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VERSTAPPEN VINCE IN CASA. HAMILTON PRENDE ATTO.

Dalla collina al mare. Dal tempo da lupi al meteo da abbronzatura. In una sola settimana. Ma il pubblico è sempre quasi tutto vestito d’arancione, a maggior ragione questa volta, visto che siamo in Olanda.

Si torna a Zandvoort, 36 anni dopo l’ultima gara che fu anche l’ultima vittoria in carriera di Niki Lauda. Su un circuito diverso, perchè nel frattempo hanno venduto un po’ di terreno per farci delle villette. E così nel poco spazio a disposizione hanno dovuto ricavarci, con un po’ di fantasia, un circuito adatto alla F1 attuale. E ne è venuto fuori qualcosa di bellissimo da guidare in solitaria, molto meno quando in pista ci sono 20 macchine di 5.5×2 metri.

E, infatti, nelle prove si sono viste un po’ di bandiere rosse per fermare le operazioni e riparare le barriere. Nulla ha però potuto fermare il prode Max dal conquistare la pole davanti al suo pubblico nonostante un guasto al DRS. Ma il rivale al titolo è lì in prima fila di fianco a lui, con il suo assistente finlandese subito dietro, pronto ad aiutarlo con qualche azione geniale. L’altra Red Bull è invece in fondo allo schieramento per un errore tattico che l’ha fatta eliminare subito in Q1. Quindi l’idolo olandese se la dovrà sbrigare da solo, come al solito.

Si spengono i semafori e il tanto temuto caos non si verifica. I primi 6 vanno via tranquilli in quest’ordine, con Verstappen che mette subito una bella distanza fra sé ed Hamilton. Giovinazzi, incredibilmente settimo in griglia, vanifica la buona qualifica facendosi beffare da Alonso, autore di un’altra delle sue ottime, Ocon e Ricciardo.

Il ritmo imposto da Verstappen è troppo alto per Hamilton, che si ritrova in pochi giri a 3 secondi dall’avversario, con Bottas dietro di lui di altri 3 secondi. 

Al decimo giro Lewis si sveglia e segna il giro più veloce, portando il distacco sotto i 3 secondi. Dietro non succede nulla, le macchine sono ben distanziate fra loro e la pista, come previsto, non permette grossi duelli.

Al giro 21 Hamilton si ferma per montare gomma a mescola media e tentare l’undercut, la Red Bull decide di non rischiare e fa fermare immediatamente anche Verstappen, che si ritrova alle spalle di Bottas. Lo raggiunge al giro 30, e al finlandese viene chiesto di difendersi meglio che può, provando a fare perdere qualche secondo all’olandese. Ma Lewis non ne può approfittare, perchè causa doppiato si ritrova piuttosto lontano dall’olandese. Il quale, complice un suo errore nella penultima curva, riesce a sopravanzare facilmente Valtteri, che si ferma subito per cambiare le gomme.

E’ evidente che il talento di Hamilton non è sufficiente a far colmare il gap, e in Mercedes si inventano un improbabile secondo stop anticipato al giro 40, con Hamilton che chiede il motivo visto che le gomme erano ancora in forma. La mossa a sorpresa è decisamente fuori tempo, perchè l’inglese rientra nel traffico. A Verstappen basta coprirlo ancora una volta per stargli davanti  e mantenere il distacco ai soliti 3 secondi. 

Passata la metà gara, i primi 8 sono nello stesso ordine in cui si trovavano al primo giro, con Gasly quarto, Leclerc quinto e Sainz sesto, poi Alonso e Ocon. 

Hamilton non molla, e prova a restare attaccato a Max, anche se dalla Mercedes gli fanno capire che non hanno più nulla da provare e che se vuole vincere il modo lo deve trovare lui. Dopo avere ridotto il distacco fino a 1.5 secondi, a 12 giri dalla fine le sue gomme cominciano ad abbandonarlo, e l’inglese è costretto ad arrendersi.

Ma in Mercedes oggi sono molto fantasiosi e, pur avendo già il secondo e terzo posto in cassaforte, nonchè il giro più veloce saldamente in mano al loro pilota di punta, decidono di fare le cose strane. Bottas viene fatto fermare senza apparente motivo a 5 giri dalla fine per montare gomme morbide. Il finlandese non se lo spiega e gli viene naturale mettersi a spingere per fare il giro più veloce. Il suo box gli chiede di abortirlo perchè in quel modo lo toglierebbe al compagno di squadra, ma Valtteri non ubbidisce, e così in Mercedes fanno fermare Hamilton per montare a sua volta la gomma morbida e riprendersi il punto addizionale. Cosa che gli riesce proprio all’ultimo giro disponibile.

Prima della bandiera a scacchi, c’è anche spazio per l’ultima prodezza di Alonso, che sorpassa il suo connazionale Sainz sulla macchina che una volta era la sua, per cogliere un altro ottimo risultato.

La bandiera a scacchi saluta così la splendida vittoria di Verstappen davanti al suo pubblico in tripudio, con Hamilton e Bottas a completare il podio, Gasly ottimo quarto e primo dei doppiati, poi Leclerc, Alonso, Sainz e Ocon. In nona posizione Perez, rimontato dall’ultima posizione, e, a chiudere la zona punti, Norris, che ha pagato una qualifica infelice. Primo fuori dai punti il solito opaco Ricciardo.

Pessima giornata per Williams, Aston Martin e Alfa Romeo, con Giovinazzi in ombra nonostante l’ottima qualifica, complice anche una sosta aggiuntiva per una foratura. Gara decente per Kubica, che ha sostituito il ritirando Raikkonen positivo al Covid.

Oggi per la Mercedes non c’era niente da fare contro un avversario indubbiamente più forte, e, senza colpi di sfortuna, ritornato ai livelli che gli competono. Ora si va a Monza, dove verosimilmente avremo la conferma che, se i tedeschi vogliono portare a casa il mondiale, devono inventarsi qualcosa di meglio di quello che hanno mostrato oggi, perchè contare sul talento di Lewis e sugli errori degli avversari non è sufficiente.

P.S. Come abbiamo detto in premessa, ci sono state 6 bandiere rosse nelle qualifiche, ma in gara si è vista solamente una bandiera gialla. C’è da giurare che per la maggior parte dei piloti, se non per tutti, il comandamento numero uno che viene dato non sia “vai più veloce possibile” ma “attento a non fare danni perchè potremmo ritrovarci senza ricambi”. Potenza del budget cap.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

GRAZIE PER QUESTI 20 ANNI, KIMI.

Kimi Matias Raikkonen si ritira dalla Formula Uno.

E adesso come lo riempio sto foglio bianco?

Era nell’aria da tempo, è vero. Ma quando la notizia ufficiale arriva il colpo uno lo accusa…eccome se lo accusa.

Un amico ieri mi ha scritto in privato “mi deve un fegato”. Un altro ha ribattuto che un fegato lo deve anche a se stesso… Verissimo, perché con una testa differente le vittorie sarebbero state ben altre. Ma non sarebbe stato il Kimi che conosciamo, quello che appiedato dai rossi rispondeva che non gliene fregava un’accidenti di vincere un altro mondiale tanto non gli avrebbe cambiato la vita. Al solito aveva ragione lui, uno che si è permesso il lusso di correre per piacere di farlo e non con l’ossessione di farne una ragione di vita. Uno che ha capito che le corse sono pur sempre un “di cui” della vita stessa.

Se la McLaren non si fosse rotta ogni due per tre in quegli anni. Se la dirigenza rossa avesse avuto la lungimiranza (non ci andava tanto) di puntare su di lui nei due periodi rossi. Se bla bla bla.

A che serve guardare indietro se tanto il passato non lo puoi cambiare? Va bene così, risponderebbe Kimi: non perdiamoci tempo.

Quel ragazzo schivo aveva capito tutto sin dall’inizio e ne ha tratto giovamento. Non si è fatto cambiare da quel mondo, dai soldi, dal successo che è riuscito ad ottenere. E’ rimasto se stesso a dispetto di tutto e tutti diventando un personaggio unico ed inimitabile senza volerlo diventare.

Un personaggio poco attraente per i media, secondo quel presidente Ferrari che lo appiedò nel 2009 con tanto di contratto ancora in corso. Per rincorrere quella chimera che lo stesso gli aveva regalato due anni prima e che, ironia del destino, non si è mai più fatta acchiappare da allora.

Oggi non è tempo di rimpianti, oggi è tempo comunque di gioia. Perché? Kimi si ritira, che dici?

Per chi scrive lo è, nonostante ne sentirà la mancanza sulle piste del Mondiale. Lo è perché confesso di aver stimato e tifato molti piloti in tutti questi anni (oltre 40) che vivo questa passionaccia per il Motorport. Ma ne ho amati davvero molto pochi. Avevo smesso negli anni 80 dopo aver perso per strada nell’ordine Gilles, Stefan ed Henri. Troppo forte il dispiacere di doverli piangere, al punto di essere riuscito a non affezionarmi più a nessuno fino a quel 2001.

Come si spiega questo ritrovato affetto dopo tanti anni? Non me lo spiego e manco ci penso di farlo. Fu una sorta di folgorazione dal suo primo Gp. Tanta era la curiosità di vedere un pischellino senza storia alle prese con una F1. E lui la ripagò con i punti al debutto (sesto eh, non decimultimo come oggi). Da quel giorno fu un crescendo di gioie e di dolori.

La prima incazzatura la presi quando Ron (testa d’uovo cit) se lo portò in casa senza che in Ferrari battessero ciglio seppur avessero un legame stretto con Sauber già ai tempi.

Ce ne sono altre di incazzature, ma le gioie sono state talmente grandi da farle passare in secondo piano.

Al Ring con la Mecca non riuscì nemmeno a fiatare… non ci credevo. Semplicemente mi pareva impossibile che una gara (e forse anche un mondiale) si potesse perdere a quel modo. Però mi tenni le imprecazioni di scorta per quel Montreal in cui Luigino riuscì ad abbracciarselo da dietro in pit lane… Che poi imprecai anche contro di lui per la flemma mostrata mentre indicava il semaforo al giovincello…

Le gioie di cui ho goduto hanno un intensità enorme.

La prima vittoria in Malesia. Il giorno di Suzuka in cui decise di diventare un iradiddio. Il debutto rosso a Melboune quando spianò l’intera griglia per tutto il weekend.

Interlagos 2007 ha lo stesso livello di intensità dei mondiali di calcio dell’82. Come puoi pensare di vincere con quello svantaggio? Ci provi e basta, esattamente come fecero gli azzurri finiti del girone di ferro con Brasile ed Argentina. Perché quando è il tuo momento è il tuo momento, non ci sono discussioni.

Abu Dhabi 2012 mi costò un tatuaggio promesso se mai fosse tornato in F1 a far vedere che la classe non è acqua.

Austin 2018 mi fece vedere il fondo della bottiglia di Talisker Dark Storm portata direttamente quell’estate dalla Scozia…insomma una serata simile a quella regalata dallo stesso al Galà Fia di fine anno.

Kimi è stato un maestro.

Sono pronto a scommettere che continueremo ancora  a parlare di lui. Non ci credo che gli basterà tenere le mani solo su Minttu senza ogni tanto stringere un volante. Penso e spero che lo potremo rivedere a bordo di qualche Hypercar del Wec. Perché se è vero che il tempo gli ha tolto quella velocità pura che in certi momenti è stata inarrivabile per tutti, è anche vero che non gli ha tolto la visione di gara e la capacità di gestirsi che ne completava la classe sin da ragazzino.

Ho detto tutto e niente. Volevo dire qualcosa e non credo di esserci riuscito. Finisce un era della F1? No, la F1 ha cambiato era tempo fa, ed un dinosauro come Kimi ci ricordava i tempi che furono.

Perdonatemi ma non riesco ad andare oltre.

Continuate sotto voi se volete.

 

PS:Potrei riscriverlo 100 volte e non ne sarei mai soddisfatto. Di fronte agli addii anche l’Ice si scioglie.

IL KIMI BAMBINO

(immagine tratta dal sito bandiera a scacchi)

 

IL KIMI PIU’ DEVASTANTE

(immagine tratta da motorbox)

(immagine tratta da pinterest)

(immagine tratta dal sito new atlas)

IL KIMI PIU’ SFIGATO

(immagine tratta da twitter)

IL KIMI PIU’ COMPLETO

(immagine tratta da motorsport)

(immagine tratta da eurosport)

IL KIMI PIU’ SPENSIERATO

(immagine tratta dal sito rallyssimo)

IL KIMI CHE SI DIVERTIVA

(immagine tratta mow)

(immagine tratta dal sito F1 sport)

IL KIMI MATURO

(immagine tratta da sportmediaset)

(immagine tratta da stellantis)

(immagine tratta dal sito automoto)

 

(immagine di copertina tratta dal web)

BASTIAN CONTRARIO: LA PIOGGIA NON MENTE

“Non può piovere per sempre”, diceva il figlio di Bruce Lee ne “Il Corvo” ed infatti anche il diluvio universale è stato a tempo determinato. C’è una peculiarità della pioggia quando scende giù… non mente mai. Bastano quattro gocce d’acqua ed esce fuori la vera natura degli esseri umani. Fateci caso, per strada, cosa succede quando piove: persone che scappano, altri con l’ombrello che camminano sotto i balconi, lasciando gli altri passanti sprovvisti dello stesso sotto il cielo plumbeo… genitori che parcheggiano dentro la classe se necessario, pur di non far bagnare i propri figli! Potrei continuare per ore, solo che qui si parla di F1 e allora portiamo il parallelo alla pista magiara. Già nella notte tra il venerdì ed il sabato ha piovuto, lavando la pista e complicando tutto il sabato (Ferrari ne sa qualcosa). Solo che questo è stato il meno peggio, perché domenica la pioggia era presente proprio nel momento della partenza, portando inevitabilmente alla luce tante verità.

Una di queste tristi realtà è che i piloti non sono abituati a correre sul bagnato. Inutile nascondersi attraverso giustificazioni che puzzano di ridicolo. Il calendario di F1 è concepito affinché la probabilità di incontrare un meteo avverso, nella data in cui è fissato il weekend di gara, sia ridotto al minimo. Certo, non si ha la sicurezza assoluta, vero è che è più facile (o meglio, dovrei scrivere “è più probabile”) che piova in estate o in autunno? Appunto. Motivo per il quale il mondiale inizia sempre in Australia (a Marzo lì è ancora estate) ad esempio. Usando questo metodo reiterato nel tempo, ha portato alla inevitabile disabitudine da parte di tutti (piloti e team che vanno in crisi) a correre sul bagnato. Sia chiaro, su queste righe non sto affermando che questi consumati professionisti non sappiano guidare sul bagnato, qui si parla di abitudine. Ed infatti l’orgia che si è consumata subito dopo la partenza in curva uno ne è un esempio concreto! Diciamocela tutta, l’intero circo non ci ha fatto una gran bella figura. Non c’erano condizioni di pioggia battente, addirittura dai camera car la nube d’acqua, alzata da chi stava davanti, non era così fitta da impedire completamente la visibilità. Siamo stati anche fortunati a non aver avuto una partenza dietro safety car… perché, purtroppo, anche questo ci hanno costretto a vedere. Una vergogna indicibile!

La pioggia non mente mai ed infatti così come partire dalla pole è un indiscutibile vantaggio (immaginate se terzo fosse stato Lewis, per poi essere centrato dal compagno), è anche vero che partire dietro è una roulette russa. Ne sa qualcosa Fernando Alonso quando era in Ferrari ed era costretto a partire dalla terza fila (Spa 2012 vi ricorda qualcosa?)… lo stessa Fernando che domenica scorsa, invece, è stato graziato da quella carambola, a differenza del malcapitato Verstappen per il quale, ora, i giochi iniziano a farsi duri. A poco o a nulla è valsa la sua rincorsa con una monoposto completamente monca da un lato, di quella preziosa aerodinamica che gli tiene incollata la macchina a terra e gli permette di fare le sue evoluzioni. Persino un gagliardo Schumacher ha disturbato la sua vana rincorsa. Red Bull a questo punto o si inventa qualcosa o può dire addio ad ogni speranza iridata. Per AMG il primo d’agosto è stato Natale: ha conquistato la vetta in ambo i mondiali… la pausa estiva non poteva iniziare con miglior regalo. AMG ha ripreso a volare da quando hanno cambiato le gomme. A questo punto la domanda che mi pongo è la seguente: era Red Bull che “giocava” con le vecchie mescole oppure era AMG che non sapeva farle lavorare? Vedremo al ritorno dalle vacanze cosa succederà.

In quella nube d’acqua è emersa una incredibile ed amara (per gli altri) verità e cioè che Bottas è utile anche come proiettile vagante. L’anno prossimo, Hamilton  rimpiangerà ogni giorno il fido compagno, perché Russell per quanto rispetto potrà avere per il blasonato compagno, attaccherà di brutto (LeClerc ha fatto scuola nel 2019 a riguardo), perché a sua volta Hamilton tenterà di schiacciarlo, se non altro per far pagare a tutti l’affronto che gli hanno fatto. So che  l’annuncio ufficiale non c’è stato ancora, vero è che ormai questo è il segreto di Pulcinella… ridicolo tenere George un altro anno in Williams. Intanto quel velo d’acqua ha portato alla luce cosa significhi avere esperienza: Vettel, sapientemente, si tiene lontano dai guai, anche se il suo compito finisce li visto che non è mai stato un pensiero per il trionfante Ocon. Peccato che il suo podio sia stato cancellato, causa mancanza benzina. Ancora più amarezza c’è nel sapere che Aston Martin farà ricorso e anche questo GP finirà davanti ad un avvocato e, ancora più dell’amarezza, rimane la tristezza dei tifosi del tedesco che anche questo weekend hanno dato il meglio di sè. LeClerc paga la posizione in qualifica come detto, centrato dal proiettile Stroll: sebbene il canadese stia imparando il mestiere (“il lavoro si impara lavorando” no?) e spesso e volentieri è sempre davanti al suo mate, è anche vero che non poteva nascondere “la bugia”  per sempre e la pioggia di domenica ha tirato fuori tutta la sua inesperienza ed inadeguatezza a riguardo.

La pioggia, abbattutasi in quel di Budapest, sebbene si sia poi asciugata, ha lasciato degli strascichi… di verità: tralasciando la partenza in solitaria di Hamilton (la quale ormai farà giurisprudenza come si suol dire), rimarrà indelebile la battaglia tra lui ed Alonso. Fernando non lo scopriamo ora, eppure molti, troppi, si sono resi conto solo domenica scorsa di cosa fosse ancora capace il campione spagnolo. Guardando le sue difese, riflettevo sul fatto che è vero che Lewis ha cinque titoli in più rispetto allo spagnolo (quindi questo potrebbe portare a sudditanza), solo che è anche vero che il buon Fernando ne dovrebbe avere almeno tre in più rispetto a quello che riporta il suo palmares… ed infatti l’asturiano ha mostrato tutta la sua classe, ha sfogato tutta la sua rabbia repressa tenuta dentro per troppi anni. Alonso, con una Alpine che tiene dietro per dieci giri Hamilton, porta alla luce un lato del suo carattere sportivo che mal si sposa con le sue epiche gesta: il lamento! Certo che fanno sorridere (amaro) le sue parole ai danni del coriaceo e cazzuto Alonso, soprattutto dopo quello che lui stesso ha combinato alla Copse quindici giorni prima nel  GP di casa. A volte mi chiedo cosa voglia veramente Hamilton. Davvero pensa che, piangendo in mondo visione via radio, poi tutti debbano obbedire a partire da chi sta avanti e quindi lasciarlo passare? Di questo lato dell’epta campione del mondo non c’era bisogno della pioggia per conoscerlo, ormai fa parte del pacchetto Hamilton ed è un vero peccato.

La pioggia non mente mai e domenica scorsa ci ha confermato un’altra verità, che su queste pagine avete sempre letto: la Ferrari ha la coppia di piloti più forte del mondiale. Se manca l’uno c’è l’altro. LeClerc, totalmente incolpevole, ha rimediato un altro zero in classifica; poco importa. Ci pensa Carlos a salvare baracca e burattini, riportando Ferrari a pari punti con McLaren, la quale, a differenza della rossa, ha una grossa difficoltà… corre praticamente con un solo pilota! La pioggia magiara non ha fatto altro che raccontarci una verità che ormai è assodata. Spiace per l’australiano, che reputo un ottimo pilota, solo che proprio non riesce ad ingranare al momento con questa squadra. Certo è che è importante che si rimbocchi le maniche, perché in un ambiente come quello della F1 le giustificazioni non reggono per molto tempo: Carlos si è dato da fare subito e, sebbene deve migliorare in qualifica, è alla domenica che si fanno i punti (tranne quando c’è la Sprint Race… sigh!) ed il suo contributo è evidente; con buona pace di chi critica aspramente Binotto e le sue scelte.

Come vedete, una cosa così comune e di routine come la pioggia che cade dal cielo può rivelare tante cose, può dirci tante verità che non sapevamo o alle quali non volevamo credere. Tutto quello a cui abbiamo assistito domenica scorsa non è altro il frutto di verità che sono da sempre presenti, comportamenti ed atteggiamenti che sono insiti in ogni pilota che si cimenta ogni domenica di GP ed è bastato un po’ d’acqua per far emergere tutto… perché la pioggia non mente.

Vito Quaranta

OCON VINCE LA LOTTERIA MAGIARA. BOTTAS GIOCA A BOWLING.

“Basta con queste domande del cavolo”. Così un Max Verstappen, deluso per la prima fila mancata, aveva apostrofato, il sabato, il malcapitato Tom Clarkson durante le interviste post-qualifiche. E, di sicuro, il nervoso gli è aumentato ulteriormente quando gli hanno dovuto cambiare la Power Unit, ulteriore vittima della ruotata presa da Hamilton in Inghilterra.

In Ungheria la Mercedes torna davanti alla Red Bull, e guadagna comodamente la prima fila con entrambe le vetture, relegando gli odiati rivali in seconda.

Ma pochi minuti prima del via arriva la pioggia a far saltare le meticolose pianificazioni di team e piloti. E infatti…

Quando si spengono i semafori, Bottas compie un numero da dilettante, il cui risultato è talmente perfetto, per il suo team, da sembrare pianificato a tavolino (e, se anche fosse, non sarebbe di sicuro riuscito così bene). Partito malissimo, il finlandese si fa passare dalle due Red Bull e da Norris. Ma poi sbaglia la staccata, urta Norris il quale fa fuori Verstappen mentre, per completare egregiamente l’opera, il prode Valtteri butta fuori anche Perez. Quest’ultimo è costretto al ritiro, mentre Verstappen riesce a continuare, seppure con l’auto molto danneggiata.

Contemporaneamente, anche Stroll si trasforma  in un dilettante, e compie una staccata se possibile ancora più spettacolare di quella di Bottas, andando a frenare sull’erba all’interno di curva uno, e centrando in pieno Leclerc il quale a sua volta urta Ricciardo. Per il monegasco è il ritiro, e, col senno di poi, una grande occasione persa.

I troppi detriti sparsi nel primo settore costringono la direzione gara a far uscire la bandiera rossa, dando così la possibilità ai convolti negli incidenti di riparare l’auto, per quanto possibile. Purtroppo per l’auto di Norris non c’è nulla da fare, e si conclude così la striscia record di arrivi a punti dell’inglese.

Si riparte da fermo, con la pista che si sta asciugando e il sole che fa capolino. La macchina di Verstappen è stata rabberciata alla bell’e meglio. L’olandese si trova in 13a posizione. Incredibilmente, nessuno tenta l’azzardo della gomma slick, e durante il giro di formazione è chiarissimo che si tratti di un errore enorme.

E, infatti, quasi tutti rientrano ai box, tranne Hamilton, e si assiste alla partenza più surreale della storia della Formula 1, con l’inglese in pole position da solo.

Lewis è così costretto a fermarsi dopo solo un giro, e si ritrova in fondo al gruppo, mentre il leader diventa incredibilmente Ocon. E, paradossalmente, ora si trova dietro al rivale per il titolo.

I primi due, Ocon e Vettel, mettono in fretta una decina di secondi fra sè e gli altri, perchè in terza posizione c’è Latifi che fa chiaramente da tappo.

Vetstappen impiega 10 giri a liberarsi di Mick Schumacher, al quale rifila pure una ruotata. Dietro di lui Hamilton scalpita perchè vede l’avversario andarsene. Fra i due c’è Gasly. Lewis si lamenta di non riuscire ad avvicinarsi al francese pur essendo molto più veloce, e decide di fermarsi per montare gomme dure e tentare di andare fino in fondo. In Red Bull decidono di marcarlo stretto, e fanno rientrare Verstappen al giro successivo. Ma non è sufficiente, e l’inglese non solo riesce a superare il rivale per il titolo ma passa davanti anche a Ricciardo.

In Mercedes sono convinti di avere una possibilità di vittoria, e che Sainz sia il loto avversario. Lo spagnolo viene richiamato ai box ma preferisce stare fuori. E fa bene perchè i due davanti a lui, Latifi e Tsunoda, che lo stavano bloccando, si fermano lasciandogli pista libera per consentirgli di estrarre quanto è rimasto dalle sue gomme medie.

Carlos riesce a mantenere un ritmo simile ad Hamilton, che si trova bloccato dentro Tsunoda. Quando l’inglese, con una bellissima manovra, riesce a superare quest’ultimo, la Ferrari decide di far rientrare lo spagnolo. Siamo circa a metà gara, e in questo modo si ritroverà a fine gara con gomme ben più nuove del presunto rivale per la vittoria, sul quale, una volta uscito dai box, ha un vantaggio di soli due secondi.

Al giro 37 Vettel, in quel momento 2°, si ferma ai box, per tentare un undercut su Ocon. Il quale però spinge come un matto nel giro di rientro, e riesce a stare davanti al tedesco. Nel frattempo, Alonso si ritrova in testa ad un gran premio, ma le sue gomme sono finite, ed è costretto a fermarsi subito, rientrando in quinta posizione.

Al giro 41 Verstappen, alle prese con una macchina terribile, si ferma per montare gomme medie. E Hamilton inizia a lamentarsi del degrado delle sue posteriori.  Al giro 48, quando ne mancano quindi 22 al termine, in Mercedes decidono di far rientrare Lewis per montare gomme medie e tentare la rimonta. Ma se ne troverà 4 da superare, e la vittoria sembra un’utopia. I suoi primi giri con gomme nuove sono incredibili, riesce a girare 4 secondi più veloce dei primi, e Wolff lo incita per radio dicendogli che può ancora portare a casa la gara.

Alonso diventa minaccioso per Sainz, il quale inizia a faticare con gomme ben più vecchie di quelle degli avversari. E così anche Hamilton si unisce al duello per il terzo posto. Ma Nando è Nando, e tiene dietro magistralmente l’ex compagno di squadra per un  numero di giri sufficiente a tagliarlo fuori per la vittoria finale. Un bloccaggio in curva uno consente all’inglese di passare, non dopo essersi lamentato della pericolosità di certe manovre difensive ad alta velocità fatte dal rivale spagnolo (i piloti hanno la memoria corta, si sa).

Al giro successivo non c’è scampo nemmeno per Sainz, ma è troppo tardi, perchè a 3 giri dalla fine i primi due sono a 6 secondi di distanza, troppo lontani.

E così finisce con Ocon incredibilmente primo, e Vettel secondo (**) e tanto da recriminare, e Hamilton terzo e di nuovo in testa al mondiale, riuscendo così a trarre quasi il massimo da una giornata che si era messa benissimo grazie al suo compagno di squadra, e malissimo grazie ai suoi strateghi. Ma conta il fatto che va alla pausa in testa al mondiale e coi rivali per il titolo che si leccano le ferite contando i danni che due macchine tedesche hanno provocato loro negli ultimi due gran premi (non in modo intenzionale, ovviamente).

Al quarto posto troviamo Sainz, con una Ferrari che oggi avrebbe dovuto essere pronta a cogliere l’occasione, e non è successo. Quinto Alonso, di cui abbiamo già parlato. Sesta e settima le due AlphaTauri, con Gasly e Tusnoda e, udite udite, ottava e nona le due Williams con Latifi davanti a Russel. Loro sì che sono riusciti a sfruttare l’occasione. 

Decimo un depresso Verstappen.

E così, come detto, si va in pausa con la Mercedes in testa ad entrambi i campionati, e quelli della Red Bull infuriati. Avranno quattro settimana per calmarsi e pensare a come portare a casa un campionato che fino a due gare fa sembrava saldamente in mano loro, ma poi le prodezze dei due alfieri avversari hanno rimesso tutto in discussione. E quando è l’elemento umano, a fare la differenza, è tutto più bello.

(*) Vettel è stato poi squalificato in quanto il serbatoio della sua auto a fine gara non conteneva il litro previsto dal regolamento per le verifiche di conformità. A parere di chi scrive questa è l’ennesima regola stupida da aggiungere alle tante altre che sono in grado di cambiare il risultato a tavolino. Il campione si può prelevare anche prima della partenza, lasciando poi liberi i piloti di usare tutto quel (poco) che hanno nel serbatoio. Ma in fin dei conti il regolamento è stato scritto con l’approvazione degli ingegneri delle squadre, contenti loro…
Per effetto della squalifica del suo ex compagno di squadra, Raikkonen prende un punto. Ma, ancor più importante, Hamilton guadagna qualche punto ulteriore su Verstappen, e Sainz con la Ferrari sale sul podio.

P.S. 
Lo scorso anno in Renault è arrivato un amministratore delegato dalle grandi capacità, Luca De Meo. Oltre a far migliorare sensibilmente i risultati del gruppo (+27% nel primo semestre 2021, rispetto al 2020), essendo appassionato di corse ha voluto occuparsi attivamente anche nella squadra di Formula 1, cambiandone il management e chiamando a sè persone come Davide Brivio, il principale artefice del mondiale in MotoGp conquistato dalla Suzuki lo scorso anno. Il grande risultato di oggi è stato sì agevolato dalla particolare situazione che si è creata alla partenza, come ha ammesso Nando a fine gara, ma le occasioni bisogna essere pronti a coglierle, e in Alpine lo hanno saputo fare meglio degli altri. 

* immagine in evidenza da F1 TV