F1 2023 – GRAN PREMIO DEL QATAR

Finisce il trittico orientale con l’approdo a Losail per il GP del Qatar. Gp che potrebbe e dovrebbe, a meno di imprevisti, vedere Max Verstappen laurearsi campione del mondo per la terza volta consecutiva. Mancano la miseria di tre punti sul compagno di squadra Perez e a Max basterebbe addirittura un sesto posto nella sprint race. Campione del mondo nella garetta del sabato, non il massimo ma questo passa il convento.

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Losail si presenta come una pista in cui in tanti, a partire dalla McLaren, dovranno verificare i progressi visti a Suzuka. Pista con molti curvoni veloci in appoggio e con una media sul giro intorno ai 240 km/h sembra fatta apposta per esaltare le doti, manco a dirlo, della RB19 ma anche la MCL60, vista a suo agio a Suzuka, potrebbe beneficiare del layout della pista qatarina.

Guai in vista quindi per Ferrari che non ha avuto chance in Giappone e potrebbe opporre ben poca resistenza anche a Losail. Se a questo aggiungiamo l’asfalto nuovo appena posato, la solita sabbia onnipresente nei primi turni di prove e l’assenza di gare di contorno, il weekend di Losail rischia di essere un bel risiko per tutti i team, complice anche la gara sprint che obbligherà tutti a congelare i setup ottenuti nelle prove del venerdì, quindi con pista ancora con tanto margine di miglioramento.

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E’ previsto un alto degrado e Pirelli porterà le mescole più dure a disposizione: C1, C2 e C3. Ferrari da questo punto di vista è quella che più dovrà gestire questo aspetto che, nonostante i recenti miglioramenti, rimane un punto debole. L’imprevedibilità della W14 invece potrebbe mettere in crisi il box Mercedes che questa volta avrà davvero poco tempo per definire il corretto setup.

Con una stagione così lunga e un mondiale che sta per essere assegnato sembra incredibile che manchino ancora sei Gp alla fine della stagione. Palese il fatto che da adesso in poi per tutti i team si tratterà di provare quante più soluzioni possibili in vista del 2024, soprattutto per quelli che dovranno recuperare terreno nei confronti della Red Bull. Il tutto sotto la spada di Damocle dei budget cap.

Sarà un problema anche per il management F1 riuscire a tenere alta l’attenzione nei confronti del pubblico. I recenti dati sull’interesse che genera il circus sono in netto calo a partire dal 2021, inizio del dominio Red Bull. Considerando la continuità dei regolamenti tecnici che dovrebbe garantire agli austriaci di dormire sogni relativamente tranquilli fino al 2026, si prospetta un bienno davvero duro per chi deve gestire la popolarità del marchio F1.

D’altronde è logico che, se la politica nei confronti degli appassionati tende a escludere sempre di più i “vecchi ” fan e ad accogliere a braccia aperte i “nuovi”, che sono in maggioranza molto giovani e abituati all’interazione social, ovvero mordi e fuggi e molto precaria in termini di fidelizzazione, in tempi in cui non c’è possibilità di una vera lotta per le gare e i campionati, l’interesse di chi guarda si sposta molto velocemente su altri lidi.

Ma se il problema principale al momento sembra essere quello di impedire l’entrata dell’undicesimo costruttore, reo di togliere 11 milioni di euro di dividendi ai team, allora si capisce chiaramente come tutto il baraccone sia diventato ancora più un’enclave chiusa e autoreferenziale. D’altronde c’è chi ancora prende il 38% degli incassi perchè ormai fa “parte dell’arredamento”…

Andretti sogna l’approdo in F1 e trattandosi di americani non lo fa certo per beneficenza, ma per vincere e cercare di guadagnare. Sarà molto difficile per lui in quanto 8 team su 10 sono contrari, in primis il paladino del “this is no right” Toto Wolff. Tra l’altro l’ingresso del più americano possibile dei team come quello della famiglia Andretti sarebbe un bel boost per l’interesse della F1 in terra USA, da sempre un pò snobbata e considerata il giusto, in ogni caso meno della Nascar per intenderci.

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L’affaire Andretti/Cadillac sembra essere l’ennesimo braccio di ferro tra F1 (Domenicali&team) e FIA dall’altra (Ben Sulayem), due controparti che sono più volte venute allo scontro recentemente. Alla fine è l’ineffabile dr.Marko a darci la spiegazione definitiva sul possibile no ad Andretti: oltre alla perdita di 11 milioni di dollari per ogni team, non c’è posto per un altro team nei già sovraffolati box degli autodromi che ospitano i GP. Semplice no?

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Rocco Alessandro