PEREZ VINCE LA DOMENICA TRANQUILLA IN AZERBAIJAN

Quattro settimane di stop sono lunghe, per gli appassionati di Formula 1. Mi riferisco a quelli veri, che si sono sorbiti prima le voci dell’addio di Leclerc alla Ferrari, poi l’addio vero di Meekies, del quale sa però solo l’AlphaTauri, poi i proclami di resurrezione della rossa e, infine, l’approvazione del nuovo format “all entertainment” previsto per Baku.

Insomma, se lo spettacolo non arriva dai duelli (quelli veri, non grazie alle gomme o al DRS), gli spunti per divertirsi, anzi, per ridere, non sono mancati. 

Una cosa però è risultata vera: la già citata resurrezione della Ferrari. Carletto la piazza in pole sia il venerdì che il sabato, nel nuovissimo sciotaut (cit.) per la sprint. Per la verità, anche nel 2021, con una macchina tutt’altro che buona, c’era riuscito, perchè il monegasco su questa pista tira fuori sempre qualcosa di più che fa la differenza.

E, infatti, nella gara sprint tutto torna a posto, con Perez che ha facilmente ragione del ferrarista, e Verstappen che gli è rimasto dietro solo grazie ad un buco nella fiancata provocatogli dall’arrembante Russel, che si becca anche della testa di c***o dall’olandese, improvvisamente diventato insegnante di guida pulita.

Partenza molto tranquilla da parte di tutti, con i primi che mantengono le posizioni. Poi, come ampiamente previsto, non appena può utilizzare il DRS Max svernicia Leclerc sul rettilineo principale. Il monegasco non ci prova nemmeno a resistere. Dopo due giri, è il turno di Perez. 

Le Red Bull, però, non prendono il largo, e i distacchi fra i primi 3 restano attorno al secondo.

Al giro 10, Hamilton, in preda al graining e braccato da Alonso, si ferma per montare gomme dure. Contemporaneamente, De Vries rompe la sospensione anteriore e si ferma nella via di fuga. In Red Bull decidono di fare fermare Verstappen, che stava per essere attaccato da Perez, ma la direzione di gara fa uscire la safety car solo dopo che l’olandese ha completato il suo pit-stop. Questo consente a a Perez e a Leclerc di effettuare la loro sosta scavalcando Max. 

La gara riparte al giro 14, Bastano tre curve a Verstappen per riprendersi la seconda posizione, e una curva in più ad Alonso per beffare Sainz e prendersi la quarta.

Con le gomme dure, le due Red Bull fanno subito il vuoto, rifilando più di un secondo al giro a Leclerc e tutti gli altri.

Il distacco sale fino a 16 secondi, poi si stabilizza quando il monegasco, e Alonso che lo segue, smettono di andare di conserva. Questo avviene attorno al giro 40, quando inizia la battaglia per il giro veloce, che vede coinvolti i primi 4. Ma a fregarli tutti ci pensa Russell, che si ferma al penultimo giro per montare gomma soft, e segna facilmente il miglior tempo.

La gara finisce con Perez vincitore davanti a Verstappen, staccato di 3 secondi, Leclerc a 20 secondi dall’olandese a cogliere il primo podio del 2023, con Alonso incollato agli scarichi. Seguono Sainz, Hamilton, Stroll, Russell, Norris e Tsunoda.

Stranamente, un GP a Baku senza festival del carbonio, a parte una bandella volata nelle prime curve. Sicuramente, avrà influito la stringente necessità di imbarcare il materiale integro sugli aerei, destinazione Miami.

P.S. chi scrive deve ammettere che chi parlava di una Ferrari che ha lavorato bene nelle 4 settimane di sosta aveva ragione. La SF23 vista oggi è una macchina molto migliorata, non più la quarta forza ma la seconda alla pari dell’Aston Martin, e il distacco finale dalle Red Bull non è stato drammatico come ci si sarebbe potuti aspettare. Vedremo se gli aggiornamenti previsti per le prossime gare diminuiranno ancora il gap e potranno rompere un dominio che rischia di far diventare il mondiale di quest’anno ancora più noioso di quelli dello strapotere Mercedes. 

F1 2023 – GRAN PREMIO DELL’AZERBAIJAN

Dopo una lunga quanto illogica pausa di quattro settimane torna il circus, definizione che di questi tempi calza proprio a pennello, della F1 con il Gp di scena sul cittadino di Baku.

Cominciamo subito con le novità introdotte dal buon Domenicali che vanno sempre più nella direzione di rendere il format del weekend un qualcosa sempre più rappresentabile attraverso una story di instagram.

Debutta il nuovo format della doppia qualifica, una al venerdì che deciderà la griglia di partenza della gara domenicale e una al sabato che invece determinerà la partenza della gara sprint.

Quindi una sola sessione di prove libere, ormai noiose, inutili e poco attrattive per il pubblico a detta del Dom&company, prevista al venerdì e poi solo attività “vera” in pista.

Ora, va bene tutto ma far debuttare un format del genere su una pista circondata da muri sembra un pò un azzardo considerando anche che per i team c’è solo una sessione di prove libere per mettere a punto le monoposto.

immagine da motori.ilmessaggero.it

Ormai andiamo sempre più nella direzione degli assetti deliberati al simulatore, volente o nolente, il che porta paradossalmente ad una minore attività in pista dato che le sessioni di prove libere sono sostituite da sessioni di qualifica più corte e con minor numero di monoposto in pista (considerando il format della Q1, Q2 e Q3) e una gara sprint breve.

Baku e gara sprint è un’equazione che sembra facilmente condurre alla safety car. Magari mi sbaglio ma il rischio di vedere una gara sprint a singhiozzo sembra elevato.

Vediamo come sarà questo “nuovo ” weekend di gara ma la sensazione è che sia solo una prova generale per un format che nei prossimi anni sarà adottato in ogni weekend di gara o quasi. Non a caso Domenicali ha parlato di “stabilizzare le cose che cambiano” per poi, intuiamo noi, renderle sempre più estese e pervasive. Quasi incommentabile la dichiarazione “Stiamo vivendo una fase molto importante di crescita caratterizzata da attenzione totale e grande rispetto nei confronti dei propri tifosi, quelli vecchi e quelli nuovi”. Fatelo voi se ci riuscite.

Esaurito il capitolo “WOW” del Dom&company, passiamo a quello ormai patologico della logorrea associata ad un personaggio alquanto singolare del mondo della F1 e che risponde al nome di Helmut Marko. Verrebbe da citare la famigerata battuta della sig.na Silvani di fantozziana memoria “Ah, anche poeta…” per rendere l’idea della capacità del manager austriaco di avere una opinione più o meno fondata su ogni scibile del mondo della F1.

Niente sfugge all’occhio attento ( e vabbè questa era gratuita e anche un pò stronza ma mi perdonerete) di Helmut che parla e straparla di tutto, regolamenti, prestazioni Red Bull, prestazioni di altre squadre, contratti di piloti vari ed eventuali, addirittura di stati d’animo di TP avversari. Una logorrea così accentuata da far venire il dubbio se dietro non ci sia un problema di salute reale, ma più probabilmente è sempre e solo la solita tattica destabilizzante del cazzaro di professione, aspetto che nella F1 attuale può fare cucrriculum più di una laurea in ingegneria.

immagine in evidenza da gpblog.com

Come si sa i rumors in F1 sono sempre tanti e se di mezzo c’è una Ferrari con le pezze al culo (se parliamo di prestazioni in pista eh…) allora è come abbandonare una carcassa alla mercè di iene e sciacalli. Si parla di un Leclerc ormai quasi mercedesidizzato, un Hamilton ferrarizzato e del solito kasino che accompagna la quotidianeità della GES, con dichiarazioni a caso della famiglia Elkann, di Vigna, Vasseur e paggetti vari ed eventuali. Già solo pensare a questa cacofonia rende l’idea di come sia una fatica di Sisifo tirare le fila di un’organizzazione come la Scuderia Ferrari.

In tutto ciò un Mekies che sembra ormai accasato alla Alpha Tauri sembra davvero il male minore, anche se ovviamente è l’ennesima conferma dell’ambientino proattivo e lavorativamente ed umanamente sostenibile che si è instaurato dalle parti di Maranello.

Per il resto , si riparte dalle solite certezze, con Red Bull che fa il suo campionato “on his own”, una Mercedes che riporta Allison al timone della baracca e con dichiarazioni di novità sulla monoposto e rivoluzioni nel suo organigramma, una Aston Martin che come nella famigerata storiella dovrà capire se a Baku sarà più leone o gazzella nei confronti della Red Bull.

Per gli altri sarà la solita lotteria, ancora più accentuata se pensiamo al fatto di essere a Baku e al nuovo format di gara. I muretti divideranno il grano dal loglio e in generale la gara azera darà ben poche indicazioni sul trend futuro di prestazioni di gran parte dei team.

Pensando a questo bene ha fatto la Ferrari a prevedere il suo corposo programma di sviluppo per la tappa imolese del calendario, pista ben più probante e utile, anche in questo caso, a separare il grano dal loglio degli aggiornamenti previsti. Considerando i trascorsi in questo campo, meglio non illudersi anche se, considerando l’attuale competitività della SF-23, non ci vuole molto a renderla anche solo di poco più veloce.

Buon Gp di Baku a tutti, cari VECCHI TIFOSI di F1 e siate felici e positivi che, come avete avuto modo di leggere, Domenicali ha la massima attenzione nei vostri confronti. Lo potete ben capire dai prezzi dei biglietti per gli appuntamenti di Imola e Monza. Siamo come una famiglia come quella che poteva esserlo per il fantozziano Barambani: “cari i miei inferiori!”

*immagine in evidenza da f1destinations.com

Rocco Alessandro

RINS SCERIFFO TEXANO, BAGNAIA CADE ANCORA – POST GP AUSTIN

Il GP delle Americhe, sulla pista texana di Austin, si conclude con Alex Rins mattatore che vince la gara e sale sul podio nella Sprint. Cade ancora in gara Bagnaia che fa un regalo enorme a Marquez. Miracolo Quartararo?

La Honda non vincerà altre gare nel 2023 con un Pilota diverso da Marquez. Non più, tranne che al COTA. In Texas la casa dell’ala dorata aveva il vice sceriffo della contea di Austin in sella alla RCV di Cecchinello che sbaraglia la concorrenza e vince una gara magistrale davanti a Luca Marini e Fabio Quartararo.

Alex Rins è sempre apparso in controllo, per tutta la gara anche quando aveva davanti il Campione del Mondo in carica. Dopo la caduta di Pecco ha gestito il vantaggio su un ottimo Marini ed un altrettanto ottimo Quartararo che compie un miracolo ad Austin. Ma sarà vero?

YAMAHA C’È. HONDA PURE.

La M1 non è così scarsa come vogliono far credere. Il nuovo step di motore ha abbassato il gap dalle Ducati, c’è ancora da lavorare ma non tutto è perduto. Da Jerez (prossimo GP) vedremo Quartararo la davanti a lottare per la vittoria. Anche la Honda non è male, anzi. Colmato quasi il GAP di motore con Ducati ma c’è un grande divario in trazione, tant’è vero che al COTA si è visto benissimo come Bagnaia sverniciasse Rins senza ritegno uscendo dalla curva a gomito che immette al rettilineo. Vedremo a Jerez il reale livello anche di Honda, sia con Rins che con Mir.

JOAN MIR, COSA DIRE!?

È vero, ha vinto un Mondiale in MotoGP. Ha vinto una sola gara in categoria, mai fatto una pole position. Guida la moto dal team Ufficiale ma oltre a prenderle sistematicamente da Marquez, adesso viene stritolato anche da Rins che guida la moto clienti. Credo che uscirà malissimo da questo 2023 in casa HRC, sembra di rivedere Biaggi (scusa per il paragone Max) nel 2004…

BAGNAIA ANCORA OUT.

Bagnaia ha fatto la pole position, ha “annichilito” Marquez (Alex) in qualifica portandosi poi dietro Marini. Ha vinto la gara sprint in una maniera incredibile ma qualcuno dovrebbe dirgli che la gara sprint vale la metà dei punti di quella vera. Si stende di nuovo dopo Thermas e siamo a 2 su 3 GP buttati letteralmente. Attenuante? Si. Temperatura davvero al limite per la hard davanti, sono caduti in 9 e tutti con l’anteriore, non è un caso. A buon intenditore…

È caduto ancora, mentre era in testa al GP. Nei due GP in cui mancava il vero rivale lui l’ha stesa, praticamente ha regalato 50 punti a Marc Marquez. Già da Jerez sarà chiamato ad una risposta in gara (quella di domenica Pecco!) da dare a tutti. È il numero 1 e deve dimostrarlo.

JORGE MARTIN, BLUFF O COSA!?

Vero. Sono parole forti. A me frega nulla dell’incidente con Alex Marquez, perché lo ritengo un incidente di gara e non deve essere penalizzato. Purtroppo Jorge Martin distrugge più carene di quante in Ducati ne possano produrre, quindi c’è un problema. Sente assolutamente la pressione addosso di una mancata chiamata dal team Factory e rilascia dichiarazioni di interesse verso Yamaha. Deve premere il tasto reset e parlare un po’ di meno, sopratutto degli altri…

LA GARA

Arrivano al traguardo in 13. Avete capito bene in 13. Praticamente se avessi gareggiato io sarei andato a punti, magari con la Kawasaki del team Hayate del 2009… Si stendono Martin che prende anche l’incolpevole Alex Marquez, Espargaró, Raul Fernandez, Miller, Bagnaia, Mir, Nakagami e Bradl…

Vinales è in palla ma come al solito in partenza vuole rovinare tutto perché ho piace risalire dal fondo. Aprilia deve inventarsi qualcosa perché perde troppi punti. Arriva 4° ma sarebbe potuto essere molto più avanti visto il passo, addirittura vincerla. Oliveira che guida la moto vecchia ed è al 3° GP su questa moto gli arriva a meno di 2 secondi. Maverick deve darsi una svegliata. 

Soltanto 6° Bezzecchi che è in testa al Mondiale e che chiude davanti a Zarco (7°). Chiude 8° Franco Morbidelli che si becca 15 secondi dal compagno di team Quartararo. Credo davvero che sarà il suo ultimo anno in Moto GP, quella sella fa gola ad Jorge Martin e soprattutto a Pedro Acosta. Dietro di lui un altro che saluterà la categoria a fine anno, Fabio Diggiannantonio che questa Ducati proprio non riesce a guidarla. Chiude la Top10 Augusto Fernandez, poi Pirro, Folger e Binder che riesce a portarla al traguardo dopo la scivolata.

Appuntamento tra due settimane a Jerez de la Frontera. Il Mondiale inizia per davvero, come sempre inizia in Europa.

 

Francky

 

 

 

LA FORMULA UNO AI TEMPI DELLA PASQUA

Oggi è la Santa Pasqua. Il Gran Varietà religioso comincerà alle ore 9 e 30. Il Cappellano Charlie vi farà sapere come il mondo libero riuscirà a far fuori il comunismo con l’aiuto di Dio e di alcuni Marines (semi-cit)

La Formula Uno ha corso nel giorno di Pasqua? Domanda retorica, certo che l’ha fatto. E per ben 16 volte. E tutti noi ce lo ricordiamo piuttosto bene già che, come noto, ai tempi eravamo decisamente più avidi di assistervi di quanto lo siamo ora. Andiamo quindi con ordine a rivivere queste gare:

RIO 1985

Nel GP di esordio della stagione vittoria di Prost davanti al compianto Michele. La 156/85 è nata bene e si vede, come andrà a finire purtroppo però ce lo ricordiamo tutti. La foto commemora l’ultimo GP corso da Arnoux per la Ferrari prima del suo appiedamento dovuto ad inesistenti problemi fisici usati come alibi per non far trapelare la vera ragione. Che è tutt’oggi meglio lasciar non trapelata

RIO 1988

Altra Pasqua Carioca 3 anni dopo. Esordisce la Miglior Mclaren della Storia, la Mp4/4. Senna parte dai box col muletto dopo un problema in griglia, è ultimo ma in meno di 30 giri si issa al secondo posto per inseguire Prost quando gli mostrano la bandiera nera per non aver rispettato la procedura del via che impediva di usare la spare car in sostituzione della macchina di gara. Era dai tempi di Kyalami 1983 (Prost/Renault) che non si vedeva una tale dimostrazione di forza in pista. Il resto della stagione mostrerà largamente il perchè

RIO 1989

Altra Pasqua brasileira, stessa spiaggia e stesso mare, per l’edizione dell’anno successivo. Con indimenticabile, epico trionfo del Leone Mansell all’esordio sulla Ferrari di Barnard che, miracolosamente, dopo non esser mai riuscita a far 10 giri di fila dalla presentazione al weekend di gara tenne invece botta tutto il GP regalandoci una meravigliosa Pasqua Rossa. In foto il crash del via tra Berger e Senna, col primo al suo ultimo GP pre-Tamburello e che quindi il piede lo teneva ancora giù

DONINGTON 1993

Forse non fu un caso che il suo miglior GP si corse il giorno di Pasqua

BUENOS AIRES 1996

Pasqua argentina 3 anni dopo su quello che rimaneva del meraviglioso Autodromo utilizzato fino al 1981. Quel mondiale fu un monologo di Hill e della sua Williams, nella gara in questione mi ricordo il Kaiser che remava a ridosso del podio lottando con le Benetton prima del consueto guasto al cambio scatolato di Barnard che perseguitò sia lui che Irvine tutto l’anno

INTERLAGOS 1997

Nel 1997 torniamo a festeggiare la Pasqua in Brasile nel giorno in cui il Kaiser partì in testa per poi affondare mestamente fino al quinto posto finale complici delle Goodyear assolutamente inadeguate. Primo acuto della Bridgestone, a podio con la Ligier di Panis, che dall’anno dopo avrebbero dominato lo Sport fino al 2005 (ottima l’intuizione Ferrari di formare una partnership coi Nipponici che fecero di Maranello il loro centro di ricerca e sviluppo)

BUENOS AIRES 1998

Santa Pasqua 1998 in Argentina con trionfo epocale del Kaiser che reagisce così ad un difficilissimo avvio di stagione tra affidabilità (Australia) e gomme Goodyear di nuovo inadeguate (Brasile). Vittoria scacciacrisi di forza sul duo Mclaren che pareva semplicemente imbattibile

 

SILVERSTONE 2000

 

Trionfo pasquale di DC in casa a Silverstone nel 2000. Il Kaiser corse tutto il weekend col braccino scansando i fantasmi dell’anno prima ed alla fine della fiera fu tutto sommato soddisfatto dell’anonimo terzo posto finale

IMOLA 2001

Prima vittoria di Ralf in F1 nel giorno in cui il Kaiser si ritira nel GP di casa per un problema tecnico. Guardando indietro fu incredibile come Williams e BMW dissiparono un potenziale così grande negli anni a venire. Specie nel 2003 erano di gran lunga il Team migliore in pista

INTERLAGOS 2002

Esordio vincente della F2002 il giorno di Pasqua in Brasile con vittoria del Kaiser in volata sul fratello Ralf. Erano ancora i tempi nei quali alcuni Teams facevano debuttare le monoposto nuove a stagione già iniziata, a ripensarci ora ha un che di romantico mentre allora scancheravamo pesantemente per via di questa prassi. Michael corse sull’unico esemplare disponibile quel weekend

IMOLA 2003

Sul Santerno nel giorno di Pasqua 2003 la vittoria più triste della carriera del Kaiser la cui madre si spense poche ore prima della gara. E’ ancora vivo il ricordo di Todt che presenziò alla conferenza stampa al posto di Michael

SEPANG 2007

Pasqua Malese nel 2007 col primo trionfo di Alonso in Mclaren davanti ad Hamilton. Raikkonen dopo la vittoria all’esordio in Ferrari a Melbourne arranca fino ad un terzo posto finale dovuto alla cautela usata per un V8 eufemisticamente scricchiolante come affidabilità

SEPANG 2008

Vittoria di forza di Raikkonen nel giorno in cui Massa, insabbiandosi, incasella il secondo zero di fila dopo quello di Melbourne sempre dovuto ad un suo errore di guida. Un doppio 0 che pesò ben più di Singapore ed Interlagos

SEPANG 2010

Lo scatto imperioso di Sebestemmio al via lo issa dal terzo al primo posto che, fedele al suo stile, manterrà agevolmente fino alla bandiera a scacchi. Weekend difficile per la Ferrari

SHANGAI 2014 (E NON SAKHIR 2014)

Una gara così frizzante che pareva un film di Robert Wiene (Hamilton primo nel nulla cosmico, Nico secondo in “rimonta” (sic) contro le altre GP2)

SAKHIR 2017

Chiudiamo la carrellata dei GP pasquali sempre in Bahrein con una delle più belle vittorie del nostro Sebestemmio in Rosso. Una combinazione perfetta di piede e testa gli consentì di gestire al meglio le gomme per imporsi di forza sul duo AMG

 

Buona Pasqua 2023 a tutti!

 

F2 AUSTRALIA 2023 – CORRENTE ALTERNATA

Se neanche la F1 è stata esente dal caos, non ci si poteva aspettare che le serie inferiori fossero da meno. Quantomeno il loro disordine è stato “genuino” e non provocato dai pasticci della direzione gara – merito di un tracciato che ha costituito un banco di prova molto impegnativo per i giovin piloti.

Prove Libere

Si è capito che aria tirasse fin dalle prove libere, in cui un terzo dei 45 minuti a disposizione dei piloti sono stati occupati da bandiere rosse, chiamate da tre incidenti diversi. L’australiano Jack Doohan (Virtuosi) regala soddisfazione al suo pubblico concludendo la sessione a capo della classifica.

Qualifiche

Ad aggiungere pepe alla sfida, le qualifiche si svolgono sotto una pioggia quasi torrenziale, soprattutto a inizio sessione. Le basse temperature, la scarsa visibilità, il poco grip, il tracciato inondato d’acqua, fanno propendere il direttore gara a sospendere le qualifiche dopo quattro minuti – ma ben tre incidenti, tra cui figurano Olivier Bearman (Prema) e Arthur Leclerc (DAMS).

Dopo un interludio di 15 minuti, la sessione riparte e come spesso capita in queste situazioni, i leader di classifica vanno e vengono. Le condizioni non sono ancora idilliache, come dimostrano i testacoda di Ralph Boschung (Campos), il leader di campionato, e di nuovo Bearman (che deve ringraziare di cuore i meccanici per avergli riparato la vettura in tempo).

Victor Martins (ART) farà cessare le ostilità schiantandosi in curva 5 nei minuti finali della sessione.

Ayumu Iwasa (DAMS) conquista così la pole position con 6 decimi di vantaggio su Theo Pourchaire (ART), in grande affanno all’inizio ma capace di recuperare la giusta confidenza con la macchina, e lo stesso Martins. Dietro di loro c’è l’inseparabile coppia delle Hitech, Isaak Hadjar davanti a Zane Maloney, seguite da Bearman. Le loro posizioni si sono decise sul filo dei millesimi: appena 21 millesimi (!) coprono i tre piloti.

 

La bandiera rossa ha impedito a diversi piloti di completare il proprio giro. Il pilota che ha subito il contraccolpo peggiore è stato Doohan, che non riesce ad andare oltre la quindicesima posizione. Per la terza qualifica di fila Denis Hauger (MP) non riesce a completare il suo giro finale. Almeno stavolta è 10° e potrà partire in pole per la gara sprint.

Sprint Race

Il cielo è nuvoloso e la pista leggermente umida. Tenere le gomme in temperatura sarà un problema. Lo dimostrano Boschung e Fittipaldi, che si stampano durante il giro di schieramento.

Per queste ragioni la partenza è tranquilla. In testa Hauger mantiene la prima posizione, così come Crawford e Kush Maini (Campos) le posizioni sul podio virtuali. Bearman scavalca Leclerc ed è quarto, mentre Pourchaire scivola fuori dai primi dieci.

Bastano pochi chilometri per permettere ai piloti di osare. Lo schieramento dalla quinta alla decima posizione si apre a ventaglio in curva 11. Iwasa è quello che pesca la pagliuzza corta e rimedia una foratura, che la estrometterà dalle posizioni che contano.

 

Le basse temperature, le numerose zone DRS e un tracciato molto più fluido che in passato fanno sì che il gruppo formi un trenino compatto, quasi senza discontinuità, dove i piloti conducono tanti tentativi di sorpasso ma le posizioni restano statiche.

 

Le eccezioni sono Hauger, che in pochi giri si toglie Crawford dalla zona DRS e incrementa il vantaggio ad ogni giro, e Leclerc, che è partito con gomme morbide e quindi gode prima di un vantaggio prestazionale, poi di uno svantaggio.

La usuale azione vede un’interruzione al quindicesimo giro: nelle retrovia Doohan viene toccato da Juan Manuel Correa (VAR) e si ferma in mezzo alla pista. La SC è d’obbligo. E inizia anche a piovere.

 

Alcuni piloti, tra cui Martins (in quinta posizione) e Pourchaire, vanno a montare le gomme da bagnato. Lo scroscio di pioggia però si interrompe poco dopo la loro sosta, mentre la SC continua a girare – anche perché Brad Benavides (Trident) nel frattempo è andato a muro in completa autonomia.

La ripartenza avviene a due giri dalla fine e, data la pista asciutta, si assiste al rapido affondamento dei piloti su Wet. L’ultimo sussulto della gara lo imprime Bearman, che infila il suo teammate a quattro curve dalla fine.

Hauger si invola e conquista la prima vittoria dell’anno, condita anche dal giro più veloce. Il norvegese precede sul traguardo Crawford, bravo a non cedere nel finale a Maini, a sua volta abile a contenere  Leclerc jr durante la gara. Per entrambi i piloti si tratta del primo podio in F2.

Quinto posto per Maloney, protagonista di alcuni dei pochi sorpassi visti in questa gara, mentre la zona punti è completata da Hadjar, Bearman e Vesti. Gare da dimenticare per Iwasa, Martins e Pourchaire, ben al di fuori della zona punti.

Con la vittoria Hauger si rilancia in campionato, la cui classifica ora è molto ristretta: dopo Boschung, ancora leader con 33 punti, troviamo Iwasa a pari punti, Pourchaire con 32, Vesti con 31 e Hauger con 30 (!).

Feature Race

Pourchaire ha un brutto scatto ma riesce a riprendersi la posizione su Martins nella prima curva. Bearman fa a sportellate con Hadjar, portandolo sulla ghiaia di curva 3. L’inglese conquista così la quinta posizione, ma rimedia anche una penalità di 5s.

 

Iwasa tenta la fuga ma non gli riesce e dopo 5 giri si ritrova Pourchaire, Martins e Maloney alle spalle – i quattro piloti sono racchiusi in appena 2 secondi. Bearman invece è staccato e deve contenere Leclerc e Hauger.

All’interno del gruppo i duelli non mancano. Tra tutte le manovre si distingue il pregevolissimo sorpasso di Vesti su Crawford, che avviene all’esterno di curva 13 (!!) – penso di non aver mai visto un sorpasso così in quel punto.

Al giro 8 scatta la soglia per i pitstop e Martins è l’unico dei primi ad approfittarne, ma nello stesso momento Crawford viene mandato a muro da Doohan e viene fatta entrare la Safety Car. Il giro seguente tutti i piloti partiti su soft sono ai box e Martins perderà un paio di posizioni.

Grande confusione ai box ma la situazione non è eccellente, soprattutto per Bearman. Per evitare di perdere parecchie posizioni decide di non scontare i 5s di penalità. Non poteva sapere che, pochi metri più avanti e alcuni secondi dopo, Hadjar viene fatto ripartire senza curarsi di chi si trovava nella fast lane. Bearman e Hadjar vanno a contatto per la seconda volta nella gara, ma stavolta l’inglese ha la peggio: la posteriore dx è forata e deve rientrare ai box per sostituirla. Oltre a ritrovarsi ultimo, la notizia pessima è che si ritrova su gomme morbide, avendo esaurito le dure a disposizione.

Dopo il valzer delle soste il gruppo è guidato dai piloti partiti su prime, che sperano in una SC nel finale per avere la speranza di conseguire un risultato decente. Vesti è pertanto il nuovo leader della corsa, seguito da Roy Nissany (DAMS), Enzo Fittipaldi (Carlin) e Kush Maini (Campos). Dopo l’indiano troviamo il leader virtuale Iwasa, seguito da Amaury Cordeel (Virtuosi), l’ultimo dei piloti su strategia alternativa, Pourchaire e Hadjar, che con le soste ha riguadagnato il terreno perduto a inizio gara.

La gara riprende la sua valenza agonistica al giro 13. A causa delle gomme dure e fredde i piloti limitano le ostilità nei primi metri, ma dopo un giro e mezzo un maldestro tentativo di sorpasso di Fittipaldi alla chicane veloce innesca un serpentone infernale.

Per mezzo giro le posizioni dalla seconda alla nona cambiano ad ogni curva ma incredibilmente non si verificano scontri. Vesti mantiene la testa della gara ma alle sue spalle ora ci sono Maini e Iwasa, mentre Pourchaire è ancora alle spalle di Fittipaldi.

Il pilota che ci ha rimesso di più è di sicuro Hadjar, che è stato spinto sull’erba da una toccata di Nissany e ora è sedicesimo.

I piloti su gomme dure usate hanno un passo comparabile ai piloti su dure nuove e quindi non si dimostrano inclini a cedere la posizione senza lottare. Anche in questa fase i duelli si sprecano; se ne avvantaggia soprattutto Vesti, che riesce a costruire in pochi giri un vantaggio di 5 secondi sul secondo.

Al 25° giro la gara aveva appena trovato un equilibrio stabile quando ecco che accade una sequenza di scemenze che ha del notevole.

Dapprima Nissany, in lotta con Daruvala, mette le ruote sull’erba nel rettilineo che conduce alla curva 3 e innesca una piroetta che lo conduce a stamparsi sulle barriere del rettilineo che porta alla curva 3. Ho già detto che l’ha mandata in testacoda in pieno rettilineo?

Entra la SC, di nuovo. Vanno ai box tutti i piloti che non lo avevano fatto. Le gomme fredde portano alcuni di questi a mancare il punto di frenata e a regolare l’erba della via di fuga di curva 1. Tra questi figura anche Fittipaldi, che nell’ordine:

  1. va lungo in curva 1
  2. si gira nel prato mentre cercava di rientrare in pista
  3. riguadagna il giusto verso di marcia ma nel farlo urta le barriere con la posteriore sx
  4. riparte ma suddetta sospensione cede quando sta raggiungendo la macchina di Nissany
  5. di conseguenza pure lui si gira in rettilineo e si schianta contro le barriere, pochi metri dopo la vettura di Nissany

E non è stato neanche il capolavoro della giornata…

Quello spetta a Martins: al trentesimo giro la gara riparte, ma lui, prima ancora che Iwasa desse lo strappo, manca il punto di frenata alla penultima curva e travolge l’incolpevole Hauger. Il norvegese aveva condotto una gara ad ottimi livelli e aveva rimontato dalla decima posizione fino al gradino più basso del podio, ma il destino aveva altri piani.

I giri finali vedono la mini-rimonta di Vesti su gomme morbide appena montate, ma dopo 33 giri piuttosto convulsi è Iwasa a vincere. Il giapponese diventa così il primo pilota a vincere due gare quest’anno. Pourchaire finisce in seconda posizione una gara in cui è riuscito a restare fuori dai guai mentre Leclerc resiste strenuamente al ritorno di Vesti e conquista il primo podio in F2.

Seguono Maloney, Daruvala, Richard Verschoor (VAR – continua la tradizione di concludere a punti dopo essersi trovato ultimo dopo pochi chilometri). Dopo le investigazioni post-gara troviamo, in ottava posizione, Doohan (nemo propheta in patria) e a seguire Maini e Correa.

Bearman era in rimonta in tredicesima posizione quando è uscito di pista alla chicane. Per miracolo ha mantenuto la Prema dritta, ma l’avvenimento lo rispedì in fondo al gruppo. Quindicesimo alla bandiera a scacchi, diciassettesimo dopo l’applicazione delle penalità.

Considerazioni finali

In F2 adesso comanda Iwasa con 58 punti, mentre Pourchaire, rialzatosi dopo l’Arabia, segue a 50. Vesti continua il suo avvicinamento ai piani alti e ora è terzo a 42.

Quarto è l’ex leader Boschung, ancora a 33 dopo aver mancato la zona punti in entrambe le gare: sapevo che non sarebbe durato a lungo in testa, ma non mi aspettavo un weekend così tragico. Con gli stessi punti troviamo il rimontante Leclerc, primo tra i rookie.Segue poi un pacchetto molto ravvicinato: Daruvala a 32, Hauger a 30, Maloney a 29, Maini a 26, Verschoor a 25 e Doohan a 24.

Bearman, malgrado essere stato protagonista in molte sessioni, ha la miseria di tre punti ed è in una terrificante diciassettesima posizione. L’inglese ha mostrato tante qualità interessanti ma anche una propensione ai casini che conviene rettificare il prima possibile. Per certi versi mi ricorda lo Tsunoda delle prime gare di F2 – anche il giapponese aveva seguito lo stesso, rapido, percorso: F4->F3->F2 in tre anni.

La F2 adesso tornerà tra tre settimane, nel weekend tra il 28 e il 30 aprile sul circuito di Baku, un round che per la serie cadetta è sempre stato pieno di colpi di scena.

[Tutte le immagini sono tratte dai social o dal sito ufficiale della Formula 2]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

Life is racing, all the rest is waiting