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BASTIAN CONTRARIO: PIOVE SUL BAGNATO

La verità è che al peggio non c’è mai fine ed il GP belga, conclusosi domenica scorsa, non ha mancato nel ricordarci questo antico detto popolare. Partiamo dal fatto che il suddetto GP si è sempre svolto a fine agosto e, considerando la posizione geografica del circuito di Francorchamps, ci sarà un motivo se questo era posizionato a fine estate nel calendario del mondiale. I nuovi mercati avanzano, scalpitano per avere un posto al sole e, infatti,  il calendario della F1 di Domenicali & Co. già ora è gravido di appuntamenti, i quali pare siano destinati ad aumentare (sigh), perciò miei cari lettori, inutile lamentarsi del meteo (estivo e quindi altamente prevedibile tra le Ardenne), perché questo era inevitabile che andasse a rompere le uova nel paniere nell’organizzazione del baraccone, chiamato Circus di F1; piove sul bagnato appunto. Pioggia che, purtroppo, anche se non ce n’era proprio bisogno, è andata ad evidenziare sia l’inadempienza dello stesso organizzatore che la dabbenaggine dei piloti… nessuno escluso! Non faccio sconti a nessuno e per quale motivo dovrei farne? Come mai piloti titolati ed esperti hanno lasciato che fosse Russell il capo della GPDA? Non conosco il sistema di scelta di questo fantomatico sindacato, il quale a mio giudizio conta nel processo decisionale di tutto il carrozzone come il due di coppe nella briscola a bastoni e,  infatti, quando mai i piloti, con portavoce George, si fanno sentire? Guarda caso nel bagnato weekend belga, il “sindacalista” Russell si sbatteva per tutto il paddock invocando l’eventuale annullamento del GP perché troppo pericoloso. Ribadisco il concetto, non conosco i motivi del perché sia stato eletto proprio il buon Russell, considerando che tra i venti piloti ci sono nove titoli mondiali tra Alonso ed Hamilton, i quali, tra l’altro, ne vengono proprio dalla vecchia scuola dove sotto la pioggia si correva eccome (da qui il perché non faccio sconti a nessuno) eppure nello svolgimento della sciagurata “mini gara” (ri sigh!) tutti e venti i piloti sono partiti in fila come soldatini dietro la safety car con full wet, quando meteo, condizioni della pista e buon senso dicevano che si sarebbe potuti partire regolarmente con intermedie. Che umiliazione, che vergogna, che disfatta per noi appassionati della vecchia guardia che ci siamo fatti le ossa ammirando le migliori gesta compiute in nome del nostro sport proprio sotto la pioggia battente. Le nuove generazioni magari applaudiranno anche alla cupa iniziativa, del resto questi sono stati e vengono educati al perbenismo ad oltranza del “safety first” che per carità è giusto (Dio non voglia che ora ci sia qualcuno che inizia con la menata che voglio l’incidente per non dire altro!), solo che l’attuale F1 è entrata in un loop dal quale non se ne esce più e che essa stessa ha creato. Il sottoscritto si chiede, visto l’andazzo che ormai si è scelto di prendere, come diavolo hanno fatto i campioni del passato a gareggiare e soprattutto a partire sotto pioggia battente? Erano idioti loro o sono furbi adesso a mortificare uno spettacolo che già di suo è annichilito dallo strapotere della Red Bull di Verstappen? Piove sul bagnato dunque e, per quanto mi sforzi di vedere un lato positivo in tutto questo, ci si mette anche la sorte nell’aiutare chi di aiuto non ne ha proprio bisogno.

Mi riferisco all’imbattibile Verstappen (anche se Charles dice che è battibile… certo, tutti lo sono, quando c’è il mezzo per contrastarlo, di certo non quest’anno che corre da solo!), che dall’alto della sua sicurezza e maturità (si dia a Cesare ciò che è di Cesare) sapeva già il casino che sarebbe successo in curva uno e si è ben guardato di arrivarci a rotta di collo, considerando anche che sapeva come sarebbe finita comunque, anche se avesse perso un’altra posizione. Infatti ci pensa Carlos a facilitargli il compito, incollandosi all’inesperto e talentuoso Piastri. Il buon Carlos, superato per la gioia di tutti i tifosi di LeClerc (la guerra dei poveri), dal compagno appunto, in classifica generale non può che biasimare se stesso per quanto accorso, ed in seguito, dunque, inutile lamentarsi se in squadra si operano determinate scelte. Scelte da parte del muretto nei riguardi del monegasco durante la gara, che sono state a dir poco lineari. Quando vedevo Ferrari che rispondeva senza sbavature, colpo su colpo, ai potentissimi undercut della Mercedes, che unite alla guida di Charles sono riusciti a conquistare un benedetto terzo posto, mi sono chiesto se Ferrari sarebbe riuscita a fare lo stesso qualora lo spagnolo fosse stato ancora in gara. Eh già, perché un conto è dover dividere la strategia in due, un altro è potersi concentrare esclusivamente su una sola macchina. Guarda caso, domenica scorsa è andato tutto liscio. Sarà cosi anche a Monza, dove si presuppone che Ferrari dovrebbe (condizionale d’obbligo) andare bene, visto che in Belgio non ha sfigurato (seconda forza tra le Ardenne… che F1 altalenante e imprevedibile che c’è dietro gli scarichi della RB19) sui lunghi rettilinei ad alta velocità. A mio giudizio, il problema della gestione dei due piloti rossi si presenterà presto nuovamente e quello del GP belga è stato solo un rimandare l’appuntamento. Nel frattempo, caso mai ci fosse qualcuno che festeggia il terzo (meritato) posto del monegasco, che può fare morale alla chiusura del circo per la pausa estiva, mi permetto di ricordare che queste non sono altro che briciole, avanzi che Verstappen lascia a quelli che si alternano dietro di lui ogni domenica di GP. Per chi aspira a ben altro, non può essere di certo felice di ciò, eppure se non fosse stato per il ritiro di Sainz, adesso Ferrari avrebbe superato la Aston Martin in classifica costruttori (piove proprio sul bagnato eh?). Quella Aston che è partita come un razzo ad inizio mondiale e che con il redivivo Alonso ha fatto non poco sognare ed invece si è sciolta come neve al sole, tanto da essere ormai stata agguantata dalla disastrata Ferrari. Che poi, conti alla mano, tanto disastrata non è la macchina di Binotto, visto che con una squadra in piena rifondazione (Alpine, clamorosamente ha avuto il fegato di superare in scelleratezza la stessa Rossa!) e che Dio solo sa dove si troverà l’anno prossimo (dal punto di vista tecnico, dato che la nuova nata apparterrà esclusivamente al gruppo di Vasseur) stanno lottando apertamente per il terzo posto nei costruttori. Magra e triste consolazione certo, visto che l’anno scorso eravamo in vetta ed invece oggi si lotta per le briciole appunto, eppure queste prestazioni altalenanti (in dipendenza del circuito dove si corre, si capisce) della SF-23, ci ricordano che una base c’era sulla quale lavorare e che, se si fosse agito diversamente, ora forse parleremmo d’altro. A Sky, riportando una dichiarazione scritta da “La Repubblica” (e speriamo che sia solo del quotidiano e non di Vassaeur), si legge che l’obiettivo è il 2025 e che bisogna resistere (ripetuto più volte) in maniera partigiana fino a quella data, perché quello sarà il momento della rinascita. In quell’anno prenderà servizio Loic Serra (ex AMG), forse da qui le conclusioni raggiunte dal quotidiano… magari, visto che ora l’attuale TP (a differenza dell’altro) ha tutto il supporto necessario della dirigenza, riuscirà nell’impresa; perché no? Male che vada c’è sempre il 2026, che poi è la data fissata dal Presidente proprio l’anno scorso e, caso mai non ci riuscissero, ci sarà sempre l’anno successivo. Del resto si sa, anche se piove sul bagnato, c’è sempre l’anno che segue per rimediare

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BUDAPEST

C’era un poeta che non sapeva ben spiegare il fascino generato dalle donne ungheresi confuso, come tutti,
da una grazia senza tempo mista alla fierezza del portamento, attratto dalle loro forme sinuose e snelle e
allo stesso tempo intimidito dal baluginio fiero e persino pericoloso che i loro occhi tramandano da tempi
immemori, occhi di quell’antico e irrequieto popolo capace di rappresentare l’antonomasia di devastazione
e distruzione che dopo aver scorrazzato in terribili scorrerie per tutto l’Impero Romano trovò infine la pace
in questa zona dove il Danubio allarga la sua influenza creando la pianura pannonica. Così turbato il poeta
diede fondo alle sue risorse e di queste fascinose creature ebbe infine a dire che sono come “un fiume
d’oro con due occhi di ghiaccio”.
Mi pare una definizione che si attaglia perfettamente a descrivere l’Hungaroring che quando nel 1986 si
presentò nel circus fece storcere il naso ai più e che dopo 38 anni fa parlare di sé grazie al fascino
misterioso ed ineffabile che si è costruito nel tempo. Chi ha saputo domarlo, questo fiume d’oro, è
sicuramente sir Lewis Hamilton che staglia nel suo palmares il record difficilmente eguagliabile di 9 pole
position sullo stesso circuito. Quel che ha fatto Lewis nel sabato ungherese ha dello straordinario. L’ha
capito, Lewis, l’Hungaroring. L’ha accarezzato in ogni curva, chicane, cambio di direzione e in quel giro,
centimetro dopo centimetro, deve avergli sussurrato parole dolcissime perché ne ha infine ricevuto il dono
che, come il poeta qui sopra, molti uomini vorrebbero ricevere da queste lande pannoniche: una unione
sensuale e gioiosa. Tant’è vero che nelle interviste in parco chiuso l’espressione un po’ spersa e stralunata
del volto di Lewis non lasciava adito a dubbi.
Però, come diceva il poeta poc’anzi citato, l’Hungaroring ha anche occhi di ghiaccio. E’ pericolo fidarsi, caro
Lewis! Quello sguardo, ricordatelo, è pericoloso! Anche se hai il record dei record non puoi credere davvero
di aver domato una volta per tutte l’Hungaroring. E infatti la gara si decide in quei pochi (si fa per dire)
metri che dividono la linea di partenza dalla curva 1. Allo spegnimento del semaforo, quei 3 millesimi che il
circuito ti aveva regalato in prova, ha evidentemente deciso di toglierteli. 3 millesimi che ti hanno impedito
di chiudere Max e di uscire in testa alla prima curva. 3 millesimi che nel vano tentativo di resistere al
generale Ezio, ehm pardon, all’arrembante Max Verstappen ti hanno anche privato del podio.
Già, un fiume d’oro con due occhi di ghiaccio.
Ma bando alle ciance e passiamo alle NON PAGELLE che questa volta si aprono, forse non troppo
inaspettatamente con…

ZHOU!
Già, proprio lui! L’inaspettato MVP delle qualifiche! Che tale è stato sia per la totalmente imprevedibile
velocità di Alfa in Ungheria sia per la sua strepitosa prestazione nei vari Q1 (che chiude addirittura al primo
posto!), Q2 e Q3 sia per la sua capacità di fare il salto di qualità nel suo ultimo giro veloce sia per aver
messo dietro il Valtteri redivivo, anche lui gasatissimo dalla inattesa velocità del mezzo, il quale
ricordiamolo sul giro secco ha dato filo da torcere anche a sir Lewis! Quinta posizione in griglia da
fantascienza, peraltro a pochi millesimi dalla terza e un bravo bravissimo! non glie lo leva nessuno. Certo. E
poi? E poi la domenica, nel più classico tòpos del dalle stelle alle stalle, ne combina di ogni. Si pianta in
partenza come non si vedeva da anni e non contento nel buttarsi sulla prima curva crea un disastroso
filotto di tamponamenti: “buccia” Ricciardo che “buccia” Gasly che “buccia” Ocon e addio fichi! Ricciardo
riparte ultimo ma gli alfieri di Enstone finiscono lì, molto mestamente la loro gara. Non che avessero
particolari speranze di far bene ma proprio così no, eh! Ah, Zhou! Che grandiosa metafora della vita che ci
hai regalato!

VERSTAPPEN

Il buon Max, a differenza di Lewis, decide di affrontare l’Hungaroring con piglio più strategicamente
militaresco e si trasforma nel generale Ezio. Porta tutti un po’ a spasso nelle varie sessioni, non si scompone
affatto nel vedere Lewis in pole e poi quando vede il momento giusto, proprio là, proprio ai campi
Catalaunici, decide di sferrare il colpo. Stacca al semaforo come non ha mai staccato prima e impedisce a
Lewis di chiuderlo. Esce in testa alla prima curva e poi sfianca gli avversari. Oltre alla metafora storica di cui
sopra non fa. Nel senso che mentre nelle ultime gare si era visto il suo straordinario valore aggiunto qui
invece, dopo il colpo da maestro in partenza, fa tutto in dosato controllo (comunque inavvicinabile per gli
altri). Si vede quel che potrebbe fare in più in occasione del fastest lap: mentre tutti, nell’ultimo stint,
tiravano alla morte girando in 1.22 alto, lui stampa un 1.20 e 5 da fantascienza. Che dire di più?

NORRIS
E per fortuna che Ungheria non era adatta alla nuova McLaren! La “mecca” va forte davvero. In qualifica
Norris è addirittura un po’ deluso (e non lo nasconde) e possiamo pure dire che deve accontentarsi della
terza piazza. In gara è costretto dalla lotta Max/Lewis a soccombere al suo (bravissimo nell’occasione) team
mate ma che ne avesse di più si è visto in occasione della giostra dei pit stop: il ritmo è decisamente
migliore e nonostante le grida di delusione dall cabina di commento di Nico Rosberg il sorpasso su Piastri
era inevitabile. Nel finale resiste abbastanza comodamente alla rimonta di Perez e chiude con uno
strepitoso secondo posto. E se i 30 secondi rimediati da Max a fine gara possono far storcere un po’ il naso
in vista del resto della stagione gli altrettanti 30 secondi dati al team mate ci fanno dare del bravo
bravissimo! a Landino nostro. Post-gara un po’ ridicolo, con la distruzione del preziosissimo trofeo di Max
che porta quest’ultimo a fare un sibillino commento davanti ai giornalisti: “con tutti i soldi che McLaren dà
ai propri dipendenti sicuramente ne avranno anche per ripagarmi il trofeo”. Ma cosa avrà mai voluto dire?!

PEREZ
IL buon Checo torna finalmente sia in Q3 che sul podio. Dopo le disastrose performance dei precedenti GP
si sarebbe di che essere contenti. Invece la superiorità dimostrata da RBR in questo circuito ci fa pensare
che Checo avrebbe potuto, e quindi dovuto, fare anche meglio. Infatti, per quanto raggiunga finalmente il
Q3 lo fa però con una prestazione finale assai scialba che gli vale solo il nono posto in griglia. Poi, per carità,
fa una gara gagliarda con un buon numero di sorpassi e con un ritmo che, quando aveva pista libera, era del
tutto comparabile a quello del suo team mate. Anche il terzo posto finale, un podio finalmente!, andrebbe
salutato con gioia viste le precedenti gare ma nella parte finale non è riuscito ad agganciare Norris, che
pure pareva alla sua portata. Dolce-amaro è, dunque, il risultato finale per Checo. E se guardiamo alla
ottima prestazione di sorrisoneDaniel là dietro…

HAMILTON
Delle peripezie amorose del nostro con l’Hungaroring abbiamo già detto nella parte introduttiva quindi non
mi ripeto. Per il resto registriamo un ottimo ritmo nella parte iniziale della gara, un pessimo (strano!) ritmo
nella parte centrale e di nuovo un ritmo eccellente nella parte finale che lo porta ad un passo dalla lotta con
Perez per il gradino più basso del podio. La sensazione è che se non ci fosse stata quella partenza disastrosa
il secondo posto era facilmente alla sua portata. Ma tant’è. E intanto continua a distanziare il giovane team
mate in classifica.

PIASTRI
La inaspettata conferma della competitività McLaren aiuta ancora il nostro Oscar a mostrare di che pasta è
fatto. L’eccellente qualifica non è nulla di fronte alla genialità che ha mostrato in partenza. Visto che il
duello Max/Lewis stava rischiando di portare per prati anche Norris ha saputo con sagacia cogliere l’attimo
per infilarsi dove gli altri non pensavano. Considerando le poche frazioni di secondo che hanno i piloti per
prendere decisioni il fatto che abbia preso quella giusta va tutto a suo merito. Così riesce ad uscire dalla

prima curva in una inattesa seconda posizione e poi tira fuori il meglio dal suo mezzo facendo una prima
parte di gara alle calcagna di Max. Forse sforza troppo le gomme perché dopo essere stato intorno ai 2 sec
per una decina di giri si stacca inesorabilmente finendo per soccombere già al primo pit stop ad un Norris
che aveva comunque dato l’impressione di avere qualche cosa in più. Purtroppo dopo il primo pit non
riesce a rendere allo stesso modo di Norris e si stacca abbastanza rapidamente. Mette in piedi un bellissimo
duello con Perez al quale soccombe con il dovuto onore. Pare che proprio in quel duello abbia rovinato un
poco il fondo ma non ne sarei così sicuro: il suo ritmo era già (relativamente) scadente già da prima.
Soccombe anche ad Hamilton, stavolta senza combattere più di tanto e deve accontentarsi, si fa per dire
visti i risultati prima di Silverstone, di un quinto posto che sa comunque di buono per tutto quello che ha
mostrato. La stoffa sembra esserci (ed è già ampiamente rookie dell’anno): ora deve abituarsi ai piani alti.
Bravo.

RUSSELL
Dopo una Silverstone incoraggiante Giorgino ritorna amaramente a deludere. Quando il tuo attempato
team mate fa la pole position mentre tu esci mestamente in Q1 si può far altro che rimanere delusi? No. E a
nulla vale la ottima gara che ha portato a termine (con sorpassi anche spettacolari eh, per carità) perché
comunque dal 18° al 6° posto è tanta roba. Però, come al solito, da lui ci si aspetta molto di più. E continua
a scivolare indietro. Doveva essere l’anno della sua consacrazione e invece si sta trasformando piano piano
in una specie di incubo. Non ci siamo. Il vero punto è che da quando è arrivato in F1 non ha mai avuto
veramente pressione. Nemmeno l’anno scorso, al suo esordio in Mercedes, aveva pressioni per via del fatto
che la macchina era quello che era. Quest’anno invece le pressioni ci sono e la sensazione è che Giorgino
faccia fatica a reggerla. Il talento e la velocità ci sono ma sappiamo che per essere campioni bisogna anche
dominare la pressione ambientale: ce la farà?

LECLERC e SAINZ
La ferrari delude ancora. Se per Hamilton e Max abbiamo scomodato poeti e storia antica per descriverne le
gesta qui purtroppo dobbiamo scomodare un Attila non esattamente da poema epico:
A come atrocità,
doppia T come terremoto e traccedia,
I come iradiddio,
L come lago di sancue
e A come "adesso vengo e ti sfascio le corna"!
Così sono apparsi, infatti, i proclami della vigilia, che consideravano l’Hungaroring come pista “adatta” alla
SF-23: sconclusionati e ridicoli come in un film di serie B. Ma se in quel caso la demenzialità era talmente
calcata da generare grasse risate in questo caso, ahimè, finisce per far piangere. Come già a Silverstone
anche in Ungheria la vettura non va sul giro secco impedendo a Leclerc di fare il suo solito show e
accontentarsi di un per lui mesto sesto posto in griglia, alle spalle persino di Zhou!, e a Sainz addirittura di
raggiungere il Q3. La gara è senza lampi, con qualche piccolo sgarbo che si consuma tra i due a smuovere un
poco le acque. Alla fine, nonostante le posizioni, meglio Sainz, più regolare e autore di una partenza
strepitosa, di Leclerc, senza lampi e falloso in occasione del pit (peraltro anche “cannato” per una pistola
malfunzionante). Perplesso dalle dichiarazioni di Vasseur post-gara che pur sottolineando gli errori tentava
di vantare un ritmo simile a McLaren e Mercedes che, numeri alla mano, non sembra esserci stato. La luce
sembra spenta ma questo campionato ci ha abituato a sorprese ad ogni GP: Spa non sarebbe adatta alla SF-
23. E se invece lo fosse?

ALONSO e STROLL

Se in Ferrari piangono in Aston Martin si strappano i capelli. Il passo del gambero di AM infatti è ancora più
marcato di quello degli uomini in rosso. E per fortuna che Alonso è un altro, come Hamilton, che
l’Hungaroring sa come trattarlo (i distacchi in qualifica tra i due teammate sono imbarazzanti) altrimenti il
risultato finale sarebbe stato ancora più deludente. E mi è dispiaciuto vedere un Alonso impotente in gara
costretto ad un ritmo indecente se confrontato con quello che riusciva a fare nella prima parte di stagione.
Stroll, dopo una pessima qualifica, fa comunque una gara gagliarda a centro gruppo e riesce a entrare nei
punti. Ma la delusione è tanta.

NOTE DI MERITO
Un’Alfa strepitosa (ma che avranno combinato?!) si scontra contro la poca sagacia dei suoi piloti, di Zhou in
particolare, come detto nella parte a lui dedicata, che ha rovinato anche la gara di Bottas in partenza e gli fa
perdere posizioni. Ho guardato il ritmo in gara ed era buono, segno che la macchina c’era. Vedremo nelle
prossime gare se è stato tutto un caso o se hanno effettivamente trovato qualcosa di buono
Hulkenberg eccellente in qualifica è diventata un’abitudine ma vista la scarsa vettura che guida in realtà
ogni volta andrebbe applaudito alla grande.
Ricciardo mi pare abbia fatto un ottimo esordio. Uso tutte le cautele del caso ma intanto ha messo dietro
(sia pur di poco) Tsunoda in qualifica e in gara, dopo il “buccio” di Zhou in partenza che l’ha relegato in
ultima posizione, ha tenuto un ritmo eccellente che l’ha portato a ragguingere e poi lottare a centro gruppo
per l’ultima posizione dei punti che forse sarebbe stata addirittura alla sua portata con una partenza
“normale”, chi lo sa? Comunque ottimo.

NOTE DI DEMERITO
Tsunoda, specularmente, dopo aver annichilito DeVries per tutta la stagione si ritrova battuto da un pilota
che non correva da un anno, peraltro deludentissimo. Questo confronto, più che un ritorno alla ribalta di
Ricciardo, potrebbe trasformarsi in un de profundis per Tsunoda. E sarebbe un peccato perché l’anno
scorso avevo molto apprezzato la sua progressione contro Gasly.
Magnussen continua a scivolare come performance.
Sargeant sempre più in bilico. Dopo una discreta performance a Silverstone torna a prendersi le piste da
Albon e fa anche figure barbine: qui si è ritrovato in lotta in un panino tra Hulk e Tsunoda e commette un
errore da principiante girandosi come un pollo alla chicane. Mah!
Ci vediamo a Spa!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL FOGLIO BIANCO

Confesso che, alla fine di ogni GP, mi pongo un dilemma esistenziale, un dubbio amletico che mi attanaglia le cervella e mi aggroviglia le budella: cosa scrivo dopo l’ennesimo GP scontato? Per fortuna c’è la Ferrari di monsieur Vasseur, assieme agli acerrimi tifosi anti Binotto (quelli li riconosci subito), a risollevarmi e a darmi tutti gli spunti necessari.

Il GP d’Ungheria, conclusosi domenica scorsa, a dire il vero, qualche suspense l’ha data con il discutibile ed ecologico (dice che si risparmiano due set di gomme impattando meno sull’ambiente… sigh!) nuovo format di qualifiche. Tralasciando il fatto che cambiare le regole in corso non è mai il massimo della trasparenza (con buona pace di Alonso che se ne lamenta apertamente) e che comunque al sottoscritto più di tanto non ha fatto salire la libido, vero è che questa situazione da wrestling ha rimescolato le carte, dando la possibilità al redivivo Hamilton di “prendere la 104”, in barba a Verstappen e di chi lo supporta. Di questa vicenda vissuta sabato, ciò che mi fa specie e quasi mi disgusta è l’entusiasmo che viene pompato creando ad arte hype per la gara domenicale, sul poleman Hamilton, facendo capire che se la può giocare con “l’odiato rivale”. A parte che Red Bull ha volontariamente sacrificato l’assetto del sabato, proprio per puntare tutto sulla gara (che vergogna, che schifo: prima il sabato era dedicato esclusivamente a chi aveva più palle in staccata per affrontare la curva più velocemente possibile… ora si va di conserva e si pensa alla gara!), quindi al pubblico si forniscono aspettative vane, vero è che ciò che più mi fa imbestialire è quel virgolettato che ho scritto poc’anzi e che ho dovuto sentire più di una volta: come si fa a dire una cosa del genere quando poi la regia mostra un tifoso Ferrari, tutto contento e, soprattutto, sicuro che nessuno lo ammazza, immerso in un oceano orange? Per quale motivo educare il giovane pubblico a credere che l’autodromo sia una curva da stadio, quando poi la F1 è decisamente tutt’altro? Forse il primo foglio bianco da cui si dovrebbe ripartire è su questo tipo di telecronache urlate e tifate all’esasperazione, che letteralmente istigano al pensare quanto meno in modo deviato rispetto allo spirito che rappresenta il motor sport in generale e la F1 nello specifico. Inutile meravigliarsi se sui social ci ritroviamo i barbari alle porte, i quali non fanno altro che urlare appunto, usando epiteti di ogni sorta, scagliandosi contro questo e quello, come se fosse un affare privato.

Ritornando ad Hamilton, evidentemente non partire più dalla pole da tanto, troppo tempo, gli ha fatto male, visto che quando il semaforo ha liberato tutti, ha rimediato una magra figura, che si va ad aggiungere alle sue non poche felici partenze. La differenza rispetto a prima è che se cannava uno start con la macchina che aveva fino a qualche anno fa, poteva recuperare in scioltezza; oggi, invece, se commette una sciocchezza del genere, la paga salata, perché la bestia che gli sta dietro, lo passa in un amen e saluta tutti… cosa che puntualmente è successa. Il foglio bianco, per tutti in questo caso, lo dovrebbe imporre la FIA, perché questo sarebbe l’unico modo per fermare lo strapotere della macchina da guerra targata Verstappen – RB19. Purtroppo, non credo che “i Verstappen’s” con a capo Marko, sarebbero d’accordo su questa proposta, allora avanti tutta e prepariamoci a vedere (salvo miracoli), il resto del campionato la cui unica incognita è chi sarà il secondo ed il terzo classificato. Chi di certo non si fa problemi e riparte da un foglio bianco senza colpo ferire e pensarci due volte è proprio il dott. Marko, il quale ha fatto fuori DeVries (umanamente meritava di finire il mondiale, sportivamente, invece, sapeva in che covo di serpi si era andato a ficcare, quindi si assuma le sue responsabilità sportive), mettendo al suo posto Ricciardo, il quale a sua volta con i suoi sorrisi a “trentasei” denti, non aspettava altro: infatti, alla sua prima gara, si “incapretta” Yuki San senza tanti complimenti, sebbene l’AlphaTauri più di tanto non gli permette grossi exploit in gara.

A questo punto, vi starete chiedendo, cosa diavolo centra il foglio bianco e che attinenza abbia con la Ferrari. Ebbene, come ho anticipato, i miei “colleghi” ferraristi, non mancano mai di ispirarmi e anche questa volta le mie aspettative in merito non sono state disattese. Immediatamente dopo la disfatta magiara, il mantra che aleggiava sui social era proprio quello che si doveva ripartire da zero; da un foglio bianco appunto. L’entusiasmo, nel vedere la McLaren rinascere a nuova vita, con l’ex ferrarista Andrea Stella come Team Principal evidentemente ha aizzato la tifoseria in cerca dell’ennesimo nuovo miracolo, dimenticando che nelle altre scuderie si lavora diversamente, cioè con serietà data a sua volta dalla stabilità dell’organico, invece di stare a cambiare (o dovrei dire cacciare?) sempre qualcuno. Inutile dire che questa serenità comporta un ambiente più disteso, senza stare con l’ansia di essere licenziati e soprattutto c’è voglia di vincere, cosa che a Maranello evidentemente manca. A Woking hanno capito subito che il 2023 era iniziato male e sono ricorsi ai ripari con i fatti, programmando pazientemente il tutto, con il risultato che si ritrovano al giro di boa di questo lunghissimo mondiale come seconda forza che se la gioca con Mercedes, anche se la classifica al momento non gli da ragione. Complimenti a loro, che hanno avuto una capacità di reazione degna delle migliori squadre. Questo è stato possibile, come ho già detto, perché in squadra c’è la serenità necessaria per portare avanti un progetto senza ansie e senza pressioni ossessive.

Di grazia, da quale foglio bianco dovrebbe ripartire Ferrari? Fino a qualche GP fa si dava merito a Vasseur che non aveva interrotto lo sviluppo già in estate (a differenza del suo predecessore che viene ingiustamente accusato di ciò) ed ora, in un loop dal quale non se ne esce più, ci si aggrappa al foglio bianco. Non paghi e tralasciando le penose dichiarazioni del TP rosso, le quali dimostrano totale distacco dalla realtà (“ungheria pista amica”, “il passo non era male, perché era uguale a quello della Mercedes”… è necessario ritrovare assolutamente un luogo di decenza in codeste dichiarazioni!), ci si aggrappa all’ever green “bisogna prendere ingegneri dall’esterno e non promuovere dall’interno”. Chi vuole venire a Maranello in queste condizioni? Ancora si rifiuta la realtà di accettare il fatto che la GeS viene evitata come la peste a causa del modo in cui si lavora. Si deve partire da un foglio bianco… vero, e chi deve tenere la matita in mano? Il famoso “uomo dei miracoli”, Loic Serra, non potrà lavorare prima del 2025 (“obiettivo 2026” aveva detto il Presidente…) e, comunque, quest’ultimo di certo non è Wachè, che Red Bull si guarda bene dall’allontanare e che Binotto, a differenza di chi millanta che non si muoveva sul mercato, ha contattato già in passato. Lo staff tecnico che attualmente lavora “sotto” Vasseur è lo stesso che aveva il suo predecessore, con la differenza che ora risulta indebolito, visto che alcuni degli uomini che erano pedine importanti per la progettazione della monoposto, sono voluti andare via e che naturalmente, per non farci mancare nulla, la concorrenza se li è già assicurati. Facile fare i complimenti (meritatissimi!) ad Andrea Stella, senza sapere cosa c’è stato dietro (soprattutto nessuno si è sognato di allontanarlo durante i magri risultati ottenuti sino a poco tempo fa). Nel frattempo che si cerca di riempire questo foglio bianco, è già tempo di guardare a Spa Francorchamps, dove Ferrari cercherà di riempire, almeno si spera, i vuoti che ha lasciato nel GP magiaro

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SILVERSTONE

Nel 1950 nomi che oggi suonano ormai mitologici si sfidavano a colpi di fioretto e di coraggio su circuiti altrettanto mitici dando vita al primo campionato del mondo di Formula 1. Nell’estate di quell’anno, Froilàn Gonzales, Alberto Ascari, Luis Chiron, Luigi Fagioli, Juan Manuel Fangio e Nino Farina, sfidavano le numerose insidie del circuito di Spa-Francorschamps, la versione lunga di 14 km, e per 3 ore e 500 km se le sono date di santa ragione alla per l’epoca fantasmagorica media di circa 190 km/h. Vinse Fangio, ça va sans dire, ma non fu sufficiente per fargli conquistare il primo storico titolo della nostra amata formula perché nell’ultima gara, a Monza, il solido Nino Farina su Alfa Romeo riuscì ad approfittare dei guai tecnici dell’argentino per vincere e portarsi a casa il primo storico titolo. Ebbene, nelle stesse ore in cui si svolse quello storico Gran Premio, a mille mila kilometri da Spa e precisamente nella piccola cittadina di Los Alamos, nel remoto stato del New Mexico, pare (nella storia degli aneddoti c’è sempre un “pare”) che si svolse una divertente conversazione tra alcune delle più brillanti menti del tempo durante la pausa pranzo. L’argomento era l’ennesimo avvistamento di UFO. Tra cachinni e sollazzi, gli scienziati (eh, siamo a Los Alamos! Potevano essere idraulici o armocromisti?) si facevano beffa dei boccaloni che si bevevano qualunque storia raccontata dai giornali (e no, a guardare i social oggi le cose non paiono molto cambiate…) ma poi, come immagino sia d’uso tra le grandi menti, la conversazione pare abbia virato su questioni più interessanti. Edward Teller, Emil Konopinski, Herbert York e altri presero a discutere sulla probabilità che, data la vastità dell’universo, potessero esserci davvero altre specie intelligenti là fuori. Partirono calcoli e ragionamenti, ragionamenti e calcoli: mi immagino i tovaglioli di carta usati per tracciare equazioni e disequazioni sulle variabili che andavano considerate. Continuarono per un po’, masticando hamburger e patatine fritte, e man mano che procedevano si rendevano conto che la presenza di altre civiltà intelligenti in mezzo a quei numeri astronomici (letteralmente!) avesse un tasso di probabilità piuttosto elevato. Da una civiltà (la nostra) passarono a 10, poi 100 poi 1000 civiltà extra-terrestri. Tra gli “altri” prima citati ce n’era uno che forse era il più brillante tra i brillanti, tale Enrico Fermi, ne connais-vous pas?, e pare se ne stesse zitto mentre gli altri discutevano su quei numeri da far girare la testa (e secondo me stava zitto solo per cercare di farsi andar bene le schifezze che stava mangiando ricordando con mesta nostalgia le prelibatezze italiche della sua gioventù). Ma quando i numeri delle civiltà extraterrestri virarono pericolosamente verso il milione alzò la testa guardando di sottecchi i suoi colleghi e poi alzò le mani come a zittirli. E loro si zittirono perché quando parla Enrico Fermi si sta zitti e si ascolta. Punto. Calcoli e risate sugli UFO si placarono e quando ebbe l’attenzione di tutti esclamò:

“sì, ok, bravi… ma dove sono tutti quanti?”

Già: dove sono tutti quanti?

Questo aneddoto ha dato origine a ciò che in astrofisica viene definito “il paradosso di Fermi” e sebbene io non abbia la minima idea di dove siano tutti quanti so invece per certo dove se ne può trovare uno: in cima alla lista di non-pagelle che state per leggere!

VERSTAPPEN

Eccola la risposta al paradosso di Fermi: Max Verstappen! Ma che week end ha fatto?! Alla sesta vittoria consecutiva, ottava in totale su 10 gare ci sarebbe già da sfogliare il dizionario alla febbrile ricerca di aggettivi per descrivere tanta abilità, forza, dominio che ha ben pochi pari nella storia della Formula 1. Ma se consideriamo che il compagno di squadra, che pure guida la stessa macchina, nelle ultime 5 gare non è mai arrivato in Q3 in qualifica e ha faticato a prendere punti pare evidente che le prestazioni di Max debbano essere considerate al limite dell’incredibile. Sì, è vero, la RBR rimane, anche a dispetto delle deludenti performance di Perez, la miglior vettura del lotto. Ma l’impietoso confronto deve, ripeto DEVE se si ha anche il minimo barlume di onestà intellettuale, dare la misura della stupefacente stagione che Max ha fatto fino ad oggi. Ed è proprio nelle ultime 5 gare che, se mai ci fossero stati dubbi, il valore aggiunto che Max ha impresso alla stagione è venuto fuori in modo preclaro, cioè quando gli altri hanno cominciato ad avvicinarsi. Mercedes, Ferrari ed ora McLaren hanno via via migliorato la vettura ma Max, come niente!, si è migliorato da sé sfornando performance al limite dell’incredibile. Anche a Silverstone, con le sorprendenti McLaren alle calcagna, non si è minimamente scomposto e dopo aver stampato crono irreali in qualifica sforna una gara in cui ha messo in mostra tutto il suo repertorio. A parte la partenza, s’intende, che lo vede soccombere al prodigioso stacco di Norris. Ma già dopo pochi secondi mostra con cattiveria a Piastri che di lì non si passa. Fa sfogare Norris per qualche giro e poi lo attacca di forza prendendosi la testa della gara. Che McLaren fosse in palla si vede subito: Max forza per due/tre giri ma Norris rimane lì attaccato. Lando, se gli dai la macchina, si dimostra osso duro di quelli veri ma ancora una volta il nostro non si scompone minimamente e la mette sul ritmo, come faceva un certo Michael Schumacher, remember?, staccando tempi fotocopia giro dopo giro e usando ogni decimo a sua disposizione per aumentare i metri d’asfalto che lo separavano dall’arrembante alfiere di Woking. Arrivato a circa 10 secondi si tranquillizza, si fa per dire…, e gestisce con più comodità il resto della gara. La SC non gli fa nulla e, favorito anche dalla conservatività McLaren sulle gomme, sfodera l’ennesima ripartenza da manuale e vince con comodità. Che gli si può dire? Alieno? Eccolo!

NORRIS

Bravo, bravissimo, bravissimissimo! E ancora più di Lando bravissimi gli uomini McLaren! Come è possibile trasformare una vettura che fino a due GP fa navigava nelle ultime posizioni in una vettura che, se non fosse per Max, a Silverstone avrebbe vinto in carrozza? Bella domanda! Il mio tentativo di risposta è: TD39. Ah, ma ancora lì sei?! Ma è acqua passata! Eh no, cari amici, tutto parte da lì e proprio le curiose ed eterogenee performance dei team dietro Max delle ultime 5-6 gare sono lì a dimostrarlo. Se all’introduzione del nuovo regolamento tecnico nel 2022 solo RBR e Ferrari si sono fatte trovare pronte si è visto plasticamente che poi la TD39 ha cambiato tutto. Solo RBR è riuscita a reggere tecnicamente mentre gli altri sono andati in confusione. La TD39 è stata assorbita nel regolamento 2023 ma solo RBR (e, almeno inizialmente, Aston Martin) è riuscita a mantenere la giusta direzione tecnica mentre gli altri hanno continuato a brancolare nel buio. E che gli altri fossero in confusione si è visto chiaramente nelle prime 5 gare della stagione. Confusione che però era ed è destinata a diradarsi, vivaddio. Sicché da qualche GP vediamo le varie squadre, a cominciare da Mercedes che ha deciso di abbandonare il concept 22, che di volta in volta performano in modo inaspettato perché stanno cominciando a trovare la quadra. Fatto sta che Landino nostro appena si è trovato un semi-missile sotto il sedere ha fatto vedere di che pasta è fatto costringendo Max ad un giro monstre in qualifica e dandogli del filo da torcere nella prima parte di gara. L’unico appunto che gli si può fare riguarda il “si accomodi prego” dato a Max in occasione del sorpasso. L’unica cosa che si può tentare contro un Verstappen in tale stato di grazia è provare a mettergli pressione e forse, dico forse, qualche tentativo in più a inizio gara Lando poteva farlo. Del resto non lo si può rimproverare nemmeno più di tanto: se provi a fare baruffa e poi si finisce per prati che si fa? E se poi si scopre che, visto l’andazzo della stagione sin qui, che questa era l’unica gara in cui si poteva andare a podio? Strepitosa è stata anche la sua difesa nel duello con Hamilton, che pure godeva del doppio vantaggio di gomma, dopo la ripartenza da SC: ai limiti della perfezione, come si è potuto apprezzare dai camera car di Lewis durante il duello. Ad ogni modo il secondo posto finale, oltre ad una pantagruelica boccata d’ossigeno per i papaya (insieme al quarto posto di Piastri), è anche il biglietto da visita che Lando stava aspettando: “datemi qualcosa di serio che poi ci penso io” sembra aver detto… e fatto! Grandissimo.

HAMILTON

Zitto zitto, quatto quatto il buon Lewis acchiappa un podio che per come si erano messe le cose in qualifica e nella prima parte di gara non sembrava alla sua portata. In effetti deve soccombere a Giorgino in qualifica e anche in gara non sembra averne tanto quanto il suo team mate. Questione di centesimi, per carità, ma tanto ha detto la pista. Il suo grande pregio? La strategia di gestire le gomme gialle più a lungo possibile per riuscire ad ottimizzare il finale. Certo, la SC è arrivata nel momento giusto ma è proprio lì che ha fatto la differenza con Giorgino il quale nel suo tentativo di overcut su Leclerc non era riuscito a gestire altrettanto bene. E alla fine, sempre zitto zitto quatto quatto, continua ad allungare in classifica mondiale su Giorgino. Volpone!

PIASTRI

Un bravo bravissimo non glie lo leva nessuno. Con Norris super gasato dalla inaspettata competitività della McLaren ti aspetti che un rookie come lui si prenda le piste. E invece no! Tanto in qualifica, in cui si prende solo poco più di un decimo da Norris, quanto in gara il giovane protégée di Mark Webber fa vedere a tutti di che pasta è fatto. Il maggior pericolo per lui era rappresentato dal non saper reggere l’aria rarefatta delle posizioni da podio ma non si è fatto per nulla intimorire e ha detto la sua con decisione. Anche lui ha fatto una partenza eccezionale e probabilmente anche lui avrebbe sopravanzato Max alla prima curva se Max non fosse stato… Max! Mi ha poi molto colpito la sua capacità di stare dietro al magnifico duo di inizio gara con una nonchalance da veterano, come se fosse in attesa della sua occasione. Così bisogna fare: se quelli davanti si scornano devi essere pronto ad approfittare della minima sbavatura. Bravo. Peccato per la strategia conservativa di McLaren che ha messo le bianche nell’unico stop per paura di non riuscire a chiudere la gara il che non gli ha consentito, dopo la SC, di provare ad attaccare Hamilton. Se entrambe le McLaren avessero avuto le rosse il post-SC sarebbe stato ancora più divertente, non credete? Aspettiamo i papaya alle prossime prove – troppe false speranze si sono accumulate nei team di rincalzo per pensare a loro come nuova seconda forza. Però l’impressione è stata eccellente. Bravo e bravi.

RUSSELL

Beffato ancora una volta dall’esperto eptacampeao Giorgino deve accontentarsi di un posto all’ombra. Certo però che il suo l’aveva fatto: in qualifica ha sopravanzato il teammate e in gara si è mosso con un ritmo migliore che se non fosse stato per l’arcigna resistenza di Leclerc nella prima parte gli avrebbe forse consentito di stare insieme alle McLaren. Però ha peccato nella gestione gomme (oppure il ritmo più veloce si è rivelato un boomerang) il che l’ha dapprima costretto a scornarsi con Leclerc (a proposito: sorpasso strepitoso!) e poi, complice SC, a non trovarsi nelle condizioni ottimali per provare a fare qualcosa di più. Diciamo che dopo alcune gare un po’ in ombra qui si è finalmente rivisto un po’ il suo talento. Però ci si aspetta sempre qualcosa in più. Vai Giorgino, vai, suvvia!

PEREZ

Male male male per l’ennesima volta. Ma si può, con una macchina come la RBR mancare la Q3 per la quinta volta consecutiva? Se le prendiamo singolarmente, ogni defaillance in qualifica del nostro sembra essere qualcosa di estemporaneo, un momento di sfortuna, la pioggia presa al momento sbagliato, le gomme fredde, l’errorino nel momento clou che ci può stare, e così via. Ma quando ciò accade per cinque volte consecutive è evidente che è sintomo di un problema grosso. E questo problema grosso, lasciatemelo dire, è un grosso problema! E come si spiega? Checo non è esattamente uno fermo. Quindi? Quindi la RBR è una macchina eccellente ma evidentemente non così tanto come Max la fa sembrare. E appena ti va storta una virgola sei fuori. Perez e i suoi guai stanno dimostrando antiteticamente la grandezza di Max. Poi magari dalla prossima gara torna a battagliare là davanti, e glie lo auguro perché ricordiamoci che il sorrisone di Daniel nel retrobox potrebbe assumere contorni assai inquietanti. Quanto alla sua gara non è stata male e dobbiamo registrare due sorpassi eccellenti: su Stroll al 13° giro e nel finale su Sainz. Ma non è certo a questo che dovrebbe mirare. Anche se la domanda è: ma se fosse partito davanti avrebbe resistito a Norris? Posso permettermi il dubbio?

ALONSO

Dopo l’inguaiato Perez ecco l’inguaiato Alonso. Gara insolitamente anonima per lui e solo grazie alla SC, giunta al momento per lui più propizio, evita il rischio di non andare nemmeno a punti. Onestamente non c’è molto da dire se non rilevare che gli aggiornamenti AM portati in Canada non stanno dando i frutti sperati e, anzi, sembrano pericolosamente pendere verso il salto all’indietro che in avanti. Mah!

ALBON

Se avessimo preso la Williams di inizio stagione e avessimo visto Albon in queste posizioni avremmo gridato al miracolo spellandoci le mani per l’anglo-thailandese. Invece questa gara, che pure porta un risultato in altri tempi totalmente insperato, lascia parecchio amaro in bocca al nostro. Perché? Perché per tutte le prove libere ha fatto vedere cose strepitose: praticamente sempre secondo dietro a Max! Poi in qualifica, pur raggiungendo la Q3 agevolmente, non riesce a dare la zampata che sotto sotto tutti si aspettavano e si deve accontentare, si fa per dire, dell’ottavo posto. Anche in gara non brilla quanto ci si aspettava e fatta eccezione per il sorpasso nel finale su Sainz, fatto con sagacia approfittando delle difficoltà di quest’ultimo nel duello con Perez, non ha mostrato granché. Per com’era messa la Williams quest’anno tanto di cappello ma per quel che aveva fatto vedere nelle premesse allora, be’, uhm… Dolce-amaro.

LECLERC

Ferrari in regresso? Mah! Diciamo che Silverstone era un banco di prova importante per confermare le ultime buone gare. Per com’è andata la gara non ci nascondiamo dietro a un dito e lo diciamo: bocciatura su tutta la linea. A cosa è dovuta? Non saprei. La cosa che più mi ha colpito è stato vedere un po’ di camera car di Charles in cui l’anteriore tendeva a scivolare troppo costringendo CLC a controlli non voluti. Che ciò sia dovuto alla conformazione della pista, che si è sempre detta non adatta a questa vettura, o alle nuove gomme portate da Pirelli è altra cosa che i tecnici Ferrari dovranno indagare. Per il buon Charles si è trattato dell’ennesima gara a cercare di guidare sopra le difficoltà della macchina. Però ci ha provato: nella prima parte di gara la sua resistenza contro l’arrembante Russell è stata eccezionale. Poi non ha potuto fare molto di più peraltro azzoppato da una strategia che mi ha lasciato “molto, tanto, anzi parecchio” (cit.) perplesso: il 19° giro non era troppo presto? Dopo quell’improvvido cambio gomme ha passato il resto della gara a guardare il panorama. Dopo la SC, gomme gialle nuove, è andato molto meglio, compreso il sorpasso al suo confuso compagno di squadra, ma non c’era più tempo per recuperare. Rivedremolo!

SAINZ

Anche lui è parso un po’ confuso dalla vettura ma sfortunatamente non sono riuscito a vedere camera car significativi per capire se soffriva gli stessi problemi di Leclerc. Non parte benissimo e deve accodarsi a Russell ma non riesce a tenerne il ritmo e si stacca via via. Non resiste agli attacchi subiti e non ne porta. Conta comunque su una buona strategia che dopo i vari pit stop degli altri l’avrebbe anche riportato in quinta posizione se non fosse giunta la SC, peraltro gestita magistralmente da Hamilton e Alonso. Poi cerca di resistere a Perez ma lo fa malissimo così che viene infilato come il classico pollo da Albon e dal team mate. Chiude dietro a Leclerc il peggior risultato Ferrari dell’anno dopo l’Australia. Che dire? “C’è ancora tanto da lavorare” (cit.).

NOTE DI MERITO

Non che abbia fatto granché dal punto di vista prestazionale (in Q si è preso 1-secondo-1 da Albon) ma Sargeant, forse per la prima volta da inizio stagione, fa una gara più che discreta che lo porta ad un passo dalla zona punti (anche grazie alla penalità comminata a Stroll, d’accordo, ma intanto era lì). Vediamo se trovarsi una macchina migliore gli dà anche la spinta in più che serve per far decollare una stagione sin qui fallimentare.

Gasly ottimo in qualifica e in gara avrebbe meritato molto di più del DNF ma quel satanasso di Stroll al 45° giro lo butta fuori malamente rompendogli una sospensione. Da notare una Alpine stranamente non incisiva sul dritto quando, nei passati GP, sotto questo aspetto aveva invece fatto vedere ottime cose. Mah!

NOTE DI DEMERITO

Magnussen si prende le piste da Hulk in prova, e non è una novità, e anche in gara, e stavolta è una novità. Deve stare attento il buon Kevin perché se comincia ad andare peggio di Hulk anche in gara, al di là delle contingenze, il suo posto comincerà ad essere seriamente a rischio.

Stroll continua ad andare un po’ a caso. Nello scorso GP avevo notato alcuni camera car in cui staccava la mano sinistra dal volante per riposarla e fare piccoli esercizi e avevo ipotizzato che i problemi ai polsi forse non erano stati del tutto risolti. Sarà così? Non lo so ma quella sportellata a Gasly se la poteva decisamente risparmiare

DeVries purtroppo continua a non riuscire a rendere. Vero che Alpha Tauri è suo malgrado diventata l’ultima forza ma anche stavolta va male in qualifica (non inganni la posizione di Tsunoda appena davanti a lui: si è pigliato mezzo secondo) e in gara ha mestamente navigato in ultima posizione per tutto il tempo. Male male male!

NOTE DI ANONIMATO

Oh Zhou! E dove sei finito? Niente più guizzi? Davvero vuoi tornare dietro a Bottas?

A Ocon do del pietoso solo per il gusto di farlo. Come dite? Stavolta non è colpa sua perché gli si è rotta subito la macchina? Eh ma mi sta ancora facendo ridere per la gara ridicola dell’Austria in cui ha collezionato 30 secondi di penalità per infiniti track limits! Quindi visto che qui vale il cathedra mea regulae meae glie lo do ancora: pietoso!

Ci vediamo all’Hungaroring!

Notizia dell’ultima ora! Stavo per mandare in stampa… oh che bello! è una vita che lo volevo scrivere quindi lo riscrivo in maiuscolo. STAVO PER MANDARE IN STAMPA l’articolo…ok ok ok! Diciamo che avevo già allegato il doc alla mail da mandare ad Andras – quando mi è balzato l’occhio su una succulenta breaking news: Ricciardo sostituisce Nick DeVries in Alpha Tauri!

Che ne dite? Checo tira un sospiro di sollievo o deve preoccuparsi ancora di più?

 

Metrodoro il  Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL GAMBERO

Domenica scorsa si è consumato il GP d’Inghilterra d’innanzi “al pubblico più competente del mondo”, mantra che devo ascoltare ogni anno che si corre in quel di Silverstone e perdonate questa mia digressione, solo che trovo quantomeno stucchevole e alquanto irrispettosa un’argomentazione del genere, sia nei riguardi del pubblico del resto d’Europa che di noi italiani. Queste parole, dette poi da un nostro connazionale, fanno ancora più male, perché evidentemente deve valere sempre il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, quanto poi non è affatto così, visto e considerato che la nostra Nazione è la culla del motor sport (le auto, oltre che le moto, più iconiche ce le abbiamo noi) e, quando si svolge un GP a Monza o ad Imola, non mi sembra che il pubblico nostrano si comporti diversamente da quello inglese… pubblico rosso, con le sue coreografie, che se lo sognano! Il GP di “sua maestà il Re”, ci ha mostrato anche cosa significhi essere un gambero ed in questo, sono stati protagonisti Aston Martin, Perez e naturalmente la nostra Beneamata Scuderia Ferrari.

Di Aston Martin, ad essere sinceri, rimango profondamente deluso, perché sebbene non mi fossi illuso che potessero contrastare il super potere (ormai non posso che definirlo così, visto che Verstappen pare destinato a vincerle tutte) dei lattinari di Milton Keynes, è anche vero che, come sono partiti, promettevano scintille in lungo e largo. Come già detto su queste righe, ero sicuro che AMG sarebbe ritornata (sebbene la casa con le stelle a tre punte sia un po’ altalenante) e si sarebbero giocati il secondo posto nei costruttori, proprio con la squadra a cui forniscono i propulsori, vero è che mai immaginavo che quelli di Aston, si sarebbero persi così presto proprio come stiamo assistendo da qualche GP a questa parte. Il guizzo di inizio mondiale non c’è più e, naturalmente, il leone asturiano, se era una costante sul podio, ora deve lottare (nuovamente) in posizioni di rincalzo. Paradossalmente, domenica scorsa, Alonso ha disputato una delle sue gare migliori, considerando mezzo, condizioni della pista e, soprattutto, concorrenza. Di fatto le premesse erano ben altre ad inizio mondiale, tant’è che gli stessi spagnoli avevano creato ad arte la pantomima “del 33”, riferita al fatto che le vittorie dell’asturiano, ormai da tempo, sono ferme a trentadue vittorie e sembrava fosse arrivato il momento giusto per raggiungere appunto questo agognato trentatreesimo traguardo. Passo del gambero dunque per Aston, la quale, considerando come si sta sviluppando il mondiale, allo stato attuale sarà difficile che riesca a lottare apertamente per il secondo posto.  Oltretutto domenica scorsa abbiamo assistito, con stupore e piacere, all’incredibile prestazione della McLaren, la quale era dichiaratamente seconda forza in pista. Certo serviranno conferme, perché “una rondine non fa primavera” e perché la MCL60, quando ci sono condizioni come quelle di domenica scorsa, va forte.

Chi al momento dovrebbe dare conferme, ed anzi necessiterebbe di un vero e proprio intervento divino, è il buon Perez il quale altro che passo del gambero! Cosa accade al messicano della Red Bull che ormai da più di un mese, nonostante il missile che si ritrova sotto al sedere, non riesce ad accedere più alla Q3 e quindi a lottare per la pole? A pensar male si sbaglia anche se a volte uno ci azzecca, come si suol dire. Partiamo dal principio. A campionato iniziato, l’unico che poteva realmente impensierire (marginalmente) Verstappen era proprio il suo compagno di scuderia, il quale tra l’altro, è anche stato l’unico a vincere un GP quest’anno, a parte l’olandese (imbarazzante lo stra dominio Red Bull, la quale si trova in un campionato le cui regole sono state concepite per far avvicinare il più possibile le squadre tra di loro ed invece, grazie proprio all’utilizzo dello strumento di controllo economico, definito budgetcap, non solo la forbice prestazionale tra la prima squadra e le altre si allargata a dismisura, addirittura è stata creata di fatto la squadra più dominante di sempre… assolutamente ridicolo!). Fatto sta che, nel momento in cui la presenza del messicano iniziava ad essere quanto meno fastidiosa, abbiamo assistito a questa involuzione, a questo passo del gambero da parte di Perez, il quale si ritrova nella condizione di dover inseguire con difficoltà sempre crescente, visto che, appunto, non riesce a qualificarsi nemmeno più tra i primi dieci. Possibile che d’improvviso questo pilota abbia dimenticato come si va veloci il sabato? Davvero dobbiamo credere che abbia disimparato a pilotare una F1? Questo gambero da parte di Perez, ha dato “il là”, per poter salvare l’onore di Verstappen nei riguardi dei tanti detrattori, che dicono che l’olandese vince solo perché ha la RB19. Trovo assurdo credere che Perez non sappia più guidare, tanto quanto difendere Max ed il suo onore: Verstappen vince e domina di certo perché ha la RB19 e, di certo, perché è talento sopraffino ed il suo stile di guida si sposa benissimo con questa monoposto. Da qui il mio sospetto, che a questo punto mi sembra più il “segreto di Pulcinella”, la verità taciuta del fatto che la Red Bull, sia andata incontro alle esigenze di guida del campione olandese e, inevitabilmente, il compagno messicano si è messo a fare il gambero appunto. A mio giudizio Perez per i “Verstappen’s” non è più persona gradita da quel famoso sgarbo consumato a Montecarlo l’anno scorso e l’inizio arrembante di questo mondiale, evidentemente, ne ha decretato l’affondamento. Certo qualcuno mi potrebbe definire complottista e fornirmi come spiegazione che semplicemente Max è un cannibale e ha schiacciato il compagno… certo me lo potrebbe dire. Eppure parliamo sempre dello stesso pilota messicano che nel 2021 teneva dietro un certo Hamilton, permettendo al compagno di guadagnare tempo, punti e vittoria per il mondiale. Siamo seri, che Verstappen sia indiscutibilmente forte è un fatto, come non credo affatto che il gambero Perez sia divenuto improvvisamente una pippa, perché intimorito dal compagno.

Il gambero, quello rosso per eccellenza, me lo sono tenuto alla fine. Cosa si può dire di questa Ferrari che fa un passo avanti e tre indietro? L’Austria, con il secondo posto di LeClerc, deve aver fatto illudere non pochi tifosi eppure, proprio su questa rubrica, è stato detto che servivano conferme e che Silverstone sarebbe stato un banco di prova probante e veritiero. La verità, si sa, è dura e spietata e se l’anno scorso si litigava (perché la prerogativa dei ferraristi è quella di scannarsi a prescindere!) per una vittoria, quest’anno si litiga (suppongo ormai siamo solo all’inizio dopo quanto fatto sette giorni fa proprio in Austria) per un nono e decimo posto. La fotografia dell’attuale Ferrari è quell’immagine pietosa in cui si cerca di superare una Williams (!) invano. Sempre ricordando l’anno scorso, quando si cannavano le strategie, la colpa era del solito noto (il quale è stato avvistato nel paddock e naturalmente ha portato sfiga ai suoi ex… pure questo ho dovuto leggere), ora è della squadra. Persino i tifosi rossi hanno fatto il passo del gambero peggiorando ulteriormente in dignità ed ipocrisia… non ci facciamo mancare nulla. Il dado, in Austria, è stato tratto e la soap opera, tra Charles & Carlos, è continuata in pista tra di loro e sui social tra tifosi, in quanto lo spagnolo “è ossessionato” dal monegasco… sigh. La squadra, per mano di Vasseur, vuole giustamente puntare su LeClerc, solo che veramente è questo il momento su chi puntare? Un nono ed un decimo posto, ottenuto oltretutto con l’ennesima strategia suicida e dopo parole di incoraggiamento del tipo, “la strada è quella giusta!” dette dopo il GP austriaco. Tra quindici giorni si va su una pista “amica” come quella ungherese: assisteremo ad un altro passo indietro?

A questo punto poco importa, perché il gambero rosso, da anni ormai, appena fa un passo avanti, immediatamente dopo ne fa tre dietro

 

Vito Quaranta