F2 AUSTRALIA 2023 – CORRENTE ALTERNATA

Se neanche la F1 è stata esente dal caos, non ci si poteva aspettare che le serie inferiori fossero da meno. Quantomeno il loro disordine è stato “genuino” e non provocato dai pasticci della direzione gara – merito di un tracciato che ha costituito un banco di prova molto impegnativo per i giovin piloti.

Prove Libere

Si è capito che aria tirasse fin dalle prove libere, in cui un terzo dei 45 minuti a disposizione dei piloti sono stati occupati da bandiere rosse, chiamate da tre incidenti diversi. L’australiano Jack Doohan (Virtuosi) regala soddisfazione al suo pubblico concludendo la sessione a capo della classifica.

Qualifiche

Ad aggiungere pepe alla sfida, le qualifiche si svolgono sotto una pioggia quasi torrenziale, soprattutto a inizio sessione. Le basse temperature, la scarsa visibilità, il poco grip, il tracciato inondato d’acqua, fanno propendere il direttore gara a sospendere le qualifiche dopo quattro minuti – ma ben tre incidenti, tra cui figurano Olivier Bearman (Prema) e Arthur Leclerc (DAMS).

Dopo un interludio di 15 minuti, la sessione riparte e come spesso capita in queste situazioni, i leader di classifica vanno e vengono. Le condizioni non sono ancora idilliache, come dimostrano i testacoda di Ralph Boschung (Campos), il leader di campionato, e di nuovo Bearman (che deve ringraziare di cuore i meccanici per avergli riparato la vettura in tempo).

Victor Martins (ART) farà cessare le ostilità schiantandosi in curva 5 nei minuti finali della sessione.

Ayumu Iwasa (DAMS) conquista così la pole position con 6 decimi di vantaggio su Theo Pourchaire (ART), in grande affanno all’inizio ma capace di recuperare la giusta confidenza con la macchina, e lo stesso Martins. Dietro di loro c’è l’inseparabile coppia delle Hitech, Isaak Hadjar davanti a Zane Maloney, seguite da Bearman. Le loro posizioni si sono decise sul filo dei millesimi: appena 21 millesimi (!) coprono i tre piloti.

 

La bandiera rossa ha impedito a diversi piloti di completare il proprio giro. Il pilota che ha subito il contraccolpo peggiore è stato Doohan, che non riesce ad andare oltre la quindicesima posizione. Per la terza qualifica di fila Denis Hauger (MP) non riesce a completare il suo giro finale. Almeno stavolta è 10° e potrà partire in pole per la gara sprint.

Sprint Race

Il cielo è nuvoloso e la pista leggermente umida. Tenere le gomme in temperatura sarà un problema. Lo dimostrano Boschung e Fittipaldi, che si stampano durante il giro di schieramento.

Per queste ragioni la partenza è tranquilla. In testa Hauger mantiene la prima posizione, così come Crawford e Kush Maini (Campos) le posizioni sul podio virtuali. Bearman scavalca Leclerc ed è quarto, mentre Pourchaire scivola fuori dai primi dieci.

Bastano pochi chilometri per permettere ai piloti di osare. Lo schieramento dalla quinta alla decima posizione si apre a ventaglio in curva 11. Iwasa è quello che pesca la pagliuzza corta e rimedia una foratura, che la estrometterà dalle posizioni che contano.

 

Le basse temperature, le numerose zone DRS e un tracciato molto più fluido che in passato fanno sì che il gruppo formi un trenino compatto, quasi senza discontinuità, dove i piloti conducono tanti tentativi di sorpasso ma le posizioni restano statiche.

 

Le eccezioni sono Hauger, che in pochi giri si toglie Crawford dalla zona DRS e incrementa il vantaggio ad ogni giro, e Leclerc, che è partito con gomme morbide e quindi gode prima di un vantaggio prestazionale, poi di uno svantaggio.

La usuale azione vede un’interruzione al quindicesimo giro: nelle retrovia Doohan viene toccato da Juan Manuel Correa (VAR) e si ferma in mezzo alla pista. La SC è d’obbligo. E inizia anche a piovere.

 

Alcuni piloti, tra cui Martins (in quinta posizione) e Pourchaire, vanno a montare le gomme da bagnato. Lo scroscio di pioggia però si interrompe poco dopo la loro sosta, mentre la SC continua a girare – anche perché Brad Benavides (Trident) nel frattempo è andato a muro in completa autonomia.

La ripartenza avviene a due giri dalla fine e, data la pista asciutta, si assiste al rapido affondamento dei piloti su Wet. L’ultimo sussulto della gara lo imprime Bearman, che infila il suo teammate a quattro curve dalla fine.

Hauger si invola e conquista la prima vittoria dell’anno, condita anche dal giro più veloce. Il norvegese precede sul traguardo Crawford, bravo a non cedere nel finale a Maini, a sua volta abile a contenere  Leclerc jr durante la gara. Per entrambi i piloti si tratta del primo podio in F2.

Quinto posto per Maloney, protagonista di alcuni dei pochi sorpassi visti in questa gara, mentre la zona punti è completata da Hadjar, Bearman e Vesti. Gare da dimenticare per Iwasa, Martins e Pourchaire, ben al di fuori della zona punti.

Con la vittoria Hauger si rilancia in campionato, la cui classifica ora è molto ristretta: dopo Boschung, ancora leader con 33 punti, troviamo Iwasa a pari punti, Pourchaire con 32, Vesti con 31 e Hauger con 30 (!).

Feature Race

Pourchaire ha un brutto scatto ma riesce a riprendersi la posizione su Martins nella prima curva. Bearman fa a sportellate con Hadjar, portandolo sulla ghiaia di curva 3. L’inglese conquista così la quinta posizione, ma rimedia anche una penalità di 5s.

 

Iwasa tenta la fuga ma non gli riesce e dopo 5 giri si ritrova Pourchaire, Martins e Maloney alle spalle – i quattro piloti sono racchiusi in appena 2 secondi. Bearman invece è staccato e deve contenere Leclerc e Hauger.

All’interno del gruppo i duelli non mancano. Tra tutte le manovre si distingue il pregevolissimo sorpasso di Vesti su Crawford, che avviene all’esterno di curva 13 (!!) – penso di non aver mai visto un sorpasso così in quel punto.

Al giro 8 scatta la soglia per i pitstop e Martins è l’unico dei primi ad approfittarne, ma nello stesso momento Crawford viene mandato a muro da Doohan e viene fatta entrare la Safety Car. Il giro seguente tutti i piloti partiti su soft sono ai box e Martins perderà un paio di posizioni.

Grande confusione ai box ma la situazione non è eccellente, soprattutto per Bearman. Per evitare di perdere parecchie posizioni decide di non scontare i 5s di penalità. Non poteva sapere che, pochi metri più avanti e alcuni secondi dopo, Hadjar viene fatto ripartire senza curarsi di chi si trovava nella fast lane. Bearman e Hadjar vanno a contatto per la seconda volta nella gara, ma stavolta l’inglese ha la peggio: la posteriore dx è forata e deve rientrare ai box per sostituirla. Oltre a ritrovarsi ultimo, la notizia pessima è che si ritrova su gomme morbide, avendo esaurito le dure a disposizione.

Dopo il valzer delle soste il gruppo è guidato dai piloti partiti su prime, che sperano in una SC nel finale per avere la speranza di conseguire un risultato decente. Vesti è pertanto il nuovo leader della corsa, seguito da Roy Nissany (DAMS), Enzo Fittipaldi (Carlin) e Kush Maini (Campos). Dopo l’indiano troviamo il leader virtuale Iwasa, seguito da Amaury Cordeel (Virtuosi), l’ultimo dei piloti su strategia alternativa, Pourchaire e Hadjar, che con le soste ha riguadagnato il terreno perduto a inizio gara.

La gara riprende la sua valenza agonistica al giro 13. A causa delle gomme dure e fredde i piloti limitano le ostilità nei primi metri, ma dopo un giro e mezzo un maldestro tentativo di sorpasso di Fittipaldi alla chicane veloce innesca un serpentone infernale.

Per mezzo giro le posizioni dalla seconda alla nona cambiano ad ogni curva ma incredibilmente non si verificano scontri. Vesti mantiene la testa della gara ma alle sue spalle ora ci sono Maini e Iwasa, mentre Pourchaire è ancora alle spalle di Fittipaldi.

Il pilota che ci ha rimesso di più è di sicuro Hadjar, che è stato spinto sull’erba da una toccata di Nissany e ora è sedicesimo.

I piloti su gomme dure usate hanno un passo comparabile ai piloti su dure nuove e quindi non si dimostrano inclini a cedere la posizione senza lottare. Anche in questa fase i duelli si sprecano; se ne avvantaggia soprattutto Vesti, che riesce a costruire in pochi giri un vantaggio di 5 secondi sul secondo.

Al 25° giro la gara aveva appena trovato un equilibrio stabile quando ecco che accade una sequenza di scemenze che ha del notevole.

Dapprima Nissany, in lotta con Daruvala, mette le ruote sull’erba nel rettilineo che conduce alla curva 3 e innesca una piroetta che lo conduce a stamparsi sulle barriere del rettilineo che porta alla curva 3. Ho già detto che l’ha mandata in testacoda in pieno rettilineo?

Entra la SC, di nuovo. Vanno ai box tutti i piloti che non lo avevano fatto. Le gomme fredde portano alcuni di questi a mancare il punto di frenata e a regolare l’erba della via di fuga di curva 1. Tra questi figura anche Fittipaldi, che nell’ordine:

  1. va lungo in curva 1
  2. si gira nel prato mentre cercava di rientrare in pista
  3. riguadagna il giusto verso di marcia ma nel farlo urta le barriere con la posteriore sx
  4. riparte ma suddetta sospensione cede quando sta raggiungendo la macchina di Nissany
  5. di conseguenza pure lui si gira in rettilineo e si schianta contro le barriere, pochi metri dopo la vettura di Nissany

E non è stato neanche il capolavoro della giornata…

Quello spetta a Martins: al trentesimo giro la gara riparte, ma lui, prima ancora che Iwasa desse lo strappo, manca il punto di frenata alla penultima curva e travolge l’incolpevole Hauger. Il norvegese aveva condotto una gara ad ottimi livelli e aveva rimontato dalla decima posizione fino al gradino più basso del podio, ma il destino aveva altri piani.

I giri finali vedono la mini-rimonta di Vesti su gomme morbide appena montate, ma dopo 33 giri piuttosto convulsi è Iwasa a vincere. Il giapponese diventa così il primo pilota a vincere due gare quest’anno. Pourchaire finisce in seconda posizione una gara in cui è riuscito a restare fuori dai guai mentre Leclerc resiste strenuamente al ritorno di Vesti e conquista il primo podio in F2.

Seguono Maloney, Daruvala, Richard Verschoor (VAR – continua la tradizione di concludere a punti dopo essersi trovato ultimo dopo pochi chilometri). Dopo le investigazioni post-gara troviamo, in ottava posizione, Doohan (nemo propheta in patria) e a seguire Maini e Correa.

Bearman era in rimonta in tredicesima posizione quando è uscito di pista alla chicane. Per miracolo ha mantenuto la Prema dritta, ma l’avvenimento lo rispedì in fondo al gruppo. Quindicesimo alla bandiera a scacchi, diciassettesimo dopo l’applicazione delle penalità.

Considerazioni finali

In F2 adesso comanda Iwasa con 58 punti, mentre Pourchaire, rialzatosi dopo l’Arabia, segue a 50. Vesti continua il suo avvicinamento ai piani alti e ora è terzo a 42.

Quarto è l’ex leader Boschung, ancora a 33 dopo aver mancato la zona punti in entrambe le gare: sapevo che non sarebbe durato a lungo in testa, ma non mi aspettavo un weekend così tragico. Con gli stessi punti troviamo il rimontante Leclerc, primo tra i rookie.Segue poi un pacchetto molto ravvicinato: Daruvala a 32, Hauger a 30, Maloney a 29, Maini a 26, Verschoor a 25 e Doohan a 24.

Bearman, malgrado essere stato protagonista in molte sessioni, ha la miseria di tre punti ed è in una terrificante diciassettesima posizione. L’inglese ha mostrato tante qualità interessanti ma anche una propensione ai casini che conviene rettificare il prima possibile. Per certi versi mi ricorda lo Tsunoda delle prime gare di F2 – anche il giapponese aveva seguito lo stesso, rapido, percorso: F4->F3->F2 in tre anni.

La F2 adesso tornerà tra tre settimane, nel weekend tra il 28 e il 30 aprile sul circuito di Baku, un round che per la serie cadetta è sempre stato pieno di colpi di scena.

[Tutte le immagini sono tratte dai social o dal sito ufficiale della Formula 2]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

BASTIAN CONTRARIO: LA F1 ALZA BANDIERA ROSSA

Ebbene sì, la F1 (intesa come Liberty Media e Federazione Internazionale dell’Automobile) si arrende e, a differenza di quando uno sconfitto che per far capire la resa alza bandiera bianca, l’organizzatore della massima serie del motor sport su quattro ruote lo fa alzando bandiera rossa e, per non farsi mancare nulla e per andare sul sicuro, la alza per tre volte.

Ben venuti nel nuovo mondo di Liberty Media, dove ciò che conta è solo lo spettacolo da dare in pasto al vastissimo pubblico che ha fame di azione. Rimanendo in tema culinario, mi permetto di riportare le parole di Bernie Ecclestone che pronunciò a distanza di tempo dalla vendita dei diritti TV agli attuali proprietari della F1: “gli ho consegnato un ristorante a cinque stelle e loro lo hanno ridotto ad un fast food!”. Liberty Media (e magari non solo loro) potrebbe dire che con il ristorante di lusso non si guadagna tanto (a differenza di adesso!), vero è che nel suddetto ristorante, come ha fatto saggiamente notare @Lucacapvt, ti sedevi e mangiavi bene a differenza dello schifo che danno appunto nei locali da “cibo veloce”. Domenica scorsa ne abbiamo avuto la prova tutti del livello raggiunto e della direzione che l’organizzatore ha deciso di prendere. La F1 che annega nel suo stesso brodo regolamentare: investe tanto nella nuova generazione di monoposto turbo ibride, pubblicizzando il livellamento tra le squadre con inevitabile spettacolo dato dalle maggiori lotte e, nel contempo, contingenta tutto e tutti con il budget cap in nome del risparmio e del green, con il risultato che ha creato un mostro ancora più vorace di quello generato nel 2014. Avvilente e straziante nel contempo, vedere Verstappen che passa Hamilton come quando in autostrada vai a 90 orari e la polizia ti supera a 180! Liberty Media e FIA si rendono conto (di certo non lo hanno capito domenica scorsa… si sapeva già tutto in quella barzelletta di tre giorni di test) che il mondiale è finito ancora prima di iniziare e, allora, per rimediare al bordello che hanno creato cercano di farlo nel modo più squallido e vergognoso possibile. Non mi va di soffermarmi oltre sull’increscioso spettacolo al quale abbiamo assistito, di primo mattino per giunta, domenica scorsa mentre invece vorrei discutere due episodi, se possiamo chiamarli così, che lo sciagurato GP australiano ha evidenziato.

Il primo è l’inesorabile incidente di LeClerc. Il buon Charles peggio di così non poteva iniziare e, sebbene nel 2020 con un motore spompo raccoglieva poco o nulla, è anche vero che in quell’anno egli già sapeva come sarebbe andata (nell’attesa che si avverassero le promesse del 2022) e quindi approcciava alla corsa a cuor leggero, senza tante aspettative. Quest’anno invece è totalmente diverso: ne viene da un anno dove è stato protagonista se anche per poco, ne viene da un anno dove assieme al compagno hanno lottato per delle vittorie che hanno condotto la squadra ad essere seconda forza. Ora si ritrova a dover lottare con la macchina (che dovrebbe essere l’evoluzione migliorata della precedente), con la squadra, il compagno e chissà con chi altro! Povero Charles, è duro e pesante l’onere della corona e quest’ultima inizia ad essere anche stretta. Il monegasco, a differenza del citato 2020, ha un approccio più aggressivo, più nervoso, perché tutto è andato storto, per non dire altro, ed egli sa già che anche quest’anno dovrà remare anziché correre per vincere. Ciò è frustrante e i singoli episodi negativi che succedono durante il weekend di gara proprio non aiutano. Da qui, l’errore che ha commesso al primo giro (anche se Stroll è stato molto “fantasioso” nel volersi infilare tra Charles e Fernando… andiamo avanti!), figlio di quel nervosismo che ormai non riesce più a nascondere e siamo solo al terzo di ventitré GP. La giustificazione da parte degli estremi difensori è calata puntuale, eppure vorrei ricordare che, proprio nel GP precedente a quello australiano, Verstappen partiva quattordicesimo: la differenza, se l’olandese non ha commesso cappellate, sta tutta nella fiducia che il pilota ha nel mezzo e nella squadra. Max sapeva che con la RB19 a sua disposizione non aveva senso spingere da subito, perché con traffico regolarizzato avrebbe ripreso tutti… cosa che è avvenuta puntualmente. Charles questa serenità non ce l’ha, perché non ha né un mezzo né una squadra compatta ed aggiungo, considerando l’attuale situazione, che rischiamo di vederlo spesso partire tra la quarta e l’ottava posizione della griglia. Partire da quelle posizioni aumenta la probabilità di incidenti (chiedere ad Alonso del 2012), quindi mi auguro che il monegasco (ed il suo compagno il quale non è esente da errori) se ne faccia una ragione altrimenti può solo peggiorare la sua situazione. LeClerc, sia chiaro, non è da mettere in croce, perché, in questa disastrata Ferrari, i piloti sono l’ultimo dei problemi (quante volte ho scritto questa frase?), vero è che se il monegasco vedeva nel Messia francese un amico, e chissà cos’altro, mi sa che forse si è sbagliato. Purtroppo Vasseur avrà bisogno di tempo e Dio solo sa di quanto e, soprattutto, se saprà arrivare all’unico risultato utile che tutti vogliono.

Questa considerazione mi porta al secondo punto di riflessione e cioè che domenica scorsa in pista la seconda forza dichiarata non era Aston Martin, bensì la Mercedes di Hamilton e Russell. Nel weekend australiano i crucchi hanno insegnato all’evanescente dirigenza ferrarista in primis, a molti a Maranello e ai forcaioli della carta stampata e dei social, cosa significa lavorare in F1: AMG ha cannato il progetto per due anni consecutivi e lo stesso Toto, davanti alle telecamere, non si è nascosto in merito dicendo le cose come stanno. Ebbene, nonostante questa clamorosa debacle, a Stoccarda non hanno licenziato nessuno, non hanno mandato via nessuno, non è stato creato nessun clima avvelenato di ansia o terrore, sebbene la pressione fosse enorme. Siamo giunti al terzo GP ed AMG si è presentata in Australia come seconda forza e solo la strategia scellerata (non solo Ferrari dunque sbaglia in questo reparto…) che ha letteralmente affondato Russell (motore arrosto a parte si capisce) non gli ha permesso di portare tutti e due i piloti sul podio. Stabilità, organizzazione, programmazione e, soprattutto, voglia di vincere rendono una squadra capace di reagire ad ogni difficoltà. I tempi di reazione si restringono perché il team è rodato, all’interno c’è fiducia ed è necessario apportare solo piccoli correttivi in seno alla squadra stessa senza stravolgerla. Non sono un fan di Toto&Co., vero è che non sono nemmeno cieco e i fatti sono sotto gli occhi di tutti, almeno sotto gli occhi di chi mette tifo ed orgoglio da parte e li vuole tenere aperti. AMG continuerà a crescere e sebbene al momento Red Bull è imprendibile, sicuramente se la giocherà con Aston Martin… perché Ferrari al momento non è affatto un problema. Miei cari (pochi e coraggiosi) lettori, vi potete graffiare a sangue e disperarvi ogni domenica di GP, eppure questa Rossa non caverà un ragno dal buco, perché chi decide non ha voglia o, meglio, non ha interesse nel vincere veramente in quanto conta solo il rapporto azionario di fine trimestre ed i risultati di questa politica si vedono in pista.

Nel frattempo Red Bull tutta ringrazia e di contro la F1, per cercare di tenere buoni tutti ricorre agli artifici, senza rendersi conto che in realtà si è solamente arresa a se stessa alzando bandiera rossa

 

Vito Quaranta

SIMPLY THE BEZZ – ARGENTINA POST GP

Thermas de Rio Hondo, Argentina. Terra, anzi circuito, di battaglie epiche e controverse. Di prestazioni al di sopra di ogni regola ed aspettative. In Argentina cade la pioggia già dal giovedì, tutti sanno che sarà una gara da dentro fuori.

La sapeva Bagnaia, che aveva un occasione ghiotta visto che Marquez e Bastianini saltano il round, lo sapeva Aprilia che sperava in una gara asciutta.

Tutti hanno deluso le aspettative, tutti tranne la Ducati, tutti tranne Bezzecchi. Marco ha letteralmente fatto un altro lavoro, ha spinto come un dannato dal primo all’ultimo giro dando una paga “della madonna” a tutti gli altri, Campione del Mondo compreso. Una serie di giri sotto al 46, nella prima parte di gara, gli ha permesso di creare un gap a dir poco imbarazzante.

Probabilmente avrebbe trionfato anche nella Sprint Race se il compagno di team non gli avesse rifilato una carenata in partenza. Nella gara “veloce” trionfa Brad Binder proprio davanti al Bez ed a Marini. Nella gara reale invece non c’è scampo.

Proprio dove aveva vinto la prima gara in carriera nel 2018, trionfa in sella alla Ducati del Team di Valentino Rossi che porta un proprio Pilota sulla moto gestita dal suo team alla vittoria in MotoGP.

DUCATI AL TOP

La moto di Borgo Panigale si conferma in assoluto la moto da battere in ogni condizione e soprattutto sul bagnato diventa imprendibile, basti pensare ad esempio alla Top10 di Diggiannantonio che sull’asciutto arriva dietro pure al magazziniere che chiude l’autodromo.

Zarco encomiabile nella gestione gomma, fa sfuriare Alex Marquez e Bagnaia e poi li va a riprendere e li salta come birilli, avrebbe preso anche Pecco se non si fosse steso. Ai piedi del podio un ritrovato Franco Morbidelli davanti ad Jorge Martin e Jack MillerNelle prime 10 posizioni ben 6 Ducati considerando le 2 Ufficiali out sarebbe stato 8 su 10. Imbarazzante…per gli altri. Ottimo lavoro a Borgo Panigale.

DELUDE BAGNAIA, DELUDE APRILIA.

Sia chiaro. Non è che non si può dire che Pecco abbia scazzato alla grande buttando 20 punti e regalandoli letteralmente a qualcuno (uno a caso, fate voi). Bagnaia ogni volta che si trova qualcuno davanti che spinge sembra voler sempre strafare, vedi Marquez a Misano, Martin a Losail, Bastianini a LeMans e domenica Alex Marquez a Rio Hondo.

Grande delusione anche da Aprilia che sul bagnato Argentino proprio non è andata avanti. Un passo indietro brusco visti i risultati di Portimao. Urge un inversione di tendenza subito dal Texas, sperando che non sia stata un allucinazione quanto visto in Portogallo.

ALEX MARQUEZ CONVINCE ADESSO?

Ricordo la sterile polemica di qualche “haters” che dava ad Alex del raccomandato, addirittura vincente in Moto2 perché gli avevano portato il “gommone” posteriore. Non solo la storia li sconfessa, vincendo due Mondiali (uno per categoria), facendo due podi nell’anno d’esordio in MotoGP su una moto costruita per il fratello. Nel primo anno su Ducati, dopo un ottimo GP di Portogallo, fa la pole position in Argentina, chiude davanti a Bagnaia la Sprint Race dopo una battaglia molto accesa e addirittura fa podio nella gara domenicale. Bagnaia fatica molto a passarlo e nel tentativo di allontanarsi da lui si stende. Che dire, un raccomandato…

YAMAHA ED HONDA NEL BARATRO.

Con Honda abbiamo perso le speranze, visto anche il ko di Joan Mir. Senza Marc Marquez sono destinati all’anonimato. Yamaha invece non sembra essere in grado di combattere con Ducati, non traggano in inganno le condizioni della pista, su asciutto avrebbero faticato ancor di più. Qui Morbidelli grazie alla sua guida pulita da anni 90 è riuscito a piazzarla vicinissima ai primi, ma sarà sempre così? No.

Tra due settimane appuntamento in Texas, a casa di Marc Marquez nella speranza di rivedere sia lui che Bastianini.

 

Francky

 

 

(Immagini MotoGP.com)

 

 

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MELBOURNE

E anche la trasferta down-under per eccellenza va in archivio. Mi è sempre piaciuto il circuito di Melbourne, sin da quando è entrato a far parte del circus a metà anni 90. Sarà per le geometrie old style, per le titolazioni di molte curve a piloti mitici (c’è una Ascari anche qui!), sarà per la splendida cornice dell’Albert Park in cui è inserito, sarà per i tersi cieli australi che proprio a Melbourne permettono di spaziare lo sguardo, con un sapiente uso three-sixty della telecamera dell’elicottero, dal gelido oceano antartico passando per il moderno Business District pieno di grattacieli del centro cittadino fino all’infuocato e sterminato Outback, sarà per il fascino un po’ alieno che queste perlopiù disabitate terre generano, sarà per la segreta e intima eccitazione che l’orario antelucano in cui bisogna alzars… ah no.

Ecco, partiamo da qui.

Dopo anni in cui ho guardato il GP d’Australia in differita mi ritrovo ad alzarmi alla solita ora in cui mi alzo tutti i giorni e anziché guardare Rainews metto su Now e guardo un gp. Che strano, vero? Bello? Uhm… non proprio. La cosa più intelligente detta in questo week end è uscita dalle labbra di Checo Perez: orario totalmente assurdo per far correre un GP a Melbourne, in questo periodo dell’anno. Non c’era bisogno di consultare le oscure effemeridi di un astronomo rinascimentale per sapere che la combinazione di autunno australe e la latitudine negativa di Melbourne fanno tramontare il sole intorno alle 18 ora locale. Che poi, intorno all’equinozio, si sa che il tramonto è lungo… be’, è lungo come la quaresima! con il sole basso a emanare luce sempre più stanca prima di svanire oltre l’orizzonte.

Quindi perché far partire il GP alle 15 ora locale?

In questa acuta osservazione di Checo si trova l’humus su cui si innestano tutte le polemiche post-gp incentrate sulla non meglio precisata spettacolarizzazione dei GP che sta nei sogni bagnati delle dirigenze di LM e FIA, rispettivamente (e rispettosamente parlando).

L’ombra del sospetto di ricavare una audience live più consistente del passato per la visione del GP in Europa è più che fondata, tutti incuranti del fatto che i piloti avrebbero affrontato l’ultima parte del GP con il sole in faccia in tutto il tratto del circuito che va dalla curva 14, passando per il rettilineo d’arrivo, fino alla curva 5, cosa che, evidentemente, nessuno ha minimamente pensato di valutare. In queste condizioni nessuna visiera ultratecnologicamente polarizzata che i piloti possono montare sui caschi può nulla. Se poi a ciò  aggiungiamo gli ettolitri di testosterone e di adrenalina che tipicamente mandano in affanno i sistemi endocrini dei piloti nell’imminenza dello standing start allora si può spiegare, senza bisogno di ulteriori e complicate dietrologie, il caotico finale del GP.

Chiarisco subito il mio pensiero, opinabile eh! Per carità!, sulle decisioni della direzione gara nel finale: hanno sbagliato.

Hanno sbagliato perché l’incidente di Albon forse non richiedeva bandiera rossa (ma qui, onestamente, sono più incerto rispetto ai prossimi casi perché la massa di sabbia e detriti in pista era davvero tanta).

Hanno sbagliato perché dopo l’incidente di Magnussen hanno aspettato troppo per far uscire la SC.

Hanno sbagliato perché poi hanno aspettato troppo per mettere la red flag.

Hanno sbagliato perché a quel punto potevano tranquillamente, e regolarmente, far terminare la gara a punteggio pieno con classifica al giro precedente. Questa è la soluzione che avrei preferito visto che mancavano solo due/tre giri alla conclusione.

Hanno sbagliato perché una volta presa la (più che discutibile) decisione di far riprendere la gara con standing start allora dovevano tenere conto che di gara si trattava, sia pur con la classifica stravolta che la caotica ripartenza ha generato e, magari, comminando tutte le penalità del caso.

Hanno, infine, sbagliato a penalizzare Sainz in quel modo. Se, di fatto, non consideri quanto accaduto alla ripartenza come gara effettiva allora l’infrazione di Sainz è avvenuta in un momento di non-gara. La comminavi, perché probabilmente ci stava, ma la facevi scontare al GP successivo o con arretramento in griglia o scontandola al primo pit. E poi perché solo lui? Non mi pare che il gruppo abbia brillato per lucidità. Sainz, Gasly, Perez, Sargeant e Ocon (quest’ultimo, poco sorprendentemente, il più stupido di tutti) hanno fatto un bel po’ di danni là in mezzo. Forse il solo Perez passava indenne la forca della penalità ma gli altri sarebbero stati da penalizzare insieme a Sainz chi allo stesso modo per aver causato una collisione evitabile (Sargeant e Ocon) chi per rientro pericoloso (Gasly).

Si noti, infine, che la scellerata decisione di far ripartire di nuovo la gara con rolling start con classifica ricavata dalla griglia della partenza precedente non vedeva al proprio posto, per ovvie ragioni, le Alpine. Ma allora perché rimettere Alonso e Stroll al terzo e quinto (poi quarto per la penalità Sainz) posto? Che senso ha avuto tutto ciò?

Quel sole in faccia, del resto, lasciava intuire che quella ripartenza non sarebbe stata proprio lineare. Spettacolo o “spettacolo”? Spettacolo-senza-virgolette o spettacolo-con-le-virgolette? mi sono già posto questa domanda in un altro articolo del blog e la scelta dell’orario e della standing start a due giri dalla fine, in combinazione con le eufemisticamente opinabili dichiarazioni rilasciate dal presidente FIA durante la sprint della Motogp, lasciano intravedere l’amore per le virgolette che pare albergare nei cuori e nelle menti di chi comanda il Circus.

Oppure, lasciatemi divertire un po’, nessuno s’è reso veramente conto di aver assistito al primo Gran Premio Quantistico della storia! Schrödinger levati, che qui sono tutti più intelligenti di te! I giri dal 57 alla fine si sono sia corsi che non corsi. L’ordine di arrivo è quello ma è anche un altro. Sainz ha buttato fuori Alonso ma anche no. Stroll è andato per campi ma si è ritrovato anche in quarta posizione! E, udite udite!, Verstappen ha vinto pur rischiando di uscire al 48°  giro ma non ha vinto perché è uscito al 48°  giro!

GP Quantistico? E non-pagelle quantistiche siano! L’ordine quindi è puramente casuale!

RUSSELL

Bravo Giorgino! Rifila l’ennesimo smacco in qualifica ad Hamilton dove, peraltro, è l’unico insieme a Max a scendere sotto l’1.17. Parte in modo eccezionale uccellando un Max (a onor del vero nella sua inedita versione o’ cauteloso) nel più limpido dei modi alla prima curva. Conduce, e bene, per qualche giro sino alla SC generata dall’incidente di Albon e qui abbiamo il primo effetto quantistico della gara: Mercedes, intelligentemente,  decide di pittare George e lasciare fuori Lewis a portarsi dietro Verstappen! (……..Questi ultimi pittano al giro dopo in regime di SC ma si ritrovano nelle retrovie così George ha vita facile nel fare il vuoto e arrivare a cogliere la sua seconda vittoria in carriera davanti al sorprendente Hulkenberg!………)   ma la successiva red flag infrange i sogni di gloria del nostro il quale è costretto a ripartire a centro gruppo e poi non pago di tanta iella, mentre stava recuperando alla grande si ritrova pure il motore in fiamme che lo costringe a parcheggiare mestamente la sua AMG appena fuori l’uscita box generando la terza SC della giornata. Comunque la vediate il buon George è da applausi a scena aperta.

PEREZ

L’orribile, e più che evitabile, errore nel Q1 lo costringe a partire dai box da dove, onestamente, non è che faccia vedere delle gran cose a parte l’impressionante sorpasso su Piastri al 25° giro: pur avendo quest’ultimo DRS da Tsunoda si vede superare da Perez come fosse fermo! La RBR si conferma ancora una volta di un altro pianeta. Al di là di questo episodio, però, Checo pare avere un ritmo piuttosto irregolare perché (al netto che anche lui è rimasto vittima strategica della prima red flag) impiega molto, troppo tempo per riportarsi nelle posizioni che contano, Norris nello specifico, che supera solo al 43° giro. In realtà la sua condotta è molto strana perché alterna giri molto veloci (tra cui il fastest lap)  ad altri lenti. Onestamente non so il motivo. Il caos finale (………..lo vede sfruttare il suo QI alla grandissima! Si rende conto che il sole è troppo basso sull’orizzonte e che infastidisce tutti. Quindi prima del re-start Installa una visiera da fantascienza che gli fa calcolare al millesimo tutti gli spazi e in un giro supera tutti compreso Max, il quale girandosi alla penultima curva regala un insperato podio al sorprendente Hulkenberg!………..) gli regala un quinto posto di fatto non meritato. Il voto sarebbe largamente insufficiente, visto il missile che si ritrova a guidare, ma per aver imbroccato il commento più intelligente di giornata gli assegniamo il premio Schrödinger. Alla via così.

SAINZ

Bella la qualifica dove si dimostra decisamente più “ordinato” di Leclerc. Parte bene tenendosi lontano dai guai e infilandosi nel posto giusto per guadagnare una posizione. Sceglie, insieme a Russell, la pittata intelligente durante la SC post-incidente-albon ma tutto viene vanificato dalla bandiera rossa. Di lì in avanti la sua gara è faticosa e per aver ragione di Gasly deve trovare tutta la (poca?) cattiveria agonistica di cui è capace. Nonostante le esultanze dei commentatori (fatta eccezione, al solito, per Valsecchi che pur nel suo modo eccessivamente affannoso e ansiogeno c’azzecca più spesso che sovente) a me il suo ritmo è parso piuttosto scadente visto che non riesce né a scrollarsi di dosso Gasly né a impensierire Alonso. Forse l’unico lato positivo mostrato da Sainz, e da Ferrari, in questa gara è aver comunque retto decentemente sulle bianche. Mancando Leclerc non sappiamo se ciò sia stato dovuto ad una guida “sparagnina” da parte di Sainz o se ad altro. Tutto sommato la sua è una buona gara (……..che vede sfumare il podio a favore del sorprendete Hulkenberg solo a causa della penalità:  un quarto posto che dà comunque fiducia in vista della pausa pre-Baku…….…) che però rovina alla ripartenza finale finendo lungo alla prima curva quel giusto per impattare Alonso e prendersi la penalità (quantistica) che nella pagliacciata finale lo vede terminare ufficialmente ultimo. Mah!

HAMILTON

Se non fosse che prende paga da Russell in qualifica per l’ennesima volta. Se non fosse che la prima red flag l’ha favorito oltre i suoi meriti. Se non fosse che Alonso ha deciso di non impegnarsi troppo. Se non fosse che l’ultima SC e bandiera rossa l’hanno ulteriormente favorito. Se non fosse che… se non fosse che… e a forza di se non fosse che (………..potremmo dire che questa vittoria di Hamilton non sarebbe meritata ma siccome è là sopra al primo gradino del podio per la prima volta dal 2021, peraltro davanti al sorprendente Hulkenberg, allora l’applaudiamo e notiamo che in classifica mondiale è appena dietro a Perez………) si porta comunque a casa un secondo posto che sa di buono perché, in fondo, è comunque merito suo se sta lì e non altrove. D’altra parte la soddisfazione di superare Max (ripeto: nella sua inedita versione o’ cauteloso) all’inizio se l’è tolta e stava pure conducendo bene strategicamente perché tenendosi sotto DRS da Russell il duo Mercedes avrebbe potuto fare molto bene, sempre strategicamente parlando, e rendere molto ma molto difficile la vita a Max. Anzi no, mi contraddico (in fondo sono non-pagelle quantistiche, no?): oggi il suo merito è stato sfruttare i demeriti (e le sfortune) degli altri la qual cosa è testimoniata dal suo sorrisone in parco chiuso, decisamente inedito. Ma va bene così: verranno, per lui, tempi peggiori.

VERSTAPPEN

Dopo averlo più volte irriverentemente paragonato a Schumy oggi tiriamo fuori Prost. Il Max nella sua inedita versione o’ cauteloso è stata una novità che non mi aspettavo. Ad una qualifica un po’ difficile ma comunque sufficiente per la pole, grazie alla stupidaggine di Checo e ad un Leclerc disordinato, fa seguire una partenza molto cauta, in versione Prost per l’appunto, consapevole di avere il mezzo per non preoccuparsi troppo. Tuttavia, sarebbe stato interessante vedere lo sviluppo della corsa se non ci fosse stato l’incidente di Albon perché le due Mercedes si erano messe nella situazione migliore per provare ad infastidire Max con Russell a fare il ritmo, Hamilton a tenersi a distanza DRS che avrebbe potenzialmente impedito a Max di superarlo. Certo, quel che si è visto con Perez e Piastri farebbe pensare che alla fine non sarebbe cambiato nulla ma, in questo GP così pieno di what if, non si poteva dar proprio tutto per scontato. Fatto sta che dopo la prima bandiera rossa supera agevolmente Hamilton, si porta a distanza di sicurezza di una decina di secondi in un amen e per tutto il resto del tempo guida con il gomito fuori dal finestrino. Forse un po’ troppo perché al 48° giro (a proposito, sappiate che se scrivete un numero e, attaccato di seguito, una “o” minuscola Word trasforma immediatamente quest’ultima in   °   : non c’entra niente ma è la mia prima grande scoperta informatica del 2023) il nostro si distrae e (………finisce per campi! Lasciando via libera agli inseguitori e aprendo la strada ad un podio sul quale sale persino il sorprendente Hulkenberg!………) fa un po’ di off-road alla penultima curva, facendo correre un brivido sulla schiena di Horner! Poco male per lui che gestisce comodamente il resto della gara, caos vari compresi, che stravolge un po’ tutto tranne la sua facilmente prevedibile vittoria. O’ cauteloso!

ALONSO

Non vorrei apparire contro corrente per forza ma siamo già alla terza gara di seguito in cui, pur dovendo, e giustamente!, spellarmi le mani a forza di applausi per la old fox asturiana ho sempre l’impressione che avrebbe potuto fare meglio. Passi per la prima gara, in cui la sorpresa generale di questa Aston Martin straordinariamente competitiva, induceva una certa cautela per preservare il risultato altrettanto straordinario che si stava ottenendo ma nella scorsa gara e in questa mi è sembrato che Fernandello nostro potesse provare un ritmo migliore ma che non lo facesse perché riteneva non possibile raggiungere chi gli stava davanti. E se nelle prime due gare là davanti c’erano le RBR, quindi era comprensibile, un po’ meno comprensibile lo è stato a Melbourne in cui davanti a lui, e neanche molto distante per tutta la gara, c’era l’ondivago eptacampeao che negli scorsi due gp non sembrava certamente in grado di resistergli. Forse la mia impressione è sbagliata, ci mancherebbe, ma (…………lo zero rimediato in questa gara, sia pur per colpa di Sainz, fa molto riflettere sul fatto che con un po’ di coraggio in più, gettando il cuore oltre l’ostacolo come s’usa dire, si potrebbe ambire a risultati ancora più prestigiosi di quelli già eccellenti che Aston Martin sta ottenendo. Qui, ad es., se Alonso nell’ultimo re-start fosse stato davanti a Hamilton, anziché dietro, avrebbe colto un secondo posto facile facile e distanziare ulteriormente la Ferrari in classifica con Sainz quarto causa penalità che ha aperto il podio al sorprendente Hulkenberg……..) non vorrei che gli auspicabili miglioramenti che giungeranno a Baku, Imola o cmq nelle gare seguenti da parte dei competitor possano far mordere le mani a qualcuno in Aston Martin. Bene, benissimo, ma con, pur microscopica, riserva.

STROLL

Continua la sua anonima stagione. Vero è che nelle prime due gare soffriva per l’infortunio (e, fosse stato per me, non avrebbe dovuto correre) ma ora del tempo è passato e continua ad essere anonimo. L’unico suo guizzo è stato il dritto sulla sabbia dopo la ennesima red flag che solo la dea bendata ha annullato trasformandolo in un (……..quinto posto totalmente immeritato con davanti a sé Sainz penalizzato e il sorprendente Hulkenberg al primo podio della sua carriera………) quarto posto del tutto immeritato e arrivato del tutto casualmente. Peccato perché, a differenza del classico pilota pagante, lui qualche numero l’avrebbe anche: è veloce sul giro secco (ma si prende, per ora, le piste da Alonso 42enne) e sul bagnato se la cava molto bene. Aspettiamo ancora che dia segnali di essere nel 2023 e non più nel 2022.

GASLY

Eccellente qualifica che lo vede non soltanto nuovamente in Q1 dopo Gedda ma anche davanti a Ocon. Conduce una gara ottima agganciandosi al treno Sainz e non mollandolo più fino al caos finale (…….che vede solo il sorprendente Hulkenberg tra lui e il podio……..). Lo fa peraltro con una certa facilità che se da un lato mostra i progressi Alpine già intravisti a Gedda dall’altro testimonia che gli entusiasmi dei commentatori Sky per il ritmo di Sainz forse non erano poi molto fondati. Peccato per il pasticcio finale che lo priva, ingiustamente, di un risultato di grande rilievo ampiamente alla sua portata in questo finale.

 

MCLAREN

Bene Norris e Piastri, per la prima volta a punti nel suo gp di casa, oggi. A una qualifica disastrosa fanno entrambi seguire un GP abbastanza sorprendente in termini di ritmo, almeno rispetto alle aspettative. Direi che entrambi si sono mostrati pimpanti, in particolare Norris che, forse rinfrancato dalla decente competitività di McLaren su questa pista, ha mostrato i numeri di cui è capace cogliendo un sesto posto difficilmente pronosticabile alla vigilia, sia pur aiutato dal caos del finale (…….in cui solo il sorprendente Hulkenberg gli ha negato la gioia dell’insperato podio, dopo tutte le collisioni da cui era riuscito a uscire indenne……..). I segnali mostrati da questi team fanno pensare che ci sia ancora molto da ricavare da queste vetture e non si esclude che l’arrivo della più o meno auspicata nuova TDxx possa rimescolare un po’ di carte.

OCON

Sì, è vero, Gasly è uscito da quella curva un po’ incautamente, c’era un gran caos ecc. ecc. ma Ocon dove credeva di andare? Considerando che tutti i piloti di Formula 1 hanno riflessi eccezionali come ha fatto questo tizio a non rendersi conto che doveva frenare per evitare la collisione con Gasly? Per lui non ci sono universi alternativi in cui andare a pescare un risultato clamoroso: non c’è Schrödinger che tenga e gli assegniamo il premio di co…rmorano di giornata.

ALPHA TAURI

Bene Tsunoda, alle soglie del Q1 in qualifica e sempre combattivo in gara: il primo punto della stagione, sia pur frutto del caos finale, è ben meritato.

Male invece DeVries che continua a cedere vistosamente quanto inaspettatamente il passo rispetto a Tsunoda sia in qualifica che in gara. Anche oggi si è preso 3 decimi in Q e in gara girava a distanze siderali dal suo teammate.

ALFA ROMEO

Male, male, male Alfa Romeo in questo GP, dove però va distinto Zhou, comunque ottimo in gara e capace di prendersi i primi punti della stagione nel caos finale, da Bottas talmente impalpabile da trovarsi ultimo e doppiato prima dell’ultima bandiera rossa e ultimo, fisicamente parlando (11° di 12 considerata la penalità di Sainz), tra gli arrivati alla bandiera a scacchi.

WILLIAMS

Bene ma non benissimo Albon mentre stavolta molto male Sargeant. Il primo fa una qualifica eccezionale che lo issa all’8° posto in griglia. Purtroppo l’errore all’8° giro gli costa un brutto incidente e spreca un’occasione d’oro. Queste sono le occasioni che uno come lui deve sapere sfruttare se vuole rientrare nel giro di sedili importanti. E invece non l’ha fatto. Male senza discussioni Sargeant che si prende un’infinità in Q da Albon e conduce una gara anonima con errore, a mio avviso, penalizzabile come Sainz nella caotica ripartenza finale in cui butta fuori DeVries alla prima curva. Albon, comunque, conferma il progresso di Williams che non è più la cenerentola delle scorse stagioni e che può giocarsela a centro gruppo con una certa comodità.

MAGNUSSEN

Insolitamente anonimo il buon Kevin che oggi si è fatto vedere solo per il suo strano incidente che ha dato il la al caos finale. Onestamente non ho ancora capito se al 54° giro è andato a muro perché ha sbagliato lui (magari accecato dal sole in faccia) e a causa di ciò si è rotto cerchione e gomma posteriore dx oppure il contrario, cioè è andato a muro a causa della rottura di cerchione e gomma. Capire cosa è successo sarebbe importante, per ovvi motivi.

E veniamo agli ultimi due protagonisti.

Il primo è LECLERC sul quale non c’è molto da dire. Per una volta non è brillante in qualifica. Sabato ho avuto la netta impressione che non fosse concentrato, sempre impreciso, disordinato al punto tale da stare dietro a Sainz per tutte e tre le sezione di qualifica: molto molto inconsueto. Nelle interviste post Q ha detto che si stava più preparando per la gara che per altro ma, così fosse, ancora meno giustificabile diventa l’errore alla curva 3 che ha fatto su Stroll e che gli è costato la gara sin da subito. Dall’alto si vede chiarissimamente che anticipa la chiusura della curva andando ad impattare sull’incolpevole Stroll e da uno con la sua sensibilità in bagarre errori come questo non ce li aspettiamo. Se queste fossero pagelle gli dovrei affibbiare uno (……..straordinario voto fuori scala perché nonostante l’errore su Stroll ha poi saputo combattere da par suo per tutta la gara, sfruttando magistralmente tutte le imprevedibili circostanze di questo gran premio sino a issarsi sul primo gradino del podio, davanti al forse ancora più sorprendente Hulkenberg……..) zero e un paio di pacche sulle spalle di incoraggiamento sperando che a Baku (il cui particolare design non gli dispiace) possa tornare a far vedere di che pasta è fatto.

HULKENBERG

Nel gran premio quantistico per eccellenza, dopo aver giocato con lui per tutto l’articolo, posso finalmente spendere due parole più serie. Finalmente, infatti, il buon Hulk si dimostra consistente in gara oltre che in qualifica. Se nei primi due appuntamenti della stagione aveva mostrato che come piede non aveva perso molto durante il forzato riposo delle ultime stagioni ottenendo delle buone se non ottime qualifiche purtroppo non aveva mostrato granché in gara, eclissato dal sagace Magnussen, e facendo storcere il naso agli addetti ai lavori sulla scelta di Haas di puntare su di lui nel 2023. Oggi invece ha fatto una signora gara, direi strepitosa per il mezzo che si ritrova a condurre. Non solo si è tenuto abbondantemente lontano dai guai nelle varie situazioni ma ha anche tenuto un ritmo piuttosto importante che l’ha tenuto agevolmente nei primi 8 per tutta la gara. Nell’ultima ripartenza poi, mentre gli altri giocavano all’autoscontro, lui si è magistralmente infilato tra le linee andando ad occupare la quarta posizione che, con la penalità subita da Sainz, in un mondo “normale”, gli avrebbe fatto guadagnare, nel più improbabile dei modi, il tanto agognato podio che nella sua ormai lunga carriera, non è mai riuscito a centrare. Con Alonso buttato fuori da Sainz e con quest’ultimo penalizzato il podio se lo sarebbe assolutamente meritato se quel tratto di gara fosse stato considerato, per l’appunto, gara , e non una non-gara. Come ho scritto più sopra, infatti, una volta che la direzione gara ha deciso di far ripartire con standing start allora doveva considerare ciò che è successo dopo parte della gara, con tutti gli annessi e connessi. Del resto lo ha fatto per Alpine, no? Non ha rimesso Gasly al posto che occupava in quella griglia, no? E allora perché non considerare anche il buon Hulk in tutta questa complicata equazione?

E vorrei, sempre con Hulkenberg, tornare ancora più serio su un momento della gara che non possiamo lasciar passare sotto traccia. La dinamica dell’incidente di Albon è stata agghiacciante. L’incidente, svoltosi ad altissima velocità, non è stato pericoloso soltanto in sé, visto l’angolo di impatto con il muro avuto da Albon ma anche perché ha sollevato un enorme polverone che per qualche istante ha completamente annebbiato quella curva. E di lì stava sopraggiungendo proprio Hulkenberg. Se Albon fosse stato un metro soltanto più dentro la pista avremmo potuto assistere ad un incidente molto più terribile di quanto non sia stato in realtà, con Hulkenberg che non avrebbe potuto evitarlo, come invece è riuscito a fare ieri.

E con ancora in mente le immagini terrificanti di Antoine Hubert all’Eau Rouge quel maledetto 31 Agosto 2019, non voglio proprio giocarci con i what if e con le battute sul gran premio quantistico. Non mi voglio trovare in un universo alternativo in qui Albon si fosse trovato un metro più dentro la pista.

Questo sport è ancora terribilmente pericoloso e tutto quel discorso che ho fatto all’inizio sull’orario di partenza, sullo spettacolo e lo “spettacolo”, sull’intelligente commento di Perez e quant’altro volete sembrerebbe poca cosa rispetto allo scaldarsi degli animi per questa o quella scuderia o per questa o quella decisione della direzione gara. E anche se l’incidente di Albon non c’entra nulla con l’altezza del sole sull’orizzonte in quel momento (si era a inizio gara con il sole ben alto in cielo e in direzione opposta al suo tramonto) non si può dimenticare che fa tutto parte del pacchetto. Non si può dimenticare che tutto il GP, quando c’è in gioco la vita dei piloti (e non solo: leggo di uno spettatore ferito da un frammento della vettura di Magnussen), dev’essere innanzitutto pensato per allontanare il più possibile ogni evitabile elemento di rischio e poi, solo poi, pensato per lo spettacolo-senza-virgolette e ancora più poi per lo spettacolo-con-le-virgolette. Decidano quello che vogliono ma non osino neanche per un millesimo di secondo trascurare di considerare, o addirittura dimenticare, la sicurezza.

Ad maiora

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN DOMINA LA FARSA DI MELBOURNE. FERRARI NEL BARATRO.

Due settimane di pausa fra un GP e l’altro consentono ai giornalai e agli youtuber “esperti” di F1 di raccontarne di tutti i colori, sfruttando le voci che abilmente vengono fatte filtare da varie parti.
E così abbiamo sentito parlare di Ferrari rivoluzionata per Imola, prove libere abolite e gare con F1 e MotoGP assieme.

La pista, invece, racconta sempre le stesse cose, con Verstappen a dominare le qualifiche davanti alle due Mercedes, e le Ferrari sempre in difficoltà. Come Perez, che insabbia la sua Red Bull al primo giro buono (ovviamente a causa di un problema meccanico) e partirà in ultima posizione.

Si spengono i semafori e Verstappen viene bruciato dalle due Mercedes, con Russell già davanti alla pima curva, e Hamilton che lo passa di forza alla terza. Dove finisce la gara di Leclerc, che tenta un sorpasso impossibile all’esterno di Stroll e finisce nella ghiaia.

Esce così la Safety Car, che fa perdere a Russell il cospicuo vantaggio che in un solo giro era riuscito ad accumulare.

Dopo 4 giri la gara riparte e i primi tre si ricompattano subito, con Russell braccato da Hamilton e Verstappen che bracca a sua volta il sette volte campione del mondo.

Ma non c’è tempo per vedere un duello, perchè al giro 7 Albon, che viaggiava in un’ottima sesta posizione, sbatte e provoca un’altra safety car. Russell e Sainz vengono fatti fermare, ma subito dopo la gara viene sospesa, e la loro domenica sembra irrimediabilmente rovinata.

Si riparte dopo venti minuti con start da fermo e ancora una volta la Mercedes parte meglio della Red Bull, e Verstappen si accoda ad Hamilton, con Alonso che, dopo una prima partenza molto tranquilla, viaggia silenzioso in terza posizione.

Non appena viene abilitato il DRS, Max svernicia Lewis, che non oppone resistenza, e gli bastano poche curve per scomparire dalla sua vista.

Al giro 19 la situazione diventa difficile per la Mercedes. Mentre Alonso si fa minaccioso con Hamilton, il motore di Russell, che era risalito fino al quarto posto, esala l’ultimo respiro. Viene attivata per qualche giro la Virtual Safety Car, 

Quando la gara riparte, Hamilton riesce a mettere qualche secondo di distanza fra sè e l’antico rivale spagnolo, mentre Verstappen ha già scavato una voragine fra sè e l’immediato inseguitore.

Al giro 25, con un sorpasso “uao, mai visto cuesto”, Carlos Sainz supera Gasly e si porta in quarta posizione, non molto lontano dai primi tre. Stranamente, la SF23 con le gomme dure sembra funzionare bene, ma è anche possibile che i primi stiano gestendo le gomme, dovendo fare ancora 30 giri con le coperture dure che hanno montato durante la sospensione della gara.

Tutto resta tranquillo per una ventina di giri, fino a quando, alla 48a tornata, Verstappen non regala un brivido andando sull’erba alla penultima curva, perdendo di colpo 4 secondi. Ma è solo una distrazione, perchè al giro successivo segna il giro più veloce. Dietro di lui, Alonso non riesce a raggiungere Hamilton, 

A 4 giri dalla fine, Magnussen urta il muro e perde una gomma. Esce così nuovamente la Safety Car, subito seguita da una provvidenziale (per lo spettacolo) bandiera rossa.

Si riparte da fermi con due giri di gara da fare, e tutti montano la gomma più morbida. E, come prevedibile, assistiamo ad una pagliacciata, che comincia con Sainz che tocca Alonso mandandolo in testacoda, e Gasly che taglia la prima curva e rientra in pista mandando contro il muro il compagno di squadra Ocon, concludendo con un disastro l’ottima, fino a quel momento, gara delle Alpine. Dietro si scatena il caos, e la direzione gara espone immediatamente la bandiera rossa.

Il tutto avviene con un solo giro da percorrere, e si attende con ansia la decisione che i clown della FIA prenderanno. Quella più ovvia sarebbe, ovviamente, terminare la gara e usare la classifica della ripartenza. E, invece, in nome dello spettacolo si decide che ci deve essere la parata finale, percorrendo l’ultimo giro dietro la Safety Car e utilizzando la classifica del secondo settore dell’ultimo giro percorso, ma con l’infuriato Alonso riportato nella sua meritata terza posizione. Dove stia scritto questo sul regolamento non è dato a sapere. Fatto sta che, da un punto di vista sportivo e regolamentare si tratta di una vera e propria pagliacciata, cosa che in realtà non stupisce proprio perchè, come detto, il circo è governato dai pagliacci.

Sainz si becca una penalizzazione di 5 secondi che lo fa imbufalire, anche se obbiettivamente è meritata. 

L’ennesima farsa che, a noi “vecchi appassionati” ha riservato la Formula 1 da quando è stata rilevata dagli americani (ma, lo ricordiamo, è guidata da un italiano), si conclude così con uno dei più bei podi della storia. Verstappen vincitore davanti ad Hamilton e Alonso (al terzo podio consecutivo), con gli ultimi due che ritornano lì assieme dopo 16 anni ancora con un motore Mercedes dietro la schiena.

Sainz, con la penalità, sprofonda in dodicesima posizione, e il quarto posto viene ereditato da Stroll. Seguono Perez, Norris, Hulkenberg, Piastri, che prende i primi punti proprio nella gara di casa, come accaduto a Webber oltre 20 anni fa. Chiudono la zona punti Zhou e Tsunoda.

Ora ci sono ben 4 settimane di pausa che serviranno ad alcuni team per recuperare un po’ della competitività mancante. Ma, c’è da scommetterci, questo non sarà sufficiente a raggiungere la Red Bull.

P.S. per la Ferrari il peggior inizio del mondiale dal 2014. E, oggi, ci si sono pure messi i piloti a commettere errori imperdonabili. Ma si può ancora fare di peggio.

P.S. 2. Il caro Stefano Domenicali da CEO della Formula 1 sta mettendo in mostra un’intraprendenza che non gli avevamo visto quando guidava la Ferrari. E così da Baku vedremo due qualifiche e una sola sessione di prove libere. Prossimo passaggio: abolire anche questa e farla diventare un’altra qualifica, troveranno sicuramente qualche ordine ulteriore da stabilire.

P.S. 3. E invece di pensare a cambiare il format, dovrebbero chiedersi come mai oggi abbiamo visto dal secondo in giù le macchine viaggiare a 1-2 sec. di distanza, come avveniva prima dell’avvento dell’effetto suolo. L’imposizione dell’altezza minima da terra ha portato le squadre ad utilizzare orpelli vari per recuperare il carico perduto, ristabilendo, di fatto, la situazione che si aveva fino al 2021. Complimenti.

Life is racing, all the rest is waiting