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HAMILTON VINCE LA BATTAGLIA DI INTERLAGOS

In F1, si sa, la guerra non si fa solo in pista. E pur di vincere un mondiale si è disposti a tutto. Perfino a chiedere al pilota di prendere le misure della monoposto avversaria con le dita.

La simpatica scenetta va in onda il venerdì, dopo le “qualifiche” che determinano l’ordine di partenza della gara sprint del sabato. Hamilton, con il motore nuovo che gli costerà 5 posizioni sulla griglia di partenza la domenica, si prende la “pole”. Nel parco chiuso, Verstappen tocca prima la sua ala, poi quella dell’auto dell’avversario, nell’apparente intento di misurare qualcosa sul flap mobile del DRS.

Fatto sta che i due rivali per il mondiale si ritrovano entrambi indagati. L’olandese per avere violato la regola del parco chiuso, mentre all’inglese viene addebitata un’ampiezza eccessiva dell’apertura del DRS. Finisce col primo multato di 50.000 euro, e con il secondo relegato in fondo alla griglia per la gara sprint, per un’infrazione di 0.2 mm su 85.

Nella garetta del sabato, Bottas brucia Verstappen e si guadagna la pole position (quella vera), con Sainz fantastico terzo, mentre Hamilton rimonta dalla ventesima alla quinta posizione, che diventerà la decima il giorno dopo.

E la domenica sul circuito di Interlagos la temperatura è aumentata di 20 gradi, mentre i delegati tecnici della federazione continuano a stazionare nei pressi della Mercedes, forse in cerca di qualcosa che non è dato a sapere.

Si spengono i semafori e Bottas ancora una volta rende la vita facile alle due Red Bull. Una timida resistenza a Verstappen in curva 1 e tempo qualche curva il finlandese è dietro pure a Perez. Le due Ferrari ingaggiano un duello all’arma bianca e Leclerc passa Sainz, partito male e vittima di un contatto con Norris.

Bastano 4 giri ed Hamilton è già dietro a Bottas, che gli lascia la terza posizione. 

Al giro 7 la direzione gara si accorge dei detriti lasciati in curva 1 da Tsunoda qualche giro prima, ed esce una provvidenziale (per Hamilton) Safety Car.

Quando rientra la SC, Verstappen gestisce la perfettamente la ripartenza, e per Hamilton non c’è alcuna possibilità di tentare un attacco a Perez. Ma qualche giro dopo, proprio mentre l’inglese attacca il messicano, la direzione gara attiva la Virtual Safety Car per far ripulire la pista dai detriti lasciati da Mick Schumacher dopo un contatto con Raikkonen.

Al giro 18 Lewis attacca Perez, questa volta per davvero, in curva 1 e lo supera magistralmente all’esterno. Ma il messicano non è Bottas, e lo supera di nuovo nel rettilineo successivo. Al giro dopo l’inglese ripete la manovra, ma questa volta Checo non riesce a stare sufficientemente vicino per restituire il sorpasso, e non potrà più essere d’aiuto al compagno di squadra.

Hamilton non riesce però a chiudere il gap con Verstappen. e al giro 27 anticipa il rivale nella sosta ai box, che lo imita il giro dopo, ritrovandosi però con un vantaggio dimezzato.

Una nuova Virtual SC al giro 31 permette a Bottas di fare la sua sosta guadagnando la posizione su Perez. Nel frattempo Lewis è arrivato a tiro di DRS ma Max non consente mai al distacco di scendere sotto al secondo. Stando così vicino all’avversario, l’inglese scalda troppo le gomme.

Il box Mercedes chiede a Lewis che mescola vuole per il successivo pit-stop, e in Red Bull capiscono che Hamilton si fermerà un’altra volta. Decidono così di coprirsi dall’undercut, e fanno rientrare Verstappen. Ma l’inglese non rientra, mentre è Bottas a fare il suo pit-stop, seguito al giro successivo da Perez. 

Hamilton fa il suo pit-stop al giro 44, ma il distacco è aumentato rispetto a prima. E, inoltre, lui voleva gomma media, e pure Bottas si lamenta col box per una strategia eccessivamente conservativa che, a suo dire, ha fatto perdere una possibile doppietta.

Ma Lewis non si perde d’animo, e si rimbocca le maniche, chiudendo il gap con Verstappen. Al giro 48 attacca una prima volta Max, il quale lo porta fuori pista. L’episodio viene notato ma la direzione gara, dopo una chiamata da parte della RB, decide che non è il caso di investigare. Il che fa ovviamente andare su tutte le furie gli avversari, che contattano a loro volta il direttore di gara per esprimere il proprio disappunto. 

Hamilton ci riprova al giro 58, e questa volta Verstappen gli zig-zaga davanti e si becca una bandiera bianco-nera. Ma al giro successivo Lewis non gli lascia scampo, e Max, molto intelligentemente, non reagisce e lo lascia andare.

Gli ultimi giri sono una passeggiata per Hamilton, e la gara termina così con l’inglese che ritorna prepotentemente alla vittoria, nonostante una doppia penalità, una partenza dall’ultima posizione nella gara sprint e una dalla decima nella gara vera. Il tutto su una pista teoricamente favorevole alla Red Bull. Ma si è visto che, con un motore nuovo, la Mercedes è allo stesso livello, e ora di motori nuovi Lewis ne ha uno in più di Max.

Dietro ai due rivali per il titolo si piazzano i due rispettivi scudieri, Bottas e Perez. Poi, in un’altra categoria, le Ferrari di Leclerc e Sainz che consolidano il terzo posto nella classifica costruttori, grazie alla giornata disastrosa della McLaren. Al settimo posto Gasly, seguito da Ocon, Alonso e Norris.

Già il prossimo week-end il circus sarà in Medio Oriente, per un finale di mondiale che si annuncia molto interessante, con due piste sconosciute su tre e, soprattutto, battaglia sia in pista che fuori. 

P.S. in altri tempi, sia con Max e Lewis che con altri protagonisti, un duello come quello di oggi sarebbe finito a ruotate con entrambi fuori pista. Oggi non è successo. E questa non è una cosa banale. Si può duellare duramente anche senza che intervengano i commissari o senza fare vigliaccate. Resta da vedere cosa succederà se si riproporrà all’ultima gara una situazione simile a quelle nelle quali fu protagonista Schumacher con Hill e Villeneuve.

P.S. 2 vedere Red Bull e Mercedes combattere a suon di reclami merita un cestello di pop-corn. Parliamo di due squadre che, come tutte quelle che hanno dominato per diversi anni consecutivi prima di loro, molto probabilmente hanno corso in diverse occasioni con macchine che non rispettavano il cosiddetto “spirito del regolamento”, che, ovviamente, non esiste. E, forse, qualche volta non hanno rispettato nemmeno il regolamento, quello vero.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @F1

VERSTAPPEN VINCE E SCAPPA. HAMILTON RESTA A GUARDARE.

La F1 riprende in Messico da dove si era fermata ad Austin, e cioè con la Red Bull e Verstappen nettamente davanti. L’olandese domina le prove libere e le prime due sessioni di qualifica, con la Mercedes che appare in grande difficoltà. Poi succede qualcosa. Che sia l’aumento di temperatura, la pista gommata, o semplicemente un bluff non è dato a sapere, fatto sta che Bottas e Hamilton si prendono la prima fila, con Verstappen e Perez relegati in seconda e imbufaliti con il povero Tsunoda reo di avere rovinato il loro ultimo tentativo.

Si spengono i semafori e basta meno di un chilometro alla Mercedes per sprecare la inaspettata prima fila. Bottas parte bene, ma ovviamente Verstappen gli prende la scia. Il finlandese anzichè rimanere sul lato pulito della pista, si porta al centro verso il compagno di squadra, spalancando un portone a Verstappen che si infila in tutta tranquillità prendendo la prima posizione. Alla staccata di curva 1, il buon Valtteri alza il piede per far passare il compagno di squadra, poi chiude di colpo la traiettoria prendendo di sorpresa Ricciardo che lo tampona facendolo girare.

Dietro si crea il caos, e a farne le spese sono Schumacher e Tsunoda, costretti al ritiro. Esce così la Safety Car per consentire di ripulire la pista dai tanti detriti.

Alla ripartenza Verstappen distanzia subito Hamilton, che deve prendere atto amaramente della maggiore velocità del rivale. Ma la sua maggiore preoccupazione si materializza verso il quindicesimo giro, quando le sue gomme iniziano a perdere prestazione, e Perez inizia ad avvicinarsi pericolosamente.

Al giro 20, Verstappen ha 8 secondi di vantaggio su Hamilton, il quale riesce faticosamente a tenere Perez a 2 secondi. Dietro di loro Gasly è già a 20 secondi dal battistrada, e le due Ferrari di Leclerc e Sainz ad oltre 25. E per fortuna che i rossi avevano grandi speranze per questo GP.

Al giro 30 Hamilton si ritrova con tre auto da doppiare e in Mercedes decidono di farlo fermare per il suo presumibilmente unico pit-stop. Ma al rientro in pista Lewis si trova immediatamente dietro Leclerc, il quale però si ferma al giro immediatamente successivo. Con la gomma dura l’inglese inizia a volare, e rimette subito Perez a distanza di sicurezza, ma soprattutto guadagna 2 secondi su Verstappen. Il quale si ferma al giro 33 e rientra dietro il suo compagno di squadra, che si ritrova così in testa al suo GP di casa, per il tripudio del pubblico accorso in massa a vederlo.

E il messicano pare non avere alcuna intenzione di fermarsi. Addirittura gira sui tempi di Verstappen ed Hamilton. Ma il suo distacco virtuale su quest’ultimo è di ben 9 secondi. Evidentemente in Red Bull vogliono dargli l’opportunità di un attacco finale con gomme molto più fresche, magari soft.

E invece Checo si ferma al giro 40 e monta gomma dura. Ma comunque avrà, nel finale, 10 giri in meno sugli pneumatici rispetto all’inglese.

L’inseguimento del messicano si conclude al giro 61, quando entra in zona DRS. Il pubblico sulle tribune è in delirio. Ma, come spesso accade con queste macchine, arrivati ad un secondo di distacco si inizia a soffrire. Nei giri successivi Hamilton riesce sapientemente a tenere Perez fuori dalla zona DRS, e così l’attacco non si materializza.

La gara finisce con Verstappen che guadagna la sua nona vittoria stagionale, allungando in classifica con un vantaggio di ben 19 punti su Hamilton, e solo 4 gare dalla fine. Con questi numeri diventa veramente dura per l’inglese, che almeno ha limitato i danni riuscendo a chiudere davanti a Perez. Quarto un ottimo Gasly, seguito da Leclerc e Sainz, autori di una gara anonima ma comunque utilissima per la Ferrari in funzione del mondiale costruttori in una giornata nera per la McLaren.

Al settimo posto Vettel, seguito da un ottimo Raikkonen, incredibilmente ottavo nonostante l’auto che guida. Nono Alonso e decimo Norris.

La pessima gara di Bottas si conclude in quattordicesima posizione, ed è trascorsa in buona parte dietro a Ricciardo. Il finlandese riesce almeno a strappare in extremis il giro più veloce a Verstappen, ma gli ci è voluto un doppio pit-stop negli ultimi giri per montare gomma soft.

La partenza disastrosa di Valtteri è anche costata un mare di punti alla Mercedes nella classifica costruttori, con la Red Bull che si è portata ad un solo punto.

Ora si va in Brasile, per la seconda gara di una tripletta che poi porterà il circus sulla pista sconosciuta di Losail, in Qatar. Ormai il mondiale ha preso una piega ben precisa. Se da un punto di vista della competitività delle auto non c’è alcun dubbio che la Red Bull sia passata nettamente in vantaggio rispetto alla Mercedes, l’incertezza potrebbe venire dall’affidabilità. E in un mondiale come questo non si potrà dire che è finita fino a quando non sarà realmente finita.

P.S. pare che a Giovinazzi in Messico sia arrivata la notizia del suo licenziamento. Oggi era arrabbiatissimo col team per una strategia totalmente sbagliata che gli ha distrutto la gara. Gli organi di comunicazione “di regime” hanno definito “scandaloso” l’atteggiamento del team Alfa Romeo nei confronti dell’italiano. Forse mi sbaglio, ma in questi tre anni non abbiamo purtroppo mai visto Antonio fare prestazioni degne di nota, come è capitato, invece con i vari Ocon, Norris, Russel, e, in alcuni casi, perfino Stroll. Si gridava al miracolo quando stava davanti a Raikkonen che, non dimentichiamolo, ha 42 anni. In un mondo come quello della Formula 1, dove conta solo la prestazione, non c’è poi tanto da sorprendersi se ad un certo punto un team smette di supportare un pilota nel quale non crede più, ed è assolutamente inutile, per non dire ridicolo e poco serio, prenderne le difese in modo plateale.

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VERSTAPPEN REGOLA HAMILTON IN TEXAS

Si arriva ad Austin, Texas, con i duellanti separati da pochi punti. “Ognuna delle sei gare mancanti è una finale”, si diceva. “Un ritiro sarebbe un disastro per entrambi”, un’altra delle frasi banali sentite spesso in queste ultime due settimane, assieme a “Born in the USA” di Bruce Springsteen.

Logico, quindi, vedere i duellanti in prima fila, in attesa della prima, difficile, piega a sinistra al culmine della salita. Già nelle qualifiche, Verstappen e la Red Bull mostrano i muscoli, e solo un gran giro di Hamilton mantiene la Mercedes in prima fila.

Si spengono i semafori, Lewis parte meglio, Max lo stringe ma lo rispetta, e così l’inglese, di mestiere, lo porta all’esterno della curva, guadagnando la prima posizione.

Dietro, Sainz deve difendersi dalle due McLaren che lo braccano, ma poco può fare contro Ricciardo e Norris.

Al giro 7 i primi due sono staccati di meno di un secondo, Hamilton si rende conto che Verstappen è più veloce, ma la sua Mercedes in rettilineo vola, e anche con il DRS l’olandese non può fare nulla per avvicinarlo. 

E così in Red Bull decidono di  anticipare al giro 11 la prima delle due soste previste, per montare gomme dure. Un solo giro basta per mangiare virtualmente tutto lo svantaggio su Hamilton, il quale si ferma inspiegabilmente solo dopo 3 giri e si ritrova ad oltre 7 secondi dal rivale, ma ancora davanti a Perez. E forse è proprio il messicano che in Mercedes stanno cercando di coprire, perchè hanno capito che oggi contro la prima guida Red Bull non c’è niente da fare.

Hamilton però inizia a rosicchiare qualche decimo a Verstappen, evidentemente in gestione, e Perez rimane a distanza. Qualche scaramuccia fra ex campioni, con Raikkonen che sorpassa fuori pista Alonso ma non viene sanzionato, facendo infuriare lo spagnolo. Che si vede pure costretto a ridare la posizione a Giovinazzi che aveva a sua volta superato all’esterno.

Bottas, partito nono causa cambio del motore endotermico, anonimamente sprofondato in undicesima posizione per poi riguadagnare qualche posizione, non può in alcun modo essere d’aiuto al compagno di squadra. 

Al giro 30 Verstappen si ferma per la sua seconda sosta, quando Hamilton aveva ridotto il distacco fino a due secondi. Ancora una volta l’inglese non copre la mossa, e, anche a causa dei doppiaggi, perde vistosamente. E, quando al giro 38 compie la sua seconda sosta, il distacco è salito a 8 secondi e mezzo. Mancano 16 giri, e Lewis conta sull’avere gomme più nuove per il finale di gara. 

Al 42° giro Hamilton si trova già a soli 5 secondi, che diventano due e mezzo al 47°. Con le gomme dure i rapporti di forza sembrano essersi invertiti. 

Arrivato a 1.5 sec., Lewis inizia a sentire le turbolenze, riesce ad avvicinarsi fino ad 1 sec. ma Max lo tiene sapientemente fuori dalla zona DRS, e una possibile, entusiasmante, battaglia nel giro finale non si materializza. L’olandese taglia così il traguardo con l’avversario incollato agli scarichi, per la gioia di un pubblico come mai si era visto prima ad un gran premio negli Stati Uniti.

Al terzo posto, staccatissimo, Perez, seguito a pochi secondi da Leclerc con un’ottima Ferrari, poi Ricciardo, Bottas, autore di una gara inutile, Sainz, che ha pagato l’ennesimo pit-stop lento, Norris, decisamente sotto tono oggi, Tsunoda e Vettel.

Occasione persa per un possibile, ultimo, arrivo a punti in carriera per Raikkonen, ottimo decimo fino a tre giri dalla fine, quando è stato vittima di un testacoda. Ma, anche stavolta, si trovava ben davanti al suo giovane compagno di squadra, il quale sta facendo ben poco per conservare il posto.

Prossima tappa fra due settimane in Messico, una pista nella quale la Red Bull si è sempre trovata molto bene. Oggi la Mercedes è stata sconfitta in una delle piste a lei tradizionalmente favorevoli. Ma è ancora troppo presto per affermare che il mondiale abbia preso la strada di Milton Keynes. Quando la lotta è così serrata, tutto può succedere, e non sarebbe la prima volta che il pilota più esperto, seppur con una macchina inferiore, ribalta i pronostici della vigilia.

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BOTTAS DOMINA IN TURCHIA, MAX FA IL RAGIONIERE

Piove. Ancora una volta. E fa pure freddo, in Turchia. Per fortuna che, quest’anno, gli organizzatori non si sono fatti prendere alla sprovvista e hanno reso l’asfalto molto più abrasivo, per la gioia dei piloti. Di tutti, tranne che di quelli Red Bull, i quali si ritrovano una macchina difficile da guidare, forse conseguenza di simulazioni fatte coi parametri dello scorso anno.

E così, in una qualifica disputata su pista umida, le due Mercedes monopolizzano la prima fila, con Verstappen solo terzo e a debita distanza. Ma partirà comunque in prima fila, perchè il suo rivale ha cambiato parte della power unit, e si ritrova costretto a scattare dall’undicesima posizione. In seconda fila si ritrova Leclerc, che ha puntato tutto sul una gara asciutta. Forse.

Quando si spengono i semafori non piove ma la pista è bagnata, e per tutti la scelta delle intermedie è obbligata. I primi tre scattano bene, Alonso cerca di attaccare Gasly per la quarta posizione ma viene toccato dal francese e si gira. Hamilton guadagna così una posizione, ma la sua rimonta si preannuncia difficile. 

Dopo avere passato Vettel, Lewis si trova inchiodato dietro Tsunoda, il quale, ovviamente, cerca di tenerlo dietro in tutti i modi. L’inglese non può nemmeno usare il DRS, che in condizioni di pioggia è disabilitato. Ma con un bellissimo sorpasso all’esterno riesce a sbarazzarsi del giapponese. Poco dopo è il turno di Norris, e così, dopo 10 giri, Hamilton ha guadagnato 5 posizioni. E inizia a viaggiare un secondo più veloce di Verstappen, al momento in seconda posizione. In pochissimi giri arriva dietro a Gasly, che svernicia letteralmente.

Anche Sainz è autore di una splendida rimonta. Partito 19° per cambio della power unit, dopo 18 giri ha già guadagnato 10 posizioni.

I primi 3 viaggiano in fotocopia su un ottimo ritmo, distanziati fra loro di circa 3 secondi. Anche Leclerc, il cui assetto, evidentemente, è ottimo anche se non è asciutto. Dopo 20 giri, il consumo delle gomme intermedie sta diventando un problema. La pista si asciuga molto lentamente, e non è ancora il momento di montare le slick. Ma le intermedie sono ormai diventate delle slick e non è conveniente montarne di nuove dello stesso tipo.

Poco dopo metà gara, Hamilton raggiunge Perez e dopo qualche tornata di studio lo attacca al giro 35. Ma il messicano deve guadagnarsi lo stipendio, e Lewis lo sa. I due fanno diverse curve affiancati ma alla fine Sergio ha la meglio, e l’inglese, saggiamente, rinuncia per il momento alla quarta posizione.

La Pirelli, dopo avere esaminato le gomme delle prime macchine che si sono fermate, chiede ai team di non prendere in considerazione la possibilità di finire la gara senza pit-stop. Verstappen si ferma al giro 37 e Bottas a quello successivo. Entrambi rimontano le intermedie, Vettel tenta la carta delle slick, che però non funzionano e il tedesco si ferma nuovamente per rimettere le intermedie.

Hamilton e Leclerc decidono di non fermarsi. Il ferrarista si ritrova così in testa al gran premio, con 6 secondi di vantaggio su Bottas. Mancano 18 giri alla fine del GP e i suoi tempi sono buoni rispetto sia a quelli del finlandese che a quelli di Verstappen. Dai box gli confermano che può arrivare alla fine con questo set di gomme, contraddicendo quindi le indicazioni della Pirelli.

Ma l’azzardo non paga, e al giro 47 Bottas supera Charles. Verstappen è lontano, a 7 secondi, ma in Ferrari decidono, tardivamente, di cambiare le gomme. Il monegasco rientra in quarta posizione poco davanti a Perez e a 11 secondi da Hamilton. 

In Mercedes decidono, anche in questo caso tardivamente, di essere prudenti e fermano Lewis, che rientra in quinta posizione dietro a Perez. Il quale riesce a superare Leclerc portandosi in terza posizione. Il ferrarista ha problemi di graining con le gomme posteriori nuove, e in un solo giro viene raggiunto anche da Hamilton. Che però si ritrova a sua volta alle prese con gli stessi problemi, e mentre vede la Ferrari allontanarsi davanti a lui, deve pensare a difendersi da Gasly e Norris che lo hanno avvicinato di gran carriera.

Ma non c’è più tempo, e così la gara finisce con Bottas che vince dopo più di un anno, davanti alle due Red Bull di Verstappen e Perez, ad un deluso Leclerc che ha pagato una tattica discutibile del suo box, e ad Hamilton, la cui rimonta è riuscita a metà. Seguono Gasly, Norris, Sainz, che ha scontato un pt-stop lento, Stroll e Ocon.

Fuori dai punti per un soffio Giovinazzi, autore di una buona gara, 

Ora la F1 si allontana dall’Europa, con il trittico oltre oceano, e quello finale in medio oriente. Verstappen è tornato in testa al mondiale, ma in Turchia si è vista una Mercedes in forma, probabilmente grazie ai motori nuovi. Difficile dire, in questo momento, come potrà finire questo mondiale. Di sicuro, prima dell’inizio dell’anno mai ci saremmo aspettati gare così entusiasmanti, in una stagione che resterà nella storia come una delle più combattute.

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NORRIS RISCHIA TROPPO, HAMILTON FA 100

E’ un mondiale come non se ne vedevano da anni. Due contendenti su due auto diverse, una lotta senza quartiere. E, spesso, arriva la pioggia a creare situazioni imprevedibili.

Pioggia che era ampiamente annunciata a Sochi, e che ha contribuito a creare uno dei week-end più entusiasmanti della stagione. A partire dalle qualifiche, iniziate con pista bagnatissima e finite con una striscia di asfalto abbastanza asciutta da montare le slick, con Norris a cogliere la sua prima pole position, seguito da Sainz e Russell. Hamilton si è trasformato, per l’occasione, in David Coulthard, sbattendo all’entrata dei box e rimediando solo un quarto posto. Non molto, considerando che il suo rivale sarebbe stato costretto a partire dal fondo per cambio della power unit.

Si spengono i semafori e Sainz sembra venire risucchiato da chi lo segue, ma Norris gli dà la scia e gli consente di presentarsi primo alla prima curva. Hamilton perde diverse posizioni mentre Leclerc, partito dal fondo come Verstappen, ne guadagna ben 7 nel primo giro.

Dopo 5 giri Max è bloccato in 15a posizione dietro Bottas, al quale era stata “precauzionalmente” cambiata la PU spedendolo cosí in fondo alla griglia a marcare l’olandese. Ma Valtteri non è Chiellini, e si fa infilare da Verstappen quasi subito. Poco dopo anche Gasly spalanca la porta all’olandese.

I primi due hanno fatto il vuoto, con Russell che blocca tutti gli altri. Hamilton è sesto a 10 secondi. Carlos inizia ad accusare graining e Lando si avvicina e prova l’attacco senza successo, poi si allontana nuovamente in preda anch’egli al graining. Ancora pochi giri e con una mossa felina, e non inquadrato dalle telecamere, riesce a passare lo spagnolo.

Nel frattempo, Hamilton con una Mercedes che sembra spompata non riesce a recuperare posizioni, e, anzi, si fa avvicinare da Perez.

Stroll, in quel momento ottimamente nelle prime posizioni, anticipa la sosta al giro 13. E al giro dopo anche Russell tenta l’undercut. Si ferma poi anche Sainz, ormai in crisi con le gomme, e riesce a tenere la posizione su loro due, nonostante nel frattempo avessero guadagnato tantissimo sullo spagnolo.

Grazie ai pit-stop, Verstappen si è portato in sesta posizione, a soli 9 sec. da Hamilton. Incollato a lui c’è Leclerc. Con strada libera Max inizia a volare. E in pochi giri raggiunge il trenino dei primi, guidato da Ricciardo, secondo. Norris sta guadagnando un secondo al giro su questo gruppetto.

L’australiano  è il primo del gruppo a fermarsi,  ma il pit stop è molto lento. Con strada libera, anche Hamilton si mette a volare e Max, che non riesce a superare Alonso, lo vede andare via impotente.

Al giro 27 Lewis si ferma, e l’olandese lo imita. Ma all’uscita dai box fra i due si mettono Ricciardo e Russell.

Norris si ferma al giro successivo. Hamilton con gomma dura guadagna 3 posizioni in pochi giri e si mette alla sua caccia. Max si trova invece bloccato dietro a Ricciardo, come era accaduto in precedenza a Lewis.

Bottas viene implorato da Toto Wollf di fare di piú, ma il finlandese sembra non averne voglia e naviga in un’anonima 14a posizione.

Perez e Alonso sono fra gli ultimi a fermarsi e in testa ritorna Norris con Hamilton a soli 3 secondi. L’ultimissimo a cambiare le gomme è Leclerc, ma un pit stop lungo lo fa rimpiombare in 13a posizione.

Alonso, rientrato dietro Verstappen, lo supera in pochi giri. L’olandese dopo il cambio gomme sembra completamente perso.

Hamilton, dopo essere arrivato ad un secondo da Norris, vede poi il connazionale allontanarsi di nuovo. Dietro di loro Sainz è terzo ad oltre 30 secondi, con Ricciardo a 2 secondi.

Ma proprio quando sembra profilarsi la prima vittoria di Lando, a 7 giri dalla fine inizia a cadere la pioggia. Con la pista viscida, ma non ancora pronta per le intermedie, Hamilton attacca Norris che va lungo ma gli resta davanti.

Passano alcuni giri e i primi non ne vogliono sapere di fermarsi, cosa che invece fa Verstappen. A 4 giri dalla fine, la pioggia cade sempre più forte e Hamilton preferisce non rischiare troppo, visto che il rivale per il titolo ha già cambiato le gomme, e monta anche lui le intermedie. Norris invece decide di proseguire, e il sogno si trasforma in un incubo.

Lewis passa Lando senza problemi, con quest’ultimo che si gira e deve poi raggiungere il box a passo d’uomo, così come Perez, Alonso e Leclerc che, come lui, hanno tentato l’azzardo.

E la gara finisce con Hamilton che fa 100 vittorie, davanti a Verstappen, che ha minimizzato gli effetti della penalità inflitta a Monza e di quella per il cambio della power unit, e a Sainz, per il quale la prudenza ha pagato. Quarto Ricciardo, quinto Bottas, che non avendo nulla da perdere si era fermato per tempo, sesto il solito solidissimo Alonso, settimo un Norris sconsolato, ottavo Raikkonen, nono Perez e decimo Russel, ancora una volta a punti.

Seguono Stroll e Vettel, che dopo avere navigato costantemente fra i primi 10 hanno trovato il modo di rovinare tutto negli ultimi giri, riuscendo pure a scontrarsi fra loro. 

Week-end negativo per Gasly e Ocon (quest’ultimo ormai costantemente dietro il compagno di squadra diversamente giovane), e per Leclerc, riuscito sull’asciutto a rimontare dall’ultima fila fino a superare il compagno di squadra, poi sprofondato con la pioggia a causa del cambio gomme ritardato.

Infine, menzione speciale per Tsunoda e Giovinazzi, per i quali è sempre più lecito chiedersi come mai vengano tanto considerati dall’ambiente (o parte di esso).

Mancano 7 gare alla fine. Come ha avuto modo di dire Horner al termine del GP odierno, saranno 7 finali. La prima è in Turchia, fra due settimane. E’ oggettivamente difficile prevedere come andrà a finire. La gara di oggi ci ha dimostrato che quando, per qualsiasi motivo, i due contendenti si ritrovano in mezzo al gruppo, tutto il vantaggio di talento e di vettura scompare. E non è improbabile che il ruolo della cosiddetta F1.5 possa essere determinante per l’esito finale del campionato.

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