F2 ARABIA SAUDITA 2022 – LA RISCOSSA DI DRUGOVICH

In Arabia Saudita la Formula 2 ha vissuto un weekend ricco di azione, sebbene non tutta del tipo che avrei voluto vedere. La notizia principale del weekend però è stato il ritorno di Drugovich alla vittoria, dopo che un 2021 da incubo lo aveva ricacciato nella categoria dei bluff.

Salvo diversamente indicato, le immagini sono tratte all’account twitter della F2 o dal suo sito fiaformula2.com.

Circuit atmosphere – fire following a missile strike on an Aramco oil facility.
25.03.2022 Formula 1 World Championship, Rd 2, Saudi Arabian Grand Prix, Jeddah, Saudi Arabia, Practice Day.
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Dello sportwashing saudita è meglio che non dica nulla.

Le prove libere sono state travagliate, sia per il tracciato sporco (almeno due piloti hanno raccattato veli di plastica) che per le bandiere rosse dovute a incidenti.

Prima Cem Bolukbasi (Charouz) perde il controllo della macchina sul cordolo di curva 11 e si schianta in curva 12 – dinamica simile a quella di Schumacher jr. Sebbene illeso ha avuto necessità dello staff medico per districarsi dai rottami. Trascorrerà il resto del weekend in ospedale per ragioni precauzionali.

Dopo appena due minuti di bandiera verde Theo Pourchaire (ART), il leader di campionato, si gira in una delle pieghe veloci che portano al tornantino e picchia con il retrotreno. Di nuovo bandiera rossa; sessione conclusa.

In mezzo alle interruzioni Felipe Drugovich (MP) piazza i tempi record in tutti e tre i settori e precede la Carlin di Liam Lawson, secondo in campionato.

Le tre ore tra prove libere e qualifiche sono state sufficienti per riparare la vettura di Pourchaire. Lo sforzo dei meccanici tuttavia va in fumo dopo cinque minuti quando il motore gli prende fuoco. Ultima posizione garantita per il talento francese, che in un tracciato dai sorpassi complicati come Jeddah suona come una mezza condanna. Anche perché, per il cambio di format, dovrà partire ultimo in entrambe le gare.

Jeddah (SAU) Mar 25-27, 2022 – Grand Prix of Saudi Arabia at Jeddah Corniche Circuit. Ralph Boschung #15 Campos. © 2022 ERIC ALONSO / Dutch Photo Agency

I protagonisti della battaglia per la pole sono Ralph Boschung (Campos) e Marcus Armstrong (Hitech). Boschung conclude in testa il primo run tuttavia una bandiera rossa (crash di Sargeant, Carlin) gli nega il secondo tentativo e nel terzo si trova Frederik Vesti (ART) tra i piedi. A quattro minuti dal termine è secondo a 7 millesimi da Armstrong. Lo stesso Vesti causa la terza interruzione, sia pure senza colpe. A causa di un guasto al trasponder la sua macchina viene segnalata ferma in mezzo al tracciato quando in realtà stava correndo senza problemi, quindi esce la bandiera rossa per nulla.

Armstrong e Boschung hanno ormai esaurito la benzina necessaria per completare i loro run quindi assistono impotenti ai miglioramenti di Jack Doohan (Virtuosi), Richard Verschoor (Trident) e soprattutto Felipe Drugovich (MP), che demolisce il tempo di Armstrong di 6 decimi e conquista la prima pole da Silverstone 2020. Gli altri leader di campionato sono più arretrati e dimostrano che devono migliorare in qualifica: Liam Lawson (Carlin) è sesto e Juri Vips (Hitech) nono.

Nelle ore successive alle qualifiche si assiste a una smitragliata di penalità. Doohan jr -terza top 3 consecutiva- viene escluso dalle qualifiche perché non in grado di fornire abbastanza benzina per le verifiche. Vips, Clement Novalak (MP), Vesti e Olli Caldwell (Campos) perdono tutti tre posizioni per impeding. Amaury Cordeel (VAR) si prende invece una penalità di 10 posizioni per aver sorpassato in regime di bandiere gialle sotto bandiera rossa (!). Le penalità si applicano solo sulla griglia di partenza della Sprint Race, lasciando inalterata quella della Feature Race (Doohan a parte).

Dennis Hauger (Prema, rookie e campione F3 in carica) scala decimo e ottiene la pole position per la sprint race. Tutti i piloti delle prime file montano gomme medie a eccezione di Hughes, secondo, che opta per le morbide. La sua tattica è basata sulla speranza che entrino abbastanza SC per evitare il decadimento delle gomme. Non è un’idea stupida, considerando le cinque bandiere rosse che ci sono state tra prove libere e qualifiche.

Il suo avvio però è al rilento e perde terreno a vantaggio di Calan Williams (Trident) e Ayumu Iwasa (Carlin) mentre Hauger resta al comando della corsa.  I top driver -Lawson, Vips, Armstrong, Drugovich, Pourchaire- sgomitano nel gruppo e sono in moderato recupero finché Cordeel si schianta in uscita di curva 3 all’inizio del secondo giro. SC dopo poco più di 6 km di gara.

Al sesto giro si riparte ma il regime di bandiera verde dura quindici secondi: in fondo al gruppo Doohan aveva preso slancio prima che il gruppone fosse ripartito e si schianta su Sargeant, in una riedizione del via di Mugello 2020. Pourchaire per evitarli perde le posizioni che aveva guadagnato e torna ultimo. Giornataccia.

L’incidente innesca l’evento più discusso del weekend.

Dal momento che i rottami si trovano sul rettilineo di partenza, in un primo momento la direzione invia il messaggio “SC through Pit Lane” – sotto Safety Car i piloti dovranno passare in corsia dei box. 22 secondi dopo, la rettifica: “Pit Lane closed”, La SC si ferma ad aspettare i piloti sul rettilineo.

In Prema chiedono chiarimenti per ben due volte e gli viene confermato il passaggio attraverso la pitlane. Hauger imbocca la corsia box ma Williams non lo segue, il resto del gruppo con lui. Morale della favola, Hauger si fa un drive through gratis e riemerge in dodicesima posizione.

Ma il peggio deve ancora arrivare: dopo pochi minuti gli viene comminato uno stop/go di 10s per essere passato ai box in regime di pitlane chiusa. In pratica si è trovato da primo a ultimo per aver seguito le indicazioni della direzione di gara. Robe che farebbero incazzare pure il Dalai Lama.

Va comunque osservato che il rookie norvegese ha peccato di inesperienza: sotto SC devi andare dove va la SC – se questa resta in pista,  non devi andare ai box. Inoltre la cartellonistica di pista indicava correttamente la chiusura della pitlane, come raccontato dagli altri piloti. Quindi insomma, la direzione gara ha sbagliato a comunicare alla squadra, ma le indicazioni in pista parlavano chiaro. Il campione F3 ha accumulato esperienza per il futuro…

Dopo una SC infinita al 14° giro si riparte. Hughes fa valere le gomme morbide (e anche una buona dose di fegato) e passa all’esterno Williams, portandosi dietro Lawson. Alle loro spalle Armstrong, Vips, Iwasa e Drugovich animano la ripartenza con manovre coraggiose. La spunta l’estone a spese del neozelandese, che retrocede in fondo al quartetto.

La strategia di Hughes finora ha pagato ma nei giri finali le morbide  hanno ormai raggiunto il limite. A tre giri dalla conclusione Lawson lo svernicia sul traguardo e si invola verso la prima vittoria stagionale, la seconda in carriera. Le sfortune di Hughes continuano: prima viene beffato in volata da Vips (neanche un decimo a separarli) infine  viene squalificato per irregolarità tecnica – fondo troppo consumato.

Al suo posto sale sul podio Drugovich, che ha sfruttato tutte le occasioni possibili per risalire dalla decima posizione. Grande gioia in casa Trident, non avvezzi a vedere molti punti, per il quarto e il quinto posto di Williams e Verschoor. Iwasa completa la top 6, mentre Boschung, settimo, viene penalizzato di 20s (errato posizionamento sulla casella di partenza). Jehan Daruvala (Prema) e Marino Sato (Virtuosi) ereditano le ultime posizioni valevoli per i punti. Pourchaire non riesce a mettere insieme una gara incisiva (anche per il contrattempo con Sargeant/Doohan) e conclude ben lontano dai primi.

L’appello della Prema contro la decisione di Hauger approda a un nulla di fatto, mentre Doohan viene giudicato colpevole e penalizzato di 3 posizioni per la gara di Domenica. Not a big deal, considerando che partirà già ultimo.

Nella sprint race ci sono stati 7 giri di bandiera verde su 20. Quante SC usciranno nella gara lunga? Le scommesse si sprecano ma la realtà ci sorprende con una gara lineare al limite del noioso.

La procedura di partenza viene abortita senza addurre motivazione (lì per lì ho pensato a un guasto dei semafori, visto che il quinto semaforo rosso non si era acceso). Al secondo tentativo Drugovich mantiene la leadership su Verschoor.

Hauger è il primo dei piloti su gomme dure ma compie lo stesso un’ottima partenza, che da decimo lo proietta in ottava posizione. Ancora meglio fa Theo Pourchaire, che dalla penultima posizione scala fino alla quattordicesima. Anche Lawson è in rimonta ed è terzo dopo il secondo giro.

Davanti le posizioni si stabilizzano: Verschoor tallona Drugovich, mentre Lawson segue a un paio di secondi. Le emozioni principali si vedono a metà gruppo, con Daruvala che mette a segno addirittura un sorpasso triplo in curva 1 (!!!). Le gomme morbide iniziano a faticare già a partire dal sesto giro, con Boschung che subisce i sorpassi di Iwasa, Vips e Hauger.

I giri successivi saranno fondamentali. Al settimo Pourchaire accusa problemi elettrici: dopo due minuti a passo d’uomo raggiunge i box e si ritira. Nel frattempo iniziano le soste ai box, inaugurate da Sato e Daruvala. I colpi di scena continuano qui. A Lawson viene fatto cenno di ripartire prima che una gomma fosse stata fissata. Ritiro per lui e fine della striscia di podi consecutivi. Vips subisce di nuovo un pit stop lento e riemerge in quindicesima posizione. A differenza del Bahrain o della sprint race non riuscirà a rimontare.

Con i big eliminati nell’arco di due giri, a Drugovich basta evitare l’overcut di Verschoor per piazzare un’ipoteca sulla vittoria.

Il resto della gara è una variazione di un tema classico. I piloti su dure proseguono a oltranza mentre quelli che hanno già effettuato il cambio da morbide a dure recuperano. Le option sono così inutili che la strategia dei piloti partiti su dure è più di effettuare un gigantesco overcut che non confidare nel rimontone con gomme morbide. In ogni caso funziona fino a un certo punto: Hauger era ottavo prima delle soste dei primi, dopo la sua è sesto.

Per questa ragione i giri finali non offrono tutte queste emozioni. In testa Drugovich stressa un po’ troppo le gomme alla ricerca del giro più veloce e permette il riavvicinamento di Verschoor. Hughes si mostra minaccioso minaccioso alle spalle di Daruvala ma anche qui non si risolverà in alcuna azione. Ai margini della zona punti si registra un po’ di movimento con le rimonte di Doohan e Vips.

La gara si conclude con il testacoda di Vesti e con il rovinoso declino di Boschung, come spesso gli accade: dopo ottime libere, qualifiche e prima parte di gara, sul finale crolla e conclude quindicesimo.

Dopo l’unica gara nella storia di Jeddah a non aver mai visto una SC, Drugovich conclude il weekend perfetto con la vittoria in una gara dominata. Oltre a ricordarci che MP non è più una cenerentola tra i team, il brasiliano conquista la vetta della classifica e si propone come ulteriore contendente per il titolo.

Verschoor completa la giornata dei team “minori” e mette a segno il secondo podio in altrettanti weekend. Per la Trident non accadeva dal lontano 2014, quando la serie si chiamava Gp2 e vedeva una lotta al vertice tra Palmer, Nasr e Vandoorne. In soli due round la scuderia italiana ha ottenuto già più punti di quelli che ha totalizzato in quattro delle cinque stagioni in F2. In più, con il quarto e quinto posto di Verschoor e Williams, il team milanese ha portato due piloti a punti nella stessa gara per la prima volta da Baku 2018.

Torna a sorridere anche Jehan Daruvala. Non lo ritengo un pilota eccezionale, ma stavolta ha guidato molto bene ed ha guadagnato il podio dalla quindicesima posizione a forza di sorpassi, una strategia azzeccata e un solido passo gara. Senza il disastro in qualifica forse poteva anche ambire a qualcosa di meglio.

Quarto è Jake Hughes. L’inglese è un pilota sottovalutato: in F2 ha corso poco e con team di seconda/terza fascia ma si è spesso trovato a lottare nella top 6.

Quinto è Armstrong, che contiene gli attacchi del rimontante Hauger. Iwasa e Nissany (DAMS) ottengono qualche punto da un weekend partito bene ma scivolato via via nell’anonimato. Doohan (gpv) e Vips completano la zona punti.

Al termine del secondo round del campionato la classifica vede Felipe Drugovich al comando con 45 punti seguito da Lawson a quota 34 e Verschoor terzo a due sole lunghezze dal neozelandese.

Il weekend da dimenticare di Pourchaire gli causa una caduta libera in classifica: da primo a quinto, alle spalle anche di Vips. Il francese finora è stato il più sfortunato tra i contendenti al titolo, avendo subito tre guasti in due weekend.

Il campionato è ancora senza un padrone. Ci sono dei piloti chiaramente favoriti (Lawson, Vips, Pourchaire, forse anche Drugovich) ma nella griglia nessuno è disposto a recitare un ruolo da comprimario.

[Immagine di copertina tratta dall’account twitter di Felipe Drugovich]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya