SIMPLY THE BEZ – PART II – POST GP FRANCIA 2023

Marco Bezzecchi vince il GP numero 1000 del Motomondiale.

Nessuno se lo sarebbe aspettato, vince Marco Bezzecchi su una Ducati clienti del 2022, vince la Ducati del team di Valentino Rossi, probabilmente con tanto anzi tantissimo amaro in bocca dall’altro lato del box visto che dovrebbe essere la prima guida quel Luca Marini che tutti aspettano.

Vince una gara magistrale, andandosene via dopo un sorpasso bello tosto anche su Marc Marquez, involandosi verso la vittoria in solitaria martellando come sapeva fare quel tipo di nome Jorge Lorenzo.

Due traiettorie giuste che si incrociano nel punto sbagliato. Cit.

E si. Sembra paradossale ma quando c’è di mezzo un Pilota amico, come solitamente si usava negli ultimi anni, si trova sempre una giustificazione. Non oso immaginare se al posto di Vinales si fosse trovato Marc Marquez, avrebbero parlato per un mese davanti alla corte federale delle Nazioni Unite.

BAGNAIA HA SBAGLIATO. Si può dire, certamente. Un incidente di gara ma un errore madornale, perché anche il più amatore degli amatori è consapevole che se entri dall’esterno il Pilota davanti a te, proiettato con sguardo e corpo sulla curva, NON TI VEDE.

Detto ciò son le gare, come diceva il buon Jack Miller “It’s racing baby”. Dispiace sia per Bagnaia che per Vinales, entrambi avrebbero lottato per la vittoria.

DOMINIO DUCATI

La Ducati è nettamente la moto migliore per distacco. Tripletta a LeMans con i Piloti del team Pramac (Martin e Zarco) che completano il podio, dopo aver vinto la sprint proprio con Martin. Non sono così sicuro che il loro vantaggio sia nel motore, mi viene da pensare visti i finali di gara che abbiano uno step elevatissimo a livello elettronico rispetto alla concorrenza. Tutto merito loro, complimenti.

C’è chi sorpassa sul rettilineo e chi deve farlo in curva. Cit.

PENALIZZAZIONI.

Stiamo rasentando il ridicolo. Ormai i Piloti hanno paura di sorpassare per via delle penalizzazioni, si sono inventati questa bellissima “drop position” come fossimo in un videogame. Giá nel GP di Jerez fu scandalosa la drop position data a Bagnaia per il sorpasso (pulitissimo) su Miller, qui abbiamo assistito ad un plebiscito punitivo contro Marc Marquez per uno dei sorpassi più belli del weekend (secondo solo a quello di Vinales all’esterno della Dunlop) perché eseguito contro il beniamino della TV italiana, successivamente un drop position a Bezzecchi per il sorpasso su Marquez ed infine un bellissimo Long Lap penalty a Brad Binder per il taglio alla “Chemin aux Boeufs” in cui praticamente non ha ottenuto nessun vantaggio in quanto era da solo. TUTTO CIÒ È RIDICOLO!

Dulcis in fundo la penalizzazione inflitta ad Alex Marquez, 3 posizioni di penalità a Mugello, per il sorpasso su Binder ad inizio gara. Probabilmente l’unica che poteva starci era un LLP in gara, non andare invece ad inficiare un weekend di gara completamente nuovo. Impressione mia è che lo Steward Panel voglia fare troppo la prima donna.

MARQUEZ È RITORNATO!?

Ormai è diventato un mantra, ma per la prima volta da quel maledetto Jerez 2020, l’abbiamo visto come siamo abituati. Veloce in qualifica, veloce in gara, capace di frenare tardissimo tanto che le Ducati facevano fatica a passarlo senza “toccarlo”. Che questo nuovo telaio commissionato a Kalex e progettato da Honda sia la svolta definitiva per la rinascita di questa moto? Lo vedremo al Mugello.

Rimango in tema Honda e mi chiedo come Joan Mir, il Campione del Mondo 2020 (si quel Mondiale che per via del covid si svolse solo in Europa con molti GP “doppi”) è palesemente in gravi difficoltà nonostante un Marquez assente per tutta la stagione finora. È finito nel tritacarne e lo sa anche lui.

KTM C’È, APRILIA FORSE, YAMAHA NO!

La KTM disputa un buon weekend dimostrando di aver un mezzo eccezionale davvero vicino a Ducati. La gara di Binder è stata rovinata da Alex Marquez in partenza, visto il passo avrebbe lottato per la vittoria senza ombra di dubbio. Jack Miller va già forte, la stende un po’ troppo spesso ma non sarebbe Jack Miller. Che la KTM sia una gran Moto lo dimostra lo splendido 4° posto di Augusto Fernandez, Rookie e Campione del Mondo Moto2 2022, che porta la GasGas ai piedi del podio. Segno che la KTM è davvero arrivata (dopo aver ingaggiato mezzo personale Ducati ci credo…)

In Aprilia erano partiti con ottime aspettative ma l’Europa è un banco di prova che non mente mai. Ed Aprilia in Europa si sta confermando una moto “normale” alla quale a mio avviso manca davvero un Top Rider. Non fraintendetemi, vinceranno qualche gara ma il Mondiale è un altra roba. Serve un Pilota da Mondiale ed onestamente Vinales non si sta dimostrando all’altezza del compito nonostante abbia un potenziale ALLUCINANTE ed io sia uno dei suoi primi estimatori dalla Moto3.

Ad Iwata, a casa Yamaha, in altri tempi avrebbero chiesto scusa ai Piloti facendo anche harakiri. Sembra di rivedere la Yamaha di fine anni 90, quella incapace di reagire al dominio Honda. Servirà un nuovo Valentino con team “Ducati” al seguito per farla rinascere. Che sará  Pedro Acosta dal 2024? Più probabile Jorge Martin…

ROMANTICISMO.

Parliamoci chiaro, non avrà più un posto fisso in MotoGP, ma questo Pilota è qualcosa di eccezionale. Non sarà uno dei più veloci, uno dei più carismatici, uno dei più fotogenici, ma di sicuro verrà ricordato come uno dei più valorosi professionisti del motomondiale. Ieri ha chiuso 11° (su 13) ma ha fatto un weekend notevole considerando che ha passato gi ultimi anni tra MotoAmerica, Dakar e Superbike. Grazie Danilo.

CLASSIFICA MONDIALE

Bagnaia ancora in testa, con 94 punti su 185 disponibili (una miseria) davanti a Bezzecchi a 93. Il primo rivale è Brad Binder a 13 punti di distacco, poi Vinales e Quartararo a 45. I rivali per il titolo sono proprio questi 3, con Marquez (quello vero) ed Enea Bastianini da non lasciar fuori, perché se iniziano a vincere saranno pericolosissimi…

 

Francky

 

BASTIAN CONTRARIO: LA BINOTTITE

Chissà se esiste una medicina, una cura o chissà quale pozione magica per liberarsi della malattia che affligge l’attuale team principal della Ferrari. Il buon Vasseur, messia tanto annunciato e sbandierato ai quattro venti, come l’uomo giusto per riportare la Rossa al successo e, soprattutto, cosa più importante e tanto cara ai tifosi del monegasco, uomo risoluto per attuare i team order senza scrupoli (a discapito di Carlos, si capisce), è affetto da una grave infezione di “binottite”. Malattia rara e, a quanto pare, letale dalla quale difficilmente si può guarire.

Non posso che prenderla a ridere in questo disastro (annunciato!) chiamata Ferrari (targata Presidenza, Dirigenza e Vasseur) che scende in pista ogni maledetta domenica, arrancando tra una curva e l’atra. Immediatamente dopo il GP di Miami, altro successo proclamato per la Red Bull, i miei occhi si sono imbattuti nei commenti dei tanti tifosi, delusi e disillusi, che affermavano che l’attuale team principal rosso iniziava a parlare appunto proprio come Binotto. Certe storie, se non fossero vere, risulterebbe difficilissimo inventarsele, eppure succedono eccome e noi tutti non possiamo che stare a guardare. Gli stessi tifosi che erano pieni di entusiasmo qualche mese fa durante la presentazione della nuova rossa (che piaccia o no, macchina concepita dal team dell’ex Team Principal), sono gli stessi che dopo solo cinque GP iniziano a dirne già peste e corna di quel Messia tanto osannato. Come ho già affermato in passato, il sottoscritto non ha nulla contro Frederic, ne tanto meno ha interessi nel difendere (quanto e quando possibile) Mattia, perché semmai, i problemi sono ben altri e risiedono più su nella piramide. Ciò che trovo indecoroso e nel contempo esilarante è proprio la reazione di tanti, troppi, che non solo restano delusi, addirittura dicono “che inizia a comportarsi come Binotto”!

Rimangono di stucco quando il buon Vasseur dice “dobbiamo capire”, “a Maranello analizzeremo i dati” e via discorrendo e da qui l’inevitabile infezione di “binottite”. Il dramma è che, purtroppo, invece di guardare la luna ci si concentra sul dito che la indica. Con questo voglio dire (da quando lo dico?) che a Maranello può venire chiunque e che, purtroppo, non cambierà mai nulla se le metodologie saranno sempre le stesse e chiunque si infetterà di “binottite” acuta… chiunque! Perché del resto, cosa dovrebbe dire un team principal che si ritrova nel bel mezzo di una bufera mediatica, creata proprio da chi l’ha voluto in GeS, annunciando ai quattro venti che “quest’anno la Rossa avrebbe mostrato velocità mai viste prima”? Ovvio che deve buttare acqua sul fuoco, proprio come Binotto quando si trovava nella stessa situazione, con la differenza che veniva osteggiato o lasciato solo. Affermo il falso? Allora qualcuno mi spieghi perché lo volevano fuori già a gennaio 2022!

“Ci vorrà tempo per risollevarsi”, gridano i tifosi dalla curva sud, “chiunque verrà, dovrà rispettare il gardening ed i risultati non si vedranno prima del 2025”, urlano gli altri dalla curva nord… ben venuti sul pianeta Terra, signore e signori. La F1 non è il calcio, non basta cambiare l’allenatore e, soprattutto, cambiarlo perché ha beccato una striscia negative di tre, quattro partite. Quest’anno, salvo miracoli, sarà ricordata come un’annata con zero vittorie, inutile farsi illusioni ed è inutile sperare negli aggiornamenti e nei correttivi che arriveranno (arrivano sì?), perché i problemi che ha la Rossa e, soprattutto il vantaggio che ha Red Bull, non lo risolvi nel giro di due, tre GP. La macchina è di Binotto, altro mantra tanto urlato, ed io lo confermo per carità, solo ci sarebbe stata la stessa onestà intellettuale se la monoposto di Charles&Carlos fosse risultata vincente? Perdonate il mio scetticismo eppure ne dubito fortemente che si sarebbe dato a Cesare quel che è di Cesare con tanta franchezza e schiettezza proprio come si sta facendo ora… in negativo ovviamente. Esercizio sempre facile e terapeutico dare la colpa nell’immediato, senza considerare tutto quello che c’è dietro e le condizioni con cui si è dovuto lavorare e come si è giunti a tutto questo. Motivo per il quale la Rossa è sempre più isolata e questo ci porta ad un altro triste capitolo della nostra Beneamata e di chi la governa: come mai a Maranello non c’è la fila di ingegneri esperti provenienti da altre squadre per poter lavorare in Ferrari? Dove sono gli ingegneri Red Bull che avrebbero dovuto portare i segreti del drs bibitaro (fosse solo quello il loro vantaggio) in rosso? Tutti hanno detto no e così, come l’attuale Team Principal non è altro che il risultato di una quinta scelta, allo stesso modo, gli ingegneri che verranno saranno lo scarto (con tutto il rispetto!) delle altre squadre.

L’attuale “mago” che ha fatto rinascere a nuova vita la Aston Martin, portandola da settima forza dall’anno scorso a seconda di quest’anno, venne chiamato proprio dal bistrattato Binotto, il quale si è visto rispondere con un bel no. Come mai nessuno vuole venire a lavorare a Maranello? Troppa umidità in Emilia Romagna? Oppure tutti, ormai da tempo, si sono resi conti che con queste attuali condizioni non ha nessun senso trasferirsi nel bel Paese. Come si giustificherà il “binottizzato”  Vasseur nel momento in cui dovrà annunciare i nomi degli ingegneri (ammesso che vengano), che di fatto appartengono alla così detta bassa forza? Soprattutto cosa succederà se poi i risultati tanto sperati non arriveranno? La “binottite” non perdona ed i “dovremo analizzare”, scorreranno a fiumi.

Charles&Carlos da questo terribile morbo non sono esenti, con l’unica differenza che l’anno scorso avevano ben altri problemi rispetto a quest’anno. Penso che siamo tutti d’accordo che nel 2022 si litigava sugli ordini di scuderia da dare, per portare Charles il più avanti possibile in classifica e che ora siamo ritornati al mantra “i piloti sono l’ultimo dei problemi”. Una storia che si ripete a quanto pare ed infatti siamo ritornati al 2020 (mentre la Federazione, con le sue scelleratezze, ha avuto lo stomaco di farci ritornare al 2014, con la differenza che al posto del trio sul podio, Hamilton – Rosberg – Massa, ora abbiamo Verstappen – Perez – Alonso), dove non si becca nulla, salvo in qualifica. A causa della pressione e a causa del fatto che si cerca di recuperare, le probabilità di errori aumentano, cosa che al GP americano è successa puntualmente con un Leclerc, autoeliminatosi in qualifica, per poi evaporare in gara e Carlos estintosi nel corso del GP per un errore in ingresso in pit lane. I loro volti a fine GP, mentre discutevano, erano eloquenti: increduli e basiti, cercando di capire come sia possibile che in gara quelle gomme proprio non funzionassero come quelle della concorrenza. Belli i tempi in cui si riusciva a prendere la pole in scioltezza e a salire sui cordoli, aggredendoli senza il timore di perdere il culo della monoposto: eppure ricordo bene l’entusiasmo di Charles nel famoso shakedown fatto il giorno di S. Valentino, nel guidare la sua SF23… dov’è finito? Cosa è successo?

Mi spiace, quando si attuano determinate politiche, in seno ad una scuderia di F1, cose del genere succedono ed in una scuderia come quella di Maranello, certi problemi si moltiplicano per forze di cose. Mi auguro solamente, per il bene dei tanti tifosi soprattutto del monegasco, che non si infetti anche lui con la “binottite”, dicendo “dovremo analizzare”, altrimenti sarà allarme epidemia in seno alla Gestione Sportiva e, soprattutto, tra i suoi supporters.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MIAMI

Le Formula 1 tornano a rombare nella colorata cornice del circuito di Miami, un curioso budello ricavato intorno all’Hard Rock Stadium dei Miami Dolphins. Il layout del circuito non è male, in sé, ma come già l’anno scorso non riesco a levarmi di dosso l’impressione di assistere ad un video youtube in cui qualche volenteroso appassionato di Assetto Corsa vuol far vedere di essere bravo quanto Max e Charles. Solo che qui Max e Charles ci sono davvero.

Impressioni epidermiche a parte, dopo lo sconsolante GP di Baku, almeno oggi abbiamo assistito ad un GP in cui le strategie hanno avuto il peso che meritano nonché un week end “normale” con prove libere, qualifiche e gp domenicale a farla da padrone.

Ancora una volta dietro alle solite RBR si sono rimescolate le carte e se non altro ciò sta dando qualche motivo di interesse ad un campionato che sembra già saldamente nelle mani di Verstappen. Infatti a Baku sembrava che Ferrari si fosse rimessa un minimo in carreggiata, che Mercedes fosse tornata indietro e che Aston Martin fosse più in difficoltà. Qui invece abbiamo di nuovo Aston Martin (ma solo con Alonso) sugli scudi, Mercedes in palla alla domenica mentre Ferrari è nuovamente apparsa non in grado di comprendere la propria vettura con Leclerc che si lamentava delle gialle e Sainz, viceversa, che si lamentava delle bianche (ma è possibile?!). Più indietro registriamo progressi di Alpine e, inaspettatamente, Alfa Romeo. Difficile dire se questi cambi di gerarchia tra scuderie dipendano dal circuito in sé. Più probabile, credo, ciò sia dovuto alla difficile comprensione della vettura che tutte le scuderie (tranne RBR e Aston Martin) hanno delle proprie vetture in versione regolamento 23 (che, non dimentichiamolo, ha assorbito la famigerata TD39) e che ciò incida in modo aleatorio circuito per circuito. Forse la situazione si stabilizzerà dopo che le scuderie porteranno tutti gli aggiornamenti tecnici previsti (Imola, Barcellona). Staremo a vedere.

Bianche di marmo e DRS non decisivo (sempre con la rimarchevole eccezione di RBR) rischiavano di fare di Miami una sorta di doppione di Baku ma fortunatamente il layout della pista ha consentito ai piloti di studiare modalità di sorpasso fattibili in staccata che ha consentito a qualcuno dei protagonisti di mostrare qualche bel pezzo di bravura, che fa bene agli occhi degli appassionati. Non si sono sottratti a questo fondamentale il buon Max (per quanto favorito da una certa arrendevolezza dei diretti avversari), Hamilton, Alonso, Russell e si sono fatti apprezzare pure Magnussen e Tsunoda.

Il pasticcio fatto da Leclerc in qualifica, che ha generato una griglia quantomeno inaspettata, poteva far sperare in un risultato a sorpresa o che in qualche modo le aspettative della vigilia sarebbero state tradite. Tuttavia, memore del motto “Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo” coniato di quel geniaccio di Stanislav Lec (Pensieri Spettinati, Bompiani – da leggersi senza nessuno attorno sennò vi prendono per matto) non pensavo davvero che il facile pronostico si sarebbe ribaltato. Troppo superiore alle altre è questa RBR, troppo ben centrato è Verstappen in questa vettura e quindi l’unico dubbio in cui crogiolarsi era su quanti giri avrebbe impiegato Max a raggiungere la prima posizione. Per quel poco che può interessarvi avevo pronosticato, grazie ad un perverso uso di excel (di cui divento competente solo quando comincio a metterci numeri di Formula 1) che l’avrebbe raggiunta tra il 18° e il 20° giro. In realtà glie ne sono bastati 15 e mentre guardavo in diretta il GP, proprio in quell’istante, peraltro colmo di un’abietta delusione di cui mi vergogno un po’, è apparso dietro la tv un variopinto coro di creoli cubani visibilmente reduce da sfrenate danze caraibiche che tutt’a un tratto, anzi in quel preciso tratto, s’interrompe e mi guarda come un sol uomo pronunciando, manco fosse coro di tragedia greca, le fatidiche parole “so goes life”/”così va la vita” (a chi indovina la citazione ricchi premi e cotillon!).  Quindi è così che va la vita: se sei il pilota più forte sulla vettura più veloce (e non ti buttano fuori in partenza) allora vinci la gara anche se parti a metà schieramento. Sul come si è comportato il vincitore e gli altri vado a dettagliare qualcosa nelle seguenti NON PAGELLE DI MIAMI!

 

VERSTAPPEN

Ok, Max. Allora Baku è stato solo un (molto relativo) incidente di percorso. Eh già. Il posto in griglia non è stata colpa sua (be’, in parte sì perché il suo primo giro in Q3 l’ha sbagliato lui). Partito con la consueta cautela che ha mostrato in tutte le partenze del 2023 ha impiegato un paio di giri per scaldare le bianche e poi è andato come un fulmine per tutta la gara. Un vero martello, come lo Schumacher dei bei tempi (oh no! Mi è scappato di nuovo l’impertinente paragone! Ma d’altra parte, quando fa gare così…). Impiega solo 15 giri per issarsi in vetta, complice una certa arrendevolezza delle sue vittime sacrificali, e a colpi di giri veloci su giri veloci riesce a tenere la principale vittima sacrificale, il suo team mate che ha osato partirgli molto davanti, alla distanza giusta per tutto il resto dello stint. Nello stint finale, oltre all’imperioso e decisivo sorpasso su Checo, si toglie anche la soddisfazione del fastest lap sotto l’1:30 (1:29.708 per la precisione), 7 decimi più veloce di qualsiasi altro fastest lap dei piloti in gara, giusto per far capire che è di un altro pianeta. Così va la vita.

PEREZ

Ci ha sperato, Checo, oh se ci ha sperato. Tra l’insperata pole position e il lontano posto in griglia di Max sperava che tra il distacco che avrebbe accumulato nella prima metà di gara e il degrado gomme che l’altro avrebbe dovuto inevitabilmente affrontare, si sarebbe trovato nell’ultimo stint dell’altro con un vantaggio sufficiente per vincere la gara. E invece non solo di degrado ce n’è stato veramente poco ma, nonostante tutti i suoi sforzi, quando Max esce dai box è solamente a 1 sec di distanza. Niente, nisba, nada! Prova ad abbozzare un po’ di resistenza all’inesorabile sorpasso ma si deve accodare e accontentare, si fa per dire, del secondo posto finale. Semmai ci fosse una qualche clausola nel suo contratto che lo libera davvero nella lotta per il mondiale allora non dovrebbe lasciare a Max gare come questa. Invece lo ha fatto. Così va la vita.

ALONSO

“Bravo bravissimo” a fernandello nostro sta diventando il mantra di questa rubrica. Anche oggi ho avuto l’impressione che avrebbe potuto tenere un ritmo migliore ma stavolta non è un’ombra di riserva sul giudizio finale ma la semplice constatazione che anche l’avesse fatto non avrebbe potuto neanche lontanamente impensierire le RBR. Quindi bene ha fatto a gestire la gara. Più che per la eccellente condotta di gara, per qualche sorpasso ben assestato e per l’ennesimo podio Fernando si è fatto notare per quel perfido, si può dire perfidissimo?, team radio (“Which position is Lance? Great move into Turn 1.” Aston Martin: “P13.”). Lui guida in controllo è va 1 sec al giro più veloce di Lance, lui è in zona podio e Lance tredicesimo, lui ha il tempo di guardare il maxischermo e fa i complimenti all’altro per un sorpasso nelle retrovie. Questa perfida piaggeria in mondovisione rivolta al padrone della (sua) ferriera è il condensato di Fernando Alonso. Sfrontato, talento eterno e intelligenza formulaunistica erogata a fiumi. E se non sappiamo se il lupo ha perso il pelo (manca infatti la controprova) di sicuro sappiamo che il vizio quello no, non l’ha perso. Attento a non esagerare troppo, Fernando, ché i figli so’ piezz’e’core, e se poi nel corso della stagione Lance comincerà misteriosamente a darti le piste non te la caverai con un (sicuramente poco convinto): così va la vita.

RUSSELL

E bravo Giorgino. Manda in archivio il mezzo passo falso fatto a Baku e torna ai livelli che gli competono. Si tiene dietro, e di tanto, il celebrato team mate in qualifica. Fa una gara con un ritmo spaventoso. Sciorina anche qualche bel sorpasso (non ovvio visto che AMG non è che sia un fulmine sul dritto) e conquista un quarto posto che oggi era il massimo che avrebbe potuto ottenere. Bravissimo. Direi il migliore a Miami insieme al vincitore (e, lasciatemelo dire, a Tsunoda). Che sia stato tale lo deduco dal fatto che la sua strategia non era quella ottimale (si è visto abbastanza nitidamente che partire con le bianche e mettere le gialle nell’ultimo quarto di gara era l’ottimale) ma ha ciononostante tenuto ben lontano il suo teammate (20-secondi-20 al traguardo…). E Alonso non era tanto lontano (solo 7 sec di distacco al traguardo). Forse si può finalmente e definitivamente dire che il giovane rampante ha scalzato il vecchio leone dal suo scranno: there’s a new sheriff in town. D’altronde… Così va la vita, no?

SAINZ

Continuano le dolenti note, ahimè, per Carlos. Infatti, non riesce a sfruttare adeguatamente il pacchetto che aveva a disposizione. Non la velocità, non la tenuta, non il degrado gomme ma la “finestra” è questa volta la palla al piede della Ferrari. Non solo non riesce mai ad impensierire Alonso ma fa anche un pasticcio al pit stop beccandosi una evitabilissima penalità che, forse, è stata ininfluente sul risultato finale, visto quanto gli era superiore Russell, ma, suvvia e insomma!, già questi corrono come indemoniati: almeno proviamoci a rendergli la vita difficile! Se nel primo stint è stato comunque decente temo di dover scomodare l’aggettivo “pietoso” per il secondo stint in cui proprio non aveva ritmo e gli è andata bene che Hamilton non andava quanto Russell. Chissà, magari si crogiola del fatto che in classifica mondiale è ancora davanti a Charles ma è solo frutto del caso, caro Carlos, e il sorpasso avverrà, stanne certo. E sai perché? Perché così va la vita.

HAMILTON

Dopo una pietosa qualifica, pietosa perché uno come lui non può uscire in Q2, riesce comunque a far valere la sua classe in gara togliendosi la soddisfazione di qualche bel sorpasso e di sopravanzare lo sfasato Leclerc di Miami. Cosa non da poco perché seppur sfasato stiamo sempre parlando dell’altro wunderkind della Formula 1, eh! Epperò, epperò, epperò. Però Russell è andato il doppio. Però Russell è stato più combattivo. Però Russell l’ha tenuto a 20 sec nonostante una strategia peggiore. Poi, per carità, finire sesto dopo esser partito tredicesimo è comunque positivo ma quel momento in cui fa passare Russell, letteralmente facendosi da parte come fosse un Bottas qualsiasi? Brrr….. D’altra parte, forse l’ho già detto?, così va la vita.

LECLERC

Dalle stelle alle stalle in una frazione di secondo. Non solo non acchiappa la pole position che pure pareva alla sua portata ma pasticcia in Q3 (peraltro doppiamente considerando anche l’errore nel primo tentativo che gli fa perdere 1 sec) e spariglia una griglia che già appariva scontata. Ci si aspettava un arrembaggio costante per cercare di sfruttare la lontananza di Max dalla vetta o cmq per provare ad andare per la seconda volta a podio in questa stagione ma si ritrova a lottare, perdendo!, con Magnussen e a mostrare un ritmo totalmente inefficace per tutta la gara. Lui dice che con le gialle non stava in pista ma non è che con le bianche abbia fatto vedere chissà che. Come causa di questa deludente prestazione si parla di assetto non del tutto azzeccato, anche per lui come per Sainz di “finestre” e infine di un dolore al collo esito dei due “ciocchi” che ha collezionato nel week end. Vista l’opaca prestazione mi affiderei a quest’ultima scusa, salutare tutti, riposare ben bene e presentarsi a Imola sperando nella bontà degli sviluppi Ferrari. Come dite? Imola non è la sua pista preferita? Neanche le due seguenti, Monaco (che pure sarebbe casa sua) e Barcellona? Eppure sono lì, tocca farle. Così va la vita.

GASLY – OCON

Che bene che è andata Alpine ieri! Certo, sono ancora indietro rispetto a dove vorrebbero essere (cioè almeno al livello di Mercedes) ma non poi così tanto. Intanto piazzano entrambi i piloti in Q3 e a punti, registrano il recupero di Gasly (che non aveva certo iniziato la stagione nel migliore dei modi), si beano di un’ottima velocità (sul dritto ieri solo RBR era meglio) ottenuta senza dover rinunciare troppo al ritmo gara e infine si godono il titolo di “primi degli altri”. Meglio di così non poteva andare. Si tratterà di capire se questo risultato è solo un caso o se è frutto di una consapevole e maturata conoscenza della vettura in versione 2023, magari del tipo che solo RBR e Aston Martin hanno dimostrato in questa stagione. Se è quest’ultimo bene mentre se è solo un caso… be’, così va la vita.

MAGNUSSEN

Ma perché mai quando ci sono pasticci vari in qualifica Magnussen riesce sempre a tirare fuori il coniglio dal clindro? Il quarto posto in qualifica ha praticamente lo stesso sapore della pole conquistata in brasile lo scorso anno e grazie ad essa, complice anche il bel duello (peraltro sostanzialmente vinto!) con Leclerc, il buon Kevin si porta a casa un risultato che solo la ritrovata competitività Alpine impedisce di essere migliore. Vero che Haas si è dimostrata decisamente più competitiva, ieri, rispetto al passato ma è anche vero che è stato lui a saperne approfittare e non l’Hulk che sembrava molto più in palla sino ad oggi. D’altra parte se non hai nel piede il fulmicotone come Max o Charles, puoi comunque pensare di tenere degnamente il posto in formula 1 sfruttando adeguatamente il buon numero di neuroni che Kevin si ritrova in mezzo alle orecchie, oltre che le famigerate balls della cui pantagruelica dimensione Kevin non ha mai fatto mistero. Balls e neuroni? Be’, anche così va la vita.

NOTE DI MERITO

Tsunoda è arrivato ai margini della zona punti con una gara fantastica. Partiva praticamente dal fondo e si è dannato l’anima, in una pista che, a differenza di Baku, consentiva sorpassi tecnici, e il nostro ne ha approfittato alla grande nonostante il mezzo assai carente. Peccato per lui (come per Kevin) la competitività Alpine che gli ha impedito di fatturare punti in un GP in cui l’avrebbe strameritato.

Alfa Romeo aveva toccato il fondo a Baku ma qui ha centrato un Q1, con Bottas, totalmente inatteso.

NOTE DI ANONIMATO

Stroll anonimo come sempre e si fa pure brandire per i glutei da fernandello in diretta mondiale, bah!. Oggi gli fanno compagnia Albon, Hulk e Zhou.

NOTE DI DEMERITO

Bottas aveva finalmente una vettura in grado di lottare per i punti ma ha corso malissimo.

McLaren aveva portato qualche aggiornamento a Baku ma pare proprio non funzionare nulla e, anzi, sembra che le cose peggiorino pure. Mi sento di dire che i piloti siano incolpevoli.

DeVries aveva pure conquistato la sua prima Q2 della stagione grazie ad una saggia gestione della sessione e aveva pure tenuto dietro Tsunoda. Però fa una partenza pietosa (peraltro rovinando addosso ad una McLaren) e poi si prende le piste dal teammate. Su, Nick! Su! Ma che ti succede?! (o non sarà che il piccolo Yuki è molto migliorato ed è molto meglio di quanto non si pensi?)

Sargeant di nuovo nella polvere: sembra guidare una macchina diversa da quella di Albon. Unico doppiato insieme all’incolpevole Piastri: deve darsi una svegliata.

Ci vediamo a Imola.

Come dite? Saluto banale? Be’, così va la vita

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN DOMINA A MIAMI E IPOTECA IL MONDIALE

Con un trasferimento all’insegna della sostenibilità ambientale, il circo della Formula 1 si sposta in una sola settimana da Baku a Miami, per il primo dei tre gran premi in terra americana previsti dal calendario 2023.

Il circuito è stato appena riasfaltato, e questa non è una buona notizia per i piloti, che devono anche fare i conti con un accorciamento delle zone DRS che, a loro dire, renderà i sorpassi impossibili su un circuito che è già abbastanza insulso di suo e, nella sua assurdità, ricorda Dallas 1984, riasfaltatura tardiva compresa.

Si prospetta un week-end complicato per Leclerc, che sbatte sia nelle FP2 che nel Q3, quando pareva avere la pole a portata di mano. Chi ne fa le spese, a livello di posizione di partenza, oltre a lui, è Verstappen, che non riesce a marcare il giro veloce e si deve accontentare della nona posizione. In prima fila partono Perez e Alonso, con Sainz subito dietro.

Partenza tranquilla, con i primi che mantengono le posizioni. Al giro 4 inizia il calvario di Leclerc, che si fa superare da Magnussen e nel tentativo di ripassarlo si fa superare pure da Verstappen.

Il ritmo davanti é lento, e Perez mantiene 1 secondo di vantaggio su Alonso che ha un analoga distanza da Sainz. Al giro 9, Verstappen supera Russell e si porta in quinta posizione. Alla tornata successiva é la volta di Gasly.

Mentre Leclerc lotta con Magnussen (!), al giro 14 Sainz si fa sverniciare da Verstappen, che al giro successivo passa anche Alonso e si porta così in seconda posizione a 4 secondi da Perez.
Ma Max ha la gomma più dura, che non soffre il graining.

Al giro 18 Russell e Leclerc si fermano per montare gomme dure. Al giro successivo é la volta di Sainz, che era incollato ad Alonso. Ma il ferrarista entra troppo forte in pit lane e si becca 5 secondi di penalitá.

Al giro 20 la Red Bull ferma Perez, che aveva il compagno ormai attaccato agli scarichi. Al giro 25 è il turno di Alonso, che rientra subito dietro Sainz, ma impiega un solo giro a passarlo.

Al giro 33 Verstappen segna il giro più veloce, con gomme vecchie, appunto, di 33 giri. Nel frattempo, Leclerc viaggia in undicesima posizione lottando con il solito Magnussen. E Sainz si fa passare da Russell.

Al giro 40 Verstappen, che non si é ancora fermato, inizia a guadagnare su Perez. che sta tentando di tenere un po’ di gomma per il finale di gara e lottare con il compagno. Il quale al giro 46 effettua la sua sosta, e gli rientra dietro. Ma gli basta un giro solo per riprendere il comando, e la lotta per la vittoria finisce lì.

Al giro 54, Leclerc supera Gasly e ai porta in sesta posizione. Che peró Hamilton gli soffia il giro dopo.

Finisce così con l’ennesima doppietta Red Bull e l’ennesimo terzo posto di Alonso. Seguono Russell, Sainz, Hamilton, rimontato dalla tredicesima posizione, Lecler, Gasly, Ocon e Magnussen.

Fra due settimane la prima di tre gare distanziate di una sola settimana: Imola, Montecarlo e Barcellona. Il mondiale è già finito, i podi sono già scritti, non resta che sperare nella pioggia. Forse.

P.S.
Vasseur che parla di stesso passo di Aston Martin e Mercedes, fa più tenerezza che rabbia. Aveva ragione chi, dopo Baku, diceva che in realtà non c’era stato alcun miglioramento evidente. A Miami la Ferrari ha portato aggiornamenti, ma non è cambiato nulla, e Aston e Mercedes sono tornate davanti. Con l’aggravante che il suo pilota migliore, nel tentativo di tirare fuori dalla SF23 qualcosa di decente, l’ha sbattuta violentemente due volte, e si è preso le critiche, per questo. L’altro è riuscito a beccarsi l’ennesima penalità di 5 secondi, anche lui, probabilmente, nel tentativo di fare l’impossibile per mantenere il podio. Ad Imola, più che il sostegno dei tifosi, ci vuole un miracolo. Perchè gli aggiornamenti non funzioneranno, come non hanno mai funzionato negli ultimi 15 anni.

P.S. 2
Giova ricordare che la Haas viene progettata da un gruppo di tecnici ubicato dentro lo stabilimento di Maranello, e costruita qualche decina di km più in là. La speranza di chi ha organizzato l’operazione era quella di far andare un po’ più forte la macchina americana, non quella di fare andare più lenta quella italiana.

P.S. 3
Non ci sono più parole da spendere per Alonso, al quarto podio su cinque gare con la ex Force India. Uno che si guarda la gara del compagno sui maxischermi nei momenti di tranquillità. A Danica Patrick ieri ha detto  che alcuni team in passato non hanno avuto fiducia in lui. Uno di quei team se lo sta mettendo dietro costantemente, e di sicuro fa felice qualcuno che una decina di anni fa sosteneva che non fosse lui il problema della Ferrari. Una sua vittoria, a distanza di 10 anni dall’ultima, è solo questione di tempo. E sarà l’unica non Red Bull di questa stagione.

P.S. 4 (oggi razione doppia di p.s.)
Detesto dire “si stava meglio quando si stava peggio”, ma oggi vedere la presentazione dei 20 driver (che a 20 minuti dalla partenza avrebbero altro a cui pensare) e Wil.i.am (chi?) dirigere un’orchestra finta suonare quel ridicolo motivetto che dovrebbe sostituire l’unica cosa buona rimasta alla F1, la sigla iniziale, mi ha fatto rimpiangere i bei tempi nei quali a 5 minuti dalla partenza il buon Zermiani tormentava Piquet e compagni.

 

F1 2023 – GRAN PREMIO DI MIAMI

Pronti via dai muretti di Baku a quelli molto più glamour di Miami, sede del quinto GP stagionale sull’altisonante Miami International Autodrome (esticaxxi…)

Da un circuito cittadino all’altro il passo non è proprio brevissimo, dato che da quello di Baku a quello di Miami serve coprire circa 11mila chilometri ma se questo serve a soddisfare le masse adoranti del prodotto F1 si fa questo ed altro.

Considerando la tipologia di tracciato forse quello più felice di tutti è Checo Perez, che ha fatto doppietta a Baku nella sprint e nella gara domenicale e che conferma la sua predilizione per i tracciati cittadini, dato che 5 delle sue 6 vittorie in carriera sono state ottenute proprio su tracciati di questo tipo.

immagine da planetf1.com

Il “messicano che si godeva la vita, ma che ora lavora sodo” (Herr Marko dixit), ci sta provando gusto ad essere un reale pericolo per Verstappen e vorrebbe confermare questo ruolo a Miami. Qualcuno, forse preso dalla disperazione di un mondiale che sembra praticamente già avere un vincitore designato, gli dà più di qualche chance di poter combattere per il titolo. Difficile, molto difficile, di occasioni “alla Rosberg” ne capitano rarissimamente e in più temo che il 33 olandese voglia quanto prima rimettere le cose in chiaro.

Proprio l’olandese, sfortunato a Baku e che si è ritrovato nell’insolito per lui ruolo di “moralizzatore” delle entrate assassine altrui, proprio lui che della guida alla ‘ndo cojo cojo ne aveva fatto un motivo di orgoglio, dovrà rimettere i puntini sulle i e relegare il suo compagno di scuderia al ruolo di seconda guida che, volente o nolente, tutti nel team gli attribuiscono.

immagine da express.co.uk

Per Ferrari invece è il momento della riconferma dopo il parziale successo della tappa azera. Urge confermare i passi in avanti che si sono palesati soprattutto guardando alla monoposto numero 16 e proprio quì viene il dubbio che sì, la macchina è migliorata, ma il doppio podio di Baku va ad ascriversi in maniera preponderante ai piedi di Leclerc.

Sappiamo già che il grosso degli aggiornamenti arriverà a Imola ma sarà fondamentale fare una buona gara a Miami, fosse solo per far tornare nella lotta per le posizioni che contano anche Sainz, che in questo inizio di campionato è davvero “desaparecidos”. Intendiamoci, “the smooth operator” è un bel pilota quando le cose vanno tutte al posto giusto ed è un bell’asset. Pensare però che possa salire sullo stesso gradino dove si trova il suo team mate e Verstappen, francamente è utopia.

La novità introdotta da Mercedes a Baku è stata invece il lato oscuro di Russell. Non che Hamilton non lo conoscesse già, ma a farne le spese questa volta è stato l’ex principe degli stronxi Verstappen, costretto ad un remake in tono minore della famosa ramanzina di Senna a Schumi del lontano 1992. Ben venga tutto ciò sia chiaro, nel mondo sempre più platinato e politically correct del circus, ma la Mercedes così tanto annoiata di questo periodo (vero Toto?) ha bisogno di una velocità in pista ben più consistente di quella vista a Baku per contrastare il ritorno Ferrari e il green hornet Alonso.

Solo errori di setup per la W14 secondo Wolff a Baku, piuttosto convinto che a Miami con più sessioni di prova possano tornare ad essere più competitivi.

immagine da racingnews365.com

Anche in Aston Martin la trasferta asiatica è stata indigesta, con la verdona che ha dovuto cedere il passo a Ferrari, cosa impensabile fino a qualche settimana fa. La loro monoposto non si è adattata molto bene alle caratteristiche del tracciato e ne è venuta fuori una gara così così, buona solo per limitare i danni. L’obbiettivo è sempre cercare la prima vittoria in F1 e su un tracciato come quello di Miami le chance potrebbero essere più alte che altrove.

Il resto della truppa si barcamena tra problemi e prestazioni incolori, così se Alpine ha mostrato tutto ciò che per loro non va a Baku, Alfa Romeo che è partita col freno a mano tirato e aspetta Imola per un possibile step in avanti.

Una rediviva Mclaren a Baku cerca qualche punto pesante anche a Miami complice nuovi aggiornamenti mentre la Williams cercherà di tornare a punti. Alpha Tauri ha artigliato un punticino a Baku, siamo sicuri che Marko non sarà soddisfatto e comincerà a pensare che il team è pieno di messicani scansafatiche…

Sorpresa sorpresa Kevin Magnussen si ritrova nel ruolo scomodissimo che l’anno scorso aveva il suo team mate Mick Schumacher ovvero la zavorra del team. Se l’anno scorso era stato magico per il danese, questo 2023 invece è partito davvero male, tra incidenti e prestazioni incolori che hanno già spazientito il già poco sereno Steiner. Urge un cambio di rotta per non rischiare il posto.

Pirelli porterà a Miami le mescole C2, C3 e C4, quindi niente di azzardato per una pista che avrà come incognita la nuova riasfaltatura che contringerà le squadre a valutare bene il comportamento delle gomme nel proseguio del weekend di gara. Posto il fatto che al 99% la Red Bull non sarà minimamente toccata da questo aspetto, il grosso della battaglia per il podio tra Aston Martin, Ferrari e Mercedes si giocherà proprio sul fattore degrado. Personalmente vedo una Ferrari sfavorita ma chissà che Leclerc non si inventi qualcosa si analogo a quanto visto a Baku.

*immagine in evidenza da f1miamigp.com

Rocco Alessandro

 

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