Interlagos delude assai di rado e la gara di domenica scorsa non ha fatto eccezione.
Gara divertentissima perché piena di azione (e non mi riferisco solo ai sorpassi) nonché imprevedibile perché anche il campione del mondo degli strateghi da divano stavolta non avrebbe saputo consigliare adeguatamente la Scuderia (perché di solito è proprio lei l’oggetto dei consigli, no?).
Be’, quasi imprevedibile. Il cozzo tra Hamilton e Verstappen, infatti, era già la prima frase di ogni articolo e commento sul GP del Brasile sin da sabato sera. Il sottoscritto pure, tanto che durante il lauto pranzo domenicale, tra una forchettata di tagliatelle e l’altra, aveva ammonito i commensali con fare savonarolesco: “vedrete, vedrete! Lewis e Max si incioccheranno alla 1 o alla 2 e se non gli riesce lì alla 4 voleranno fuori entrambi!” ricevendone in cambio sguardi perplessi ed un “ma chi sono?” che non lasciava adito ad alcuna speranza di proseguire la conversazione su quel filone. Nessun vanto di cui andare fieri, dunque.
Solitamente le non-pagelle seguono l’ordine di arrivo ma qui faccio un’eccezione cominciando irritualmente proprio da:
VERSTAPPEN
Dopo una sfilza di gare praticamente perfette, il buon Max si presenta al Josè Carlos Pace di San Paolo come se si trovasse in gita premio a Comacchio a provare go-kart a noleggio sul circuito di Pomposa. Indossa la tuta che non vede una lavatrice dall’88, mocassino con pelle scamosciata d’ordinanza ed in infine il casco di 12 misure inferiori a quella che servirebbe a contenere qualsiasi cranio, figuriamoci il suo testone, e gli si chiudono tutte le giugulari. Il risultato è un tentativo di sorpasso che tecnicamente ci può anche stare ma che, di fatto, viene condotto con mentalità che richiama le sportellate di una gara amatoriale di go-kart e manda in fumo tutti gli elogi sulla sua maturità agonistica che si è preso negli ultimi due anni. Tant’è vero che i suoi commenti post-gara sul punto ricordano gli stessi di Singapore 2017. Non mi spenderei troppo sulla penalità: nel momento del contatto sembrerebbe che Lewis sia effettivamente avanti di qualche centimetro e cavillando col regolamento i 5 sec ci potevano stare – race incident sarebbe forse stata l’archiviazione più corretta. Tuttavia, onestamente, ne avrei inflitti 30 di secondi a Max, imponendogli peraltro di contarli ai box e di percorrerne la relativa corsia in retromarcia per manifesta coglioneria. Non c’era alcun bisogno di forzare in quel modo e in quel punto, soprattutto sapendo benissimo che uscendo dalla 3 attaccato al deretano di Lewis avrebbe potuto sorpassarlo più comodamente nella Reta Oposta grazie alla mostruosa velocità della su RB. Il fattaccio lo relega nelle retrovie dove però il nostro non brilla affatto. Il suo ritmo è buono ma non ottimo. Litiga con le gomme ed è costretto a ulteriore pit. Trova comunque il modo di farci ammirare il suo talento con un sorpasso da antologia alla 1 su Bottas e Ocon. E poi il casco di misura inferiore di cui sopra torna a far sentire i suoi effetti. Dopo varie vicissitudini negli ultimi giri si ritrova negli scarichi del teammate, in difficoltà con le gomme e alla disperata ricerca di punti per contrastare Leclerc in classifica mondiale. “Max, non superare Checo” ma il suo ingegnere non fa in tempo a pronunciare l’ultima sillaba del soprannome di Perez che Max lo infila alla 1 come se non ci fosse un domani! Non contento lo distacca e fa scena muta ogni volta che gli chiedono di far ripassare Perez. Subito dopo il traguardo se ne esce col sibillino team radio che tutti conoscono e del quale me ne importa zero. Ora, al di là di qualsiasi retroscena a noi incognito (per quanto le ipotesi in merito, sul web, si sprechino) e della mancata riconoscenza per il buon lavoro fatto da Checo nel 2021, la mossa, anzi, la non-mossa è sintomo della stessa coglioneria di cui sopra: fallo passare, santo cielo!, incassa il credito e fattelo pagare al momento opportuno. Così facendo, invece, intanto rende pubblico un contrasto che è meglio rimanga privato, rischia di trovarsi il nemico in casa in un 2023 che si annuncia molto più combattuto e poi, se uno dei rumors sulle motivazioni di questo comportamento fosse vero (l’ipotetico crash volontario di Perez in Q a Monaco), rischia di creare danni incalcolabili alla squadra. Peggior gara dell’anno e, forse, della carriera.
Ma andiamo oltre.
Prima del ciocco tra Hamilton e Verstappen c’è stato quello tra Ricciardo e Magnussen. Il simpatico Daniel rifà identico identico lo stesso errore del Messico contro Tsunoda. Solo che là ha tirato dritto e fatto la sua miglior gara dell’anno mentre qua il colpo da bigliardo si è rivelato un boomerang nella miglior tradizione degli aborigeni della sua terra natale. Karma? Anche qui errore marchiano, inutile e deleterio tanto più considerando che la mecca, ieri, non sembrava male. Dopo questo errore temo che ad Abu Dhabi vedremo l’ultima gara in F1 di mister sorriso.
C’è stata una terza stupidaggine, domenica, e purtroppo l’ha fatta Carletto nostro. Il tentativo di sorpasso di Leclerc su Norris tra la 6 e la 7 non ci stava proprio, mi spiace doverlo ammettere. La facilità con cui incalzava Norris avrebbe dovuto condurre il nostro negli scarichi della mecca fino alla Junçao e di lì ad un presumibilmente facile sorpasso alla 1 del giro successivo. Non c’era alcun bisogno di prendersi quel rischio e l’aver potuto riprendere la gara è stato solo un colpo di fortuna. Per cui proseguo le non-pagelle proprio con:
LECLERC
La stupidaggine di cui sopra ne ha ovviamente condizionato la gara. Dopo il cambio del musetto ha sfoderato un ritmo che non aveva nulla da invidiare a quelli davanti. Il che fa storcere il naso ancora di più. È uscito 6 sec dietro a Verstappen e, più avanti nella gara a parità di pit, gli era davanti di 5 sec. Va veloce, Charles, ma episodi come questo si ripetono con inquietante regolarità e danno molto da pensare. Vero è che l’episodio di venerdì con le Intermedie l’avrà parecchio innervosito ma la sagacia di un pilota di F1 deve andare oltre. Lo spettro di un Alesi 2.0 è sempre meno diafano. Sta a lui, l’anno prossimo, sgombrare ogni dubbio (sperando che la vettura 2023 sia allo stesso livello di competitività mostrata quest’anno). Il pietoso piagnisteo degli ultimi giri per elemosinare una posizione ci poteva anche stare, in un’asettica valutazione dei punti mondiali. Tuttavia sorprende che non valutasse il rischio di quella manovra con un Alonso assatanato praticamente attaccato agli scarichi e con un Verstappen ancora più incattivito (e con le giugulari chiuse di cui sopra) appena dietro. Immaginatevi la scena: Sainz rallenta per far passare Leclerc e Alonso e Verstappen si infilano. I due rossi vanno in confusione, si girano o passano sull’erba, e li passa pure Perez. Ve l’immaginate il ludibrio planetario? Hanno fatto bene, per una volta, a evitare questo rischio.
Non-pagelle un po’ caotiche oggi, proprio come il GP che stiamo commentando. Quindi passiamo a:
MAGNUSSEN
Bravo, bravissimo. Nelle qualifiche di venerdì ha mostrato a tutti come si deve gestire una situazione ambientale così difficile. Sfruttare ogni momento utile per passare il taglio? Fatto. Annusare l’aria invece di guardare i radar? Fatto. Fare il giro più veloce della vita nel momento giusto? Fatto. Bravo! Nella Sprint ha fatto quel che poteva e l’ha fatto bene. Peccato la stupidaggine di Ricciardo che l’ha messo fuori domenica: vista la sua condotta week end fino a quel momento e vista l’imprevedibilità della gara avrebbe potuto, chissà?, portare a casa un risultato insperato anche nella gara “vera”. Di lui ho sempre pensato che non sia, come velocità pura, al livello dei top driver ma che il suo QI “motorsportistico” invece sia di qualità decisamente superiore. E nel week end di Interlagos l’ha dimostrato alla grande. Mi ripeto: sarebbe (stato?) un secondo pilota di grande utilità in una scuderia di primo piano.
Magnussen è stato l’eroe del week end ma non è stato l’unico.
RUSSELL
Bravo, bravissimo pure lui! Con i puteolenti retropensieri complottistici che ammorbano il mondo d’oggi verrebbe da pensare che la sbinnata di venerdì l’abbia fatta apposta. Con Hamilton (suo vero avversario del finale di stagione) così indietro e un Magnussen ininfluente per la sprint la possibilità di andare in prima fila alla domenica era dietro l’angolo. Ad ogni modo l’episodio l’avrà anche favorito ma fortuna audaces iuvat e, meno scontato, aiutati che dio t’aiuta sono proverbi perfettamente applicabili al George di ieri. Di proverbio in proverbio non arriveremmo a spiegare completamente la brillantezza con la quale ha condotto il week end. Al di là della conferma delle prestazioni Mercedes di questo finale di stagione (bisognerebbe aprire un capitolo a parte) quel che si fa ammirare di Russell nella circostanza è stata la sua capacità di gestire la pressione. Perfetto nella Sprint con un sorpasso a Verstappen che solo poche settimane fa sarebbe stato immaginabile e perfetto, oserei dire persino straordinario, nella gara “vera”. Le partenze, in particolare sono state eccezionali. La prima è scattato al via che neanche Marcel Jacobs in finale alle olimpiadi: dopo due curve era aveva già messo a distanza siderale il teammate. Nella ripartenza dietro SC pure: ha persino sorpreso Ham che si è trovato nella difficoltà di dover subire l’attacco di Verstappen che sappiamo com’è finito. Da lì in avanti una gara condotta in maniera altrettanto perfetta con ciliegina sulla torta del fastest lap, anche questo non scontato, fatto negli ultimi giri. Non c’è nulla da eccepire e la sua prima vittoria in F1 è da annali. Bravo!
HAMILTON
L’episodio con Verstappen gli ha condizionato, com’è ovvio, la gara. Dopo quello ha guidato da par suo, aiutato da una Mercedes stellare, ma non abbastanza per impensierire il suo teammate. Nel finale il cambio gomme strategico non l’ha danneggiato tanto quanto lui poteva pensare nel momento, tanto più che le rosse hanno dimostrato di essere la mescola ideale per Interlagos. Le scuse sono finite dopo la SC post rottura di Norris: lì poteva giocarsela e, molto semplicemente, non è riuscito ad avvicinarsi a Russell. E questo dice tanto sia della sua gara che di quella di Russell. A questo punto il “mundialito” tra i due pare compromesso e tenuto in piedi solo dalla matematica. Bene ma non benissimo?
SAINZ
Gara onesta del buon Carlos. Ottima partenza e poi il teammate, con la sua stupidaggine, gli apre le autostrade ma non ne approfitta subito impiegando qualche giro di troppo nel liberarsi di Norris. Il ritmo era tale da poter competere con i Mercedes e considerando che, dietro, Leclerc andava ancora più forte ci fa concludere che qui in Brasile la Ferrari fosse messa più che bene. Il problema con il tear off non lo condiziona, secondo me, tanto quanto i commentatori dicono perché è stato risolto abbastanza velocemente. Alla fine il terzo posto è ottimo ma c’è un po’ di amaro in bocca che non ce lo fa godere appieno. Comunque bravo a tenersi lontano dai guai.
ALONSO
E che ve lo dico a fare? Per una volta che la vettura non lo tradisce o che il teammate non lo manda per prati lui fa vedere che può stare tranquillamente in rubrica dei TP di alta fascia. Probabilmente è quello che azzecca la strategia migliore in gara: cambia le gomme nei giri ideali per sfruttare al meglio la finestra di performance nei vari stint. Vero è che partendo così indietro (diciottesimo!) non aveva da preoccuparsi granché ma intanto lo ha fatto. Nel finale solo un Leclerc disperatamente attaccato ai punti gli impedisce di portarsi ai piedi del podio e tiene a bada il pur assatanato Verstappen, incattivito dalle richieste dei box. Grandissimo!
PEREZ
Parliamo di RBR in questo GP? Che è capitato? Al di là degli episodi vari quel che è emerso è che RBR in questo GP non era neanche lontanamente parente di quella che abbiamo visto fino alla settimana scorsa! Sia Perez che Verstappen non hanno mai mostrato un ritmo di gara capace di eguagliare quello di Mercedes (e Ferrari, aggiungerei). E questo mi lascia molto perplesso. Hanno sbagliato l’assetto? Hanno sperimento qualcosa in vista del 2023? Mah. Ai posteri la famosa ardua sentenza. Rimane il fatto che oltre ad un ritmo non all’altezza di quanto mostrato sin qui a Perez hanno pure sbagliato la strategia sicché si è trovato nel finale con le gialle a difendere la posizione anziché a cercare di attaccare. Due giri in più e lo prendevano anche Ocon e Bottas. Veramente strano. Dello sgarbo fatto da Verstappen nei suoi confronti ho già parlato e qui mi limito a rilevare l’insulso commento di fine gara ai giornalisti in lingua spagnola: “non capisco, mi deve due mondiali” dice il buon Checo. Excuse me? Seriously? Se del 2021 se ne può parlare e magari ha pure ragione ma sul 2022, caro Checo, non ci siamo proprio. Magari finirà alla fine secondo nel mondiale ma non se lo merita.
NOTE DI MERITO:
Bottas, in una pista ove è facile sorpassare, non si ritrova a giocare il ruolo della vedova triste e prova a fare il suo portando a casa punti insperati.
Norris fino alla rottura se l’era giocata proprio bene. A proposito: pollice verso per la direzione gara nel gestire l’episodio. Bisognava mettere SC subito e non quella ciofeca di VSC.
Volevo mettere qui anche Vettel che fa una prima parte di gara assolutamente strepitosa. Poi però si è un po’ perso probabilmente penalizzato da qualche errata strategia del suo box che, per converso, ha aiutato Stroll, sin lì anonimo, a entrare in zona punti
Metto qui Albon ma solo per giocarci con perfido sarcasmo: il suo unico merito è di partire con le bianche e far capire a tutti gli altri che quelle gomme è meglio che stiano ben chiuse in garage.
NOTE DI DEMERITO:
Ocon aggancia un insperato 8 posto. Solo che ci capita per caso e a fronte di un teammate che, nella seconda parte di gara, va il doppio. Mah. Io questo tizio, dopo già diversi anni di F1, non l’ho ancora inquadrato.
Gasly pasticcia e fa confusione. Ancora!
Zhou fa il secondo week end di fila ben al di sotto degli incoraggianti progressi che aveva mostrato durante la stagione.
Tsunoda ridicolo insieme al suo muretto nella SC post-Norris. Vero è che il suo numero non era uscito alla lotteria degli sdoppiaggi in SC ma era ovvio che avrebbe dovuto andare dietro alle Williams. Che prendesse lui la decisione o lo dovesse spronare il muretto tutti e due hanno sbagliato e anche in modo assai pericoloso visto quel che ha dovuto fare in ripartenza mettendosi da parte in rettilineo. Assurdo!
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Schumacher fa anche una gara buona gara ma il testa-coda delle qualifiche è pietra tombale posta sulla sua annata.
Latifi: che ve lo dico a fare?
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