IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Tiene ancora banco in questa settimana ciò che è accaduto in Ferrari e, nello specifico, alle voci riguardanti l’appiedamento di Frederic Vasseur a fine stagione in favore del capo del programma Endurance, Coletta. Una riflessione, posta dall’ottimo e sempre puntuale Pier Giuseppe Donadoni di Autoracer.it, è proprio sulla durata del contratto del rubicondo Team Principal francese: infatti a fine 2025, se non avvenisse l’agognato rinnovo, i rapporti tra l’attuale capo del muretto Rosso e la stessa Ferrari termineranno. Ciò stride non poco visto e considerato che il Presidente Elkann (assieme alla “longa manu” di Benedetto Vigna), già nel 2022 aveva dichiarato che l’obiettivo della sua Rossa era quello di vincere nel 2026. A questo punto la domanda sorge spontanea come si suol dire: se l’obiettivo è fissato in quattro anni, per quale motivo redigere un contratto della durata di soli tre anni? Che senso ha tutto questo? La base di un qualunque progetto, per non parlare di quello di una squadra di F1 è la stabilità, quella stabilità che a Maranello ormai non è più di casa da tanto, troppo tempo ormai. Già solo questo fa venire dei dubbi verso chi regge il timone (quello vero!) della squadra. Dov’è la logica in tutto questo? Se la dirigenza ha deciso che bisognava puntare al nuovo cambio regolamentare, per poter porre le basi di una vittoria se non addirittura di un dominio, come minimo ci si aspetta che il contratto del Team Principal scelto avrebbe dovuto avere la durata necessaria a coprire almeno il primo anno del suddetto nuovo regolamento. A mio modesto giudizio il nodo gordiano di tutta la faccenda è proprio in questo dettaglio, che confesso all’inizio dell’era Vasseur mi era completamente sfuggito. Con molta probabilità Elkann e Vigna, non si sono mai fidati appieno della loro scelta e da qui il così detto “giro di prova”. Del resto per quale motivo avrebbero dovuto fidarsi ciecamente, visto e considerato che proprio lo stesso Vasseur era solamente la quinta opzione tra i papabili Team Principal che avevano in mente prima di scegliere lui? Evidentemente i due manager hanno cercato di guadagnare tempo e, nel contempo sono stati alla porta a guardare cosa era in grado di combinare il sostituto di Binotto. Chissà forse c’è stata una sorta di rasserenamento quando il 2024 ha dato ragione al francese, perché non dobbiamo dimenticare che la Ferrari dell’anno scorso sarebbe stata campione del mondo piloti e costruttori se il mondiale fosse iniziato immediatamente dopo la pausa estiva! Sicuramente questo è stato il catalizzatore necessario per far venire Hamilton nella Ferrari di Elkann e Vigna, solo che all’inglese gli ha detto male (ben venuto nel nostro mondo Lewis!) ed ora, attraverso le sue dichiarazioni poco criptiche e molto velate, sta cercando assieme al suo “amico” Team Principal, di provare a cambiare le cose dall’interno… auguri!

Già, la comunicazione. Purtroppo nemmeno in questo Ferrari eccelle ed è un vero peccato perché paradossalmente la squadra, in termini di preparazione in pista, sta dando veramente il massimo e, l’inanellare i pit più veloci ad ogni GP, dimostra che il team ci credeva e si era preparato davvero bene. Solo che i guai della SF-25 hanno fatto emergere, come un putrido liquame da una fetida cloaca, tutti i mali della Rossa a cominciare proprio dal modello comunicativo adottato dagli attori principali con Vasseur, LeClerc ed Hamilton che dicono puntualmente tre cose completamente diverse ed ora, si va ad aggiungere il silenzio assordante della dirigenza che ha voluto lo stesso Vasseur. Non siamo nuovi a questa strategia comunicativa, se stare zitti è una strategia si capisce, visto che proprio nel 2022 Elkann ci aveva già dato dimostrazione di ciò stando completamente zitto, lasciando completamente sola la Ferrari di Binotto, per poi intervenire solo a cose già fatte e cioè dopo che la squadra fu sbugiardata dallo scoop della Gazzetta dello Sport. L’unica differenza, rispetto al 2022, è che Vasseur ha sempre avuto il massimo appoggio della coppia dirigenziale della Rossa, questo fino a quando le cose sono andate bene evidentemente. Dopo di che ci sono solo tristi analogie, compresa quello dell’ennesimo scoop da parte del quotidiano rosa (vedremo se anche questa volta Luigi Perna ci ha preso… io so solo che quel giornalista non scrive mai a caso!) che vuole appunto l’avvicendamento dell’attuale Team Principal con Coletta. In una situazione cosi delicata trovo quanto meno sconveniente che nessuno dei due manager non profferisca nessuna parola. Non solo, ciò non fa che destabilizzare ulteriormente la squadra gettando sulle loro già provate spalle, ulteriore ed inutile pressione. Nessun dirigente di sport coscienzioso agirebbe in tal senso eppure, la squadra più gloriosa della F1, si ritrova in questa situazione anche e soprattutto per colpa di chi la comanda. Questa, l’ho sempre scritto, è la Ferrari del duo Elkann – Vigna e noi tutti inermi ne stiamo mirando la su visione.

Non sono mai stato un estimatore di Vasseur eppure, viva Dio, non mi è mai mancata l’obiettività di capire quando qualcosa è sbagliato o meno. In F1 esiste solo una parola chiave che è “stabilità” e, non rinnovare il contratto di Vasseur per mandarlo via dopo solo tre anni è da pazzi! La pazzia è ancora più grande se tutto questo avviene alla vigilia dell’inaugurazione del regolamento più sconvolgente che la F1 abbia mai visto. Trovo ridondante e noioso stare su queste righe a ripetere da anni ormai sempre le stesse cose: parole che ho ripetuto con Binotto (forse ora tanti capiranno veramente in che condizioni ha dovuto lavorare) e, che ora addirittura mi ritrovo a ripetere in difesa di Vasseur, nonostante il sottoscritto sia un suo detrattore. Cosa succederà se arrivasse Coletta nel 2026? Si ritroverebbe una squadra che non è sua e, come sempre, anche lui avrebbe bisogno del suo necessario tempo per poter riscrivere le regole che egli ritiene opportuno. Naturalmente la nuova vettura non sarà roba sua e, con un sistema regolamentare completamente nuovo, partire bene sarà fondamentale perciò Ferrari sta seriamente, con questa potenziale mossa suicida, mettendosi in condizione di partire già zoppa ancora prima che il nuovo mondiale inizi. Forse a tutto ciò si riferiscono le parole di Hamilton (“Dobbiamo concentrarci totalmente sul 2026” e “Stiamo cercando di cambiare le cose dall’interno”), forse in seno alla Gestione Sportiva c’è in atto una guerra tra chi vorrebbe provare a migliorare (o dovrei dire inglesizzare) lo stato di cose e, chi non vuole cambiare proprio nulla. Anche per questo, il silenzio di Elkann è assordante, visto che proprio lui ha voluto fortemente Hamilton il quale di rimando, è venuto in Ferrari proprio perché c’è il rubicondo Team Principal francese.

In assenza di una voce autoritaria ed autorevole il gregge si disperde, è inevitabile e, solo una dichiarazione dell’attuale capo potrebbe porre fine a questa ridda di voci e illazioni in un modo o nell’altro.

Buon GP d’Austria a tutti.

Vito Quaranta

 

MOTOGP 2025. GP D’ITALIA MUGELLO

Andato in archivio anche il Gp d’Italia 2025 e con esso il titolo mondiale.

Su un tracciato mai particolarmente “favorevole” (non ci vinceva dal 2014!!) Marc Marquez mette in scena il weekend più che perfetto, siglando pole, vittoria Sprint, vittoria gara lunga e GPV in entrambe le corse.

Ducati Lenovoi Team’s Spanish MotoGP rider Marc Marquez steers his motorbike ahead of the pack during the Italian Moto GP Grand Prix at Mugello circuit, in Mugello, near Florence, on June 22, 2025. (Photo by Tiziana FABI / AFP) (Photo by TIZIANA FABI/AFP via Getty Images)

Nettamente superiore a chiunque (anche a se stesso) non ha lasciato diritto di replica a nessuno se non un paio di giri “condivisi” con l’idolo di casa Bagnaia che subito dopo è tornato nei soliti ranghi a combattere con un avantreno che continua a non digerire.

Pecco ha raggiunto il podio nella sprint ma nella gara vera ha dovuto cedere il passo anche ad un’altra Ducati 2025 (quella di Di Giannantonio) crollando del tutto nel finale.

La festa dei Marquez’s è stata completata da Alex ottimo secondo in tutte e due gli eventi.

Le motociclette italiane hanno dettato legge sulle colline toscane con ben 5 Ducati e 2 Aprilia nei primi 7 posti. L’acciaccato Ogura è finito ad un paio di secondi dall’ottavo posto occupato dalla KTM di Acosta, segnale che al Mugello ieri poteva fare ancora meglio fosse stato in condizione.

L’unica “scheggia impazzita” è stata quella di Vinales che pare aver preso un’ottima confidenza con la moto austriaca (è il migliore nelle ultime gare). Peccato sia stato steso da Morbidelli con un’entrata garibaldina che gli è costata ben due long laps. Il primo per l’entrata in sé ed il secondo per aver fatto male il primo…..

Il weekend in sintesi è tutto qui.

Se metti il miglior pilota degli ultimi 12/13 anni sulla miglior moto degli ultimi 5 il minimo che possa capitare è che sia un dominio.

Senza togliere meriti a nessuno lo spettacolo finisce per risentirne. Da appassionato di corse ed ex tifoso Ferrari non mi vergogno di dire che dopo i primi 3 mondiali di Schumacher mi ero stufato anche di quel dominio.

Tutto è lecito, tranne i fischi ai piloti.

Noi italiani ci facciamo riconoscere spesso e volentieri. Ieri non è stato un bello spettacolo, uno spettacolo molto più adatto agli spalti di uno stadio. Questo “andi” cominciò anni orsono grazie al seguito dei tifosi di Rossi ed ormai non si sradica. Suo malgrado Bagnaia ne ha ereditati buona parte e dovrebbe dissociarsene quanto prima biasimandone il comportamento. Lodevole Tardozzi che è andato a redaguirli.. Peccato che si poteva risparmiare il fatto che “è rosso” anche Marquez.

Ci vediamo ad Assen, pista amata da Bagnaia che, a meno di capire l’avantreno in pochi giorni, correrà come al Mugello.. rassegnato.

LE NON PAGELLE DEL CANADA 2025

Montréal, terra di marmotte, muretti e sogni infranti. Il circuito Gilles Villeneuve, con i suoi rettilinei rapidi e le strette chicane, è un palcoscenico che esige il massimo dai piloti… non foss’altro che per evitare di “stamparsi” sul celebre quanto famigerato “Muro dei Campioni”…

Per certi versi è un circuito assimilabile a quello di Monza in cui non sono presenti soverchie difficoltà di interpretazione del tracciato quanto, piuttosto, di coraggio unito a precisione per un mix di guida che non è alla portata di tutti. L’albo d’oro del circuito sembra rispecchiare questo mix a cominciare da Gilles Villeneuve, vero e proprio Genius Loci, che manco a farlo apposta vinse la prima edizione nel 1978 e fu protagonista nel 1981 conquistando un podio storico nonostante l’ala anteriore se ne fosse andata per prati. Negli 80 troviamo sia piloti “muscolari”, come Alan Jones (due volte), Mansell e Boutsen sia i “precisini”, come Laffitte, Piquet (tanto “cazzaro” fuori dall’abitacolo quanto maniacalmente preciso dentro e che ha vinto per ben tre volte a Montreal) e Alboreto. Fuori categoria i vari Senna, Prost, Schumacher, Hamilton e Verstappen (20 edizioni vinte) non si può fare a meno di notare il nome di Giannino nostro, Jean Alesi, che nel 1995 trionfò per l’unica volta nella sua carriera con tanto di giro d’onore a cavalluccio della Benetton di Schumacher. Risalta anche il nome di Robert Kubica, fresco vincitore a Le Mans, che nel 2008 approfittò del grottesco tamponamento al semaforo di uscita box di Hamilton ai danni di Raikkonen. Infine non posso no menzionare l’edizione del 2011, la gara più lunga nella storia della F1, in cui sotto il diluvio Jenson Button (forse il pilota più sottovalutato della storia della F1?) trionfò con una rimonta epica, prendendo poco metaforicamente a sberle il suo arrembante compagno di squadra (nientemeno che sir Lewis, peraltro i nuna dinamica che esteticamente ricordo molto la stupidaggine di Norris della edizione odierna) e superando Sebastian Vettel praticamente in fotofinish.

Dal punto di vista tecnico Mercedes ha clamorosamente ribaltato il trend che la vedeva in declino negli ultimi GP. Difficile dire se ciò sia dovuto alle particolari condizioni climatiche e di asfalto del Gilles Villeneuve o agli annunciati aggiornamenti al fondo. L’Austria sarà già un bel banco di prova per capire se non si sia trattato di un’eccezione. Nessuna novità, quantomeno di rilievo, per RBR e Ferrari mentre McLaren introduce delle nuove ali sulla vettura di Norris, a suo dire sempre in difficoltà a capire le reazioni della vettura. Ciononostante la performance di McLaren è indecifrabile: in modo speculare opposto a Mercedes sembra che in questo circuito non abbia la capacità di dominio mostrata sin qui ed è difficile dire se sia il caso di assecondare le maligne voci che dicono che la nuova TD riguardante gli attacchi del fondo abbia influito o se si tratta solo della peculiarità di Montreal (o se, a dirla tutta, ciò dipenda dal non essere partita in prima fila). Anche qui l’Austria ci dirà qualcosa in più con un circuito che per tre quarti ricalca le stesse caratteristiche di Montreal. Le strategie, secondo il mio parere, non sono state così determinanti come i commentatori in diretta pensavano. Visto l’accentuato graining del primo stint a serbatoi pieni non c’erano alternative alla doppia sosta. I casi di Ocon e Sainz non sono un controesempio per il banale motivo che la gara delle cosiddette “seconde linee” è sempre molto diversa da quella dei primi, e il traffico e le connesse difficoltà di sorpasso, rendono molto più efficaci strategie che altrimenti sarebbero perdenti.
Insomma, gli ingredienti c’erano tutti per avere una giornata da ricordare. O da dimenticare, se ti chiami Charles o Lando.
Ma vediamo un po’ come giudicare la condotta di gara dei piloti.

George Russell – voto: 10 e lode
Perfetto. Impeccabile. Inesorabile. Come un algoritmo platonico, ha eseguito ogni curva con la grazia di un filosofo stoico e la freddezza di un chirurgo. La pole conquistata al sabato è stata tanto straordinaria quanto sagace (ah! Le gomme gialle!). Allo spegnimento dei semafori scatta come nemmeno Marcell Jacobs e lascia Max sul posto come un pivello qualsiasi. Non sbaglia una virgola in tutto il GP permettendosi di gestire il distacco di Max con assoluta padronanza della situazione quasi giocandoci: nel finale ha lasciato avvicinare Max fino a 1.4 secondi e poi ha dato uno strappo molto significativo che ha spento ogni velleità dell’olandese. Non pago, si è permesso qualche giochetto anche durante la SC cercando di indurre Max in una infrazione che gli sarebbe costata la squalifica nella prossima gara. Che ne dite? Abbiamo raggiunto la piena maturità? Che quest’anno stesse esprimendosi ai massimi livelli in carriera l’avevamo già rilevato e a Montreal ne abbiamo avuto la conferma definitiva. Chapeau!

Max Verstappen – voto: 6.5
Il voto è una rozza media tra la qualifica strepitosa e la gara sostanzialmente incolore. In qualifica, durante Q1 e Q2 non dava l’impressione di averne per le sue solite performance stellari quindi la sorpresa di vederlo in cima al Q3 prima che Russell tagliasse il traguardo è stata notevole. Invece confesso che mi ha deluso, e non poco, in gara. Allo spegnimento dei semafori è sembrato mio nonno buonanima con la sua Uno Fire del 1989: mancava solo che mettesse la mano fuori dal finestrino per dire all’ultima bicicletta di passare l’incrocio. Prova a stare con Russell per qualche giro poi molla di colpo girando un secondo al giro più lento. Quando sta per soccombere all’attacco di Kimi cambia le gomme: in quel momento sembrava una decisione prematura. Per sua fortuna tutti gli altri, memori della genialata spagnola, decidono di seguirlo a stretto giro e riesce a mantenere la posizione relativa su Antonelli. Si ripete il medesimo episodio in occasione del secondo pit proprio mentre Antonelli stava di nuovo per superarlo. Nel finale casca anche nel trucchetto di Russell (farsi superare in regime di SC, frenando all’improvviso) che se non fosse stato così sfacciato avrebbe anche potuto farlo incorrere nella penalità. Insomma, non è parso il solito Max in perfetto controllo della situazione. Dato il contesto, il secondo posto finale è un più che ottimo risultato

Andrea Kimi Antonelli – 9.5
Primo podio in carriera e che podio! Sono particolarmente compiaciuto nel vedere il nostro connazionale sul podio, soprattutto considerando che l’ultimo italiano a salirci, se non erro, era stato Trulli su Toyota nel 2009, cioè ben 16 anni fa. Come già accaduto nei suoi week end positivi, ad una qualifica con crono un po’ distante da quello di Russell ha fatto seguire una gara in cui il suo ritmo era praticamente identico a quello del “caposquadra”. Il paradosso è che quando, negli altri week end, andava bene in qualifica poi in gara non era soddisfacente. Poco male, comunque, perché in questo caso la prestazione ha coinciso con un podio prestigioso di cui il nostro giovane virgulto può andare fierissimo. Già, fierissimo, perché subito in partenza riesce a sopravanzare Piastri con una certa cattiveria (e grande precisione) e nella prima parte di gara si permette di infastidire Max sino al quasi-sorpasso. Stessa cosa nel secondo stint. Ma la fase più interessante è stata l’ultima durante la quale, oltre a raggiungere e impensierire Verstappen, il nostro si è ritrovato i due McLaren dietro le spalle che stavano aspramente combattendo tra di loro. Considerata la giovanissima età, il primo podio alla portata e la difficoltà di quella fase il fatto che il nostro sia riuscito a destreggiarsi egregiamente è tanta roba, come si usa dire. Ed è soprattutto per questo che merita tutti i nostri applausi: quanti piloti, ben più esperti, si sarebbero fatti prendere dal panico se si fossero trovati in quel micidiale panino proprio nei giri finali di un GP importante? Si fa prima a dire chi avrebbe mantenuto il sangue freddo: Verstappen, Alonso, Sainz e Piastri (almeno secondo la mia modesta opinione) mentre chiunque altro (esatto: chiunque altro) sarebbe stato a forte rischio di errore. Bravo!

Oscar Piastri – voto: 7
Pur essendo la prima volta che McLaren non porta una vettura a podio in questa stagione il buon Oscar riesce comunque a minimizzare i danni riuscendo a destreggiarsi abilmente nei meandri strategici della gara. In qualifica non è stato brillantissimo ma le ingenuità commesse da Norris gli danno quel giusto grado di tranquillità che gli consentiranno di gestire la gara con la dovuta accortezza. Forse pure troppa. In partenza, si fa sorprendere dal nostro Kimi e nel resto dello stint è evidente che non si danna per stargli dietro. O forse non poteva? Se c’è una fase della gara in cui Piastri è spesso decisivo è proprio quella a serbatoi pieni (l’esatto opposto rispetto a Norris, velocissimo a serbatoi vuoti) sicché vederlo senza il passo dei migliori è stata una sorpresa. Montreal non è certamente un circuito in cui McLaren può far valere le sue migliori qualità (mancano totalmente le curve veloci) ma non per questo ti aspetti McLaren soccombere a Mercedes e Red Bull (e persino Ferrari nei primi due stint) sul ritmo. Data la situazione il quarto posto connesso alla stupidaggine commessa da Norris nel finale sono per lui un bel passo avanti verso il mondiale. E non mi riferisco solo ai punti guadagnati ma anche alla situazione psicologica che colpisce Norris proprio nel suo punto più debole. In Austria McLaren dovrà far vedere che questo di Montreal è stato solo un episodio (e mettere a tacere le malelingue sugli adattamenti cui è stata costretta dalle recenti TD) ma se così non fosse l’esplosione di Mercedes e il sempre pericoloso Max potrebbero diventare più insidiosi di Norris per le sue ambizioni. I nervi saldissimi certamente gli saranno di aiuto. Per tornare all’incidente con (di) Norris, pur consapevole che l’errore è tutto dell’inglese non riesco a togliermi dalla testa che Oscar possa comunque aver contribuito: magari una qualche maligna quanto impercettibile mossa che ha indotto Lando a credere di potersi infilare all’interno, chissà?

INTERMEZZO Lando Norris – voto 3
Un weekend da dimenticare e un’occasione mancatissima (si potrà dire?) per rimettersi in carreggiata nella lotta mondiale. Infatti, landino nostro aveva dimostrato, in Canada, di essere più veloce di Piastri senza alcun dubbio ma sia in qualifica che in gara ha sciupato con errori banali. L’errore in Q3 (anzi gli errori) è stato piuttosto ridicolo (giusto per rimarcare: il primo dei suoi errori è stato andare lungo alla prima curva, unico insieme a Stroll…). In gara è stato eccellente: velocità, strategia perfetta, consistenza di ritmo superiore a tutti ma… ma butta via tutto con un errore marchiano a pochi giri dalla fine in cui praticamente tampona Piastri tentando un impossibile sorpasso sull’interno prima della 1, interno già abbondantemente coperto dall’australiano. Errore marchiano, grave e dalle conseguenze pesantissime. Che fosse molto più veloce di Oscar era palese e aveva ancora 4-5 giri per cercare un sorpasso pulito. Vista la sua acclarata dipendenza dall’umore (per non dir di peggio), pensate a quanto sarebbe cambiato se gli fosse arrivato davanti con una prestazione decisamente migliore e un sorpasso in pista. Mah!

Charles Leclerc – voto 5
Spiace dover redarguire il sempre generoso Charles al quale, in passato, ho dato voti ben più alti per risultati ben più scadenti. Tuttavia, il suo week end canadese non mi è piaciuto. L’errore nelle FP ci può stare, per carità, shit happens, anzi dato che siamo a Montreal des choses qui arrivent, ma è parso più un segno di affanno che un errore tecnico in sé. L’errore in Q3 mi ha dato la stessa impressione: lungi dall’essere una delle sue magie velocistiche venuta male si è trattato, credo, di un azzardo dettato dall’ansia di prestazione, di una frenata ritardata oltremisura e oltre logica che ha poi destabilizzato la vettura nella chicane. L’affannoso tentativo di incolpare Hadjar (davanti a lui di ben 300 metri se non di più) emerso dai team radio ne è testimone quasi psicanalitico. Del resto, mi pare che in alcune dichiarazioni successive abbia ammesso il suo errore. Avrà creduto che le ali reggessero, chissà? Ma, come Icaro, ha dovuto ricredersi piuttosto amaramente. In gara è stato piuttosto brillante nella prima parte, come spesso gli capita, e scadente nell’ultima parte. Solo che stavolta ho anche avuto l’impressione che fosse poco lucido. Infatti le (consuete) discussioni con il muretto sulla strategia, diversamente da altre occasioni, davano ancora una volta la misura dell’affannosa ricerca di un risultato che non era, in tutta evidenza, alla sua portata. La stupidaggine di Norris lo issa al quinto posto che alla fine non è neanche un cattivo risultato, date le circostanze, ma da un pilota come lui (suppostamente al livello di Max) ci si attende sempre il meglio. E in Canada non abbiamo visto il miglior Charles.

Lewis Hamilton – voto 6
Non molto da dire: qualifica incolore e gara rovinata da… ebbene sì! una marmotta! Lui non sta capendo molto della macchina in questa stagione e il caso gli si accanisce contro. Poteva andare peggio.
Fernando Alonso – voto 7
In qualifica ottiene un buon risultato ma per come sembrava andare mi sarei aspettato anche qualcosa di meglio. In gara stava anche andando bene ma la chiamata del primo pit è poco accorta e lo manda nel traffico facendogli perdere tantissimo tempo (un veloce calcolo fatto in diretta mi dice addirittura 11 secondi nei confronti di Hamilton). A quel punto ogni sua ambizione è castrata e non può far altro che remare alla ricerca del miglior risultato possibile. Gli riesce ma ha più motivi per recriminare che per essere contento.

GLI ALTRI
Dopo Alonso troviamo Hulkenberg (voto 8), Ocon e Sainz (voto 6.5 ad entrambi) che godono degli esiti di una strategia ad una sosta. Ma mentre Hulk ha lottato con le unghie e con i denti per accaparrarsi il risultato finale, Ocon e Sainz sono solo stati fortunati. Tutti quelli “dietro” hanno pure tentato la strategia ad una sosta ma le diverse circostanze in cui l’hanno fatta ha determinato il risultato finale. Hadjar (voto 5.5 non brillante come nelle precedenti esibizioni), Bearman (6.5 sfortunato ma è stato più veloce di Ocon per tutto il week end), Bortoleto (5 apparso in difficoltà tutto il week end) e soprattutto Colapinto (voto 7: finalmente un week end di buon livello) hanno ricevuto chiamate pessime che hanno compromesso la loro possibilità di lottare per i punti. In quel marasma che è la seconda parte della griglia, in cui le performance delle vetture sono molto simili, la differenza tra una buona chiamata e una pessima vale milioni.

NOTE DI DEMERITO
Gasly non solo è partito ultimo ma ha anche fatto una gara del tutto incolore.
Tsunoda spreca in qualifica e in gara non glie ne va bene una ma ancora una volta risalta di più il ritmo lentissimo rispetto a quello di Verstappen. Mah!
Di Stroll non vale nemmeno la pena parlare.
Ci vediamo in Austria!

BASTIAN CONTRARIO X “Il nascondino è finito”

Tutti coloro i quali si prendono il disturbo di leggere le mie amenità, di sicuro ricordano che il sottoscritto ha sempre attribuito a Charles una parte di responsabilità in quello che sta succedendo in Ferrari e, di conseguenza alla sua stessa carriera in Rosso.

Hamilton immediatamente a fine GP (del Canada naturalmente) dichiara (fonte Autoracer.it): “Non so perché noi ancora non li abbiamo portati (gli aggiornamenti ndr), onestamente. Credo che uno arriverà molto presto, spero. La mentalità al momento è che ci devono essere tanti cambiamenti da portare nel sistema”. Il campione inglese aggiunge come un maglio (i tempi del “hammer time” sono finiti in pista per trasferirsi al ring delle interviste): “Mi piacerebbe potervi dire quello che sta succedendo. Stanno succedendo tante cose sullo sfondo e ci sono tante cose che vorrei dirvi per spiegare, però non posso sbottonarmi troppo sulle cose che sono successe quest’anno, sui problemi che abbiamo avuto, su quello che sta succedendo all’interno dell’organizzazione. Il mio obiettivo è cercare di influenzare in modo positivo questi cambiamenti in modo che ci possa essere un successo a lungo termine, ci sono tani cambiamenti necessari. Da parte mia c’è bisogno di costruire delle basi, perché non lottiamo per il campionato. E’ chiaro che siamo fuori dal campionato e bisogna fare in modo che l’anno prossimo abbiamo una grande macchina, per cui non dobbiamo sprecare troppo tempo preoccupandoci o concentrandoci su questa vettura. Voglio garantire che la macchina l’anno prossimo sia nettamente migliore fin dalla prima gara”.

Mi pare evidente che il nascondino sia finito ormai e che ora si gioca a carte scoperte e, Lewis lo dice chiaramente. Proprio all’indomani delle dichiarazioni di Montoya, avvisai sul fatto che sir Lewis stesse cercando di portare la squadra dal suo lato e, se mai ci fosse stato bisogno di una conferma, il campione della Ferrari ci toglie ogni dubbio. Indubbiamente aver frullato una marmotta, con la sua SF – 25, deve aver scosso non poco il buon Hamilton perché quando afferma che non sa per quale motivo la sua squadra non ha portato ancora aggiornamenti, mi da l’impressione di essere un po’ distaccato dalla realtà che vive, visto e considerato che gli uomini di Maranello si sono accorti solamente a Marzo, cioè quando hanno messo a terra la macchina che il progetto presentava una falla, perciò tra capire il problema e risolvere lo stesso, riprogettando i componenti necessari, richiede ovviamente del tempo, tempo che presumibilmente dovrebbe scadere proprio per il suo GP di casa. Ciò detto quello che si evince dalle parole di Lewis è ben altro e cioè che egli ha fretta, ha premura di risolvere i casini interni, al fine di potersi assicurare una squadra vincente prima che arrivi la sua naturale scadenza, non tanto del contratto, quanto della sua voglia di rimanere nel giro con annesse prestazioni monstre che ancora è in grado di dare. Per questo Hamilton afferma che non bisogna perdere tempo sul risolvere i problemi che attanagliano l’attuale monoposto. Ciò va a cozzare con i propositi della squadra e nello specifico del suo Team Principal, del quale tanto si fida, visto e considerato che Ferrari non può permettersi una stagione senza vittorie, a maggior ragione dopo quanto accaduto proprio l’anno scorso. Da qui l’attacco a mezzo stampa ai danni proprio di Vasseur, il quale da par suo, ha finito pure lui di giocare a nascondino ed ecco che senza peli sulla lingua inizia ad attaccare la stampa nostrana in primis e, quella di tutto il mondo, nel momento in cui lo incalzano con presunti tagli di testa da parte della stessa dirigenza che l’ha messo a capo della squadra. Premesso che mandare via il rubicondo Team Principal francese significherebbe senza mezzi termini sconfessare proprio l’operato della stessa dirigenza, vero è che arrivare a tanto alla vigilia dell’inaugurazione di un cambiamento regolamentare di portata epocale, sarebbe lo stato dell’arte della follia. Non sono un estimatore dell’attuale Team Principal Ferrari eppure bisogna essere obiettivi oltre che pragmatici. Ammesso che Vasseur venga fatto fuori, innanzitutto chi dovrebbe essere messo al suo posto? Ormai il nome di Coletta è sulla bocca di tutti eppure, come sempre, anche l’attuale capo del team endurance Ferrari avrebbe bisogno di tempo per integrarsi nella squadra per farla sua, per non parlare del fatto che vorrei capire dove sta scritto che, poiché ha fatto bene nel WEC, faccia bene (in poco tempo… ed in poco tempo in F1, come in ogni ambito, non si ottiene mai nulla!) anche in F1. Inoltre, detto che sarebbe una autentica follia sostituire Vasseur se proprio questo deve essere fatto, che sia con un nome pesante (Horner… “i have a dream”), solo che codesto fantomatico nome pesante tra gardening e fare sua la squadra, come minimo gli ci vorranno cinque anni se va bene. Ferrari ormai è in un loop dal quale non se ne esce più, un vortice con una spirale che allo stato attuale è cosi forte che non permette via d’uscita alcuna. Allo stato attuale la logica impone  che Ferrari, ha maggiori probabilità di successo, se rimane tutto cosi com’è che cambiare nuovamente: ciò significherebbe una maggiore stabilità e quindi serenità, di cui Vasseur va gridando ai microfoni e, darebbe un’immagine di una squadra più solida in modo da poter attirare eventualmente tecnici di prima fascia… ammesso che ce ne siano e che soprattutto ci vogliano venire a Maranello.

LeClerc? La sua responsabilità risiede nel fatto che lui non ha avuto la capacità di gestire tutto quello che stava accadendo attorno a lui. Verstappen, lo dirò fino alla nausea, ha puntato i piedi quando aveva capito che volevano fare fuori Marko, sempre l’olandese l’anno scorso ha fatto capire già in tempi non sospetti che la stagione stava andando a meretrici, con la crescita esponenziale della McLaren, ed infatti si è caricato la squadra sulle spalle ed ha fatto suo il quarto titolo consecutivo. LeClerc cosa credeva che sarebbe venuto a fare Hamilton in squadra? Da secondo? Il compagno onesto e rispettoso? Sebbene Lewis sia anche una operazione commerciale di portata enorme, è anche vero che il campione inglese ha ancora fame perché vuole mettere il sigillo finale sulla sua carriera e, farà di tutto per riuscirci, da qui il veicolare la squadra nel portarla dalla sua parte. Ricordate: nel momento in cui vedrete risorgere Lewis, quello sarà il momento della caduta del monegasco. Il nascondino è finito caro Charles, è giunto il momento di farsi sentire altrimenti sarai fagocitato in un vortice, che quello attuale, ti sembrerà una passeggiata di salute.

Di certo il nascondino è finito anche in McLaren e, il suicidio di Norris, paradossalmente ha risolto non pochi problemi interni. Fino ad ora i due papaya hanno sempre lottato a distanza, per un motivo o per un altro e, non avevano mai avuto la possibilità di confrontarsi direttamente. Il GP del Canada è stato il teatro giusto, non solo per far uscire fuor  tutte le beghe agonistiche che ci sono tra i due alfieri McLaren, addirittura ha fornito la prova provata della fragilità di Norris nel contendere per il campionato del mondo. Francamente non so cosa passasse per la testa dell’inglese nel volersi infilare in quell’improbabile pertugio, so solo che Max ringrazia perché non solo rimane ancora in corsa, ora sa che può e deve concentrarsi solo su un avversario. Allo stesso modo la stessa McLaren si ritrova, paradossalmente, in una situazione di comodo perché prima o poi sarebbe stata costretta nell’intervenire con degli ordini diretti e, col fatto che Lando si è praticamente fatto fuori da solo (ce la farà a recuperare mentalmente?), gli ha facilitato il compito. A meno di “misteri gaudiosi” la sorte dell’inglese papaya è segnata ed Oscar, di rimando, può concentrarsi sul solo Verstappen. Nel frattempo chi gongola è Toto, perché con la vittoria del suo Russell e, soprattutto con l’arrivo a podio per la prima volta nella sua carriera (in F1) da parte di Kimi, ha finito anche lui di nascondersi in merito al futuro della squadra. Sebbene i rumors siano tanti a riguardo proprio di George, mi pare evidente che la Mercedes si presenterà ai nastri di partenza del 2026 con una coppia di piloti in completa ascesa.

Il mondiale è ancora lungo, ci sono ancora quattordici GP da disputare, eppure ormai tutti hanno gettato la maschera, tutti sanno come devono comportarsi perché il nascondino è finito.

Vito Quaranta

RUSSELL DOMINA IN CANADA. BOLOGNA SUL PODIO.

Una pista “old school”. Questo è ciò che si dice del circuito di Montreal, spesso teatro di “prime volte”: qui hanno vinto per la prima volta Gilles Villeneuve nel 1978, Jean Alesi nel 1995, Lewis Hamilton nel 2007 e Robert Kubica nel 2008.

Il circuito agevola le sorprese, con la sua configurazione start-stop, che favorisce gare con distacchi piccoli.

E le qualifiche non lo smentiscono. Russell arpiona una pole incredibile, davanti a Verstappen, Piastri e Antonelli, con Norris e Leclerc relegati in quarta fila. Charles ha avuto prove travagliate, sbattendo la macchina in FP1 e saltando le FP2, e buttando al vento un gran giro, e una possibile prima fila in Q3.

Partenza relativamente tranquilla con il solo Kimi che prende la posizione su Piastri. E si tratta di una mossa determinante ai fini del risultato, come vedremo.

Russell e Verstappen distanziano rapidamente tutti gli altri.
Al giro 6 Leclerc, ottavo, ha già oltre 10 sec. di distacco dal leader.

Al giro 12, Norris passa Alonso e si porta in sesta posizione. Antonelli attacca Verstappen, che peró non si fa passare e rientra ai box. Russell rientra per coprirsi dall’undercut, e lo stesso fa Antonelli al giro successivo.

Lando supera Hamilton che rientra pure lui al box, e le due McLaren si ritrovano così al comando.

Leclerc é ora terzo, ma il suo passo sembra essere migliore di quello delle Mclaren. Al giro 17 si ferma Piastri. A guidare la gara ci sono i due che sono partiti con le gomme dure.

Al giro 26 Russell passa Leclerc, che si stava avvicinando a Norris, e ai porta in seconda posizione. Charles si ferma al giro 28 e gli rimontano la dura, ma lui non capisce la scelta, perchè era convinto (e lo confermerà nelle interviste post-gara) di potere fare una sosta sola. Al giro successivo si ferma anche Norris che, invece, monta gomma media.

Al giro 37 Antonelli attacca un’altra volta Verstappen, il quale, come prima, rientra ai box. Andrea ai ferma al giro successivo e i due si ritrovano affiancati all’uscita dai box, ma Max riesce a stare davanti.

Al giro 43 si ferma Russell, e al comando ci sono nuovamente le due McLaren, che non si sa se si fermeranno. E, invece Piastri si ferma al giro 45, e Norris due giri dopo. Al giro 54 entra Leclerc, e Russell ritorna al comando, con Verstappen a 2 secondi e Antonelli ugualmente a 2 dall’olandese.

Al giro 62 Norris raggiunge Piastri e tenta l’attacco, che non va a buon fine.  Ma Oscar ha il DRS da Antonelli.

Al giro 67 Lando sorprende il compagno di squadra al tornantino, ma l’australiano resiste e ripassa davanti. Esce però lento dall’ultima chicane, e Norris, nel tentativo di approfittare della sua maggior velocità, lo tampona inspiegabilmente sul traguardo, terminando lì la sua gara. Esce la Safety Car ma non c’é tempo per riprendere.

Finisce così con Russell vincitore a sorpresa, davanti alla McLaren e al bolognese Antonelli, per un podio senza McLaren per la prima volta in stagione. Seguono Piastri, Leclerc, Hamilton, Alonso, Hulkenberg, Ocon e Sainz.

Prossima tappa fra due settimane a casa della Red Bull. Chissà che le direttive tecniche di recente introduzione non abbiano veramente riportato le McLaren sul pianeta Terra. Probabilmente no, ma sperare non è vietato.

P.S. Vasseur ci ha finalmente spiegato il problema della Ferrari: i giornalisti e gli errori di Leclerc. Negli altri team, i capi si prendono sempre la responsabilità davanti al mondo, poi in privato agiscono. Costui, invece, non lesina l’attribuzione di colpe con parole che portano comunque a trarre conclusioni che non fanno bene a chi collabora con lui. Forse, prima di parlare di giornalisti dovrebbe chiedersi cosa fa lui per evitare di alimentare certe teorie.

P.S 2. il vegano Hamilton ha purtroppo fatto fuori una povera marmotta avendone un danno che ha peggiorato il già pessimo comportamento della SF-25. E la F1 nei giorni scorsi ha allegramente postato immagini dei simpatici animaletti scorrazzare sul prato mentre le F1 sfrecciavano loro vicino. Che qualcuno venisse fatto fuori era molto probabile, ma evidentemente loro sono meno pericolosi dei detriti di carbonio.

P.S. 3 Vanzini a Vasseur: “you think that the society is with you?”, con “society” pronunciato “sosieti”.  Fate voi.

P.S. 4 Sempre Vanzini ha scoperto oggi che la F1 non é solo Ferrari.

P.S. 5 Se lo stesso giorno dobbiamo vedere un bolognese di 18 anni arrivare a podio e Kubica vincere Le Mans su una splendida HyperCar Ferrari gialla, possiamo effettivamente anche fregarcene di una scialba SF-25 e di un TP inascoltabile. Dispiace solo per Leclerc. 

P.S. 6 Ma quanto può essere contento Wolff nel vedere il diciottenne andare forte e colui che l’ha tradito dopo averlo strapagato arrancare a metà griglia guidando una carriola?

P.S. 7 Il processo di crescita è fatto di alti e bassi, ma quando ci si riprende in questo modo dopo due gare non buone vuol dire che si sa imparare dai propri errori, e questo non lo sanno fare in tanti.

P.S. 8 “If you no longer go for a gap which exists you are no longer a racing driver”. E se il gap non esiste e provi ad infilartici lo stesso, sei Lando Norris. E campione del mondo, se continui così, non lo diventerai.

* Immagine in evidenza dal sito www.formula1.com

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