BASTIAN CONTRARIO: IL COWBOY SENZA CAVALLO

Nella terra dei cowboy, si consuma così l’ennesima vittoria del neo bi-campione del mondo Max Verstappen, il quale non è assolutamente intenzionato a lasciare nulla agli avversari, nemmeno le briciole. Il Texas ci ha regalato una sana dose di spettacolo che in questa F1, scontata ed inquinata da veleni e sospetti, nemmeno troppo infondati tra l’altro, non guasta mai. Eppure un cowboy che si rispetti, senza il suo cavallo, non è nulla e soprattutto nulla può contro una mandria inferocita di avversari. Naturalmente non mi riferisco all’olandese. Lui il cavallo ce l’ha e purosangue anche. Un cavallo così imbizzarrito e smanioso di correre che nemmeno la sua stessa scuderia riesce a fermare. Max, all’ultimo pit effettuato, viene letteralmente bloccato dalla sua squadra per un errore nella sostituzione degli pneumatici (dopo un intero mondiale che rasenta la perfezione ai box ci può stare), eppure nonostante la quantità abnorme di tempo perso, grazie al suo cavallo, riesce a recuperare tutto e tutti. Come la storia recente ci insegna, scritta proprio dal campione uscente Lewis, non solo senza cavallo non vai da nessuna parte, soprattutto se vuoi spettacolo, devi cercare di azzoppare il tuo stesso stallone vincente. Infatti è stato proprio a causa (o grazie?), all’errore dei bibitari ai box che si è ravvivato un GP già segnato. Max, da par suo conscio del mezzo (e dei mezzi) che ha, come al solito, non si è perso d’animo ed ha recuperato su Charles e su Hamilton con facilità impressionante. 

Del resto, proprio l’epta campione del mondo non dovrebbe meravigliarsi di quanto accorso, visto che solo fino all’anno scorso lui si trovava nella stessa situazione, pardon, montava lo stesso cavallo: in assenza di concorrenza si fa il bello ed il cattivo tempo e poco a serve la stoica resistenza offerta e le parole di incitamento che arrivavano alla sua radio, dal suo box. Radio che ad un certo punto è stata ammutolita, non tanto per la ricerca di concentrazione, quanto per il fatto che il campione inglese era ben conscio che da lì a breve sapeva che fine avrebbe fatto. Così, mentre l’olandese volante smadonnava continuamente contro il vento di traverso che arrivava a disturbare la sofisticata aerodinamica della sua RB18, il buon Lewis faceva la telecronaca di tutte le curve che il suo diretto avversario violava in maniera sistematica. Hamilton la voleva quella vittoria a tutti i costi, perché i record da mantenere o da infrangere sono l’unica cosa che gli sono rimasti, perché di vincere, almeno per quest’anno e a meno di miracoli, non se ne parla. Purtroppo entrambi i due cowboy difettano di educazione ed umiltà… e forse chissà è proprio questo il segreto del loro successo: Max, poteva e doveva risparmiarsi quel “beautiful” nei riguardi della sua squadra che, sebbene gli ha rovinato (marginalmente) una gara decisa già dall’inizio, è anche vero che è la stessa squadra che gli ha fornito un cavallo di razza (dopato), che gli ha permesso di vincere tutti i GP del calendario a partire da prima della pausa estiva. Un errore ci può stare, fa parte della casistica, non per l’insaziabile Max evidentemente. Il bi campione del mondo non ha nulla più da imparare ormai, se non in fatto di educazione appunto e motivazione nei riguardi di chi si fa il culo fino a notte fonda per dargli un mezzo all’altezza delle sue aspettative. L’olandese deve pregare che le cose per lui vadano sempre nella sua direzione. Così come il buon Lewis (il quale ha condotto una gara di tutto rispetto e ci sarebbe stato di che esultare caso mai avesse vinto) è ritornato nelle sue abituali vesti di “piangina”, lamentandosi ad ogni curva e, appena ha visto che non ce n’era per nessuno contro quella bestia di Verstappen, ha tirato i remi in barca accusando le gomme. Eppure il suo cavallo ultimamente “di biada ne ha mangiata”, tanto che a questo punto del mondiale, la Mercedes è da considerare, a buon diritto, seconda forza! 

Il vero cowboy senza cavallo, in tutta questa storia, è il duo ferrarista. Certo la doppietta Ferrari nel sabato texano farebbe presupporre il contrario. Il fatto è che i punti non si fanno al sabato e, sebbene le doti velocistiche alla F1-75 non mancano e tutti i difetti si possono occultare proprio nel giro singolo, è anche vero che è durante la gara che la verità emerge in tutta la sua impietosità. Carlos sotto bersaglio per tutta la settimana, a causa delle sue dichiarazioni che non si sente secondo a nessuno, risponde a tutti con una pole da urlo…e poi? Non mi piace fare il tifoso e, sebbene Russell in partenza sbaglia clamorosamente trasformandosi in ariete, lo spagnolo ha di che recriminare con se stesso per l’incidente: una partenza infelice dapprima per poi affrontare la prima curva in un modo quanto meno ottimistico, offrendo letteralmente il fianco a chi segue, vanificando così quanto di buono fatto vedere il giorno prima e buttando al vento un podio che sarebbe risultato pesante almeno per la sua classifica e per il suo morale. Inutile lamentarsi ai quattro venti di non essere il secondo quando poi si conclude la gara proprio alla prima curva, specie se il tuo compagno “domina” il GP partendo dalle retrovie. Con una Ferrari monca del suo pilota partito dal palo texano, ci pensa il solito Charles a mettere d’accordo tutti su quanto la Ferrari riesce ancora ad esprimere. Nel deserto americano la F1-75 del monegasco fa vedere sprazzi di ripresa e, come al solito, illude di potersela giocare fino alla fine, salvo poi fare i conti con la dura realtà. Il cavallo di LeClerc purtroppo ha gli zoccoli con i ferri spuntati, come si suol dire, e purtroppo il monegasco, per quanto abbia dato l’anima e corso con il cuore, nulla ha potuto contro la furiosa rimonta dell’acerrimo nemico d’infanzia. LeClerc, ferrarista per vocazione, regala sogni e certezze ed il sorpasso sul solito coriaceo Perez è già leggenda. Eppure quante volte abbiamo già visto, in questi sciagurati ultimi dodici anni (a partire dal 2010 dunque), piloti rossi come Alonso in primis e persino Vettel (ebbene si, perché anche se il tedesco non è tra i miei piloti preferiti, si dia a Cesare quel che è di Cesare) che si sono dovuti inventare sorpassi impossibili per portare il risultato a casa. La F1-75 ormai è palesemente terza forza nel mondiale nel gestire la gara e solo il vantaggio accumulato all’inizio del mondiale, salvo sciagure dell’ultimo minuto, gli consentirà di conquistare il secondo posto nel mondiale. Per carità, visto da dove la Rossa è partita nel 2020, già questo di per sé è un traguardo ragguardevole. Eppure questo risultato lascia l’amaro in bocca, viste le premesse all’inizio di questo disgraziato mondiale. Purtroppo la Rossa mangia le gomme e la coperta, a questo punto del mondiale che ormai giunge alla conclusione, è troppo corta: se gestisce non riesce ad avvicinarsi e ad attaccare gli avversari, se invece spinge, ad un certo punto, deve tirare i remi in barca perché rischia di arrivare al traguardo sulle tele. La faccia del monegasco, a fine gara, era tutto un programma. LeClerc era in preda a rabbia mista a delusione, perché conscio dell’attuale situazione. Se il mondiale durasse altre venti gare, state certi che Verstappen le vincerebbe tutte comunque e, questo, Charles lo sa bene. A fine gara volge le spalle a Max. Di base il mondiale è andato, solo che, a mio giudizio, nel comportamento del monegasco c’è ben altro che solo carica agonistica. Egli sa che in questo velenosissimo mondiale ci sono state troppe cose che sono andate storte, perché non è normale che il suo cavallo rosso deficita proprio là dove erano prima i suoi punti di forza: consumo delle gomme e (mancata) velocità nei tratti medio lenti di ogni pista. Ferrari si ostina (e non potrebbe essere altrimenti del resto) a dire che la DT039 non centra nulla con la debacle prestazionale della F1-75, intanto il buon Charles, con drs aperto a Max sul rettilineo, lo vedeva col binocolo. Il lavoro da fare in tal senso a Maranello è davvero tanto e speriamo che lo sguardo di LeClerc non sia riferito proprio al futuro, perché, signore e signori, un cowboy, per quanto forte, senza cavallo non può fare nulla

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI AUSTIN

Finalmente una gara in condizioni ottimali, senza piogge, umidità strane, asfalti, buio, monsoni, trattori vaganti, fumogeni arancioni e quant’altro. Il sole si è oscurato solo quando Shaquille O’Neal si è alzato dal divanetto per andare a prendersi una birra e 12 kg di salatini.

Quel che ne è venuto fuori è stato un Gp bellissimo, ad alta tensione, strategico q.b., spettacolare, emozionante tra l’altro in uno dei circuiti più belli e difficili del mondiale in cui, forse non a caso, i piloti hanno potuto far vedere di che pasta sono fatti, nel bene e nel male.

E altrettanto non a caso ha vinto (di nuovo) Verstappen il quale, per una volta, ha anche dovuto affrontare alcune difficoltà che ha risolto magistralmente facendo vedere quanto merita di stare lassù.

VERSTAPPEN

Magistrale l’ho già scritto. Aggiungo un “eccezionale”, per come ha saputo gestire la prima parte di gara, per come ha arrembato nella seconda parte dopo il problema al pit, per come ha gestito le ripartenze in SC (ottima l’idea di andare full gas già alla 17) e per la gestione delle gialle nel finale. C’è anche l’aggettivo “strepitoso” da appioppare al sorpasso su un Hamilton il quale, non avendo nulla da perdere, avrebbe anche potuto buttarlo fuori solo per il gusto di farlo. Se queste fossero pagelle vere sarebbe da 10. Ma senza lode per la caduta di stile (eufemismo) nel commento in radio sul suo problematico pit stop. A questo proposito, va detto che nella concitazione e tensione della gara si tende a perdonare tutto il liquame lessicale, frutto inesorabile di obnubilamento e tensione, che fuoriesce dal cavo orale dei nostri eroi quando si trovano in situazioni del genere. Ma il rabbioso sarcasmo mostrato dall’orange è segno di una lucidità distorta e inutilmente antipatica che non aveva alcuna ragione d’essere considerando per giunta il contesto in cui da diverse stagioni, la scorsa in particolare, i meccanici RBR al pit snocciolano record su record e il cui contributo alla vittoria mondiale 2021 è certamente stato decisivo (e non credo siano loro i destinatari dello sforamento del BC). L’unica cosa peggiore del commento di Max, però, è stata la decisione di mandarlo in onda: l’umiliazione intrinseca del pacchiano errore del meccanico si mostrava da sé e se Max poteva risparmiarsi l’ingeneroso commento altrettanto la regia poteva risparmiarsi di mandarlo in onda.

HAMILTON

Eccellente anche la sua gara. Se anche non è più l’Hamilton dei tempi andati ieri ha tirato fuori tutto il bagaglio di esperienza che ha accumulato. Lucidissimo alla prima curva nell’intuire cosa stava accadendo tra Sainz e Russell e ritmo indiavolato per tutta la gara in relazione alle potenzialità della sua macchina. L’undercut è stato perfetto anche al netto di SC ed errori al pit di Max. Tutti avevamo capito che Max avrebbe messo le gialle e che avrebbe pittato subito nella logica di “marcatura a uomo” avendo 5/6 sec di vantaggio e l’idea era che anticipando il pit mettendo le bianche per andare in fondo avrebbe fatto sì che Max si sarebbe trovato con gialle usurate negli ultimi 5-6 giri con concrete possibilità di vittoria. L’errore al pit di RBR sembrava anche aver premiato la tattica ma solo la capacità di RBR (e di Max in particolare visto che Perez non è stato altrettanto capace) di gestire le gialle fino in fondo non gli ha fatto centrare il bersaglio grosso. Nel mondialino finale tra lui e Russell (tema Mercedes del finale di stagione oltre al tentare di vincerne una) ha segnato un discreto colpo: davanti in Q (sia pur di poco) e decisamente migliore in gara con 7 punti recuperati (in realtà dovevano essere 8 ma ne parlo dopo su Russell) è quel che si porta a casa da Austin.

LECLERC

Tra l’ottima partenza, l’ottima gestione in SC, i sorpassi come sempre fenomenali (da antologia il doppio su Norris-Gasly e meraviglioso quello su Perez) e la strenua resistenza con Verstappen verrebbe da appioppare un bell’”eccellente” anche a lui. Tuttavia mi sbilancio aggiungendo un “meno-meno (con riserva)” alla voce gestione gomme. Il “meno-meno” è dovuto al fatto che sia con gialle che con bianche dura pochi giri e poi plafona 1.5 sec in meno di quanto ci si auspicherebbe e la “riserva” è dovuta al fatto che ancora una volta è mancato il confronto con Sainz per capire se il difetto è stato suo o della macchina. È da Spa che non si capisce bene questa questione delle gomme ma tanto la TD39 non c’entra, giusto? Comunque intanto torna secondo in classifica generale e lo zero di Sainz fa sì che, salvo improbabili ribaltoni nelle prossime tre gare, la gerarchia interna quest’anno non porrà alcun dubbio a nessuno

PEREZ

Solo 2 decimi di distacco in Q dal teammate è già una notizia. Peccato per lui la penalizzazione in griglia. Fa però (come sempre?) un po’ troppa fatica nella prima metà gara ove dopo il parapiglia della prima curva non pare comunque a suo agio come Max. Si riscatta nel finale dove va a prendere Leclerc salvo finire le gomme in anticipo rispetto al teammate e non ha quindi abbastanza tempo per sorpassare CLC e prendersi il podio. Nel complesso maluccio, direi, perché Ham l’ha visto col binocolo, ha subìto il sorpasso da CLC, non ha gestito bene le gomme ed è pure sceso al terzo posto in classifica generale. Vedremo se in patria si riscatterà.

RUSSELL

In Q perde, sia pur di poco, il confronto con Ham, fa una puttanata pantagruelica alla prima curva che secondo me meritava drive through e nell’arco della gara è in generale parso sensibilmente inferiore all’eptacampeao. Si difende cmq bene nella prima parte di gara ma non ha il ritmo del teammate nella seconda parte. Mah! Un po’ pietosa la storia del fastest lap: a che pro? Facile intuire che il tema è il confronto con Hamilton nel finale di stagione. Il vantaggio che aveva nel confronto mondiale sta scendendo di gara in gara quindi il fastest lap senza senso è spiegabile solo in questo modo. Il racconto che si stava dipanando fino a poco tempo fa era che Russell sarebbe stato il cavallo su cui puntare nei prossimi anni, che stava mostrando il suo talento al pluricampione e che era già in grado di dire la sua. Il “risveglio” di Hamilton potrebbe smontare tutto il giochino con inevitabili riflessi contrattuali per il futuro. Se visto in quest’ottica il finale di stagione di Mercedes non è banale ed è da seguire con interesse.

NORRIS

Grazie alle solite piste rifilate a Ricciardo in Q e alle varie penalità comminate agli altri si ritrova in 6 posizione in griglia ma non ne approfitta al meglio complice il casino alla prima curva. La prima parte di gara è comunque decisamente insufficiente ma viene compensata dalla seconda parte eccezionale che mi fa dire che nel complesso la sua gara è stata ottima. Infatti dopo la seconda SC ha avuto una performance eccellente, con ottimi sorpassi e un ritmo secondo solo a quelli del podio. Forse la gara in cui ha più distrutto Ricciardo in questa stagione.

ALONSO

Lo metto qui perché forse il ricorso di Haas potrebbe essere rivisto e comunque è la posizione che ha conquistato al traguardo. Che gara! Se parametriamo la sua performance al gruppo in cui dovrebbe trovarsi direi che è stato eccezionale. Ha dato le piste in stile Norris/Ricciardo a Ocon in qualifica. Si è trovato invischiato nei casini della prima curva ma poi ha recuperato. Ha avuto quel pauroso incidente ma non si è dato per vinto ed è andato alla grande (secondo solo a Norris) dopo la relativa SC con una macchina che incredibilmente (a parte il famigerato specchietto) pareva non avesse ricevuto grossi danni. Che dire? Eccellente!

VETTEL

Ottima gara la sua, considerando il mezzo (anche se in Q le ha prese dal teammate). Sfrutta la complicata prima curva alla grandissima poi gestisce ottimamente le gomme e la strategia per tutta la gara trovandosi anche al comando per qualche giro nei vari giri di pit stop tra le SC. Eccellente anche lui, come Norris e Alonso, nella seconda parte conclusa con sorpasso da antologia al coriaceo Magnussen subito prima del traguardo che gli vale  la settima posizione (salvo riammissione di Alonso). Peraltro senza il disastroso Pit avrebbe fatto sicuramente sesto e sarebbe stata posizione meritatissima. Consolida la sua posizione mondiale sia in assoluto che nei confronti del teammate. 

MAGNUSSEN

Un bel “bravo” non glie lo toglie nessuno. Ha azzardato la strategia ma grazie alle SC e ad un ritmo interessante si è trovato nelle posizioni che contano e non le ha mollate. Non ha potuto nulla al ritorno di Norris/Alonso e il sorpasso finale subito da Vettel è più merito di quest’ultimo che demerito suo. Considerando le magre di Haas in questa stagione questa gara per lui è grasso che cola che ha raccolto alla grande. Uno dei piloti del “non a caso” della premessa: in un circuito probante e in una gara complicata lui è venuto fuori ottimamente. 

NOTE DI MERITO

Tsunoda non l’ho francamente mai visto ma la gara era complicata e il circuito probante e se alla fine si è trovato subito dietro i protagonisti gli va dato atto di aver fatto sicuramente bene. Ancora non so se sarà un pilota meritevole di stare in F1 però quest’anno ha mostrato e continua a mostrare progressi. Vedremo.

Albon ha lottato da par suo e anche se stavolta non sono arrivati i punti gli va dato atto che merita di stare in F1 e sarebbe interessante rivederlo in una macchina più prestazionale. Nel periodo RBR è parso discontinuo mentre in Williams mi pare abbia trovato più solidità.

Zhou partiva in fondo e ha lottato tutta la gara là dove doveva essere. Anche per lui, come per Tsunoda, vale il discorso dei progressi solo che è ancora meglio visto che Tsunoda ha un anno in più di esperienza. La classifica che lo vede molto indietro rispetto al suo teammate secondo me è bugiarda perché Bottas gode del bottino racimolato nelle prime 5/6 gare dopo le quali Zhou si è affiancato come prestazioni e secondo me è andato meglio come rendimento in gara.

NOTE DI DEMERITO

Questa pista così probante ha messo in mostra un bel po’ di cose nel gruppo dietro i primi anche in negativo.

La più evidente riguarda Ricciardo che ormai non è nemmeno più l’ombra del pilota che ho ammirato nel periodo RBR. Ora è persino rinunciatario e in un circuito che esalta il pilota come il COTA arriva addirittura ultimo (vabbè, Latifi non conta). Mah!

Continua a deludermi Gasly che quest’anno, dopo un buon inizio, mi è parso abbia fatto passi indietro rispetto al promettente passato e in questa gara purtroppo per lui si è visto in modo plastico: confusionario, pasticcione, incapace di gestire la lotta con avversari sui quali dovrebbe pure godere di un minimo vantaggio tecnico e fa pure casino con le penalità (che non dovrebbe prendere visto che si trattava di track limits). Gambero.

Stroll in realtà stava facendo un’ottima gara (tra tutti era quello che meglio aveva approfittato dell’incidente Sainz/Russell in partenza) ma poi ha rovinato tutto con la puttanata sesquipedale dell’incidente con Alonso. Purtroppo quello (insieme a tanti altri) è il segno di immaturità e incapacità di gestione che, visto che ormai sono anni che è in F1, evidentemente non si toglierà mai.

Sainz dovrebbe stare nei né carne né pesce visto che è stato subito buttato fuori. E se è vero che la boiata di Russell l’ha visto passivo protagonista è altrettanto vero che non è incolpevole. Colpevole, infatti, è la sua partenza obbrobriosa che butta al vento l’ottimo lavoro fatto in Q. Male, anzi malissimo: queste sono le occasioni che lui dovrebbe sfruttare al massimo e non l’ha fatto.

Mick purtroppo sempre peggio. Stavolta si trova anche a dover fare i conti con la gara eccezionale fatta dal teammate. Per l’anno prossimo si fa sempre più dura.

Latifi: che ve lo dico a fare?

E Bottas?

C’era anche lui?

Sì, stavolta c’era. L’insperata Q3 e le varie retrocessioni in griglia gli hanno dato l’occasione per riprovare a fare i risultati di inizio stagione. E che fa il nostro? Si gira da solo! Bottas è il classico esempio di pilota veloce, molto veloce, che però non merita di stare in F1. Che fosse veloce lo si è visto sin da subito e in qualifica non ha mai sfigurato nei confronti di Hamilton. Però, santo cielo, non sa correre. E in F1, ed in generale nel motorsport non si richiede di essere (solo) veloci ma di saper correre. E oggi, ahilui, di non saper correre l’ha dimostrato per l’ennesima volta

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN VINCE AD AUSTIN. RED BULL CAMPIONE COSTRUTTORI NEL RICORDO DI MATESCHITZ.

Come prevedibile, ad Austin a tenere banco è ancora la questione budget cap. Il giorno dopo la conquista del titolo mondiale da parte di Verstappen, in Giappone, la FIA ha svelato il segreto di Pulcinella, e cioè che la Red Bull si è macchiata di una infrazione “minore”. Il che significa che ha speso qualche milioncino in più rispetto al massimo. Per cosa, non è dato a sapere, esattamente. Prima si è parlato di catering e malattie, poi dello stipendio di Newey, versato alla società del genio inglese, e quindi da non contare. E, comunque, Horner sostiene che non c’è alcuna violazione. E sostiene che i figli dei dipendenti siano stati bullizzati nei parchi giochi a causa di questa storia, sollevando commenti ironici da parte degli avversari.

Ma pochi minuti prima delle qualifiche, arriva la notizia della scomparsa di Dietrich Mateschitz, e tutte discussioni sul tema vengono così giustamente rinviate per rispetto della memoria del  co-fondatore della Red-Bull, che tanto ha dato al motorsport e non solo.

Ad aggiudicarsi la pole position è Carlos Sainz, davanti al compagno di squadra Leclerc, costretto però a retrocedere di 10 posizioni in griglia per cambio di componenti della power unit, e a Verstappen.

Si spengono i semafori e la gara di Sainz dura poche centinaia di metri. Partito malissimo, e bruciato allo start da Verstappen,  all’uscita di curva 1 viene  centrato da Russell, che si prenderà, per questo, 5 secondi di penalità.

L’olandese, come facilmente prevedibile, si invola, seguito da Hamilton e da Russell, che impiega qualche giro a superare Stroll. Nel frattempo, Leclerc, partito 12°, rimonta diverse posizioni, e al giro 8 si trova in settima.

Al giro 10 Verstappen guida le operazioni con 3 secondi di vantaggio su Hamilton. Perez, partito anch’egli a metà griglia causa penalità, raggiunge Russell ma, forse anche a causa dell’ala anteriore danneggiata, non riesce ad attaccarlo.

Al giro 13 Hamilton rientra ai box per montare la gomma a mescola più dura. Verstappen lo segue al giro successivo, così come Russell, che sconta la penalità. 

Al giro 18 Leclerc è l’unico dei primi a non essersi ancora fermato. Bottas finisce nella ghiaia ed esce la Safety Car. Charles ne approfitta per fare la sua fermata, e riesce così a perdere solo due posizioni, ritrovandosi quarto subito dietro a Perez. 

La gara riparte al giro 21, ma sul rettilineo più lungo si sfiora la tragedia. Alonso affianca Stroll il quale si sposta repentinamente da sinistra al centro della pista. Inevitabile il contatto fra l’ala dell’auto dello spagnolo e la gomma posteriore sinistra del canadese. Solo per un miracolo l’Alpine non decolla, e nessuno centra in pieno l’Aston Martin impazzita.

Esce quindi nuovamente la Safety Car, che resta in pista fino al giro 25. Alla ripartenza, Verstappen si invola ancora una volta. Leclerc attacca una prima volta Perez alla fine del lungo rettilineo, ma va lungo e il messicano tiene la quarta posizione. Ci riprova al giro successivo nello stesso punto e, con una manovra strepitosa, riesce a prendersi la posizione sul podio. Il messicano reclama la posizione, non si capisce bene su quali basi.

Hamilton, che sembrava potere tenere il passo di Verstappen, si ferma per la sua seconda sosta, subito imitato da Max e Leclerc. Ma la fermata dell’olandese è disastrosa, e il ferrarista gli prende la posizione. I due ingaggiano poi un duello bellissimo, con Verstappen che prova una prima volta alla fine del rettilineo del traguardo, ma Leclerc incrocia la traiettoria e gli ripassa davanti. Sul rettilineo lungo non ha però scampo, e si deve accodare alla Red Bull.

Mancano 17 giri e i primi 3 sono racchiusi in soli 3 secondi. Leclerc non riesce a tenere il passo di Verstappen, che si avvicina inesorabilmente ad Hamilton, che monta la mescola più dura, a differenza di Max che ha la gomma a mescola media.

La caccia di Verstappen si conclude al giro 50, quando entra in zona DRS e svernicia immediatamente Hamilton in fondo al rettilineo lungo. Ma Lewis vuole la vittoria a tutti i costi, e non molla l’avversario. Entrambi si prendono anche una bandiera bianco-nera per avere superato troppe volte i limiti della pista. 

Non accade però più nulla, e la gara finisce con Verstappen vincitore davanti ad Hamilton, Leclerc, Perez, Russell, Norris, un magistrale Alonso, settimo nonostante un grande spavento con annesso quasi decollo e l’urto violento con il guard-rail, Vettel, Magnussen e, a chiudere la zona punti, Tsunoda.

Da segnalare le pessime prestazioni di Mick Schumacher, Ricciardo e Ocon, letteralmente distrutti dai rispettivi compagni di squadra in una giornata dove avrebbe potuto esserci molto da raccogliere.

La Red Bull porta così a casa anche il titolo costruttori. Il modo migliore per onorare la memoria di Dietrich Mateschitz.

Appuntamento fra una sola settimana a casa di Checo Perez, in Messico. 

P.S. Probabilmente la Red Bull se la caverà patteggiando, con una multa e una decurtazione di un po’ di ore di sviluppo per le prossime stagioni. Alla fine dei conti, le sarà convenuto.

P.S. 2 Gasly non tiene 10 macchine di distanza durante la seconda SC, e si becca immediatamente una penalità di 5 secondi. Come passa veloce il tempo…

 

 

LA TIGRE DELLA MALESIA – SEPANG POST GP

Bagnaia vince a Sepang, nel giorno del Sic, dopo una splendida lotta con Bastianini. Quartararo sale sul podio, Aleix fuori dal Mondiale che si deciderà a Valencia.

Nel giorno del Sic, Bagnaia vince il GP di Sepang ed ipoteca il suo 2° Titolo Mondiale. Rimandato tutto a Valencia, con 23 punti di vantaggio su Quartararo. Pecco ha sconfitto Bastianini dopo una lotta a tratti drammatica. 

Bastianini non ha ceduto un metro, non ha concesso nulla nonostante sia stato impresso la dicitura BAGNAIA nel momento in cui Bezzecchi si è riportato a ridosso di Quartararo. Si perché per un certo numero di giri Bezzecchi è stato l’ago della bilancia, poi ha finito le gomme ed ha chiuso 4°.

Personalmente mi aspettavo di vedere più Ducati la davanti, invece Martin si è steso come al solito, Zarco sta ancora parlando di Marquez ai microfoni di Sky, Marini ha avuto un problema tecnico e “Diggia” ancora non ha ingranato.

Marquez chiude 7° un weekend in cui ha provato un po’ di robe per il 2023, dietro a Rins ed all’altra Ducati Factory di Miller. Fuori definitivamente dalla lotta per il Mondiale Aleix Espargaró che chiude 10° un weekend in cui Aprilia aveva dei grossi problemi, Vinales addirittura ha chiuso 16° a quasi 10″ da Aleix.

ORDINI DI SCUDERIA

Probabilmente oggi è stato uno di quei giorni in cui se fosse finita diversamente avremo visto contratti stracciarsi e pagate fior di penali. Bastianini nonostante la delicata situazione ha fatto la sua gara, personalmente poteva evitare visto che ne manca soltanto una. Quartararo ha avuto un Morbidelli che si è letteralmente spostato manco fosse Petrucci a Valencia 2015. Gli ordini di scuderia sono una porcata, ma compattarsi da porci è ancora peggio. Il “Baz pensiero” non va bene.

VALENCIA.

Ricordo due momenti davvero nitidi. La scivolata di Dovizioso nel 2017 e quella di Rossi nel 2006. Il primo inseguiva uno davvero forte, il secondo dilapidò un vantaggio frutto più dell’aiuto di Pedrosa che altro… Questo per ricordarvi che Valencia è un fottutissimo kartodromo dove le gare sono in gruppo e tutto può succedere. A Bagnaia serve soltanto arrivare a punti, dal 14° in su. Nient’altro ed il Titolo Mondiale Piloti tornerà a Borgo Panigale dopo 15 anni. 

State pronti, il 6 Novembre è vicino…

P.S. Quartararo chiude 3° a Sepang con una Top Speed di soli 4 Km/h inferiore alla GP22 di Bagnaia. Tutte le manfrine sul motore sono soltanto storielle create ad arte per giustificare una debacle clamorosa, nonostante abbia tenuto a galla un Mondiale, per gentile concessione proprio di Bagnaia… che con una moto da 13 vittorie su 19 gare ed a podio in ogni GP avrebbe dovuto chiuderlo quantomeno a casa dei Jap. IMHO 

Francky

WSBK 2022 – ROUND DI ARGENTINA

Dopo il round portoghese che ha ribadito la supremazia del binomio Bautista/Ducati si va a correre a Villicum per il round argentino del mondiale superbike.

Pista che è da sempre un pò in incognita dato il manto stradale che più di una volta ha regalato brutte sorprese ai piloti. Se va bene è “solo” molto sporco, se va male praticamente inaffrontabile.

Di sicuro i piloti si troveranno una pista in rapida e continua evoluzione per cui quello che vale al venerdì nelle prove libere potrebbe non valere al sabato e alla domenica.

Bautista guarda tutti dall’alto con 56 punti di vantaggio su Razgatlioglu e ben 82 su Rea. Gli inseguitori dovranno rischiare qualcosa in più del dovuto per cercare di ribaltare la situazione anche se crediamo che solo Bautista potrà fare qualcosa in tal senso.

immagine da insella.it

La pista argentina è molto “tricky” per cui lo spagnolo dovrà essere bene accorto a non concedere punti facili ai suoi rivali. Potrebbe essere forse il primo round dell’anno in cui aspettare le mosse dei suoi avversari senza rischiare nulla o quasi.

Il turco e il nordirlandese invece sono quasi con le spalle al muro. Lo fa capire soprattutto la pletora di lamentele sul fatto che la V4 di Bautista è un missile in rettilineo. Di solito, quando un pilota si lamenta della moto altrui è perchè non ne ha per contrastarlo con la propria, per cui ottime notizie per Ducati.

Il giochino della moto “che va di più” è vecchio ma viene sempre utile per cercare di mettere pressione agli avversari e alla federazione che potrebbe agire in ottica 2023 per riequilibrare le dinamiche del campionato. In passato, quando vinceva Rea non abbiamo sentito tutte queste lamentele e soprattutto nel 2021 la velocità in rettilineo di Redding non era poi tutto questo grosso problema per gli altri, a parità di moto. Quest’anno invece…

Nel 2021 Razgatolioglu ha vinto due gare su tre, segno che la pista gli va a genio. Vedremo se questo round lo porterà a ridurre il distacco da Bautista. Se ciò non dovesse succedere lo spagnolo avrà il primo match point già al round di Indonesia.

Francamente vediamo Rea già fuori dalla lotta al titolo. Più che i punti di distacco è la difficoltà a girare forte nella seconda parte di gara a mettere fuori gioco l’alfiere Kawasaki. E’ evidente come la casa giapponese debba rimboccarsi le maniche è proporre una moto ben più competitiva della attuale, altro che lamentarsi a mezzo stampa. La V4 versione 2023 è già pronta sulla rampa di lancio per cui gli altri dovranno regolarsi di conseguenza.

immagine da it.motorsport.com

Il layout della pista di Villicum sembra adattarsi bene alle Ducati per cui sono attesi nelle posizioni che contano anche Rinaldi e Bassani, con quest’ultimo voglioso di riscattare il primo vero errore di stagione in gara 2 a Portimao.

Honda e BMW faranno di tuto per essere della partita ma molto dipenderà dalla “luna” dei loro piloti, con Lecuona e Redding usciti piuttosto sottotono dalle ultime gare. La stagione sta per finire, serve finire bene per cominciare al meglio il 2023.

*immagine in evidenza da roadracingworld.com

Rocco Alessandro

Life is racing, all the rest is waiting