F2 SILVERSTONE 2020 – CLOSER

La cavalcata trionfale di Robert Shwartzman si è arrestata nel più miserabile dei modi, ma per sua fortuna gli avversari non hanno sfruttato l’occasione. Ma procediamo con ordine.

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Come è ormai prassi, nelle prove libere capeggiano le Carlin, Tsunoda primo e Daruvala secondo. Drugovich completa una top-3 tutta di rookie. Prima dell’inizio del campionato la Carlin aveva girato con delle vetture di F3 proprio a Silverstone per permettere ai  suoi piloti di riprendere confindenza con la guida, quindi hanno dalla loro una maggiore familiarità col tracciato rispetto agli altri piloti.

[COURTESY OF FORMULASCOUT.COM]

Le qualifiche offrono già diverse sorprese: Daruvala guida la classifica nel primo quarto d’ora, ma alla fine si impone il brasiliano Felipe Drugovich su MP Motorsport con l’impressionante 1:39:527, sei decimi più veloce dell’indiano, un tempo costruito principalmente con un secondo settore inavvicinabile da chiunque.  Decisamente niente male per un pilota che corre per una scuderia di secondo piano e che alla vigilia della stagione in pochi consideravano (il sottoscritto comunque già all’epoca suggeriva di tenerlo sott’occhio). Al contrario dell’avversario, Daruvala nel secondo tentativo fallisce nel migliorarsi (come Tsunoda, che era partito bene ma poi ha combinato un disastro nelle Maggots) e partirà solo settimo; alla fine dei giochi il più vicino al brasiliano sarà Callum Ilott (UniVirtuosi) con 139 millesimi di distacco; a seguire Mick Schumacher (miglior qualifica in carriera, malgrado tanto traffico nel primo run), Christian Lundgaard e il sorprendente (per quello che ci aveva abituati…) Nikita Mazepin. Diversi piloti appaiono in crisi: Guanyu Zhou, solo ottavo, Marcus Armstrong, quindicesimo, e soprattutto il leader del mondiale Robert Shwartzman, diciottesimo (!) a un secondo e mezzo dal poleman e soprattutto senza una reale spiegazione del gap.

Prima del via, si nota come la gara di Shwartzman in Ungheria ha già fatto scuola: svariati piloti delle prime file, come il poleman Drugovich, Jack Aitken (sesto, migliore qualifica stagionale) e Zhou, montano gomme dure. Colpo di scena: prima ancora del via, Ilott stalla sulla griglia di partenza ed è costretto a costretto a partire dalla pitlane. Allo spegnimento dei semafori Schumacher brucia Drugovich, grazie anche alle gomme più morbide montate sulla Prema del tedesco. Il brasiliano sarà passato nel primo giro anche da Mazepin e da Lundgaard, anch’essi su option. Il russo si dintingue per un passo gara micidiale e già al terzo giro oltrepassa Schumacher alla Stowe. Dopo qualche giro le gomme morbide perdono smalto (lo dimostrano i sorpassi di Zhou su Aitken e Tsunoda) e intorno all’ottavo giro i piloti su morbide imboccano la via dei box. Lundgaard (terzo) tenta un overcut sulla coppia di testa senza riuscirci veramente. Nel frattempo Ilott conduce una rimonta furiosa: dopo sei giri è già 14o (su 22 partenti e nessun ritiro), e dopo un pit anticipato è già in scia a Daruvala e Tsunoda. La gara ora vive del duello a distanza tra i piloti partiti sulle gomme dure (i cui leader sono Drugovich e Zhou), e il terzetto che ha già pittato, appunto Mazepin, Schumacher e Lundgaard, costretto a passare la lunga fila di auto che lo precedono.

Schumacher cerca di rimanere incollato al rivale, ma il russo è più efficace nei sorpassi; in particolare il figlio d’arte tedesco resta bloccato per lunghi giri dietro a Markelov, favorendo la fuga del russo della Hitech e il ritorno del danese della ART, che al quindicesimo giro lo infila con un sorpassone alla Brooklands. Le gomme di chi ha già pittato hanno garantito un vantaggio significativo solo nei primi giri dopo la sosta, quindi i vari Zhou, Drugovich, Aitken adesso staccano tempi simili a quelli di Mazpin, Lundgaard, Schumacher. Quando mancano una decina di giri alla fine, i piloti partiti su prime si fermano (il primo, Armstrong, al 17° giro, l’ultimo, Zhou, al 21°). Un pit stop molto lento spedisce il leader Drugovich fuori dalla lotta per le posizioni che contano. Il suo testimone è raccolto dal cinese, che, rientrato ottavo, negli ultimi giri si lancia in una rimonta che lo spinge fino al secondo posto (e per un minuto anche la vittoria di Mazepin sembrava essere a rischio). Al contrario, Schumacher accusa un crollo quasi verticale della prestazione e affonda in classifica e anche Lundgaard negli ultimi chilometri va in crisi con le coperture, venendo beffato da Tsunoda a tre curve dalla fine.

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Dopo 29 giri Mazepin quindi vince la Feature Race con quattro secondi  di vantaggio su Zhou, che ottiene anche i due punti per il GPV, e sette su Tsunoda, al secondo podio stagionale (nonché secondo arrivo a punti). Il pilota russo mi ha sorpreso: se il suo 2019 è stato semplicemente pessimo, quest’anno dopo un inizio zoppicante (un punto in quattro gare) ha sfoderato ottime prestazioni, in qualche caso battendo nettamente Ghiotto, che certo non è uno sprovveduto (a proposito: nella Feature Race ha avuto una serie di problemi tecnici che gli hanno impedito di rimontare la brutta posizione di qualifica). A seguire Lundgaard, quasi mai il più veloce ma sempre tosto, e Ilott, che malgrado lo stress della rimonta e un pit stop anticipato, negli ultimi giri girava quasi sugli stessi tempi dei migliori. Viene spontaneo pensare che senza lo stallo al via avrebbe vinto con facilità. Drugovich alla fine agguanta la settima piazza, ma senza il problema al pit poteva ambire a un piazzamento in top-5, se non a podio. Schumacher conclude la sua caduta al nono posto; la mia ipotesi è che abbia spinto troppo dopo la sosta nel tentativo di chiudere su Mazepin, solo che a Silverstone la coperta era corta, quindi quei pochi giri “sopra il ritmo” sono tornati tutti come un boomerang negli ultimi quindici chilometri. Sempre meglio del teammate Shwartzman, miserabile anche in gara (14°).

Dan Ticktum (GBR) Dams.
01.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Saturday.
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La Sprint Race vede Ticktum in pole seguito da Drugovich, Deletraz e Ilott. Allo spegnimento dei semafori Lundgaard sorpassa tre macchine in poche decine di metri e si installa in seconda posizione, mentre poco più indietro Ilott tampona e manda in testacoda Tsunoda in curva 3; il talento della FDA sarà (giustamente) punito con 5 secondi di penalità. Dopo la VSC per rimuovere la Carlin del giapponese, i piloti girano guardinghi per qualche giro, un po’ per le gomme non ancora in temperatura ma anche perché nessuno è certo della loro durata. Intorno all’ottavo giro i dubbi si sono chiariti e le gomme stanno iniziando a calare, quindi si sviluppano diversi duelli. I più veloci in questa fase sono i piloti della UniVirtuosi, che recuperano diverse posizioni: Zhou si distingue per un coraggioso sorpasso doppio alla Stowe, il teammate inglese invece si libera degli altri e si lancia all’inseguimento del leader Ticktum, ma nel corso del 16° giro scivola alla Club e fa spegnere il motore. Degna conclusione di un weekend pieno di errori. SC in pista e diversi piloti ne approfittano per cambiare le gomme, tra cui Lundgaard, che perde tre posizioni ma che potrà sfruttare delle medie nuove nei pochi giri rimanenti. Con la prontezza di riflessi tipica della sorella maggiore, in Prema richiamano i piloti con un giro di ritardo, e, sempre per abituarli al clima di lavoro della Ferrari, Shwartzman deve scontare anche una gomma che non ne vuole sapere di svitarsi. Dopo questo disastro strategico concluderanno quindicesimo e quattordicesimo, ben fuori dalla zona punti.

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Alla ripartenza Lundgaard spinge al massimo le sue medie nuove e passa come birilli i vari Mazepin, Zhou e Deletraz, ma nell’ultimo giro Ticktum gli resiste e va a vincere con tre decimi di margine. Per il pilota inglese è la prima vittoria dopo un anno e mezzo. Sempre nel corso del 21° giro Zhou, mentre cercava di rimanere incollato a Deletraz, si gira alla Chapel e scivola fuori dalla zona punti. Scala quarto Daruvala, che grazie alle gomme morbide ha rimontato dalla 12a posizione in cui si trovava dopo la sosta; quinto un solido Mazepin, mentre il suo compagno di squadra Ghiotto si deve ritirare per l’ennesimo problema tecnico; la sua gara comunque era stata già compromessa dalla  scelta di non fermarsi sotto SC. Non c’è pace sotto gli ulivi.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
02.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Sunday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

In campionato il doppio zero di Shwartzman significa che resta fermo a 81 punti, ma è riuscito a conservare la leadership perché anche gli avversari sono stati anodini: Ilott aveva il potenziale per vincerle entrambe e invece ha segnato solo un quinto posto (resta secondo a -8), Schumacher addirittura ha raggranellato solo un paio di punti. Un po’ meglio Zhou, che almeno è andato a segno nella Feature Race, ma Domenica ha buttato dieci punti facili con quello spin a mezzo giro dalla fine (ora è sesto a -30, un distacco da non sottovalutare ma ancora gestibile). L’inseguitore che ha sfruttato al meglio il buco nell’acqua del russo è stato Lundgaard, che tra Sabato e Domenica ha recuperato 24 punti e ora è terzo in graduatoria a -12 dalla vetta con 69 punti. Chi invece al momento sembra costretto ad abbondare i sogni di gloria è il suo teammate Marcus Armstrong, che è dalla Stiria che non segna punti e a Silverstone è parso “off the pace” in tutte le sessioni.

[COURTESY OF SKYSPORT.COM]

Il doppio zero di Shwartzman e il fallimento degli avversari nel segnare questo goal a porta vuota hanno prodotto un drastico accorciamento della classifica: tra il leader e il nono (Schumacher jr) ora ballano solo 40 punti. La situazione ricorda quella del 2016: i distacchi in campionato sono così piccoli, e i valori in pista così ravvicinati, che bastano un paio di weekend tosti e/o fortunati per ritrovarsi ai piani alti della classifica; è il caso di Mazepin, quint’ultimo dopo la Stiria e ora quarto a 23 punti dal compatriota.

[IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA INSIDERACING.COM]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

HAMILTON FORA E VINCE IL GP PIRELLI DI INGHILTERRA

50 giri di noia o poco più. Poi, per fortuna, le gomme iniziano ad esplodere, e ci regalano uno dei finali più emozionanti di sempre. Questo è stato il GP Pirelli di Gran Bretagna 2020.

Le premesse erano quelle di un caldo pomeriggio di noia. Prima fila Mercedes, gli altri ad oltre un secondo, con l’ormai terzo fisso Vestappen, ed un miracoloso Leclerc a portare una pessima SF1000 in seconda fila, col compagno di squadra anonimo decimo.

Partenza con poche emozioni, con le due Mercedes che scappano, e qualche scaramuccia dietro. Magnussen prova a movimentare un po’ la situazione, chiudendo Albon senza pietà dopo avere commesso un errore (ma la colpa sarà attribuita al thailandese), e finendo contro le barriere. Prima Safety Car che rimane in pista per ben 4 giri. Ma poi la musica non cambia, le due Mercedes volano, Verstappen resta a distanza, e Leclerc mantiene senza troppa fatica la quarta posizione.

Dietro si forma un trenino caratterizzato da qualche duello interessante, favorito da una pista che, come si è visto gli anni scorsi, consente alle macchine di viaggiare affiancate anche nelle curve.

Al giro 13 Kvyat distrugge la sua AlphaTauri, probabilmente a causa di una foratura, ed esce di nuovo la SC. Ne approfittano tutti per fermarsi e montare le gomme dura con le quali arrivare fino in fondo.

Tutti tranne Grosjean, che riesce così a rimanere in quinta posizione dietro a Leclerc.

Ancora una volta le operazioni di sgombero vengono effettuate con molta calma, e la gara riparte dopo cinque giri. E, ancora una volta, nessuna emozione, se non una scaramuccia fra Sainz, Ricciardo e Norris, con l’inglese che riesce a sopravanzare l’australiano.

Le due Mercedes distanziano facilmente Verstappen e Leclerc, con quest’ultimo che paga 1 secondo al giro alle macchine anglo-tedesche, e fatica a scrollarsi di dosso Grosjean. Va peggio al suo compagno tedesco, che naviga a metà classifica e deve preoccuparsi di tenere lontano Giovinazzi con la Sauber. Una situazione talmente paradossale da non potere nemmeno essere immaginata solo due anni fa.

Non succede più nulla fino a due giri dalla fine, quando a Raikkonen, ultimo dei piloti ancora in gara, collassa l’ala anteriore, facendogli seminare detriti. Subito dopo, ma non è detto sia a causa di questi, Bottas buca la gomma anteriore sinistra, la più sollecitata su questa pista. Il finlandese deve farsi quasi tutto il giro su tre ruote. Finirà undicesimo.

Subito dopo tocca a Sainz, fino a quel momento ottimo quinto. Verstappen si ferma per quello che sembra essere un pit-stop precauzionale, mossa più che logica considerando che la seconda posizione era comunque garantita. Ma come esce dai box, anche ad Hamilton cede la gomma anteriore sinistra. E’ l’ultimo giro, e Lewis deve coprirne più di mezzo a velocità ridotta. Il vantaggio accumulato sarà comunque sufficiente per vincere la gara, con Max che lo raggiungerà troppo tardi.

Leclerc completa un week-end miracoloso finendo terzo e regalando alla Ferrari un podio francamente impensabile alla vigilia. Dietro di lui Ricciardo riesce a superare in extremis il sempre ottimo Lando Norris, e un arrembante Ocon, autore di una buona gara, così come il suo connazionale Gasly, arrivato settimo e speranzoso di potere tornare in Red Bull per sostituire Albon, arrivato ottavo e autore di una buona rimonta in un week-end molto sfortunato per lui a partire dalle qualifiche. Al nono posto Lance Stroll con una Racing Point oggi non all’altezza, e al decimo uno scialbo Vettel, che ha difeso il punticino dall’attacco di Bottas che lo ha raggiunto proprio nelle ultime curve.

Fuori dai punti le tre peggiori squadre di questo inizio di campionato, e cioè Haas, Sauber e Williams. 4 motori Ferrari, non è un caso.

Fra solo una settimana ci sarà, sempre a Silverstone, il GP del 70° anniversario. Stessa pista, ma gomme di una gradazione più morbida. Stando a quello che si è visto oggi, ci potrebbe essere da divertirsi. Possibilmente per più di 2 giri.

P.S. quando si vede un pilota costretto a viaggiare su 3 ruote, la mente di chi ha qualche anno in più corre sempre al 1979, circuito di Zandvoort, macchina rossa numero 12, pilota Gilles Villeneuve. Fu un tentativo inutile quello del canadese, stigmatizzato anche in diretta dal mitico Poltronieri. Ma quel tentativo un po’ infantile di non mollare entrò nella leggenda.
C’è un piccolo dettaglio che collega quell’evento a quello che è successo oggi. La Mercedes ha mandato sul podio un ingegnere che di nome fa Gilles e di cognome Pironi. E’ il figlio di Didier, e quel nome non lo porta, ovviamente, per caso.

* Immagine in evidenza dall’account Twitter @MercedesAMGF1

 
 

SBK 2020 – UN LUPO ALL’INFERNO – DOPPIETTA REDDING – POST GP JEREZ

 

GARA 2 – BIS DI REDDING 

Rea sembrava Dante. Si quel Dante… Ha provato a salire al colle dell’inferno di Jerez ma ha trovato in Redding un lupo.

Come il lupo che ha sul casco. Come Plutone, definito da Virgilio il lupo del III cerchio degli inferi, Redding sbarra la strada agli avversari.

Gara in solitaria per il Pilota britannico, Campione British SBK in carica, che vince davanti al compagno di team Chaz Davies.

 

Finalmente Chaz Davies🔥. Che abbia finalmente trovato la quadra con la V4R⁉️

Sul podio sale il turco Razgatioglu, mentre deludono le due Kawasaki. Mentre Lowes ha avuto qualche difficoltà lungo tutto il Weekend, non mi aspettavo il calo di Rea in gara due.

Mai in partita.

Che sia l’inizio del declino della ZX10-RR⁉️ Akashi sta lavorando sulla nuova.

La verdona è nettamente inferiore alla V4R e solamente la classe di Rea riesce a colmare il gap, soprattutto nelle Superpole Race (2 su 2). La V4R guadagnava tantissimo nei lunghi rettilinei, in fondo alla Dry Sac era un calvario.

Alex Lowes (5°) arriva davanti a Rea (6°) ed a VanDerMark (7°)

Delude Van Der Mark. Ha trovato in Razgatioglu un cagnaccio. Capisco Yamaha.

Ottima la gara di Michael Rinaldi che ci regala una splendida battaglia proprio con Rea a 6 giri dalla fine e finisce ai piedi del podio.

Bautista chiude 8° e da una gran paga al collega di box Haslam (12°)

Ancora in Top10 Marco Melandri (9°)mentre rimane fuori Sykes.

 

La V4R sembra la 999. Lo dico dallo scorso anno. Nel 2019 Bautista li tradì. Nel 2020 sarà l’anno del dominio ⁉️🔥

Saluti

Francky

SUPERPOLE RACE

– REA FA 90. REA FA PAURA.

-10. Mancano 10 gare a Rea per arrivare alla fatidica  quota 100. (Non per la pensione…).

Fantastica la partenza del Campione del Mondo che con partenza da fermo da segnare un 44″3 PAUROSO ed un 39″1 sul primo lanciato.

Fuga in solitaria nei primi due due giri per JR che risponde così alle critiche di Race 1, in sella alla Ninja verde.

Diciamocelo chiaramente… L’idea della Superpole Race, almeno per il sottoscritto, è una cagata pazzesca.

Questa Superpole è stata davvero priva di emozioni, sarà per il caldo… sarà per un Jonathan Rea che non me voleva sapere di fare bagarre.

Dobbiamo ringraziare Redding e Razgatioglu che dietro si sono presi a legnate manco fossero Bud Spencer e Terence Hill fino a che la R1 non ha abbandonato Toprak.

Ma che succede ai motori di Iwata⁉️

Rea vince la Superpole Race. Redding arriva 2° e Van der Mark 3°.

Ci si vede tra poche ore per la Race 2.

 

Immagini WorldSBK.

 

 

GARA 1 – REDDING VINCE SU DUCATI

Lo abbiamo aspettato. Parliamoci chiaro, quando un Pilota MotoGP approda nel World SBK ti aspetti che vinca all’esordio.

58°C sul tracciato di Jerez, un inferno dove solamente un Diavolo poteva vincere in modo così perentorio.

Scott ci ha fatto aspettare tre gare per regalarci la prima vittoria nel Mondiale SBK. Una gara eccezionale quella del Pilota Ducati che ha annichilito la concorrenza del Campione del Mondo Rea e della Yamaha R1 del turco Razgatioglu.

Lui è l’antieroe per eccezione. Se ne fotte di tutto e di tutti, per questo piace.

In gara 1 ha fatto sfogare il Campione del Mondo per tutta la gara stando in scia a lui e Toprak, a pochi giri dalla fine ha sfruttato il Desmo della V4 superando prima Razgatioglu e poi lo stesso Rea.

Si è portato in testa alla gara e non ha dato diritto di replica agli inseguitori, vincendo nell’inferno di Jerez.

La Ducati e Redding pagavano molto soprattutto nel cambio di direzione tra la curva 3 e la 4 (dove è caduto Marquez per capirci), recuperando il gap nell’ultimo settore.

Sul podio salgono Rea e Razgatioglu.

Giù dal podio Chaz Davies (4°) che paga 3 secondi da Redding e Baz (5°). Buona la prova di Michael Rinaldi che chiude 6° a poco più di 6 secondi, portacolori di GO Eleven

7^ la Fireblade guidata da Bautista, ancora molto indietro rispetto all scorso anno ed un ottimo 8° posto per Marco Melandri rientrato con il Team di Barni

Nei primi 8 posti abbiamo ben 4 Ducati V4, segno che questa moto è davvero incredibile.

Chiudono la Top10 in 9^ posizione Alex Lowes, davvero sottotono questo weekend ed Haslam sull’altra Honda Fireblade. Entrambi prendono un distacco abissale dai relativi compagni di team (+14″ per Haslam da Bautista, +19″ per Lowes da Rea). Troppo.

Ritirati Sykes (problema tecnico sulla S1000RR) e Van Der Mark (rottura motore della R1).

Ad Iwata non saranno tanto contento dei motori. Porta sfiga Jerez oppure… Il 4 in linea Yamaha salta come a capodanno. IMHO.

Appuntamento domani alle 11.00 per la Superpole Race, ed ore 14.00 gara 2 SBK🔥

Francky