F1 2023 – GRAN PREMIO DEL QATAR

Finisce il trittico orientale con l’approdo a Losail per il GP del Qatar. Gp che potrebbe e dovrebbe, a meno di imprevisti, vedere Max Verstappen laurearsi campione del mondo per la terza volta consecutiva. Mancano la miseria di tre punti sul compagno di squadra Perez e a Max basterebbe addirittura un sesto posto nella sprint race. Campione del mondo nella garetta del sabato, non il massimo ma questo passa il convento.

immagine da funoanalisitecnica.com

Losail si presenta come una pista in cui in tanti, a partire dalla McLaren, dovranno verificare i progressi visti a Suzuka. Pista con molti curvoni veloci in appoggio e con una media sul giro intorno ai 240 km/h sembra fatta apposta per esaltare le doti, manco a dirlo, della RB19 ma anche la MCL60, vista a suo agio a Suzuka, potrebbe beneficiare del layout della pista qatarina.

Guai in vista quindi per Ferrari che non ha avuto chance in Giappone e potrebbe opporre ben poca resistenza anche a Losail. Se a questo aggiungiamo l’asfalto nuovo appena posato, la solita sabbia onnipresente nei primi turni di prove e l’assenza di gare di contorno, il weekend di Losail rischia di essere un bel risiko per tutti i team, complice anche la gara sprint che obbligherà tutti a congelare i setup ottenuti nelle prove del venerdì, quindi con pista ancora con tanto margine di miglioramento.

immagine da alvolante.it

E’ previsto un alto degrado e Pirelli porterà le mescole più dure a disposizione: C1, C2 e C3. Ferrari da questo punto di vista è quella che più dovrà gestire questo aspetto che, nonostante i recenti miglioramenti, rimane un punto debole. L’imprevedibilità della W14 invece potrebbe mettere in crisi il box Mercedes che questa volta avrà davvero poco tempo per definire il corretto setup.

Con una stagione così lunga e un mondiale che sta per essere assegnato sembra incredibile che manchino ancora sei Gp alla fine della stagione. Palese il fatto che da adesso in poi per tutti i team si tratterà di provare quante più soluzioni possibili in vista del 2024, soprattutto per quelli che dovranno recuperare terreno nei confronti della Red Bull. Il tutto sotto la spada di Damocle dei budget cap.

Sarà un problema anche per il management F1 riuscire a tenere alta l’attenzione nei confronti del pubblico. I recenti dati sull’interesse che genera il circus sono in netto calo a partire dal 2021, inizio del dominio Red Bull. Considerando la continuità dei regolamenti tecnici che dovrebbe garantire agli austriaci di dormire sogni relativamente tranquilli fino al 2026, si prospetta un bienno davvero duro per chi deve gestire la popolarità del marchio F1.

D’altronde è logico che, se la politica nei confronti degli appassionati tende a escludere sempre di più i “vecchi ” fan e ad accogliere a braccia aperte i “nuovi”, che sono in maggioranza molto giovani e abituati all’interazione social, ovvero mordi e fuggi e molto precaria in termini di fidelizzazione, in tempi in cui non c’è possibilità di una vera lotta per le gare e i campionati, l’interesse di chi guarda si sposta molto velocemente su altri lidi.

Ma se il problema principale al momento sembra essere quello di impedire l’entrata dell’undicesimo costruttore, reo di togliere 11 milioni di euro di dividendi ai team, allora si capisce chiaramente come tutto il baraccone sia diventato ancora più un’enclave chiusa e autoreferenziale. D’altronde c’è chi ancora prende il 38% degli incassi perchè ormai fa “parte dell’arredamento”…

Andretti sogna l’approdo in F1 e trattandosi di americani non lo fa certo per beneficenza, ma per vincere e cercare di guadagnare. Sarà molto difficile per lui in quanto 8 team su 10 sono contrari, in primis il paladino del “this is no right” Toto Wolff. Tra l’altro l’ingresso del più americano possibile dei team come quello della famiglia Andretti sarebbe un bel boost per l’interesse della F1 in terra USA, da sempre un pò snobbata e considerata il giusto, in ogni caso meno della Nascar per intenderci.

immagine da autoappassionati.it

L’affaire Andretti/Cadillac sembra essere l’ennesimo braccio di ferro tra F1 (Domenicali&team) e FIA dall’altra (Ben Sulayem), due controparti che sono più volte venute allo scontro recentemente. Alla fine è l’ineffabile dr.Marko a darci la spiegazione definitiva sul possibile no ad Andretti: oltre alla perdita di 11 milioni di dollari per ogni team, non c’è posto per un altro team nei già sovraffolati box degli autodromi che ospitano i GP. Semplice no?

*immagine in evidenza da givi.it

Rocco Alessandro

“Triumph and Tragedy” – the 1958 F1 Season

When the 1958 Formula One season opened the sport was very different than it had been just six or seven months before. The Le Mans disaster in 1955, which had taken the lives of 77 spectators, had called into question whether motor racing should be outlawed. In react, Switzerland would ban motor racing, a ban which largely exists to this day.

For Enzo Ferrari he was suffering personal and professional trials. In 1956 his son Alfredo (Dino) had died from muscular dystrophy. While in 1957 he was charged with manslaughter by the Italian government after 13 people, manly children, were killed at the Mille Miglia, when Ferrari driver Alonso de Portago crashed into a crowd of spectators. The lawsuit against Ferrari wouldn’t be resolved until 1961, when he was found not guilty.

(Alfredo “Dino” and Enzo Ferrari in 1947)

The 1958 season would open in Argentina in January and finish in Morrocco in October. There were 11 races. The Indianapolis 500 was in 1958 still part of the F1 championship, but as the race has no impact, I will not include it in this story. That will make the championship 10 races. Points were scored from 1st to 5th, with points being 8–6–4–3–2  and drivers could only score from their top six results. The season was as follows:

Round                     Grand Prix                   Circuit                                      Date 

1    Argentine GP                         Oscar Alfredo Gálvez,                19 January

2     Monaco GP                               Monte Carlo                                          18 May

3      Dutch GP                                  Zandvoort                                              26 May

4      Belgian GP                               Spa-Francorchamps                         15 June

5      French GP                                Reims-Gueux                                          6 July

6       British GP                                Silverstone                                            19 July

7       West Germany GP             Nürburgring                                        3 August

8       Portuguese GP                   Circuito da Boavista                     24 August

9        Italian GP                    Autodromo di Monza                       7 September

10     Moroccan GP         Ain-Diab Circuit, Casablanca           19 October

 

The favorite to win the championship was Moss, but the Vanwall was unreliable. Hawthorn in the Ferrari had reliability but not the speed of Moss. The season would be an epic battle.

Race 1 Argentina:

The opening race was in Argentina.  As Vanwall had decided to not go to the race and continue to develop their car, Moss would do a one-off for Rob Walker’s privateer Cooper team. Incidentally, Walker was the heir to the Johnny Walker whiskey fortune, and would sponsor may drivers during the 1950’s and 1960’s.  For Moss it was the perfect start to the season. He won the race by 2 seconds, with Musso second and Haythorn third. It is also interesting to note that Walkers Cooper was the first rear-engined F1 car to win a race. The points after Argentina were:

1 Stirling Moss 8
2 Luigi Musso 6
3 Mike Hawthorn 4
4 Juan Manuel Fangio 4
5 Jean Behra 2

 

Race 2 Monaco

Monaco in 1958 was like today the crown-jewel of the F1 season. In 1958 many teams / drivers would only do that race. For Vanwall the season started here. Moss would be now with the team and be partnered by Brooks and Lewis-Evans. For the second race in a row the Cooper, this time driven by Maurice Trintignant, would win, and the questions got loader, maybe the rear-engined cars were unbeatable. For Ferrari a lot of questions had been answered. The 246 was as solid as a rock, though not as fast. For Vanwall and Cooper their cars were fast but fragile. With two races done it looked like Ferrari was the team to beat.

Bernie Ecclestone at Monaco 1958

Monaco 1958 Results

1 Maurice Trintignant CooperClimax
2 Luigi Musso Ferrari
3 Peter Collins Ferrari
4 Jack Brabham CooperClimax
5 Harry Schell BRM

 

Drivers’ Championship Standings

Pos Driver Points
1 Luigi Musso 12
2 Stirling Moss 8
3 Maurice Trintignant 8
4 Mike Hawthorn 5
5 Peter Collins 4

Race 3 Netherlands

The Dutch GP was the third race of season. The race would begin to answer the questions of how fast and reliable the Vanwall’s were, and whether Ferrari was really a contender. After the race had finished a clearer picture was emerging. Moss in the Vanwall was the drivers to beat. The Cooper while quick was unreliable and BRM had opted to go with reliability over speed. Ferrari had a revised engine for the next race in Belgium. It would now be a two team fight.

 

1 Stirling Moss Vanwall 75 91
2 Harry Schell BRM 75 6
3 Jean Behra BRM 75 4
4 Roy Salvadori CooperClimax 74 3
5 Mike Hawthorn Ferrari 74 2

 

1 Stirling Moss 17
2 Luigi Musso 12
3 Maurice Trintignant 8
4 4 Harry Schell 8
1 5 Mike Hawthorn 7

Race 4 Belgium

The forth race of the season was held at Spa. In 1958 Spa at 24 laps was the shortest race of the season. The Ferrari engine upgrades gave the car a lot more speed with no lose of reliability.  The race would confirm that it was now a two-team fight, Vanwall against Ferrari.

Brooks with Moss

Even though Brooks won the race, the upgraded Ferrari was now near the Vanwall’s race pace. It was beginning to look like a Moss versus Hawthorn fight for the championship.

1 Tony Brooks Vanwall 24 8
2 Mike Hawthorn Ferrari 24 7
3 Stuart Lewis-Evans Vanwall 24 4
4 Cliff Allison LotusClimax 24 3
5 10 Harry Schell BRM 23 2

 

1 Stirling Moss 17
2 Mike Hawthorn 14
3 Luigi Musso 12
4 Harry Schell 10
5 Maurice Trintignant 8

Race 5 France

The French GP was the half-way mark of the 1958 season. It was held at Reins and was the highest paying race of the season. Practice confirmed the Ferraris were quick, with Hawthorn and Musso one-two and Collins fourth. Moss could do no better than sixed. For Musso things were desperate. He was deeply in debt and needed the prizemoney to pay off creditors or possibly be arrested.

As the race started the Ferrari’s of Hawthorn and Musso raced off leaving the others will behind. On lap 9 tragedy occurred, Musso lost control of his at the chicane and crashed. Taken to a local hospital he would die two hours later. The championship was now a fight between Hawthorn and Moss.

Luigi Musso

1 Mike Hawthorn Ferrari 50 9
2 Stirling Moss Vanwall 50 6
3 Wolfgang von Trips Ferrari 50 4
4 Juan Manuel Fangio Maserati 50 3
5 Peter Collins Ferrari 50 2

 

1 Stirling Moss 23
2 Mike Hawthorn 23
3 Luigi Musso 12
4 Harry Schell 10
5 Maurice Trintignant 8

 

Race 6 Great Britain

As F1 moved to Britain for the 6th race of the season, the championship was becoming clearer. The Ferrari upgrades had made the car reliable, Vanwall was still slightly quicker but the reliability problems were still there.

The race would be an easy win for Ferrari, with Collins winning and Hawthorn second. Moss would suffer yet another DNF. Hawthorn had now caught Moss for the driver’s championship, and things were looking good for Ferrari. Of interest, Bernie Ecclestone had given up driving F1 to become an owners, entering two drivers in his new Connaught-Alta privateer team.

1 Peter Collins Ferrari 75 8
2 Mike Hawthorn Ferrari 75 7
3 Roy Salvadori CooperClimax 75 4
4 Stuart Lewis-Evans Vanwall 75 3
5 Harry Schell BRM 75 2

 

1 1 Mike Hawthorn 30
1 2 Stirling Moss 23
8 3 Peter Collins 14
1 4 Luigi Musso 12
1 5 Harry Schell 12

 

Race 7 West Germany

The West German GP was the 7th race of the season. Held at the Nürburgring, the organizers made the unusual decision to run an F2 race at the same time as the F1 race. The F1 cars would get their starting position separately from the F2 cars. The intent was that the cars would quickly separate and the two different groups wouldn’t bother each other. That was the theory.

As the race started the fears that the cars wouldn’t separate went away, as the F1 raced away. The promoters had dodged a bullet. But on lap 10 disaster struck. Collins went into the Pflanzgarten too quickly. The car hit the guard rails and flipped over. By the time race workers got to the car, Collins was dead. He was the second Ferrari driver to die in a month.

Peter Collins fatal crash

The final results had little impact on the championship. Brooks won with von Trips, who was preplacing Musso, fourth. Winning the F2 race and coming 5th F2 overall was a young driver from New Zealand named Bruce McLaren. Next race was Portugal.

1 Tony Brooks VanWall 15 2:21:15.0 8
2 Roy Salvadori Cooper-Climax 15 +3:29.7 6
3 Maurice Trintignant Cooper-Climax 15 +5:11.2 4
4 Wolfgang von Trips Ferrari 15 +6:16.3 3

 

1 Mike Hawthorn 30
2 Stirling Moss 24
4 3 Tony Brooks 16
1 4 Peter Collins 14
4 5 Roy Salvadori 13

Race 8 Portugal

The 8th race of the season was held in Portugal. The race was very controversial. In qualifying both Moss and Hawthorn would post the same qualifying time, which started am argument between Ferrari and Vanwall as to where each driver should start. Then during the race Hawthorn spun off the circuit and appeared to restart his engine facing the oncoming cars. For this he was disqualified. Moss, who had seen Hawthorn spin, went to the stewards and said Hawthorn ever left the circuit. That was enough for the stewards to reinstate Hawthorn’s second place. That honesty would ultimately cost Moss the championship. Of not, the F2 race was won by a young driver from New Zealand named Bruce McLaren.

Hawthorn left 24, Moss right 2.

 

1 2 Stirling Moss Vanwall 50 2:11:27.80 1 8
2 24 Mike Hawthorn Ferrari 50 + 5:12.75 2 71
3 6 Stuart Lewis-Evans Vanwall 49 + 1 Lap 3 4
4 8 Jean Behra BRM 49 + 1 Lap 4 3
5 22 Wolfgang von Trips Ferrari 49 + 1 Lap 6 2

 

1 Mike Hawthorn 36 (37)
2 Stirling Moss 32
3 Tony Brooks 16
4 Peter Collins 14
5 Roy Salvadori 13

 

Race 9 Italy Monza

The ninth race of the season was the Italian GP held at Monza. The Vanwall’s of Moss and Brooks qualified 1-2, and the Ferrari of Hawthorn 3rd. The race itself had the bizarre event of the Scuderia Centro Sud Maserati of Shelby having an engine failure on the first lap to be replaced by Gregory in the spare car. Gregory would finish 4th and keep the position but not score any points. The race itself was following a familiar pattern, with Moss failing to finish and Hawthorn coming second. The title would be settled in the last race in Morrocco.

 

 

Pos No Driver Constructor Laps Time/Retired Grid Points
1 28 Tony Brooks Vanwall 70 2:03:47.8 2 8
2 14 Mike Hawthorn Ferrari 70 + 24.2 3 6
3 18 Phil Hill Ferrari 70 + 28.3 7 51
4 32 Masten Gregory
Carroll Shelby
Maserati 69 + 1 Lap 11 02
5 6 Roy Salvadori CooperClimax 62 + 8 Laps 14 2

 

Pos Driver Points
1 Mike Hawthorn 40 (43)
2 Stirling Moss 32
3 Tony Brooks 24
1 4 Roy Salvadori 15
1 5 Peter Collins 14

Race 10 Morocco

The final race of the season was the Moroccan GP. It was to be the only F1 race held in Morocco.

Qualifying save the Ferrari of Hawthorn take pole and Moss second. There were 3 Ferrari’s and 3 Vanwall’s in the top seven. Only Behra in the BRM, who qualified 4th, was close. The race would be similar to West Germany where F2 cars would also be racing. As the race started Moss quickly took the read. Hawthorn was content to sit in season as that was all be needed to win the drivers championship. On lap 41 tragedy for Vanwall. Lewis-Evans crashed and his car burst into flames. He was taken from the car with severe burns and airlifted to London. He was to die six days later.

Lewis-Evans

Hawthorn drove the car to an easy second, enough to win the championship. Moss who won the race, would be runner up again. Once the race was over, Hawthorn who had been diagnosed with kidney disease, retired. Tragically, just three months after winning the F1 championship, Hawthorn would be killed in a motor accident when racing his friend on a city street outside London.

Mike Hawthorn’s fatal crash

The 1958 F1 season was a seminal point for the sport. The front-engine cars would win their last title. The new world in F1 was aerodynamics. Enzo Ferrari was a genius but his belief that horsepower was key was proven wrong by the British teams, like Lotus and Brabham, the age of aerodynamics has arrived.

 

Ian @CavallinoRampa2

MOTOGP 2023-GP DEL GIAPPONE MOTEGI

Tutti d’un fiato dalle Indie al Giappone per il classico di Motegi.

Assenti per infortunio Bastianini, Marini, Alex Marquez (ormai si deve fare il contrappello come durante il servizio militare) si rivede finalmente Alex Rins che torna sulla Honda di Cecchinello per le ultime gare prima di passare in sella alla Yamaha ufficiale nel 2024. In pista anche il collaudatore Yamaha Cal Crutchlow vecchia conoscenza del circo iridato.

La pista di casa Honda è iperconosciuta dai baldi giovani del Motomondiale, pertanto gli stessi non patiranno l’assenza di dati e riferimenti come lo scorso weekend. Ciò dovrebbe portare i valori in campo alla condizione pre-India.

 

QUALIFICHE

Il pilota più in forma del momento resta Jorge Martin che conquista una splendida pole abbattendo il record del circuito fissato al mattino da Binder durante le FP. Bagnaia agguanta il secondo posto in extremis con un giro dei suoi che non è comunque sufficiente a battere lo spagnolo. In terza posizione un redivivo Jack Miller che lo scorso anno a Motegi aveva addirittura vinto la gara. Il mattatore di Buddh Bezzecchi “solo” quarto davanti all’altra Ktm di Binder e ad un magico Di Giannantonio davanti a Marc Marquez “ottimo” settimo.

Bezzecchi ha approfittato dell’aiuto della scia offerta da Bagnaia dopo che nel primo tentativo era caduto rovinosamente con la prima moto. Questo in faccia a tutte le malelingue.

 

SPRINT RACE

Jorge Martin mette in scena una gara alla sua maniera. Se ne va salutando subito i compagni di viaggio e l’unico in grado di stargli vicino è Binder che si issa presto al secondo posto.

Bagnaia rimane a battagliare con Miller e finisce sul terzo gradino dello “sprint podio” lasciando per strada altri 5 punti in favore dello spagnolo che arriva a -8 in classifica generale. Bezzecchi si arrabatta sino alla sesta posizione preceduto anche da Zarco ma davanti al buon Marquez che riesce a mantenere la posizione di partenza in griglia. Opache le Aprilia che finiscono anche dietro all’ottimo Di Giannantonio. Mir resta in piedi e finisce tredicesimo, mentre Quartararo arriva quindicesimo davanti al compagno di team che non vede l’ora di salire sulla sua Ducati.

 

GARA

La corsa parte quando inizia a scendere qualche goccia d’acqua. Giusto un giro e tutti i migliori prendono la corsia box per il cambio moto. Il più veloce della prima fase è Aleix Espargaro che monta una rain morbida come Marquez. La pioggia leggera aiuta lo spagnolo che però ben presto viene sopravanzato dai soliti Big man mano che la pioggia si intensifica. Cade Binder e la gara prosegue con Martin che tiene Bagnaia a distanza di un secondo mentre Marquez risale sino al terzo posto.

Ma verso metà gara la pioggia aumenta al punto che prima Espargaro e, subito dopo, Bagnaia e Marquez alzano il braccio per far uscire la bandiera rossa: poca visibilità ed i piloti partiti con caschi non adattati alle nuove condizioni climatiche, consigliano di usare il buon senso.

Meno di un ora di pausa e la direzione gara fa rientrare i piloti in pista per un nuovo tentativo prima che l’oscurità scenda sulla pista.

Sighting lap e Warm up lap sono sufficienti per dire basta, arrivare oltre la metà gara e assegnare il punteggio pieno.

Jorge Martin completa un altro filotto (pole, sprint, gara) dopo quello di Misano. Conferma così di essere il più in forma del periodo e rosicchiando altri punti al leader Bagnaia che resta tale ma con sole 3 lunghezze di vantaggio. Marc Marquez conquista un podio nel giardino di casa Honda che potrebbe anche essere il suo regalo d’addio alla casa di Tokio.

 

CONSIDERAZIONI SPARSE

Ad ottobre in Giappone il clima è spesso piovoso. Far partire la gara alle 15 locali per fare un “favore” agli spettatori europei resta un idea idiota oggi come lo è stato in passato anche per altre discipline motoristiche. Le giornate si accorciano ed un ritardo qualsiasi porta al risultato di non riuscire a finire la corsa. Attribuire il punteggio pieno con il solo 50% di gara percorso è bizzarro a prescindere dal tifo e dal vincitore.

Bagnaia ha dilapidato tutto il vantaggio a partire dalla caduta di Barcellona. Lo scorso anno ha mostrato di saper vincere rimontando, quest’anno dovrà dimostrare di sopportare la pressione di chi lo insegue.

Ormai manca solo l’annuncio ufficiale di Marquez alla corte di Gresini. Un terremoto visto che ha spostarsi è il pilastro della categoria del dopo Rossi. Potrebbe riuscire in un impresa epica e farlo laddove tanti altri non sono riusciti addirittura in un team satellite. Pur non essendo dotato dell’ultima versione di Desmosedici le differenze tra l’ultimo upgrade ed il precedente delle moto bolognesi sono davvero poche. Ci sarà da divertirsi e ci sarà da sputar veleno tra i tifosi socials..

Appuntamento a tra 15 giorni in Indonesia.

 

Salvatore Valerioti

 

BASTIAN CONTRARIO: IL MALEDUCATO

Il GP del Giappone fa sciogliere come neve al sole e, come giusto che sia, tutte le velleità degli ingenui che hanno creduto che la nuova famigerata DT018, potesse ed andasse a colpire direttamente il dominio della RB19 di Verstappen. Scrivo “giustamente”, perché di porcate la Federazione ne ha fatte già tante (Race Sprint, DT039, mancata sanzione a Verstappen a Singapore… la lista è veramente lunga!) e, francamente di un’altra non sappiamo cosa farcene, senza parlare del fatto che se veramente la Red Bull fosse affondata a causa di questa direttiva, si sarebbe perso definitivamente quel poco di credibilità che al circus rimane ancora. Già ora, il Budget Cap ha falsato il mondiale limitando fortemente chi vuole recuperare il gap di svantaggio, con l’ennesimo cambiamento in corso, sarebbe stato solamente un insulto a quel poco di intelligenza che ancora ci rimane. L’attuale Red Bull è un mostro creato e voluto innanzitutto dalla Federazione in primis e che, perché non dobbiamo mai fuggire dalle nostre responsabilità, Ferrari con le sue beghe politiche interne ha contribuito non poco ad alimentare. Allora salutiamo i campioni del mondo, che nell’imbarazzo (degli altri), vincono il mondiale costruttori con sei GP d’anticipo e, il loro alfiere olandese, andrà a concludere le pratiche fra quindici giorni in quel del Qatar… anche se permettetemi di dire, visto che i punti necessari per conquistare il mondiale potrebbe già prenderli durante la Sprint Race, che lascia l’amaro in bocca sapere che Verstappen possa festeggiare già al sabato il suo “triplete”. Così come è stato quanto meno sconveniente il comportamento della Red Bull, dopo aver vinto il mondiale costruttori con e grazie al motore Honda, sulla pista di proprietà dell’omonima casa costruttrice di propulsori e non dargli il giusto tributo che tutti i nippo di casa Honda meritavano. Si potrebbe definire la Red Bull maleducata, perché è risaputo che si saluta quando si va a casa di qualcuno. Del resto si sa, i bibitari fanno il cattivo ed il bel tempo in pista e soprattutto fuori e si permettono questo atteggiamento spavaldo che sfocia nell’arroganza senza nemmeno nasconderlo più ormai. Prova ne è che, due settimane fa a Singapore, il loro pupillo aveva raccolto così tante penalità, che meritava di farsi un giro nelle patrie galere locali ed invece nulla di fatto… salvo poi che la stessa Federazione ammette che andava punito (l’ho detto, il circo, quello dei circensi, sicuramente merita più rispetto!). Non paghi, in Giappone, si sono permessi di far ritirare un “cotto a puntino” Perez, salvo poi ributtarlo in pista per fargli scontare la penalità (in maniera tale da non doverla subire il prossimo GP) per poi farlo ritirare nuovamente e definitivamente e naturalmente, la compiacente Federazione si è affrettata a dire che questo non dovrà più ricapitare… lascio a voi ogni tipo di commento ed elucubrazione mentale.

Chi di certo è maleducato, ovviamente per i tempi sportivi che corrono, è il campione del mondo Verstappen. Il buon Max è stato educato dal padre a quella che viene definita la “vecchia scuola” e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La quasi totalità dei colleghi di Verstappen sono “fighette isteriche” che non fanno altro che piangere per radio, chiedere il permesso se possono sorpassare (che tristezza!) o dover stare dietro il proprio compagno ordinatamente. Questo il campione olandese lo sa bene, lo ha sempre saputo (uno che è stato compagno di squadra di Schumacher e collega di Hakkinen e di altri campioni che correvano nel suo stesso periodo, cos’altro poteva insegnare al figlio se non ad essere, sportivamente parlando, un cagnaccio rabbioso per non dire altro!) e giustamente se ne approfitta di ciò, per trarne tutto il vantaggio possibile. Così allo spegnimento dei semafori, il buon Max non c’ha pensato su due volte a vincere il GP proprio in partenza, pensando bene di accompagnare gentilmente fuori pista prima Piastri (che ancora non ha capito cosa è successo!) e poi il compagno di squadra dell’australiano, che stava quasi per approfittare della situazione. Quella curva uno di Suzuka, la conosciamo bene noi ferraristi cosa rappresenta, perché avremo sempre l’immagine dello scornamento (voluto) tra Senna e Prost e per questo mi chiedo e vi chiedo, se Verstappen avesse fatto lo stesso se accanto a lui partivano a sandwich gente come il brasiliano che parla con dio, il professore, il leone di Upton-upon-Severn o il Kaiser; solo per citare qualche nome. Soprattutto con quali conseguenze, anche se è facile immaginarlo.

Del resto è stato proprio questo atteggiamento che gli ha permesso di laurearsi campione del mondo nel 2021 contro chi dalla vecchia scuola ne viene e cioè Lewis Hamilton. Senza questo comportamento, mostrato per la prima volta in mondo visione con quel famoso “NO!” detto alla squadra, quando gli chiesero di cedere la posizione a Sainz in toro Rosso, l’olandese non sarebbe quello che è attualmente. Un talento come Verstappen su una macchina imbarazzante (per la concorrenza) come lo è la RB19 non fa altro che fare il suo dovere e cioè il vuoto dietro di lui e, tutte le pippe mentali che ci sono state tra la domenica di Singapore ed il sabato Giapponese, non hanno fatto altro che alimentare il fuoco della voglia di zittire tutti. Detto fatto dunque e, come già detto, il “maleducato” senza rispetto e senza starci troppo a pensare, ha concluso la pratica nipponica alla prima curva. Come si può battere uno come Verstappen? La logica impone di dire che un qualunque suo avversario che lo voglia affrontare, debba avere una monoposto alla pari della sua e, per carità, questo è vero, così come è vero che purtroppo non basta. Un qualunque avversario di Verstappen, che sia intenzionato a sfidarlo a singolar tenzone, deve mettersi in testa che la sola macchina non basta e che in primis deve essere altrettanto maleducato quanto lo è lui. Non lo sconfiggi uno cosi se si scende in pista con un atteggiamento mentale diverso da questo. Chiedere ad Hamilton che ha il dente così avvelenato che ormai ha la bocca marcia e questo lo si vede ad ogni intervista dove non perde occasione per aumentare la pressione mediatica sui bibitari e sul suo acerrimo rivale, sputando appunto solo veleno! Affrontare Verstappen significa assumersi la responsabilità del rischio che in una curva ci si entra in due e all’uscita non ne verrà fuori nessuno, perché lui di certo non si sposterà (andatevi a vedere cosa successe a Monza, alla prima chicane, nel 2021). Piastri è stata una preda facile per il buon Max ed è qui che nasce il rammarico di vedere una Ferrari che arriva (la prima che ha visto la bandiera a scacchi) al traguardo con più di quaranta secondi di svantaggio, perché sono convinto e di certo non mi rimangio il pensiero che nella cerchia dei maleducati, oltre ad Hamilton ed Alonso, ci sia anche LeClerc il quale l’anno scorso, quando la macchina glielo consentiva, ha dimostrato di non avere nessun timore riverenziale…anzi. Vi dirò di più, se c’è in pista qualcuno che Verstappen teme è proprio il monegasco: hanno sempre corso assieme e l’olandese sa bene di che pasta è fatto Charles e la fame che il monegasco ha lo rende pericolosissimo. In Bahrein l’anno scorso, abbiamo visto tutti che lotta senza quartiere che c’è stata e come l’abbia spuntata l’alfiere rosso. Allo stato attuale non possiamo sapere se Charles possa reggere sulla distanza (in questo ormai Verstappen ha raggiunto la maturazione completa), vero è che a maleducazione il talento rosso non ha nulla da invidiare a nessuno. Se mai avremo l’opportunità di avere una monoposto competitiva, sono sicuro che sarebbe lotta dura, solo che mi sa che dovremo aspettare ancora per molto e qui mi taccio; altrimenti divento maleducato io

 

Vito Quaranta

MOTOGP 2023 – ROUND 12 – INDIA: IL MONDIALE SI RIAPRE

Dopo ben 10 anni di assenza torna sulla ribalta mondiale il Buddh Circuit in India. Dopo la F1 è la Motogp a tentare la “carta indiana” su un circuito inattivo dal 2018 ed in un paese non proprio “facile”.

Infatti, dopo 10 anni, i problemi con i visti di ingresso sono rimasti tali e quali. La pista, addirittura, è stata omologata per il rotto della cuffia qualche giorno prima di accendere i motori.

Tracciato molto green e scivoloso, layout sconosciuto a tutti ed assenza di dati sono stati fattori che hanno complicato il weekend dei nostri centauri.

Dopo le prime sessioni i valori in campo si sono quasi riallineati completamente in favore di chi è nelle prime posizioni della classifica generale, in sella alle Ducati…

Ktm ed Aprilia sotto tono hanno permesso a Yamaha ed Honda di riaffacciarsi nella parte alta della classifica sin dalle qualifiche. Che questo stia ad indicare un progresso da parte dei giapponesi, piuttosto che un regresso degli “europei”, sarà tutto da dimostrare nelle prossime gare, sebbene proprio la prossima gara sarà a Motegi.

Andiamo per ordine.

QUALIFICHE


La pole va ad uno strepitoso Marco Bezzecchi arrivato carico come una molla in India. I compagni di Marca Martin e Bagnaia completano la prima fila come da “possibile” copione. A dimostrazione che le Ducati vanno sempre forte (anche quelle dei team satellite) Luca Marini si piazza in quarta posizione davanti ad un redivivo Joan Mir che precede nientepopodimeno che sua maestà Marc Marquez: in pratica un evento storico. Due Aprilia ufficiali e riappare in Q2 al nono posto anche l’ex campione del mondo Fabio Quartararo. Tutte le KTM fuori dai primi 12 posti.

 SPRINT RACE SABATO

La prima curva del circuito indiano è una sorta di imbuto ed il primo a farne le spese è il poleman Marco Bezzecchi che viene tamponato dal compagno Marini che gli partiva esattamente dietro. Il risultato è che Marco, pur non cadendo, si ritrova a rientrare in pista in coda al gruppo, mentre Luca si rompe una clavicola salutando il resto della truppa.

La gara non ha storia. In assenza del mattatore Bezzecchi, il comando è preso con prepotenza da Jorge Martin che va a vincere senza essere mai impensierito da Bagnaia che, suo malgrado, si trova invece a dover combattere con quell’osso duro di Marquez che termina al terzo posto difendendosi a sua volta da Binder risalito dalle retrovie dopo le pessime qualifiche. Il mattatore Bezzecchi rimonta sino al 5.posto finale superando all’ultimo giro Quartararo.

MAIN RACE DOMENICA

Che Marco Bezzecchi avesse un passo completamente diverso da chiunque altro sul Buddh Circuit lo si era capito sin dal sabato. Alla partenza decide di salutare tutti e si invola con un passo irraggiungibile per tutti arrivando ad accumulare oltre 5 secondi di vantaggio. Dietro di lui Pecco Bagnaia che dapprima viene sorpassato dal primo rivale in classifica Martin, ma poi riagguanta il secondo posto in tranquillità salvo perdere l’avantreno in una veloce piega a sinistra ad 8 giri dalla fine.

La gara finisce con Bezzecchi re indiano, Martin che a fatica agguanta il secondo posto dopo aver combattuto anche con la zip della sua tuta incalzato da Fabio Quartararo che sale sul terzo gradino del podio e sorride per il distacco dal vincitore che questa volta resta sotto i 10 secondi. Binder, Mir (per una volta rimasto sulle ruote) Zarco, Morbidelli, Vinales e Marc Marquez (scivolato durante la gara) completano i primi posti.

Tutta la truppa si sta trasferendo a Motegi per la gara successiva senza soluzione di continuità.

Il mondiale si è riaperto d’improvviso in poche settimane. La caduta di Bagnaia a Barcellona ha spostato l’inerzia a favore degli inseguitori che in tre appuntamenti hanno mangiato il 70% del vantaggio che Pecco si era procurato (e meritato) prima. Dalla parte del chivassese c’è che sia Martin che Bezzecchi corrono per loro stessi e si porteranno via punti a vicenda. Bagnaia non può contare che su se stesso (come accadde l’anno scorso) perché non ha nemmeno il compagno di team in grado di aiutarlo tenendo dietro i suoi rivali.

Sarà un 1 contro 1 contro 1 da qui a fine stagione tra lui, Martin e Bezzecchi.

In ogni caso Bagnaia avrà solo da perderci. Se dovesse vincere sarà per il fatto che lui è l’ufficiale e gli altri no. Se dovesse perdere vorrà dire che non merita (e manco meritato in passato) la moto ufficiale ed il team interno, contrariamente agli altri più bravi di lui. Questo il mood in giro per i socials, purtroppo.

Ducati non ha fatto preferenze quest’anno e manco lo scorso. La dimostrazione che ha sempre fornito materiale di primordine a tutti è nel fatto che nei due anni scorsi le vittorie di marca sono arrivate da tutti e quattro i team forniti, l’interno, Pramac, Gresini, VR46.

Però questo è il clima che si respira, quello di dover creare polemica sempre, di voler sempre vederci del marcio… e questo sarà il motivo per cui dalla prossima stagione questa rubrica verrà tagliata dal palinsesto del Blog.

Al dopo Motegi.

Saluti

 

Salvatore Valerioti

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