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F2 IMOLA 2022 – EQUILIBRIO DI POTENZA

La F2 torna a Imola dopo sedici anni. Il rimescolamento delle carte del weekend romagnolo ha generato un grande equilibrio, in pista come in classifica. Ma procediamo con ordine.

Tutte le immagini dell’articolo sono tratte dal sito ufficiale della Formula 2 o dal suo profilo twitter ufficiale, salvo diversamente indicato. L’immagine di copertina è tratta da Motorsport.com.

2005 GP2 Series – Imola
Autodromo Enzo e Dino Ferrari, Italy. 21st – 24th April.
Sunday – Race 2
Preparing for the off
Photo: GP2 Series Media Service
ref: Digital Image Only.

Per la F2 si tratta di un ritorno al passato. Era il 2005 quando l’allora neonata GP2 debuttò sul circuito di Imola come serie cadetta della Formula 1, in sostituzione dell’obsoleta Formula 3000. Dopodiché ha seguito la F1 nell’abbandono di Imola, se si esclude la parentesi della Gp2 Asia nel 2011.

L’acquazzone stravolge i piani del weekend e obbliga una redistribuzione delle sessioni nella giornata di Venerdì.

Le prove libere sono state di gran lunga le più sofferte dell’anno. Tra rinvii per pioggia eccessiva, diluvio e tre bandiere rosse nessun pilota è riuscito a compiere più di cinque giri lanciati. Alla fine il più veloce è stato Ralph Boschung (Campos), ma è stata una sessione poco significativa.

Anche le qualifiche sono state travagliate. Dopo essere state rinviate in ragione della pista allagata, la combinazione di sole prossimo al tramonto e maltempo ha reso la visibilità quantomeno precaria. Il tutto con i meteorologi che avevano assicurato il sole…

In un primo momento si impone Jack Hughes (VAR), salvo essere spodestato da Vips. Poco dopo Olli Caldwell (Campos) si insabbia nel primo settore e chiama in causa la bandiera rossa. Nella seconda metà delle qualifiche la pioggia cala d’intensità e si osservano miglioramenti. A sei minuti dal termine però è sempre Vips che sigla un tempo inarrivabile per tutti gli altri. Prima pole in carriera per l’estone – finalmente.

Gli si avvicinerà solo Ayumu Iwasa (DAMS), che si ferma a un decimo e sei. Negli istanti finali Jack Doohan (Virtuosi) con una zampata si piazza in terza posizione davanti a Ralph Boschung (Campos) e Dennis Hauger (Prema), alla migliore qualificazione in carriera in F2.

Migliore qualifica in carriera anche per Roy Nissany (DAMS), segno che il team francese qui è riuscito a far funzionare le Pirelli. Seguono Theo Pourchaire (ART), Jehan Daruvala (Prema), in testacoda nelle fasi finali. Marcus Armstrong e Logan Sargeant (Carlin), che hanno effettuato tre giri in tutto nelle prove libere, completano la top ten. L’americano partirà davanti a tutti nella Sprint Race per effetto dell’inversione della griglia.

Qualifiche difficili per gli altri pretendenti al titolo. Felipe Drugovich (MP Motorsport) è stato un protagonista nella prima metà ma nel finale non è riuscito a migliorare come gli altri ed è solo dodicesimo. Anonimo per tutto il tempo Liam Lawson (Carlin), quattordicesimo.

Per la prima volta nel weekend i team trovano la pista asciutta. I piloti disputeranno la gara con delle gomme mai provate su questo circuito. Le basse temperature e l’assenza di termocoperte metteranno in crisi più di un pilota, prima ancora della gara, come accade nel giro di schieramento a Amaury Cordeel (VAR) e Roy Nissany (DAMS). In particolare il primo danneggia una ruota e si ritira prima ancora di partire.

Logan Sargeant parte in pole, frutto dell’inversione dei primi dieci, ma vanifica tutto con un avvio al rilento. Notevole invece lo scatto di Nissany, che dalla quinta posizione raggiunge la seconda piazza, prima di essere liquidato in frenata dal duo Prema Daruvala-Hauger.

Nelle retrovie si distingue la partenza di Drugovich, che trova il grip nell’esterno di curva 2 e oltrepassa varie macchine in frenata. Partiva dodicesimo, ora è settimo. Partenza simile anche per Lawson, decimo da quattordicesimo. Brutta partenza invece per Pourchaire, che da quarto scivola in ottava posizione, mentre il peggiore in assoluto è stato il poleman di ieri Juri Vips.

L’estone si ritrova su una chiazza di umido all’uscita della Villeneuve e finisce nella ghiaia. Quando emerge è penultimo. Non andrà oltre la quindicesima posizione (ma conquisterà il giro più veloce, a testimonianza del potenziale).

Nei primi chilometri sono tutti troppo impegnati a gestire le coperture per azzardare manovre. Lo stallo viene rotto al quinto giro da Lawson, che infila Iwasa alla discesa della Rivazza con una manovra di gran classe.

I primi tre scappano, con Hauger che si fa vedere negli specchietti di Daruvala, mentre il gruppo si compatta alle spalle di Nissany (quarto, sempre più lontano dai primi) e Iwasa. La DAMS si conferma il team più lento del gruppo a scaldare le gomme. I “DRS train” tuttavia rendono i sorpassi impossibili.

Boschung cede un paio di posizioni prima di ritirarsi all’undicesimo giro per la pompa della benzina, per il resto l’unica manovra che riscuote dal torpore è il sorpassone di Vesti su Doohan alle Acque Minerali al giro 19. Daruvala è minaccioso alle spalle di Armstrong ma questi può contare una maggiore velocità di punta per neutralizzare le manocre dell’indiano.

Negli ultimi giri Hauger e, a sorpresa, Nissany rinvengono sulla coppia di testa. Le DAMS faticano a mandare in temperatura le gomme ma sono anche quelli che le fanno durare di più. In ogni caso le posizioni restano stabili.

Armstrong ottiene la tanto sospirata vittoria in F2. Fa specie pensare che due anni fa era considerato un solido talento al pari di Shwartzman, Ilott, Tsunoda. Sic transit gloria mundi. Al contrario, primo podio per il campione in carica F3 Hauger, mentre Daruvala, secondo al traguardo, guadagna 8 punti che gli permettono di salire in terza posizione in classifica. Punticini anche per Lawson, Drugovich e Pourchaire, autori di qualche sorpasso.

Non lo avrei mai detto, ma è stata più spettacolare la Sprint Race della F1 che della F2. La Feature Race quantomeno è stata più interessante.

Vips e Iwasa scattano male dalla prima fila. Doohan cerca un varco in cui infilarsi ma non si accorge Hauger, partito a razzo dalla quinta posizione. I due vanno a contatto ancora sul rettilineo dei box, il norvegese carambola contro il pitwall e rimbalza in pista. I due vengono evitati dal gruppo ma la SC è un atto dovuto.

Grazia a una partenza a fionda dalla sesta piazza adesso in testa c’è Roy Nissany, che precede Boschung, Iwasa, Vips e Pourchaire. Il primo dei piloti con gomme dure è Daruvala, sesto, che a sua volta precede Armstrong, Lawson e Drugovich, anch’essi con gomme prime.

Per il poleman la gara è in salita ma Vips butta all’aria le possibilità residue quando, alla ripartenza, esce troppo largo dalla Villeneuve (di nuovo!). L’estone pizzica l’erba in accelerazione, si intraversa e infine si insabbia sulle barriere della Tosa. Bella schifezza.

Giro sei, SC di nuovo in pista. Ed è dietro la vettura di sicurezza che si arriva al fatidico ottavo giro, il giro a partire dal quale viene considerato valido il pitstop ai fini della sosta obbligatoria. Tutti i piloti partiti su morbide si fermano per montare le dure mentre gli altri continuano. Iwasa si deve accodare al teammate Nissany e perde svariate posizioni.

Ora la leadership è nelle mani di Daruvala, che precede Armstrong e la coppia mondiale Lawson Drugovich. Non ci si lasci ingannare: sono in una pessima situazione. Per finire sul podio l’indiano dovrebbe guadagnare, a parità di mescola (!), più di 30s (!!!) su piloti che calzano gomme più fresche (!!!). Senza SC l’impresa è votata al fallimento. E così sarà. La classifica virtuale vede invece Nissany davanti a Boschung e Pourchaire.

La gara prosegue piatta per una dozzina di giri. Per vedere un po’ di movimento bisogna aspettare l’effetto del degrado sulle coperture. Come di consueto la prima vittima è Boschung, più efficace in prova che in gara, che viene infilato da Pourchaire con una staccata decisa al Tamburello.

Al 21° giro Nissany, ormai vicino alla prima vittoria nella categoria  (lui che in quattro anni sarò andato a punti una decina di volte), tocca la ghiaia esterna all’uscita della Rivazza, perde il controllo della macchina e sbatte contro il muro . L’israeliano sradica la propria anteriore dx ma riesce a imboccare la corsia dei box ed evita il ricorso alla Safety Car. Ora è Pourchaire a condurre il gruppo dei piloti in regola con le soste.

Sfumata l’unica speranza di ribaltare la situazione, tra il 26° e il 29° giro vanno ai box tutti quelli che dovevano ancora fermarsi. Daruvala mantiene la posizione relativa, ma dopo le soste è solo decimo e staccato di 24s (!) dal nono. L’unico che resta fuori è Drugovich, con il manifesto obiettivo di sperare in una SC.

Per la prima volta in due gare si vede del movimento: Boschung inizia a elargire secondi su secondi e alle sue spalle si forma un trenino. Sargeant supera il tedesco, poi esce alla Gresini e nel rientrare in pista viene infilato da Fittipaldi, che all’allungo successivo avrà ragione di Boschung (il brasiliano non è un habitué della zona punti, tanto che Boschung confesserà che lo ha lasciato passare perché credeva che dovesse ancora fermarsi).

L’azione è subito inibita da Lawson, che a tre giri dalla fine perde la Carlin all’uscita della Tosa e si schianta contro le barriere. Il danno è più morale che materiale, dato che era solo undicesimo.

Sembra essere accaduto proprio quello che invocava Drugovich, ma la direzione gara gli nega il vantaggio instaurando il regime di VSC fino a quando oltrepassa i box, e lo converte in SC subito dopo. Mi viene da pensare che la direzione ha agito in modo da evitare che una SC costituisse un vantaggio esagerato per un solo pilota. In altri termini, ha arbitrariamente evitato che un pilota ricevesse un vantaggio arbitrario.

La gara si conclude sotto SC. In tutta la gara Pourchaire ha condotto solo due giri, ma i più importanti: gli ultimi due. Il francese della ART ritorna alla vittoria e pareggia il credito con la sfortuna maturato in Arabia Saudita. Con lui sul podio sale un incredulo Enzo Fittipaldi, primi punti stagionali ma soprattutto primo podio in carriera dopo essersi qualificato 15°, e Ralph Boschung, al primo podio in una Feature Race.

Con la seconda vittoria in Gara2 su tre weekend, Pourchaire balza di sei posizioni in classifica (!!) e si riporta in testa: 52 punti contro i 50 di Drugovich, oggi frust(r)ato dalla strategia e con un solo punticino. Grazie al podio di Sabato e alla nona posizione di Domenica Daruvala raggiunge la terza piazza con 36 punti. La sua Gara2, come quella di Drugovich e Lawson, è ingiudicabile a causa della strategia ma di sicuro l’indiano ha imparato a star lontano dai casini. Non mi convince ancora sulla velocità, ma sicuramente non è imbelle. Guidare per la Prema è un ulteriore vantaggio da tenere in conto.

Resta quasi a secco Lawson, un punto in tutto il weekend. 36 punti totali per lui. Dopo una brutta posizione nelle martoriate qualifica, in Gara1 ha rimontato al meglio delle possibilità mentre in Gara2 è rimasto vittima delle circostanza. Schiantandosi ci ha rimesso un solo punto. Not great, not terrible.

Pessimo Vips: può autocommiserarsi quanto vuole, resta il fatto che bastava portare la macchina al traguardo per concludere a podio. Gli manca sempre un centesimo per fare una lira. Finora più a causa della sfortuna, ma stavolta può incolpare solo sé stesso. Helmut Marko è molto severo su questi eventi.

Resta un pilota veloce e se conserva la testa si rifarà. E’ ottavo, ha 30 punti ma il primo ne ha solo 52, neanche una Feature Race di distanza. Urge però trovare un po’ di continuità di prestazione  – e anche la Hitech deve migliorare: oggi avevano un solo pit stop, senza neanche troppa pressione, e sono riusciti a sbagliarlo lo stesso.

Alcune menzioni di disonore.

Doohan è riuscito nell’impresa di conquistare tre top3 in qualifica (tra cui una pole) ed essere 17o (!!!) in classifica. Dire che deve concretizzare di più in gara è come dire che il D-Day è stato un picnic in riva al mare. Grazie anche al lavoro egregio di Marino Sato, a secco di punti malgrado il team illustre, la Virtuosi Racing è attualmente l’ultima (!!!) scuderia nella classifica costruttori.

Amaury Cordeel (BEL) Van Amersfoort Racing makes a pit stop.
24.04.2022. FIA Formula 2 Championship, Rd 3, Feature Race, Imola, Italy, Sunday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Domenica gloriosa per Amaury Cordeel: penalità di 5s per aver oltrepassato ben 4 volte i track limits, una seconda di 10s perché li ha superati  5 volte (!). Alla sesta infrazione dei track limits (!!) la direzione gara gli ha inflitto un Drive Through. Mentre lo scontava tuttavia ha superato il limite di velocità di quasi 40 km/h (!!!) e la direzione gara non ha potuto esimersi dall’assegnargliene un altro. Quando anche in questo supera la velocità consentita, stavolta di 60 km/h (!!!!), la direzione gara (ormai stremata, immagino) gli ha dato anche uno Stop&Go. In tutto questo il team ha compiuto un’infrazione nella procedura di pitstop, rimediando una multa pecuniaria e, infine, 5 posizioni di penalità nelle prossime qualifiche.

Signori, stiamo parlando del primo pilota di F2 capace di prendersi tutte le penalità previste dalla legislazione nell’arco della stessa gara.
Un po’ di curiosità statistiche: con la vittoria nella Sprint Race, Armstrong è diventato il quinto pilota diverso in cinque round a vincere una gara, dall’inizio dell’anno. Discorso analogo per la Hitech. In entrambi i casi l’ultimo precedente risale ai tempi della Gp2, nel 2016. Drugovich, dopo la gara di Sabato, era stato il primo pilota a conservare la leadership in campionato per due gare di fila ma venne subito punito da Pourchaire la Domenica, peraltro il primo pilota quest’anno a vincere più di una gara.

Tutte queste statistiche dicono una cosa sola: il campionato è apertissimo ed entusiasmante. Come sempre, qui in F2.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

F2 ARABIA SAUDITA 2022 – LA RISCOSSA DI DRUGOVICH

In Arabia Saudita la Formula 2 ha vissuto un weekend ricco di azione, sebbene non tutta del tipo che avrei voluto vedere. La notizia principale del weekend però è stato il ritorno di Drugovich alla vittoria, dopo che un 2021 da incubo lo aveva ricacciato nella categoria dei bluff.

Salvo diversamente indicato, le immagini sono tratte all’account twitter della F2 o dal suo sito fiaformula2.com.

Circuit atmosphere – fire following a missile strike on an Aramco oil facility.
25.03.2022 Formula 1 World Championship, Rd 2, Saudi Arabian Grand Prix, Jeddah, Saudi Arabia, Practice Day.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com © Copyright: Moy / XPB Images

Dello sportwashing saudita è meglio che non dica nulla.

Le prove libere sono state travagliate, sia per il tracciato sporco (almeno due piloti hanno raccattato veli di plastica) che per le bandiere rosse dovute a incidenti.

Prima Cem Bolukbasi (Charouz) perde il controllo della macchina sul cordolo di curva 11 e si schianta in curva 12 – dinamica simile a quella di Schumacher jr. Sebbene illeso ha avuto necessità dello staff medico per districarsi dai rottami. Trascorrerà il resto del weekend in ospedale per ragioni precauzionali.

Dopo appena due minuti di bandiera verde Theo Pourchaire (ART), il leader di campionato, si gira in una delle pieghe veloci che portano al tornantino e picchia con il retrotreno. Di nuovo bandiera rossa; sessione conclusa.

In mezzo alle interruzioni Felipe Drugovich (MP) piazza i tempi record in tutti e tre i settori e precede la Carlin di Liam Lawson, secondo in campionato.

Le tre ore tra prove libere e qualifiche sono state sufficienti per riparare la vettura di Pourchaire. Lo sforzo dei meccanici tuttavia va in fumo dopo cinque minuti quando il motore gli prende fuoco. Ultima posizione garantita per il talento francese, che in un tracciato dai sorpassi complicati come Jeddah suona come una mezza condanna. Anche perché, per il cambio di format, dovrà partire ultimo in entrambe le gare.

Jeddah (SAU) Mar 25-27, 2022 – Grand Prix of Saudi Arabia at Jeddah Corniche Circuit. Ralph Boschung #15 Campos. © 2022 ERIC ALONSO / Dutch Photo Agency

I protagonisti della battaglia per la pole sono Ralph Boschung (Campos) e Marcus Armstrong (Hitech). Boschung conclude in testa il primo run tuttavia una bandiera rossa (crash di Sargeant, Carlin) gli nega il secondo tentativo e nel terzo si trova Frederik Vesti (ART) tra i piedi. A quattro minuti dal termine è secondo a 7 millesimi da Armstrong. Lo stesso Vesti causa la terza interruzione, sia pure senza colpe. A causa di un guasto al trasponder la sua macchina viene segnalata ferma in mezzo al tracciato quando in realtà stava correndo senza problemi, quindi esce la bandiera rossa per nulla.

Armstrong e Boschung hanno ormai esaurito la benzina necessaria per completare i loro run quindi assistono impotenti ai miglioramenti di Jack Doohan (Virtuosi), Richard Verschoor (Trident) e soprattutto Felipe Drugovich (MP), che demolisce il tempo di Armstrong di 6 decimi e conquista la prima pole da Silverstone 2020. Gli altri leader di campionato sono più arretrati e dimostrano che devono migliorare in qualifica: Liam Lawson (Carlin) è sesto e Juri Vips (Hitech) nono.

Nelle ore successive alle qualifiche si assiste a una smitragliata di penalità. Doohan jr -terza top 3 consecutiva- viene escluso dalle qualifiche perché non in grado di fornire abbastanza benzina per le verifiche. Vips, Clement Novalak (MP), Vesti e Olli Caldwell (Campos) perdono tutti tre posizioni per impeding. Amaury Cordeel (VAR) si prende invece una penalità di 10 posizioni per aver sorpassato in regime di bandiere gialle sotto bandiera rossa (!). Le penalità si applicano solo sulla griglia di partenza della Sprint Race, lasciando inalterata quella della Feature Race (Doohan a parte).

Dennis Hauger (Prema, rookie e campione F3 in carica) scala decimo e ottiene la pole position per la sprint race. Tutti i piloti delle prime file montano gomme medie a eccezione di Hughes, secondo, che opta per le morbide. La sua tattica è basata sulla speranza che entrino abbastanza SC per evitare il decadimento delle gomme. Non è un’idea stupida, considerando le cinque bandiere rosse che ci sono state tra prove libere e qualifiche.

Il suo avvio però è al rilento e perde terreno a vantaggio di Calan Williams (Trident) e Ayumu Iwasa (Carlin) mentre Hauger resta al comando della corsa.  I top driver -Lawson, Vips, Armstrong, Drugovich, Pourchaire- sgomitano nel gruppo e sono in moderato recupero finché Cordeel si schianta in uscita di curva 3 all’inizio del secondo giro. SC dopo poco più di 6 km di gara.

Al sesto giro si riparte ma il regime di bandiera verde dura quindici secondi: in fondo al gruppo Doohan aveva preso slancio prima che il gruppone fosse ripartito e si schianta su Sargeant, in una riedizione del via di Mugello 2020. Pourchaire per evitarli perde le posizioni che aveva guadagnato e torna ultimo. Giornataccia.

L’incidente innesca l’evento più discusso del weekend.

Dal momento che i rottami si trovano sul rettilineo di partenza, in un primo momento la direzione invia il messaggio “SC through Pit Lane” – sotto Safety Car i piloti dovranno passare in corsia dei box. 22 secondi dopo, la rettifica: “Pit Lane closed”, La SC si ferma ad aspettare i piloti sul rettilineo.

In Prema chiedono chiarimenti per ben due volte e gli viene confermato il passaggio attraverso la pitlane. Hauger imbocca la corsia box ma Williams non lo segue, il resto del gruppo con lui. Morale della favola, Hauger si fa un drive through gratis e riemerge in dodicesima posizione.

Ma il peggio deve ancora arrivare: dopo pochi minuti gli viene comminato uno stop/go di 10s per essere passato ai box in regime di pitlane chiusa. In pratica si è trovato da primo a ultimo per aver seguito le indicazioni della direzione di gara. Robe che farebbero incazzare pure il Dalai Lama.

Va comunque osservato che il rookie norvegese ha peccato di inesperienza: sotto SC devi andare dove va la SC – se questa resta in pista,  non devi andare ai box. Inoltre la cartellonistica di pista indicava correttamente la chiusura della pitlane, come raccontato dagli altri piloti. Quindi insomma, la direzione gara ha sbagliato a comunicare alla squadra, ma le indicazioni in pista parlavano chiaro. Il campione F3 ha accumulato esperienza per il futuro…

Dopo una SC infinita al 14° giro si riparte. Hughes fa valere le gomme morbide (e anche una buona dose di fegato) e passa all’esterno Williams, portandosi dietro Lawson. Alle loro spalle Armstrong, Vips, Iwasa e Drugovich animano la ripartenza con manovre coraggiose. La spunta l’estone a spese del neozelandese, che retrocede in fondo al quartetto.

La strategia di Hughes finora ha pagato ma nei giri finali le morbide  hanno ormai raggiunto il limite. A tre giri dalla conclusione Lawson lo svernicia sul traguardo e si invola verso la prima vittoria stagionale, la seconda in carriera. Le sfortune di Hughes continuano: prima viene beffato in volata da Vips (neanche un decimo a separarli) infine  viene squalificato per irregolarità tecnica – fondo troppo consumato.

Al suo posto sale sul podio Drugovich, che ha sfruttato tutte le occasioni possibili per risalire dalla decima posizione. Grande gioia in casa Trident, non avvezzi a vedere molti punti, per il quarto e il quinto posto di Williams e Verschoor. Iwasa completa la top 6, mentre Boschung, settimo, viene penalizzato di 20s (errato posizionamento sulla casella di partenza). Jehan Daruvala (Prema) e Marino Sato (Virtuosi) ereditano le ultime posizioni valevoli per i punti. Pourchaire non riesce a mettere insieme una gara incisiva (anche per il contrattempo con Sargeant/Doohan) e conclude ben lontano dai primi.

L’appello della Prema contro la decisione di Hauger approda a un nulla di fatto, mentre Doohan viene giudicato colpevole e penalizzato di 3 posizioni per la gara di Domenica. Not a big deal, considerando che partirà già ultimo.

Nella sprint race ci sono stati 7 giri di bandiera verde su 20. Quante SC usciranno nella gara lunga? Le scommesse si sprecano ma la realtà ci sorprende con una gara lineare al limite del noioso.

La procedura di partenza viene abortita senza addurre motivazione (lì per lì ho pensato a un guasto dei semafori, visto che il quinto semaforo rosso non si era acceso). Al secondo tentativo Drugovich mantiene la leadership su Verschoor.

Hauger è il primo dei piloti su gomme dure ma compie lo stesso un’ottima partenza, che da decimo lo proietta in ottava posizione. Ancora meglio fa Theo Pourchaire, che dalla penultima posizione scala fino alla quattordicesima. Anche Lawson è in rimonta ed è terzo dopo il secondo giro.

Davanti le posizioni si stabilizzano: Verschoor tallona Drugovich, mentre Lawson segue a un paio di secondi. Le emozioni principali si vedono a metà gruppo, con Daruvala che mette a segno addirittura un sorpasso triplo in curva 1 (!!!). Le gomme morbide iniziano a faticare già a partire dal sesto giro, con Boschung che subisce i sorpassi di Iwasa, Vips e Hauger.

I giri successivi saranno fondamentali. Al settimo Pourchaire accusa problemi elettrici: dopo due minuti a passo d’uomo raggiunge i box e si ritira. Nel frattempo iniziano le soste ai box, inaugurate da Sato e Daruvala. I colpi di scena continuano qui. A Lawson viene fatto cenno di ripartire prima che una gomma fosse stata fissata. Ritiro per lui e fine della striscia di podi consecutivi. Vips subisce di nuovo un pit stop lento e riemerge in quindicesima posizione. A differenza del Bahrain o della sprint race non riuscirà a rimontare.

Con i big eliminati nell’arco di due giri, a Drugovich basta evitare l’overcut di Verschoor per piazzare un’ipoteca sulla vittoria.

Il resto della gara è una variazione di un tema classico. I piloti su dure proseguono a oltranza mentre quelli che hanno già effettuato il cambio da morbide a dure recuperano. Le option sono così inutili che la strategia dei piloti partiti su dure è più di effettuare un gigantesco overcut che non confidare nel rimontone con gomme morbide. In ogni caso funziona fino a un certo punto: Hauger era ottavo prima delle soste dei primi, dopo la sua è sesto.

Per questa ragione i giri finali non offrono tutte queste emozioni. In testa Drugovich stressa un po’ troppo le gomme alla ricerca del giro più veloce e permette il riavvicinamento di Verschoor. Hughes si mostra minaccioso minaccioso alle spalle di Daruvala ma anche qui non si risolverà in alcuna azione. Ai margini della zona punti si registra un po’ di movimento con le rimonte di Doohan e Vips.

La gara si conclude con il testacoda di Vesti e con il rovinoso declino di Boschung, come spesso gli accade: dopo ottime libere, qualifiche e prima parte di gara, sul finale crolla e conclude quindicesimo.

Dopo l’unica gara nella storia di Jeddah a non aver mai visto una SC, Drugovich conclude il weekend perfetto con la vittoria in una gara dominata. Oltre a ricordarci che MP non è più una cenerentola tra i team, il brasiliano conquista la vetta della classifica e si propone come ulteriore contendente per il titolo.

Verschoor completa la giornata dei team “minori” e mette a segno il secondo podio in altrettanti weekend. Per la Trident non accadeva dal lontano 2014, quando la serie si chiamava Gp2 e vedeva una lotta al vertice tra Palmer, Nasr e Vandoorne. In soli due round la scuderia italiana ha ottenuto già più punti di quelli che ha totalizzato in quattro delle cinque stagioni in F2. In più, con il quarto e quinto posto di Verschoor e Williams, il team milanese ha portato due piloti a punti nella stessa gara per la prima volta da Baku 2018.

Torna a sorridere anche Jehan Daruvala. Non lo ritengo un pilota eccezionale, ma stavolta ha guidato molto bene ed ha guadagnato il podio dalla quindicesima posizione a forza di sorpassi, una strategia azzeccata e un solido passo gara. Senza il disastro in qualifica forse poteva anche ambire a qualcosa di meglio.

Quarto è Jake Hughes. L’inglese è un pilota sottovalutato: in F2 ha corso poco e con team di seconda/terza fascia ma si è spesso trovato a lottare nella top 6.

Quinto è Armstrong, che contiene gli attacchi del rimontante Hauger. Iwasa e Nissany (DAMS) ottengono qualche punto da un weekend partito bene ma scivolato via via nell’anonimato. Doohan (gpv) e Vips completano la zona punti.

Al termine del secondo round del campionato la classifica vede Felipe Drugovich al comando con 45 punti seguito da Lawson a quota 34 e Verschoor terzo a due sole lunghezze dal neozelandese.

Il weekend da dimenticare di Pourchaire gli causa una caduta libera in classifica: da primo a quinto, alle spalle anche di Vips. Il francese finora è stato il più sfortunato tra i contendenti al titolo, avendo subito tre guasti in due weekend.

Il campionato è ancora senza un padrone. Ci sono dei piloti chiaramente favoriti (Lawson, Vips, Pourchaire, forse anche Drugovich) ma nella griglia nessuno è disposto a recitare un ruolo da comprimario.

[Immagine di copertina tratta dall’account twitter di Felipe Drugovich]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

 

 

 

 

 

 

 

 

F2 BAHRAIN 2022: POURCHAIRE, LAWSON E VIPS AL TOP

Con la F1 ripartono anche la F2. Anche quest’anno il mio compito sarà quello di riportarvi le cronache, ma anche il carico di sogni, speranze e illusioni che queste serie portano con sé.

Avrei voluto scrivere un articolo introduttivo alla stagione 2022 ma ho fatto male i conti il calendario mi ha colto alla sprovvista. Sbrigherò la faccenda nei prossimi paragrafi.

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

Si ritorna al formato di due gare dopo le tre dell’anno scorso. Sia lodato il Signore (Bruno Michael). A differenza del passato però si trovano disposte in un altro ordine: dopo la qualifica si passa direttamente alla Sprint race, la cui griglia è determinata invertendo i primi dieci dell’ordine ottenuto dalle qualifiche. La Domenica invece si disputa la Feature Race, la cui griglia è sempre quella definita dalle qualifiche. Insomma, le due gare non sono più legate da un rapporto tra ordine di arrivo e griglia di partenza. I punti sono anche distribuiti in modo diverso: pole, gpv e sprint race assegnano meno punti. La ratio della scelta risiede nel fatto che la stagione 2022 di F2 sarà la più lunga di sempre (13 appuntamenti, in origine 14 con Sochi). Incredibile dictu, in un campionato FIA hanno imparato dal passato e hanno cambiato le regole in meglio!

Non si osservano cambiamenti tecnici significativi, mentre a livello di squadre si registra l’abbandono della HWA in favore della Van Amersfoort Racing. Per le ragioni note ormai anche ai sassi Uralkali rescinde il contratto con Hitech.

In termini di piloti c’è stato un certo rinnovamento. I primi 4 sono emigrati: Oscar Piastri e Robert Shwartzman sono entrati nei ranghi di Renault e Ferrari mentre Guanyu Zhou ha esordito in F1.  Christian Lundgaard si è spostato in Indycar (dove peraltro ritrova Callum Ilott) mentre Dan Ticktum in Formula E.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Insomma, del plotone di piloti del quale ho raccontato l’epopea a partire del 2020 sono rimasti Felipe Drugovich, che ritorna in MP dopo un anno pessimo in Virtuosi, Jehan Daruvala, in Prema dopo due anni in Carlin (ritengo l’indiano una sorta di Irvine della F2 ma chissà che non mostri qualche qualità) e Marcus Armstrong, che passa alla Hitech per provare a deludere le aspettative per il terzo anno di fila. Ok, sono stato cattivo.

Bisogna menzionare anche Ralph Boschung, il gatekeeper della serie (esordì nel 2018). Il tedesco non è stellare ma grazie all’esperienza riesce a tener testa ai giovani.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

I sophomore  più quotati per la vittoria finale sono il talento francese Theo Pourchaire (ART), il neozelandese Liam Lawson (passato in Virtuosi; nel giro è reputato il favorito) e l’estone Juri Vips (Hitech), veloce sempre ma fortunato mai. A pelle reputo Vips il più veloce, oltre ad essere il più esperto, ma finora è stato sfortunato come pochi. Lawson è il mio favorito personale ma se dovessi scommettere dei soldi punterei su Pourchaire.

Si ritrovano in F2 i piloti migliori della F3 dell’anno scorso. Il dominatore Dennis Hauger guiderà la Prema, candidandosi a imitare i percorsi di Shwartzman e Piastri (spero per lui più il secondo del primo). Il secondo classificato Jack Doohan esordisce in Virtuosi. L’australiano figlio d’arte aveva già stupito tutti quando l’anno scorso ad Abu Dhabi, quando salendo in una F2 per la prima volta in assoluto si era qualificato in seconda posizione appena alle spalle di Piastri (!!!).

Altri rookie che terrei d’occhio: l’americano Logan Sargeant (che solo per sfortuna non ha vinto il titolo F3 nel 2020 contro Piastri, dato che venne tamponato senza colpe all’ultima gara) e Frederik Vesti, academy Mercedes, che mi sembra uno intelligente (ma è il secondo pilota ART, ormai sappiamo che è una condanna). Sarà da seguire anche la storia di Cem Bolukbasi: il turco infatti è il sim racer ad arrivare in F2.

Le prime prove libere dell’anno sono state lineari, con la pista che è migliorata notevolmente nell’arco dei 45 minuti. In un circuito dove si è sempre esaltato, Drugovich si riconferma alla testa della classifica. Seguono le DAMS di Ayumu Iwasa (debuttante, ma ha beneficiato di un tentativo con gomme nuove in più degli altri) e Roy Nissany. Indietro i migliori F3 2021: Dennis Hauger è 11° e Jack Doohan 14°, che precede il duo ART. I tempi ottenuti sono di circa 3s più lenti dei test quindi c’è ampio margine di miglioramento.

La prima emozione delle qualifiche arriva dopo pochi secondi, quando Iwasa perde il controllo della macchina in curva 2 e si impantana nell’unica via di fuga in ghiaia della pista. Un avvio degno di Raghunathan.

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La Virtuosi ripete la strategia vittoriosa dell’anno scorso: Doohan effettua il secondo tentativo prima di tutti ed effettua il giro senza traffico. L’australiano ferma i cronometri su 1:40:542. Il tempo si rivela irraggiungibile per i rivali pertanto l’alfiere Virtuosi firma la prima pole dell’anno.

L’ART di Pourchaire contiene il distacco sotto i due decimi, sufficienti per qualificarsi accanto a lui. Terzo è Vips, che durante la sessione per poco non si è scontrato con Hauger, quando questi ha rallentato all’improvviso per rientrare ai box. Completa la seconda fila l’altro rookie, Logan Sargeant.

Dopo Boschung, quinto, si piazzano i delusi di giornata: Lawson è sesto, un po’ poco per il dominatore dei test, Daruvala è settimo con la Prema, Drugovich è solo decimo.

La Sprint Race ha avuto uno sviluppo lineare ma è stata divertente da seguire.

L’inversione della griglia premia l’Olanda, con la MP Motorsport di Drugovich in pole e la Trident di Verschoor accanto a lui. Dato il ritmo mostrato dal brasiliano è corretto vederlo come uno dei pretendenti alla vittoria di tappa…

…ma la sensazione dura poco: tempo di arrivare alla frenata di curva 1 ed è già sesto. Verschoor gli usurpa la prima posizione mentre alle sue spalle si posizionano un Boschung partito a razzo, Daruvala e un rapido Lawson.

Il brasiliano reagisce e passa Hughes per la P5 ma Pourchaire ne approfitta per infilare entrambi. La lotta si propaga come un’onda nella pancia del gruppo e si conclude quando Huges arriva lungo in curva 8 e tampona Marcus Armstrong. Ritiro per il mai fortunato neozelandese e SC in pista per rimuovere la Hitech dalla traiettoria.

Sotto la SC Drugovich segnala che la vettura di Pourchaire perde olio. Ci ha visto giusto: durante la ripartenza, avvenuta nel sesto giro, il francese rompe il cambio e si deve ritirare dalla corsa. Nei primi giri di gara Vips si mostra vivace nei primi giri e sorpassa le Virtuosi di Sargeant e Doohan.

Le posizioni si stabilizzano ma il duello resta vivo: Se il podio è stabile (Verschoor Boschung Daruvala) alle spalle Lawson è insidiato da Drugovich , Vips e Sargeant. Il brasiliano si fa vedere negli specchietti di Lawson per buona parte della gara ma non organizza mai un vero attacco. La differenza con la guida scoordinata e pasticciona dell’anno scorso è lampante, anzi mi è sembrato anche eccessivamente cauto. Posso capire che dopo i recenti disastri non può permettersi nessuna manovra sopra le righe.

Nel finale Boschung subisce il calo delle gomme. Viene sorpassato da Daruvala e Lawson e perde il podio. L’indiano ha dato l’impressione di poter andare a caccia anche di Verschoor, salvo rinunciarci dopo un paio di giri. Drugovich resta cautoloso e conclude alle spalle della Campos. Anche Vips molla un po’ e subisce il sorpasso di Sargeant. Dopo la gara l’estone racconterà che gli si era rotto un laccio dell’HANS, quindi ad ogni frenata la sua testa tirava a sinistra.

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Verschoor riporta la Trident sul gradino più alto del podio dopo una vita: era il 2016 e la serie si chiamava ancora Gp2, il vincitore era stato Luca Ghiotto in Malesia, mentre con il terzo posto Giovinazzi si lanciava verso la conquista del titolo al debutto eeeh, volevi!

Iwasa conclude la zona punti. Sul giapponese bisogna spendere due parole. Le telecamere lo hanno inquadrato poco ma nelle retrovie ha dato vita a una rimonta spettacolare: partito ultimo in seguito allo spin in qualifiche, ha sorpassato tutti di puro passo (senza eventi fortunosi) allo stesso modo conservando le gomme. Alla fine aveva addirittura raggiunto Vips! Nessuno si aspettava un debutto del genere. Vediamo come si evolverà nelle prossime gare, ma pare promettente.

Domenica mattina si disputa la Feature Race, la gara lunga (32 giri) con il pitstop obbligatorio.

Hauger resta fermo sulla griglia di partenza e partirà dai box. Il weekend d’esordio del campione F3 non sta svolgendosi nel segno della memorabilità, a differenza dell’omologo di 12 mesi fa. Quasi tutti calzano hard, tranne pochi disperati su option, ovvero Calan Williams (12°), Armstrong (13°) e Iwasa (ultimo).

Il via ricorda quello di gara 1: i primi due partono lentamente, il terzo assume il comando delle operazioni mentre Boschung parte a cannone e di nuovo scala da sesto a secondo. Nelle retrovie Vesti viene toccato, si gira e  rende necessario l’ingresso della SC.

Alla ripartenza Vips sorprende il gruppo dando gas ben prima dell’ultima curva. Ne fa le spese Boschung, che si ritrova con il gruppo a pochi centimetri, senza scia e nessun feeling con le gomme. Nell’arco di una decina di chilometri scivola fuori dalla top 6.

Si mette in luce il comportamento anomalo delle gomme: le dure sono lente, difficili da mandare in temperatura ma sono anche le prime a raggiungere il cliff. Le morbide, al contrario, oltre a garantire un importante vantaggio prestazionale, sono più facili da gestire e durano anche più a lungo!

Tutti quelli che le montano stanno infatti guadagnando moltissimo: Per dire, Iwasa ha guadagnato 8 posizioni nel primo giro e durante l’ottavo ha già raggiunto la top ten (!!!), Armstrong si porta in top 5 dopo la ripartenza e dopo aver sorpassato Lawson e Pourchaire agguanta il podio virtuale. Nel gruppo di testa Lawson sembra il pilota più in difficoltà con le gomme e compatta il midfield alle sue spalle.

Drugovich ha perso cinque posizioni al via (lo scatto non era neanche male, ma in curva 3 è dovuto andare fuori pista e ha perso svariate posizioni) e non sembra in grado di rimontare, quindi al dodicesimo giro compie l’azzardo: rientra ai box e monta gomme soft, per affrontare i restanti due terzi di gara con le option (!). Dopo il classico giro di riscaldamento, inizia a girare di 2s più veloce del leader della corsa.

Vips è l’unico che non sembra soffrire le dure. Al momento conduce con 5s di vantaggio su Doohan e Armstrong ma la squadra preferisce richiamarlo immediatamente. La mossa già di per sé sarebbe azzardata ma si trasforma subito in un disastro: un meccanico non riesce a inserire correttamente l’anteriore sx e fa perdere più di dieci secondi all’estone. Tutto da rifare.

Seguono le soste degli altri. Pourchaire mette a punto l’undercut su Doohan, il quale, uscendo dai box, va lungo alla prima curva e pizzica la gomma di Pourchaire. Classico errore da debuttante. L’ala è rovinata e viene condannato a due pit stop nei giri seguenti (uno per cambiare l’ala, uno per montare gomme dure. Non chiedete).

Grazie all’undercut selvaggio Drugovich guida il gruppo, tuttavia ha gomme vecchie e nel futuro sarà una facile preda. Il brasiliano ne è consapevole e saggiamente non perde tempo (e gomme) in duelli inutili. Vips si è ritrovato in ottava posizione ma l’estone è ancora il pilota più veloce in pista. Fa segnare il giro più veloce e inizia la rimonta.

Iwasa resta l’unico pilota del gruppo a non essersi fermato ai box. La sua posizione è solo virtuale, ma questa immagine resta impressionante, dal momento che è alla sua prima gara lunga in F2. Si fermerà al 20° giro e riemerge in decima posizione, ma con gomme più fresche di tutti. In testa Pourchaire ha assunto il comando delle operazioni, ma su gomme option Lawson è rivificato e sta chiudendo il gap.

Nella parte bassa della top ten Nissany ha problemi di passo ma non è intenzionato a cedere un centimetro e ingaggia duelli assurdi con tutti quelli che provano a passarlo (manovre molto al limite della legalità, comunque). Dopo una schermaglia degna della Moto3 con altre quattro macchine, Fittipaldi tampona Verschoor, che si gira e stalla. SC in pista.

Diversi piloti ne approfittano per pittare e montare gomme nuove, ma succede l’impossibile. Non uno, ben due piloti (Hauger e Williams) ripartono con una gomma fissata male! La dinamica dell’incidente di Williams è ancora più particolare: riparte con la pistola attaccata alla gomma, ma non si stacca e si trascina dietro il baldacchino che fornisce l’alimentazione. La struttura inoltre funge da fulcro e lancia la macchina contro il muretto. Questi venti secondi di follia grazie al cielo non fanno male a nessuno, ma bastano per il direttore di gara per chiudere la pitlane. Considerando che almeno altri due piloti avevano sofferto di gomme montate male, direi che la lontananza dalle corse si è fatta sentire per i meccanici.

Drugovich, quello che più di tutti aveva da guadagnarci dalla sosta, da una parte resta fregato ma dall’altra i casini al pit prolungano il periodo di SC fino all’ultimo giro, quindi alla fine gli è andata anche bene.

Alla ripartenza i primi tre mantengono le posizioni, mente Drugovich limita i danni e cede due posizioni a favore di Boschung e Armstrong, entrambi con gomme nuove. Dietro di loro l’eccellente gara di Iwasa ha una conclusione tremenda: in un giro precipita dalla settima alla sedicesima posizione a causa di un problema al motore.

Malgrado la visiera fosse danneggiata dall’urto con un pezzo di gomma, Pourchaire vince davanti a Lawson, Vips (gpv), Boschung, Armstrong, Drugovich, Sargeant, Nissany e Doohan, che si prende un punto di consolazione. Daruvala conclude fuori dalla zona punti dopo una penalizzazione (per motivi che non ricordo e che non sono riuscito a ricostruire) ma in generale è stato mediocre per tutta la gara.

I piloti che reputavo i migliori sono anche stati i migliori in gara. Non sono più abituato a questo.

Che dire? La F2 l’anno scorso non ha offerto uno spettacolo grandioso ma quest’anno sembra promettere cose buone (grazie anche a un format più cristiano). I rookie sembrano già in grado di lottare con i primi, ma ormai non c’è più da stupirsi, il salto da F3 a F2 è diventato più gestibile rispetto al passato.

Il pilota più deludente paradossalmente è stato proprio il campione F3 in carica. Hauger non ha avuto molta fortuna ma mi è sembrato in balia delle circostanze per tutto il weekend.

[Immagine di copertina tratta da Motorsport.com]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

F2 ARABIA SAUDITA 2021 – PIASTRI DOMINA E VEDE IL TITOLO

Il weekend della F2  in Arabia Saudita è stato piuttosto sgradevole. Come per la sorella maggiore, i maggiori problemi sono emersi dalle catteristiche della pista. A sua differenza, tutti i piloti si sono comportati in modo dignitoso e il mondiale si è praticamente concluso. Non c’è la certezza matematica, ma con più di cinquanta punti sul vantaggio sul secondo Oscar Piastri ha praticamente vinto il mondiale di F2 2021. Proseguiamo con ordine.

Nei due mesi di distanza che ci hanno separato dall’ultimo round di Sochi, sul fondo della griglia ha avuto luogo una piccola rivoluzione. Debutano ben quattro nuovi rookie, tutti provenienti dalla F3. Essi sono Logan Sargeant (HWA Racelab, al posto di Jake Huges), Olli Caldwell (Campos Racing, al posto di David Beckmann), Jack Doohan e Clement Novalak (MP Motorsport, al posto di Richard Verschoor e Lirim Zendeli). Non potevano trovare un tracciato peggiore per esordire.

La F2 ha avuto il poco glorioso compito di inaugurare il tracciato di Jeddah. Come da (mie) previsioni, le prove libere si sono disputate dopo un ritardo di quasi un’ora. La sessione è stata movimentata, con la bandiera rossa uscita in occasione degli incidenti di Sargeant e di Alessio Deledda (HWA). Il miglioramento della pista nei minuti finali ha permesso a Robert Shwartzman (Prema) di concludere la sessione davanti a tutti. Più indietro gli altri contendenti per il titolo: Guanyu Zhou (Uni Virtuosi) è 7°,  Oscar Piastri (Prema) 10° e Theo Pourchaire (ART) 13°. Si distingue Ralph Boschung, secondo con la modesta Campos, mentre tutti i rookie sono in fondo alla classifica.

Dopo poche ore si arriva al momento più importante del weekend (e, a posteriori, del finale di stagione), le qualifiche. L’andamento ha ricordato quello della F1: Shwartzman è il pilota più in palla, si in stalla in testa fin dal primo minuto e, man mano che i minuti passano, respinge tutti gli usurpatori. Nei minuti finali, si lanciano tutti quanti, e perdiamo il primo contendente per il titolo: Dan Ticktum fora e non può partecipare al rush finali, con pesanti conseguenze sulla sua posizione finale.

Oscar Piastri, finora autore di una qualifica poco memorabile, all’ultimo momento utile balza in testa alla tabella dei tempi, ma c’è Shwartzman in dirittura di arrivo. La pole sembra fatta per il russo: ha due decimi di vantaggio e gli manca solo l’ultima curva. Come Verstappen in F1, compie un errore in entrata e perde tutto quello che aveva guadagnato. Concluderà secondo, staccato di 165 millesimi dal teammate.

Oscar Piastri conquista la quarta pole consecutiva, eguagliando il record di pole consecutive di Leclerc, e ipoteca il mondiale. Non solo la posizione è la migliore per affrontare la Feature Race, ma i quattro punti bonus gli permettono di estendere la leadership a 40 punti su Zhou e 47 sul teammate. Esperienza è il nome che si dà ai propri errori; oggi il russo ha imparato molto. Come si vedrà, la pole sarà la chiave di volta per il weekend dell’australiano.

Dopo il duo Prema, la seconda fila ospita la coppia piloti ART, con Pourchaire davanti a Christian Lundgaard, che ritorna nelle prime posizioni dopo tempo immemore. Discorso simile per Felipe Drugovich, che si qualifica 5°, davanti al teammate Zhou, sesto e con l’acqua alla gola in campionato. Sempre meglio di Ticktum, che conclude 11° dopo le disavventure già narrate. Ralph Boschung è il migliore degli “altri” e conclude 7° con la Campos mentre Clement Novalak è il migliore dei quattro deb, dodicesimo.

Malgrado il circuito non sia un capolavoro di design (rivoltante il design delle curve da 1 a 4, parere personale), gara 1 si è stata divertente.

Per effetto dell’inversione della griglia parte dalla pole Liam Lawson (Hitech), affiancato dall’ex promessa Marcus Armstrong (DAMS), mentre la seconda fila ospita il teammate Juri Vips (sempre Hitech) e il già citato Ralph Boschung. Al via Armstrong parte meglio del rivale; Lawson prova a resistere ma finisce fuori pista. Taglia curva 2 (spoiler: lo sentirete spesso) e deve cedere la leadership al connazionale della DAMS.

Come da previsioni, dopo neanche trenta secondi dal via entra la SC a causa di una serie di collisioni avvenute in fondo al gruppo. Alla ripartenza, Zhou cerca di sorpassare Lundgaard con una manovra decisa all’esterno di curva 1, ma il cordolo gli fa perdere reattività nel cambio di direzione e si scontra con la ART. Il cinese ha la peggio, si gira e deve cambiare il muso, mentre Lundgaard perde poche posizioni.

La difficoltà di portare a termine sorpassi in maniera pulita a Jeddah è mostrata dal duello Ticktum – Viscaal per la decima posizione. Dopo quattro giri in cui sfrutta ogni centimetro di asfalto, si libera definitivamente del rivale solo al settimo giro. Davanti la storia è simile, ma grazie ai problemi  con le gomme di alcuni piloti (come Ralph Boschung, che da 3° piomba in quindicesima posizione) la gara si fa guardare. Tra i vari duelli, Shwartzman supera Lundgaard per la sesta posizione tagliando curva 2. La penalità arriva puntuale, ma meglio 5s che languire per tutta la gara dietro a una macchina più lenta (se si verificano dinamiche del genere, il progettista NON ha fatto un buon lavoro).

Nel finale la corsa si anima. Al quattordicesimo giro (su venti) Pourchaire scivola in curva 22 e si schianta. Un altro pretendente che dice addio al titolo. La SC si fa da parte dopo tre giri e nei giri finali ha luogo l’azione più divertente del weekend, grazie al combinato disposto di piloti molto lenti e pista poco predisposta per i sorpassi.

Armstrong vince di un soffio su Lawson, dopo un ultimo giro passato a rintuzzarne gli attacchi. Prima vittoria dell’alfiere DAMS nel campionato di F2. 18 mesi fa il neozelandese era visto come uno dei futuri protagonisti della serie, ma la storia ha avuto altri piani.

Vips resiste a Drugovich e conquista l’ultimo gradino del podio. Shwartzman (gpv), quinto sul traguardo, viene penalizzato e conclude sesto alle spalle di Jehan Daruvala (Carlin), autore di un bellissimo doppio sorpasso su Lundgaard e Piastri. All’ultimo giro si assiste anche una lotta molto tirata tra Piastri, Lundgaard e Ticktum. L’inglese sorpassa entrambi, mentre il danese compie un capolavoro in difesa e conserva l’ultima posizione valevole per i punti. Daruvala sarà successivamente penalizzato per aver sorpassato Ticktum fuori dai limiti di curva 1 (again, grazie Tilke) e scala decimo. Come consolazione, l’indiano partirà in pole in gara 2. Shwartzman torna quinto.

Dopo la seconda inversione della griglia, in pole c’è Daruvala, seguito da Bent Viscaal (Trident) e Piastri. Gara 2 ha un andamento simile a gara 1, anche se risulta meno intensa.

Al via Piastri scavalca Viscaal, mentre in fondo al gruppo si scatena il caos, con una serie di collisioni che miete diverse vittime, tra cui il vincitore di gara 1 Armstrong. Pourchaire e Zhou ringraziano e scalano diverse posizioni.

Restart, e Daruvala manca la frenata di curva 1. L’indiano taglia la curva e rimedia 5s di penalità. Piastri, in seconda posizione, si vede la vittoria servita su un piatto d’argento. Poco dopo, Vips rompe l’alettone nel tentativo di sorpassare Drugovich e si ritira. La gara è animata dalla lotta per la terza posizione tra Lundgaard, Viscaal e Piastri. Il danese taglia curva 1 per difendersi, e la penalità arriva puntuale.

Malgrado i fermi tentativi di Shwartzman, la Trident si rivelerà un ostacolo insormontabile. Al contrario, Piastri sorpassa Daruvala, malgrado in teoria potesse accontentarsi della seconda posizione. Una SC entrata a tre giri per rimuovere la macchina incidentata di Lawson chiude i giochi, e ci rimettono soprattutto Daruvala e Lundgaard, che a causa della penalità penalità sul tempo finale, concludono ultimi dopo aver passato buona parte della gara sul podio virtuale.

Alla fine vince Piastri, autore anche del giro più veloce, davanti a un coriaceo Viscaal (che porta la Trident sul podio per la prima volta dal 2016) e a Shwartzman, che tutto sommato non poteva molto di più, partendo dalla settima posizione.  L’australiano è sempre più vicino al titolo. Zhou finisce ottavo e conquista un punto. Meglio di lui ha fatto Pourchaire, che da 19° conclude 6° con un’auto riparata all’ultimo momento.

L’eroe di giornata comunque è Jack Doohan, che, da rookie e nel circuito più infame, ottiene uno splendido quinto posto.

Con il podio di Shwartzman e la vittoria di Piastri, la Prema conquista il secondo titolo Costruttori consecutivo.

Si arriva alla Feature Race, il piatto forte del weekend. Circa.

Prima quaranta minuti di ritardo per riparare le barriere, danneggiate dalla Porsche Supercup.

Alla partenza Pourchaire stalla e Enzo Fittipaldi lo tampona a piena velocità. Bandiera rossa e tanta paura (anche perché non hanno mai fatto rivedere i replay – all’inizio ci può stare, ma una volta capito che i piloti stanno bene, la scelta appare ridicola), ma alla fine il brasiliano se la cava con un tallone rotto e un occhio nero. Poteva andare peggio, ma intanto si accumulano altri cinquanta minuti di ritardo.

Alla fine la gara riprende nel pieno della valenza agonistica, per quanto accorciata a venti minuti + un giro, partenza dietro la SC (griglia di partenza: quella del giro 1) ma comunque pit stop obbligatorio. La “pacchia” durerà poco.

La gara vede qualche lotta nei primi giri: Daruvala perde due posizioni ai danni di Drugovich e Vips, mentre Boschung (che aveva guadagnato 4 posizioni al primo via) resiste con durezza a Zhou. Gli ultimi giri non arriveranno mai: nelle retrovie Caldwell perde il controllo e Samaia non lo può evitare (sempre per effetto del grandioso design del tracciato).

Entra la SC, ma si capisce che la cosa andrà per le lunghe. Il direttore di gara ci dà un taglio e sospende la gara, stavolta in maniera definitiva, e attribuisce il punteggio dimezzati ai primi dieci.

Vince Piastri davanti a Shwartzman, Boschung, Zhou e Drugovich. L’australiano è anche l’autore del giro più veloce. La seconda vittoria nell’arco dello stesso weekend (secondo pilota a riuscirci dopo Vips a Baku) permette a Piastri di estendere la sua leadership in modo quasi definitivo.

Con 213,5 punti contro i 162 dell’inseguitore più prossimo, Shwartzman, Piastri ha di fatto vinto il mondiale. Per poter avere qualche vaga possibilità di vincere, i rivali a Jeddah dovevano compiere il weekend perfetto. Per la loro disperazione, è stato Piastri a riuscirci: doppia vittoria, pole position e due gpv su tre, grazie anche a una generosa dose di fortuna. E’ interessante osservare che buona parte del risultato di Piastri in gara 2 e nella Feature Race è maturato per via della pole. Se Shwartzman avesse affrontato bene l’ultima curva in qualifica, la realtà ora sarebbe diversa (ma fino a un certo punto). Ad Abu Dhabi si assegnano ancora 65 punti, quindi in teoria anche Zhou (terzo a 149,5 punti) è ancora in lotta, ma sono le speranze che solo l’aritmetica può dare.

Piastri è stato un autentico schiacciasassi quest’anno. Non ricordo una gara storta o un suo singolo errore. Ha pienamente meritato il titolo.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Tutte le immagini sono prese dal sito o dall’account ufficiale Twitter della F2]

F2 – L’INIZIO DELLA FINE

Dopo un interludio di appena 64 giorni (!!!), la F2 torna a solcare le piste. Gli appuntamenti mediorientali di Jeddah e Yas Marina avranno il compito di dare una fine a questa entusiasmante annata. Se non vi ricordate nulla del campionato, comprensibile date le dieci settimane di distanza dal precedente appuntamento, questo è l’articolo che fa per voi.

Se a inizio campionato si prospettava una lotta per il titolo che avrebbe coinvolto mezza griglia, tra la “vecchia guardia” (Guanyu Zhou, Christian Lundgaard, Robert Shwartzman, Dan Ticktum, Jehan Daruvala) e i rookie (Oscar Piastri, Theo Pourchaire, Juri Vips, Liam Lawson), la realtà si è mostrata ben diversa sin da subito, e la vecchia guardia (coloro che erano rookie nella scorsa stagione) è capitolata.

Dal primo appuntamento in Bahrain in poi, Zhou (UNI Virtuosi) e Piastri (Prema) si sono imposti come i mattatori del campionato. Il cinese si è imposto nei primi appuntamenti, mentre Piastri ha progressivamente rimontato, fino a superarlo a Monza e infine staccarlo in Russia.

Diamo un’occhiata ai candidati per il titolo.

Il giovanissimo Theo Pourchaire (ART) è probabilmente la rivelazione del campionato. Non solo si è imposto come il più giovane vincitore di tutta la storia della serie (contando quindi Gp2, Formula 3000 etc), ma ha ottenuto tale successo nel difficilissimo Montecarlo, circuito su cui peraltro mai aveva corso. Non è stato un lampo isolato: anche a Monza e Sochi ha dimostrato di avere la velocità per vincere. La sua lotta per il titolo è stata compromessa dai guasti del Bahrain, dall’incidente di Baku e dai suoi postumi a Silverstone. Quinto in campionato, con 120 punti e 58 punti di distacco dal leader, e altri tre piloti in mezzo, è da considerarsi quasi escluso dalla lotta iridata. Un altro anno di apprendistato non può fargli che bene.

Dan Ticktum (Carlin) ha raggiunto tardivamente i colleghi nella parte alta del tabellone, ma ciò non vuol dire molto. L’inglese per tutto l’anno è stato il pilota più veloce in gara, ma ha mostrato altrettanta costanza nel trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lo dimostra il fatto che è stato l’unico insieme a Piastri a concludere a podio almeno una gara per ogni appuntamento, ma per vincere (sul campo) ha aspettato fino a Sochi. Quarto, con 129 e 49 punti di distacco dal leader, è chiamato a compiere un’impresa, ma il dato interessante è che potrebbe farcela.

Robert Shwartzman (Prema), prospettato dominatore della serie, si è trascinato a fatica sul gradino più basso del podio virtuale, ma la sua è stata un’annata con più ombre che luci. Veloce in gara (anche se mai in maniera dominante), la sua rincorsa al titolo è stata ostacolata dalle pessime qualifiche. Dei sei appuntamenti disputati, solo in uno (Montecarlo) si è qualificato nei primi cinque, mentre in tutti gli altri ha orbitato intorno alla decima posizione. Alcuni errori sciocchi (soprattutto per uno che non aveva messo una ruota fuori posto nel 2020), tipo in Bahrain e a Monza, hanno complicato ulteriormente la sua missione. Con 135 punti attualmente ha 43 lunghezze di svantaggio dal suo teammate.

Con il posto in F1 già garantito, Guanyu Zhou, secondo in campionato a 36 punti di distacco, correrà sicuramente con la testa più leggera. Era il pilota della vecchia guardia (debuttò nel 2019) che consideravo di meno, date le scarse performances dello corso anno, però si è dimostrato come il più concreto, con numerosi podi e diverse vittorie, tra cui due Feature Race. Il problema principale del pilota cinese è stata la sua incostanza: in tutto l’anno è passato in continuazione da prestazioni eccellenti a gare molto anonime. Vari errori (come a Baku, a Silverstone o a Sochi) hanno aggravato la sua posizione in campionato. Non voglio infierire più di tanto, comunque: con i suoi limiti, è stato costantemente il pilota più veloce insieme a Piastri, soprattutto in qualifica.

In teoria la lista dei piloti ancora in lotta per il campionato si estende fino a Richard Verschoor, 10° con 55 punti, ma da Pourchaire in poi ci sono ottime ragioni (aritmetiche, statistiche, storiche) per considerare costoro come tagliati fuori dalla contesa.

Se devo essere onesto, credo che neanche Zhou, Ticktum, Shwartzman e Pourchaire abbiano speranze vere contro Piastri. L’australiano si è dimostrato da subito a sui agio con la serie, non ha sbagliato quasi (l’unico errore vero è stato l’incidente con Ticktum nella Feature Race del Bahrain, ma era anche il suo primo weekend di gara in F2), è imbattibile in qualifica (tre pole su sei, è da Silverstone che parte davanti a tutti) e anche in gara ormai ha appreso la gestione delle gomme, che gli era costata le gare del Bahrain e di Silverstone.

Nessuno si è avvicinato ai suoi livelli. Anche se non dovesse vincere, per me resta comunque il pilota migliore del campionato.

Adesso, con 34 punti di vantaggio (172 a 148), il rookie australiano è in un’ottima posizione (anche perché non c’è stato un solo appuntamento in cui sia abbia corso male), ma in F2 non bisogna mai dare nulla per scontato. Due gare sono un universo a sè e autoconclusivo, e il vantaggio di Piastri quasi impallidisce di fronte ai 130 punti ancora disponibili.

A togliere un po’ di pathos alla lotta è il fatto che tutti i piloti hanno già un futuro definito: Zhou in F1 come pilota, Pourchaire e Piastri come terzi piloti (Alfa Romeo e Alpine), Ticktum in Formula E. Resta da chiarire il futuro di Shwartzman, ma si può supporre che resti in orbita Ferrari.

Menzioni d’onore per il duo della Hitech Juri Vips e Liam Lawson, di scuola Red Bull: spesso al pari dei migliori della serie come velocità, sono stati vittime di una quantità di problemi meccanici sensibilmente maggiore dei colleghi. Da segnalare anche l’avventura di Lawson nel DTM, dove solo il lo sporco gioco di squadra Mercedes gli ha impedito di vincere il titolo da rookie (peraltro battendo sonoramente il teammate Alex Albon).

Anche Lundgaard (ART) e Drugovich (UNI Virtuosi) godevano di ottima reputazione fino all’esordio in Bahrain (compreso), ma il resto del campionato è stato un pianto. Entrambi sono stati vittime di scarse prestazioni, incidenti sciocchi e genuina sfortuna (soprattutto il danese, mentre il brasiliano paga il fatto di essere il pilota non pagante del team).

Lo spettacolo si annuncia scoppiettante: da una parte il misterioso Jedda, nuovo di zecca, con muretti vicini, tre zone DRS e una pericolosa serpentina, dall’altra un Abu Dhabi rimodernato e privato delle sequenze più  ̶d̶e̶l̶ ̶c̶a̶z̶z̶o̶   peculiari.

Ulteriori considerazioni sul futuro del campionato saranno svolte in articoli futuri, ma vi anticipo che dall’anno prossimo si torna al format normale di due gare per weekend (invece delle tre attuali), sia pur con qualche variazione. Non mi metto a spiegare motivi e ragioni (ci tornerò più avanti), ma dopo questa notizia ho intonato le migliori Laudi al Signore (ovvero Bruno Michael, boss della serie). Il format a tre gare era una boiata pazzesca.

Ci vediamo Mercoledì per il resoconto della gara Saudita. Se Piastri tiene anche qui, il mondiale è praticamente suo.

Tutte le immagini dell’articolo provengono dall’account twitter della F2, o dal sito ufficiale fiaformula2.com.

Lorenzo Giammarini, a.k.a LG Montoya.