HAMILTON VINCE, LECLERC ILLUDE, VERSTAPPEN CI CASCA

Ci sono week-end che rimangono nella storia della Formula 1. A volte per più di un motivo. E quello appena terminato a SIlverstone è uno di questi.

Il sabato ha visto il debutto della discussa “Sprint Qualifying”, tentativo un po’ ingenuo di mettere una garetta anche il sabato per far divertire soprattutto gli spettatori più giovani. Abbiamo così avuto una mega pole di Hamilton il venerdì,  che però non rimarrà negli albi d’oro. Perchè è stata vanificata nella competizione di 17 giri del sabato, che ha visto l’inglese partire malissimo e perdere la prima posizione a favore di Verstappen. Qualche emozione, il sabato, l’ha data Alonso, capace di recuperare ben 4 posizioni. Ma ciò non è stato certo sufficiente a far pensare che la suddetta garetta sia una gran trovata. Giudizio sospeso, vedremo le prossime due occasioni cosa ci riserveranno.

Si arriva quindi alla domenica con le parti invertite. Verstappen in pole, e Hamilton di fianco a lui in prima fila. Per quella che potrebbe essere una sorta di ultima spiaggia per l’inglese e per la Mercedes, reduci da cinque sconfitte consecutivi.

E così quando si spengono i semafori inizia una lotta senza quartiere, con Hamilton a cercare di passare Max, e quest’ultimo procedere a zig-zag per tenersi dietro un avversario a dir poco indiavolato. E l’ultimo di questi zig-zag gli costa caro. Sul vecchio rettilineo di partenza l’inglese lo affianca, ma lui lo stringe contro il muro. Ma non lo convince a tirare su il piede e i due entrano alla Copse affiancati. Il risultato è un contatto che spedisce Verstappen contro le barriere ad alta velocità, costringendo la direzione gara ad esporre la bandiera rossa e l’olandese ad essere portato in ospedale per controlli dopo un impatto di ben 51G.

Con la gara sospesa, iniziano le comunicazioni fra la direzione gara, Horner, ovviamente infuriato, e Wolff, sicuro che il suo pilota non abbia commesso nessun errore. Ad Hamilton vengono comunque comminati 10 secondi di penalità, come sempre molto discutibili, perchè se abbiamo imparato in Austria che bisogna lasciare spazio perfino all’esterno, a lui forse Verstappen non ne aveva lasciato abbastanza all’interno. Ma, come vedremo, quei 10 secondi saranno ininfluenti sul risultato finale.

Si riparte da fermi con Leclerc in pole, ed Hamilton che non prova ad attaccarlo. Dietro, Bottas perde ancora una volta una posizione su Norris, mentre Alonso tenta di difendersi su Ricciardo ma ha la peggio.

Fino al giro 15, Leclerc tiene sorprendentemente a distanza Hamilton, poi in radio inizia a lamentarsi di problemi al motore, e l’inglese si avvicina. Ma tutto sembra risolversi, e Lewis inizia ad accusare un forte blister mentre per Charles le gomme sono perfette, e torna così un po’ di distanza fra i due.

Il primo a fermarsi del gruppo di testa è Ricciardo, al giro 21, seguito alla tornata successiva dal compagno Norris, che però è vittima di uno stop lungo 3 secondi di troppo, che gli farà perdere la posizione su Bottas, rientrato il giro dopo.

Hamilton si ferma al giro 28 e sconta i 10 secondi di penalità. Come previsto, si ritrova dietro a Norris, e ora per lui la strada per la vittoria si fa in salita. In questo momento ci sono due Ferrari in testa alla corsa, e si inizia a sperare in un’altra improbabile vittoria italiana in terra inglese.

Sainz si ferma subito per montare gomma dura, ma purtroppo un problema all’anteriore sinistra gli fa perdere un’eternità. Al giro successivo è il turno di Leclerc, per il quale tutto fila liscio. Mancano 22 giri, e ora i rivali di Charles sono Bottas che si trova a 7 secondi, e Norris a 11 secondi, con Hamilton a 2 secondi da lui. A Lewis basta un giro per sbarazzarsi del connazionale, e si mette così in caccia del compagno di squadra.

Con gomme nuove, Leclerc sembra riuscire a mantenere  costante il distacco su Bottas. Anche con la mescola più dura fra quelle a disposizione, la Ferrari va sorprendentemente bene. La conferma è Sainz, che recupera velocemente su Ricciardo e ingaggia una lotta per la quinta posizione. Ma è solo un’illusione.

A 12 giri dalla fine, Hamilton alza il ritmo. Ci sono ancora oltre 9 secondi di margine da gestire, ma la possibilità di vincere per la Mercedes è reale, e il team chiede a Bottas di far passare il compagno.

Lewis inizia a guadagnare 1 secondo al giro e a 3 giri dalla fine arriva di gran carriera dietro al ferrarista, passandolo al primo tentativo anche grazie ad un errore di Charles, che comunque non sarebbe riuscito in alcun modo a difendere la prima posizione.

Finisce così con il numerosissimo pubblico inglese in tripudio, almeno questa volta, per un raggiante Hamilton primo sul traguardo e di nuovo vicinissimo a Verstappen in campionato. Secondo un delusissimo Leclerc, e terzo il maggiordomo Bottas, autore della solita gara onesta. Quarto Norris, davanti al compagno Ricciardo e a Sainz, che ha pagato caro un incidente con Russell nella qualifica sprint. 

Settimo un fantastico Alonso, ottavo Stroll, nono Ocon e decimo Tsunoda, che zitto zitto è riuscito ad arrivare davanti al compagno di squadra Gasly, oggi undicesimo.

Pessima gara per gli esperti Perez, Verstappen e Raikkonen, autori di qualche errore di troppo in una giornata nella quale poteva esserci l’occasione per far bene.

Fra due settimane si corre in Ungheria, in quella che potrebbe essere l’unica occasione della Ferrari per portare a casa una vittoria quest’anno. Nel frattempo prepariamo i pop-corn per goderci la battaglia a suon di dichiarazioni fra due squadre, la Red Bull e la Mercedes, che sono abituate ad usare anche le parole forti contro gli avversari minacciosi. Ne sa qualcosa la Ferrari.

P.S. Il paragone fra l’incidente odierno e quello di Suzuka 1990 fra Prost e Senna, tanto caro al telecronista del fucsia, del predestinato e così via, a parere di chi scrive è totalmente fuori luogo. Quella fu una vendetta, oggi invece Hamilton ha semplicemente dato un segnale all’avversario, senza commettere alcuna scorrettezza, con una manovra dura ma dentro i limiti del regolamento (anche se il commissario di turno la pensa diversamente). D’altra parte Lewis non è mai stato come il suo idolo Senna, sa dove deve mettere le ruote affinchè il suo comportamento non sia classificato come una carognata. Come ha avuto modo di dichiarare nel dopo gara, “Max ora sa che io non mi tiro indietro”. E questo vale almeno tanto quanto i 25 punti che ha recuperato.