gesta degli eroi che girano in tondo per trecento chilometri. Che poi, quelli in pista domenica scorsa, eroi lo sono stati per davvero date le condizioni (disumane) in cui hanno dovuto cimentarsi. Sia chiaro a tutti  che del buonismo da social il sottoscritto non sa che farsene e, di certo, non mi metterò a compatire i driver di ogni singola squadra dicendo “oh poverini”, perché quei “poverini” sono consumati professionisti che guadagnano milioni di dollari l’anno, girando il mondo, con tutti i benefici del caso. Sappiamo bene che c’è gente al mondo che a parità di condizioni, se non peggio, lavorano per molto (decisamente!) meno. Detto questo, si dia a Cesare ciò che è di Cesare, perché anche se l’attuale F1 sta facendo di tutto per farci allontanare (almeno i boomer come me… le classificazioni dei giovani leoni da tastiera, dietro le quali si nascondono per evitare ogni tipo di confronto, mi fanno sorridere) dal nostro amato sport, è anche vero che ne riusciamo ad apprezzare ancora le doti sportive dei nostri cavalieri del rischio. Così  il GP dei diciotto giri si è tramutato in una gara ad eliminazione, una sorta di selezione naturale del più forte: così che abbiamo visto improbabili gesti come quello di Russell, che per raffreddare le mani (sigh) le alzava dal volante in pieno rettilineo (e il safety first che se ne va a meretrici!), piloti che vomitavano nel casco ed altri che a stento riuscivano a stare in piedi a fine gara, fino ad arrivare alla vittima Sergeant, il quale per manifesta mancanza di preparazione (unico a ritirarsi), ha dovuto alzare bandiera bianca, dimostrando così (oltre ad un coscienzioso buon senso)non solo di non essere all’altezza della F1 come talento, addirittura non lo è nemmeno come preparazione.

Ci sarebbe da chiedersi chi è il genio che ha deciso di mettere in calendario il Qatar proprio agli inizi di ottobre, quando poi a novembre avremmo sicuramente trovato ben altre percentuali di umidità. Domanda retorica la mia, perché di geni, che nella F1 organizza il circo, ce ne sono pochi e allora, giusto per non farci mancare nulla, lo stesso organizzatore fa sapere che ogni pilota non potrà compiere più di diciotto giri con lo stesso set di gomme… da qui il triste nome del GP qatariota. Evidentemente al peggio non c’è mai fine e devo dire che la Federazione ha del metodo nell’affinare questa metodologia comportamentale. In una F1 scontata, dove già a fine tre giorni di test (ri sigh!) sai chi vincerà il mondiale e che l’unica suspense, o comunque incognita, è data proprio dal tipo di strategia che ogni squadra si inventerà (Ferrari nella Sprint Race del sabato è andata alla grande… meno male che con Vasseur le cose dovevano cambiare), si giunge all’assurdo che ti viene tolto anche quel minimo dubbio, perché tutti vengono obbligati per motivi di sicurezza a cambiare set di pneumatici, appunto entro le diciotto tornate. Che spettacolo osceno che siamo stati costretti ad assistere, che farsa degna solo di un organizzatore da paesello di campagna alle prime armi. L’organizzatore non può che spargersi il capo di cenere e, magari, mettersi un sacchetto della spesa in testa per la vergogna, proprio come faceva il figlio di gatto Silvestro. Asfalto mangia gomme, cordoli alti e taglienti come rasoi e tutto questo emerge solo quando si atterra in quel del Qatar. Fino a qualche tempo fa, i protagonisti erano i piloti che avevano il compito di portare al limite le loro vetture e le loro capacità, oggigiorno lo sono i cosiddetti “track limit”, i quali non possono essere violati, pena la reprimenda da cinque secondi che comminata in quel marasma, chiamato GP del Qatar, dove bisognava ricordarsi quanti giri mancavano al fatidico “diciottesimo”, non hanno fatto altro che aggiungere ancora più confusione. Ovvio che in pista ci vogliono delle regole, così come è giusto che si seguano determinate direttive, vero è che se un pilota esce fuori pista (inteso con quattro ruote sul cordolo) sa bene che può anche scivolare e quindi girarsi… allora che vengano lasciati liberi questi eroi, che assomigliano sempre di più a dei burattini teleguidati e non ai gladiatori ai quali siamo stati abituati a vedere e coi quali siamo cresciuti e che hanno contribuito a rendere la F1 lo sport più popolare del sistema solare; dopo il calcio si capisce. I piloti dicevo, quasi li dimenticavo.

Innanzitutto congratulazioni a Verstappen per il suo terzo titolo consecutivo, vinto al sabato (per gentile concessione di un “cotto a puntino” Perez, che a sua volta è stato richiamato pubblicamente da Horner, il quale è notorio che difende sempre allo stremo i piloti… giusto per far capire come sta messo male il messicano) come suo suocero (“la coincidenza non ha madre” cit. “V per vendetta”), quindi senza nemmeno aspettare diciotto giri. Del resto Max lo conosciamo, non è ragioniere, non è “professore” come Prost e tuttavia, per quale motivo dovrebbe esserlo visto che corre solo. Come ho già detto in passato, il buon Max è uno che nasce ogni generazione e che, purtroppo, a causa di queste regole, si è “hamiltonizzato”, perché non fa altro che correre da solo ed è uno spreco schifoso, soprattutto dopo quanto visto nel 2021. Singolare che proprio Hamilton, domenica scorsa, abbia dimostrato gli effetti di cosa significa correre in solitaria e soprattutto con un compagno incline a fargli da scudiero: per l’ansia di dimostrare alla squadra e al compagno chi comanda, ha mandato a quel paese un potenziale doppio podio per Mercedes, scornandosi con il coriaceo Russell, il quale ha raccontato la favoletta che non lo aveva visto negli specchietti: George ha fatto bene a non mollare, perché se avesse dimostrato sudditanza si sarebbe condannato per sempre. Chi altro non ha mostrato sudditanza è Piastri, che con bravura va a vincere la mini gara (tristezza!) e arrivare dietro al campione del mondo e comunque davanti all’insofferente compagno di squadra: fino a quando saranno “amici” i due? In Mercedes il bubbone è ormai scoppiato. Ritengo che manchi poco anche in questa sbalorditiva McLaren.

Nel delirio qatariota, anche Ferrari a modo suo è stata protagonista: il buon Sainz nemmeno si è disturbato ad entrare in macchina la domenica, dato che poco prima dell’inizio del GP, la squadra si accorge di un problema al suo impianto di alimentazione della benzina. Sapete cosa non mi sorprende di quanto accorso alla Rossa? Il silenzio assordante in merito. Vi posso garantire che se, quanto visto domenica scorsa, fosse successo con Binotto al comando, staremmo ancora a servire messa per quante bestemmie sarebbero state dette sui social. Invece nulla, un silenzio assordante: prima era un solo uomo a sbagliare per tutti, ora è la squadra. Ripeto, certi problemi non dovevano sparire con la dipartita dell’ex Team Principal? Del resto, per il rubicondo e paffuto Vasseur questo è il suo primo anno e, si sa, sta ricostruendo “dalle macerie” che il predecessore gli ha lasciato e un GP da diciotto giri non basta a sistemare le cose

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI LOSAIL

È piuttosto curioso che dopo un week end così pieno di avvenimenti il sottoscritto si ritrovi con ben poca fantasia da applicare a questa rubrica. Tuttavia, dopo averci pensato per qualche atto-secondo (regalo premi nobel e cotillon a chi indovina la citazione), ho capito che questa aridità mentale è stata causata dalla “garetta” del sabato, spettacolo indegno del motorsport ai massimi livelli quale è (e, si suppone, vorrebbe continuare ad essere) la Formula 1.  Dei 19 giri che sarebbe dovuta durare la “garetta” ne sono stati concretamente disputati sì e no 9 a causa di ben tre Safety Car (sacrosante, sia ben chiaro) che hanno condizionato in modo decisivo lo svolgimento. Tutto è stato ingloriosamente pietoso in questa “garetta”. Dello svolgimento azzoppatissimo ho già detto ma che dire di un mondiale di F1 che si decide in questo modo? Perché mai il buon Max ha dovuto festeggiare il raggiungimento (scontatissimo) del suo obbiettivo gironzolando per qualche tornata in una competizione che non è un Gran Premio di Formula 1? Gli hanno tolto il gusto. Gusto che è mancato anche al povero Piastri, no? Tutti ci spelliamo le mani dagli applausi per la sua performance ma la sua non è stata una vittoria in un GP, non sta nell’albo d’oro di nulla e nelle statistiche manco verrà conteggiata se non con un apice nei risultati storici del vero GP che sembra un rimando ad una nota a pie’ di pagina.

Così sconsolato e sconfortato mi approcciavo alla visione del GP, quello vero, sperando che comunque le curiose condizioni in cui si sarebbe svolto avrebbero fornito un bel po’ di materiale e, forse, di sorprese.

Due parole sulla questione sicurezza gomme. Se Pirelli ha rilevato i problemi di micro-fratture che tutti i media hanno propalato urbi et orbi allora il restringimento di 80 cm nelle curve più critiche ha avuto un senso: non c’è da lamentarsi. Per lo stesso motivo ha avuto un senso anche obbligare i team a non percorrere in gara più di X giri con lo stesso set di gomme. Ma tutti e due? Non ne bastava uno di provvedimento? La cautela non è mai troppa quando si tratta di sicurezza, per carità, ma chiedere che venga presa in coerenza con lo spirito di competizione e velocità che la Formula 1 rappresenta mi pare richiesta legittima. La mia modestissima opinione è che fosse sufficiente l’obbligo di tre pit senza modificare la pista.

Infine, s’è parlato molto dei track limits e delle penalità connesse, con l’inesorabile profluvio di polemiche che ne è seguito. Qui, in tutta onestà, mi scaldo poco. Se il circuito è quello lì, cioè quella striscia d’asfalto delimitata da righe bianche che si arzogogola dallo start al finish allora non ci sono scuse che tengano: i piloti devono stare dentro quei limiti. Dopodiché va chiesto ai commissari di gara di valutare con il giusto criterio l’eventuale infrazione. Se il pilota è in performance e va oltre i track limits allora è giusto segnare ma se è impegnato in un duello e a causa di ciò va oltre (magari perché spinto dall’avversario) sono del parere che non andrebbe segnato. Finché è così allora tutto bene ma ho il sospetto che in almeno un caso, e precisamente in un tentativo di sorpasso di Gasly (non mi ricordo l’avversario ma l’ha spinto fuori – non Stroll) sia stato conteggiato erroneamente. Si tratta di una verifica importante perché, come al solito, ne va della serietà della competizione. Durante un duello un pilota non sta cercando la performance e se le circostanze lo inducono fuori dai limiti non lo sta certo facendo per guadagnare qualche centesimo ma solo, si fa per dire, la posizione. Poi magari il pilota incorre in qualche altra infrazione, come è capitato allo stesso Gasly con Stroll verso fine gara quando ha dovuto restituire la posizione (perdendola anche da Perez in quel frangente) dopo un sorpasso quantomeno ambiguo nelle sue modalità ma di certo non gli si può anche imputare il track limit. Detto questo la regola è semplice e c’è per tutti e non tutti i piloti sono stati penalizzati quindi eventuali geremiadi in questo senso vanno rispedite prontamente al mittente.

E poiché quest’ultima considerazione ci porta ai piloti ecco che ne valutiamo il comportamento a Lusail.

VERSTAPPEN

Non volevo parlare della “garetta” ma Max mi ci costringe visto che gli è valsa la matematica conquista del titolo. Non credo abbia potuto apprezzare il momento e questo, francamente, mi è anche un po’ dispiaciuto. La stagione che ha fatto (e che sta continuando a fare) è epocale e vincerla in questo modo lascia un po’ l’amaro in bocca. La “garetta” è stata, peraltro, uno dei pochi momenti della stagione in cui Max non è stato perfetto a causa della partenza e della prima curva fatte con un po’ di leggerezza. Sicché ancora peggio, no? Ma tant’è: gli applausi dovranno essere scroscianti! Nella gara vera, invece, è stato il solito dominatore. Controllo eccezionale per tutta la gara, peraltro non facile da valutare a causa dei 3 cambi gomme obbligatori e della sabbia sempre pronta a farti scivolare in zone poco consone, ossia fuori dai track limits. Ma il nostro non si è fatto prendere dall’ansia (e quando mai?) e senza nemmeno un track limits ha portato a termine il compito con la solita perfezione. Certo, è stato aiutato dal pasticcio Mercedes alla prima curva e dalla pessima qualifica delle McLaren di venerdì ma è colpa sua? Certo che no! (che poi manco ne parliamo più dell’impietoso confronto con Perez ma è sempre lì, a dimostrare quanto sia lui a fare la differenza). Non mi è parso che i commentatori l’abbiano sufficientemente notato ma una buona fetta del successo di ieri è dovuto alla perfetta strategia scelta dai suoi strateghi: partire con gomme nuovissime per poter pittare esattamente al diciottesimo giro gli ha consentito di rientrare già davanti a tutti. Così è stato sicuro del successo. Il resto è stato, semplicemente, grandioso.

PIASTRI

Oscar-occhi-di-ghiaccio questa volta qualche sorriso lo fa finalmente trapelare da dietro al casco. Un week end dai risultati eccezionali certifica il suo arrivo ai piani alti in cui, mezzo permettendo, lo vedremo ancora per molto tempo. Della “garetta” non parlo volentieri ma intanto lui l’ha vinta. Deludente ma non tanto quanto Norris nella qualifica di venerdì non si perde d’animo e approfitta del pasticcio Mercedes per mettersi, si fa per dire, alla caccia di Max. Lo tiene per qualche giro ad un paio di secondi ma poi deve cedere qualcosa però per tutta la gara non sarà mai oltre gli 8 secondi (reali o virtuali) di distacco. Tra i primi a pittare là davanti è costretto a destreggiarsi tra piloti lenti per non perdere troppo tempo sia nei confronti di Max che nei confronti del team mate che partiva più indietro. Non delude anche in questo frangente e si comporta assai bene dopo ogni pit sino all’ultimo in cui il recupero di Lando diviene concreto e minaccioso. Ancora una volta non si perde d’animo e risponde da par suo alla pressione di Lando anche perché quando Max pitta, un piccolo intoppo del box di quest’ultimo, lo mette a soli 3 secondi davanti a lui… va a sapere che fa una sbavatura e ci portiamo a casa il massimo risultato. Ovviamente Max non sbaglia ma se gli fosse capitato Oscar era lì, a pochi metri. Alle volte basta questo. Rilevo che cronometro alla mano ha avuto un ritmo effettivamente più lento di Norris ma poco male. Clap clap clap!

NORRIS

Lando Lando Lando! Ma che mi combini in qualifica?! Già, perché il suo risultato finale è tutto lì. Nemmeno un giro valido in Q3 ed è costretto a partire decimo. Gli è andata bene che le Mercedes hanno fatto il pasticciaccio ma deve comunque riflettere assai. Anche perché non ci vuol nulla a passare dall’essere considerato un CdM in potenza ad uno che sarà pure veloce ma non sa cogliere le occasioni. E sarebbe un peccato perché di talento ne ha da vendere. Va detto che dopo un primo stint cauto nel resto della gara è stato decisamente il più veloce in pista: cronometro alla mano lo è stato anche più di Russell, Piastri e, udite udite!, persino di Max. Sarebbe stato interessante vederlo mettere pressione a Max sin dall’inizio perché ieri le McLaren erano decisamente in palla. Alla fine, grazie al ritmo testé ricordato, ne aveva probabilmente per tentare l’attacco a Piastri ma si è trattenuto, non prima di aver trattato qualcosa con il muretto, immagino. La spinta che ha dato è tuttavia stata sufficiente per vedere entrambi i papaja a pochi secondi da Max. E questo è forse il numero più interessante del week end. Bravo comunque!

RUSSELL

Se le McLaren hanno di che recriminare nelle qualifiche (quelle vere) di certo non hanno nulla da rimproverarsi le Mercedes che si piazzano a poca distanza da Max e con una vettura che pare ben digerire questo circuito avrebbero potuto stabilire una buona strategia di partenza per provare a impensierire Max. Facile a dirsi ma a farsi… Il pasticcio alla prima curva è ovviamente quel che determina il suo risultato finale, peraltro esito di una condotta straordinaria, con sorpassi da antologia e con una velocità e ritmo notevolissimi che per buona parte della gara lo vedevano battagliare con il solo Norris per il primato cronometrico. Ma ciò serve solo ad aumentare i rimpianti per quanto capitato in partenza. La scelta di mettere le rosse a Lewis credevo avesse un obiettivo ben preciso: in partenza George deve minacciare Max all’interno, costringendolo a chiudere, e Lewis avrebbe potuto tentare, forse persino con comodità, il passaggio all’esterno. Ma le cose vanno diversamente. E se è vero che tecnicamente la colpa del “ciocco” va imputata a Lewis temo che la responsabilità strategica di George sia più decisiva. Tant’è che si apre in radio chiedendo scusa a tutti, consapevole, evidentemente, di aver fatto un pastrocchio. Una volta che Max l’aveva chiuso lui doveva semplicemente starsene lì ad aspettare l’esito del tentativo di Lewis all’esterno. Se fosse riuscito (e non succedeva altro) lo mettevano nel panino mentre se poi Max provava a far una resistenza delle sue George magari li avrebbe sopravanzati entrambi e provato a correre via. Anche perché il ritmo l’aveva. Invece così, cioè tentando inopinatamente di sfruttare la scia di Max come se non fosse stato concordato nulla prima della gara (cosa a cui non credo), ha finito per ostacolare Lewis e non Max. Pessimo errore, se posso. Poi si scatena e fa una gara eccezionale ma la sensazione che abbia toppato rimane. Impressionanti i suoi tentativi di prendere aria alle mani in rettilineo. Wow! Bene, sì, ma non benissimo.

LECLERC

Al solito eccellente in qualifica (quella vera) è costretto ad una gara (quella vera) tutta in difesa. Ferrari digerisce ben poco questo circuito e, anche qui al solito, si vedeva molto nella sua guida: anteriore che va dove gli pare e Charles costretto a correggere ogni tre per due. Anche in gara la macchina non sta in strada e i primi due stint li passa a cercare di stare entro i track limits senza poter tentare altro. Un po’ meglio mi è parso sulle bianche ma non so se ciò sia dovuto ai serbatoi più leggeri o effettivamente alla mescola. Anche perché nell’ultimo stint su gialle nuove stampa tempi di tutto rispetto che lo mettono al sicuro e anzi, per qualche giro, sembra anche in grado di impensierire Russell. Nel complesso, considerate le ambizioni e il curioso problema che ha impedito a Sainz di correre, la Ferrari è stata deludente e Charles non ha potuto far altro che limitare i danni.

ALONSO

Gara un po’ incolore come capita ad AM da qualche tempo a questa parte ma stavolta il buon Fernando riesce a mettere la pezza, soprattutto in qualifica (quella vera) dove riesce a piazzarsi ad un soffio dalle Mercedes. Le quali però gli fanno un brutto scherzo e nella loro carambola lo costringono a frenare e a cedere qualche posizione in partenza. Non si perde d’animo e fa i primi stint da par suo veleggiando di riffa o di raffa nelle posizioni che contano. Commette poi un errore al 33° giro non da lui con un escursione fuori pista che gli fa perdere la posizione contro Leclerc e poi, forse deluso o stanco per il clima infernale del Qatar (simpatico il siparietto via radio in cui chiede al muretto di buttargli acqua sul sedile durante il pit…) non spinge più e si accontenta. Bravo, ma con riserva.

OCON

Settimo posto un po’ casuale ma con il non banale merito di non essere incappato nei track limits che hanno tormentato la gara dei suoi competitor più diretti. Si fa notare, alla fine, più per il pasticcio combinato nella “garetta”, nel triello con Perez e Hulk, in cui ne combina di ogni eliminando gli avversari manco fosse un videogioco. Bah!

BOTTAS-ZHOU

Alfa Romeo ogni tanto alza la testa e lo fa quando meno te lo aspetti. Qui Bottas in particolare si è ricordato di essere un pilota di Formula 1 e ha dribblato tutte le difficoltà della qualifica (quella vera) piazzandosi in una notevolissima, per lui e per Alfa Romeo, 9° posizione in griglia. Anche la gara è intelligentissima. Pittano al primo giro, in regime di SC, e sfruttano entrambi, soprattutto Bottas, alla grande la strategia che gli si prospetta davanti e cioè tirare “in lungo” ogni stint per rientrare senza difficoltà davanti ai competitor. Bottas fa il suo molto bene e si merita il risultato finale. Zhou mi è parso più “falloso” ma ha il merito di non incorrere nei track limits che hanno azzoppato i competitor. Entrambi acchiappano punti insperati, peraltro in una delle gare più difficili dell’anno. Complimenti!

PEREZ

Pasticci su pasticci su pasticci su pasticci. Checo va sempre più a fondo ma ormai non è una novità. Fuori dal Q3 per l’ennesima volta non riesce nemmeno a fare la rimonta che pure il mezzo gli avrebbe consentito. E’ stato tutta la gara in lotta con vetture che non dovrebbero essere alla sua altezza e ha sempre faticato. Poi ha collezionato un tale numero di track limits da far impallidire anche Gasly. Male!

NOTE DI MERITO

Nessuno. Forse sarò stato troppo concentrato a segnarmi il ritmo di quelli là davanti ma onestamente non mi è parso che nessuno abbia mostrato numeri tali da inserirlo in questa fascia di pagellatura. Doveva pur esserci una prima volta!

NOTE DI DEMERITO

Oltre a Perez, che sta là e non qua solo perché nei punti, grossi demeriti vanno a Stroll, Gasly e Albon non tanto per aver fatto una pessima gara (anzi, Gasly è parso ancora una volta più in palla di Ocon, Albon il solito combattente e Stroll è stato un po’ meno pietoso di altre volte) quanto per aver collezionato richiami e penalità da track limits come non ci fosse un domani. E siccome sono stati gli unici penalizzati allora vanno, giustamente, puniti con voti pessimi. A loro si aggiunge il celebrato eptacampeao che in partenza fa un erroraccio da principianti decisamente inopportuno per le ambizioni Mercedes in Qatar. Come scritto più sopra nel box di Russell credo che strategicamente parlando la responsabilità maggiore sia da attribuire a George ma quella più squisitamente tecnica è sua e solo sua. Peccato perché le Mercedes così in palla avrebbero reso la gara assai scoppiettante.

NOTE DI ANONIMATO

Le Haas, dopo buone qualifiche (Hulk strepitoso nella shootout), sono scomparse in gara. Peggio ancora le RBR a pedali con Tsunoda e Lawson costretti a portare a spasso le loro vetture per tutta la gara.

NOTE DI SALVATE IL SOLDATO LOGAN

Il rookie più in difficoltà della stagione (dopo DeVries, che però ha già finito la sua avventura) è costretto a soccombere al clima infernale in cui si è svolta questa gara assai prima della sua conclusione. Nella prima qualifica non era neanche andato male, a solo un decimo da Albon, pasticcia nella shootout, si gira da solo nella “garetta” e, per l’appunto, soccombe fisicamente alle infernali spire del deserto qatarino. Peggio non poteva andare. E se già navigava in cattive acque, con la riconferma sempre più lontana, questa defaillance fisica farà storcere il naso non poco a chi deve prendere decisioni sul suo futuro. Per carità, sarebbe una cattiveria ma come per il discorso dei track limits che c’erano per tutti ma solo in quattro hanno preso penalità, anche il clima era uguale per tutti e seppur con fatica la gara l’hanno terminata. Te lo saresti aspettato dal vecchietto Alonso e invece la defaillance arriva dal più giovane del gruppo che peraltro sfoggia un fisico assai prestante. Dicono che un piccolo problema al casco gli abbia impedito di prendere anche il più piccolo filo d’aria durante la gara (la qual cosa sarebbe evidentemente stata per lui salvifica: vedi i camera car di Russell e Norris) ma anche qui non gli si può non imputare qualche responsabilità perché la preparazione di una gara di Formula 1 deve essere curata anche nel più piccolo dei particolari, compreso verificare la facilità nel maneggiare la visiera del casco. Umanamente dispiace: i team radio in cui diceva che non ce la faceva più mi facevano stringere il cuore e sono certo che diventeranno emblematici per qualsiasi racconto di questo sport. Tuttavia, non si può non dargli l’ennesimo votaccio di questa stagione. Che sarà la prima e l’ultima, salvo clamorose sorprese nelle ultime gare. Salvate il soldato Logan!

Ci vediamo ad Austin!

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN TRI-CAMPIONE VINCE IN QATAR. PIASTRI DA OSCAR, FERRARI DA RAZZIE.

Un GP inutile in un posto di dubbio gusto. Questa è un’opinione diffusa, peraltro condivisibile, a proposito di una delle tante prove che la F1 corre nel deserto. E, a giudicare dal caos provocato dai cordoli colpevoli di rovinare le delicate gomme Pirelli, non è un’opinione poi così sbagliata.

E in una prova inutile c’è spazio anche per una garetta inutile, quella corsa al sabato, su una pista cambiata rispetto al venerdì, quando le qualifiche avevano premiato il solito Max, e mostrato una Ferrari in forte difficoltà.

La garetta, dicevamo. A qualcosa è servita. A far vincere a Piastri la prima competizione nella massima formula, anche se non si sa che spazio darle nell’albo d’oro, e a fare incoronare matematicamente campione del mondo per la terza volta l’ingiocabile Verstappen. E, si sa, quando le feste si fanno al sabato sera è meglio.

Ma la domenica la gara si fa comunque, e ad aspettare piloti e team c’è un’altra novità: il numero massimo di giri per mescola, atto a proteggere ulteriormente le fragilissime Pirelli. Un problema che Sainz non avrà, perchè la sua Ferrari si rompe ancora prima di cominciare, e la gara se la guarderà dai box.

Allo spegnimento dei semafori, Hamilton, unico dei primi a partire con gomme soft in seconda fila, decide che deve passare a tutti i costi primo alla prima curva. Si porta così all’esterno di Verstappen e Russell, poi chiude come se non ci fosse nessuno, col risultato di toccare il compagno di squadra e di finire insabbiato. Una gara molto promettente per la Mercedes finisce così con un replay di Barcellona 2016.

La gara viene neutralizzata per 4 giri, e alla ripartenza Max tenta di scavare subito un solco fra sè e Piastri,  il quale è seguito da Alonso e Leclerc. 

Al giro 12, Alonso è il primo dei primi a fermarsi ai box. Al giro successivo è il turno di Leclerc e Piastri, con il monegasco che riesce brevemente a stare davanti allo spagnolo. Il loro problema è che, fermandosi così presto, si ritrovano nelle retrovie in mezzo a macchine più lente. 

Al giro 17 Verstappen si deve obbligatoriamente fermare e, quando esce dai box, il suo vantaggio su Piatri è salito a 7 secondi. Al giro 19 Norris passa Leclerc, e si porta in quarta posizione virtuale.

Al giro 25 Piastri si deve obbligatoriamente ri-fermare, con Leclerc e Ocon che lo imitano. Due giri dopo è il turno di Alonso e Gasly. Nel frattempo, Russell, risalito dall’ultima alla terza posizione, vola con pista libera davanti. 

Norris ritorna in pista davanti ad Alonso dopo la sua sosta, e guadagna così virtualmente il podio. Al giro 33 Alonso commette un errore e perde diverse posizioni. 

Al giro 35 Verstappen effettua la sua seconda sosta, e il vantaggio su Piastri è ancora di 7 secondi, con Norris che sta raggiungendo il compagno di squadra a suon di giri veloci.

Al giro 43, Piastri effettua la sua ultima sosta. Rientra anche Leclerc, mentre al giro successivo rientra Norris, che esce di pochi metri dietro al suo compagno di squadra. Ma ci pensa il box McLaren a togliere ogni velleità di battaglia all’inglese, comunicandogli l’ordine di mantenere le posizioni che, ovviamente, provoca una richiesta di spiegazioni. 

L’ultima sosta per Verstappen arriva a 6 giri dalla fine. La fermata è più lenta del solito, e quando esce dai box Max ha meno di 4 secondi di vantaggio su Piastri. Ma, ovviamente, non c’è alcuna battaglia, e la gara finisce con l’ennesima vittoria dell’olandese, davanti alle ottime McLaren di Oscar e Norris. Seguono Russell, che avrà tanto da recriminare, Leclerc che ha salvato il salvabile, Alonso, e il resto della classifica ve lo leggerete fra qualche ora perchè al momento di scrivere fra le varie penalità non ci si capisce nulla.

Fra due settimane la F1 farà tappa ad Austin, Verstappen vuole continuare a vincere, difficile che non ci riesca.

P.S. sui track limit rubo il mestiere a Vito e faccio il bastian contrario. Premesso che la ghiaia non può sempre essere la soluzione, per ovvie ragioni di sicurezza, se i piloti non sanno andare al limite senza passare la riga è un problema loro, non di chi traccia le righe in terra. Del resto, anche nello sci saltando le porte si riesce ad andare più veloci, ma non si può. Il mestiere di un pilota è andare più forte possibile rispettando i vincoli della pista, in qualsiasi modo essi vengano definiti, semmai la questione è la tempestività della decisione, che in realtà è risolubile con le opportune tecnologie. Oppure con una bella bandiera nera al primo sgarro. Vedrete che i piloti tengono le ruote ben dentro la pista.

P.S. 2 permettetemi una menzione per Perez e Ocon. Quello della garetta sarà stato anche un incidente di gara, una sfortunata coincidenza, ma non è un caso che dove c’è da ridere ci sono sempre loro due. 

P.S. 3 sempre parlando di Perez, il suo rendimento continua ad essere imbarazzante. E’ chiaro che è un pilota distrutto e, se è vera la teoria di quelli della Red Bull che la RB19 sia semplicemente una buona macchina, c’è da chiedersi come possano fare a vincere, l’anno prossimo, il mondiale costruttori contro, per ipotesi, ad una McLaren che ha raggiunto le stesse prestazioni, e che è guidata da due giovani affamati che si sono dimostrati in grado di arrivare costantemente sul podio.

P.S. 4 I valori che la Pirelli trasmette (non da oggi) tramite la F1 sono:
1) Vinciamo perchè siamo da soli
2) Le nostre gomme dopo pochi giri vanno regolarmente in pappa
3) Le nostre gomme si rompono in presenza di certi tipi di cordoli. 
Suppongo che siano valori esattamente contrari a quelli che il marketing vorrebbe trasmettere, ma non ne ho la certezza.

P.S. 5 per chi non lo sapesse, i Razzie award sono il contrario del premio Oscar, che viene consegnato il giorno prima ai peggiori film della stagione.

Life is racing, all the rest is waiting