IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Qual è la differenza tra questo mese di pausa che stiamo osservando e quello estivo? In estate, gioco forza, ce ne facciamo tutti una ragione senza contare che le vacanze sono per tutti e quindi, come si suol dire, le distrazioni non mancano mentre questa pausa lasciatemelo dire, sembra più una punizione dato che poi ci toccheranno tour de force molto importanti. Mi rendo conto che il calendario ha le sue esigenze per ovvi motivi, eppure un buco di un mese nel vivo del mondiale ha poco senso, a maggior ragione che in seguito le squadre dovranno affrontare back to back incessanti: 20 ottobre Texas, 27 ottobre Messico e sette giorni dopo ancora Brasile quindi, quindici giorni di pausa, per ricominciare tutto d’accapo con la tripletta finale di questo lunghissimo mondiale. Per questo parlo di punizione, non tanto per chi la racconta o la segue questa pazza F1, quanto per chi ci lavora visto e considerato che gli toccherà affrontare una smazzata finale che se la ricorderanno fino a Marzo dell’anno prossimo. Ad ogni modo in un momento apparentemente piatto dove ci sarebbe poco da dire, ci pensa Ferrari a rinfoltire i ranghi degli appassionati con le azioni e dichiarazioni da parte di chi ci lavora all’interno della Beneamata.

Alla fine il tempo è dunque giunto, mi riferisco alla presa di potere da parte di Louic Serra come nuovo direttore sportivo della Rossa, posto occupato “in pectore” da Vasseur fino a questo momento. Il nuovo uomo dei miracoli ha varcato ufficialmente i cancelli di Maranello e, gli spetta un compito non poco arduo, che poi è quello di rendere le future monoposto Ferrari (soprattutto quelle del nuovo ciclo regolamentare) vincenti, in modo da riportare il titolo piloti in Scuderia dopo quasi un ventennio. Perché tra un dominio e l’altro, dall’ultima volta che Ferrari ha vinto il titolo piloti per mano (e piede!) di Raikkonen, è passata quasi una generazione… si pensi solo che quando Kimi vinse il mondiale c’erano ancora i cellulari con i bottoni, internet non era cosi fruibile come ora e non c’erano i social network (Facebook nasceva solo l’anno prima). Il tempo corre in modo veloce e spietato e, ad essere sinceri, non avrei mai creduto di dover riaspettare nuovamente vent’anni, per rivedere un mondiale a Maranello. Per questo il compito di Serra, assieme a tutto il suo staff, non sarà semplice ed un primo assaggio delle sue idee necessariamente lo dovremo vedere già in questo 2025. Infatti sebbene l’arrivo del nuovo Direttore Tecnico coincide con il progetto dell’anno prossimo che è già definito, nulla toglie al medesimo, che non ci può “mettere mano” e quindi apportare i giusti correttivi a stagione in corso. Del resto McLaren insegna che tutto è possibile se si ha metodo (ed uomini e mezzi giusti aggiungerei) nell’indirizzare il lavoro nella dovuta direzione. Louic è specializzato nella meccanica e, nello specifico nell’interazione della vettura con gli pneumatici, cosa che a Maranello questo tipo di conoscenze servono come il pane e, con l’introduzione del pull rod all’anteriore, questo scibile sarà fondamentale. Prima del suo arrivo, circolavano voci che lo stesso Serra abbia dato dei “suggerimenti” su come approcciare alla nuova monoposto 2025. Vedremo come la Ferrari di Vasseur&Co. si presenterà ai nastri di partenza, inutile dire che il vero banco di prova, la vera sfida che spetta a Serra ed al suo staff sarà nel 2026, dove la Rossa non può permettersi di sbagliare sia perché lo stesso Presidente, mentre smantellava una squadra che era arrivata seconda nel mondiale costruttori nel 2022, diceva che l’obiettivo era il 2026 e sia perché la Ferrari di Vasseur ha ritenuto non fondamentale l’apporto conoscitivo di Newey perché “Il gruppo vale più del singolo”. Indipendentemente da chi lavora in via Abetone inferiore N°4, a LeClerc ed Hamilton servirà una monoposto vincente, altrimenti il mondiale rimarrà una chimera. Mi rendo conto di aver appena affermato una ovvietà eppure il buon Jock Clear, Direttore della Ferrari Drive Academy, questo ha detto ai microfoni del podcast F1Nations andandosi così ad uniformare all’attuale metodo comunicativo del suo Team Principal il quale, non fa altro che dire ovvietà appunto.

Clear nello specifico si è speso nei riguardi del monegasco a tutto tondo, tessendo le sue lodi nei riguardi del fatto che il numero 16 della Ferrari è uno dei migliori qualificatori di sempre e soprattutto che egli non è solo un animale da qualifica, bensì è un pilota completo dato che sa gestire gomme e quindi gara e, gli ultimi GP (Monza soprattutto), hanno corroborato ciò che Clear afferma. In assenza di azione in pista si dovrà pur parlare di qualcosa e, giusto per andare sul sicuro, tanto vale dire cose ovvie che già tutti conoscono. Che Charles sia un pilota completo ormai è chiaro e, aggiungo che proprio le vicissitudini che ha vissuto a partire dal 2022, hanno contribuito a renderlo il campione mancato che è attualmente e, che a mio giudizio gli permetterà di tenere a bada un consumato campione quale è Hamilton. La disamina di Clear non si limita a questo, infatti egli fa il paragone proprio con la Mercedes di Hamilton il quale non ha vinto solo perché aveva la macchina più forte (sigh!) e nello specifico “E’ ingiusto dire che la Mercedes ha vinto tutti i campionati solo perché aveva la macchina migliore. Era tutta la squadra ad essere migliore… cosi come Max e la Red Bull degli ultimi anni”. Ciò che mi ha veramente colpito in questo mare di ovvietà è stato comunque il seguito delle sue dichiarazioni: “Quindi, quando Charles si esibirà a quel livello, noi dovremo esibirci a quel livello con lui… Quindi, quando ci troveremo in una posizione che ci consentirà di offrire una vettura in grado di competere per il campionato, COSA CHE CREDO SIA ORMAI ALLE PORTE, Charles farà la sua parte”.

Le parole hanno un peso e, oltre al famoso “obiettivo 2026” di Elkann, ora si aggiungono quelle pesantissime di Clear che appunto afferma che manca poco per Ferrari e quindi per LeClerc, di competere per il campionato del mondo. Premesso che se Ferrari, già a partire dall’anno prossimo, avrà una monoposto competitiva sarò curioso di vedere come gestiranno la nuova coppia è anche vero che inizio ad essere stufo sia di queste ovvietà, che soprattutto di questi proclami azzardati che non fanno altro che far crescere le aspettative e aumentare la pressione su tutto il team. Per Maranello è arrivato il tempo dei fatti e non delle chiacchiere: la concorrenza, fuori dalle mura della Gestione Sportiva, è agguerritissima a cominciare da Aston Martin la stessa che gli ha soffiato proprio “il singolo” Newey per fissare (coi fatti!)l’obiettivo 2026, per non parlare di Mercedes e della mai morta Red Bull. Quindi a maggior ragione che in questo periodo tutto è fermo, è proprio il caso di dire “un bel tacere non fu mai scritto”.

Vito Quaranta

IL GIAPPONE È DI BAGNAIA – MOTEGI POST GP

Bagnaia vince Sprint e Gara, ma Martin è ancora in testa al Mondiale di 10 punti e visto il grave errore in qualifica il suo GP è da incorniciare. La “questione qualifica” è troppo importante con con queste moto, il Mondiale lo si vincerà al sabato. Marquez a podio in entrambe le gare si mette dietro Bastianini e rifila 14″ a Morbidelli e 16″ alle altre GP23…

Vince Bagnaia, la gara. Vince sia al sabato e sia alla domenica, in totale controllo nel weekend più difficile per Martin che sbaglia la qualifica, cadendo all’ultimo tentativo, partendo in P11. Oggi era imprendibile ed è scappato via sin dall’inizio. Pedro Acosta si stende sia nella Sprint che nella gara di domenica, il talento c’è tutto e mi ricorda il Rolling Stoner del 2006 sulla RCV di Cecchinello…

Mette un tassello importante per il Titolo Mondiale Martin, il vero vincitore morale di questo weekend al netto delle nuvole rosse ed urli vari. Partiva in undicesima posizione, in altri tempi dalla foga di sarebbe steso e quest’oggi non è cascato nel tranello di Bagnaia a fine gara. Oggi Martin ha corso da vero Campione, è ancora in testa al Mondiale.

https://x.com/FranckyHawk29/status/1842801122408386886?t=QyKK9aSnzRDjUw8WT6DBUA&s=19

Nel finale di gara Bagnaia ha pelato il gas, facendo avvicinare Martin fin quando non gli hanno segnalato sul dashboard lo 0.8 di gap dopodiché ha ridato lo strappo. Era in controllo totale ed oggi ha provato a giocare ed a fare cascare Martin nella trappola della “foga”.

Poi c’è Marc Marquez, altro capolavoro, che si mette dietro Bastianini e Morbidelli. Specialmente Enea non riesce a ricucire il gap dallo spagnolo ed ora ha solo due punti di vantaggio nel Mondiale per il gradino più basso del podio. Non aspettiamo altro che vederlo su una moto Factory, perché quello che sta facendo su una moto vecchia è sublime, soprattutto al primo anno. Il resto del Mondo è troppo lontano.

Le grida, le urla e tutto il resto non servono. Soprattutto i paragoni. Valentino e Lorenzo erano nello stesso Team, non avevano box diversi ne tantomeno moto di anni differenti. Se vogliamo fare dei paragoni aspettiamo il 2025.

Bravo Pecco, bravo Jorge, bravo Marc! Questo è puro e sublime Motociclismo, gara vecchio stampo, noiosa che più noiosa non si può. Adesso una pausa, poi ultimo trittico (Australia, Thailandia e Malesia) ed infine Valencia.

CLASSIFICA MONDIALE

#MotoGP @il_ring

 

Francky

 

IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Con l’abbandono della F1 da parte di Daniel Ricciardo, stiamo assistendo lentamente ed inesorabilmente, all’inevitabile ricambio generazionale del nostro sport. Ricambio che sembra promettente, considerando quello che abbiamo visto in queste gare, da parte dei giovanissimi che hanno avuto l’opportunità di poter sostituire alcuni attuali titolari per un motivo o per un altro. Proprio Ricciardo ha dato l’occasione a Lawson, di dimostrare al mondo della F1, di quanta voglia abbia nel fare bene. Infatti l’australiano, facendosi male al polso nelle prove libere del GP d’Olanda dell’anno scorso, da il via libera a Liam per prendere il suo posto e, il neo zelandese non lasciandosi pregare, va immediatamente a punti. Ciò che è triste di questa storia, è che il giovane pilota del vivaio Red Bull, è stato a parcheggio dal momento del rientro dell’australiano (dopo quattro GP) fino al GP di Singapore di qualche settimana fa. Già perché, dopo l’ennesima prestazione opaca da parte di “Riccio”, i giochi per lui si sono definitivamente conclusi.

Umanamente parlando dispiace sempre quando un pilota appende il casco al chiodo perché gioco forza ti ci affezioni, specie se questo si chiama Daniel Ricciardo e soprattutto all’inizio della sua carriera, l’australiano ha fatto sognare ed anche illudere. Perché tralasciando il suo esordio iniziato su monoposto che non avrebbero mai potuto competere per un mondiale, quando Daniel ha avuto la possibilità di dimostrare il suo valore una volta salito su una Red Bull naturalmente, questo ha letteralmente stupito e si ricordi che accanto a lui aveva uno che si chiama Vettel. Vero che il Vettel del 2014 era sazio ed aveva la testa già a Maranello, vero è che non era nemmeno l’ultimo degli arrivati, dato che era il campione del mondo in carica di quel tempo. Non era affatto scontato che l’australiano gli potesse stare davanti vincendo addirittura tre GP che, considerando il periodo storico che stiamo considerando, equivale praticamente ad un mondiale. Infatti se per Daniel la sfiga avesse un nome, questa si chiamerebbe “binomio AMG – Hamilton”, dove a partire dal 2014 hanno fatto incetta di vittorie fino al 2020 e, a tal proposito, mi preme ribadire un concetto che è quello di godersi gli ultimi scorci di questo mondiale e soprattutto il prossimo, visto e considerato che dal 2026 ritorneremo proprio al 2014, sia per quanto riguarda il dominio da parte di una squadra (sarà già grasso che cola se avremo due contendenti!) e sia per quanto riguarda il sound del motore. Infatti quest’ultimo, soprattutto nel periodo più recente, è migliorato non poco risultando gradevole all’udito (nulla di comparabile alla sinfonia dei V10 e comunque sempre meglio delle trombette che abbiamo ascoltato proprio a partire dall’inizio dell’era turbo ibrida) invece con le nuove motorizzazioni, ove la parte elettrica risulterà importante al 50% della potenza erogata, inevitabilmente verrà nuovamente modificato e temo che sarà ridimensionato. Divagazione necessaria questa per far capire la bravura del pilota australiano che aveva fatto della staccata al limite il suo marchio di fabbrica e, proprio questo suo biglietto da visita, è stato stracciato con l’avvento delle nuove monoposto che sono state messe a terra a partire dal 2022. Tralasciando il fatto che, l’arrivo di Verstappen in squadra, è stato il catalizzatore principale per il suo abbandono della Red Bull (Baku 2018 è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha dato il via libera a Marko per buttarlo fuori) è anche vero che se dal 2019 in poi non ha mai più guidato monoposto vincenti, è anche vero che egli non ha mai saputo adattare il suo stile di guida alle vetture di nuova generazione e purtroppo, agonisticamente parlando, si è perso, smarrito letteralmente nell’oblio.

Come ho affermato all’esordio di questo scritto, sebbene l’addio di Daniel dispiaccia è anche vero che la F1 è un ambiente altamente competitivo e, poiché i piloti non sono di certo ricompensati in natura (a tal proposito il buon “Riccio” è entrato nell’ambiente F1 con le “tasche bucate” e se ne esce con un grasso conto corrente in banca, quindi avrà di che consolarsi per il futuro!) o rendi e dai il massimo o appunto sei fuori. Ricciardo, come anticipato, non è mai riuscito ad adattare o comunque a modificare il suo stile di guida dal 2022 in poi e, se c’è un tratto che distingue un bravo pilota da un cannibale, è proprio quello di essere competitivo in qualunque condizione… quindi onore a Marko che ebbe le palle di prendere la decisione di buttarlo fuori nel lontano 2018, manco avesse visto nel futuro e, nel contempo ce ne faremo una ragione se l’australiano non sarà più in pista.

Anche perché vederlo ultimo in un GP, ridotto a fare il giro più veloce all’ultimo giro dello stesso GP, per poter togliere il punto addizionale all’avversario diretto di Verstappen, diciamocela tutta, è triste e non fa onore a quanto ha dimostrato a tutti noi quando aveva tanta birra in corpo. Allora largo ai giovani e ben vengano piloti come Lawson, Bearman, Colapinto e Antonelli. Il neo zelandese è chiamato ad un all in pazzesco proprio come sta facendo l’argentino della Williams: Liam, inutile girarci attorno, se è stato messo a giocarsela in questi ultimi GP dell’anno è (al di la dei vincoli contrattuali) solo per un motivo e cioè, poter capire (da parte di Marko&Co.) se sarà all’altezza di sostituire Perez e quindi affiancare Verstappen a partire dall’anno prossimo. L’unico ragionamento logico che mi viene in mente è questo, altrimenti non avrebbe senso tutta questa manovra. Tanto valeva far finire l’anno a Ricciardo e dargli il saluto finale ad Abu Dhabi. Invece, come loro soliti, in Red Bull hanno deciso di eliminare il problema alla radice e quindi via l’australiano a sei GP dalla fine, cosi il suo vicino “di isola”, ha il tempo di rodare e accumulare un minimo di confidenza con la pista, ha la possibilità di dare una mano alla Racing Bull e soprattutto, ha appunto l’opportunità di dimostrare se merita o meno il salto di qualità immediato andando nella squadra maggiore. Da qualunque prospettiva la si veda, per Lawson sarà un salto nel buio e nel vuoto a prescindere: infatti può deludere, può riuscire in Racing Bulls per poi essere tritato in Red Bull (Albon e Gasly insegnano) oppure la potrà sfangare risultando all’altezza del compito assegnatogli. Inutile dire che il suo destino è nelle sue mani, anzi nei suoi piedi, quindi non gli si può che augurare un grosso in bocca al lupo per l’impresa che lo attende. Aggiungo che assieme a Ricciardo e Magnussen a fine anno, se facessero le valige anche Stroll, Zhou e Bottas, non sarebbe male come ricambio (Williams avesse appiedato Sargeant già l’anno scorso ora si starebbe giocando il mondiale con Aston Martin!), solo che questa è un’altra storia.

Vito Quaranta

TUTTO NELLE SUE MANI – INDONESIA GP

Jorge Martin domina il GP di Indonesia e si rifà dell’errore nella gara sprint, il distacco rimane invariato ma con un GP in meno. Sono 21 i punti che distanziano Martin da Bagnaia, che vince la Sprint ed in gara arriva solamente 3°. Fuori dai giochi Bastianini, che cade al giro 21 e Marc Marquez la cui GP23 va in fiamme a causa della rottura del motore. Pedro Acosta una mosca bianca tra uno sciame (si dice così!??) di mosche rosse!

È tutto nelle sue mani. Jorge Martin ha letteralmente le sorti del suo Titolo Mondiale in mano. Ritorna alla vittoria (in gara lunga) dopo oltre 4 mesi e lo fa in modo perentorio nonostante venga stuzzicato da Bagnaia nel post gara della Sprint, causa la caduta di Martin all’inizio che gli ha compromesso tutto. Domenica sembrava un demonio, quello stesso demonio che lo scorso anno mise a ferro e fuoco l’Asia riducendo il gap da Bagnaia.

Quest’anno è diverso, è in testa al Mondiale ed è nettamente il più veloce in pista ma, c’è un grandissimo ma, ha vinto la metà della gare di Pecco alla domenica (3 contro le 7 di Bagnaia). Jorge è stato più incline all’errore in gara lunga, vedi Jerez, Sachsenring e Misano 1. Il pasticcio grosso l’ha fatto al Sachsenring, perché li dominava davvero ed ha buttato 25 punti nello zainetto di Pecco.

https://x.com/FranckyHawk29/status/1840307045389517240?t=ScBR9KZR_dTBcQ3SURkVXw&s=19

Questo weekend nulla ha potuto Bagnaia, che si nasconde durante le prove e vince la Sprint davanti a Bastianini ed un grandioso Marc Marquez, partenza da antologia la sua, mentre nella gara domenicale non riesce ad esprime il suo potenziale. Parte male, come gli accade di solito ultimamente e si ritrova a combattere per la P6 con Marquez e Diggiannantonio. Il Pilota della Pertamina VR46 si stende per tenere dietro Marquez, con una condotta di gara alquanto discutibile, mentre Marquez rompe il motore della sua GP23. La cosa paradossale è che i Marshall non sono in possesso di estintori adatti e praticamente distruggono gran parte della stessa, il danno economico per Gresini sarà bello salato. Viva l’Indonesia direi…

L’unico che riesce ad intromettersi nella lotta tra Ducati è Pedro Acosta. Lotta come un leone, è uno di quei Piloti vecchio stile catapultati in un decennio non suo. Rutta, bestemmia, in pista non ha paura di nessuno, non chiede permesso. È l’unica KTM la davanti, l’unica in grado di battagliare con le Ducati ed è un rookie. A fine gara gli danno un under investigation per la pressione gomme e lui neanche esulta sul podio, fosse stata la F1 gli avrebbe dato i lavori forzati a Guantanamo per la “prestazione” nel post Gara in mondovisione… 

VR46. Allora partiamo dal presupposto che la parola “biscotto” dovrebbe essere bandita, perché nessuno qui vuole parlare di quello. Però ci si pone delle domande in base a ciò che vediamo… Quello che abbiamo visto dopo i primi giri è un Diggiannantonio che si mette a fare la bagarre con Marquez per la P7, arriva a ruota di Bagnaia ed accenna un sorpasso arrivando lungo e riprende a battagliare con Marquez, perdendo entrambi tempo prezioso. Perché correre così?

Al giro 16 e 17 c’è la bagarre tra Morbidelli e Bastianini. Enea girava 3 decimi più veloce, ma Franco non gliela dà vinta (GIUSTAMENTE) e lotta con le unghie e con i denti. Bastianini passa ma in quei due giri perde 1 secondo da Martin, era infatti a 2.7 mentre dopo la bagarre si ritrova a 3.6 ed è lì che torna a forzare girando in 30.5 per recuperare quanto perso. Ha il passo per vincere ma cade al giro 21. Allo stesso giro Bagnaia supera agevolmente Bezzecchi e senza batter ciglio anche Morbidelli.

Neanche un accenno di battaglia con Bagnaia, da parte di Morbidelli. Praticamente in 5 giri è passato dall’essere un indomito leone (con Bastianini) ad un conservativo uccellino (con Bagnaia). 

Montava la Soft anteriore, a differenza di Bagnaia. Vogliamo credere che la gomma abbia “ceduto” improvvisamente quando è arrivato il compagno di Ranch, come dicono quelli di Sky…

IL RESTO DEL MONDO

Bellissimo il weekend di Johan Zarco e la Honda del Team di Cecchinello, un weekend sempre nella Top 10 condito dalla Q2 diretta ed una P9 in gara a soli 3 decimi dalla KTM di Binder e poco più di 2 secondi dalla Yamaha di Quartararo. A memoria in questa stagione è la prima Top10 di Honda ed arriva per mano di un due volta Campione del Mondo Moto2, un Pilota “giramondo” che ha portato alla casa dell’ala feedback Yamaha, KTM e Ducati ed ha raccolto in due terzi di stagione più di quanto non abbia fatto il Campione MotoGP 2020 ed il “fine sviluppatore di moto unico a non vincere con una Ducati di Dall’Igna”. Bravo Giovanni!!! 

CLASSIFICA MONDIALE

Detto ciò mancano 5 Round alla fine, questo fine settimana si correrà a Motegi in Giappone dove lo scorso anno Martin fu imbattibile, quest’anno probabilmente ci sarà pioggia in tutto il weekend. Marquez e Bastianini sono fuori dalla lotta per il Titolo ma attenzione perché saranno parte integrante della lotta stessa, Jorge e Pecco e la “Squadra del Ranch” sono avvisati.

 

P.S.

🟣Morbidelli sarà un leale compagno di Team oppure sarà leale alla VR46 Academy ed al “Team Ranch Tavullia”

🔴 Bastianini farà ora da scudiero o crede nel Titolo!?

🟡 Quanto inciderà la VR46 Academy e che peso avrà nella lotta al Titolo Mondiale!?

Francky

 

 

LE NON PAGELLE DI SINGAPORE 2024

Si fa un po’ fatica a giudicare il lavoro dei piloti in questa edizione del GP di Singapore. In primis perché era da tempo che non si assisteva ad una gara così noiosa. Il dominio di Norris e la conseguente definizione delle posizioni degli altri, infatti, è parsa piuttosto chiara sin dallo start e solo il parziale recupero di Laclerc ha smosso un po’ le acque. In secondo luogo, perché ancora più di altre edizioni sembra che il caldo tropicale unito alla feroce umidità tipica di Singapore abbia condizionato quanto successo in pista ben più di quanto preventivato alla vigilia.

La strategia obbligata e la difficoltà di effettuare sorpassi ha ulteriormente appiattito i già scarsi motivi di interesse del GP con i piloti costretti sostanzialmente ad un percorso di gara già scritto per loro dalle riunioni apposite.

Infine, l’assenza (per la prima volta!) di Safety Car, cioè l’unica cosa che ha sempre dato del “pepe” a questo GP negli anni passati (compreso il 2008…), ha reso decisamente soporifero il tutto. Pazienza! A Austin sarà diverso, mi auguro.

Il contesto così difficile mi fa dare comunque un bel 10 e lode a tutti coloro che hanno concluso questo massacrante GP: la straordinaria preparazione fisica che tutti hanno dimostrato (persino l’indolente Stroll…) li colloca nell’alveo di un professionismo a tutto tondo che alle volte diamo per scontato ma che non lo è affatto: per poter condurre un GP in queste condizioni è necessaria una preparazione di livello olimpico. Dunque un applauso a tutti è d’obbligo.

La gara in sé è stata in realtà decisa dalle qualifiche, con i pasticci fatti da Ferrari che si ritrova entrambi i piloti senza tempo in Q3 e costretti a partire nono e decimo. La realtà è che in tutte le sessioni di prove libere era parso chiaro che l’unica possibile contender di McLaren era proprio Ferrari che se pur non si può dire, visto il Norris finalmente perfetto (o quasi) di questo week end, che avrebbe potuto portare a casa una facile vittoria almeno un podio con entrambi i piloti era ampiamente alla sua portata.

Nonostante tutte queste premesse la valutazione del comportamento dei piloti può riservare qualche sorpresa. Quale? Vediamolo insieme.

NORRIS 9 meno meno

Il buon Lando riprende il discorso interrotto a Zandvoort e porta a casa un quasi en plein che vorrebbe rilanciarlo nelle ambizioni mondiali. Naturalmente più GP passano e più si assottigliano le sue possibilità ma finché fa il suo, con il mezzo che si ritrova, rimane ad altri il compito di limitarne l’ascesa. Fa persino meglio che a Zandvoort perché questa volta la sua partenza è impeccabile e conduce il GP dal primo all’ultimo giro senza che nulla, tranne lui stesso, potesse mettere in discussione la sua vittoria. Già, solo lui poteva negarsi questa gioia tant’è che in un paio di occasioni ha rischiato di metterla a muro. Incertezze, soprattutto quella al giro 29, pericolosissime che stavolta non hanno creato danni ma che stanno sempre a lì a mettere il dubbio a noi osservatori sulla sua tenuta psicologica. Memori della vittoria di Piastri a Baku in McLaren decidono che la strategia dell’andare più veloce possibile, cosa non scontata nell’odierna F1, pare essere effettivamente quella vincente per loro. E tutto si può dire di Landino nostro tranne che non sappia come far andar veloce una vettura di Formula 1. La strategia ha funzionato alla grande perché a parte i primi 3-4 giri il suo ritmo era di ben 1 sec al giro più veloce di quello di Max, dietro di lui, e anche più nei confronti degli ulteriori inseguitori. Non c’è molto altro da dire se non sperare, per lui, che Max torni ad essere la controfigura vista a Baku e non il fantastico pilota che tutti conosciamo.

VERSTAPPEN 9+

Il voto così alto e persino leggermente migliore di quello del vincitore Max lo merita perché mette subito da parte l’indolenza mostrata a Baku e sfodera una guida e un controllo straordinari che, a mio modesto avviso, va ben oltre i meriti della vettura. Il capolavoro lo confeziona al sabato in cui riesce a districarsi anche in situazioni complesse (mi riferisco all’incidente di Sainz in Q3) e stampa il secondo tempo del Q3 pur guidando con la circospezione dovuta all’unico colpo in canna che gli era rimasto. La misura della sua performance è il quasi 1 secondo di distacco rifilato al povero Perez (tornato quello di sempre dopo l’exploit di Baku) in Q2. Alla partenza del GP non si prende rischi e bada più a controllare Hamilton (partito con gomme rosse) che non a provare a contendere la posizione a Norris. Difeso senza grossi affanni il secondo posto prova ad inseguire Lando ma capisce presto che oggi non è possibile. Ciononostante il suo ritmo è comunque inarrivabile per chi gli sta dietro e altrettanto presto capisce che il suo secondo posto è blindato. Visto il preoccupante andamento delle ultime gare i punti di Singapore sono per lui grasso che cola perché ora la matematica dice che se anche Norris vincesse tutte le gare e lui arrivasse sempre secondo il titolo sarebbe comunque suo. E’ ancora presto per fare questi conti ma intanto sono lì. Se alla fine vincerà questo mondiale il suo merito sarà stratosferico.

PIASTRI 7+

Il freddo Oscar, nuovo iceman, può poco contro la calura tropicale della umidissima serata di Singapore e complice una qualifica non ottimale il podio deve conquistarselo sul campo. Dirò di più, se non avesse fatto l’ottima seconda parte di gara che ha fatto il suo week end era da voto insufficiente, visto il mezzo che ha a disposizione. Infatti, in qualifica non solo non riesce a piazzarsi alle spalle del suo compagno di squadra ma è anche costretto dietro alle due Mercedes. E per sua fortuna le Ferrari hanno pasticciato. In gara non è per nulla brillante nella prima parte. Anche a prescindere dalla prudente partenza (in cui si fa sorprendere da Hulk ma è bravo a passarlo dopo poche curve) è palesemente in difficoltà di ritmo tant’è che non riesce a reggere quello di Russell dal quale si stacca di oltre 10 secondi prima del pit. Dopo il pit rivediamo finalmente l’Oscar di Baku che in pochi giri supera, anche con un certo agio, le due Mercedes prendendosi la terza posizione. Purtroppo per lui Max è troppo lontano per provare a contendergli la posizione e si plafona in attesa del traguardo finale. La classifica mondiale dice che le speranze di Norris, paradossalmente, si assottigliano sempre più ma lui dista dal suo team mate meno di quanto questi disti da Max. Sarà davvero disponibile ad aiutarlo?

RUSSELL 6 ½

Spulciando i numeri scopro che i punti presi da Giorgino quest’anno sono i suoi primi a Singapore in carriera. Quindi questo quarto posto è già tanta roba. La realtà è però che Giorgino non ha particolarmente brillato in qualifica, che in gara ha beneficiato della ridicola strategia affibbiata a Hamilton e che le Ferrari gli sarebbero arrivate davanti se non avessero pasticciato in qualifica. Fatte tutte queste tare il voto è appena sopra li discreto grazie soprattutto al primo stint condotto egregiamente al punto da staccare Piastri di una decina di secondi. Con le bianche, e con il caldo in procinto di sopraffarlo, non brilla particolarmente ma gli va dato atto di aver condotto gli ultimi quattro giri con intelligenza e sagacia. Nelle curve 5 e 14 impostava una traiettoria meno redditizia in termini di lap time ma tale da farlo uscire quella virgola più veloce per resistere a Leclerc. Sia lui che Hamilton a fine gara sono parsi più provati degli altri: la W15 dev’esser stata un inferno.

LECLERC 7 ½

Voto che fa media con la qualifica il cui pasticciato Q3, a suo dire, è da ascriversi anche a sue responsabilità. Stando alle cronache non si vede quali responsabilità debba avere visto che le termocoperte non hanno funzionato ma tant’è. La media è anche sul primo stint passato a grattarsi il naso dietro a Hulk e Alonso senza mai tentare un attacco degno di questo nome. Visto il ritmo sfoderato nella seconda parte di gara, praticamente identico a quello di Norris (giusto per aumentare i rimpianti), un primo stint più coraggioso avrebbe potuto forse fruttargli anche un insperato podio. Visti i guai del Q3 non mi sento di infierire più di tanto. Certo che riuscire a perdere punti da RBR in una gara in cui avevano ritmo da podio o addirittura da vittoria…

HAMILTON 6

Vale per lui quasi tutto quanto detto per Russell con in più l’aggravante di una scelta strategica del tutto dissennata. Partire con le rosse dal terzo posto in griglia a Singapore è da suicidio. Quand’anche avesse superato Verstappen in partenza cosa sperava di ottenere?! A meno di non pensare che avessero calcolato l’ennesima pessima partenza di Norris non c’è veramente alcuna giustificazione per questa scelta. E Hamilton non può non esserne considerato corresponsabile. In gara, costretto presto al cambio gomme, limita i danni con una gara comunque sufficientemente accorta per rimanere quantomeno davanti a Sainz. Nient’altro da aggiungere.

SAINZ 5 ½

Purtroppo il nostro buon Carlos non riesce a raggiungere la sufficienza oggi. Il pasticcio in Q3, al netto del problema delle termocoperte, non è stato rimediato nello stesso modo in cui lo ha fatto Leclerc. Parte male, infatti, facendosi sorprendere da Colapinto, Albon (poi costretto a girare largo alla 1) e Tsunoda che lo costringe ad una gara ancora più faticosa del previsto. Inutile dire che se avesse imitato Leclerc Ferrari avrebbe guadagnato punti su RBR invece di perderli.

ALONSO 8

Ancora una volta, come a Baku, riesce ad acchiappare un Q3 con grinta e classe che diventa pure un bel settimo posto in griglia grazie ai pasticci Ferrari. La partenza è furbissima: si fa sorprendere da Hulk ma girando largo fuori dalla 1 e rientrandogli alle spalle (che poi era Piastri, a sua volta sorpreso da Hulk, ma il discorso vale ancora di più) evita di perdere altre posizioni come sarebbe inevitabilmente accaduto se avesse cercato di rimanere nel tracciato. Grande (e suggerisce la mossa a Leclerc che lo segue ben volentieri)! Passa il primo stint dietro Hulk senza però riuscire a impensierirlo più di tanto ma consapevole di poterlo sopravanzare con undercut. Cosa che puntualmente avviene. Gestisce senza soverchie difficoltà il resto della gara portando a casa punti preziosi.

HULK 8 ½

Gran bel week end! La sua consueta ottima qualifica sortisce uno strepitoso sesto posto grazie al pasticcio Ferrari. Parte in modo eccezionale sorprendendo sia Alonso che Piastri. Quest’ultimo salva la sua gara passandolo subito ma poco male. Sfodera un ritmo inaspettato per Haas costringendo Alonso e soprattutto Leclerc a stargli negli scarichi per tutta la prima parte di gara. Dopo è beffato dall’undercut di Alonso ma non si scompone e porta a casa punti preziosissimi. Bravo!

PEREZ 4 (7)

Male anzi malissimo! Non sa neanche lui come ha fatto a racimolare il punto. Leggo però dalle cronache che durante la gara ha avuto difficoltà a bere (pare non potesse proprio) quindi il 7 tra parentesi è da considerarsi come voto di riserva. Ma tolto l’inconveniente il suo week end è decisamente da dimenticare. Peccato, perché a Baku era stato eccellente.

NOTE DI MERITO

Colapinto ha sfoderato di nuovo un bel week end. In qualifica è ad un niente da Albon e in gara fa una partenza fantastica. Poi riesce a condurre una bellissima gara, in particolare la seconda parte dove riesce a rimanere attaccato ad Hulk senza commettere alcun errore. Bravo!

NOTE DI DEMERITO

Singapore dicono sia l’ultima gara di Ricciardo in Formula 1 ed è in vista la sua sostituzione con Lawson. Ciononostante non brilla affatto né in qualifica, asfaltato da Tsunoda, né in gara. Un canto del cigno, vi dirò, me l’aspettavo anche perché RB non sembrava messa male (vedi ottima qualifica di Tsunoda). Il demerito, tuttavia, sta nell’essersi piegato alla pietosa mossa dell’ultimo giro in cui viene spedito con gomme rosse a portare via il fastest lap a Norris. Non mi pare un bellissimo modo per uscire dal circus e anche se la sua commozione delle interviste post-gara mi fa venire i lacrimoni faccio un po’ fatica a perdonargliela. (Se però scopriamo che dopo il Messico va al posto di Perez allora tanto di cappello!)

 

Ci si vede ad Austin!

Life is racing, all the rest is waiting