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Hamilton vince a Montecarlo nel ricordo di Niki

Un incubo. Così Toto Wolff ha definito l’arrivo a Monaco per la Mercedes, e lo stesso è stato per molti protagonisti del circus. Niki Lauda, uno dei piloti che hanno fatto la storia della Formula 1, ma, soprattutto, una presenza fissa e fondamentale nel paddock, se ne è andato proprio alla vigilia del Gran Premio più antico, più iconico e più glamour del campionato. Un campionato che la squadra che lui ha contribuito, e non poco, a costruire sta dominando. Di fronte alla squadre che, sempre lui, contribuì a ricostruire negli anni ’70.

E nulla faceva pensare che questa situazione cambiasse nel Principato. E, infatti, non è cambiata.

Se Leclerc ha illuso nelle FP3, piazzando la sua Ferrari davanti a tutti, le qualifiche hanno ristabilito le gerarchie. Prima fila nettamente al sicuro per la Mercedes, con Hamilton che ha dovuto sfoderare tutto il suo talento per stare davanti a Bottas. Al terzo posto Verstappen, davanti a Vettel. Che ha guadagnato la Q2 a discapito del compagno di squadra, il quale è stato beffato da un banale errore di calcolo del suo team. Non vale la pena di scrivere altro su questo episodio che si commenta molto bene da solo.

E così, con il pilota di casa relegato in fondo alla griglia, e con la pioggia incombente, il Gran Premio sia avvia con Hamilton che scatta perfettamente e Bottas che si fa affiancare da Verstappen. Ma il Max 2.0 è molto intelligente e lascia spazio accodandosi in terza posizione, davanti a Vettel.

I primi 4 prendono rapidamente il largo, mentre dietro Leclerc inizia la rimonta. Prima supera Norris al Loews, poi, dopo qualche giro di studio, supera Grosjean con un attacco incredibile alla rascasse, e il francese che lo definisce un kamikaze. L’avversario successivo è un altro osso duro, Hulkenberg, e il monegasco tenta la stessa manovra. Ma, nonostante il tedesco non chiuda la porta e provi ad evitare l’incidente, Charles prende male le misure, urta il guard rail interno e si gira. Riesce a riprendere ma la gomma è bucata, non se ne accorge e si ritrova a dovere fare un intero giro su tre ruote, con la gomma forata che distrugge il fondo della sua macchina e dissemina la pista di detriti.

Inevitabile l’uscita della Safety Car, che, come sempre, darà il via agli episodi che cambieranno l’ordine d’arrivo, favorendo, ironicamente, proprio l’altro ferrarista.

I primi 4 si fermano tutti ai box, con Bottas che rallenta molto per consentire ai suoi meccanici di cambiare le gomme al compagno. In questo modo il suo pit-stop è contemporaneo a quello di Verstappen, i meccanici della Red Bull sono leggermente più rapidi e i due si ritrovano affiancati nella strettissima pit-lane, con l’olandese che stringe l’avversario verso il muro, provocandogli la rottura del cerchione e costringendolo ad un pit-stop aggiuntivo che gli farà perdere la posizione a favore di Vettel.

Verstappen verrà poi penalizzato di 5 secondi per unsafe release, e la sua seconda posizione sarà quindi una virtuale quarta.

La gara riparte con Hamilton davanti a Verstappen, Vettel e Bottas. Ma all’inglese hanno montato gomme medie a differenza degli avversari che le hanno dure, e ben presto inizia ad avere il dubbio di non riuscire a coprire i giri rimanenti, oltre 60.

E infatti Lewis entra ben presto in modalità gestione, girando con grande precisione sempre sugli stessi tempi, con Verstappen costantemente a mezzo secondo, Vettel a 1 secondo dall’olandese e Bottas più staccato.

Per quasi 60 giri la gara vive con Hamilton in preda al graining a lamentarsi continuamente in radio col suo ingegnere, Verstappen a studiare da molto vicino il retrotreno della Mercedes, e Vettel e Bottas a fare l’elastico.

Va avanti così fino a quando Max si ricorda di essere Verstappen, e, autorizzato dal suo box a dare massima potenza al suo ex-GP2 engine marchiato Honda, tenta un attacco un po’ approssimativo alla chicane del porto. Fortunatamente Hamilton se ne avvede ed evita di sbattergli la porta in faccia. La toccata è comunque inevitabile ma l’esito è limitato ad una toccata gomma posteriore contro gomma anteriore. Poteva essere un disastro, per la grande felicità di Vettel, e invece non cambia nulla.

Hamilton taglia il traguardo davanti a Verstappen, che coi 5 secondi di penalità viene retrocesso al quarto posto. Sul podio vanno quindi Vettel e Bottas. I due caschi di Niki, quello dell’epoca McLaren indossato da Lewis, e quello dell’epoca Ferrari indossato da Sebastian, sono primo e secondo.

Dietro ai primi 4 arrivano un consistente Gasly, un altrettanto consistente Sainz, i bravissimi Kvyat e Albon, poi Ricciardo e Grosjean. Da notare che i 4 motori Honda sono nei primi 10, contro 2 Mercedes, 2 Ferrari e 2 Renault.

Week-end da dimenticare Force India e Alfa Romeo, con Stroll e Giovinazzi autori di una prestazione che fa nascere più di un interrogativo sul fatto che siano degni di sedere sui rispettivi sedili. 15° Russel con la Williams, e probabilmente questo resterà il miglior risultato della stagione.

Ora si va in Canada, una pista che il TP della Ferrari, Binotto, sta già da tempo indicando come favorevole alla Ferrari. Sarà anche vero, ma il problema è che non sembrano esistere piste sfavorevoli per la Mercedes. E l’altro problema è che la Red Bull è diventato il vero avversario. Uno scenario che al via del campionato sarebbe stato definito pressochè disastroso, e che invece è la dura realtà.

#DankeNiki

Immagine in evidenza dal profilo twitter @MercedesAMGF1

 

 

Ricciardo vince la processione per Santa Devota

Come è ben noto, ci sono eccezioni che confermano le regole. Nel caso di oggi la regola era “il Gran Premio di Montecarlo è una roulette”. E in data odierna c’è stata l’eccezione, perché abbiamo assistito ad una vera e propria processione. Tutti dietro ad un grandissimo Ricciardo il quale, nella solitudine del suo abitacolo, ha dato molto più spettacolo di quanto si sia visto da fuori.

Già dalle prove si era capito che su questa pista la RedBull volava, con Ricciardo costantemente il più veloce, e il compagno vicinissimo. Ma, soprattutto, i diretti avversari, e in particolare la Mercedes, erano in forte difficoltà con le mescole portate dalla Pirelli. Era lecito prevedere battaglia fra i due galletti nel pollaio anglo-austriaco, ma evidentemente Verstappen è più abituato alla realtà virtuale che a quella reale, dove se tocchi un rail qualcosa si rompe, e nel finale delle FP3 ci dona un replay dell’incidente del 2016, il che lo costringe a saltare le qualifiche, a partire dal fondo e a prendersi una ramanzina sia dal padre Jos che da nonno Helmut.

Il tutto con Ricciardo che domina le qualifiche stabilendo il record della pista con un incredibile 1’10″810, lasciando Vettel ed Hamilton a debita distanza.

Ma la grande incognita per la gara sono, come detto, le gomme. Interrogato in proposito, Hamilton dichiara di non avere la minima idea di cosa aspettarsi. E in effetti l’impressione è che nessuno, a parte forse Red Bull, abbia delle certezze sulla strategia, perchè le 3 mescole portate dalla Pirelli (le 3 più morbide) hanno dimostrato di essere tutt’altro che affidabili, con diffusi problemi di graining aggravati, oggi, dall’abbassamento delle temperature

Ricciardo, Vettel, Hamilton, Raikkonen, Bottas, Ocon si qualificano in quest’ordine, sfilano a Santa Devota in quest’ordine e arrivano in quest’ordine. In mezzo il nulla, o quasi. 78 giri giri di tempi altalenanti, un po’ piano, un po’ veloce, con le macchine in fila e a debita distanza. Prima parte di gara in 1’16”-1’15” alto, poi dopo il cambio gomme 1’18”, 1’19”, 1’20”. E Verstappen, in virtù di una macchina nettamente più forte, unico ad effettuare qualche sorpasso e qualche giro un po’ più veloce, ma solo in completa sicurezza, perchè un altro incidente sarebbe stato intollerabile.

Qualche considerazione di un certo rilievo la si può comunque fare. Cominciando proprio dal vincitore, il quale era evidentemente predestinato a salire sul gradino più alto del podio, ma non ha avuto vita facile a causa di un problema elettronico manifestatosi dopo i primi giri, e che lui, a detta della squadra, ha gestito in un modo che ha fatto ricordare Schumacher a Barcellona nel 1994, quando vinse facendo buona parte della gara con il cambio bloccato in quinta (oggi, va detto, Daniel di marce ne aveva 6). Ma più del trofeo del vincitore, e del proprio nome nell’albo d’oro del GP di Monaco, questa gara per Ricciardo significa chiudere definitivamente la bocca a tutti coloro che, anche nella sua squadra, lo ritengono inferiore (a prescindere) rispetto a Verstappen. Tutti i grandi campioni del passato hanno vinto a Montecarlo. Lui l’ha fatto, Max invece ha fatto esperienza con il rail 4 volte in 4 edizioni disputate. Chi vuol capire, capisca, gli altri continuino pure a sostenere che il giovanotto è più forte, ma sappiano che lo fanno a dispetto di ciò che hanno detto, fino ad ora, le classifiche mondiali. Forse in Red Bull se ne stanno rendendo conto, a giudicare dai festeggiamenti che gli hanno riservato prima del podio.

Seconda considerazione: la Ferrari anche oggi non ha portato a casa il risultato che era lecito aspettarsi. Lo scorso anno fu una doppietta, oggi un secondo e un quarto posto, soli 3 punti guadagnati su Hamilton che è diventato maestro nell’arte di limitare i danni.

Sorvoliamo sui finlandesi, e arriviamo ad ottimo Ocon, primo degli altri ma molto vicino a loro, e a Gasly, autore di una prestazione che potremmo definire favolosa, considerando che guida una Toro Rosso motorizzata Honda, e che era al suo primo GP di Monaco su una F1.

Le due Renault sono sempre una costante, ma più di così non fanno, di Verstappen abbiamo già anticipato, un nono posto partendo ventesimo a Montecarlo non è da buttare via, ma lui non doveva partire in fondo, ovviamente.

Gli altri non sopra citati hanno semplicemente provato ad arrivare in fondo o non ci sono arrivati. Come Alonso e Vandoorne con una McLaren non all’altezza. Come Magnussen e Grosjean, per i quali è lecito pensare che il team avesse dimenticato a casa il setup corretto della monoposto per Monaco. O come i due della Williams, inguardabili come la macchina che guidano, e assolutamente fuori posto in teatro prestigioso come quello monegasco.

Ora si va in Canada, circuito all’opposto di quello del principato, e ci si arriverà con 2 gare vinte a testa per i 3 piloti di punta dei 3 team più forti. Non male per il campionato, ed è sperabile che la particolare configurazione aerodinamica che sarà necessaria, con un carico molto più basso, consenta di vedere qualche sorpasso in più rispetto alla processione a Santa Devota che abbiamo visto oggi.

P.S. la Pirelli si vanta di portare gomme “imprevedibili” per aumentare lo spettacolo. Oggi le gomme erano effettivamente imprevedibili ma di spettacolo non se ne è visto. Anzi, abbiamo visto per quasi 2 ore macchine estremamente performanti, guidate dai migliori piloti al mondo, andare in giro come dei taxi. Se questo è soddisfacente per la Pirelli stessa, anche da un punto di vista del ritorno di immagine, meglio per loro.

 

 

 

Formula 1 Grand Prix de Monaco – La termocoperta (con la ruota dentro possibilmente) fa il Re di Monaco.

Eccoci a discutere di un altro GP di Monaco, evento che considero IL GP per eccellenza: perché qui c’è l’essenza del mondo Formula 1, come storia, glamour, imprevedibilità, e – io direi di ricordarcelo eh – professionalità eccelsa del personale che con efficienza mantiene questo budello fra i muretti percorribile nonostante l’irruenza dei giovani sull’asfalto.

Non vi ammorberò con il resoconto del giov-erdì e sabato mattina perché le FP, diciamocelo, viste da fuori sono solo un riempitivo che mette sull’ottovolante gli umori dei tifosi. Per chi non lavora in un box (… ma inizio a temere, anche per quelli che lavorano in CERTI box) non c’è nulla da capire.

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