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VERSTAPPEN DOMINA LA FARSA DI MELBOURNE. FERRARI NEL BARATRO.

Due settimane di pausa fra un GP e l’altro consentono ai giornalai e agli youtuber “esperti” di F1 di raccontarne di tutti i colori, sfruttando le voci che abilmente vengono fatte filtare da varie parti.
E così abbiamo sentito parlare di Ferrari rivoluzionata per Imola, prove libere abolite e gare con F1 e MotoGP assieme.

La pista, invece, racconta sempre le stesse cose, con Verstappen a dominare le qualifiche davanti alle due Mercedes, e le Ferrari sempre in difficoltà. Come Perez, che insabbia la sua Red Bull al primo giro buono (ovviamente a causa di un problema meccanico) e partirà in ultima posizione.

Si spengono i semafori e Verstappen viene bruciato dalle due Mercedes, con Russell già davanti alla pima curva, e Hamilton che lo passa di forza alla terza. Dove finisce la gara di Leclerc, che tenta un sorpasso impossibile all’esterno di Stroll e finisce nella ghiaia.

Esce così la Safety Car, che fa perdere a Russell il cospicuo vantaggio che in un solo giro era riuscito ad accumulare.

Dopo 4 giri la gara riparte e i primi tre si ricompattano subito, con Russell braccato da Hamilton e Verstappen che bracca a sua volta il sette volte campione del mondo.

Ma non c’è tempo per vedere un duello, perchè al giro 7 Albon, che viaggiava in un’ottima sesta posizione, sbatte e provoca un’altra safety car. Russell e Sainz vengono fatti fermare, ma subito dopo la gara viene sospesa, e la loro domenica sembra irrimediabilmente rovinata.

Si riparte dopo venti minuti con start da fermo e ancora una volta la Mercedes parte meglio della Red Bull, e Verstappen si accoda ad Hamilton, con Alonso che, dopo una prima partenza molto tranquilla, viaggia silenzioso in terza posizione.

Non appena viene abilitato il DRS, Max svernicia Lewis, che non oppone resistenza, e gli bastano poche curve per scomparire dalla sua vista.

Al giro 19 la situazione diventa difficile per la Mercedes. Mentre Alonso si fa minaccioso con Hamilton, il motore di Russell, che era risalito fino al quarto posto, esala l’ultimo respiro. Viene attivata per qualche giro la Virtual Safety Car, 

Quando la gara riparte, Hamilton riesce a mettere qualche secondo di distanza fra sè e l’antico rivale spagnolo, mentre Verstappen ha già scavato una voragine fra sè e l’immediato inseguitore.

Al giro 25, con un sorpasso “uao, mai visto cuesto”, Carlos Sainz supera Gasly e si porta in quarta posizione, non molto lontano dai primi tre. Stranamente, la SF23 con le gomme dure sembra funzionare bene, ma è anche possibile che i primi stiano gestendo le gomme, dovendo fare ancora 30 giri con le coperture dure che hanno montato durante la sospensione della gara.

Tutto resta tranquillo per una ventina di giri, fino a quando, alla 48a tornata, Verstappen non regala un brivido andando sull’erba alla penultima curva, perdendo di colpo 4 secondi. Ma è solo una distrazione, perchè al giro successivo segna il giro più veloce. Dietro di lui, Alonso non riesce a raggiungere Hamilton, 

A 4 giri dalla fine, Magnussen urta il muro e perde una gomma. Esce così nuovamente la Safety Car, subito seguita da una provvidenziale (per lo spettacolo) bandiera rossa.

Si riparte da fermi con due giri di gara da fare, e tutti montano la gomma più morbida. E, come prevedibile, assistiamo ad una pagliacciata, che comincia con Sainz che tocca Alonso mandandolo in testacoda, e Gasly che taglia la prima curva e rientra in pista mandando contro il muro il compagno di squadra Ocon, concludendo con un disastro l’ottima, fino a quel momento, gara delle Alpine. Dietro si scatena il caos, e la direzione gara espone immediatamente la bandiera rossa.

Il tutto avviene con un solo giro da percorrere, e si attende con ansia la decisione che i clown della FIA prenderanno. Quella più ovvia sarebbe, ovviamente, terminare la gara e usare la classifica della ripartenza. E, invece, in nome dello spettacolo si decide che ci deve essere la parata finale, percorrendo l’ultimo giro dietro la Safety Car e utilizzando la classifica del secondo settore dell’ultimo giro percorso, ma con l’infuriato Alonso riportato nella sua meritata terza posizione. Dove stia scritto questo sul regolamento non è dato a sapere. Fatto sta che, da un punto di vista sportivo e regolamentare si tratta di una vera e propria pagliacciata, cosa che in realtà non stupisce proprio perchè, come detto, il circo è governato dai pagliacci.

Sainz si becca una penalizzazione di 5 secondi che lo fa imbufalire, anche se obbiettivamente è meritata. 

L’ennesima farsa che, a noi “vecchi appassionati” ha riservato la Formula 1 da quando è stata rilevata dagli americani (ma, lo ricordiamo, è guidata da un italiano), si conclude così con uno dei più bei podi della storia. Verstappen vincitore davanti ad Hamilton e Alonso (al terzo podio consecutivo), con gli ultimi due che ritornano lì assieme dopo 16 anni ancora con un motore Mercedes dietro la schiena.

Sainz, con la penalità, sprofonda in dodicesima posizione, e il quarto posto viene ereditato da Stroll. Seguono Perez, Norris, Hulkenberg, Piastri, che prende i primi punti proprio nella gara di casa, come accaduto a Webber oltre 20 anni fa. Chiudono la zona punti Zhou e Tsunoda.

Ora ci sono ben 4 settimane di pausa che serviranno ad alcuni team per recuperare un po’ della competitività mancante. Ma, c’è da scommetterci, questo non sarà sufficiente a raggiungere la Red Bull.

P.S. per la Ferrari il peggior inizio del mondiale dal 2014. E, oggi, ci si sono pure messi i piloti a commettere errori imperdonabili. Ma si può ancora fare di peggio.

P.S. 2. Il caro Stefano Domenicali da CEO della Formula 1 sta mettendo in mostra un’intraprendenza che non gli avevamo visto quando guidava la Ferrari. E così da Baku vedremo due qualifiche e una sola sessione di prove libere. Prossimo passaggio: abolire anche questa e farla diventare un’altra qualifica, troveranno sicuramente qualche ordine ulteriore da stabilire.

P.S. 3. E invece di pensare a cambiare il format, dovrebbero chiedersi come mai oggi abbiamo visto dal secondo in giù le macchine viaggiare a 1-2 sec. di distanza, come avveniva prima dell’avvento dell’effetto suolo. L’imposizione dell’altezza minima da terra ha portato le squadre ad utilizzare orpelli vari per recuperare il carico perduto, ristabilendo, di fatto, la situazione che si aveva fino al 2021. Complimenti.

PEREZ VINCE, VERSTAPPEN RIMONTA. LA RED BULL DOMINA ANCORA IN ARABIA SAUDITA

Che per la Ferrari il mondiale 2023 non fosse iniziato bene si era già capito. Ma che potesse proseguire di male in peggio non era, forse, tanto prevedibile. Forse. Prima le dimissioni di Sanchez, poi le voci di un Vasseur “depotenziato” e di un passaggio di Leclerc in Mercedes, prontamente smentite, manco a dirlo, dalla televisione ufficiale della squadra di Maranello.

Le voci sono voci, i fatti sono i fatti. E questi ultimi dicono che le 2 centraline disponibili per Leclerc per il 2023 sono già andate in fumo, e che su entrambe le auto hanno dovuto “per misura precauzionale” montare power unit nuove. Ma, ancora peggio, che la SF-23 si becca 6-7 decimi da Verstappen. E, quando quest’ultimo ha “problemi, problemi, problemi”, se ne becca 2 da Perez, nonostante un giro mostruoso di Leclerc. E sta dietro pure ad Alonso.

C’è poco da stare allegri, dunque. Con Leclerc dodicesimo e Verstappen quindicesimo, si spengono i semafori e Nando parte a fionda presentandosi primo alla prima curva, ma si becca immediatamente una penalità per avere posizionato la sua Aston Martin troppo a sinistra.

Al giro 4 Perez si porta in testa senza troppa difficoltà, mentre dietro Stroll si porta in quarta posizione superando Sainz, Leclerc è salito in nona posizione e Verstappen in undicesima. 

Sorprendentemente, Perez non riesce a staccare Alonso, il quale sembra farsi rimorchiare approfittando del DRS. E la strategia funziona, perchè Russell, terzo, è già oltre i 5 secondi.

Chi se la passa malissimo è Hamilton, cui sono state montate le gomme più dure che sembrano non funzionare. L’inglese si lamenta via radio, ed è costretto a farsi sverniciare prima da Leclerc e poi da Verstappen.

Al giro 14 viene Sainz, bloccato dietro a Stroll, viene richiamato ai box per finta. L’Aston Martin ci casca e ferma il canadese, lasciando via libera allo spagnolo che prosegue per altri due giri e riesce a guadagnare la posizione.

Nel frattempo, Perez ha messo 5 secondi fra sè e Alonso, il quale si lamenta del degrado delle gomme. Il suo vantaggio su Russell è di 7 secondi.

Al giro 17 a Stroll viene detto di fermare la macchina in pista. La sua Aston Martin è posizionata in corrispondenza di un varco, ma la direzione gara decide di usare una Safety Car anzichè una Virtual. Questo consente al suo compagno di squadra di effettuare il cambio gomme in tutta tranquillità scontando la penalità e rimanendo in seconda posizione davanti a Russell. Anche Hamilton ne approfitta, e riesce a fare il cambio gomme riguadagnando la posizione su Leclerc.

Va ancora meglio a Verstappen, che ora si trova in quarta posizione a ridosso dei primi,. 

Si riparte al giro 20 con Perez che se ne va comodamente, e Russell che impensierisce per qualche curva Alonso, e poi deve preoccuparsi di Verstappen. Hamilton, l’unico con gomma a mescola media, passa Sainz.

Tempo due giri, e Verstappen fa fuori con facilità prima Russell e poi Alonso, e si porta all’inseguimento del compagno di squadra.

Inizia una battaglia a suon di giri veloci, con il distacco fra i due che si stabilizza attorno ai 5 secondi, fino a quando, al giro 39, Verstappen comunica di sentire uno strano rumore al posteriore, che gli ricorda il problema al semiasse avuto durante le qualifiche. Perez, invece, si lamenta del pedale del freno diventato lungo. Fatto sta che i due hanno quasi 15 secondi di vantaggio sul terzo..

A Max viene detto di lasciar perdere l’inseguimento al compagno e di girare un secondo più lento, cosa che non fa. A Perez viene ugualmente detto di rallentare, e il messicano ovviamente non ci sta. Così, entrambi continuano a tirare come matti.

Il box Red Bull implora Max di rallentare, e quando mancano 4 giri alla fine, e un distacco ormai incolmabile, l’olandese ha l’ardire di chiedere di potere fare il giro più veloce, in quel momento in mano a Perez. Ma decide saggiamente di lasciare perdere. Anzi no, perchè lo sigla proprio all’ultimo giro.

Finisce così con un’altra doppietta Red Bull e una meritatissima vittoria di Perez, davanti a Verstappen, ad Alonso, nuovamente sul podio, e alle due Mercedes di Russell e Hamilton. La macchina più veloce della storia della Ferrari si conferma quarta forza con Sainz sesto e Leclerc settimo. Chiudono la zona punti le due Alpine di Ocon e Gasly, e Magnussen.

Si diceva che il Bahrain fosse una pista anomala, e che il vero valore delle auto lo avremmo visto a Jeddah. E, infatti, nulla è cambiato. La Red Bull vista oggi rischia veramente di vincere tutte le gare. Appuntamento fra due settimane a Melbourne.

P.S. se hanno abbandonato lo sviluppo della F1-75 a metà stagione per sfornare la SF-23, forse hanno bisogno di uno veramente bravo, per tornare a vincere, altro che Vasseur.

P.S. 2 Alonso ha conquistato il podio numero 100. Colui che 10 anni fa veniva definito come il male della Ferrari, oggi, a quasi 42 anni, ha la soddisfazione di stare comodamente davanti alla sua ex-squadra. Chi l’avrebbe mai detto…

NIENTE DI NUOVO NEL DESERTO: VERSTAPPEN DOMINA IN BAHRAIN

Si ricomincia esattamente come si è concluso il 2022: con una Red Bull davanti. Ed era difficile che andasse diversamente, nonostante i proclami di una Ferrari che affermava di avere costruito “la monoposto più veloce della (sua) storia”, e una Mercedes convinta di avere risolto i problemi di un design originale che tante difficoltà aveva creato lo scorso anno.

Nulla di tutto questo: macchina che vince si cambia poco, e questo ha fatto la Red Bull con la RB19, naturale evoluzione della RB18. E a non essere evoluti, o quasi, sono i rapporti di forza fra le squadre.

Con la Red Bull a monopolizzare la prima fila, e la Ferrari la seconda (ben distante), ad aprire la terza fila c’è la sorpresa (mica tanto) Aston Martin guidata da un quarantaduenne giovanotto di belle speranze.

Si spengono i semafori e “buono spunto di Verstappen”, che va via indisturbato, a differenza del suo compagno di squadra, che si fa superare da Leclerc. Dietro di loro, Alonso perde la posizione sulle due Mercedes, anche grazie ad una leggera toccata da parte del suo compagno di squadra.

Al giro 5, Verstappen ha già 4 secondi di vantaggio su Leclerc, che tiene dietro Perez pur avendolo in zona DRS. E’ confermato, quindi, che la Ferrari ha risolto i suoi problemi sul dritto.

Al giro 9, Russell, che si è fatto superare alla partenza da Hamilton, informa elegantemente la squadra di essere più veloce di Lewis. Ma dopo due giri il suo problema diventa Alonso, che si è fatto minaccioso dietro di lui, e lo supera al giro 13. Contemporaneamente, Hamilton è il primo dei leader a fare il pit-stop.

Al giro 14 è il turno di Leclerc e Sainz fermarsi per montare gomma dura, e al giro successivo è Verstappen ad effettuare la sosta, per montare nuovamente gomma morbida.

Perez si ferma per ultimo al giro 17, e anche nel suo caso la squadra opta per la gomma morbida.

Al giro 21, Horner viene disturbato da Vanzini via radio, con domande inutili e risposte altrettanto inutili. Nel frattempo, Verstappen continua a guadagnare mezzo secondo al giro su Leclerc, e Perez fa altrettanto, da dietro. E, infatti, al giro 26 il messicano si prende facilmente la seconda posizione.

Al giro 30, Hamilton rientra per la sua seconda sosta, imitato al giro successivo da Sainz, che veleggia anonimamente in quarta posizione a 30 secondi dal leader, e da Russell, che subisce l’undercut da Stroll.

Al giro 34 anche Leclerc si ferma per la sua seconda sosta, rimontando gomma dura. Al giro successivo è il turno di Perez e Alonso, con lo spagnolo che si ritrova subito dietro ad Hamilton.

Verstappen conclude la serie delle seconde soste al giro 37.

Al tiro 38, Alonso passa Hamilton, ma l’inglese difende la posizione coi denti e se la riprende subito. Ma Nando è giovane dentro, e si inventa un sorpasso impossibile, per andare poi alla caccia di Sainz.

E al giro 42 la Ferrari “senza problemi di affidabilità” lascia a piedi un affranto Leclerc. E la giornata per la Ferrari  si fa ancora più dura perchè Alonso supera facilmente Sainz e si prende il podio.

Gli ultimi giri vedono Sainz riuscire a stare davanti ad Hamilton, e Alonso gestire anche la gara del compagno Stroll.

Finisce così con Verstappen che taglia il traguardo passeggiando davanti a Perez, con Alonso terzo a ben 24 secondi. Seguono Sainz, Hamilton, Stroll, Russell, Bottas, Gasly e Albon.

A secco solo AlphaTauri, Haas e una disastrosa McLaren, che ha già dato appuntamento all’Azerbaijan.

Fra due settimane a Jedda la seconda gara di un mondiale che si prennuncia a senso unico, come 9 degli ultimi 10 mondiali. Buon divertimento.

P.S. “la Ferrari più veloce della storia”, “numeri al simulatore molto incoraggianti”, “estratta tutta la potenza dal motore”, ma, soprattutto, “abbiamo risolto i problemi di affidabilitò”. Un bel tacer non fu mai scritto. E non diciamo che questo è il risultato della sostituzione del TP,  perchè questa è in gran parte farina del sacco di quel TP. E non contiamo nemmeno sul fatto che il nuovo TP possa (o sia in grado di) cambiare velocemente questa situazione.

P.S. 2 Vorrei scrivere tante cose su Nando,  ma ve le risparmio. Segnalo solo una domanda spettacolare di Nico: “cosa hai provato a superare la Ferrari ad Hamilton?”.

VERSTAPPEN CHIUDE ALLA GRANDE AD ABU DHABI. LA FERRARI SALVA LA STAGIONE.

Ad Abu Dhabi si chiude il mondiale più a senso unico della storia della Formula 1. E c’è spazio solo per definire i primi dei perdenti, come li chiamava Enzo Ferrari. Che non sarebbe certamente fiero di vedere, nella contesa, proprio la squadra da lui fondata.

In settimana, tutta la stampa che conta ha annunciato in pompa magna il siluramento di Binotto, sostituito da un personaggio dal carattere difficile, tal Frédéric Vasseur che si vuole molto vicino sia alla dirigenza di Stellantis sia a Charles Leclerc. La Ferrari prontamente smentisce, la stampa che conta dichiara che la candidatura è bruciata, e Binotto si presenta sorridente nel paddock, come se niente fosse. C’è un secondo posto in entrambi i campionati, da portare a casa, e non sono ammesse distrazioni.

Le qualifiche vedono la Red Bull monopolizzare la prima fila, la Ferrari la seconda e la Mercedes la terza. 

La partenza è regolare per i primi tre, che se ne vanno nell’ordine, mentre Hamilton riesce a superare Sainz, il quale lo riattacca subito, lo passa ma lo porta largo, e l’inglese si riprende la posizione tagliando la curva. Dopo qualche giro, gli viene chiesto di ridare la posizione, cosa che fa prima che la direzione gara intervenga, ma poi se la riprende subito. Le sue gomme posteriori, però, si surriscaldano, e al giro 8 Sainz gli ripassa davanti. Il giro successivo deve poi cedere anche a Russell.

Al giro 10, Verstappen comanda indisturbato, con 3 secondi di vantaggio su Perez, il quale ha un vantaggio simile su Leclerc. Vantaggio che però evapora in 5 giri, perchè il messicano ha finito le gomme anteriori, e la Red Bull decide di farlo entrare per montare la mescola più dura. Sergio torna in pista fra Vettel e Alonso in battaglia, e impiega qualche giro a superare il tedesco, perdendo tempo prezioso.

Che però recupera subito dopo, e, stranamente, la Ferrari non fa fermare Leclerc.  Al giro 20 si ferma, invece, Verstappen, che esce poco davanti a Perez. 

Al giro 21 finalmente la Ferrari fa entrare Leclerc, che esce a debita distanza dal rivale messicano, e poco davanti a Sainz, che però non lo attacca. Charles inizia a guadagnare lentamente terreno nei confronti di Perez, e a metà gara si trova a 3 secondi, ma, soprattutto, fa segnare il giro più veloce. 

Perez, che segue Verstappen a 2 secondi, si lamenta di essere rallentato dal compagno. Le due Red Bull sembrano però in completa gestione della gara, e non consentono a Leclerc di avvicinarsi a meno di 2.5 sec. Ma così non è, perchè al giro 33 il distacco è di solo 1.5,  e la Red Bull fa fermare nuovamente il messicano. La Ferrari dice a Charles di fare l’opposto e, infatti, rimane fuori. Non solo, in Ferrari pensano di andare fino in fondo senza più fermarsi. Mancano 20 giri e il distacco da Leclerc è di 18 secondi.

Al giro 45 Perez raggiunge Hamilton, che non ha ancora fatto la seconda sosta, e l’inglese gli restituisce il favore dell’anno precedente, quando perse 5 secondi, e il mondiale, per la strenua difesa del messicano, il quale lo supera una prima volta, ma poi si fa risuperare nel rettilineo successivo. Alla tornata dopo, si fa più furbo e aspetta il secondo DRS, riuscendo a completare il sorpasso.

A questo punto Leclerc è 9 secondi, con 11 tornate ancora da percorrere. I giri passano, e Perez guadagna solo mezzo secondo al giro, il che non è sufficiente. 

A tre giri dalla fine, Sainz supera Hamilton per il quarto posto, e contemporaneamente la W13 dell’inglese si rompe. Lewis conclude così la stagione senza vittorie, per la prima volta da quando corre in F1.

Perez non ce la fa a raggiungere Leclerc, e la gara finisce così con Verstappen a centrare la quindicesima vittoria stagionale, Leclerc secondo ad artigliare una meritatissima seconda piazza nel mondiale, e Perez terzo per la delusione dei tifosi messicani. Al quarto posto Sainz, poi Russell, Norris, Ocon, Stroll, Ricciardo e Vettel, che chiude così la carriera in F1 come l’aveva iniziata, prendendo un punto.

La Ferrari riesce così a portarsi a casa la seconda posizione in entrambi i campionati. Poco, se si pensa a come il mondiale era iniziato, tanto se si pensa a dov’è stata la rossa nelle due stagioni precedenti. Ma dopo averci raccontato per due anni che l’obiettivo era il 2022, finire con 4 vittorie contro le 17 della Red Bull è obiettivamente deludente.

Ora ci aspetta la solita, lunghissima, pausa invernale. Nella quale, c’è da giurarsi, si tornerà a parlare del team principal Ferrari. Appuntamento in Bahrain fra 105 giorni.

P.S. oggi è stata, forse, l’ultima gara per tre piloti molto amati, per ragioni diverse. Mick Schumacher, il cui prosieguo di carriera non è ancora chiaro, Daniel Ricciardo, destinato a fare da terzo pilota e testimonial per la Red Bull, ma, soprattutto, Sebastian Vettel che ha lasciato un segno nella storia della Formula 1, anche da un punto di vista umano e del quale, ne sono sicuro, sentiremo ancora parlare in ambiti diversi dal motorsport. Danke Seb.

P.S 2 è stata l’ultima gara anche per Latifi, che, purtroppo per lui, non è così amato come i tre sopra citati.  E’ stato tanto criticato, e preso di mira per quanto avvenuto un anno fa proprio ad Abu Dhabi, ma se si pensa a certe prestazioni che è riuscito a produrre, non è sbagliato affermare che non sia proprio quanto di peggio si sia visto in F1, come in tanti sostengono.

P.S. 3 Einstein sosteneva che facendo le stesse cose si ottengono sempre gli stessi risultati. Chi dice che in Ferrari non si debba cambiare nulla, dovrebbe tenere conto di questo. 4 stagioni, 7 vittorie, due con zero, una sanzione pesantissima subita, un cambio di regolamento che ha letteralmente azzoppato una buona monoposto. E strategie discutibili in continuazione. E’ una traiettoria che va benissimo per arrivare secondi (per un  pelo), ma non certo per vincere il mondiale contro squadre come la Red Bull e la Mercedes. Ed è proprio questo il problema.

P.S. 4 a questo proposito, oggi abbiamo visto molto bene la differenza fra un fuoriclasse e un buon pilota. In Red Bull l’hanno capito molto bene, in Ferrari no.

RUSSELL VINCE LA PRIMA AD INTERLAGOS. E LA MERCEDES RISORGE.

Interlagos. Quante pagine della storia della F1 sono state scritte nel circuito posto fra due laghi alla periferia di San Paolo. E quanti drammi e quante esplosioni di gioia si sono viste con l’asfalto umido.
Umido come è stato venerdì per le qualifiche, quando alla gioia incontenibile di Magnussen, ritrovatosi in pole proprio quando la pioggia ha iniziato a cadere più forte, e la sessione è stata fermata con bandiera rossa, ha fatto da contraltare la rabbia di Leclerc per essere stato mandato in pista con gomme intermedie con la pista ancora da slick.

Al sabato è in programma la terza gara sprint della stagione, che si rivela molto tirata, con le due Mercedes a conquistare le prime due posizioni e, quindi, la prima fila per la gara di domenica, e Verstappen relegato, si fa per dire, in seconda fila.

E la domenica la temperatura è salita di tanto, non solo sugli spalti. Quando si spengono i semafori, le due Mercedes se ne vanno indisturbate seguite dalle due Red Bull. A centro gruppo, Ricciardo tocca Magnussen e lo fa girare. Il danese in retromarcia colpisce l’australiano che non riesce ad evitarlo. Inevitabile l’uscita della Safety Car.

E, quando rientra ai box, succede di tutto. Russell attende troppo a ripartire, prendendo di sorpresa Hamilton ma non Verstappen, che lo attacca. I due affrontano le prime curve affiancati, ma Lewis chiude la porta e si tocca pesantemente con il rivale olandese. Il quale ci rimette l’ala anteriore ed è costretto a fermarsi per sostituirla. L’inglese perde invece solo qualche posizione. Poche curve dopo, Leclerc attacca Norris all’esterno, lasciando abbondante spazio all’interno. Ma Lando allarga e lo spedisce contro le barriere. Nonostante l’urto, il monegasco riesce a ripartire e a fermarsi per cambiare ala e gomme, e, pur ultimo, inizia a girare più veloce di Russell, in testa alla gara.

Al giro 18 Sainz, in terza posizione, è costretto a fermarsi al box per togliere una visiera a strappo incastratasi in una presa d’aria. Allo spagnolo, partito con gomma a mescola media per fare un primo stint più lungo, vengono montate gomme a mescola soft. 

Al giro 24 Russell comanda le operazioni con 4 secondi di vantaggio su Perez e 10 su Hamilton, la cui vettura non ha evidentemente subito danni dal contatto con Verstappen. Proprio in questo momento, il messicano viene fermato per montare gomma a mescola media ed evitare di perdere la posizione nei confronti di Sainz. Sergio rientra davanti allo spagnolo, ma nel traffico dei doppiati, e Russell può fare la sosta per coprirsi dall’undercut con una certa tranquillità.

Al giro 30 è il turno di Hamilton fare la sua sosta, per montare gomme a mescola media.  Al giro 37 si ferma poi nuovamente Sainz per montare gomma mescola media.

Al giro 43 Hamilton ha raggiunto Perez, e impiega un giro per passarlo e riprendersi la seconda posizione. Il messicano si ferma poi al giro 48 per la sua ultima sosta, e si ritrova con oltre 11 secondi di distacco da Sainz e una ventina di giri per recuperarli. Alla tornata successiva Hamilton viene costretto a fermarsi per proteggersi dall’undercut, ma Lewis voleva continuare. Ancora un giro e pure Russell si ferma per montare gomma soft, ed esce poco davanti allo spagnolo della Ferrari.

Al giro 53 Norris pianta la macchina in mezzo alla pista. La direzione gara attiva la Virtual Safety Car. Sainz ne approfitta per cambiare le gomme perdendo la posizione su Perez. Ma la McLaren non si riesce a spostare, e viene attivata la Safety Car proprio nel momento in cui i commissari riescono a muovere la macchina.

Si riparte quando mancano solo 10 giri alla fine, e si consuma il dramma di Perez, che non trova il passo e si fa superare dalle due Ferrari e da Alonso. Ma, soprattutto, viene passato dal compagno Verstappen al quale era stato chiesto di non superarlo per non togliergli punti importanti per arrivare secondo nel mondiale. A Max viene poi chiesto un’altra volta all’ultimo giro di far passare il compagno, ma l’olandese rifiuta dando un’articolata spiegazione che fa riferimento ad una scia non data in una gara precedente.

Anche Leclerc chiede la posizione del compagno, ma la squadra gli nega questa possibilità giustificano la decisione con l’elevato rischio di perdere capra e cavoli, avendo Charles due mastini come Alonso e Verstappen a poco più di un secondo.

Finisce così con Russell che coglie la prima meritatissima vittoria in F1, davanti al compagno di squadra Hamilton. Al terzo posto Sainz, seguito da Leclerc, un favoloso Alonso, anch’egli rimontato dal fondo della griglia e Verstappen. Al settimo posto Perez, inguardabile nelle fasi finali, poi Ocon, Bottas e Stroll.

Fra solo una settimana l’ultima gara ad Abu Dhabi, circuito tradizionalmente favorevole sia a Red Bull che a Mercedes. La Ferrari può salvare la stagione mantenendo la seconda posizione in entrambe le classifiche. Momenti di scarsa lucidità permettendo.

P.S. per ammissione di Elliott, direttore tecnico della Mercedes, la W13 è nata male a causa di un grossolano errore nella definizione delle specifiche. Non è entrato nei dettagli ma è parso chiaro che l’errore avesse a che fare con l’altezza da terra. Quella che era a tutti gli effetti una carriola ad inizio stagione, è diventata una macchina in grado di fare una doppietta senza aiuti da parte degli avversari. Per tutto questo bisogna ringraziare la FIA, che a metà stagione ha di fatto cambiato il regolamento, favorendo la Mercedes e sfavorendo la Ferrari. E, su questo, credo ci siano ormai pochissimi dubbi, nonostante le continue smentite da parte dei diretti interessati.

P.S. 2. Un pensiero per l’Alpine, che l’anno prossimo sarà nelle mani di Ocon e Gasly, lasciando andare un pilota come Alonso che ha dimostrato, una volta di più, di fare la differenza. Quest’anno molto probabilmente arriveranno quarti, vedremo l’anno prossimo dove arriveranno grazie al contributo dei due prodi francesi che, si dice, si amino poco.