MARC, profeta in patria Honda, suona la settima.

Marc Marquez ha suonato a Motegi la sua settima sinfonia.

Sette volte campione del mondo a venticinque anni!

Basterebbe questo per buttare metaforicamente la penna e non trovare null’altro da aggiungere a cotanta impresa…

Non corrisponderebbe però a verità pensare che Marquez a Motegi non abbia avuto avversari. Perché la Ducati, in casa della Honda si è presentata in gran spolvero, indiscutibilmente con la migliore moto dello schieramento. E con l’intenzione neanche troppo velata di ripetere lo scherzetto dell’anno scorso con la stupenda vittoria di Dovizioso.

La prima cattiva notizia è stato il forfait già dalle PL1 di Lorenzo per i dolori postumi della caduta in partenza di Aragon;  la microfrattura rimediata alla mano impedirà al 99 di correre anche a Philippe Island.

Viceversa Dovizioso è stato un valido avversario per tutto il weekend: sempre davanti nelle prove libere, in pole il sabato, ha condotto la danza per gran parte della gara. Fino a due giri dalla fine, quando, in lotta con Marc Marquez è stato tradito dall’anteriore in una scivolata innocua per il fisico ma non per il morale.

Quello che si prospettava come un remake del fine gara dell’anno scorso è diventata una cavalcata solitaria verso il trionfo del 93.

Il migliore tributo al Marquez iridato arriva proprio dalle parole del Dovi a fine gara: “”Faccio i complimenti a Marc, ha strameritato. Quest’anno non aveva la moto per fare una differenza di 100 punti in classifica, ce li ha messi lui”

 

 

Belle parole. Ma la Ducati e Dovi hanno molto da meditare su quest’annata che volge al termine. Perché se la grandezza di Marquez è inconfutabile è altrettanto vero che la strada è stata spianata dagli errori di inizio stagione. E non consola certamente la crisi sempre più consistente di Petrucci, eletto a sostituto di Lorenzo per la stagione a venire.

Spero siano di buon auspicio le parole di Agostini: “Dovi sarà pronto per il titolo nel 2019”.

Alle spalle dei due attori principali il solito Crutchlow e Rins con la Suzuki. E poi Valentino Rossi che continua il suo ormai laconico calvario con la Yamaha. Non riesco a valutare le responsabilità dirette di Rossi nella crisi ormai di lunga data della Yamaha ma certamente sta segnando inesorabilmente il tentativo di Valentino di vincere la battaglia con l’età. Peccato. Anche per Vinales che invece di tempo ne dovrebbe avere ancora molto.

Dopo la caduta di Dovizioso la prima Ducati classificata è al settimo posto con Bautista (che in Australia correrà con la moto ufficiale di Lorenzo). Relegato nelle retrovie ancora una volta il pensionando Pedrosa.

Nelle classi inferiori il mondiale sembra sorridere ai colori italiani.

In Moto3 Bezzecchi ha vinto e si è portato a un solo punto dal leader Martin caduto a 6 giri dal termine. Come al solito la lotta è stata serratissima, divertentissima ma con tante cadute. Le peggiori conseguenze le hanno riportate Di Giannantonio (trauma cranico) e Antonelli (vertebra fratturata).

In Moto2 Bagnaia consolida il primato nel campionato dopo avere vinto a tavolino per la squalifica di Quartararo (pressione della ruota posteriore troppo bassa). Mi piace molto il Pecco: poco mediatico (ma diamo tempo al tempo), calmo ma estremamente consistente quando si tratta di girare la manopola destra.

Appuntamento fra una settimana per un’altra levataccia per il GP d’Australia. Chissà se a Marc sarà passata la fame e e lascerà un po’ di carne assieme alle ossa per gli avversari.

Valther

Kimi torna alla vittoria, Lewis rinvia la festa

Ci sono gran premi che suggellano la carriera di un pilota, altri che ne certificano una crisi profonda, di quelle che richiedono un reset e un nuovo inizio.
Ad Austin è successo proprio questo: Raikkonen vince un GP con la Ferrari dopo 9 anni e 113 gare di astinenza, e, salvo eventi clamorosi, questa è stata la sua ultima volta sul gradino più alto del podio. Vettel commette l’ennesimo errore di una stagione disastrosa, come mai si era vista per un pilota Ferrari designato come prima guida e a cui è stata affidata una macchina vincente.

Il venerdì, la pioggia aveva certificato le difficoltà Ferrari. Ma il sabato, complice forse anche lo smontaggio degli ultimi aggiornamenti, entrambe le rosse sono tornate vicinissime alla Mercedes (di Hamilton), mancando la pole per pochi centesimi. Vettel si vede negata la prima fila da una sacrosanta penalità comminata per l’ennesima distrazione, accomodandosi in terza, dietro Bottas e Ricciardo. Per sua fortuna, Verstappen rimane vittima dei dissuasori installati per evitargli di fare il furbo, e viene relegato diverse file indietro.

Ma questo non è sufficiente ad evitare al tedesco l’ennesimo disastro del primo giro causato da una Red Bull. Alla partenza Raikkonen riesce a prendersi la prima posizione, grazie anche alle gomme più morbide rispetto ad Hamilton. Dietro scoppia il finimondo, con Stroll che centra in pieno Alonso, e Grosjean che fa fuori se stesso e Leclerc. Nel frattempo Vettel riesce a superare Ricciardo, che però non ci sta, e cerca di riprendersi subito la posizione affiancando il tedesco il quale perde la macchina, lo colpisce e si gira, ripartendo dal fondo.

La gara di Daniel dura però pochi giri, fino a quando la sua Red Bull lo abbandona per l’ennesima volta al giro 11. Questo provoca l’attivazione della Virtual Safety Car. Hamilton ne approfitta per fare il primo pit-stop, e a questo punto è chiaro che ne dovrà fare un secondo. Torna in pista in terza posizione, dietro al suo compagno di squadra, che raggiunge e supera in pochi giri, accodandosi poi a Raikkonen, il quale, con le gomme ormai finite, riesce a tenerlo dietro per due giri facendogli perdere una manciata di secondi. Bottas lo segue al box il giro successivo, ma all’uscita si ritrova dietro a Verstappen, rimontato fino alle prime posizioni, così come Vettel, il quale effettua il suo pit-stop al giro 26, e torna in pista staccato di una ventina di secondi dal finlandese della Mercedes.

A metà gara Hamilton ha 15 secondi di vantaggio su Raikkonen, ma i suoi tempi sono sempre più lenti di quelli di Raikkonen, a causa del blistering che accusa sulle gomme posteriori. Kimi a sua volta gira più lento di Verstappen in terza posizione. Ci si chiede se Lewis riuscirà a terminare la gara senza effettuare l’ulteriore cambio, in teoria inevitabile.

E inevitabile si conferma, perchè, peggiorando il blistering, a 18 giri dalla fine Lewis si ferma, ed esce in quarta posizione dietro al suo compagno di squadra, che lo fa gli dà strada immediatamente e per la seconda volta in giornata. Nel frattempo Verstappen si avvicina a Raikkonen, tornato in testa alla gara. Ma dietro di loro Hamilton, con gomme fresche, si avvicina velocemente, e a 2 giri dalla fine prova l’attacco a Max nella parte lenta ingaggiando una bellissima lotta che dura qualche curva, e finisce con Hamilton largo nella via di fuga, dopo una corretta difesa dell’olandese. A quel punto Lewis tira i remi in barca, e Kimi, che ha approfittato della lotta fra i due inseguitori, si gode gli ultimi 2 giri indisturbato.

Al quarto posto chiude Vettel, riuscito negli ultimi giri a superare un inesistente Bottas. Seguono ad oltre un minuto le due Renault, tornate veloci (si fa per dire) e affidabili, poi Ocon, Magnussen e Perez.

Fuori dai punti e doppiati, le due Toro Rosso , la Sauber e la McLaren superstiti, e le due Williams.

Fra solo una settimana, in Messico, Hamilton potrà festeggiare il suo quinto titolo mondiale. Per la Ferrari quello di oggi è un contentino molto pericoloso. La splendida prestazione di Raikkonen può far passare in secondo piano il grande problema che hanno ora da risolvere: il pilota di punta, un 4 volte campione del mondo, è ormai ufficialmente dentro un tunnel, dal quale qualcuno lo deve aiutare ad uscire. Il numero di errori commessi dalla Francia in poi è preoccupante e pure in aumento. Che non sia sereno è palese anche nelle interviste. E l’anno prossimo avrà in casa un brutto cliente, un po’ come gli capitò in Red Bull nel 2014, e anche allora andò in crisi decidendo di cambiare squadra. Ma nel 2020 di macchine competitive libere verosimilmente non ce ne saranno, ed è il caso quindi che faccia un bel reset, e che in questo, come detto, venga aiutato dalla squadra, perchè forse, complici non meglio precisati problemi personali, da solo potrebbe non farcela. In Ferrari devono lasciare da parte le diatribe interne, ormai trapelate ufficialmente, perchè se il pilota ne sarà coinvolto l’anno prossimo li aspetta un replay del 1992.

P.S. il recupero di competitività della Ferrari è curioso, dopo 3 gare in cui la Mercedes era sembrata nettamente superiore. Questo sembra ovviamente smentire  la teoria secondo la quale il calo di prestazione fosse dovuto ai pressanti controlli FIA. Forse la ragione è molto più semplice: la Ferrari è andata più forte dopo avere ancora una volta smontato gli aggiornamenti, e questo è preoccupante, perchè evidenzia il problema cronico degli ultimi 10 anni, il non riuscire a far migliorare l’auto nel corso della stagione. E, non dimentichiamolo, a giugno è stato lasciato andare via colui che aveva supervisionato il progetto dell’auto stessa, e non si può non pensare che questo abbia pesato negativamente.

MOTOGP 2018 – MOTUL GRAND PRIX OF JAPAN

Facciamola spicciola, elencando in che modo potrà diventare, nuovamente e meritatamente, CAMPIONE DEL MONDO MM93:

    • Vittoria di Marquez: un successo in Giappone consegnerebbe il titolo a Marc indipendentemente dal risultato del Dovi.
    • Dovizioso non prende punti: Marquez sarebbe automaticamente Campione, indipendentemente dal suo risultato.
    • Marquez arriva 2°, 3°, 4° o 5°; Dovizioso non gli arriva davanti.
    • Marquez arriva 6° o 7°; Dovizioso non va oltre il 5° posto.
    • Marquez non va oltre l’8° posto; Dovizioso non gli arriva davanti per più di due posizioni (Marquez 8° e Dovi 6°, Marquez 9° e Dovi 7°; e così via).
    • Marquez non prende punti; Dovizioso non va oltre il 14° posto.

Insomma, non ancora una cosa probabilissima, ma diciamo che le sue  buone probabilità che accada ci sono.

Weekend di gara che facilmente avrà delle condizioni meteo che renderanno difficili le prove libere e qualifica, ma con la gara di domenica quasi sicuramente asciutta.

Il tracciato normalmente ben si adegua a Ducati, Honda e Yamaha, piacendo pure a molti piloti. Le statistiche infatti vedono una alternanza ben marcata di vincitori, seppur avendo in Lorenzo colui che ha vinto di più su questa pista nell’era recente. Il Maiorchino proverà a vedere se i medici lo considerano FIT per la gara, dopo l’ulteriore frattura anche del polso rimediata in Thailandia, quindi sarà abbastanza improbabile che sto anno sia del lotto di quelli che puntano al successo.

Marquez e la Honda, vorranno sicuramente cercare di festeggiare sul loro tracciato della casa dell’Ala, ma Dovizioso non ha ancora riposto la spada e si dichiara pronto al duello. Le M1 sono chiamate a dare conferma della buona prestazione della Thailandia e visto l’alto grip del tracciato, potrebbe anche essere cosa probabile (sicuro verrò smentito nelle previsioni). Da non dimenticare Suzuki, anch’essa artefice di un finale di stagione che mostra un team ritrovato, pronto a fare l’ultimo step per essere li nel giro di quelli che contano.

Moto2

Sfida sempre incentrata su Bagnaia e Oliveira, con l’Italiano che gara dopo gara mostra sempre più la sua concretezza e quella del team. Nulla è ancora scritto e non si devono commettere passi falsi, weekend dopo weekend, per arrivare all’obbietivo stagionale del titolo iridato. L’avere in casa anche il competitivo marini, può essere di grande aiuto, se come nella scorsa gara, si riesce a frapporre fra lui e il Portoghese.

Moto3

Da verificare ancora i dolori alla mano per Martin, tanto che lo Spagnolo già si vede in controllo su Bezzecchi e del resto, visto il vantaggio in classifica, è una scelta saggia e che può fargli correre meno rischi. Speriamo che la corsa al titolo non venga ancora segnata da errori altrui, che rovinano bei weekend dei due.

LA PROGRAMMAZIONE SU SKY SPORT MOTOGP HD

Domenica 21 ottobre

04.00: Diretta Moto3 Gara
05.20: Diretta Moto2 Gara
07.00: Diretta MotoGP Gara

LA PROGRAMMAZIONE SU TV8

Domenica 21 ottobre 

11.00: Differita Moto3 Gara
12.15: Differita Moto2 Gara
14.00: Differita MotoGP Gara

F1 2018 AMERICAN GP: AN INTRODUCTION

COTA. Circuit of the Americas. Austin, Texas.

This will be the end? Probabilmente no, ma ci andremo molto vicini. Quando prima di un GP si cominciano a fare ipotesi su “Tizio sarà campione se Caio arriverà nella posizione x” allora vuol dire che l’epilogo è vicino.

“Quando sono già stato quì?” Questa potrebbe essere la frase che la gran parte dei ferraristi potrebbe porsi in questo weekend. Disappunto che anche quest’anno viene esorcizzato nell’analisi delle colpe. Piloti, squadra, FIA. Lo stesso copione da anni con minime variazioni giusto per renderlo meno noioso ma ugualmente irritante (in base ai punti di vista ovviamente)

Più colpa di Vettel? Oppure della Scuderia, di Arrivabene? Oppure è la solita Fia che vuole male al simbolo stesso della F1? Ross Brawn, che a Maranello ha lasciato la “miseria” di 5 mondiali e 57 vittorie, ha dato di recente un suggerimento non richiesto ma molto sensato alla Scuderia, quello di rimanere uniti nelle difficoltà e di non iniziare il gioco delle colpe. Invece i rumors e gli atteggiamenti visti a Suzuka indicano un’altra realtà, quella di un team lontano da quello visto a inizio stagione, con una apparente eppur avvertibile frattura tra il pilota e il team principal, tra quest’ultimo e il direttore tecnico e la squadra tutta.

Ha ragione Ecclestone a definire con lombrosiana sicumera che è la “troppa italianità” del team la causa principale dei suoi mali? Oppure più semplicemente, ma non per questo giustificabile, la morte di Marchionne e la totale mancanza di un management all’altezza abbiano provocato i danni che si sono visti dalla domenica di Monza al tragicomico Gp del Giappone? Che hanno portato un pilota vincitore di 4 mondiali ad essere definito un pilota fragile da eminenti addetti ai lavori, un team principal ad accusare apertamente i suoi ingegneri e questi ultimi a barcamenarsi con una monoposto che si è trasformata in una bestia difficile da addomesticare?

Lasciando perdere cali prestazionali in merito a sensori e batterie, che pure avrebbero una certa base di fondamento, resta l’istantanea di una squadra che non è assemblata e addestrata per una maratona lunga 21 gp. Gli addetti ai lavori dicono che una maratona comincia a farsi selettiva dopo il 30esimo chilometro. E i fatti dicono che a questa soglia la Ferrari è arrivata col fiato corto a differenza della Mercedes, che è saputa stare in scia in momenti di crisi e ora opera un definitivo, quanto inaspettato nella sua perentorietà, allungo che la porterà solitaria al traguardo.

L’altra faccia del dualismo sono Hamilton, miglior stagione di sempre in F1, Wolff team principal che prende le decisioni più impopolari forte della logica del risultato finale da perseguire che già si era vista nella Ferrari dell’era Todt (però con la pretesa di insegnare agli altri come ci si comporta in merito) e un team che è capace di produrre uno sforzo tecnologico ed economico proprio quando serviva di più.

C’è da restare annichiliti e sgomenti anche guardando al 2019, consci che l’avversario sembra imbattibile e non sbaglia un colpo. E con una RBR che è sempre all’agguato e che potrebbe avere la PU Honda come arma per operare un definitivo salto di qualità, potendo già contare sul pilota più annunciato, più tosto e più benvoluto dai commissari Fia.

Detto ciò, ecco un’altra serie di notizie interessanti ci accompagnano verso l’appuntamento di Austin, circuito che non è la solita “tilkata” ma un collage, finalmente con un senso, di famigerate sezioni di altri circuiti da pelo sullo stomaco, come la sequenza Maggotts-Becketts-Chapel, il motodrome di Hockenheim e la curva 8 del circuito di Istanbul.

– Hamilton propone l’inversione della griglia per rendere interessanti i Gp più noiosi della stagione. Un altro passo verso la Formula wrestling?

– la FIA ufficializza il calendario 2019 che è una replica di quello del 2018. Con un deciso sdoganamento del tuning delle monoposto, che avranno le luci di posizione anche sulle paratie dell’ala posteriore

– la Williams ufficializza George Russel, prossimo campione della F2, come pilota per il 2019. Di sicuro Ocon e Kubica saranno altrettanto felici come il giovane inglese, più che altro per non dover guidare quella che nel 2018 si è dimostrata la peggior monoposto.

– I commissari Fia sanzioneranno i piloti che compiono un doppio spostamento in difesa della loro posizione in fase di tentato sorpasso da parte di un avversario. Cattiva notizia per Vettel? O Verstappen?

Tornando all’analisi delle variabili in pista, Pirelli non sceglie il salto di mescola per il Gp di Austin e propone soft, supersoft e ultrasoft, per un circuito dall’asfalto che non dovrebbe presentare eccessivi problemi di degrado anche se le mescole di quest’anno saranno di uno step più morbide rispetto a quelle del’anno passato. Nel 2017 la strategia migliore per chi partiva tra i primi 10 era la scelta di ultrasoft + soft, scelta che potrebbe essere copiata quest’anno ma che potrebbe anche vedere l’utilizzo della supersoft in Q2, per evitare di accorciare troppo il primo stint. Chi parte nelle retrovie potrebbe optare per la supersoft + ultrasoft, ma più probabile l’utilizzo della soft che offre maggiori garanzie in caso di sosta unica. Importante sarà gestire la frenata e la temperatura delle gomme nel rettilineo tra curva 11 e 12, oltre al possibile eccessivo scivolamento laterale nella sezione in contropendenza tra curva 2 e curva 10.

I tre top team questa volta si assomigliano nelle scelte con il solo Vettel a scegliere un treno di ultrasoft in più e il duo Red Bull che opta per un treno di supersoft più della concorrenza, con la sicurezza per tutti di poter provare adeguatamente passo e degrado di ogni mescola.

I team di seconda fascia e terza fascia hanno compiuto scelte più aggressive. Racing Point Force India, Williams e Sauber privilegiano le ultrasoft, Toro Rosso e Haas non pongono molta attenzione alla soft con Gasly e Grosjean, Renault copia Ferrari.

Fuori dal coro la McLaren che punta molto su soft. Da notare l’azzardo di Grosjean, Sirotkin , Gasly e Leclerc che hanno scelto un solo treno di soft.

Il meteo potrebbe riservare qualche sorpresa, con pioggia al venerdì e possibili rovesci al sabato e alla domenica, ma con percentuali sotto il 50%. Temperature piuttosto basse, difficilmente si supereranno i 20 gradi, con ovvie ricadute sulla gestione delle gomme.

Insomma, il palcoscenico sembra preparato per un’altra affermazione del duo Hamilton/Mercedes. Lo fanno supporre le ultime 4 vittorie di Hamilton su questo circuito e lo stato di forma della Mercedes. Ferrari è chiamata alla solita prova di orgoglio, quanto meno per ritrovare un po’ di ottimismo in vista del 2019, con Red Bull che sembra poter stabilmente impensierire la Scuderia e già proiettata all’anno prossimo, confortata dall’ottimismo dei tecnici Honda che si dicono sempre più vicini in termini di competititvità alle PU Ferrari e Mercedes, e “supportati” dalla decisione FIA di voler dare un ulteriore giro di vite all’utilizzo nelle qualifiche di olio nelle PU per ottenere un extraboost, grosso vantaggio per Ferrari e Mercedes e croce per la PU Honda.

Racing Point Force India continua il suo personale campionato che potrebbe anche portarla ad impensierire Renault e Haas per la vittoria del “gruppo B”. Si gioca in casa degli americani, potrebbe essere un vantaggio non da poco per la Haas. Anche Toro Rosso e Alfa-Sauber sono vicine nel punteggio, mentre McLaren e Williams aspettano solo che finisca il supplizio.

Rocco Alessandro

 

6 HOURS OF FUJI

Il mondiale riprende dopo quasi due mesi dall’ultima gara di Silverstone, dove le Toyota sono state clamorosamente escluse per consumo eccessivo dello skid, probabilmente a causa dei cordoli. In ogni caso la Toyota non si è appellata e ha perso definitivamente la doppietta. Questo fatto non è che cambi drasticamente le sorti del campionato, con l’equipaggio della #8 saldamente al comando in classifica.

Arriviamo dunque al Fuji, gara di casa per la Toyota, con le TS050 Hybrid rallentate e a parità di stint con le LMP1 non-ibride. Infatti l’ultima revisione dell’EOT pubblicato dalla FIA decreta un aumento di 26 kg per le vetture giapponesi, mentre le altre LMP1 vedono aumentare il serbatoio quanto necessario per coprire la stessa distanza delle Toyota ogni stint. Il WEC ha precisato che questi cambiamenti sono stati possibili dopo che la Toyota li ha accettati, visto che da regolamento le TS050 non dovevano essere alterate, ma solo le nuove LMP1. Per la lotta in pista comunque questo è un bene e magari potrà regalare una gara più combattuta rispetto alle precedenti, anche se sembra difficile. Sempre in LMP1 è ufficiale che le Ginetta per quest’anno non torneranno in pista, dopo che il team Manor si distaccato dal progetto e la Ginetta sembra aver iniziato a testare i motori Gibson al posto dei poco brillanti Mecachrome utilizzati a Le Mans.

Come sempre la vera lotta sarà in GTE con 5 costruttori, 10 macchine e piloti top. Finora la stagione ci ha regalato una vittoria per la Ford, una per Porsche e una per la Ferrari. In classifica è la casa di Stoccarda a comandare in virtù della maggior valenza della doppietta ottenuta a Le Mans. Per la tappa del Fuji il BOP “automatico” porterà alcuni cambiamenti su 3 delle 5 vetture. La BMW M8 GTE, ancora acerba, potrà beneficiare di 20 kg in meno e un aumento della pressione di sovralimentazione a tutti i regimi e 2 litri di serbatoio in più. Invece Ford e Porsche saranno penalizzate: in particolare la Ford GT avrà 18 kg in più e una leggera riduzione del boost, mentre la 911 RSR sarà più pesante di appena 2 kg e avrà un restrittore di 0.3 mm più piccolo, entrambe le vetture avranno 1 litro in meno di benzina. Ferrari e Aston Martin non avranno modifiche rispetto all’ultimo round di Silverstone, quindi occasione ghiotta per AF Corse dopo la vittoria colta proprio in Gran Bretagna.

Nell’estate si è parlato anche del futuro del WEC con le nuove regole che dovrebbero debuttare nel 2021. Si parla molto della classe “hypercar” per sostituire l’attuale LMP1, con molti costruttori al tavolo delle discussioni. I rumors indicano fra i partecipanti Toyota, Aston Martin, McLaren, Ferrari e Porsche…con la Ford che sembra invece concentrata sul nuovo progetto DPi 2021 per l’IMSA, abbandonando così il programma GT. Ci sono molti dubbi e poche informazioni per ora, anche se sono certi i limiti massimi di budget che sono drasticamente inferiori rispetto a un programma LMP1 di Toyota, Porsche o Audi. Il primo se di regole dovrebbe essere diramato dopo il consiglio mondiale FIA di Dicembre, e lì si capirà chi può essere veramente interessato. Wait and see…

Entry List / Spotter Guide

Orari: (vi ricordo che in Giappone sono 7 ore avanti a noi….quindi la gara scatta alle 4 in pieno notte!!)

Buona gara a tutti i pazzi della notte che pensano di vederne un pezzettino…magari il finale alla mattina.

Aury