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VERSTAPPEN REGOLA HAMILTON IN TEXAS

Si arriva ad Austin, Texas, con i duellanti separati da pochi punti. “Ognuna delle sei gare mancanti è una finale”, si diceva. “Un ritiro sarebbe un disastro per entrambi”, un’altra delle frasi banali sentite spesso in queste ultime due settimane, assieme a “Born in the USA” di Bruce Springsteen.

Logico, quindi, vedere i duellanti in prima fila, in attesa della prima, difficile, piega a sinistra al culmine della salita. Già nelle qualifiche, Verstappen e la Red Bull mostrano i muscoli, e solo un gran giro di Hamilton mantiene la Mercedes in prima fila.

Si spengono i semafori, Lewis parte meglio, Max lo stringe ma lo rispetta, e così l’inglese, di mestiere, lo porta all’esterno della curva, guadagnando la prima posizione.

Dietro, Sainz deve difendersi dalle due McLaren che lo braccano, ma poco può fare contro Ricciardo e Norris.

Al giro 7 i primi due sono staccati di meno di un secondo, Hamilton si rende conto che Verstappen è più veloce, ma la sua Mercedes in rettilineo vola, e anche con il DRS l’olandese non può fare nulla per avvicinarlo. 

E così in Red Bull decidono di  anticipare al giro 11 la prima delle due soste previste, per montare gomme dure. Un solo giro basta per mangiare virtualmente tutto lo svantaggio su Hamilton, il quale si ferma inspiegabilmente solo dopo 3 giri e si ritrova ad oltre 7 secondi dal rivale, ma ancora davanti a Perez. E forse è proprio il messicano che in Mercedes stanno cercando di coprire, perchè hanno capito che oggi contro la prima guida Red Bull non c’è niente da fare.

Hamilton però inizia a rosicchiare qualche decimo a Verstappen, evidentemente in gestione, e Perez rimane a distanza. Qualche scaramuccia fra ex campioni, con Raikkonen che sorpassa fuori pista Alonso ma non viene sanzionato, facendo infuriare lo spagnolo. Che si vede pure costretto a ridare la posizione a Giovinazzi che aveva a sua volta superato all’esterno.

Bottas, partito nono causa cambio del motore endotermico, anonimamente sprofondato in undicesima posizione per poi riguadagnare qualche posizione, non può in alcun modo essere d’aiuto al compagno di squadra. 

Al giro 30 Verstappen si ferma per la sua seconda sosta, quando Hamilton aveva ridotto il distacco fino a due secondi. Ancora una volta l’inglese non copre la mossa, e, anche a causa dei doppiaggi, perde vistosamente. E, quando al giro 38 compie la sua seconda sosta, il distacco è salito a 8 secondi e mezzo. Mancano 16 giri, e Lewis conta sull’avere gomme più nuove per il finale di gara. 

Al 42° giro Hamilton si trova già a soli 5 secondi, che diventano due e mezzo al 47°. Con le gomme dure i rapporti di forza sembrano essersi invertiti. 

Arrivato a 1.5 sec., Lewis inizia a sentire le turbolenze, riesce ad avvicinarsi fino ad 1 sec. ma Max lo tiene sapientemente fuori dalla zona DRS, e una possibile, entusiasmante, battaglia nel giro finale non si materializza. L’olandese taglia così il traguardo con l’avversario incollato agli scarichi, per la gioia di un pubblico come mai si era visto prima ad un gran premio negli Stati Uniti.

Al terzo posto, staccatissimo, Perez, seguito a pochi secondi da Leclerc con un’ottima Ferrari, poi Ricciardo, Bottas, autore di una gara inutile, Sainz, che ha pagato l’ennesimo pit-stop lento, Norris, decisamente sotto tono oggi, Tsunoda e Vettel.

Occasione persa per un possibile, ultimo, arrivo a punti in carriera per Raikkonen, ottimo decimo fino a tre giri dalla fine, quando è stato vittima di un testacoda. Ma, anche stavolta, si trovava ben davanti al suo giovane compagno di squadra, il quale sta facendo ben poco per conservare il posto.

Prossima tappa fra due settimane in Messico, una pista nella quale la Red Bull si è sempre trovata molto bene. Oggi la Mercedes è stata sconfitta in una delle piste a lei tradizionalmente favorevoli. Ma è ancora troppo presto per affermare che il mondiale abbia preso la strada di Milton Keynes. Quando la lotta è così serrata, tutto può succedere, e non sarebbe la prima volta che il pilota più esperto, seppur con una macchina inferiore, ribalta i pronostici della vigilia.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI

Si arriva ad Austin con sei Gp da disputare e sei punti che separano Hamilton e Verstappen.

Il mondiale 2021 continua a giocarsi sul filo dei punti e di una tensione crescente tra i due contendenti e i rispettivi team. E sarà proprio questo probabilmente il fattore decisivo nella lotta al titolo.

Chi tra i due sbaglierà meno e saprà capitalizzare al massimo i punti di forza sui circuiti che mancano si porterà a casa il titolo. E guardando al calendario, un jolly importante se lo gioca proprio la Mercedes al COTA.

Dal 2014 in pratica un dominio incontrastato spezzato solo dal canto del cigno di Raikkonen nel 2018. Per Mercedes è spesso stato un GP “chiave” per ribadire una netta superiorità in pista e per rimettere in ordine situazioni di classifica deficitarie.

immagine da granprix247.com

Considerando la situazione in classifica e che i successivi due GP sono quelli del Messico e Brasile, storicamente molto amici della Red Bull, l’imperativo per Hamilton è vincere.

Non farlo equivarebbe alla certificazione di un finale di campionato piuttosto complicato e in salita. Per contro invece Verstappen dovrà fare il possibile per perdere meno punti possibile dal suo rivale per poi aspettare piste molto più favorevoli. Ma potrebbe anche piazzare il risultato a sorpresa.

Il COTA è sempre stato un Gp complicato per tutti i team, con un T1 misto veloce, un T2 con un lungo rettilineo e un T3  in cui è fondamentale avere stabilità in frenata e trazione in uscita dalle curve.

Quest’anno potrebbero aggiungersi i problemi di asfalto piuttosto malmesso, come già certificato dai piloti della motoGP. La Mercedes è abituata a questo tipo di pressione ma, rispetto alle sfide con Ferrari, il margine di errore sembra essere molto più ridotto.

immagine da sudouest.fr

In Honda si dicono piuttosto fiduciosi di poter vincere in almeno tre dei restanti GP: Messico, Brasile e Abu Dhabi. Lasciando da parte la scaramanzia che evidentemente non attecchisce molto in Giappone, il ragionamento è condivisibile e a maggior ragione la tappa di Austin potrebbe essere uno spartiacque importante per la corsa al titolo.

Anche ad Austin continuerà la sfida di sicuro meno nobile ma con diversi spunti di interesse tra Ferrari e McLaren. Vale il discorso fatto sopra: chi saprà adattarsi meglio avrà un vantaggio notevole.

Al momento le azioni del Cavallino sono in ascesa, complice una PU che sembra aver risolto molti problemi e una monoposto con una finestra di utilizzo più ampia che in passato.

Lo storico dei piloti Ferrari non è eccezionale al COTA, motivo in più per cercare un buon risultato. Risultato che sia per loro che per gli uomini di Woking, è ragionevole pensare non possa riguardare in nessun modo un possibile podio, a meno di grossi problemi per i quattro piloti di Mercedes e Red Bull.

Dietro ( o forse davanti ad Austin…) il pacchetto di mischia Alpha Tauri, Alpine, Aston Martin è pronto a dare battaglia. Diciamo che quest’ultima sembra essersi sfilata da questo gruppetto, con delle prestazioni piuttosto imbarazzanti nell’ultimo mese ( e un cambio di PU annunciato per Vettel).

Molto in forma invece Alpha Tauri e soprattutto Gasly, che potrebbe essere una bella sorpresa al COTA. Per Alonso l’ennesimo ritorno su una pista su cui non corre da un pò di tempo e una certa curiosità di vedere dove potrà portare una Alpine in crescita.

Le ultime tre scuderie del lotto, dalla quale potremmo escludere la Williams di Russell, cercheranno l’ennesima traversata nel deserto cercando di raccogliere quello che si può.

In realtà Alfa Romeo fà più parlare fuori dalla pista, con l’interessamento di Micheal Andretti a rilevare l’intero team. L’acquisizione sembra cosa fatta anche se non ci sarà nessun annuncio ufficiale ad Austin.

Resta l’interrogativo sul coivolgimento del marchio Alfa Romeo in F1, operazione voluta a suo tempo da Marchionne ma che al momento non sembra continuare ad avere senso. L’avvento di Andretti potrebbe riportare un pilota USA in F1, Colton Herta.

immagine da motorlat.com

Questo riaccenderebbe l’interesse degli States per la F1, un amore mai davvero sbocciato e sempre in secondo piano rispetto a Nascar e Indycar.

Intanto Mick Schumacher sembra sia in orbita Williams per il prossimo futuro. Con la partenza di Russel e la crescita mostrata anche in ottica 2022, potrebbe essere un bel colpo per il tedesco approdare a Grove.

Infine un grande (?) ritorno nel circus. Flavio Briatore sembra sarà il responsabile della gestione degli ospiti di lusso del Paddock club, un aspetto praticamente azzerato dalle restrizioni Covid.

Obiettivo neanche tanto nascosto è attrarre soldi in un ambiente che ne ha un disperato bisogno. La riprova la si è avuta anche nella bozza di calendario del 2022, con 23 GP in programma e una gestione delle trasferte e dei trasferimenti davvero illogica, ma di sicuro la migliore per massimizzare i profitti.

Si spera almeno che la nuova gestione possa avere un occhio di riguardo per gli utenti comuni, quelli per esempio che ancora aspettano un qualche tipo di rimborso dalla farsa del Gp del Belgio. E’ comprensibile che la F1 stia cercando di cambiare per assicurarsi la sopravvivenza inseguendo i pochi che portano capitali e esposizione mediatica magari a discapito dei tanti che al massimo comprano il biglietto per il prato alla Domenica, ma speriamo che il tutto non diventi ancora più esclusivo e inaccessibile di quanto non lo sia già.

A proposito di spettacolarizzazione a tutti i costi, è venuta fuori la notizia che Verstappen non rilascerà interviste a favore della serie Netflix di grande successo negli States “Drive to survive”, incentrata sul mondo della F1.

Motivo? Secondo l’olandese la serie viene montata in modo da creare rivalità accese tra piloti che in realtà non esistono, il tutto per creare un prodotto più appetibile e romanzato.

Ho avuto modo di vedere la serie e in effetti c’è molto “cinema” e poca sostanza, personalmente l’ho abbandonato dopo 2 puntate.

Se questa spettacolarizzazione forzata è il futuro della F1 mi viene da pensare che sarà una via per l’inferno lastricata di buone intenzioni (l’importante è che portino soldi).

*immagine in evidenza da motorimagazine.it

Rocco Alessandro

F1 2020 – GRAN PREMIO DI RUSSIA

Dalle stelle alle stalle, ovvero dal Mugello a Sochi. Un pò come passare da una bella strada panoramica in collina ad una tangenziale. In tempi di Covid non è il caso di andare tanto per il sottile e quindi anche Sochi diventa un buon posto dove andare a correre. L’aspetto davvero deprimente è che, quando le cose torneranno alla “normalità”, Sochi rimarrà e il Mugello invece no.

Al di là di queste facezie, la gara in terra di Russia, considerando che solo la Mercedes ci ha vinto nell’era della PU ibrida, trova il suo motivo di interesse principale nel tentativo di Hamilton di eguagliare il record di vittorie di Michael Schumacher a quota 91.

immagine da f1grandprix.motorionline.com

Due gli ostacoli principali: Bottas che ha spesso dimostrato di andare forte nel parcheggio scoperto di Sochi e…Netflix, che riproporrà la propria presenza al box Mercedes come in occasione del Gp di Germania del 2019, rivelandosi uno dei peggiori dal 2014.

Tolte queste due incognite, restano ben poche speranze ai ferraristi incalliti di salvare denti e fegato. Un altro dei record di quella epopea lunga cinque anni cadrà a brevissimo e il presente ha lo stesso colore delle tute Mercedes.

Nel frattempo, escludendo le miserie Ferrari che quasi non fanno più notizia ormai, Red Bull deve tenere buono un Verstappen piuttosto frustrato per il doppio KO consecutivo causa PU e che dovrà aspettare almeno il 2022 per giocarsi seriamente il titolo iridato. Considerando che questo è già il suo sesto anno in F1 e la quantità di talento che madre natura gli ha messo a disposizione, c’è da capire il suo nervosismo.

immagine da planetf1.com

C’è da dire che in casa Red Bull, nonostante lo storico impietoso nei confronti di scuderie che non siano la Mercedes, sono piuttosto fiduciosi di potersela giocare in gara sfruttando i potenziali problemi di usura gomme che gli anglo-tedeschi potrebbero accusare. E’ una speranza in pò flebile e dipende molto da quanto riusciranno a mettere pressione ad Hamilton&Co, ma sognare non costa nulla.

Altri piloti invece riassaporano la vita da F1 come Alonso che, in procinto di ritornare in griglia nel 2021, si mette avanti provando il simulatore Renault. Sempre meglio farsi trovare pronti per un possibile utilizzo già quest’anno.

Anche Kimi Raikkonen arriverà ad un traguardo sulla pista russa. Augurandogli che il traguardo più importante possa essere quello in gara e possibilmente a punti, riuscirà anche a eguagliare (superare? il web dà diverse interpretazioni a proposito…) il record di presenze nei Gp di Rubens Barrichello al ragguardevole numero di 322. Siamo sicuri che gli verrà posta una domanda in tal senso durante il weekend e possiamo essere altrettanto sicuri della risposta gioviale e ricca di particolari che il pilota finlandese saprà offrire…

immagine da circusf1.com

Le vere novità in queste due settimane tra il Mugello e Sochi arrivano tutte dalla Fia.

La prima è il differimento dei termini per adeguare gli organici in base alle risorse messe a disposizone dal budget cap. Sei mesi in cui soprattutto i top team (ma anche McLaren) che hanno organici ben più corposi delle scuderie minori, potranno rimodellare i propri reparti e dare nuove mansioni e destinazioni a chi non farà più parte dell’organico F1.

La seconda è che, oltre a PU, cambio e telaio “congelati” per il 2021, si aggiungono anche muso, parti interne della scocca delle sospensioni anteriori e posteriori e l’impianto frenante. Una gran bella notizia per quelli che devono recuperare terreno e in pratica un’ipoteca Mercedes sui titoli del 2021.

La terza è forse quella più calmorosa e già adeguatamente anticipata su questi lidi: Stefano Domenicali sarà il il nuovo CEO di Liberty Media in sostituzione di Chase Carey. Come già commentato in queste pagine si aprono diverse possibili scenari per la F1 che verrà. Chi si immagina un ritorno ad una F1 più “europea”, smarcandosi dalla spettacolarizzazione forzata introdotta da Liberty Media dal sapore molto stelle&strisce, chi invece una rinnovata speranza nei confronti di una pronto ritorno alla competitività della Ferrari, di cui Domenicali è stato team principal, chi invece altre bastonate alla Scuderia in quanto lo stesso Domenicali non ha concluso proprio nella maniera migliore la sua esperienza a Maranello.

Ricapitolando, ora ai vertici di Fia e Liberty Media ci sono tutti ex dipendenti del Cavallino rampante: Ross Brawn, attuale direttore generale e responsabile sportivo del progetto F1, Nicolas Tombazis direttore del settore tecnico FIA e Stefano Domenicali, CEO Liberty Media.

Questo sarà un bene o un male per le ambizioni sportive della Ferrari? Oppure non influirà per niente, dato che tutti questi soggetti, proprio per essere stati importanti pedine della Scuderia, devono essere imparziali al di sopra di ogni sospetto?

Come l’avrà presa il buon Totone Wolff, che in tempi non tanto lontani era il principale candidato al posto occupato ora da Domenicali?

E un posto per Arrivabene non lo vogliamo trovare?

Ma soprattuto…ridateci le grid girls!

*immagine in evidenza da racingcircuits.info

Rocco Alessandro