MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BUDAPEST

C’era un poeta che non sapeva ben spiegare il fascino generato dalle donne ungheresi confuso, come tutti,
da una grazia senza tempo mista alla fierezza del portamento, attratto dalle loro forme sinuose e snelle e
allo stesso tempo intimidito dal baluginio fiero e persino pericoloso che i loro occhi tramandano da tempi
immemori, occhi di quell’antico e irrequieto popolo capace di rappresentare l’antonomasia di devastazione
e distruzione che dopo aver scorrazzato in terribili scorrerie per tutto l’Impero Romano trovò infine la pace
in questa zona dove il Danubio allarga la sua influenza creando la pianura pannonica. Così turbato il poeta
diede fondo alle sue risorse e di queste fascinose creature ebbe infine a dire che sono come “un fiume
d’oro con due occhi di ghiaccio”.
Mi pare una definizione che si attaglia perfettamente a descrivere l’Hungaroring che quando nel 1986 si
presentò nel circus fece storcere il naso ai più e che dopo 38 anni fa parlare di sé grazie al fascino
misterioso ed ineffabile che si è costruito nel tempo. Chi ha saputo domarlo, questo fiume d’oro, è
sicuramente sir Lewis Hamilton che staglia nel suo palmares il record difficilmente eguagliabile di 9 pole
position sullo stesso circuito. Quel che ha fatto Lewis nel sabato ungherese ha dello straordinario. L’ha
capito, Lewis, l’Hungaroring. L’ha accarezzato in ogni curva, chicane, cambio di direzione e in quel giro,
centimetro dopo centimetro, deve avergli sussurrato parole dolcissime perché ne ha infine ricevuto il dono
che, come il poeta qui sopra, molti uomini vorrebbero ricevere da queste lande pannoniche: una unione
sensuale e gioiosa. Tant’è vero che nelle interviste in parco chiuso l’espressione un po’ spersa e stralunata
del volto di Lewis non lasciava adito a dubbi.
Però, come diceva il poeta poc’anzi citato, l’Hungaroring ha anche occhi di ghiaccio. E’ pericolo fidarsi, caro
Lewis! Quello sguardo, ricordatelo, è pericoloso! Anche se hai il record dei record non puoi credere davvero
di aver domato una volta per tutte l’Hungaroring. E infatti la gara si decide in quei pochi (si fa per dire)
metri che dividono la linea di partenza dalla curva 1. Allo spegnimento del semaforo, quei 3 millesimi che il
circuito ti aveva regalato in prova, ha evidentemente deciso di toglierteli. 3 millesimi che ti hanno impedito
di chiudere Max e di uscire in testa alla prima curva. 3 millesimi che nel vano tentativo di resistere al
generale Ezio, ehm pardon, all’arrembante Max Verstappen ti hanno anche privato del podio.
Già, un fiume d’oro con due occhi di ghiaccio.
Ma bando alle ciance e passiamo alle NON PAGELLE che questa volta si aprono, forse non troppo
inaspettatamente con…

ZHOU!
Già, proprio lui! L’inaspettato MVP delle qualifiche! Che tale è stato sia per la totalmente imprevedibile
velocità di Alfa in Ungheria sia per la sua strepitosa prestazione nei vari Q1 (che chiude addirittura al primo
posto!), Q2 e Q3 sia per la sua capacità di fare il salto di qualità nel suo ultimo giro veloce sia per aver
messo dietro il Valtteri redivivo, anche lui gasatissimo dalla inattesa velocità del mezzo, il quale
ricordiamolo sul giro secco ha dato filo da torcere anche a sir Lewis! Quinta posizione in griglia da
fantascienza, peraltro a pochi millesimi dalla terza e un bravo bravissimo! non glie lo leva nessuno. Certo. E
poi? E poi la domenica, nel più classico tòpos del dalle stelle alle stalle, ne combina di ogni. Si pianta in
partenza come non si vedeva da anni e non contento nel buttarsi sulla prima curva crea un disastroso
filotto di tamponamenti: “buccia” Ricciardo che “buccia” Gasly che “buccia” Ocon e addio fichi! Ricciardo
riparte ultimo ma gli alfieri di Enstone finiscono lì, molto mestamente la loro gara. Non che avessero
particolari speranze di far bene ma proprio così no, eh! Ah, Zhou! Che grandiosa metafora della vita che ci
hai regalato!

VERSTAPPEN

Il buon Max, a differenza di Lewis, decide di affrontare l’Hungaroring con piglio più strategicamente
militaresco e si trasforma nel generale Ezio. Porta tutti un po’ a spasso nelle varie sessioni, non si scompone
affatto nel vedere Lewis in pole e poi quando vede il momento giusto, proprio là, proprio ai campi
Catalaunici, decide di sferrare il colpo. Stacca al semaforo come non ha mai staccato prima e impedisce a
Lewis di chiuderlo. Esce in testa alla prima curva e poi sfianca gli avversari. Oltre alla metafora storica di cui
sopra non fa. Nel senso che mentre nelle ultime gare si era visto il suo straordinario valore aggiunto qui
invece, dopo il colpo da maestro in partenza, fa tutto in dosato controllo (comunque inavvicinabile per gli
altri). Si vede quel che potrebbe fare in più in occasione del fastest lap: mentre tutti, nell’ultimo stint,
tiravano alla morte girando in 1.22 alto, lui stampa un 1.20 e 5 da fantascienza. Che dire di più?

NORRIS
E per fortuna che Ungheria non era adatta alla nuova McLaren! La “mecca” va forte davvero. In qualifica
Norris è addirittura un po’ deluso (e non lo nasconde) e possiamo pure dire che deve accontentarsi della
terza piazza. In gara è costretto dalla lotta Max/Lewis a soccombere al suo (bravissimo nell’occasione) team
mate ma che ne avesse di più si è visto in occasione della giostra dei pit stop: il ritmo è decisamente
migliore e nonostante le grida di delusione dall cabina di commento di Nico Rosberg il sorpasso su Piastri
era inevitabile. Nel finale resiste abbastanza comodamente alla rimonta di Perez e chiude con uno
strepitoso secondo posto. E se i 30 secondi rimediati da Max a fine gara possono far storcere un po’ il naso
in vista del resto della stagione gli altrettanti 30 secondi dati al team mate ci fanno dare del bravo
bravissimo! a Landino nostro. Post-gara un po’ ridicolo, con la distruzione del preziosissimo trofeo di Max
che porta quest’ultimo a fare un sibillino commento davanti ai giornalisti: “con tutti i soldi che McLaren dà
ai propri dipendenti sicuramente ne avranno anche per ripagarmi il trofeo”. Ma cosa avrà mai voluto dire?!

PEREZ
IL buon Checo torna finalmente sia in Q3 che sul podio. Dopo le disastrose performance dei precedenti GP
si sarebbe di che essere contenti. Invece la superiorità dimostrata da RBR in questo circuito ci fa pensare
che Checo avrebbe potuto, e quindi dovuto, fare anche meglio. Infatti, per quanto raggiunga finalmente il
Q3 lo fa però con una prestazione finale assai scialba che gli vale solo il nono posto in griglia. Poi, per carità,
fa una gara gagliarda con un buon numero di sorpassi e con un ritmo che, quando aveva pista libera, era del
tutto comparabile a quello del suo team mate. Anche il terzo posto finale, un podio finalmente!, andrebbe
salutato con gioia viste le precedenti gare ma nella parte finale non è riuscito ad agganciare Norris, che
pure pareva alla sua portata. Dolce-amaro è, dunque, il risultato finale per Checo. E se guardiamo alla
ottima prestazione di sorrisoneDaniel là dietro…

HAMILTON
Delle peripezie amorose del nostro con l’Hungaroring abbiamo già detto nella parte introduttiva quindi non
mi ripeto. Per il resto registriamo un ottimo ritmo nella parte iniziale della gara, un pessimo (strano!) ritmo
nella parte centrale e di nuovo un ritmo eccellente nella parte finale che lo porta ad un passo dalla lotta con
Perez per il gradino più basso del podio. La sensazione è che se non ci fosse stata quella partenza disastrosa
il secondo posto era facilmente alla sua portata. Ma tant’è. E intanto continua a distanziare il giovane team
mate in classifica.

PIASTRI
La inaspettata conferma della competitività McLaren aiuta ancora il nostro Oscar a mostrare di che pasta è
fatto. L’eccellente qualifica non è nulla di fronte alla genialità che ha mostrato in partenza. Visto che il
duello Max/Lewis stava rischiando di portare per prati anche Norris ha saputo con sagacia cogliere l’attimo
per infilarsi dove gli altri non pensavano. Considerando le poche frazioni di secondo che hanno i piloti per
prendere decisioni il fatto che abbia preso quella giusta va tutto a suo merito. Così riesce ad uscire dalla

prima curva in una inattesa seconda posizione e poi tira fuori il meglio dal suo mezzo facendo una prima
parte di gara alle calcagna di Max. Forse sforza troppo le gomme perché dopo essere stato intorno ai 2 sec
per una decina di giri si stacca inesorabilmente finendo per soccombere già al primo pit stop ad un Norris
che aveva comunque dato l’impressione di avere qualche cosa in più. Purtroppo dopo il primo pit non
riesce a rendere allo stesso modo di Norris e si stacca abbastanza rapidamente. Mette in piedi un bellissimo
duello con Perez al quale soccombe con il dovuto onore. Pare che proprio in quel duello abbia rovinato un
poco il fondo ma non ne sarei così sicuro: il suo ritmo era già (relativamente) scadente già da prima.
Soccombe anche ad Hamilton, stavolta senza combattere più di tanto e deve accontentarsi, si fa per dire
visti i risultati prima di Silverstone, di un quinto posto che sa comunque di buono per tutto quello che ha
mostrato. La stoffa sembra esserci (ed è già ampiamente rookie dell’anno): ora deve abituarsi ai piani alti.
Bravo.

RUSSELL
Dopo una Silverstone incoraggiante Giorgino ritorna amaramente a deludere. Quando il tuo attempato
team mate fa la pole position mentre tu esci mestamente in Q1 si può far altro che rimanere delusi? No. E a
nulla vale la ottima gara che ha portato a termine (con sorpassi anche spettacolari eh, per carità) perché
comunque dal 18° al 6° posto è tanta roba. Però, come al solito, da lui ci si aspetta molto di più. E continua
a scivolare indietro. Doveva essere l’anno della sua consacrazione e invece si sta trasformando piano piano
in una specie di incubo. Non ci siamo. Il vero punto è che da quando è arrivato in F1 non ha mai avuto
veramente pressione. Nemmeno l’anno scorso, al suo esordio in Mercedes, aveva pressioni per via del fatto
che la macchina era quello che era. Quest’anno invece le pressioni ci sono e la sensazione è che Giorgino
faccia fatica a reggerla. Il talento e la velocità ci sono ma sappiamo che per essere campioni bisogna anche
dominare la pressione ambientale: ce la farà?

LECLERC e SAINZ
La ferrari delude ancora. Se per Hamilton e Max abbiamo scomodato poeti e storia antica per descriverne le
gesta qui purtroppo dobbiamo scomodare un Attila non esattamente da poema epico:
A come atrocità,
doppia T come terremoto e traccedia,
I come iradiddio,
L come lago di sancue
e A come "adesso vengo e ti sfascio le corna"!
Così sono apparsi, infatti, i proclami della vigilia, che consideravano l’Hungaroring come pista “adatta” alla
SF-23: sconclusionati e ridicoli come in un film di serie B. Ma se in quel caso la demenzialità era talmente
calcata da generare grasse risate in questo caso, ahimè, finisce per far piangere. Come già a Silverstone
anche in Ungheria la vettura non va sul giro secco impedendo a Leclerc di fare il suo solito show e
accontentarsi di un per lui mesto sesto posto in griglia, alle spalle persino di Zhou!, e a Sainz addirittura di
raggiungere il Q3. La gara è senza lampi, con qualche piccolo sgarbo che si consuma tra i due a smuovere un
poco le acque. Alla fine, nonostante le posizioni, meglio Sainz, più regolare e autore di una partenza
strepitosa, di Leclerc, senza lampi e falloso in occasione del pit (peraltro anche “cannato” per una pistola
malfunzionante). Perplesso dalle dichiarazioni di Vasseur post-gara che pur sottolineando gli errori tentava
di vantare un ritmo simile a McLaren e Mercedes che, numeri alla mano, non sembra esserci stato. La luce
sembra spenta ma questo campionato ci ha abituato a sorprese ad ogni GP: Spa non sarebbe adatta alla SF-
23. E se invece lo fosse?

ALONSO e STROLL

Se in Ferrari piangono in Aston Martin si strappano i capelli. Il passo del gambero di AM infatti è ancora più
marcato di quello degli uomini in rosso. E per fortuna che Alonso è un altro, come Hamilton, che
l’Hungaroring sa come trattarlo (i distacchi in qualifica tra i due teammate sono imbarazzanti) altrimenti il
risultato finale sarebbe stato ancora più deludente. E mi è dispiaciuto vedere un Alonso impotente in gara
costretto ad un ritmo indecente se confrontato con quello che riusciva a fare nella prima parte di stagione.
Stroll, dopo una pessima qualifica, fa comunque una gara gagliarda a centro gruppo e riesce a entrare nei
punti. Ma la delusione è tanta.

NOTE DI MERITO
Un’Alfa strepitosa (ma che avranno combinato?!) si scontra contro la poca sagacia dei suoi piloti, di Zhou in
particolare, come detto nella parte a lui dedicata, che ha rovinato anche la gara di Bottas in partenza e gli fa
perdere posizioni. Ho guardato il ritmo in gara ed era buono, segno che la macchina c’era. Vedremo nelle
prossime gare se è stato tutto un caso o se hanno effettivamente trovato qualcosa di buono
Hulkenberg eccellente in qualifica è diventata un’abitudine ma vista la scarsa vettura che guida in realtà
ogni volta andrebbe applaudito alla grande.
Ricciardo mi pare abbia fatto un ottimo esordio. Uso tutte le cautele del caso ma intanto ha messo dietro
(sia pur di poco) Tsunoda in qualifica e in gara, dopo il “buccio” di Zhou in partenza che l’ha relegato in
ultima posizione, ha tenuto un ritmo eccellente che l’ha portato a ragguingere e poi lottare a centro gruppo
per l’ultima posizione dei punti che forse sarebbe stata addirittura alla sua portata con una partenza
“normale”, chi lo sa? Comunque ottimo.

NOTE DI DEMERITO
Tsunoda, specularmente, dopo aver annichilito DeVries per tutta la stagione si ritrova battuto da un pilota
che non correva da un anno, peraltro deludentissimo. Questo confronto, più che un ritorno alla ribalta di
Ricciardo, potrebbe trasformarsi in un de profundis per Tsunoda. E sarebbe un peccato perché l’anno
scorso avevo molto apprezzato la sua progressione contro Gasly.
Magnussen continua a scivolare come performance.
Sargeant sempre più in bilico. Dopo una discreta performance a Silverstone torna a prendersi le piste da
Albon e fa anche figure barbine: qui si è ritrovato in lotta in un panino tra Hulk e Tsunoda e commette un
errore da principiante girandosi come un pollo alla chicane. Mah!
Ci vediamo a Spa!

 

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