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BASTIAN CONTRARIO: IL FOGLIO BIANCO

Confesso che, alla fine di ogni GP, mi pongo un dilemma esistenziale, un dubbio amletico che mi attanaglia le cervella e mi aggroviglia le budella: cosa scrivo dopo l’ennesimo GP scontato? Per fortuna c’è la Ferrari di monsieur Vasseur, assieme agli acerrimi tifosi anti Binotto (quelli li riconosci subito), a risollevarmi e a darmi tutti gli spunti necessari.

Il GP d’Ungheria, conclusosi domenica scorsa, a dire il vero, qualche suspense l’ha data con il discutibile ed ecologico (dice che si risparmiano due set di gomme impattando meno sull’ambiente… sigh!) nuovo format di qualifiche. Tralasciando il fatto che cambiare le regole in corso non è mai il massimo della trasparenza (con buona pace di Alonso che se ne lamenta apertamente) e che comunque al sottoscritto più di tanto non ha fatto salire la libido, vero è che questa situazione da wrestling ha rimescolato le carte, dando la possibilità al redivivo Hamilton di “prendere la 104”, in barba a Verstappen e di chi lo supporta. Di questa vicenda vissuta sabato, ciò che mi fa specie e quasi mi disgusta è l’entusiasmo che viene pompato creando ad arte hype per la gara domenicale, sul poleman Hamilton, facendo capire che se la può giocare con “l’odiato rivale”. A parte che Red Bull ha volontariamente sacrificato l’assetto del sabato, proprio per puntare tutto sulla gara (che vergogna, che schifo: prima il sabato era dedicato esclusivamente a chi aveva più palle in staccata per affrontare la curva più velocemente possibile… ora si va di conserva e si pensa alla gara!), quindi al pubblico si forniscono aspettative vane, vero è che ciò che più mi fa imbestialire è quel virgolettato che ho scritto poc’anzi e che ho dovuto sentire più di una volta: come si fa a dire una cosa del genere quando poi la regia mostra un tifoso Ferrari, tutto contento e, soprattutto, sicuro che nessuno lo ammazza, immerso in un oceano orange? Per quale motivo educare il giovane pubblico a credere che l’autodromo sia una curva da stadio, quando poi la F1 è decisamente tutt’altro? Forse il primo foglio bianco da cui si dovrebbe ripartire è su questo tipo di telecronache urlate e tifate all’esasperazione, che letteralmente istigano al pensare quanto meno in modo deviato rispetto allo spirito che rappresenta il motor sport in generale e la F1 nello specifico. Inutile meravigliarsi se sui social ci ritroviamo i barbari alle porte, i quali non fanno altro che urlare appunto, usando epiteti di ogni sorta, scagliandosi contro questo e quello, come se fosse un affare privato.

Ritornando ad Hamilton, evidentemente non partire più dalla pole da tanto, troppo tempo, gli ha fatto male, visto che quando il semaforo ha liberato tutti, ha rimediato una magra figura, che si va ad aggiungere alle sue non poche felici partenze. La differenza rispetto a prima è che se cannava uno start con la macchina che aveva fino a qualche anno fa, poteva recuperare in scioltezza; oggi, invece, se commette una sciocchezza del genere, la paga salata, perché la bestia che gli sta dietro, lo passa in un amen e saluta tutti… cosa che puntualmente è successa. Il foglio bianco, per tutti in questo caso, lo dovrebbe imporre la FIA, perché questo sarebbe l’unico modo per fermare lo strapotere della macchina da guerra targata Verstappen – RB19. Purtroppo, non credo che “i Verstappen’s” con a capo Marko, sarebbero d’accordo su questa proposta, allora avanti tutta e prepariamoci a vedere (salvo miracoli), il resto del campionato la cui unica incognita è chi sarà il secondo ed il terzo classificato. Chi di certo non si fa problemi e riparte da un foglio bianco senza colpo ferire e pensarci due volte è proprio il dott. Marko, il quale ha fatto fuori DeVries (umanamente meritava di finire il mondiale, sportivamente, invece, sapeva in che covo di serpi si era andato a ficcare, quindi si assuma le sue responsabilità sportive), mettendo al suo posto Ricciardo, il quale a sua volta con i suoi sorrisi a “trentasei” denti, non aspettava altro: infatti, alla sua prima gara, si “incapretta” Yuki San senza tanti complimenti, sebbene l’AlphaTauri più di tanto non gli permette grossi exploit in gara.

A questo punto, vi starete chiedendo, cosa diavolo centra il foglio bianco e che attinenza abbia con la Ferrari. Ebbene, come ho anticipato, i miei “colleghi” ferraristi, non mancano mai di ispirarmi e anche questa volta le mie aspettative in merito non sono state disattese. Immediatamente dopo la disfatta magiara, il mantra che aleggiava sui social era proprio quello che si doveva ripartire da zero; da un foglio bianco appunto. L’entusiasmo, nel vedere la McLaren rinascere a nuova vita, con l’ex ferrarista Andrea Stella come Team Principal evidentemente ha aizzato la tifoseria in cerca dell’ennesimo nuovo miracolo, dimenticando che nelle altre scuderie si lavora diversamente, cioè con serietà data a sua volta dalla stabilità dell’organico, invece di stare a cambiare (o dovrei dire cacciare?) sempre qualcuno. Inutile dire che questa serenità comporta un ambiente più disteso, senza stare con l’ansia di essere licenziati e soprattutto c’è voglia di vincere, cosa che a Maranello evidentemente manca. A Woking hanno capito subito che il 2023 era iniziato male e sono ricorsi ai ripari con i fatti, programmando pazientemente il tutto, con il risultato che si ritrovano al giro di boa di questo lunghissimo mondiale come seconda forza che se la gioca con Mercedes, anche se la classifica al momento non gli da ragione. Complimenti a loro, che hanno avuto una capacità di reazione degna delle migliori squadre. Questo è stato possibile, come ho già detto, perché in squadra c’è la serenità necessaria per portare avanti un progetto senza ansie e senza pressioni ossessive.

Di grazia, da quale foglio bianco dovrebbe ripartire Ferrari? Fino a qualche GP fa si dava merito a Vasseur che non aveva interrotto lo sviluppo già in estate (a differenza del suo predecessore che viene ingiustamente accusato di ciò) ed ora, in un loop dal quale non se ne esce più, ci si aggrappa al foglio bianco. Non paghi e tralasciando le penose dichiarazioni del TP rosso, le quali dimostrano totale distacco dalla realtà (“ungheria pista amica”, “il passo non era male, perché era uguale a quello della Mercedes”… è necessario ritrovare assolutamente un luogo di decenza in codeste dichiarazioni!), ci si aggrappa all’ever green “bisogna prendere ingegneri dall’esterno e non promuovere dall’interno”. Chi vuole venire a Maranello in queste condizioni? Ancora si rifiuta la realtà di accettare il fatto che la GeS viene evitata come la peste a causa del modo in cui si lavora. Si deve partire da un foglio bianco… vero, e chi deve tenere la matita in mano? Il famoso “uomo dei miracoli”, Loic Serra, non potrà lavorare prima del 2025 (“obiettivo 2026” aveva detto il Presidente…) e, comunque, quest’ultimo di certo non è Wachè, che Red Bull si guarda bene dall’allontanare e che Binotto, a differenza di chi millanta che non si muoveva sul mercato, ha contattato già in passato. Lo staff tecnico che attualmente lavora “sotto” Vasseur è lo stesso che aveva il suo predecessore, con la differenza che ora risulta indebolito, visto che alcuni degli uomini che erano pedine importanti per la progettazione della monoposto, sono voluti andare via e che naturalmente, per non farci mancare nulla, la concorrenza se li è già assicurati. Facile fare i complimenti (meritatissimi!) ad Andrea Stella, senza sapere cosa c’è stato dietro (soprattutto nessuno si è sognato di allontanarlo durante i magri risultati ottenuti sino a poco tempo fa). Nel frattempo che si cerca di riempire questo foglio bianco, è già tempo di guardare a Spa Francorchamps, dove Ferrari cercherà di riempire, almeno si spera, i vuoti che ha lasciato nel GP magiaro

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SILVERSTONE

Nel 1950 nomi che oggi suonano ormai mitologici si sfidavano a colpi di fioretto e di coraggio su circuiti altrettanto mitici dando vita al primo campionato del mondo di Formula 1. Nell’estate di quell’anno, Froilàn Gonzales, Alberto Ascari, Luis Chiron, Luigi Fagioli, Juan Manuel Fangio e Nino Farina, sfidavano le numerose insidie del circuito di Spa-Francorschamps, la versione lunga di 14 km, e per 3 ore e 500 km se le sono date di santa ragione alla per l’epoca fantasmagorica media di circa 190 km/h. Vinse Fangio, ça va sans dire, ma non fu sufficiente per fargli conquistare il primo storico titolo della nostra amata formula perché nell’ultima gara, a Monza, il solido Nino Farina su Alfa Romeo riuscì ad approfittare dei guai tecnici dell’argentino per vincere e portarsi a casa il primo storico titolo. Ebbene, nelle stesse ore in cui si svolse quello storico Gran Premio, a mille mila kilometri da Spa e precisamente nella piccola cittadina di Los Alamos, nel remoto stato del New Mexico, pare (nella storia degli aneddoti c’è sempre un “pare”) che si svolse una divertente conversazione tra alcune delle più brillanti menti del tempo durante la pausa pranzo. L’argomento era l’ennesimo avvistamento di UFO. Tra cachinni e sollazzi, gli scienziati (eh, siamo a Los Alamos! Potevano essere idraulici o armocromisti?) si facevano beffa dei boccaloni che si bevevano qualunque storia raccontata dai giornali (e no, a guardare i social oggi le cose non paiono molto cambiate…) ma poi, come immagino sia d’uso tra le grandi menti, la conversazione pare abbia virato su questioni più interessanti. Edward Teller, Emil Konopinski, Herbert York e altri presero a discutere sulla probabilità che, data la vastità dell’universo, potessero esserci davvero altre specie intelligenti là fuori. Partirono calcoli e ragionamenti, ragionamenti e calcoli: mi immagino i tovaglioli di carta usati per tracciare equazioni e disequazioni sulle variabili che andavano considerate. Continuarono per un po’, masticando hamburger e patatine fritte, e man mano che procedevano si rendevano conto che la presenza di altre civiltà intelligenti in mezzo a quei numeri astronomici (letteralmente!) avesse un tasso di probabilità piuttosto elevato. Da una civiltà (la nostra) passarono a 10, poi 100 poi 1000 civiltà extra-terrestri. Tra gli “altri” prima citati ce n’era uno che forse era il più brillante tra i brillanti, tale Enrico Fermi, ne connais-vous pas?, e pare se ne stesse zitto mentre gli altri discutevano su quei numeri da far girare la testa (e secondo me stava zitto solo per cercare di farsi andar bene le schifezze che stava mangiando ricordando con mesta nostalgia le prelibatezze italiche della sua gioventù). Ma quando i numeri delle civiltà extraterrestri virarono pericolosamente verso il milione alzò la testa guardando di sottecchi i suoi colleghi e poi alzò le mani come a zittirli. E loro si zittirono perché quando parla Enrico Fermi si sta zitti e si ascolta. Punto. Calcoli e risate sugli UFO si placarono e quando ebbe l’attenzione di tutti esclamò:

“sì, ok, bravi… ma dove sono tutti quanti?”

Già: dove sono tutti quanti?

Questo aneddoto ha dato origine a ciò che in astrofisica viene definito “il paradosso di Fermi” e sebbene io non abbia la minima idea di dove siano tutti quanti so invece per certo dove se ne può trovare uno: in cima alla lista di non-pagelle che state per leggere!

VERSTAPPEN

Eccola la risposta al paradosso di Fermi: Max Verstappen! Ma che week end ha fatto?! Alla sesta vittoria consecutiva, ottava in totale su 10 gare ci sarebbe già da sfogliare il dizionario alla febbrile ricerca di aggettivi per descrivere tanta abilità, forza, dominio che ha ben pochi pari nella storia della Formula 1. Ma se consideriamo che il compagno di squadra, che pure guida la stessa macchina, nelle ultime 5 gare non è mai arrivato in Q3 in qualifica e ha faticato a prendere punti pare evidente che le prestazioni di Max debbano essere considerate al limite dell’incredibile. Sì, è vero, la RBR rimane, anche a dispetto delle deludenti performance di Perez, la miglior vettura del lotto. Ma l’impietoso confronto deve, ripeto DEVE se si ha anche il minimo barlume di onestà intellettuale, dare la misura della stupefacente stagione che Max ha fatto fino ad oggi. Ed è proprio nelle ultime 5 gare che, se mai ci fossero stati dubbi, il valore aggiunto che Max ha impresso alla stagione è venuto fuori in modo preclaro, cioè quando gli altri hanno cominciato ad avvicinarsi. Mercedes, Ferrari ed ora McLaren hanno via via migliorato la vettura ma Max, come niente!, si è migliorato da sé sfornando performance al limite dell’incredibile. Anche a Silverstone, con le sorprendenti McLaren alle calcagna, non si è minimamente scomposto e dopo aver stampato crono irreali in qualifica sforna una gara in cui ha messo in mostra tutto il suo repertorio. A parte la partenza, s’intende, che lo vede soccombere al prodigioso stacco di Norris. Ma già dopo pochi secondi mostra con cattiveria a Piastri che di lì non si passa. Fa sfogare Norris per qualche giro e poi lo attacca di forza prendendosi la testa della gara. Che McLaren fosse in palla si vede subito: Max forza per due/tre giri ma Norris rimane lì attaccato. Lando, se gli dai la macchina, si dimostra osso duro di quelli veri ma ancora una volta il nostro non si scompone minimamente e la mette sul ritmo, come faceva un certo Michael Schumacher, remember?, staccando tempi fotocopia giro dopo giro e usando ogni decimo a sua disposizione per aumentare i metri d’asfalto che lo separavano dall’arrembante alfiere di Woking. Arrivato a circa 10 secondi si tranquillizza, si fa per dire…, e gestisce con più comodità il resto della gara. La SC non gli fa nulla e, favorito anche dalla conservatività McLaren sulle gomme, sfodera l’ennesima ripartenza da manuale e vince con comodità. Che gli si può dire? Alieno? Eccolo!

NORRIS

Bravo, bravissimo, bravissimissimo! E ancora più di Lando bravissimi gli uomini McLaren! Come è possibile trasformare una vettura che fino a due GP fa navigava nelle ultime posizioni in una vettura che, se non fosse per Max, a Silverstone avrebbe vinto in carrozza? Bella domanda! Il mio tentativo di risposta è: TD39. Ah, ma ancora lì sei?! Ma è acqua passata! Eh no, cari amici, tutto parte da lì e proprio le curiose ed eterogenee performance dei team dietro Max delle ultime 5-6 gare sono lì a dimostrarlo. Se all’introduzione del nuovo regolamento tecnico nel 2022 solo RBR e Ferrari si sono fatte trovare pronte si è visto plasticamente che poi la TD39 ha cambiato tutto. Solo RBR è riuscita a reggere tecnicamente mentre gli altri sono andati in confusione. La TD39 è stata assorbita nel regolamento 2023 ma solo RBR (e, almeno inizialmente, Aston Martin) è riuscita a mantenere la giusta direzione tecnica mentre gli altri hanno continuato a brancolare nel buio. E che gli altri fossero in confusione si è visto chiaramente nelle prime 5 gare della stagione. Confusione che però era ed è destinata a diradarsi, vivaddio. Sicché da qualche GP vediamo le varie squadre, a cominciare da Mercedes che ha deciso di abbandonare il concept 22, che di volta in volta performano in modo inaspettato perché stanno cominciando a trovare la quadra. Fatto sta che Landino nostro appena si è trovato un semi-missile sotto il sedere ha fatto vedere di che pasta è fatto costringendo Max ad un giro monstre in qualifica e dandogli del filo da torcere nella prima parte di gara. L’unico appunto che gli si può fare riguarda il “si accomodi prego” dato a Max in occasione del sorpasso. L’unica cosa che si può tentare contro un Verstappen in tale stato di grazia è provare a mettergli pressione e forse, dico forse, qualche tentativo in più a inizio gara Lando poteva farlo. Del resto non lo si può rimproverare nemmeno più di tanto: se provi a fare baruffa e poi si finisce per prati che si fa? E se poi si scopre che, visto l’andazzo della stagione sin qui, che questa era l’unica gara in cui si poteva andare a podio? Strepitosa è stata anche la sua difesa nel duello con Hamilton, che pure godeva del doppio vantaggio di gomma, dopo la ripartenza da SC: ai limiti della perfezione, come si è potuto apprezzare dai camera car di Lewis durante il duello. Ad ogni modo il secondo posto finale, oltre ad una pantagruelica boccata d’ossigeno per i papaya (insieme al quarto posto di Piastri), è anche il biglietto da visita che Lando stava aspettando: “datemi qualcosa di serio che poi ci penso io” sembra aver detto… e fatto! Grandissimo.

HAMILTON

Zitto zitto, quatto quatto il buon Lewis acchiappa un podio che per come si erano messe le cose in qualifica e nella prima parte di gara non sembrava alla sua portata. In effetti deve soccombere a Giorgino in qualifica e anche in gara non sembra averne tanto quanto il suo team mate. Questione di centesimi, per carità, ma tanto ha detto la pista. Il suo grande pregio? La strategia di gestire le gomme gialle più a lungo possibile per riuscire ad ottimizzare il finale. Certo, la SC è arrivata nel momento giusto ma è proprio lì che ha fatto la differenza con Giorgino il quale nel suo tentativo di overcut su Leclerc non era riuscito a gestire altrettanto bene. E alla fine, sempre zitto zitto quatto quatto, continua ad allungare in classifica mondiale su Giorgino. Volpone!

PIASTRI

Un bravo bravissimo non glie lo leva nessuno. Con Norris super gasato dalla inaspettata competitività della McLaren ti aspetti che un rookie come lui si prenda le piste. E invece no! Tanto in qualifica, in cui si prende solo poco più di un decimo da Norris, quanto in gara il giovane protégée di Mark Webber fa vedere a tutti di che pasta è fatto. Il maggior pericolo per lui era rappresentato dal non saper reggere l’aria rarefatta delle posizioni da podio ma non si è fatto per nulla intimorire e ha detto la sua con decisione. Anche lui ha fatto una partenza eccezionale e probabilmente anche lui avrebbe sopravanzato Max alla prima curva se Max non fosse stato… Max! Mi ha poi molto colpito la sua capacità di stare dietro al magnifico duo di inizio gara con una nonchalance da veterano, come se fosse in attesa della sua occasione. Così bisogna fare: se quelli davanti si scornano devi essere pronto ad approfittare della minima sbavatura. Bravo. Peccato per la strategia conservativa di McLaren che ha messo le bianche nell’unico stop per paura di non riuscire a chiudere la gara il che non gli ha consentito, dopo la SC, di provare ad attaccare Hamilton. Se entrambe le McLaren avessero avuto le rosse il post-SC sarebbe stato ancora più divertente, non credete? Aspettiamo i papaya alle prossime prove – troppe false speranze si sono accumulate nei team di rincalzo per pensare a loro come nuova seconda forza. Però l’impressione è stata eccellente. Bravo e bravi.

RUSSELL

Beffato ancora una volta dall’esperto eptacampeao Giorgino deve accontentarsi di un posto all’ombra. Certo però che il suo l’aveva fatto: in qualifica ha sopravanzato il teammate e in gara si è mosso con un ritmo migliore che se non fosse stato per l’arcigna resistenza di Leclerc nella prima parte gli avrebbe forse consentito di stare insieme alle McLaren. Però ha peccato nella gestione gomme (oppure il ritmo più veloce si è rivelato un boomerang) il che l’ha dapprima costretto a scornarsi con Leclerc (a proposito: sorpasso strepitoso!) e poi, complice SC, a non trovarsi nelle condizioni ottimali per provare a fare qualcosa di più. Diciamo che dopo alcune gare un po’ in ombra qui si è finalmente rivisto un po’ il suo talento. Però ci si aspetta sempre qualcosa in più. Vai Giorgino, vai, suvvia!

PEREZ

Male male male per l’ennesima volta. Ma si può, con una macchina come la RBR mancare la Q3 per la quinta volta consecutiva? Se le prendiamo singolarmente, ogni defaillance in qualifica del nostro sembra essere qualcosa di estemporaneo, un momento di sfortuna, la pioggia presa al momento sbagliato, le gomme fredde, l’errorino nel momento clou che ci può stare, e così via. Ma quando ciò accade per cinque volte consecutive è evidente che è sintomo di un problema grosso. E questo problema grosso, lasciatemelo dire, è un grosso problema! E come si spiega? Checo non è esattamente uno fermo. Quindi? Quindi la RBR è una macchina eccellente ma evidentemente non così tanto come Max la fa sembrare. E appena ti va storta una virgola sei fuori. Perez e i suoi guai stanno dimostrando antiteticamente la grandezza di Max. Poi magari dalla prossima gara torna a battagliare là davanti, e glie lo auguro perché ricordiamoci che il sorrisone di Daniel nel retrobox potrebbe assumere contorni assai inquietanti. Quanto alla sua gara non è stata male e dobbiamo registrare due sorpassi eccellenti: su Stroll al 13° giro e nel finale su Sainz. Ma non è certo a questo che dovrebbe mirare. Anche se la domanda è: ma se fosse partito davanti avrebbe resistito a Norris? Posso permettermi il dubbio?

ALONSO

Dopo l’inguaiato Perez ecco l’inguaiato Alonso. Gara insolitamente anonima per lui e solo grazie alla SC, giunta al momento per lui più propizio, evita il rischio di non andare nemmeno a punti. Onestamente non c’è molto da dire se non rilevare che gli aggiornamenti AM portati in Canada non stanno dando i frutti sperati e, anzi, sembrano pericolosamente pendere verso il salto all’indietro che in avanti. Mah!

ALBON

Se avessimo preso la Williams di inizio stagione e avessimo visto Albon in queste posizioni avremmo gridato al miracolo spellandoci le mani per l’anglo-thailandese. Invece questa gara, che pure porta un risultato in altri tempi totalmente insperato, lascia parecchio amaro in bocca al nostro. Perché? Perché per tutte le prove libere ha fatto vedere cose strepitose: praticamente sempre secondo dietro a Max! Poi in qualifica, pur raggiungendo la Q3 agevolmente, non riesce a dare la zampata che sotto sotto tutti si aspettavano e si deve accontentare, si fa per dire, dell’ottavo posto. Anche in gara non brilla quanto ci si aspettava e fatta eccezione per il sorpasso nel finale su Sainz, fatto con sagacia approfittando delle difficoltà di quest’ultimo nel duello con Perez, non ha mostrato granché. Per com’era messa la Williams quest’anno tanto di cappello ma per quel che aveva fatto vedere nelle premesse allora, be’, uhm… Dolce-amaro.

LECLERC

Ferrari in regresso? Mah! Diciamo che Silverstone era un banco di prova importante per confermare le ultime buone gare. Per com’è andata la gara non ci nascondiamo dietro a un dito e lo diciamo: bocciatura su tutta la linea. A cosa è dovuta? Non saprei. La cosa che più mi ha colpito è stato vedere un po’ di camera car di Charles in cui l’anteriore tendeva a scivolare troppo costringendo CLC a controlli non voluti. Che ciò sia dovuto alla conformazione della pista, che si è sempre detta non adatta a questa vettura, o alle nuove gomme portate da Pirelli è altra cosa che i tecnici Ferrari dovranno indagare. Per il buon Charles si è trattato dell’ennesima gara a cercare di guidare sopra le difficoltà della macchina. Però ci ha provato: nella prima parte di gara la sua resistenza contro l’arrembante Russell è stata eccezionale. Poi non ha potuto fare molto di più peraltro azzoppato da una strategia che mi ha lasciato “molto, tanto, anzi parecchio” (cit.) perplesso: il 19° giro non era troppo presto? Dopo quell’improvvido cambio gomme ha passato il resto della gara a guardare il panorama. Dopo la SC, gomme gialle nuove, è andato molto meglio, compreso il sorpasso al suo confuso compagno di squadra, ma non c’era più tempo per recuperare. Rivedremolo!

SAINZ

Anche lui è parso un po’ confuso dalla vettura ma sfortunatamente non sono riuscito a vedere camera car significativi per capire se soffriva gli stessi problemi di Leclerc. Non parte benissimo e deve accodarsi a Russell ma non riesce a tenerne il ritmo e si stacca via via. Non resiste agli attacchi subiti e non ne porta. Conta comunque su una buona strategia che dopo i vari pit stop degli altri l’avrebbe anche riportato in quinta posizione se non fosse giunta la SC, peraltro gestita magistralmente da Hamilton e Alonso. Poi cerca di resistere a Perez ma lo fa malissimo così che viene infilato come il classico pollo da Albon e dal team mate. Chiude dietro a Leclerc il peggior risultato Ferrari dell’anno dopo l’Australia. Che dire? “C’è ancora tanto da lavorare” (cit.).

NOTE DI MERITO

Non che abbia fatto granché dal punto di vista prestazionale (in Q si è preso 1-secondo-1 da Albon) ma Sargeant, forse per la prima volta da inizio stagione, fa una gara più che discreta che lo porta ad un passo dalla zona punti (anche grazie alla penalità comminata a Stroll, d’accordo, ma intanto era lì). Vediamo se trovarsi una macchina migliore gli dà anche la spinta in più che serve per far decollare una stagione sin qui fallimentare.

Gasly ottimo in qualifica e in gara avrebbe meritato molto di più del DNF ma quel satanasso di Stroll al 45° giro lo butta fuori malamente rompendogli una sospensione. Da notare una Alpine stranamente non incisiva sul dritto quando, nei passati GP, sotto questo aspetto aveva invece fatto vedere ottime cose. Mah!

NOTE DI DEMERITO

Magnussen si prende le piste da Hulk in prova, e non è una novità, e anche in gara, e stavolta è una novità. Deve stare attento il buon Kevin perché se comincia ad andare peggio di Hulk anche in gara, al di là delle contingenze, il suo posto comincerà ad essere seriamente a rischio.

Stroll continua ad andare un po’ a caso. Nello scorso GP avevo notato alcuni camera car in cui staccava la mano sinistra dal volante per riposarla e fare piccoli esercizi e avevo ipotizzato che i problemi ai polsi forse non erano stati del tutto risolti. Sarà così? Non lo so ma quella sportellata a Gasly se la poteva decisamente risparmiare

DeVries purtroppo continua a non riuscire a rendere. Vero che Alpha Tauri è suo malgrado diventata l’ultima forza ma anche stavolta va male in qualifica (non inganni la posizione di Tsunoda appena davanti a lui: si è pigliato mezzo secondo) e in gara ha mestamente navigato in ultima posizione per tutto il tempo. Male male male!

NOTE DI ANONIMATO

Oh Zhou! E dove sei finito? Niente più guizzi? Davvero vuoi tornare dietro a Bottas?

A Ocon do del pietoso solo per il gusto di farlo. Come dite? Stavolta non è colpa sua perché gli si è rotta subito la macchina? Eh ma mi sta ancora facendo ridere per la gara ridicola dell’Austria in cui ha collezionato 30 secondi di penalità per infiniti track limits! Quindi visto che qui vale il cathedra mea regulae meae glie lo do ancora: pietoso!

Ci vediamo all’Hungaroring!

Notizia dell’ultima ora! Stavo per mandare in stampa… oh che bello! è una vita che lo volevo scrivere quindi lo riscrivo in maiuscolo. STAVO PER MANDARE IN STAMPA l’articolo…ok ok ok! Diciamo che avevo già allegato il doc alla mail da mandare ad Andras – quando mi è balzato l’occhio su una succulenta breaking news: Ricciardo sostituisce Nick DeVries in Alpha Tauri!

Che ne dite? Checo tira un sospiro di sollievo o deve preoccuparsi ancora di più?

 

Metrodoro il  Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL GAMBERO

Domenica scorsa si è consumato il GP d’Inghilterra d’innanzi “al pubblico più competente del mondo”, mantra che devo ascoltare ogni anno che si corre in quel di Silverstone e perdonate questa mia digressione, solo che trovo quantomeno stucchevole e alquanto irrispettosa un’argomentazione del genere, sia nei riguardi del pubblico del resto d’Europa che di noi italiani. Queste parole, dette poi da un nostro connazionale, fanno ancora più male, perché evidentemente deve valere sempre il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, quanto poi non è affatto così, visto e considerato che la nostra Nazione è la culla del motor sport (le auto, oltre che le moto, più iconiche ce le abbiamo noi) e, quando si svolge un GP a Monza o ad Imola, non mi sembra che il pubblico nostrano si comporti diversamente da quello inglese… pubblico rosso, con le sue coreografie, che se lo sognano! Il GP di “sua maestà il Re”, ci ha mostrato anche cosa significhi essere un gambero ed in questo, sono stati protagonisti Aston Martin, Perez e naturalmente la nostra Beneamata Scuderia Ferrari.

Di Aston Martin, ad essere sinceri, rimango profondamente deluso, perché sebbene non mi fossi illuso che potessero contrastare il super potere (ormai non posso che definirlo così, visto che Verstappen pare destinato a vincerle tutte) dei lattinari di Milton Keynes, è anche vero che, come sono partiti, promettevano scintille in lungo e largo. Come già detto su queste righe, ero sicuro che AMG sarebbe ritornata (sebbene la casa con le stelle a tre punte sia un po’ altalenante) e si sarebbero giocati il secondo posto nei costruttori, proprio con la squadra a cui forniscono i propulsori, vero è che mai immaginavo che quelli di Aston, si sarebbero persi così presto proprio come stiamo assistendo da qualche GP a questa parte. Il guizzo di inizio mondiale non c’è più e, naturalmente, il leone asturiano, se era una costante sul podio, ora deve lottare (nuovamente) in posizioni di rincalzo. Paradossalmente, domenica scorsa, Alonso ha disputato una delle sue gare migliori, considerando mezzo, condizioni della pista e, soprattutto, concorrenza. Di fatto le premesse erano ben altre ad inizio mondiale, tant’è che gli stessi spagnoli avevano creato ad arte la pantomima “del 33”, riferita al fatto che le vittorie dell’asturiano, ormai da tempo, sono ferme a trentadue vittorie e sembrava fosse arrivato il momento giusto per raggiungere appunto questo agognato trentatreesimo traguardo. Passo del gambero dunque per Aston, la quale, considerando come si sta sviluppando il mondiale, allo stato attuale sarà difficile che riesca a lottare apertamente per il secondo posto.  Oltretutto domenica scorsa abbiamo assistito, con stupore e piacere, all’incredibile prestazione della McLaren, la quale era dichiaratamente seconda forza in pista. Certo serviranno conferme, perché “una rondine non fa primavera” e perché la MCL60, quando ci sono condizioni come quelle di domenica scorsa, va forte.

Chi al momento dovrebbe dare conferme, ed anzi necessiterebbe di un vero e proprio intervento divino, è il buon Perez il quale altro che passo del gambero! Cosa accade al messicano della Red Bull che ormai da più di un mese, nonostante il missile che si ritrova sotto al sedere, non riesce ad accedere più alla Q3 e quindi a lottare per la pole? A pensar male si sbaglia anche se a volte uno ci azzecca, come si suol dire. Partiamo dal principio. A campionato iniziato, l’unico che poteva realmente impensierire (marginalmente) Verstappen era proprio il suo compagno di scuderia, il quale tra l’altro, è anche stato l’unico a vincere un GP quest’anno, a parte l’olandese (imbarazzante lo stra dominio Red Bull, la quale si trova in un campionato le cui regole sono state concepite per far avvicinare il più possibile le squadre tra di loro ed invece, grazie proprio all’utilizzo dello strumento di controllo economico, definito budgetcap, non solo la forbice prestazionale tra la prima squadra e le altre si allargata a dismisura, addirittura è stata creata di fatto la squadra più dominante di sempre… assolutamente ridicolo!). Fatto sta che, nel momento in cui la presenza del messicano iniziava ad essere quanto meno fastidiosa, abbiamo assistito a questa involuzione, a questo passo del gambero da parte di Perez, il quale si ritrova nella condizione di dover inseguire con difficoltà sempre crescente, visto che, appunto, non riesce a qualificarsi nemmeno più tra i primi dieci. Possibile che d’improvviso questo pilota abbia dimenticato come si va veloci il sabato? Davvero dobbiamo credere che abbia disimparato a pilotare una F1? Questo gambero da parte di Perez, ha dato “il là”, per poter salvare l’onore di Verstappen nei riguardi dei tanti detrattori, che dicono che l’olandese vince solo perché ha la RB19. Trovo assurdo credere che Perez non sappia più guidare, tanto quanto difendere Max ed il suo onore: Verstappen vince e domina di certo perché ha la RB19 e, di certo, perché è talento sopraffino ed il suo stile di guida si sposa benissimo con questa monoposto. Da qui il mio sospetto, che a questo punto mi sembra più il “segreto di Pulcinella”, la verità taciuta del fatto che la Red Bull, sia andata incontro alle esigenze di guida del campione olandese e, inevitabilmente, il compagno messicano si è messo a fare il gambero appunto. A mio giudizio Perez per i “Verstappen’s” non è più persona gradita da quel famoso sgarbo consumato a Montecarlo l’anno scorso e l’inizio arrembante di questo mondiale, evidentemente, ne ha decretato l’affondamento. Certo qualcuno mi potrebbe definire complottista e fornirmi come spiegazione che semplicemente Max è un cannibale e ha schiacciato il compagno… certo me lo potrebbe dire. Eppure parliamo sempre dello stesso pilota messicano che nel 2021 teneva dietro un certo Hamilton, permettendo al compagno di guadagnare tempo, punti e vittoria per il mondiale. Siamo seri, che Verstappen sia indiscutibilmente forte è un fatto, come non credo affatto che il gambero Perez sia divenuto improvvisamente una pippa, perché intimorito dal compagno.

Il gambero, quello rosso per eccellenza, me lo sono tenuto alla fine. Cosa si può dire di questa Ferrari che fa un passo avanti e tre indietro? L’Austria, con il secondo posto di LeClerc, deve aver fatto illudere non pochi tifosi eppure, proprio su questa rubrica, è stato detto che servivano conferme e che Silverstone sarebbe stato un banco di prova probante e veritiero. La verità, si sa, è dura e spietata e se l’anno scorso si litigava (perché la prerogativa dei ferraristi è quella di scannarsi a prescindere!) per una vittoria, quest’anno si litiga (suppongo ormai siamo solo all’inizio dopo quanto fatto sette giorni fa proprio in Austria) per un nono e decimo posto. La fotografia dell’attuale Ferrari è quell’immagine pietosa in cui si cerca di superare una Williams (!) invano. Sempre ricordando l’anno scorso, quando si cannavano le strategie, la colpa era del solito noto (il quale è stato avvistato nel paddock e naturalmente ha portato sfiga ai suoi ex… pure questo ho dovuto leggere), ora è della squadra. Persino i tifosi rossi hanno fatto il passo del gambero peggiorando ulteriormente in dignità ed ipocrisia… non ci facciamo mancare nulla. Il dado, in Austria, è stato tratto e la soap opera, tra Charles & Carlos, è continuata in pista tra di loro e sui social tra tifosi, in quanto lo spagnolo “è ossessionato” dal monegasco… sigh. La squadra, per mano di Vasseur, vuole giustamente puntare su LeClerc, solo che veramente è questo il momento su chi puntare? Un nono ed un decimo posto, ottenuto oltretutto con l’ennesima strategia suicida e dopo parole di incoraggiamento del tipo, “la strada è quella giusta!” dette dopo il GP austriaco. Tra quindici giorni si va su una pista “amica” come quella ungherese: assisteremo ad un altro passo indietro?

A questo punto poco importa, perché il gambero rosso, da anni ormai, appena fa un passo avanti, immediatamente dopo ne fa tre dietro

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: PER UN PUGNO D’AVANZI

Questo mio pensiero, prima di essere sciorinato, necessita di una doverosa premessa riguardante quanto abbiamo visto nel GP austriaco, tra venerdì e domenica. La Federazione si ostina a farci ingoiare in gola, a forza e a furia di slogan, il format della sprint race, la quale, neanche a farlo apposta, ha subito un’ulteriore modifica regolamentare a riguardo delle gomme da utilizzare, in quanto l’organizzatore si è reso conto che così come aveva concepito l’ultima sprint (sigh!), non andava bene e quindi ha operato nuovi cambiamenti. Cambiamenti che non hanno portato a nulla di nuovo e non tanto perché, qualunque sia lo scenario, a vincere è sempre Max (il quale a questo punto, arriverebbe sul gradino più alto del podio anche bendato e con mani e piedi legati), quanto perché il format così com’è concepito non aggiunge nulla di nuovo, anzi semmai, toglie, visto e considerato che la sprint, come dico da quando l’hanno messa dalla prima volta, non è altro che uno spoiler di quello che succede il giorno dopo. Solamente la provvidenziale pioggia del sabato ha ravvivato il gioco e rimescolato le carte, lasciando quell’incertezza del finale… tranne per Verstappen si capisce. Non paga, la stessa Federazione si è ostinata a martellare i piloti, e noi da casa, sugli zebedei con la regola dei track limit: la F1 è la massima espressione dello sport che deve osare dentro e soprattutto fuori la pista, è lo sport in cui superare i limiti della stessa pista, del mezzo e delle proprie capacità è un must! Ormai il nostro amato sport, con queste regole da codice stradale, sta diventando qualcosa in cui non mi riconosco più e la classifica, aggiornata fino al giorno dopo il GP, a causa del fatto che i commissari hanno dovuto controllare più di MILLEDUECENTO (!) infrazioni, non è stato altro che la ciliegina su una torta farcita di sterco che ci vogliono far ingollare a forza. Il mio (non credo solo il mio) augurio è che la FIA si ravveda e quanto meno elimini questa bestialità dei limiti di pista… perché chiedere di eliminare anche la sprint race mi rendo conto che appartiene alla categoria dei miracoli.

Il GP d’Austria, per fortuna, ha dato altri spunti su cui concentrarsi (a Dio piacendo!) ed, udite udite, questi argomenti li ha dati proprio la Beneamata. La Ferrari domenica scorsa era dichiaratamente seconda forza in pista, il che, considerando tutti i presupposti di inizio stagione e, quello che hanno mostrato Aston e AMG col suo recupero, è davvero una gran bella notizia. Evidentemente gli aggiornamenti portati funzionano e sicuramente una pista probante come quella di Silverstone darà conferma su quanto visto in Austria, sia stato o meno un fuoco di paglia. Inevitabilmente con una monoposto competitiva (rispetto ai normali e non rispetto all’UFO che pilota Max), i piloti possono dire la loro e a quanto pare il muretto anche. Domenica scorsa la Ferrari ha lottato per un pugno d’avanzi, perché attualmente il convento questo passa. In una situazione del genere, dove non si ha nulla da perdere e forse tutto da guadagnare, ci si aspetta che una squadra reagisca con cattiveria ed osi senza starci troppo a pensare. Non per Ferrari evidentemente, la quale per mano di Vasseur, ha preferito “andare sul sicuro” ed operare una duplice scelta: congelare le posizioni e sacrificare Sainz.

Lo spagnolo ad inizio GP ne aveva di più del compagno, tanto che era a due decimi di distanza e la logica impone, in una situazione in cui appunto non si ha nulla da perdere, che il più veloce passi il più lento. Per la gioia di tutti i tifosi del monegasco (che ripeto senza posa, sono peggio dei tifosi del tedesco che ha vestito di rosso fino al 2020), il muretto ha dato un team order sotto forma di congelamento di posizioni prima e suicidandosi dopo con quell’inutile doppio pit, in cui naturalmente ne ha pagate le conseguenze chi stava dietro e cioè lo spagnolo. Per carità, Charles rimane sempre Charles ed è una spanna sopra Carlos eppure lo spagnolo, domenica scorsa, aveva molta più birra del compagno (almeno all’inizio) e la sua rimonta e lotta senza quartiere con Perez (sorvolo sulla premiazione di Lando come “pilota del giorno”… sigh!), lo stanno a dimostrare. Sono felici i tifosi di Charles, alla fine giustizia è stata fatta e visto che in questi giorni ricorre il primo anniversario del dito di Binotto puntato al viso “innocente” del monegasco, questa vendetta ha un sapore ancora più dolce. Ad essere sinceri c’è ben poco da dire riguardo a quanto accaduto. Il muretto di Vasseur, il quale è stato chiamato (prima che i quattro che sono stati chiamati a loro volta prima di lui e che hanno gentilmente rifiutato) anche per questo, ha preferito puntare su Charles, sacrificando Carlos ed un potenziale doppio podio (se avessero lasciato passare lo spagnolo all’inizio, con molta probabilità non ci saremmo trovati nella condizione di lottare con Perez nel finale), pur di dare la possibilità di far conservare la seconda posizione al monegasco. Per quei pochi che mi leggono sia chiaro,  non ho nulla contro LeClerc, solo (c’è sempre il trucco), che a differenza dei tanti tifosi ad oltranza (prima parlavano tedesco, ora monegasco… con accento bavarese, visto che i tifosi del tedesco sono saliti sul carro di Charles), non ragiona a senso unico e per quanto voglio bene ai nostri piloti, la squadra viene prima di tutto. Davvero la Ferrari si può permettere di sacrificare un potenziale doppio podio in favore di uno solo? Davvero la Rossa può permettersi attriti all’interno della squadra e tra piloti stessi per un misero podio? L’anno scorso si litigava per una vittoria, quest’anno per un pugno d’avanzi, gli stessi avanzi che la stratosferica RB19, per mano (e piedi) del cannibale Verstappen, ci lasciano ogni domenica. Ormai il dado è tratto, la scelta è stata compiuta e sebbene il mondiale lo può vincere un solo pilota ed inevitabilmente ogni squadra deve puntare sul suo cavallo vincente, è anche vero che per Ferrari questo non era il momento di arrivare a tanto. Cosa comporterà questa scelta? Dove porterà? L’anno scorso Binotto ha puntato il “ditino” contro LeClerc, il quale si sentiva derubato di una vittoria, almeno lì c’era stata una scelta che veniva comunque giustificata con una bandiera appesa all’ingresso della Gestione Sportiva. Domenica scorsa che giustificazione hanno usato con Sainz? Per i tifosi (di LeClerc), lo spagnolo corre solo per battere il compagno, si concentra solo su di lui (cose da pazzi quello che devo leggere!), come se fosse un peccato capitale. Chiedo venia, cosa si desidera in un pilota? Che faccia lo zerbino e stia zitto e muto? Contro chi dovrebbe lottare Sainz di grazia? Contro le imprendibili Red Bull che comunque vada non c’è partita? Ovvio che egli si concentra sul compagno, come giusto che sia.

Domenica in Inghilterra vedremo dal comportamento in pista come ha digerito la decisione del muretto, perché da qui non si scappa: o farà il cavalier servente (come la tifoseria auspica) oppure si “metterà di traverso” e cercherà di lottare per stare davanti al compagno. La tragedia, a mio modesto modo di vedere, è che questa si tratti di una preoccupazione più dei supporter del monegasco che di LeClerc stesso, il quale, ha ben altri pensieri per la testa, uno su tutti per quanto tempo rinnovare con Ferrari. Forse la scelta operata domenica scorsa da parte del muretto di Vasseur è proprio rivolta in questa direzione, facendogli capire che egli avrà sempre la priorità per la squadra. Auguri monsieur Frederic, perché fino all’anno scorso, nonostante i mille problemi, i piloti andavano d’accordo, ora che sono stati messi in condizioni di stare l’uno contro l’altro per un pugno d’avanzi, vedremo quanto dura l’armonia in squadra e come verrà gestita.

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL CARATTERE

Ad essere sinceri scrivere di un GP di F1, considerando i tempi che corrono, inizia ad essere un esercizio difficile, visto e considerato che il risultato lo si conosce ancora prima che lo stesso inizi. A tal proposito è bene ricordare che la FIA, nella sua infinita saggezza, ha istituito il budget cap (personalmente la ritengo una regola assurda quanto antisportiva), proprio per livellare il più possibile le prestazioni tra le squadre, al fine di dare la possibilità alle stesse del cosi detto mid field, di poter recuperare sui top team e quindi aumentare la competizione in pista con conseguente ed inevitabile aumento del spettacolo. Sappiamo tutti che barzelletta (una delle tante ormai) sia stata l’istituzione di questa assurda regola e ne abbiamo avuto la prova proprio nel suo primo anno di attuazione, con conseguente risultato che la stessa Federazione ha ottenuto l’esatto contrario: infatti non solo la forbice tra “serie A e B” si è allargata, addirittura ha messo in condizioni una squadra già vincente, come la Red Bull, di dominare con il suo pilota di punta ogni domenica di gara, tanto da concentrare l’attenzione e l’azione su chi arriverà secondo nel mondiale costruttori e piloti. Grazie a questa buffonata (perché non posso definirla che così), i già vincenti bibitari si trovano nella condizione di festeggiare, alla fine del GP canadese, la loro centesima vittoria. Ormai nemmeno mi ci arrabbio più. In una f1 anglo centrica ormai da tempo immemore, tutto è concesso purché a vincere sia appunto una squadra inglese. Allora complimenti alla squadra di Milton Keynes, che ha voglia di vincere ed ha le competenze necessarie sia nel saper aggirare le regole e sia perché ha veramente voglia di vincere: il pacchetto RB19/Verstappen è inarrestabile e tale rimarrà fino alla fine dell’anno e, purtroppo, non solo per questo 2023. Di fatto, proprio grazie a questa regola siamo tornati indietro nel tempo, ovvero nel 2014, inizio dell’era turbo ibrida in cui AMG dominava in lungo e in largo, annichilendo tutto e tutti. La differenza è che prima erano doppiette a nastro per la casa di Stoccarda, regalando gli avanzi che rimanevano (ed era proprio Red Bull ad approfittarne!), mentre ora i bibitari non lasciano nulla anche se al traguardo la doppietta lattinara non è così scontata, visto che Perez è in preda a crisi mistiche. Di sicuro Verstappen è una certezza in qualunque condizione. Così forte che nemmeno la sorte lo scalfisce: la safety car, domenica scorsa, entra nel momento esatto in cui l’olandese imbocca il tratto di pista utile per poter guadagnare l’ingresso ai box… fenomenale! La fortuna i campioni se la creano. Al di là di tutte le magagne che la Red Bull è capace di fare, è anche vero che uno come Verstappen e, chi gli sta dietro, tutto questo se l’è costruito con pazienza senza mai mollare, aspettando il momento giusto ed arrivando anche a minacciare di andarsene quando Honda ancora friggeva i suoi propulsori (senza friggere il pilota… questa è un’altra storia), quando poi, in casa dei lattinari, chi è che minaccia licenziamenti è Marko. Carattere che ce ne vuole tanto, perché per diventare campione il solo talento non basta evidentemente. Il buon Max, ha tanto talento quanto carattere e la combo, il mix di questi due talenti, gli ha permesso di essere lì dov’è.

Carattere dicevo, quello che evidentemente manca a Charles in questo frangente. Ho le spalle larghe e so bene a quale fuoco incrociato sarò esposto, specie dalla frangia oltranzista dei suoi tifosi, i quali hanno imparato bene da quelli del tedesco, senza parlare del fatto che proprio i tanti tifosi di Vettel si sono riciclati (del resto oggi il green va di moda) nella tifoseria del monegasco. Il GP della Ferrari si consuma, anche se dovrei dire si spegne, sotto la pioggia torrenziale del sabato delle qualifiche: sappiamo tutti che Ferrari ha utilizzato una strategia conservativa (come tutti gli altri team, a parte la Williams che non aveva nulla da perdere), proprio per assicurarsi il tempo di qualifica, per poi dare le slick a Charles, il quale, che si voglia o meno, in seguito sbaglia. Di base è un errore veniale, perché, anche se le qualifiche vengono incasinate, è anche vero che per chi insegue il rischio è sempre dietro l’angolo, dato che è costretto ad osare di più. Ciò che è grave è quello che è successo dopo, dietro i microfoni. LeClerc, per la prima volta (giocattolo rotto?) da quando è in Ferrari, sputtana la squadra e ci può stare, visto che anche lui, sebbene per alcuni possa sembrare strano, è un essere umano. Il monegasco, sempre avvezzo a prendersi la colpa e a difendere il suo team, alla fine esplode come il Vesuvio duemila anni fa, gettando vagonate di sterco sul muretto usando tutto lo charme di cui dispone… il che fa ancora più male. Evidentemente dell’eleganza, nel motorhome rosso, non sanno che farsene e dopo quelle parole di fuoco, a telecamere spente, ci sarà stata una lavato di capo memorabile. La differenza, rispetto all’anno scorso, è che questa volta non abbiamo visto ad uso e consumo di telecamere additamenti vari, fatto sta che in seguito Charles, come un cane bastonato (il corpo non mente mai), si avvicina al microfono di Vasseur e si scusa per quello che ha detto, rimangiandosi tutto. L’anno scorso venne giù il mondo dopo che l’indice di Binotto voleva infilzare il viso del monegasco, sabato invece era un mare di giustificazioni e santificazioni. Il carattere, mio caro Charles, è questo che manca attualmente. Domanda: ce lo vedete Verstappen che va davanti alle telecamere a ritrattare quello che ha detto precedentemente? Con presunzione affermo che difficilmente avremmo visto questa scena. I commentatori di Sky, capendo l’antifona, glissano, spostando l’attenzione sul cibo precotto che allo spettatore medio tanto piace e cioè che è un pilota amato in tutt’Italia, tanto che è il figlio che tutte le mamme vorrebbero e sui colori del casco che porta! Signore e signori, siamo seri e cerchiamo di capire che sebbene LeClerc abbia talento da vendere, e che è confrontabile tranquillamente con quello del suo rivale olandese, è anche vero che, attualmente, al monegasco manca quel guizzo in più per caricarsi la squadra sulle spalle e dare il colpo decisivo per smuovere le cose. Sia chiaro, in questa squdra chiamata Ferrari, nemmeno Verstappen potrebbe fare nulla, eppure proprio come l’olandese evidentemente, potrebbe far sentire forte la sua voce: Charles è prossimo al rinnovo con La Rossa semplicemente perché non ha alternative vincenti al momento, ed è anche vero che la stessa Ferrari, se andasse via il suo cavallo di razza, non lo potrebbe sostituire con nessuno, sia perché a parte Max non c’è nessuno confrontabile con lui (lasciamo da parte Russell ed Hamilton perché non si muovono da dove stanno) e sia perché nessun potenziale campione (ammesso che esistano) si vuole bruciare venendo nell’attuale Ferrari. Allora come mai LeClerc non fa la stessa cosa fatta da Verstappen in Red Bull quando Honda bruciava motori? Per quale motivo il monegasco non alza la voce con azioni decise e concrete al fine di smuovere le acque a Maranello? Ferrari ha fatto vedere qualcosa di positivo domenica scorsa, tuttavia non ci si deve illudere sia perché servono conferme urgenti e sia perché, ammesso che la direzione sia quella giusta, bisognerà sempre inseguire… almeno per quest’anno e la concorrenza (a partire proprio da AMG) è spietata. “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”, recita il detto ed è proprio in questo momento che serve il carattere necessario per affrontare tali difficoltà. Di un LeClerc così remissivo, che abiura quanto detto poco prima, Ferrari, quella che vuole vincere veramente, non sa cosa farsene

 

Vito Quaranta