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BASTIAN CONTRARIO: LA RAGIONE DELLA VITTORIA

Tra qualche giorno inizierà il weekend del GP d’Italia e noi ferraristi lo affronteremo con il lutto nel cuore, in quanto il GP di casa di Verstappen ha confermato ciò che abbiamo visto in Belgio. Siamo consci che se la Ferrari ha preso l’ennesima legnata su un circuito “amico”, figuriamoci cosa mai potrà succedere laddove la velocità di punta la fa da padrona e, in questo settore, la RB18 non ha eguali. Pazienza…ce ne  dovremo fare tutti una ragione. Si dice infatti che chi vince ha sempre ragione e che, quindi, la ragione della vittoria non fa sconti a nessuno.

In questo ambito, purtroppo, Ferrari e noi tifosi con lei ormai abbiamo la scorza dura, già dal lontano 2017. Inutile stare a recriminare, il mondo della F1 anglofona va così e chi paga e fa girare tutta la giostra avanzerà sempre la ragione della vittoria. Gli inglesi, come hanno sempre ampiamente dimostrato, sono dei pessimi perdenti (l’ex campione del mondo non fa eccezione in questo… anzi) e, ogni volta che le cose si mettono male, intervengono per far valere la loro ragione. Eppure, sebbene abbiamo il sangue che ci ribolle nelle vene dalla rabbia e dalla delusione, per capire di chi sia la responsabilità di tutto questo, non bisogna andare lontano, basta affacciarsi a Torino. Non ho mezze misure e parole di conforto per una dirigenza che non mostra il minimo interesse (e buon senso) di vittoria per le Beneamata. Già dopo i fatti ungheresi, un qualunque presidente avrebbe tuonato in privato e fatto muro in pubblico al fine di azzerare tutto il disastro che stava succedendo e magari suonare la carica. Nulla, il silenzio cosmico e tale rimarrà, ne potete stare certi. Molto probabilmente il Presidente si presenterà domenica perché “l’etichetta” lo impone… o forse perché il circuito dista poco da casa sua! Potete contorcervi dalla disperazione quanto volete nei riguardi di Binotto, eppure come già ho detto su queste righe, proprio la settimana scorsa, e che ripeto da tempo, il Team Principal rosso è solo e nemmeno un osannato Horner o un idolatrato Wolff potrebbe fare più di tanto contro tanta inamovibilità.

Della gestione del muretto ne possiamo discutere quanto se ne vuole, perché ovvio che in quel caso è Binotto il responsabile della scelta degli uomini nei posti chiave e sottolineo “sceglie”, perché non è lui a decidere le strategie. Il disastro di Sainz al pit di domenica scorsa, in ossequio ad Irvine che era presente in circuito, è ingiustificabile e chi vi scrive ha sempre difeso, difende e difenderà sempre il buon Mattia. Certo è che di fronte all’evidenza non v’è ragione che tenga e quella mancata prontezza di riflessi alla quale abbiamo assistito è figlia di una pressione e di una tensione che ormai è destinata ad amplificarsi.  Purtroppo la famigerata DT039 ha colpito duro, checché i detrattori o gli avversari ne dicano.

In nome della sicurezza la Federazione non guarda in faccia a nessuno (non sia mai si macchi di responsabilità per la sciatica di Hamilton!), la stessa sicurezza che evidentemente non era importante, quando Bottas si è fermato in pieno rettilineo e la direzione gara si è presa comodamente due giri prima di prendere la decisione di far uscire la safety car. Evidentemente i fatti di Abu Dhabi scottano ancora e nessuno naturalmente si voleva prendere la responsabilità di determinare l’esito della gara con quella scelta. Due pesi e due misure, quando si tratta di colpire la ragione di chi sta vincendo. Dal canto suo, Verstappen non si è scomposto e l’alfiere Red Bull ha fatto valere tutta la sua ragione nei riguardi di un annichilito Hamilton, facendogli fare una grama figura con quel sorpasso in ripartenza da manuale. Max è entrato in quella che chiamo “zona wow”: l’olandese sa di avere un mezzo poderoso e le vittorie non fanno che aumentare la sua fiducia nel mezzo e nei suoi di mezzi. Non sbaglia praticamente nulla, un cecchino in qualifica (sebbene deve sudare per superare LeClerc in questa classifica), un rapace durante la gara. Raggiunta la piena maturazione agonistica, non c’è nulla che lo può fermare se non la sua stessa monoposto. Del resto il buon Max, come ho già scritto, non fa altro che fare il suo mestiere e quindi quello che farebbe chiunque al suo posto se si trovasse sotto le chiappe una RB18, cioè vincere! In merito a ciò, il campione olandese ha ragione da vendere. Purtroppo resta il rammarico di trovarsi nuovamente d’innanzi ad un campione che battaglierà da solo, proprio come il campione inglese che ha sfigurato malamente davanti agli orange in visibilio. Ad inizio mondiale ci eravamo illusi che tutto il campionato sarebbe stata una lotta serrata, ruota a ruota tra lui e LeClerc (dove peraltro il monegasco ebbe ragione di lui), mentre invece ci dobbiamo arrendere al fatto che la sua sarà una cavalcata solitaria (a meno di miracoli) fino ad Abu Dhabi. Complimenti a Red Bull e, di riflesso, a Mercedes allora, perché chi vince ha sempre ragione e loro, a suon di poteri politici nelle stanze che contano, sono riusciti a ribaltare il tavolo. Da Monza in avanti, il mondiale della Rossa cambierà gli obiettivi: non sarà più un inseguimento (affannato) nei riguardi dei bibitari, bensì sarà una fuga (convulsa) da AMG, la quale clamorosamente è ritornata prepotente a ridosso della Beneamata. Solo trenta punti li separano e, considerando quanto visto sino ad ora, non è peregrino pensare ad un probabile sorpasso ai danni di Ferrari stessa.

La dirigenza rossa, questo mondiale e soprattutto questa monoposto, l’avrà sulla coscienza a vita, a causa della sua cronica assenza. Sia chiaro, il mondiale non lo perderemo principalmente a causa della dannata direttiva ed il clamoroso errore (per non dire altro), accorso in mondo visione al box Ferrari, è la certificazione che la squadra non solo non è pronta a vincere un mondiale, forse non lo è mai stata quest’anno! Eppure, passino i motori arrosto che abbiamo bruciato in giro per il mondo, sorvoliamo sulle enormità commesse dal muretto e sugli errori dei piloti, ciò che non può essere giustificato è il cambio delle regole in corso, dove ad essere colpita è sempre la stessa squadra. La F1-75 è una monoposto nata per questo regolamento che corre secondo le regole ed i risultati in un modo o nell’altro non si sono fatti attendere. Evidentemente gli avversari, capendo contro chi si sarebbero dovuti confrontare e, presagendo il destino che li attendeva, hanno pensato bene di far valere la ragione della vittoria che hanno sempre avuto: cosicché AMG ha avuto ragione in seno alla Federazione, al fine di salvaguardare il mal di testa ai suoi piloti (ed i suoi azionisti) e Red Bull, dal canto suo, ha spinto tantissimo sullo sviluppo, oltrepassando il budget cap ed acquistando una vantaggio di sviluppo tale che direttiva o meno non gli fa né caldo e né freddo. Ritornando al punto di partenza, inutile stare a recriminare dunque se la Rossa continua ad invocare l’equità sportiva da un lato rimanendo immobile dall’altra.

Godiamoci, si fa per dire, questa ultima parte di campionato sperando che chi di dovere nella dirigenza Ferrari tiri fuori le palle e, soprattutto, la voglia di vincere veramente, facendo valere così la sua ragione. Nel frattempo che a Maranello cercano di correre ai ripari per quanto sta succedendo ora e, soprattutto, per il futuro e che la dirigenza, bontà loro, abbia uno scatto d’orgoglio, assisteremo inermi al disgraziato GP d’Italia che si appresta, dove Red Bull sta già preparando la parata finale, imponendo la sua di ragione di vittoria.

 

Vito Quaranta

BAGNAIA POKER MONDIALE, QUARTARARO IN CRISI – SAN MARINO POST GP

Bagnaia vince la 4^ di fila, record nella storia Ducati. Convinti ancora che non sia un fenomeno?

Aragon e Motegi a settembre, Thailandia, Phillip Island e Sepang ad ottobre, infine Valencia il 6 Novembre. Mancano 6 gare alla fine del Mondiale, il distacco è di 30 punti. Aragon sarà la carneficina Yamaha, con quel rettilineo lunghissimo così come Sepang. Sono 4 le gare in cui il Campione del Mondo in carica dovrà difendere la corona, probabilmente con un avversario in più.

Domani rientra Marc Marquez che correrà le ultime 6 gare del Mondiale se i test daranno i segnali sperati. Non starà lì a guardare ve l’assicuro e potrà essere l’ago della bilancia di un Mondiale tiratissimo, dove finora però NON ABBIAMO visto un sorpasso che sia uno tra Quartararo e Bagnaia. Non una bagarre, nulla di nulla.

Ducati da favola.

La Ducati è una moto favolosa, ormai dal 2017 la più forte del lotto. Quest’anno di sta esaltando sia in qualifica che in gara. Nella Top 10 del Mondiale ci sono 5 Ducati, in qualifica le prime file sono quasi sempre delle rosse, in gara occupano sempre il podio. Pecco ha a disposizione un’astronave e la guida magnificamente così come Enea Bastianini, che ha migliorato anche la qualifica. 

Non vincere il Mondiale Piloti con questa moto è come se il Pontefice tirasse un bestemmione durante l’Angelus in piazza San Pietro, invocando la Santissima Trinità.

Yamaha un disastro.

La Yamaha R1 di Quartararo (guida una R1 a carburatori del 99) è dannatamente lenta. Il Campione del Mondo sta facendo letteralmente un miracolo ad essere in testa al Mondiale, la M1 le prende anche dalla Aprilia in rettilineo. Serve un miracolo per vincere questo Mondiale, 30 punti sono pochi anche se Quartararo nel poker “asiatico” a mio avviso metterà le mani sul secondo titolo Mondiale.

Fossi in Quartararo il prossimo rinnovo con Yamaha me lo farei pagare in cv alla ruota. Ha già firmato? Ah…

Aprilia da Mondiale.

Vinales ha finalmente trovato la quadra giusta sulla RS-GP, sono serviti 2/3 di stagione a conferma di quanto sia difficile cambiare moto in questa MotoGP. A mio avviso è lo step successivo per puntare al Mondiale. Aleix Espargaró è un gran Pilota ma non un Fenomeno. Per puntare al Mondiale servono quelli, e Maverick è un assoluto fenomeno sminuito soltanto da una certa parte di stampa schierata.

LA GARA

Gara noiosa. No, di più. All’inizio giocano come sempre al risparmio gomma con i Piloti nelle retrovie che fanno i giri veloci. Miller si leva subito dall’intralciare Pecco e si stende dopo poche curve, stessa sorte per Bezzecchi. La gara è condotta da Bagnaia dall’inizio alla fine, con Bastianini e Vinales gli unici a tenere il passo. A pochi giri dalla fine Pecco e la Bestia mollano tutti e vanno via regalandoci un ultimo giro da paura con Bagnaia che vince per 0.034...

Vinales chiude sul podio e Marini arriva 4° disputando una magnifica gara e mettendosi dietro un bel po’ di Piloti. È la pista di casa, non male.  Quartararo chiude 5° alle spalle di Marini non riuscendo mai ad impensierire il Pilota Ducati. Solamente 6° Aleix Espargaró. In Aprilia dicono che questa pista non “garbava” tanto al Pilota Spagnolo, mia idea è che Aleix si stia accorgendo che Maverick comincia a capire la moto ed a sentirla come vuole lui. Sarà un bel finale di stagione in casa Aprilia.

La prima Honda chiude a 22 secondi dal vincitore con il 10° posto di Alex Marquez. Un eternità. In HRC soltanto Marc può riportare alla vittoria questa moto.

Il Mondiale fa tappa tra due settimane in Aragona, nel regno di Marc Marquez e probabilmente rivedremo finalmente in pista il Campione di Cervera.

Classifica Mondiale

GRAZIE DOVI

24 vittorie, 103 podi. Il Pilota Italiano più vincente nell’ultimo decennio di MotoGP, Campione Mondiale 125 e vice-Campione del Mondo MotoGP 2017-18-19. Ha regalato tante emozioni, probabilmente rimarrà l’unico in grado di battere più volte nel corpo a corpo un certo Marc Marquez. Si ritira Andrea Dovizioso. Grazie.

Immagine MotoGP.com

 

Francky

 

(Immagini utilizzate tratte dal sito MotoGP.com)

F1 2022 – GRAN PREMIO D’OLANDA

Seconda gara del trittico post vacanziero e si va in casa del campione del mondo, nell’olandese Zandvoort.

Ad aspettare il circus ci sarà la consueta, ormai da qualche anno, marea di tifosi orange che si contraddistingue per rumore e tasso alcolico ben superiore alla media, con tutto quello che comporta, soprattutto nel male.

D’altronde se uno dei main sponsor del mondiale è una famigerata marca di birra olandese siamo pienamente in tema.

Considerando gli esiti del GP del Belgio, più che un Gp sembra una passerella d’onore quella che si prospetta per l’idolo degli olandesi che ha ridicolizzato la compagnia tra i boschi delle Ardenne.

Perfettamente assecondato da una RBR18 ipertrofica in quanto a prestazioni ha, almeno psicologicamente, messo in saccoccia il secondo mondiale di fila, ampiamente meritato.

La famigerata TD39 sembra aver dato una mano agli angloaustriaci anche se chi l’ha presa nei denti (vedi Ferrari/Mercedes), giura che la differenza vista in Belgio non dipende dalla supercazzola made in Stoccarda, ma dal fatto che per sua natura il tracciato belga obblighi le squadre a stare un pò più alte di default, date le forti oscillazioni verticali che richiede l’eau rouge.

immagine da motori.it

Sarà ma quello visto a Spa è l’inizio della fine del mondiale, che sembrava avviato ad una lotta serrata, pensiero che è presto scomparso, scusate il francesismo, come una scorreggia nel vento.

Quindi per Red Bull zero problemi in vista per Zandvoort, cosa che non si può dire per Ferrari e Mercedes. Già deprime in fatto ormai di accostare i due team quando a inizio stagione il binomio era formato da RBR-Ferrari ma tant’è.

La conformazione del tracciato olandese, con alcune curve con banking compreso tra 4° e 18° circa di pendenza, obbligherà i team ad alzare il fondo delle vetture ed ecco che uno scenario tipo Spa è quasi logico.

Al di là delle dichiarazioni più o meno sincere di Binotto e del cronico disagio delle SF75 con temperature basse, sembra che la Ferrari sia quella che più ha subito o rischia potenzialmente di subire gli effetti della direttiva 39. Le prestazioni della rossa in Belgio sono state piuttosto imbarazzanti soprattutto in gara, addirittura incalzati dalla Mercedes di Russell.

Zandvoort darà qualche risposta in più ma le previsioni non sono buone, come non lo sono per Mercedes che sembra abbiano avuto gli stessi problemi di Ferrari in termini di perdita di carico dovuto ad altezze dal suolo superiori ai livelli ottimali.

immagine da circusf1.com

Si potrebbe pensare ad un bel boomerang la TD39 per Wolff&co ma se alla fine il risultato è quello di avere una Ferrari più debole, tutto sommato va anche bene così per loro.

Per gli altri team la farò breve anche perchè Zandvoort, con tutta probabilità e al netto delle temperature che ci saranno nel weekend di gara, confermerà i pregi e i difetti visti in Belgio.

Buone prospettive per Alpine che ha sempre Alonso a elevarla al di sopra delle sue possibilità, punto interrogativo sulla Aston Martin e McLaren di cui non si può mai prevedere il livello di competitività, anche se il Vettel post annuncio ritiro è probabilmente il migliore degli ultimi 4/5 anni.

immagine da formula1.it

Le “Al(ph)fa” saranno anche loro un bel mistero e mi viene da pensare che in Olanda conterà più il manico del pilota che la competitività della monoposto per arpionare qualche punto.

A proposito di piloti in forma, Albon ha dimostrato in Belgio di starci bene nel gruppo di quelli, se non bravi, almeno degni di restare in F1, cosa che ultimamente non si può dire di MIck Schumacher che il buon Steiner vorrebbe sostituire con Ricciardo.

Proprio a causa delle forti sollecitazioni di carico verticale sulle gomme, Pirelli porterà le mescole più dure a disposizione e nonostante questo ci si aspetta una gara su due soste poichè i team cercheranno di non utilizzare la mescola C1, troppo più lenta rispetto alle altre due.

Come detto Zandvoort dirà sicuramente di più sulle possibilità per Ferrari di puntare almeno alle vittorie di tappa, possibilità qusi scontata prima della sosta estiva. La sensazione è che tra errori e mancanza di competitività nella Scuderia si sia un pò persa quella fiducia che la portava a lottare con RBR ad ogni GP.

Forse per la prima volta anche gli aggiornamenti portati in Belgio non hanno funzionato a dovere ma è l’ennesima conferma di come l’atttenzione verso le rosse sia sempre spasmodica, con critiche sempre feroci nel caso le cose vadano male, soprattutto da giornalisti inglesi ed ex-piloti (sempre inglesi) che ogni tanto farebbero meglio a guardare i casini che combinano altri team.

Quello che ormai sembra fuori di dubbio è che Verstappen e Red Bull si avviano con una certa tranquillità a vincere entrambi i mondiali di questo 2022, il che certificherebbe l’apertura di un nuovo ciclo vincente dopo quello Mercedes, difficilmente scalfibile anche dal cambio di regolamento tecnico per le PU del 2026.

Insomma la ruota gira ma chi resta sempre ferma al palo o comunque a poche, centellinate vittorie resta la Ferrari. Certificato l’addio alle speranze iridate di quest’anno sembrano a rischio anche qualche ulteriore vittoria e un futuro che resta costantemente incerto, dovuto al costante trend che vede una Scuderia in difficoltà da metà campionato in poi.

D’altronde, come si faceva notare il buon Filippo Vettel nei commenti al gp belga, dal 2011 ad oggi la Ferrari ha messo a referto solo 4 doppiette, 6 se consideriamo la stagione 2010. Un pò pochine per un team con così tanta storia e ambizione. Solo quest’anno la Red Bull ne ha collezionate quattro…

Certo è che i prossimi due Gp saranno molto importanti anche per Binotto: altre due scoppole in Olanda e a Monza potrebbero vedere in bilico la sua posizione come capo del team. Rientriamo sempre nel campo della tendenza tutta italica di “gettare il bimbo insieme all’acqua sporca” ma tant’è, ci deve sempre essere un capro espiatorio.

Sarebbe però quanto meno curioso che la silente (assente?) dirigenza Ferrari prendesse una decisione tanto importante dopo mesi di colpevole mutismo, soprattutto in quegli ambienti politici della FIA nei quali Ferrari sembra essere considerata solo come portatrice di un prestigio ad uso e consumo della grancassa mediatica della FIA e non più di una seria contendente, di cui viene comprato lo stare zitti e buoni con il famoso obolo extra in quanto team “storico”. Viene da pensare che alla fin fine, finchè i conti della Ferrari S.p.a. sono in ordine, non conta poi così tanto se si vince o meno in pista. Con buona pace dei tifosi col fegato grosso che ancora ci credono.

Avranno capito anche loro che basta fare il minimo indispensabile, stare con i migliori ma non esserlo mai, lottare qualche volta ma non per tutta la stagione, nutrire l’ego del tifoso qual tanto che basta da alimentare le speranze di gloria alla stagione successiva, sul pilota che verrà, sul progettista che farà il miracolo…

*immagine da f1experience.com

Rocco Alessandro

 

MOTOGP 2022-GP DI SAN MARINO E DELLA RIVIERA DI RIMINI

Classico appuntamento di (quasi) fine estate a due passi dalle spiagge romagnole e dalle camerette da adolescenti della maggior parte dei piloti nostrani.

Misano è da sempre il cuore della terra dei motori a due ruote ed i nostri ritroveranno l’asfalto che spesso è stato per loro la palestra più importante della carriera.

Piloti e Case italiane vantano una buona tradizione seppur sia riuscito l’en plein di tre vittorie in tre classi solo una volta nel 2018.

Curiosamente il leader del Mondiale Quartararo non ha mai vinto in Romagna ed i suoi risultati migliori sono due secondi posti nel 2019 e nel 2021.

Al contrario, Pecco Bagnaia è andato sempre forte su questo tracciato, al punto di rischiare di vincere la sua prima gara quando ancora aveva indosso i colori Pramac. E’ lui il favorito d’obbligo. Sull’onda dei tre successi consecutivi appena ottenuti vorrà portarci anche il quarto per bissare quello dello scorso 2021.

Vincere anche domenica avrebbe un significato ulteriore per il piemontese in quanto sarebbe il primo pilota a centrare un poker consecutivo: impresa mai riuscita nemmeno a Sua Maestà Casey Stoner.

Bagnaia scenderà quindi in pista carico di entusiasmo, ma anche con tutta la pressione addosso che solo quando guidi una rossa nel giardino di casa puoi avere.

Guardando le statistiche nell’ultimo anno solare (ovvero da inizio settembre 2021 ad oggi) il nostro ha vinto ben 9 gare sulle 19 disputate. Il suo rivale ne ha vinte solo 3 collezionando in tutto 264 punti a fronte dei 279 di Pecco… La grossa differenza sta tutta nel fatto che il francese ha imparato ad accontentarsi quando non ne ha per vincere. Bagnaia è spesso caduto per eccesso di foga/pressione.

Un successo del ducatista (con in scia altri piloti a “rubare” punti al rivale) significherebbe mettere ulteriore sale a questo campionato. Un evenienza che darebbe più sapore a chiunque vincerà il titolo a fine anno. E regalerebbe anche adrenalina ai tifosi e fama alla Dorna stessa.

Questo ormai il leitmotive che ci porteremo sino a quando i giochi non saranno fatti.

Gli altri? Tanti hanno motivo per ben figurare. I ducatisti hanno i mezzi per farlo a partire da Bastianini sempre molto veloce in Romagna. Resta da vedere come si comporterà nel caso in cui si trovasse in battaglia con il suo futuro compagno di box rosso. Miller avrà il compito di difendere il compagno di box meglio di quanto non abbia fatto in Austria e gli indigeni Bezzecchi e Marini i sopracitati favori del “giardino di casa”.

Il gran Capo Dall’Igna sarebbe ben felice se anche gli altri due ufficiali Pramac aiutassero la causa dopo averli confermati anche per il prossimo anno.

Ritroveremo pimpanti anche i due alfieri Aprilia che su questa pista hanno macinato asfalto gomme e ferodi per collaudare la RS.

Gli altri (due)? Honda farà numero come non lo faceva dall’inizio degli anni 80. A completare il campionato alternativo “giapponese” le tre Yamaha restanti che potranno lottare anche con una Suzuki (Watanabe sostituisce Mir infortunato in Austria). La gara “giapponese verrà presumibilmente dominata da Rins in sella all’altra Suzuki ormai in disarmo.

Restano le KTM. Oggetto misterioso del 2022 pare che per il prossimo anno facciano incetta di tecnici ex Red Bull F1. Nel frattempo sono lì a rinfoltire (senza più acuti) la griglia di partenza con arrivo in ordine sparso. Incredibile solo pensarlo dopo che lo scorso anno parevano indirizzati ad un 2022 migliore rispetto a quell’Aprilia che sta invece ben figurando.

Questo il cocktail del weekend. Interessante per l’alto classifica e per i colori italiani. Capiremo se arriverà davvero la pioggia ad oggi prevista per annacquare la bevanda del fine settimana.

Divertitevi tutti, senza prendervela troppo….. perché è solo sport….forse.

(immagine di copertina tratta dal sito ufficiale del circuito intitolato a Marco Simoncelli)

 

GRAZIE DI TUTTO ANDREA DOVIZIOSO

(immagine tratta dal sito della Motogp)

Sarà l’ultima gara della carriera del nostro Andrea Dovizioso. Il ringraziamento è d’obbligo per averci regalato belle battaglie, per averci fatto gioire con un mondiale, per averci fatto sperare che un pilota italiano potesse trionfare in sella alla rossa nazionale.

Andrea non sarà stato un fuoriclasse, ma ha ben figurato in carriera incrociando le ruote con nomi che farebbero tremare le gambe a chiunque. Ha lottato contro gente del calibro di Rossi, Stoner, Lorenzo, Pedrosa e Marquez. Senza qualcuno di loro avrebbe vinto molto di più e magari sarebbe arrivato l’iride della classe regina a bordo della Ducati.

Ma la vita è fatta così…. Sul finire ha commesso l’errore di non provarci davvero con Aprilia chiudendo in sordina con una Yamaha decisamente sotto tono rispetto ai fasti passati. Sarebbe stato bello vederlo a bordo della moto di Noale ad indirizzare quel progetto che oggi sta dando i suoi frutti. Sarebbe stato bello come è stato bello vedere il suo spirito di abnegazione durante gli anni bui della rinascita Ducati. E’ stato talvolta troppo spigoloso con i compagni di team. Non si è mai veramente integrato con i suoi corregionali del giro buono.

Grazie ancora Andrea. Tanto rispetto per ciò che hai fatto e scusami se talvolta ho esagerato anche io con le critiche.

All the best.

 

Salvatore V.

F2 BELGIO 2022 – CONTROFFENSIVA DRUGOVICH

Dopo la consueta tregua estiva, nella foresta delle Ardenne si riaccendono le ostilità. In Ungheria Theo Pourchaire (ART) aveva vinto e dimezzato il distacco dal leader di campionato Felipe Drugovich (MP), ormai privo dell’abbrivio di inizio stagione. Si arriva in Belgio aspettando la conferma della ART oppure la riscossa della MP. La risposta è stata netta e incontrovertibile.

Tutte le immagini sono tratte dal canale twitter della Formula 2 o dal sito ufficiale fiaformula2.com

Vale la pena menzionare che in Charouz hanno scaricato Cem Bolukbasi, il pilota con background di sim racing, per ingaggiare Tatiana Calderon, l’unica donna ad aver corso in Gp2/F2.

QUALIFICHE

A tre minuti dal termine della sessione Drugovich stacca un 1:58:232 e infligge a tutti quanti più di sette decimi di distacco, con mezzo secondo guadagnato nel solo settore centrale. L’eccezionalità del tempo è tale che il brasiliano si prende il lusso di rinunciare all’ultimo tentativo per conservare un set di Soft – e alla fine conserva ancora quattro decimi di margine. Prima pole per il brasiliano da Montecarlo.

Al contrario Pourchaire ha una qualifica anonima (come spesso gli capita quest’anno) ed è solo ottavo. Va un po’ meglio a Logan Sargeant (terzo in campionato anche ormai staccato dai primi), terzo davanti a Jack Doohan. La sorpresa di giornata è Enzo Fittipaldi, secondo con la Charouz. Gonna be honest: tanto più Fittipaldi va forte, quanto più mi sorgono dubbi sul livello di competitività della serie.

Menzione di disonore per Vips, che si gira in completa autonomia nel corso del primo tentativo. Partirà ultimo in entrambe le gare (questo format è severo con gli errori in qualifica – mi chiedo comunque perché in Mecachrome non si elabori un anti-stall decente). In termini di talento continuo a pensare che sia il migliore del campionato insieme a Sargeant, ma quante cavolate…

SPRINT RACE

La sprint race vede Boschung in pole (al ritorno dopo una lunga assenza causata da problemi al collo) e Daruvala in seconda posizione. Pourchaire è terzo, Drugovich decimo. L’indiano non sfrutterà l’ottima posizione perché nel giro di ricognizione gli cede la pompa della benzina, che lo porterà al ritiro ancor prima del via.

Partenza a razzo per Lawson che parte quinto, mette 4 ruote sull’erba per passare Pourchaire (!) e a La Source è già secondo, mentre sul Raidillon il francese incassa anche il sorpasso di Verschoor e Doohan. Al contrario del rivale, Drugovich passa due macchine al via e una a Les Combes, quindi conclude il primo settore in scia a Pourchaire – in griglia erano separati da sette posizioni.

All’inizio del secondo giro Lawson sorpassa Boschung sul Kemmel. Lo svizzero della Campos resterà in zona DRS per qualche giro ma poi molla. Verschoor viene superato da Doohan e forma un trenino fino alla decima posizione.

La corsa mantiene il carattere processionale fino a metà gara, quando Sargeant perde il controllo della Carlin a Pouhon e si schianta contro le barriere. Con la SC in pista molti piloti ne approfittano per montare gomme fresche. Drugovich è tra questi; alla bandiera verde è dodicesimo e mancano solo quattro giri ma può godere di un vantaggio sul giro di 4s (!).

Il brasiliano non spreca l’occasione e scavalca una vettura a settore. Juri Vips è l’unico in questa fase di gara a resistergli più di qualche curva. Al penultimo giro sorpassa Pourchaire, poi Verschoor per la quarta posizione ma per pochi decimi non riesce ad acciuffare il podio.

Lawson nel frattempo ricostruito il gap di 4 secondi che aveva prima dell’interruzione. Il neozelandese (gpv) ha dominato la gara, mentre Doohan all’ultimo giro sorpassa Boschung e conquista la piazza d’onore.

FEATURE RACE

L’avvio di Drugovich è perfetto e arriva in curva 1 con un paio di car length di vantaggio sul resto del gruppo. La sua partenza è stata propiziata da quella lenta di Sargeant e Fittipaldi, col risultato che alle sue spalle ora ci sono Doohan e Beckmann (VAR, il sostituto di Cordeel).

Il principale colpo di scena della gara e forse del campionato avviene all’inizio del terzo giro: Pourchaire rompe il motore e si deve ritirare, proprio quando il rivale è in testa alla gara. L’affidabilità dei motori Mecachrome è sempre stata questionabile, ma trovo ironico che a pagarne il “protetto” del boss Bruno Michel, colui che, tra le varie cose, ha imposto i Mecachrome alla F2.

Moving on, Doohan si avvicina a Drugovich mentre alle loro spalle Lawson e Fittipaldi giungono alle ruotate in varie occasioni (complice anche un pit lento per il neozelandese, che lo rimette alle spalle del brasiliano). Beckmann subisce l’undercut dei due e perde la posizione sul podio.

La lotta per la vittoria si risolve ai box. Al decimo giro Doohan rientra a cambiare le gomme mentre Drugovich allunga di un giro. L’undercut si rivela più efficace del previsto e Drugovich rientra alle spalle dell’australiano e con gomme fredde.

Dopo aver accumulato cinque secondi di svantaggio in tre giri, il brasiliano inizia ad avvicinarsi. Il traffico dei piloti partiti su prime aiuta Drugovich, che si porta in zona DRS ma non organizza nessun attacco serio.

Lawson si libera una volta per tutte di Fittipaldi, che nei giri finali va incontro al cliff delle gomme (peraltro a fine sarà inoltre penalizzato per alcune difese troppo garibaldine). Verschoor, l’unico tra le prime file ad aver optato per la strategia alternativa, si mette in luce con diversi sorpassi e una lotta prolungata con Sargeant, che non è riuscito a rimontare dopo la pessima partenza.

Da segnalare anche la rimonta di Vips, che con le option mostra il passo più veloce della gara. Nei giri finali riesce a superare Armstrong, il proprio compagno di squadra, che invece aveva trascorso il primo stint tra i primi, e alla fine conclude ottavo. Senza la scemenza in qualifica forse poteva essere uno dei protagonisti.

CONCLUSIONI

Dopo tanto penare Doohan vince la prima Feature Race. La sua gara è stata ottima (del resto ha sempre avuto un feeling speciale con Spa). Stavolta non ho nulla da questionare ma per fugare i dubbi sul suo valore dovrebbe mostrare una maggiore costanza di rendimento. O anche solo evitare incidenti futili.

Con il secondo posto (+ pole) della Feature Race Drugovich guadagna venti punti in campionato. Forse poteva anche ottenere di più, ma con Pourchaire out non c’era necessità di rischiare – anche in questo modo ha “annullato” la gara in Ungheria. Dopo anni di investimenti e grazie all’assunzione di ingegneri importanti (come Paolo Angilella e Daniele Rossi) MP si conferma come una delle scuderie più forti del campionato.

Di sicuro è quella con il “fuck up rate” più basso di tutti – non ricordo una singola sessione condizionata da problemi tecnici. 43 punti di vantaggio su Pourchaire è un margine di tutto rispetto, ma in tre gare possono ancora accadere molte cose.

Lawson conquista due podi su due (per la prima volta dal Bahrain) e rilancia le sue ambizioni per il terzo posto in campionato. Al momento è di Sargeant a quota 129 punti, ma inizia ad essere insidiato da Doohan (121) e da Lawson con (114). I tre staccano il gruppo alle loro spalle, che racchiude i piloti tra Fittipaldi (quinto) e Armstrong (undicesimo) in appena venti punti. A inizio stagione auspicavo tutt’altro campionato per il neozelandese, ma forse ne ha per raggiungere un piazzamento onorevole. Il potenziale c’è – quando non incappa in situazioni oggettivamente sfortunate e non appena si qualifica un po’ meglio della decima posizione va sistematicamente a podio.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya