IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: INTERLAGOS

Le viscere. Il cuore. La rabbia. Che ti pompa dentro adrenalina che pompa altra rabbia; tanto che vorresti spaccare il cielo a pugni mentre la tua ragione è persa chissà dove. La benzina dei piloti è il rischio: danzare con la morte accanto. Una droga potente come poche. Portare al limite un mezzo meccanico come nessuno ha mai fatto prima. Poi arriva il coglione di turno. Tutti ne abbiamo incrociato qualcuno nella vita. Lo Schlesser che regala una doppietta insperata in casa, alla Rossa, catapultando fuori pista Senna involato ad una comoda vittoria. Coulthard, mediocre pilota (e forse migliore cronista) che si fa centrare da Michael a Spa (nessun ferrarista e nessun vero sportivo glielo perdonerà mai, e lui lo sa),  e il pilota della Ferrari con gli occhi iniettati di sangue trattenuto a stento dal Team mentre minaccioso va verso lo scozzese nei box. E Piquet che prende a pugni Salazar, nel 1982, anche lui sbattuto fuori così, mentre tutto era tranquillo ed apparentemente nulla poteva andare storto. Non so cosa sia passato per la testa ad Ocon, ma comprendo perfettamente la reazione di Max nel dopo gara. Verace, eccessiva, razionalmente da condannare ma terribilmente umana. Perché non siamo fatti solo di neuroni, ma anche di sangue e budella. Qualcuno direbbe (e anche io in parte concordo) che ogni tanto il fato porta, con gli interessi, il conto. E prima o poi a Max qualcosa indietro

doveva tornare. Vero. Ma nulla toglie ad una manovra, di un doppiato, sconsiderata come poche nella storia recente, compiuta del “terzo pilota” Mercedes. Ocon, per chi non se lo ricordasse, è quello che a Monaco disse, apertis verbis, che il suo capo era Toto Wolff. Con il piccolo particolare che lui, il ragazzo che tutto farebbe pur di avere quel benedetto posto in Mercedes (nel 2020 pare glielo abbiano promesso), guida per un’altra scuderia. La Mercedes è riuscita in due capolavori. Avere il più incredibile e straordinario cavalier servente della storia della Formula Uno: Bottas, soprannominato tappo di cemento armato. E nell’avere un terzo pilota a disposizione, tale Oco(gli)on. Se ne dice(va) un gran bene. Io ho sempre in mente quelle sue parole da Monaco, appunto. Uno schiaffo in faccia allo Sport. Il resto, l’eventuale talento, non mi interessa. In quella testa c’è un tarlo: l’essere più realista del re. Un utile idiota di cui francamente la Formula Uno può fare tranquillamente a meno…

Max Verstappen. Voto: 10. E’ lui il vincitore morale di questo Gran Premio. Inutile girarci attorno. Non conta nulla essere vincitori morali, ovvio, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Ed a Max quel che è di Max.

 Max Verstappen e il karma. Voto: ogni tanto il conto arriva. Di solito quando meno te lo aspetti.

 Oco(gli)on. Voto. Anzi no: auspicio. Che resti senza sedile anche nel 2020. D’altronde, pensateci, quale Team vorrebbe in squadra uno che è dipendente di un’altra squadra? Una quinta colonna quiescente pronta a eseguire i desiderata degli altri? Mi sarebbe piaciuto che un giornalista facesse questa domanda ad Ocon: Ti saresti sdoppiato da Hamilton?

Hamilton. Voto: 5. Ormai l’ego di Lewis è catapultato verso l’infinito e oltre. Non c’è  nulla di male a trovarsi nel posto giusto al momento giusto. E la fortuna aiuta gli audaci. Però: se ci metti una sicura penalizzazione (che non sappiamo ancora perché non sia stata data nelle Q2) e il terzo pilota AMG che ti serve su un piatto d’argento la vittoria…ecco, non dico che non dovresti festeggiare ma, certo, il modo dice tanto di te. Campione

Lewis, straordinario campione. Ma umanamente…stendiamo un velo pietoso. Occhio fresco pentacampione, che più si va in alto e più la caduta rischia di essere rovinosa…

Vettel. Voto: 5. Semplicemente, complice un problema elettronico che ne ha castrato la vettura, non c’era. Ha corso di riserva limitando i danni. Era come vedere, plasticamente, un Team che, a dispetto delle solite parole belligeranti, ha perso ogni stimolo ed aspetta la fine della stagione come una liberazione.

Raikkonen. Voto: 8. Non credo si potesse pretendere di più da Ice Man in questo Gran Premio. Resta la domanda se la sua fosse o meno la Rossa più performante.

Bottas. Voto: Il più grande gregario della storia della Fortuna Uno. L’ho già detto. lo ripeto.

Muretto Ferrari. Voto: sono tornati i soliti…quando la Ferrari ha scelto le gomme gialle per la partenza, in Q2, ho pensato…sono gli unici che lo hanno fatto…o sono “geni” oppure “sgeni” (copyright by Alonso, come ricorderete). Poi in gara, quello che non è parso un reale vantaggio è stato vanificato dalla scelta di gomme ancora più conservative. Qualcuno mi saprebbe spiegare se sono io che non ci capisco niente? Mi aiuta PG: «In @ScuderiaFerrari oggi eroici: partono con Soft per avere vantaggio nella lunghezza del primo stint con seconda parte di gara su mescola più morbida ed invece accorciano inutilmente il primo stint montando pure la Medium. Vergognosi».

 Muretto Red Bull. Voto: 10 e lode. Ecco, forse in Ferrari dovrebbero chiedere qualche consiglio ad Horner & co. Anzi…prendiamoci direttamente Horner (e magari quel mezzo pirata di Marko).

Pirelli. Voto: 4. Ogni volta che Pirelli dice che quella strategia sarà la migliore, viene quasi regolarmente smentita dall’andamento della gara. Ti viene il dubbio che ad una gara dalla fine del Mondiale…non abbiano ancora capito come funzionano gli pneumatici che loro hanno costruito…

Commissari di pista. Voto: Una triste commedia che ha stufato. Condivido totalmente il pensiero di Alberto Sabbatini: “In pratica per la Fia è più grave che Vettel abbia messo a rischio l’incolumità dei commissari quasi da fermo ai box che Hamilton l’incolumità di Sirotkin in pista a 200 km orari!”

FIA. Voto: non so più cosa dire. Quando una bilancia (forse rotta) vale più di una vita (rischiata), c’è molto che non va. Ok, i tifosi Ferrari rosicano amarissimo, e lo fanno da 11 anni ormai. Quindi il mio giudizio può essere in parte obnubilato da un dominio asfissiante, mortifero e quasi inscalfibile. Tuttavia: regole assurde. Commissari impreparati. Nessuna uniformità di giudizio. Pesante anglocentrismo (la FIA di francese ha solo il presidente, Mercedes di tedesco il nome e i soldi) e ipertutela per Lewis (che non ne ha bisogno). E’ ormai solare che se possono bastonano Vettel (e la Ferrari). Mentre mi chiedo cosa dovrà mai fare Hamilton per essere in qualche modo sanzionato. La FIA sta avvelenando essa stessa la sua creatura dalle galline d’ora (per ora) e sta dando la stura ad ogni complottismo. Se gli appassionati di F1 dovessero arrivare alla certezza (perché il sospetto è forte) che questo Sport sia tutto una finzione, una formula wrestling con cicli predeterminati in cui a turno qualcuno vince per un lustro, le ore di questa pantomima sarebbero contate…

 

Mariano Froldi, Direttore Responsabile di FUnoAT

MOTOGP 2018 – GRAN PREMIO MOTUL DE LA COMUNITAT VALENCIANA

Valencia, ultima fermata.

Siamo finalmente giunti all’ultima corsa della stagione 2018, con tutto o quasi ormai scritto e deciso, con i piloti che potranno sentirsi libere di correre come vogliono, senza alcuna pressione. Tutti? Forse per qualcuno non sarà così…

DANI PEDROSA – THE LAST RACE

Già, par ieri che quel nanerottolo sia arrivato nella massima serie,  rivoluzionando il modo di guidare di tutti, avendo una capacità tutta sua di piegare, ma sopratutto raddrizzare la moto, con una rapidità incredibile, lasciando basiti tutti i campioni della classe regina, che finiro per imitarlo in breve tempo.

Fa ancora più specie, pensare che colui che è stato capace di vincere tre titoli di seguito 2003 (125) , 2004 (250) e 2005 (250) , non abbia nel suo curriculum, un titolo iridato della MotoGP.

Dani è sempre stato uno dannatamente veloce, ma capace di alternare gare pazzesche, dove nessuno poteva tenere il suo passo, a prestazioni opache. Ma anche quando era li per giocarsi il titolo, la fortuna gli ha girato spesso le spalle, procurandogli pesanti infortuni.

Alle volte le cadute erano provocate da Alberto Puig, che dava a Dani dei falsi distacchi da chi lo seguiva, portandolo a prendersi più rischi di quanto fosse necessario, come successe al Sachsering, dove in curva 1, Dani perse il controllo della moto in staccata, finendo in via di fuga, fratturandosi un bel pò di parti del corpo, perdendo la possibilità di giocarsi il titolo.

Nel 2010, la caduta di Motegi, durante le prove libere, lo portarono a saltare le restanti gare della stagione, dando via libera a Lorenzo, per la corsa al titolo.

Nel 2011, lo scontro con il Sic a Le Mans, lo porta a restar lontano dalle corse per 3 gare, levandogli ogni sogno iridato.

Nel 2012 ottiene addirittura 7 vittorie, ma quando non ci si mette la jella, sottofroma d’infortunio, ci pensa il suo team, lasciandolo in griglia con le termocoperte ancora montate, quando doveva partire dalla pole. Riparte da ultimo, ma mentre rimontava alla grande, sul suo cammino trova Barberà, che lo stende. In quella stagione Dani meritava alla stragrandissima e rimarrà la sua miglior stagione.

Dal 2013, sono iniziate le stagioni del chiedersi, ma che senso ha tenerlo ancora in squadra? Ma ogni volta che lo si pensava, eccolo che ti tirava fuori una delle sue solite gare pazzesche, dove diventava imbattibile per tutti. Ma erano pure quelle vittorie dove, lui vinceva, ma succedeva altro e nessuno parlava di lui…

A Jerez 2013 vince, ma dietro c’è la staccata delle polemiche di Marquez su Lorenzo, all’ultima curva, con una buona carenata fra i due (Replay Gibarnau vs Rossi)

A Magny Course 2013, tutti a elogiare ed esultare per un Crutchlow che arriva secondo, nonostante la frattura del piatto tibiale della gamba destra.

Sepang 2013, lui va in fuga, ma dietro si scrive una delle pagine dei duelli più belli di sempre, fra Lorenzo e Marquez. Impossibile ricordarsi di Dani, dopo quello che si vide in pista, fra il 99 e 93.

Brno 2014 la si ricorda per la prima gara non a podio in motogp di Marquez e per il fatto, che il 93, non riuscii a stabilire il record di 11 vittorie consecutive, da inizio stagione.

Motegi 2015, con le telecamere tutte incentrate sul duello per il titolo fra Rossi e Lorenzo.

Sepang 2015, non serve che dica qualcosa….

Misano 2016, quando tutti lo pensavano da ritiro, ecco che ti tira fuori la gara da panico, svegliandosi a metà della corsa, iniziando a passare tutti, rifilando un distacco pesante a Rossi secondo. (Ero li sul prato)

Valencia 2017 vince il titolo Marquez, su Dovizioso

Resta Valencia 2018, questa volta non si potrà non parlare di lui e sinceramente spero di tutto cuore, anche se molto improbabile, che riesca a salutare il motomondiale, con una vittoria, che lasci impresso il suo nome nella storia, come il pilota che ha sempre vinto almeno una corsa in MotoGP in ogni stagione in cui vi ha partecipato.

Non è stato un Rossi, men che meno un Marquez, non è un Lorenzo e non ha la classe di Stoner, ma nel suo piccolo, si è sempre fatto ben volere e lottando alla grandissima in pista, sbagliando forse solo nel caso del Sic. Chiunque ami le corse, lo avrebbe voluto vedere almeno una volta iridato, anche in MotoGP.

GRAZIE DANI!!!

 

Saluti

Davide_QV

 

 

6 HOURS OF SHANGHAI

Metà della Superseason se ne è andata decisamente come previsto, con la Toyota a dominare sugli impotenti team privati, con l’eccezione di Silverstone, dove con la doppia squalifica dei giapponesi c’è stata gloria pure per la Rebellion. L’Endurance Committe prima della gara a Shanghai ha emesso una nuova revisione dell’EOT per cui alle LMP1 private sarà concesso di utilizzare circa il 10% in più di energia per giro, nella speranza di avvicinare il gruppone alle TS050 Hybrid. Dal punto di vista della classifica al Fuji c’è stata la reazione della Toyota #7 che con Kobayashi, Conway e Lopez ha trionfato nel tracciato di casa davanti ai compagni Alonso, Nakajima e Buemi, ancora leader in campionato. L’equipaggio della Rebellion #3 era prima del Fuji quello più vicino al duo Toyota, ma un’incidente rovinoso in regime di SC ha arrestato il loro buon filotto di risultati. Inutile dire che tutti si aspettano un nuovo duello fra le ibride nipponiche, con il resto a giocarsi l’ultimo gradino del podio come se fosse la vera vittoria.

La classe senza dubbio più interessante da seguire è come sempre la GTE Pro, dove dopo la tappa del Fuji ha preso il largo in classifica il duo Porsche formato da Christensen-Estre, che hanno vinto con una buona strategia e ottima regolarità durante gli stint. Gara da dimenticare, nel risultato, per le Ferrari di AF Corse che sia per sfortuna che per errori dei piloti hanno raccolto solo un 4° posto, in un week end in cui c’erano i presupposti per fare doppietta senza troppa difficolta. Senza infamia e senza lode la performance Ford, mentre BMW e Aston si sono confermate ottime sul giro secco, ma ancora acerbe sulla gestione delle gomme nell’arco degli stint. Il BOP aggiornato per Shanghai prevede una riduzione di peso per tutte le vetture (5-6 kg) eccetto le Ferrari 488 EVO; inoltre le macchine di AF Corse perdono 10 mbar di boost su tutto il range di giri, mentre le Aston guadagnano 10 mbar. La one-off Corvette C7R avrà un BOP abbastanza in linea con le altre. C’è comunque motivo d’interesse e di curiosità, visto che sarà la prima volta che una Corvette ufficiale non sarà nella classica livrea gialla, ma sfoggerà l’appariscente colorazione argentata per promuovere la nuova serie “Redline” della muscle car. In più, a parte Le Mans, sarà probabilmente la prima gara fuori dal continente americano per i ragazzi di Doug Fehan.

Come in Giappone la gara sarà da “pazzi della notte”, perché scatterà alle 4 notte italiane….Eurosport farà veder le ore finali (2h e mezza circa). Purtroppo i vari siti di free streaming sono stati oscurati, ma è possibile che all’ultimo spunti qualche live su Youtube…..finché non lo chiuderanno. Ci si può abbonare gratis (30 giorni) su Motorsport e vedere tutto in diretta su Motorsport.TV. Fortunatamente ci sarà come sempre il fondamentale live timing!

SPOTTER GUIDE / ENTRY LIST:

 

Link LIVE TIMING:

http://www.sportscarglobal.com/LiveTiming.html

A questo punto non ci resta che svegliarci nel cuore della notte (o fare after fino alle 4)…..eheh, e seguire l’ultima gara per questo 2018.

Aury

Ocon nega la vittoria a Verstappen, Hamilton vince, la FIA è confusa

Il “metro di giudizio” è un problema in tutti gli sport. C’è un regolamento scritto, poi ci sono l’interpretazione e l’applicazione, che dipendono dagli uomini. Giudici e contendenti.

In F1 il “metro di giudizio” è un problema da sempre. Troppi soldi, troppi interessi e, spesso, molta approssimazione da parte della FIA.

Giusto per citare, in premessa, un po’ di episodi: Hamilton si rende protagonista di impeding nei confronti di Raikkonen e di una manovra pericola nei confronti di Sirotkin, e non viene nemmeno investigato. Vettel non rispetta la procedura di pesatura, quasi investendo un commissario e distruggendo la bilancia, e riceve solo una reprimenda. E, infine, Ocon doppiato butta fuori il leader Verstappen e si becca solo 10 secondi, quando, in altri tempi, sarebbe arrivata bandiera nera (non sappiamo al momento cosa prevedranno per lui nel post-gara). Di sicuro sanzioni (o non-sanzioni) incoerenti con quanto visto nelle gare precedenti.

Premesso questo, le qualifiche sono vissute sul solito duello Hamilton-Vettel, e sulla solita prevalenza del primo. Ma la Ferrari era sembrata avvantaggiata per la gara, sia per il passo mostrato nelle prove libere, sia per il fatto di partire con la mescola soft, che garantisce un primo stint più lungo. Il che su una gara in cui è previsto un solo stop è una buona notizia.

Partenza furba delle due Mercedes, con Hamilton che parte bene e affronta la prima curva con molta calma, favorendo il rientro di Bottas a fianco di Vettel, il quale perde così la seconda posizione. Una scena già vista altre volte quest’anno che dimostra come l’avere i ruoli ben delineati può aiutare, e non poco.

Per Seb i primi giri non sono facili, venendo superato da Verstappen e dal compagno Raikkonen. Max rientra velocemente su Bottas ma non riesce ad attaccarlo. E i due ferraristi sembrano attendere che la loro gomma gialla inizi a funzionare meglio delle rosse degli avversari.

E in effetti il famigerato blistering colpisce prima di tutti il povero Bottas, il quale perde la posizione su Verstappen, e poi inizia a girare un secondo più lento, facendo perdere molto tempo ai due ferraristi. Per i quali la gomma non inizia a funzionare meglio, e Raikkonen non ha la stessa decisione di Max nei sorpassi, essendo così costretto a subire il passo del connazionale. Fino a quando, al 18° giro, Valtteri non viene richiamato ai box per montare gomma media, la più dura a disposizione. Al giro successivo viene imitato dal compagno di squadra, anch’egli con pneumatici visibilmente rovinati.

E con le gomme nuove le due Mercedes iniziano a volare. Ma la prestazione monstre dura solo pochi giri, e poi prevale la necessità di fare più di 50 giri con quelle gomme, e i loro tempi si allineano a quelli dei primi quattro.

Mentre al giro 26 anche Vettel si ferma per mettere le gomme medie, Ricciardo piazza il giro veloce con gomma supersoft vecchia di 29 tornate. E Verstappen continua a viaggiare con tempi più veloci rispetto ad Hamilton, al quale inizia a venire il dubbio di ritrovarsi dietro l’olandese quando questo farà il suo pit-stop.

Quando al 31° giro Raikkonen si ferma per montare gome medie, perdendo la posizione su Vettel, le due Red Bull si ritrovano al comando della gara. E pochi giri dopo si forma un trenino composto da Bottas e dai due ferraristi. A Vettel viene dato l’ordine di far passare il compagno di squadra, che sembra più veloce, ed in effetti il tedesco perde subito il contatto da lui.

Ad esattamente metà gara, Verstappen si ferma per montare gomma gialla. A questo punto ha gomme più fresche e morbide rispetto ad Hamilton, e tutto fa pensare che l’attacco a Lewis sarà per lui un gioco da ragazzi. E tale si rivelerà qualche giro dopo, con un sorpasso in tromba sul rettilineo principale, e l’inglese impossibilitato a difendersi.

Ma qualche giro dopo accade l’impensabile. Ocon si vuole sdoppiare (!) da Verstappen e lo attacca in fondo al rettilineo di partenza. Max, ovviamente, non se lo aspetta e chiude la curva come se fosse da solo. Ma così non è, ed entrambi vanno in testacoda. Il francese è notoriamente pilota Mercedes, e questo episodio favorisce guarda caso Hamilton, che ritorna in testa alla gara. L’olandese riesce a ripartire ad oltre 6 secondi e il fondo danneggiato.

Nel frattempo, dietro i primi due, Raikkonen è riuscito finalmente a superare Bottas per la terza posizione, e Ricciardo supera Vettel per la quinta, e poco dopo anche Bottas, che si ferma per un secondo pit-stop imitando Vettel che lo aveva fatto poco prima.

Gli ultimi 10 giri trascorrono con Hamilton che si lamenta per radio un po’ di tutto (non una novità per la verità),  Verstappen con la macchina malandata che cerca di raggiungerlo, e Raikkonen che deve difendersi da un arrembante Ricciardo. Ma non accade nulla, e in quest’ordine taglieranno il traguardo, seguiti da Bottas, da un evanescente Vettel, da Leclerc che oggi ha assaggiato cosa significhi battagliare con il futuro compagno di squadra per una posizione, poi le due Haas di Grosjean e Magnussen, e Perez.

Poca gloria per Renault e Toro Rosso, e, al solito, per Williams e McLaren, che dopo avere toccato il fondo stanno ora scavando.

La vittoria di Hamilton ha consentito alla Mercedes di vincere matematicamente il quinto mondiale costruttori consecutivo. Non una sorpresa, per la verità. Anche se una Ferrari così arrendevole non era francamente prevedibile. Ora resta una sola gara, quella di Abu Dhabi, storicamente poco favorevole alla rossa. E’ prevedibile che per tornare ad avere la gioia della vittoria dovranno attendere il 2019.

P.S. Oggi Ocon ha fatto una manovra assurda, ingiustificabile, e la cui motivazione va probabilmente al di là di una semplice esigenza di gara. A meno di non pensare che costui sia un perfetto incapace, ma ricordiamoci che già a Monaco affermò serenamente di avere ricevuto l’ordine di non far perdere del tempo al pilota della squadra che lo ha portato in F1 e che sta ancora cercando un sedile per lui per il 2019. Forse la FIA dovrebbe chiedergli qualche spiegazione aggiuntiva, ma probabilmente in questo momento ha altro a cui pensare. Anche perchè per lo spettacolo questi episodi sono una manna dal cielo. 

F1 2018 BRAZILIAN GP: AN INTRODUCTION

Ormai orfani della famigerata “Nonna di Barrichello”, la cui presenza incombeva puntuale ogni anno sul tracciato di Interlagos, incastonato al centro di un affascinante insieme di laghi, ci si approssima al Gp del Brasile con un mondiale piloti già in archivio e “il marche”, come piaceva dire a Poltronieri, ancora in bilico tra Ferrari e Mercedes, almeno dal punto di vista dell’aritmetica. Quindi con un’aspettativa non proprio fervida, considerando anche il blasone ormai perso del mondiale costruttori, oscurato dall’egocentrico mondiale piloti.

In realtà motivi di interesse non mancano, e molti guardano già a quella che sarà la stagione 2019.

Partiamo col dire che, al netto della lotta per il mondiale costruttori, sia Ferrari che Mercedes utilizzeranno questo Gp e il successivo come delle giornate di test extra per testare soluzioni da utilizzare l’anno prossimo, in particolare le PL1 E le PL2 si presteranno molto bene allo scopo. Con tutta probabilità sarà tutto un fiorire di comparazioni tra pezzi vecchi e nuovi, esperimenti di assetto, di test di eventuali nuove sospensioni e chi più ne ha più ne test(a).

Altro argomento succoso sarà la prova del nove per quanto riguarda l’improvvisa “ferrarite” che sembra aver assalito la Mercedes nelle ultime due gare, in cui si sono visti grossi problemi di gestione gomme e di mancanza di performance. Se ad Austin era stato incriminato un errore nel bilanciamento dei pesi della vettura a seguito di un intervento tecnico in parco chiuso e in Messico un mix tra problemi di setup, pista liscia e (da parte della stampa specializzata) i cerchioni delle gomme posteriori con i famigerati fori chiusi, nel GP del Brasile ci si aspetta un ulteriore verifica. Tanti saranno iflash e teleobbiettivi pronti a scovare e immortalare i famigerati fori chiusi/aperti dei cerchioni e gli eventuali segni presenti sulle gomme al termine di prove di long run, con il conseguente profluvio di ipotesi e conclusioni, in molti casi inopportune e “ad estro”, volto a spiegare nel bene e nel male le performance delle frecce d’argento.

Infine l’altra questione che ha tenuto banco negli ultimi giorni sono le voci che vorrebbero Mattia Binotto, DT dell’area tecnica della SF, in partenza verso altri lidi (Renault) a causa di attriti con l’attuale (e confermato per i prossimi due anni, sembra) TP Maurizio Arrivabene. Quest’ultimo si è già affrettato a dichiarare che queste voci sono tutti tentativi di destabilizzare l’ambiente, che non c’è nulla di vero. Probabile, ma una evidente mancanza di empatia tra i due sembra acclarata e, considerando la storia degli ultimi 10 anni in Ferrari, c’è sempre da aguzzare le orecchie quando si parla di tecnici scontenti che sono pronti a lasciare l’Emilia per altri località. Certo sarebbe l’ennesimo spreco di materiale umano da parte della SF, in cui risulta evidente la mancanza di un ambiente consono e favorevole all’espressione dei talenti ingegneristici già presenti e al mantenimento di uno status quo vincente. Lo stesso Marchionne, a detta di molti, compì uno dei suoi pochi errori dirottando Resta alla Alfa-Sauber, sottovalutando l’impatto che avrebbe potuto avere questo sull’efficienza del reparto tecnico, anche alla luce del “buco” prestazionale in occasione dei Gp di Singapore, Sochi e Suzuka, che hanno, di fatto, compromesso il mondiale piloti e parzialmente quello costruttori.

Detto ciò passiamo a commentare gli aspetti tecnici del Gp del Brasile 2018. Pirelli ha scelto le mescole medium – soft – supersoft. Nel 2017 la strategia gara fu sulla singola sosta, in particolare supersoft + soft, con pochi imbarazzi sul fronte del degrado degli pneumatici. Quest’anno la Pirelli porta mescole di uno step più morbido rispetto al 2017 ed è probabile che si renda necessario l’utilizzo della gomma medium, considerando anche che l’odierna supersoft è in realtà l’ultrasoft del 2017. Il tracciato corto potrebbe permettere l’utilizzo della gomma soft in Q2, per avere una gomma più affidabile dal punto di vista della resa su più giri nel primo stint e nel caso il degrado della gomma SS si riveli eccessivo. Molto sollecitata la gomma anteriore destra, considerando le numerose curve in appoggio proprio su quel lato.

Le scelte dei piloti sono state, al solito, sbilanciate verso le mescole più morbide. Ham e Vettel si copiano scegliendo una sola medium, così come il duo RBR, mentre i loro due team mate hanno optato per due medium. Tra i team di seconda fascia scelte simili ai top team con qualche eccezione come Racing Point Force India e McLaren che hanno optato per quattro treni di soft.

Il tracciato dovrebbe vedere una Ferrari competitiva in quanto dovrebbe esaltarne le doti di trazione e la potenza della PU, al netto di errori di setup. Da verificare il comportamento delle Mercedes, mentre sembra non poter ripetere la gara messicana la Red Bull, penalizzata dal deficit di potenza della PU sui rettilinei in salita di Interlagos. Renault ormai quasi sicura di essere la prima “delle altre”, mentre ci si può aspettare qualcosa di positivo da Alfa-Sauber e Haas, complice la PU Ferrari e un pilota come Leclerc che si sta abituando al passaggio sistematico in Q3. Il meteo non dovrebbe riservare sorprese, con tempo asciutto seppur nuvoloso e con temperature non elevate per tutto il weekend.

Nel 2017 l’errore, forse l’unico, di Hamilton in Q1 spianò la strada al successo di Vettel. Quest’anno la lotta tra i due top team dovrebbe essere molto serrata e la MB avrà sicuramente voglia di tornare a vincere dopo due GP di astinenza. Per Ferrari si tratta di una ottima occasione per rendere meno amaro l’ennesimo brutto finale di stagione, che tra l’altro è la migliore dal 2008. Considerando i malumori interni più o meno palesi e il senso di frustrazione crescente non è di buon auspicio pensare a come fu la stagione 2009 dopo quel 2008 così simile al 2019. Ricciardo ha smaltito la delusione messicana e sarà al via con l’unico obbiettivo di rendere torvo il faccione di Helmut Marko, mentre per Alonso si tratta del penultimo atto su una pista in cui ha sempre trovato un motivo per sorridere… sia quando è diventato campione, sia quando ha contribuito a impedire a qualcun altro di diventarlo. Proprio vero che uno deve sempre trarre il meglio da ogni situazione, anche la più amara…

Rocco Alessandro

Life is racing, all the rest is waiting