Formula 1 Grand Prix de Monaco – La termocoperta (con la ruota dentro possibilmente) fa il Re di Monaco.

Eccoci a discutere di un altro GP di Monaco, evento che considero IL GP per eccellenza: perché qui c’è l’essenza del mondo Formula 1, come storia, glamour, imprevedibilità, e – io direi di ricordarcelo eh – professionalità eccelsa del personale che con efficienza mantiene questo budello fra i muretti percorribile nonostante l’irruenza dei giovani sull’asfalto.

Non vi ammorberò con il resoconto del giov-erdì e sabato mattina perché le FP, diciamocelo, viste da fuori sono solo un riempitivo che mette sull’ottovolante gli umori dei tifosi. Per chi non lavora in un box (… ma inizio a temere, anche per quelli che lavorano in CERTI box) non c’è nulla da capire.

Le qualifiche invece sono state belle e promettenti, con l’eccezionale giro di pole di Ricciardo (ha perfino trovato traffico eppure guidava en souplesse), i pasticci della crew di Hamilton (si mormora che all’inizio delle Q3 sia rimasto piantato in pit lane, perdendo il primo tentativo veloce, per dimenticanza di benzina), e il solito mistero rosso (prof le giuro, a casa la sapevo, davvero). Si è subito visto che le Force India sarebbero state ben messe, idem le Toro Rosso, le McLaren avrebbero raccolto più del 2015 (e vorrei vedè!) entrando con Alonso in Q3 ma i senza colpacci che cotanto telaio sembra sempre promettere; e le Williams sarebbero state in galleggiamento  (ma vi ricordo, non tutto ciò che galleggia è piacevole).

Diciamo che al sabato sera quindi ci si aspettava un garone della RB di Ricciardo consacrante il suo innegabile talento, le due Mercedes facevano interrogare sulle conseguenze della prima curva, e poi si valutavano tutte le incognite della pioggia incombente. Pioverà? Quanto? Che edizione sarà? 1984? 1996?…

 

Ora, io sono della vecchia guardia. Vedere alle 14 la pista bagnata ma praticabile, e 22 monoposto che partono dietro la SC e ci restano per svariati giri, è avvilente.  Altro non posso dire. Una volta scomparsa la SC si è assistito al naufragio di Rosberg, che ha permesso a Ricciardo di guadagnare una solida prima posizione; sicuramente difficoltà tecniche da analizzare, e quindi sospendo il giudizio sulla sua anonima gara.

Da lì, fra botti di giovani piloti contro le barriere e discutibili VSC inframezzate da tratti di divertente competizione, siamo arrivati al nodo centrale del GP: Ricciardo cambia le gomme al 23esimo giro e va su intermedie, riguadagna in un baleno e si riporta sotto a Hamilton ancora con le full wet; Hamilton si rifiuta per alcuni giri di passare anche lui alle intermedie gettando nel caos il proprio box; e infine entra e passa alle US. Grandissima decisione del pilota, che ricorda quella di Silverstone 2015, e tanto di cappello. La RedBull decide di pittare immediatamente in risposta, richiama il suo pilota per montargli le SS (usate) e… gli pneumatici non ci sono. Fisicamente. (Sono certa che Jean Todt si sentisse di colpo vent’anni più giovane in quel momento – troppi ricordi, non ce la faccio).

Quindi Ricciardo perde tutto il suo vantaggio, riesce dai box attaccato a Hamilton e nonostante i disperati tentativi della metà gara successiva, piove non piove, ora lo attacco ah ma se lo attacco quello mi fa sverniciare un muro, alla fine non lo passa. Si segnala conseguente podio luttuoso (deve essere una tradizione a Monaco).

La faccia torva dell’australiano all’arrivo fa tanto pensare e non si vorrebbe essere nei suoi panni perché diciamocela tutta: nonostante tutto, Ricciardo non ha alternative alla RB. Perché dovrebbe andare alla Ferrari? La Ferrari è più appetibile per Ricciardo? Ci sono altre squadre valide sennò? Se la Mercedes conferma la sua coppia – come è altamente probabile – no. E quindi questa minestra con un sacco di capelli dentro se la deve mangiare e sperare che imparino a cucinare meglio. Situazione terribile per un giovane pilota con ambizioni, ma rebus sic stantibus, la vita è cattivissima e ingiusta, ma questa è.

Ecco, poi, la Ferrari. La Ferrari. Tocca parlarne, sì. Il quarto posto per alcuni magari fa anche brodino, non so, ma per me che sono esterna e non coinvolta – tutti conoscete il mio eroico tifo per il Project Four di Ron Dennis – è stata veramente una brutta gara. Mille promesse in prova, per l’ennesima volta, non mantenute. Una tempistica di pit stop che più sbagliata non si poteva – certo che non è facile azzeccarci, ma non è anche quello il loro lavoro? Calcolare dove usciranno se entrano e non finire dove non si dovrebbe? Un frustrante pseudo inseguimento di Vettel a Perez – che tale veramente non è stato, dato che non gli è mai veramente arrivato dietro a impensierirlo. Altro? Ah sì. Kimi che quando c’è il liscio balla e non corre e meglio se taccio.

Poi certo, i tifosi la vedono diversamente, quindi millechilometri di me e di te (ma non di loro), c’è del marcio in Danimarca (ma anche in Austria), maledetta Williams ci vorrebbero le bandiere blu per segnalare come è balneabile questo mare dove spero finisca, ma siamo una squadra fortissimi e ne siamo fieri etc etc.

Povero tifo rosso, la sua base è agitata come l’oceano a novembre. Basta una FP azzeccata per gridare li abbiamo presi, e una qualifica in seconda fila invece che in prima per avvilirsi con questa dirigenza non vinceremo mai. Si prevedono girotondi a Maranello? Non so, ma inizio a vedere un pilota cupo e torvo durante le drivers parade – ed è  ancora vestito di rosso ma è biondiccio.

 

Ma poi c’è stata anche la Montecarlo degli altri e vanno menzionati.

Il babybirba olandese ha saggiato con soddisfazione la resistenza di tutti i guard rail in ogni giornata di gara, controllo qualità superato; weekend totalmente da dimenticare per lui ma alla fine tocca ricordarsi che dovrebbe essere lì per imparare, non per vincere il titolo – ricordatelo anche alla RB, mi raccomando. La McLaren di Alonso si è piazzata come uno scoglio in un’insenatura e ha portato a casa un ottimo quinto posto; diciamo che l’auto non è un fulmine di guerra, ma insomma inizia a esserci con un po’ di costanza e questo sicuramente fa sperare che il recupero sia costante appena i gettoni verranno spesi in modo serio. Perez come al solito, quando la ForceIndia c’è, c’è con lei; tutti a #preferire Hulk, ma fra i due piloti lui è senza dubbio quello più interessante da valutare. In ottica mercato piloti su Perez pesa ancora la bocciatura McLaren del 2013 ma ricordiamoci sempre che era molto giovane allora e bocciare un pilota per le immaturità dei 23 anni è ingeneroso.

Adesso lasciamo il Principato alle sue operette e iniziamo a pensare ai GP di motore che si avvicinano e che consolideranno questa classifica. Hamilton sembra essere tornato. Rosberg saprà gestire la paura della sua riemersione stile Jaws? La RedBull con l’aggiornamento PU potrebbe confermarsi seconda forza del mondiale. La Ferrari dovrebbe portare anche lei i suoi aggiornamenti sempre che funzionino. Alla fine, guardando la classifica, in alto non c’è nessuna fuga.

Il campionato è lungo.