VERSTAPPEN 2 DI 24 IN ARABIA SAUDITA

Quello che si è presentato in Arabia Saudita più che il set di Drive to Survive sembrava il set di Beautiful.
A tenere banco, ancora le storiacce Red Bull, fra amanti contese, nonni estromessi, manager rampanti osteggiati, e così via.

Ma il risultato non cambia. Max in pole e Charles di fianco a lui.
In tutto questo, Sainz si becca l’appendicite e al suo posto viene messo un diciottenne quasi sconosciuto e dal cognome la cui traduzione in italiano risulta piuttosto buffa. Per non parlare del soprannome. Ma dietro al volante evidentemente ci sa fare, visto che dopo una sola sessione di prove con la SF-24, riesce a piazzarla in undicesima posizione, subito dietro al sette volte campione del mondo, che lo estromette dal Q3 per un soffio.

Partenza senza grandi emozioni, a parte la difesa strenua della seconda posizione da parte di Leclerc, partito peggio di Perez. Strenua quanto inutile, perchè dopo 4 giri il messicano lo passa senza tanta fatica.

Nel frattempo, Max sta già guidando col braccio di fuori.

Al giro 7, Stroll si dimentica di un muretto e pianta la macchina nelle barriere. Inevitabile l’uscita della Safety Car, e tutti rientrano ai box, tranne Norris ed Hamilton. 

Si riparte al giro 10, e servono pochi giri a Max per riprendersi la prima posizione ai danni di Norris. Nel frattempo, Perez si prende 5 secondi di penalità per una plateale ostruzione ad Alonso in occasione del pit-stop.

A metà gara, Verstappen ha 7 secondi di vantaggio su Perez, che a sua volta ne ha altri sette su Norris, braccato da Leclerc. 

Al giro 36 si fermano finalmente anche Norris e Hamilton, per la loro unica sosta. Entrambi rientrano dietro al debuttante Bearman. 

L’ultima parte di gara non riserva emozioni, e il GP dell’Arabia Saudita si chiude con una scontata doppietta Red Bull, con Leclerc terzo, autore del giro più veloce proprio all’ultima tornata. Seguono Piastri, Alonso, Russell, un fantastico Bearman, Norris, Hamilton e un inaspettato Hulkenberg a chiudere la zona punti.

Fra due settimane si andrà in Australia. Se volete, vi dico chi vince.

P.S. All good things must come to an end.  Tutti i cicli vincenti prima o poi finiscono. Può succedere per un cambio di regolamento, o per la ricerca di nuove sfide da parte di chi vi ha partecipato. Quello della Red Bull sembra destinato a finire per motivi del tutto nuovi.

P.S. 2 in settimana Villeneuve ha criticato aspramente Ricciardo per avere preteso la posizione da Tsunoda in Bahrain, scatenando la reazione scomposta di quest’ultimo. Jacques lo ha definito un pilota buono giusto per Netflix. A vedere il risultato di oggi, pare proprio che abbia ragione.

P.S. 3 18 anni, chiamato all’improvviso a guidare una Ferrari, subito a punti. Comunque la si pensi, a proposito delle difficoltà di questa F1, si tratta di un’impresa non di poco conto, considerando le responsabilità che si porta dietro il mettersi al volante di una rossa. Speriamo che non sia vittima, come altri suoi colleghi, della penuria di sedili disponibili.

P.S. 4 Vive la France

 

F1 2024 – GRAN PREMIO DELL’ARABIA SAUDITA

Da un deserto all’altro che in pratica non si nota la differenza, sara’ cosi’ anche l’esito della seconda prova del mondiale in Arabia Saudita?

Se c’erano dei dubbi sul fatto che la Red Bull potesse ricominciare da dove aveva lasciato nel 2023, il Gp del Bahrein ha immediatamente smentito ogni ipotesi di appannamento dei tori austriaci, nonostante il caos dirigenziale che stanno vivendo.

Ecco, da questo punto di vista e considerati gli ultimi sviluppi che vedrebbero entrare in scena prepotentemente la famiglia Verstappen, forse qualche motivo di distrazione o nervosismo potrebbe intaccare l’inattaccabilita’ del binomio Red Bull-Max Verstappen ma e’ piu’ una speranza che coltivano i suoi rivali che un qualcosa di tangibile.

immagine da funoanalisitecnica.com

Certo e’ che la lotta di potere intestina tra la proprieta’ thailandese (pro Horner) e quella austriaca (spalleggiata dai Verstappen e Marko) si sta rivelando intricatissima e che ormai getta lunghe ombre sul futuro del team, in primis sulla permanenza di Max Verstappen.

Le ipotesi sul campo sono tante, non ultima il fatto che l’entourage olandese non sia convintissimo della competitivita’ della Pu made in Red Bull che esordira’ a partire dal 2026 e quindi stia preparando in anticipo l’approdo su altri lidi piu’ appetibili in termini di possibilita’ di vittoria. Siamo ancora nel campo della fanta-F1 ma si sta delineando uno scenario da mezzogiorno di fuoco: o Horner o Verstappen. E Wolff sta gia’ sondando il campo…

In tutto cio’ ci si mette anche Ben Sulayem, indagato per aver tentato di interferire nel Gp di Arabia 2023 in merito alla penalita’ data ad Alonso e, pare, di aver fatto pressioni per non omologare il Gp di Las Vegas. Anche in questo caso e’ tutto da dimostrare e definire nel concreto ma non sorprende che il tutto salti fuori proprio quando il team piu’ vincente del circus e’ alle prese con grossi problemi di gestione delle sue figure chiave. Tra l’altro Ben Sulayem si e’ preso anche un bel rifiuto da parte di Max Verstappen alla richiesta di un sostegno nei confronti di Horner, tira davvero una brutta aria nelle stanze del potere.

Parlando di ”sport”, Ferrari arriva a Jeddah con stati d’animo contrastanti: da una parte la conferma che la monoposto e’ valida anche se non a livello della RB20 e dall’altro la conferma di tutta una serie di problemi che ne compromettono le ambizioni di lotta con Red Bull. L’ultimo problema e’ quello ai freni che hanno condizionato la gara dei rossi e che sembra non aver ancora trovato una causa ben precisa. Inutile dire che la Scuderia deve essere perfetta nell’arco di tutto il weekend per avere qualche possibilita’ di lottare ad armi quasi pari con Red Bull e al momento sembra uno scenario non ancora percorribile.

immmagine da racingnews365.com

Anche Mercedes arriva con sensazioni simili, con una monoposto che sembra valida ma azzoppata da inconvenienti tecnici alla PU nella prima uscita stagionale. Jeddah e’ un circuito dove serve molta efficienza aerodinamica e una PU che spinge forte, sara’ un bel banco di prova per loro.

McLaren e’ partita meglio rispetto al 2023, e non ci voleva tanto, aspettando con impazienza delle conferme che i curvoni veloci della Corniche potrebbe darle. Nel novero delle deluse invece fa gia’ parte Aston Martin, lontana parente di quella brillante di inizio 2023. Appuntamento alla seconda parte di stagione per maggiori soddisfazioni, anche se non e’ che sia scontato seguire il percorso che ha fatto la McLaren l’anno scorso.

Tra le cenerentole del gruppo invece c’e’ la Sauber che punta a replicare e migliorare la discreta forma fatta vedere in Bahrein, mentre in Racing Bulls ci sono gia’ state le prime avvisaglie di nervosismo tra i due piloti. Meno male che Tsunoda aveva dichiarato di essere cresciuto diventando piu’ calmo e maturo.

immagine da motorinolimits.com

Williams rimandata a causa dei tanti problemi avuti in Bahrein cerca riscatto in Arabia Saudita mentre e’ gia’ notte fonda, fondissima per Alpine che ha visto le dimissioni del DT Harman e del capo aerodinamica De Beer dopo il disastroso inizio di stagione. Ora saranno in tre ad avere le redini dei reparti principali del team ma la risalita si prevede molto lunga e molto difficile. Un’opportunita’ inattesa per Andretti che della crisi dei francesi potrebbe approfittare per entrare finalmente nel circus.

Non resta che attendere cosa dira’ la pista, con i suoi curvoni veloci e il basso degrado, in teoria tutti elementi che dovrebbero giovare alla rossa di Maranello. Max candidato numero uno alla vittoria, ovviamente ma inutile dire che molti occhi e orecchie saranno puntati piu’ su quello che potra’ succedere fuori dalla pista.

*immagine in evidenza da leaders-mena.com

Rocco Alessandro

F2 BAHRAIN 2024 – STRARIPANTE MALONEY

Benritrovati, ricomincia anche la stagione di F2 e proverò a farvi la sua cronaca. L’anno scorso per una serie di problemi personali non sono riuscito a dare continuità al racconto, quest’anno cercherò di far meglio.

Siccome le cose da trattare sono molte iniziamo subito con la più evidente: la Dallara F2/18 va in pensione.

BARCELONA, SPAIN – JANUARY 24: Andrea Kimi Antonelli of Italy and PREMA Racing drives on track prior to the Formula 2 Shakedown at Circuit de Barcelona-Catalunya on January 24, 2024 in Barcelona, Spain. (Photo by Eric Alonso – Formula 1/Formula Motorsport Limited via Getty Images)

Fa quindi il suo debutto la Dallara F2/24, incaricata di adeguare la F2 ai mutamenti della veste aerodinamica della F1. Il fondo è quindi incaricato di sviluppare più carico aerodinamico, mentre l’ala posteriore ricorda semmai quella di un’altra monoposto made in Dallara, la SF/23 per la SuperFormula Giapponese. Alcuni esprimono timori per il DRS, che sembra più potente con questo design, mentre i team sono più preoccupati per la difficoltà a garantire un raffreddamento adeguato alle parti meccaniche.

Esco dall’ufficiale ed entro nell’ufficioso.

A quel che ho saputo la regolazione meccanica è più difficile e la finestra di funzionamento delle gomme si è ridotta ancora di più. Perfettamente in linea con la filosofia della FIA degli ultimi 10/15 anni – non vince il pilota più veloce, ma vince quello che meglio adatta il suo stile di guida a una macchina imprevedibile o spastica. Come ulteriore conseguenza temo che la forbice prestazionale tra team di fascia alta e di fascia bassa sarà destinata a crescere.

Il motore è sempre il Mecachrome V634 da 3.4L, che era e resterà una condanna per la sere, tra la scarsa affidabilità e l’inconsistenza prestazionale – tra un motore “venuto bene” e uno sfortunato possono ballare 30 cavalli.

Non ho seguito i test del Bahrain quindi non ne posso parlare con contezza. So che uno dei tre giorni è andato perduto perché si è scatenato il proverbiale diluvio nel deserto, Zane Maloney è risultato il più veloce mentre le Prema hanno chiuso ad anni luce.

Futuri Protagonisti

Diamo una rapida occhiata ai principali piloti impegnati nel campionato.

ART Grand Prix: dopo l’addio forzato di Pourchaire, vincitore l’anno scorso con la compagine francese, il team conferma il suo compagno di squadra e migliore rookie del 2023, Victor Martins, che parte quindi con i galloni di favorito per la stagione. Al suo fianco un promettente rookie, Zak O’Sullivan, vicecampione F3 e junior driver della Williams.

Prema: discorso simile per la squadra italiana. Frederik Vesti migra in LMP2 (pagando per correre) e il team conferma il suo ex teammate, Olivier Bearman, che l’anno scorso ha alternato con sconcertante regolarità weekend in cui le azzeccava tutte ad altri in cui sbagliava tutto lo sbagliabile. Accanto a lui ci sarà Andrea Kimi Antonelli, di gran lunga il pilota italiano più promettente del momento, dato che ha dominato ogni serie in cui ha corso. Antonelli arriva direttamente dalla Formula Regional, quindi saltando la Formula 3. Un balzo importante che ci constringerà a perdonargli un po’ di inevitabili errori di gioventù.

Rodin Motorsport: ex Carlin, un team che negli anni passati ha espresso ottime prestazioni purtroppo senza concretizzare. Resta al suo posto il pilota delle Barbados Zane Maloney, in cui un 2023 fatto di alti e bassi è costato il posto all’Academy Red Bull. La line up è completata da una delle entry più interessanti del campionato, Ritomo Miyata, campione in carica della SuperFormula giapponese. Non ricordo in tempi recenti altri piloti che arrivano in F2 senza aver messo piede nella trafila delle serie propedeutiche europee. Sarà un confronto interessante.

Invicta Racing: ex Virtuosi (meno male che hanno cambiato nome), anche loro hanno mostrato ottime prestazioni velocistiche frustrate però da ogni sorta di problemi. Al volante ci saranno Kush Maini, pilota indiano che nel 2023 mi ha sorpreso con delle ottime prestazioni con la piccola Campos, e il campione in carica della F3 Gabriel Bortoleto, un protegé di Alonso. Lo spagnolo non è forse il pilota che ha mostrato più doti velocistiche nella mischia, ma sa come vincere mondiali con la consistenza.

MP Motorsport: campione nel 2022 in entrambe le classifiche con Felipe Drugovich, l’anno scorso li ha riportati con i piedi per terra. Confermato il norvegese Denis Hauger, a turno sfortunato o inconsistente, che quest’anno è chiamato a vincere, visto che al suo titolo F3 nel 2021 non è seguita nessuna prestazione degna di nota. L’argentino è uno di quelli che tengo d’occhio da anni, può puntare al titolo di rookie of the year.

Fast forward. Del resto dei piloti cito Taylor Barnard con la modestissima PHM. Lui è quasi sconosciuto, ma è stato più il risultato di una ristrettezza relativa del budget che non gli ha permesso di competere in FREC e in F3 con grandi team – e non sarà il caso della F2, visto che nel 2023 la PHM è stata l’unica squadra da quando esiste questo campionato a non aver raccolto nemmeno un punto. Punto su di lui per la sorpesa dell’anno.

 

La Campos ha Isaak Hadjar e il rookie Josep “Pepe” Marti. Nessuno dei due mi fa gridare al miracolo, così come la DAMS con Jak Crawford e Juan Manuel Correa, alla sua seconda stagione completa in F2 della sua seconda carriera (ricominciata nel 2021 dopo il terrificante incidente che nel 2019 costò la vita a Antoine Hubert). Li menziono perché ritorneranno più avanti nel racconto del weekend del Bahrain.

Qualifiche

Nei minuti finali c’è un continuo rimescolamento delle posizioni. Per dire, Enzo Fittipaldi (VAR) mette a segno il miglior tempo quando mancano quattro minuti, ma alla fine è solo ottavo. Viceversa Bortoleto e Maini sono gli ultimi a prendere bandiera a scacchi e conquistano la prima fila, con l’indiano che conquista la prima pole in carriera. Hadjar e Maloney sono alle loro spalle, Hauger è quinto. Sorprende Miyata, subito alle spalle di Hauger. Taylor Barnard è decimo, ed è un risultato già notevole con la piccola PHM.

 

Chi sorprendentemente viene escluso da questa lotta è il duo Prema, che conclude credo con la peggior prestazione in qualifica della storia del team in F2 – 18 Kimi Antonelli e 19 Bearman, con l’inglese che dopo il primo run era addirittura il più lento in assoluto.

Nelle verifiche tecniche dopo la sessione Maini verrà squalificato a causa del fondo trovato troppo vicino all’asfalto. A nulla sono valsi i tentativi di Maini e del team di spiegare come sia stato la conseguenza di un violento passaggio su un cordolo. L’indiano vede cancellati tutti i tempi e partirà ultimo. Invicta/Virtuosi ha una tradizione di guidare con specifiche vicine al limite, non è la prima volta che accade e nemmeno la seconda.

Questo significa che Bortoleto, il reigning champion della F3, nella Feature Race partirà davanti a tutti. Per la gara sprint invece il poleman è Jack Crawford davanti al già citato Barnard e Victor Martins, che in qualifica è stato deludente.

 

Sprint Race

Crawford conserva la leadership mentre Barnard ha un avvio lento. O’Sullivan ne prende il posto ma paga la scelta di montare gomme più dure di tutti e in breve tempo viene passato da Martins e sparisce dalla lotta per il podio. Crawford all’inizio deve difendersi da Martins, ma ben presto la sua preoccupazione diventa Maloney, che partiva ottavo ma grazie a una serie di sorpassi a catena nell’arco di sei giri si prende la testa della corsa.

Lo sforzo iniziale non sembra aver prodotto effetti sulla tenuta delle gomme e Maloney dominerà il resto della gara, che vincerà con cinque secondi di vantaggio su Crawford.

La lotta per il gradino più basso del podio è più movimentata e vede il crollo di Martins (concluderà addirittura fuori dalla zona punti) e poi nel finale il derby Red Bull tra Hadjar e Pepe Marti, che alla fine vince e conquista il podio al debutto.

Alcuni piloti, tra cui il duo Prema, azzardano una sosta a metà della gara ma nel migliore dei casi sono andati in pari con il tempo perso della sosta senza guadagnare niente.

Feature Race

Arriviamo a Domenica. E’ da qualche anno che la Feature Race del Bahrain si consuma sulla comprensione e la gestione delle gomme. Si capisce che sarà lo stesso anche quest’anno quando si svelano le scelte di gomme: quasi tutti sono sulle dure (di solito è il contrario) ma diversi piloti tra le prime posizioni montano le soft, tra cui Maloney, Miyata e O’Sullivan.

Maloney sfrutterà la sua scelta di mescole per andare in testa già all’avvio mentre il poleman Bortoleto scatta male e si tocca con Hadjar, che va in testacoda e viene centrato in pieno da Fittipaldi.

Bastano cinque giri affinché i piloti sulle soft vadano a occupare tutte le posizioni sul podio, con Maloney che guida su Marti e O’Sullivan.

Come a volte è capitato in Bahrain, le soft risultano più prestazionali e soprattutto durano quanto le hard e a volte anche di più, come testimonia il sorpasso di Miyata (morbide) su Hauger (dure) per la sesta posizione verso metà gara.

Alcuni piloti tentano l’undercut, come Martins, che è il primo a fermarsi, all’undicesimo giro. La scarsa affidabilità dei Mecachrome è confermata da Crawford, che va ai box per cambiare le gomme ma non ripartirà mai più, e Martins, che invece si ferma sul tracciato al 18° giro.

La Safety Car entra in pista, ma l’unico a beneficiarne appieno è O’Sullivan, che era rimasto l’unico pilota a non aver ancora effettuato il pitstop fermato quando la vettura di sicurezza fa la sua comparsa. Il pilota britannico è ora secondo, con gomme soft nuove, mentre in testa c’è Maloney con gomme dure (che dovrebbero rendere di meno, sia come prestazione che come durata) e usate.

Il bayan (pare che si chiamino così gli abitanti delle Barbados) invece saluta tutti e si invola verso la vittoria. È solo la terza volta dal 2017 che un pilota riesce a vincere tutte le gare del weekend, e non era mai accaduto nel weekend inaugurale, nemmeno ai tempi della Gp2.

Il comportamento aleatorio delle gomme è confermato dal comportamento delle H nel finale: Maloney sembrava avesse le S di prima, Miyata ha sofferto all’inizio ma nel finale ha recuperato le posizioni perse mentre Richard Verschoor (Trident) è arretrato per tutto il tempo. L’apparente casualità dei passi gara si osserva anche sulle S, con alcuni piloti che soffrono (come O’Sullivan, che alla fine scenderà dal podio) e altri che invece volano, come Aron e soprattutto Bortoleto.

Il primo recupera dalla sesta alla terza posizione malgrado 5s di penalità per speeding, mentre il campione F3 in carica recupera fino alla quinta posizione malgrado a metà gara si trovasse ben lontano dalla zona punti dopo aver scontato la penalità di 10s per il contatto con Hadjar al via.

Buio pesto in casa Prema. Dopo una rimonta asfittica nella prima metà di gara, le cose sembrano mettersi bene quando entrambi si ritrovano alla ripartenza ai margini della zona punti e con S nuove, Bearman davanti a Kimi Antonelli. Ma l’inglese tiene solo un giro prima di crollare in ultima posizione (!), mentre Kimi Antonelli sulle prime regge botta ma alla fine si deve arrendere pure lui nel finale. Concluderà decimo, quindi conquista un punto, ma alla fine si conclude solo davanti alle frattaglie dello schieramento. Sembrava di vedere Vettel e Leclerc ai tempi della SF1000, o Raikkonen e Massa con le prime gare della F60.

 

Sulla carta ci sarebbero molti argomenti di discussione, come il dominio di Maloney. Ma non riesco ad essere entusiasmato, visto che nel weekend del Bahrain ho trovato conferma delle inquietudini dell’inizio: queste macchine sono difficili da assettare, tanto che parlerei di punto, più che di finestra di trasferimento.

Trovalo e dominerai – vedi per esempio Maloney e Marti. Mancalo (ed è molto facile) e vagherai per la pista senza speranza – vedi per esempio le Prema, Hauger e Martins. In tutto questo l’affidabilità è ancora lontana dall’essere accettabile. Stanek, Barnard, Crawford e Martins sono quelli che hanno versato il tributo di ingranaggi alla Mecachrome.

Però almeno i duelli sono più entusiasmanti con le nuove vetture, è comunque qualcosa.

Anche la F2 correrà in Arabia Saudita, ci aggiorniamo tra una settimana.

Tutte le immagini sono state tratte dall’account X della F2, o dal suo sito ufficale

Lorenzo Giammarini, a.k.a LG Montoya

MIT’s CORNER: LE NON PAGELLE DI SAKHIR 2024

LE NON PAGELLE DI SAKHIR 2024

Finalmente torna la Formula 1! Per non farci sentire troppo il freddo invernale la Formula 1 ha deciso di scaldarci con notizie esplosive con cui gli appassionati hanno potuto trastullarsi non poco. Tra il sorprendente annuncio del passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari a partire dalla stagione 2025 e uno scandalo a tinte calde altrettanto sorprendente che ha coinvolto nientemeno che il Team Principal più titolato della griglia non c’è stato certo tempo per annoiarsi!

Il primo GP della stagione si svolge pochi giorni dopo che sullo stesso circuito tutti i team avevano acceso i motori delle loro nuove monoposto lasciando aperti tanti punti interrogativi sul come si sarebbe svolta la stagione o, quantomeno, la prima gara. Tra chi si è nascosto, chi ha provato solo le gomme, chi era ancora in cerca di sponsor e chi si è dannato per fare i tempi i test non avevano detto molto non solo agli appassionati ma anche agli addetti ai lavori. In particolare, c’era la sensazione che Ferrari e Mercedes fossero pronte per rendere la vita difficile a Max e alla sua nuova RB perché se è vero che un po’ tutti i team si sono dati da fare per “copiare” a vario titolo le caratteristiche della RB 19 è altrettanto vero che il geniale Adrian Newey ha deciso di sparigliare le carte con soluzioni inedite sapendo perfettamente di prendersi un rischio di non poco conto.

Con in testa tutti questi dubbi si è dunque arrivati all’esordio del mondiale con la sincera aspettativa di poter vedere delle battaglie al vertice che non si vedevano dai primi GP del 2022.

Ebbene, com’è andata? Mi limito ad un laconico “esattamente come si temeva di più” e cioè con Max Verstappen sugli scudi a mostrare al mondo che non solo nel 2024 vuole ripetere il risultato del 2023 ma che lo vuole fare anche nello stesso modo: dominando.

La gara non ha dato molti spunti di valutazione. La strategia assai piatta e senza varianti che non fossero la scelta di RBR di fare rossa-bianca-rossa in luogo di rossa-bianca-bianca di tutti gli altri non ha creato molta tensione e i pochi avvicendamenti in testa al gruppo non hanno regalato molte emozioni.

Per il momento si conferma il trend dell’enorme divario tra i crono della qualifica e quelli della gara e, soprattutto, la scarsa incidenza del DRS nei rettilinei. Trend, quest’ultimo, nato con la reintroduzione dell’effetto suolo e che nei due anni passati ha risparmiato soltanto RBR e che nella seconda metà della passata stagione era stato messo in secondo piano dall’appiattimento in alto delle performance dei principali protagonisti. Può anche essere che il setup dei mezzi sia ancora molto acerbo e che già a Gedda si vedrà qualcosa di più interessante sotto questo profilo ma non nascondo che la cosa è un po’ preoccupante. Beninteso, non sono un amante del DRS ma visto che c’è allora che funzioni! Mi è parso un po’ imbarazzante vedere le auto a centro gruppo che si sfidavano a colpi di “ti-vedo-non-ti-vedo” negli specchietti senza riuscire a portare veri attacchi neanche con 3 decimi di distacco in rettilineo e con DRS aperto: negli ultimi giri il non-duello tra Ricciardo con rosse nuove contro Magnussen con bianche usate è stato particolarmente indicativo. Per converso la gestione delle gomme sembra migliorata praticamente per tutti: se il dato verrà confermato nel 2024 la vita per gli strateghi dei team sarà difficilissima.

Non è questo l’articolo in cui si fanno complicate analisi sulle caratteristiche delle monoposto ma non potrò esimermi, cercando di esaminare l’interpretazione della gara fatta dai vari piloti, nel relazionare tali interpretazioni anche con l’esordio tecnico del loro mezzo.

VERSTAPPEN

Miglior inizio non poteva immaginarlo, il buon Max. Pole, vittoria, giro veloce e gara dominata dal primo all’ultimo metro. È stato semplicemente straordinario: oltre a seminare gli avversari in pista ormai semina anche tutti gli aggettivi che si cercano per descriverne le gesta. Che dire? Lui stesso, sceso dalla macchina a fine gara, pareva sorpreso dal dominio che aveva avuto il che la dice lunga anche sulla bontà della RB20. In partenza è ingaggiato da CLC giusto per i metri che mancavano alla prima curva ma poi se ne va con un ritmo inavvicinabile per gli altri. La RB 20 sembra, ça va sans dire, assai gentile con le gomme rosse sicché scopriamo Max a pittare praticamente per ultimo nel primo stint e, soprattutto, a usare le rosse anche per l’ultimo stint di gara (come Perez, peraltro) senza che ciò incida minimamente sull’usura o sulla performance. È vero che non ha dominato la gara allo stesso modo dello scorso anno ma la sensazione che avesse ancora tanto margine da gestire è stata piuttosto netta perché dopo un fastest lap sull’1.32 si plafona a 1.34 per i giri restanti. Altro da dire non c’è. Chapeau!

PEREZ

Anche il buon Checo si scopre a suo agio in gara. Se sembrava aver avuto qualche difficoltà in qualifica tutto è poi magicamente scomparso quando si sono spenti i semafori. Guadagna subito la posizione su Sainz e pochi giri dopo regola anche un Leclerc in difficoltà con i freni. Per superare Russell deve invece attendere qualche giro in più dopo il primo pit. Da lì in avanti controlla la sua gara con un certo agio, in particolare tiene a debita distanza Sainz nell’ultimo stint senza apparentemente patire alcun degrado delle gomme rosse. A differenza di quello di Max il suo ritmo, in generale, non pare irresistibile ma è comunque sufficiente per non farsi impensierire da nessuno. In pratica, la nuova RB20 è nata bene… Ottimo!

SAINZ

Una partenza non eccezionale lo costringe a inseguire Perez fin da subito e per tutto il resto della gara. Anche in questa prima gara della stagione si fa apprezzare per la solidità e la consistenza della sua guida che, a differenza dello scorso anno, sembra poter beneficiare di una vettura che pare finalmente in grado di accompagnare gli pneumatici per tutto lo stint con efficienza e costanza di performance. In questo sta la vera novità di Ferrari rispetto agli ultimi due anni (e più): la capacità di far rendere le gomme. Certamente con le rosse non pareva a suo agio ma visto che sono durate solo pochi giri poco male, quantomeno rispetto ai team che non fossero RBR. La differenza con Perez è stata minima ma c’è da dire che nell’ultimo stint Checo ha guidato in modo molto conservativo. Va da sé che comunque si merita molti applausi per non aver concesso un millimetro di asfalto a nessuno. Bravo!

LECLERC

Nelle tiratissime qualifiche è sempre lui: velocissimo a dispetto di tutto. A nessuno sfugge che il suo miglior crono in Q2 è alla fine risultato migliore di quello della pole di Max sicché sembrerebbe che abbia perso un’occasione d’oro per partire davanti a tutti. Tuttavia, sebbene il suo miglior giro in Q3 non sia stato perfetto, pare che ad una più attenta analisi le condizioni della pista non consentissero di ripetere la performance del Q2 quindi è corretto sostenere che è stato un secondo posto guadagnato più che un primo posto perso. Al pronti-via riesce ad ingaggiare Max per qualche secondo ma poi lo perde inesorabilmente. Scopriamo poi che ha grossi problemi ai freni anteriori, in particolare a quello anteriore destro, che lo limitano pesantemente in tutte le curve a sinistra. Patisce così il ritorno di Russell, Perez e del suo team mate con il quale duella un po’ stancamente. La cosa positiva e che con le gomme bianche che non degradano trova comunque il modo di adattare la sua guida alla pessima condizione dei freni e può sfruttare con un certo agio i problemi patiti da Russell portando a casa un quarto posto che, per come si erano messe le cose, vale oro. Il voto positivo se lo merita ampiamente. Bravo anche lui!

RUSSELL

Splendido in qualifica e reattivo nel primo terzo di gara sembrava che ieri per Giorgino si fossero spalancate le porte per un podio assai agevole. Invece scopriamo che il suo motore stava pericolosamente surriscaldando e che da un certo momento in avanti ha dovuto girare con l’handicap. Mercedes delude sul piano dell’affidabilità, dunque, e diversamente dal problema avuto da Leclerc (che pare facilmente risolvibile) qui siamo invece di fronte a qualcosa che potrebbe preoccupare non poco i tecnici di AMG. Mi auguro che risolvano al più presto perché finché ha potuto contare sul mezzo al suo massimo Giorgino non è parso affatto male. Si porta comunque a casa una prestazione decisamente migliore di quella del suo celebrato team mate, tenuto a debita distanza per tutto il week end (il che non è poco vista la ridda di chiacchiere che ha preceduto l’inizio di stagione). A Gedda, in un contesto che mette ancora più a dura prova il motore, ci sarà da stare attenti. Bravo comunque!

NORRIS

Cominciamo ora con qualche delusione. La McLaren non si era affatto nascosta nei test e Sakhir mostra che il suo livello non è quello strepitoso raggiunto alla fine dello scorso anno. Dovendo farei con questa amara realtà Lando perde pressione e come sempre quando non ha la spada di Damocle sopra la testa sfodera prestazioni da urlo. Quindi McLaren deludente, sì, ma Lando sugli scudi che guida per tutta la gara al limite massimo di ciò che può fare la sua vettura. Ciò non si è dimostrato sufficiente per ambire al podio né per impensierire gli azzoppati Russell e Leclerc. Certo che se si confronta Bahrain 2024 con Bahrain 2023 e sapendo che, dicunt, Sakhir non sia adatto alla McLaren ci sarebbe da lanciare i cappelli in aria ma di circuiti così ce ne sono tanti in questa lunga stagione quindi non c’è da stare molto allegri dalle parti di Woking.

HAMILTON

Male in prova, anonimo in gara. Con gli occhi del mondo (soprattutto ferrarista) tutti puntati addosso non pare che l’eptacampeao abbia particolarmente impressionato. L’unico sprazzo di classe si è visto in occasione del sorpasso su Alonso ma vista la delusione di Aston Martin non è poi questo gran merito. Va detto che anche lui, come Giorgino, ha sostanzialmente corso ad handicap dovendo girare il manettino della power unit al minimo per evitarne il cedimento. Rimandato.

PIASTRI

Dopo la strepitosa stagione di esordio il 2024 di Oscar si apre con aspettative ben diverse secondo le quali deve cominciare a dare segni di crescita non solo prestazionale ma anche di maturità agonistica. Sotto questo profilo, quindi, non posso esimermi dal dare un voto comunque buono ma seguito dal segno meno. Perché rimane dietro al compagno di squadra, sia pur di poco, e soprattutto commette qualche piccola sbavatura in gara che consente all’azzoppato Hamilton di superarlo. Lo attendiamo a miglior prova.

ALONSO

Ecco un’altra delusione. Scopriamo infatti che Aston Martin non si era affatto nascosta nei test il che ha portato ad un esordio stagionale che è tutt’altra cosa da quello trionfale del 2023. In questo deludente contesto Fernando non manca di far valere la propria classe in qualifica strappando un posto in griglia che ha del miracoloso ma non può far nulla in gara accontentandosi di un, per lui, mesto nono posto al traguardo. In una gara assai piatta dal punto di vista strategico è l’unico insieme a Ricciardo a provare qualcosa di diverso allungando di molto il secondo stint. La mossa non ha sortito l’effetto desiderato il che è interessante per le prossime gare: se le strategie saranno obbligate, com’è stato qui in Bahrain, la posizione in griglia e un perfetto “timing” di gestione degli stint saranno più determinanti delle abilità del pilota. Tornando a Fernando siccome questa è una non-pagella allora il suo sarà un non-voto.

STROLL

Nel deludente contesto di Aston Martin il buon Lance trova comunque lo spunto per essere più contento del suo compagno di squadra. La sua qualifica termina nel Q2 e la sua partenza è malamente rovinata dal trenino Hulkenberg-Bottas che lo manda in testacoda alla prima curva. Di lì in avanti però il nostro sfodera una prestazione gagliarda che passo dopo passo lo porta a ridosso dei punti riuscendo infine a conquistare la decima avendo ragione del sorprendente Zhou nell’ultimo terzo di gara. Per certi versi è divertente vedere Fernando scurissimo in volto e Lance invece raggiante considerato che il primo è arrivato davanti al secondo. La vita è bella perché è varia.

NOTE DI MERITO

Che gara Zhou! La sua gara ha impressionato non tanto per la performance, comunque buona rispetto a come era messa la Sauber alla fine dello scorso anno, quanto per l’abilità di girare costantemente avanti a tutti gli “altri” senza commettere la minima sbavatura. Condizione, questa, che stavolta non è stata sufficiente per i punti ma solo perché non c’è stato nemmeno un ritiro. Thumbs up!

Magnussen, dopo una qualifica decisamente incolore quantomeno rispetto a Hulk (strepitoso in questo senso), sorprende con una gara straordinariamente solida in cui è secondo degli “altri” e capace di resistere agli attacchi che in gara gli hanno portato Albon, Tsunoda e infine Ricciardo. Tosto!

NOTE DI DEMERITO

Racing Bulls, o come diavolo si chiama la scuderia di Faenza quest’anno, ha deluso tanto, anzi, tantissimo. La RB 19 in pectore, infatti, era attesa ad una prestazione molto più consistente sia in qualifica che in gara. E se in qualifica, così serrata, puoi perdonare ai piloti la perdita di qualche millesimo ipotizzando che il deludente Q2 sia stato estemporaneo la gara, ad un ritmo decisamente più lento di quanto atteso, è tutt’altra cosa. A quanto pare, non basta “copiare” per essere performanti e, per converso, se davvero questa è sostanzialmente la RB 19 dello scorso anno, si sta dimostrando che il passo avanti fatto dai top team è stato notevolissimo. Spiace, infine, vedere Tsunoda fare il bimbo dell’asilo nel giro di rientro: al quarto anno di F1 (peraltro dopo la convincente stagione 2023) non questi comportamenti non si possono proprio vedere e ciò anche al netto del fatto che lo “swap” per un tredicesimo posto fa un po’ ridere.

NOTE DI MA COSA AVETE COMBINATO DURANTE L’INVERNO?

Sargeant ricomincia esattamente da dov’era, cioè a distanza siderale da Albon.

Alpine un disastro totale.

 

Alla prossima!

 

MOTOMONDIALE 2024 – ATTACCO AL RE!

Ci siamo. Questo fine settimana torna il Motomondiale con l’edizione numero 76 ed avrà inizio dal circuito di Losail in Qatar in cui il Campione del Mondo in carica Bagnaia difenderà il Titolo Mondiale tentando l’assalto al terzo consecutivo, cercando di emulare Marquez, Rossi, Doohan, Kenny Roberts, Giacomo Agostini, Mike Hailwood, Surtees e Duke.

22 i Piloti partecipanti, 11 Team dei quali 5 Team ufficiali (Ducati, Aprilia, KTM, Yamaha ed Honda) e 6 Team clienti (Pramac, VR46, Gresini, Trackhouse, GasGas ed LCR).

Schieramento MotoGP 2024. Fonte MotoGP.com

Dei Team clienti Ducati soltanto in Pramac, con Jorge Martin e Franco Morbidelli, avranno un “trattamento full factory” quindi con la GP24, tutti gli altri avranno la GP23.

Grande attesa sicuramente per tre Piloti che per un motivo o per un altro destano attenzione:

Marc Marquez. É il più atteso sicuramente, in sella alla GP23 del Team Gresini, pur avendo un trattamento da privato tenterà di ritornare alla vittoria che gli manca da troppo tempo. Vincere il Mondiale sarà un miracolo tenuto conto che la sua moto non riceverà aggiornamenti durante la stagione e sarà un passo indietro rispetto alle tre Ducati Factory di Bagnaia, Bastianini e Martin. Gli daranno una GP24 dopo la firma con la squadra Ufficiale???

Marc Marquez sulla GP23 del Team Gresini. Fonte MotoGP.com

 

L’adattamento alla Ducati è stato più veloce del previsto, i test ci hanno mostrato un Marc in costante miglioramento ma serviranno i primi GP e soprattutto il ritorno in Europa per capire quanto possa funzionare.

Pedro Acosta. Il rookie che tutti aspettavamo da almeno una decina d’anni. In altri tempi avrebbe anche vinto all’esordio ma con queste MotoGP è tutto più complicato. Serve tempo ma la vittoria arriverà già quest’anno. KTM gli fornirà una moto “Full Factory” e lo porterà nel Team ufficiale dal 2025 al posto di Jack Miller. I test hanno dimostrato che il ragazzo ne ha, d’altronde ha già vinto 2 dei 3 Mondiali disputati fin’ora.

Pedro Acosta sulla KTM Factory. Soltanto la livrea è “clienti”. Ricorda la NSR500 di Valentino nel lontano 2000. Foto MotoGP.com

Enea Bastianini. Il Pilota che senz’altro avrà da dire sul Mondiale 2024. Personalmente non lo metto tra i favoriti bensì come “Vincitore del Mondiale 2024”. Si, avete letto bene. Enea Bastianini può vincere questo Mondiale. Lo scorso anno fu messo fuori gioco al primo round del Mondiale da Luca Marini, quest’anno la musica sarà diversa.

Enea Bastianini in sella alla GP24. Sensazioni positive per lui dopo i test. Foto MotoGP.com

Il resto della griglia è noto. Ci sono stati alcuni cambiamenti davvero interessanti come Alex Rins al fianco di Quartararo nel Team Yamaha Factory. Il Pilota spagnolo ha lasciato la Honda privata di LCR per il Team di Iwata e concorre nel diventare, come già tentano di fare Jack Miller (KTM Factory) e Maverick Vinales (Aprilia Factory), il primo Pilota dell’era MotoGP nel vincere con tre marche differenti. L’ultimo a riuscirci fu Loris Capirossi in 500 con Yamaha (Eastern Creek 94) ed Honda (Mugello 2000), ed in MotoGP con Ducati (Catalunya 2003).

Interessante anche il “salto” (nel vuoto?) di Luca Marini che lascia la Ducati per andare a fare il Pilota ufficiale in Honda HRC. Vero é che su quella moto ci hanno vonto praticamente tutti tranne lui, ed é probabile che questo “metro di paragone” lo abbia spinto ad accettare la sfida HRC.

Il Team Repsol 2024, in un inedita combinazione di colori con il logo HONDA che rimpiazza il classico Repsol. Addio in vista. Fonte MotoGP.com

 

Chi è atteso al varco è lo stesso Joan Mir. Il Campione del Mondo 2020 guida personalmente lo sviluppo e dopo aver preso una sonora paga da Alex Rins (che guidava la Honda del team privato) si ritrova al timone di HRC e la cosa paradossale é che ha il contratto in scadenza. Sarà una leadership a tempo determinato!

Tra le fila Honda viene arruolato, con contratto di due anni, un altro ex ducatista. Johan Zarco. Il francese ha lasciato il Team Pramac per una moto factory nel Team di Lucio Cecchinello e sarà compagno del “senatore a vita” Nakagami.

Grande attesa per Aprilia. 

Aleix Espargaro é il Pilota più anziano della griglia, nonché l’unico ad aver siglato la pole position con 3 marche differenti. Fonte MotoGP.com

La lineup dei Piloti rimane invariata, in vista della rivoluzione del 2025 se non arriveranno i risultati sperati. La delusione del 2023 é tangibile, soprattutto dal lato di Vinales.  Se Aleix Espargaro é il Pilota più anziano della griglia e può avere delle “giustifiche”, quest’anno Vinales dovrà dare qualcosa in più. Anche Raul Fernandez é chiamato ad un cambio di passo dopo un 2023 disastroso. Possono contare anche su Miguel Oliveira che avrà la RS-GP24 full factory a differenza di Raul che avrà la 23 con motore della 2024.

Anche il team VR46 ha cambiato molto,  tra Piloti e sponsor. Avrà Fabio Diggiannantonio al fianco di Marco Bezzecchi (in uscita a mio avviso, verso Yamaha) per il 2024 e lo sponsor “Pertamina” con una livrea tutta gialla e bianca. Sicuramente molto appariscente.

Da chi non aspettarsi nulla? Semplice, da Yamaha.

Fabio Quartararo in azione sulla M1. Nuovo motore, velocità di punta aumentata ma stessi problemi del 2023. Fonte immagine CormacGP

Guardandola sembra di vedere una moto “old school”, quasi ad avere un rigetto di quelle che sono le “novità” di questi anni. Probabilmente stanno anticipando tutti in vista del 2027 altrimenti non si spiega. Sarà un anno durissimo a mio avviso, tra l’altro sono l’unica marca senza un team clienti.  Quartararo ha già fatto capire di avere altre offerte, personalmente lo vedo già in fabbrica a Noale…

Chi dovrà dimostrare un cambio di passo é KTM. Voci di corridoio docono che vogliono un terzo Team, per piazzarci Marc Marquez dal 2025. Intanto dovra dimostrare di poter vincere e stare stabilmente sul podio.  Brad Binder è stato troppo incostante, Jack Miller anche peggio. Probabilmente Pedro Acosta metterà un bel po di pepe al culo ad entrambi.

LO SCHIERAMENTO 2024

 

🔴 Ducati Lenovo – 1 Bagnaia, 23 Bastianini (GP24)

🟣 Ducati Pramac – 89 Martin, 21 Morbidelli (GP24)

🟡 Ducati VR46 – 72 Bezzecchi, 49 Diggiannantonio (GP23)

🔵 Ducati Gresini- 93 M. Marquez, 73 A. Marquez (GP23)

 

🟠 KTM Factory – 33 Binder, 43 Miller (RC-16 2024)

🔴 KTM GasGas – 31 Acosta, 37 A. Fernandez (RC16-2024)

 

⚫ Aprilia Factory- 41 Espargaro, 12 Vinales (RS-GP 2024)

🔵 Aprilia Trackhouse – 88 Oliveira, 25 R. Fernandez (RS-GP 2024 / RS-GP 2023)

 

🟠 Honda HRC – 36 Mir, 10 Marini (RC213V 2024)

⚪ Honda LCR – 5 Zarco, 30 Nakagami (RC213V 2024)

 

🔵 Yamaha Factory- 20 Quartararo, 42 Rins (M1 2024)

 

Ieri Ducati ha ufficializzato il rinnovo del contratto fino al 2026 per il Campione del Mondo in carica Francesco Bagnaia, blindando e dando fiducia al suo Campione. Soltanto Brad Binder è l’unico ad avere il contratto fino al 2026. Nel 2025 avranno la sella garantita soltanto Zarco in LCR e Marini in HRC.

Non ci resta che attendere venerdi per le prime prove libere del 2024.

Buon Motomondiale a tutti. 

 

 

Francky