BASTIAN CONTRARIO: IL FOGLIO BIANCO

Confesso che, alla fine di ogni GP, mi pongo un dilemma esistenziale, un dubbio amletico che mi attanaglia le cervella e mi aggroviglia le budella: cosa scrivo dopo l’ennesimo GP scontato? Per fortuna c’è la Ferrari di monsieur Vasseur, assieme agli acerrimi tifosi anti Binotto (quelli li riconosci subito), a risollevarmi e a darmi tutti gli spunti necessari.

Il GP d’Ungheria, conclusosi domenica scorsa, a dire il vero, qualche suspense l’ha data con il discutibile ed ecologico (dice che si risparmiano due set di gomme impattando meno sull’ambiente… sigh!) nuovo format di qualifiche. Tralasciando il fatto che cambiare le regole in corso non è mai il massimo della trasparenza (con buona pace di Alonso che se ne lamenta apertamente) e che comunque al sottoscritto più di tanto non ha fatto salire la libido, vero è che questa situazione da wrestling ha rimescolato le carte, dando la possibilità al redivivo Hamilton di “prendere la 104”, in barba a Verstappen e di chi lo supporta. Di questa vicenda vissuta sabato, ciò che mi fa specie e quasi mi disgusta è l’entusiasmo che viene pompato creando ad arte hype per la gara domenicale, sul poleman Hamilton, facendo capire che se la può giocare con “l’odiato rivale”. A parte che Red Bull ha volontariamente sacrificato l’assetto del sabato, proprio per puntare tutto sulla gara (che vergogna, che schifo: prima il sabato era dedicato esclusivamente a chi aveva più palle in staccata per affrontare la curva più velocemente possibile… ora si va di conserva e si pensa alla gara!), quindi al pubblico si forniscono aspettative vane, vero è che ciò che più mi fa imbestialire è quel virgolettato che ho scritto poc’anzi e che ho dovuto sentire più di una volta: come si fa a dire una cosa del genere quando poi la regia mostra un tifoso Ferrari, tutto contento e, soprattutto, sicuro che nessuno lo ammazza, immerso in un oceano orange? Per quale motivo educare il giovane pubblico a credere che l’autodromo sia una curva da stadio, quando poi la F1 è decisamente tutt’altro? Forse il primo foglio bianco da cui si dovrebbe ripartire è su questo tipo di telecronache urlate e tifate all’esasperazione, che letteralmente istigano al pensare quanto meno in modo deviato rispetto allo spirito che rappresenta il motor sport in generale e la F1 nello specifico. Inutile meravigliarsi se sui social ci ritroviamo i barbari alle porte, i quali non fanno altro che urlare appunto, usando epiteti di ogni sorta, scagliandosi contro questo e quello, come se fosse un affare privato.

Ritornando ad Hamilton, evidentemente non partire più dalla pole da tanto, troppo tempo, gli ha fatto male, visto che quando il semaforo ha liberato tutti, ha rimediato una magra figura, che si va ad aggiungere alle sue non poche felici partenze. La differenza rispetto a prima è che se cannava uno start con la macchina che aveva fino a qualche anno fa, poteva recuperare in scioltezza; oggi, invece, se commette una sciocchezza del genere, la paga salata, perché la bestia che gli sta dietro, lo passa in un amen e saluta tutti… cosa che puntualmente è successa. Il foglio bianco, per tutti in questo caso, lo dovrebbe imporre la FIA, perché questo sarebbe l’unico modo per fermare lo strapotere della macchina da guerra targata Verstappen – RB19. Purtroppo, non credo che “i Verstappen’s” con a capo Marko, sarebbero d’accordo su questa proposta, allora avanti tutta e prepariamoci a vedere (salvo miracoli), il resto del campionato la cui unica incognita è chi sarà il secondo ed il terzo classificato. Chi di certo non si fa problemi e riparte da un foglio bianco senza colpo ferire e pensarci due volte è proprio il dott. Marko, il quale ha fatto fuori DeVries (umanamente meritava di finire il mondiale, sportivamente, invece, sapeva in che covo di serpi si era andato a ficcare, quindi si assuma le sue responsabilità sportive), mettendo al suo posto Ricciardo, il quale a sua volta con i suoi sorrisi a “trentasei” denti, non aspettava altro: infatti, alla sua prima gara, si “incapretta” Yuki San senza tanti complimenti, sebbene l’AlphaTauri più di tanto non gli permette grossi exploit in gara.

A questo punto, vi starete chiedendo, cosa diavolo centra il foglio bianco e che attinenza abbia con la Ferrari. Ebbene, come ho anticipato, i miei “colleghi” ferraristi, non mancano mai di ispirarmi e anche questa volta le mie aspettative in merito non sono state disattese. Immediatamente dopo la disfatta magiara, il mantra che aleggiava sui social era proprio quello che si doveva ripartire da zero; da un foglio bianco appunto. L’entusiasmo, nel vedere la McLaren rinascere a nuova vita, con l’ex ferrarista Andrea Stella come Team Principal evidentemente ha aizzato la tifoseria in cerca dell’ennesimo nuovo miracolo, dimenticando che nelle altre scuderie si lavora diversamente, cioè con serietà data a sua volta dalla stabilità dell’organico, invece di stare a cambiare (o dovrei dire cacciare?) sempre qualcuno. Inutile dire che questa serenità comporta un ambiente più disteso, senza stare con l’ansia di essere licenziati e soprattutto c’è voglia di vincere, cosa che a Maranello evidentemente manca. A Woking hanno capito subito che il 2023 era iniziato male e sono ricorsi ai ripari con i fatti, programmando pazientemente il tutto, con il risultato che si ritrovano al giro di boa di questo lunghissimo mondiale come seconda forza che se la gioca con Mercedes, anche se la classifica al momento non gli da ragione. Complimenti a loro, che hanno avuto una capacità di reazione degna delle migliori squadre. Questo è stato possibile, come ho già detto, perché in squadra c’è la serenità necessaria per portare avanti un progetto senza ansie e senza pressioni ossessive.

Di grazia, da quale foglio bianco dovrebbe ripartire Ferrari? Fino a qualche GP fa si dava merito a Vasseur che non aveva interrotto lo sviluppo già in estate (a differenza del suo predecessore che viene ingiustamente accusato di ciò) ed ora, in un loop dal quale non se ne esce più, ci si aggrappa al foglio bianco. Non paghi e tralasciando le penose dichiarazioni del TP rosso, le quali dimostrano totale distacco dalla realtà (“ungheria pista amica”, “il passo non era male, perché era uguale a quello della Mercedes”… è necessario ritrovare assolutamente un luogo di decenza in codeste dichiarazioni!), ci si aggrappa all’ever green “bisogna prendere ingegneri dall’esterno e non promuovere dall’interno”. Chi vuole venire a Maranello in queste condizioni? Ancora si rifiuta la realtà di accettare il fatto che la GeS viene evitata come la peste a causa del modo in cui si lavora. Si deve partire da un foglio bianco… vero, e chi deve tenere la matita in mano? Il famoso “uomo dei miracoli”, Loic Serra, non potrà lavorare prima del 2025 (“obiettivo 2026” aveva detto il Presidente…) e, comunque, quest’ultimo di certo non è Wachè, che Red Bull si guarda bene dall’allontanare e che Binotto, a differenza di chi millanta che non si muoveva sul mercato, ha contattato già in passato. Lo staff tecnico che attualmente lavora “sotto” Vasseur è lo stesso che aveva il suo predecessore, con la differenza che ora risulta indebolito, visto che alcuni degli uomini che erano pedine importanti per la progettazione della monoposto, sono voluti andare via e che naturalmente, per non farci mancare nulla, la concorrenza se li è già assicurati. Facile fare i complimenti (meritatissimi!) ad Andrea Stella, senza sapere cosa c’è stato dietro (soprattutto nessuno si è sognato di allontanarlo durante i magri risultati ottenuti sino a poco tempo fa). Nel frattempo che si cerca di riempire questo foglio bianco, è già tempo di guardare a Spa Francorchamps, dove Ferrari cercherà di riempire, almeno si spera, i vuoti che ha lasciato nel GP magiaro

 

Vito Quaranta