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SAINZ DOMINA IN MESSICO. VERSTAPPEN PUNITO.

La nuova F1, quella delle gare combattute e delle penalizzazioni a go-go, tranne che per Verstappen, sbarca in Messico che, giova ricordarlo, è una pista ubicata a 2200 metri d’altezza e l’aria è più rarefatta.

E’ passata solo una settimana da Austin e la musica non cambia. Le due Ferrari se la giocano con Max e Lando, i cui rispettivi compagni di squadra sono lontani dalla lotta, questa volta molto lontani, visto che Piastri e Perez non passano la Q1.

E la pole la fa Sainz, che sembra incredibilmente in palla, forse perchè non vuole sprecare le ultime occasioni che ha, in carriera, per vincere.

Allo spegnimento dei semafori, Verstappen parte meglio di Carlos, che cerca di affiancarlo in curva 1 ma, ovviamente, viene spinto fuori e deve accodarsi.

Dietro si toccano Tsunoda e Albon. Ritiro per entrambi e Safety Car.
Da segnalare Perez che, qualificatosi in penultima fila, riesce a beccarsi una penalità per errato posizionamento sulla griglia di partenza.

Si riparte al giro 7 e Sainz, con una manovra da antologia, passa Verstappen, che prova a difendersi duramente senza successo. Al giro successivo, Max viene attaccato da Norris, che lo passa ma viene buttato fuori, come al solito. L’inglese taglia ma sta davanti, ma l’olandese lo riattacca e i due vanno larghi, con Leclerc li supera entrambi.

Max si becca due penalitá, per un totale di 20 secondi, e questa é una notizia. Evidentemente le proteste dei colleghi sono servite a qualcosa.

Al giro 23 le due Ferrari comandano indisturbate, con Verstappen a 5 secondi e Norris a 6.

Al giro 27 Max si ferma e, scontando la penalità, precipita quindicesimo.

Al giro 31 é il turno di Norris, seguito, a quello successivo, da Leclerc. Ancora un giro ed é il turno di Sainz.

Al giro 40 le due Ferrari marciano tranquille al comando, con Norris a 5 secondi da Leclerc. Verstappen é risalito in sesta posizione, e davanti ha Hamilton ad 8 secondi.

A 10 giri dalla fine, complici i doppiati, Norris si porta ad un solo secondo da Leclerc. Ma non deve nemmeno tentare il sorpasso, perché il monegasco rischia di piantarla nel muro e deve fare passare l’avversario.

Ma non c’è più tempo per andare a prendere Sainz, che vince un GP dominato, davanti a Norris, Leclerc, Hamilton, Russell, Verstappen, Magnussen, Piastri, Hulkenberg e Gasly.

La Ferrari ha guadagnato un bel po’ di punti sulla McLaren e, con 4 gare e 2 sprint, si trova a 29 lunghezze, che non sono molti. Mentre per Norris le speranze di vincere il titolo si riducono, non solo per i punti da recuperare, ma anche perchè Verstappen gli ha fatto capire che è disposto a tutto pur di tenerselo dietro. E i commissari non saranno sempre così severi.

Fra solo una settimana si va in Brasile, e, visto che non c’è due senza tre, ci sono buone speranze di continuare a divertirci

P.S. Il BOP della FIA sta decisamente dando i suoi frutti. Meglio così o aggiungere peso a chi vince come fanno nel WEC? La differenza è che la zavorra viene dichiarata, ciò che ha fatto passare un’auto dal vincere 40 gare di fila a al non riuscire ad arrivare podio no.

P.S. 2 ma, visto che rallentare la macchina non basta, è giusto che intervengano anche sul pilota, che la smetta di prendersi certe libertà, così siamo sicuri sicuri di continuare a vedere uno spettacolo entusiasmante.

P.S. 3 L’avevo già detto ma lo ripeto: la Ferrari rimpiangerà a fine stagione il black-out avuto dopo Montecarlo, nel momento in cui la forma era al massimo.

P.S. 4 Oggi Fernando ha fatto 400. Questo record gli resterà probabilmente per lunghissimo tempo. E ha ancora tempo per stabilire qualche altro record, sperando che arrivi a godersi la macchina di Newey.

P.S. 5 in questo week-end la gang di Sky si è superata. Probabilmente il clima festoso del Messico ha peggiorato la situazione. Forse pensano di attirare i giovani con questa modalità di racconto. Ma non escluderei la possibilità che i giovani li seguano solo per farsi due risate.

P.S. 6 In una interessante intervista al podcast “High Performance”, Otmar Szafnauer, ex TP di Alpine, ha raccontato come funzionavano le cose nella squadra francese, dalla quale è stato allontanato lo scorso anno. Dal suo racconto, si capisce come mai la squadra francese si trovi nella situazione attuale. Vive la France.

P.S. 7 c’è chi supera Verstappen e chi non riesce a passare Russell che ha l’ala rotta. E c’è chi viene assunto dopo 3 anni che combina poco o niente, con uno stipendio da favola, e chi viene mandato via al massimo della forma.

F1 2024 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Come di consuetudine dal Texas al Messico e’ questione di un attimo e il circus ritorna in pista per il Gp del Messico sulla pista dedicata ai fratelli Rodriguez.

Secondo di un trittico di GP che si concludera’ il prossimo weekend in Brasile, il gp messicano e’ solitamente una tappa particolare per le condizioni ambientali in cui si disputera’. Aria rarefatta, difficolta’ di gestione delle temperature di freni e PU e componente turbo della suddetta che ”pesera”’ di piu’ sul piatto delle prestazioni, saranno un rebus che i team dovranno cercare di risolvere in fretta e potrebbero far emergere team che non ci si aspetta.

Inaspettati come l’esito del gp texano che ha visto una Ferrari dominante e un Verstappen allargare la forbice di punti nei confronti di Norris. Davvero impronosticabile e che mette sotto un’altra luce questo finale di stagione.

immagine da reportageonline.it

In Messico potrebbero cambiare molte cose ma e’ indubbio che la Scuderia si presenta con l’intenzione di ripetere il successo di Austin. Questa e’ una delle tappe che Sainz, insieme a Las Vegas, aveva pronosticato come piu’ probabili per una vittoria delle rosse e lo diventa a maggior ragione dopo i fasti texani.

Come al solito dopo un successo cosi’ netto, gli uomini di Maranello hanno dovuto fare i conti con una ventata di ottimismo ed euforia che gia’ in passato e’ stata presto abbattuta da controprestazioni piuttosto eloquenti. Sarebbe un peccato se anche questa volta a Maranello perdessero l’occasione di cavalcare l’onda di un successo che potrebbe davvero aprire grosse prospettive guardando al mondiale costruttori. Per quello piloti ci vorrebbe un mezzo miracolo oppure uno scambio Norris/Verstappen e non sembra proprio il caso.

Austin poteva essere un altro chiodo sulla bara per Red Bull e invece, ovviamente grazie al 33 olandese, si e’ rivelata probabilmente come la tappa decisiva per la conquista del mondiale piloti. Max esce da Austin con piu’ punti di distacco nei confronti di Norris rispetto a Singapore e gia’ questo ci fa capire come la tappa texana sia stata un successo. La RB20 sembra aver fatto un passo in avanti in termini di prestazioni ma, nel confronto con McLaren, e’ apparso piu’ che mai lampante che la differenza vera l’hanno fatta i piloti di punta.

immagine da racingnews365.nl

Proprio Norris ha dovuto ammettere nel post GP di aver ”guidato come un Muppet” allo start del GP fino a curva 1. Troppo morbido l’inglese e spietato e cinico l’olandese come al suo solito, che puo’ contare anche su una certa benevolenza da parte degli steward. La Mclaren c’e’ ma non cosi’ forte come ci si sarebbe aspettati ad Austin, con un Piastri oltretutto molto al di sotto dei suoi standard. Tutto e’ ancora possibile ma nubi minacciose di stagliano all’orizzonte.

Chi ha perso il bandolo della matassa e’ la Mercedes, afflitta dalla imprvedibilita’ della W15, la sui finestra di utilizzo molto stretta condiziona piloti  e prestazioni. E in questo momento chi ne soffre di piu’ sembra essere l’epta campione inglese, non un bel viatico verso l’approdo a Maranello ma si sa che in Via Abetone non ci arriva mica solo perche’ e’ (stato?) un signor pilota.

Come detto in Messico potrebbe essere una manna per i team che si giocano i punti per i piazzamenti fino al decimo posto. Racing bulls, Haas e Williams si fanno preferire sulle altre considerando soprattutto la verve delle new entry Colapinto e Lawson, mentre Alpine, Sauber e Aston Martin sembrano tagliate fuori anche se quest’ultima potrebbe sfruttare le condizioni uniche di Citta’ del Messico per un prova quantomeno dignitosa.

immagine da motorsport.com

Pirelli portera’ le mescole piu’ morbide a disposizione con una gara che si prevede, safety car permettendo, con un solo pit stop.

Dogliamoci subito l’imbarazzo dicendo che e’ alquanto improbabile che la Ferrari posssa rapprsentare in questo finale di stagione il classico ‘godereccio’ tra i due litiganti, quanto meno se si considera l’obbiettivo grosso di un successo in una delle due classifiche mondiali. Red Bull e soprattutto McLaren non sono improvvisamente sparite e torneranno piu’ forti rispetto a quelle viste in Texas anche se il piu’ grosso nemico della Ferrari e’, come storicamente accade, la Ferrari stessa.

C’e’ da considerare che la doppietta di Austin su una pista molto esigente e completa e’ pero’ un bel biglietto da visita in vista del finale di stagione e che potrebbe portare a scenari davvero inaspettati. Vediamo se la sindrome da auto-sabotaggio restera’ lontana da Maranello oppure se sara’ comunque meno impattante dei vari trick vietati a McLaren e Red Bull.

Tanto alla fine sappiamo gia’ che rimpiangeremo amaramente il blackout che la Scuderia ha avuto tra Giugno e Luglio, quando si e’ sbagliato tutto quello che si poteva e alla fine il mondiale lo vincera’, giustamente, quello che ha sbagliato meno portandosi a casa il quarto mondiale consecutivo.

*immagine da notizienazionali.it

Rocco Alessandro

MANDRAKE

Non c’è bisogno che vi spieghi chi sia Mandrake e soprattutto quello che si inventava pur di raddrizzare una situazione a suo favore, perché assistere al GP degli Stati Uniti, è stato come essere testimoni di una vera e propria mandrakata da parte di Verstappen, LeClerc e tutta la Ferrari.

Innanzitutto chi è il vero vincitore del GP svoltosi domenica scorsa? Il sottoscritto non ha dubbi, di sicuro è stato Max Verstappen. Con tutto il rispetto per la doppietta Ferrari, della quale ne parlerò dopo, mi pare evidente che la vera attenzione in questo momento sia rivolta tutta verso il decidere su chi sarà campione del mondo e, il fatto che Charles sia stato “dimenticato” dalla regia (fosse sempre cosi ci metterei la firma!), ne è la prova concreta. Per Norris è, anzi era imperativo, finire ogni GP con uno scarto da Verstappen di almeno sette punti. Dico era perché il primo dei sei GP è andato e naturalmente, considerando che l’inglese è finito dietro il campione del mondo, ora lo scarto con cui deve terminare i restanti GP inevitabilmente aumenta. Inutile esercizio aritmetico il mio comunque, perché già prima del Texas l’impresa per Norris era improba, figuriamoci ora dopo la mandrakata che ha fatto il campione del mondo. Red Bull si è presentata in quel del Austin con dei correttivi (ormai gli aggiornamenti servono solo a risolvere i casini fatti con gli upgrade portati in precedenza) alla vettura, per cercare di arrivare a fine mondiale con almeno uno dei due titoli al sicuro e, considerando come si è svolto il week end, questi aggiornamenti di certo non sono stati miracolosi (esistono i miracoli in F1?) perché non abbiamo visto la RB20 dominare o comunque avere un vantaggio di quattro decimi al giro sul resto del mondo. Il vero aggiornamento della Red Bull si chiama Max Verstappen, il quale nel momento in cui il gioco si fa duro, nel momento in cui l’odore dell’obiettivo si fa sempre più intenso, ecco che si mette in modalità “non si fanno prigionieri” e semplicemente non ce n’è per nessuno. Il buon Lando è un pilota molto veloce e, purtroppo per lui, la velocità unita ai bei sorrisi che sfoggia in ogni occasione, servono a ben poco contro un animale quale è il suo avversario ed infatti, li dove bisogna avere nervi saldi ed una tenuta mentale non indifferente, ecco che crolla e tutte le sue certezze si sciolgono come neve al sole. Lando semplicemente non è all’altezza del compito assegnatogli, inutile girarci attorno e, semmai qualcuno aveva ancora dubbi o Dio non voglia aveva speranze perché potesse vincere un mondiale (perché sarebbe puro masochismo sperare in questa impresa per l’inglese!), di certo il Texas ha fugato ogni incertezza a riguardo. L’emblema di ciò che affermo sono stati gli ultimi giri del GP americano, in luogo del quale si è consumata la mandrakata dell’olandese tenendo dietro il povero Lando: gioia per gli occhi per chi stava sul divano di casa e, agonia lenta e dolorosa per chi era dietro il campione del mondo che disperatamente tentava di sorpassarlo. Il problema di Lando (eppure in Austria ha avuto un assaggio di tutto ciò) che non gli vuole entrare nel cervello, è che se vuole sorpassare Verstappen in gara, mentre si sta giocando un mondiale tra le altre cose, è quello che deve accettare che per riuscirci deve arrivare al contatto, perché alla fine della percorrenza della curva ne deve uscire solo uno, cioè Max oppure nessuno di tutti e due! Durante i tentativi di sorpasso Verstappen faceva quello che voleva in barba al regolamento, che dice che non puoi sforare oltre un certo numero di movimenti (sigh) in difesa e, Lando non ha fatto altro che cadere nella sua rete e con lui, tutta la squadra: infatti anche loro sono stati degli ingenui visto che non hanno detto al loro alfiere di restituire subito la posizione, in maniera tale da riprovarci nei giri finali (ne mancavano ancora tre), dato che l’inglese aveva gomme più fresche. In tutto questo dramma che si consumava ai danni di Norris mi sono chiesto dove fosse Piastri. Perché il giovane e promettente australiano, quando c’è da vincere, è sempre presente mentre quando c’è bisogno di lui, praticamente è assente. Cosa sarebbe stata la lotta tra i due contendenti al titolo se Max fosse stato disturbato dal compagno dell’inglese papaya? Suppongo che Max avrebbe dovuto fare il doppio del lavoro o, per meglio dire, una mandrakata ancora più eclatante. Indipendentemente dalle scialbe prestazioni di Piastri in Texas, il quale al momento è troppo altalenante e probabilmente inesperto per contare su di lui, il responsabile di tutto questo rimane sempre il buon Lando il quale, ha vanificato nuovamente una partenza dalla pole, che persino Russell dai box aveva letto. A mio modesto giudizio il mondiale si chiude ad Austin e sebbene mancano ancora cinque GP, dove sicuramente tutto può succedere, le probabilità ormai pendono tutte dalle parte di Max il quale, mai come quest’anno andrà a vincere un mondiale dove ha fatto di sicuro la differenza: un campione si vede proprio in situazioni come quelle che sta vivendo Verstappen in questo 2024 e cioè, quando c’è da vincere lo fa e, quando c’è da massimizzare il potenziale che ha a disposizione, semplicemente porta il risultato a casa… chapeau!

Chi di certo non è stato a guardare ed aveva già capito tutto, in fase di partenza, è stato proprio il nostro Mandrake rosso LeClerc che addirittura partiva dietro il suo coriaceo compagno di box. Naturalmente la Sprint Race, che purtroppo inquina un weekend che non ha bisogno affatto di questo format, non ha fatto altro che far incazzare (agonisticamente parlando) prima il monegasco e, fargli prendere le misure dopo per la gara di domenica. Charles già sapeva tutto: sapeva che aveva la macchina per vincere, sapeva che se voleva tagliare il traguardo per primo doveva come minimo uscire da curva uno davanti a Carlos e, soprattutto sapeva cosa avrebbe fatto Verstappen in partenza. Il monegasco, freddo come un consumato Killer, non si fa pregare per quell’occasione che gli viene donata e semplicemente fa quello che ci si aspetta da uno come lui. La vera cosa che a Charles manca in questo momento è quella di gareggiare in questo modo per un lungo periodo: il monegasco, a causa principalmente di non avere sempre un mezzo all’altezza, è costretto spesso e volentieri a rimanere a remare in posizioni di rincalzo mentre, come già detto più volte, stare davanti non fa altro che aumentare la tua fiducia perché essere in testa, ti pone in una condizione mentale che è completamente diversa dallo stare terzo o quarto. La regia ha “dimenticato” Charles come quando succedeva con il Michael dei bei tempi che furono eppure, nella sua solitudine, il monegasco ha dovuto gestire gomme e vettura e nel contempo si preoccupava di non essere rotto le palle dal compagno, chiedendo via radio alla squadra la strategia che lo avrebbe lasciato in una posizione di sicurezza. Visione di gara, gestione impeccabile delle gomme che si vanno ad aggiungere al resto del repertorio che già aveva… a Charles manca solo una cosa che vanno a completare il pacchetto di questo pilota ed è il mondiale. Al campione in pectore della Ferrari si unisce il compagno di squadra che, proprio grazie alla sua bravura (Sainz non ha il talento di Charles eppure è proprio la sua attitudine al lavoro che lo rendono pericoloso… che coppia di piloti che ha la Rossa!) ha costretto Charles ad alzare il tiro, come si suol dire e quindi, inevitabilmente lo ha messo in condizioni di migliorare. Ferrari, inteso come Team, dal canto suo non è stata da meno visto che la vera mandrakata, è stata quella di anticipare gli sviluppi che proprio ad Austin avrebbero dovuti portare, in modo tale che hanno avuto tutto il tempo per iniziare a comprenderli e, la pista texana  è servita solo come banco di conferma. Quanto visto domenica scorsa lascia ben sperare e nel contempo deve far stare con i piedi per terra: alla fine del mondiale mancano ancora cinque GP dove tutto può succedere, mandrakate incluse.

Vito Quaranta

LE NON PAGELLE DI AUSTIN 2024

La lunga, quanto inedita, pausa autunnale, si è fatta sentire: c’era voglia di azione e al COTA di Austin, Texas, nessun pilota si è risparmiato e tutti (tranne uno) si sono divertititi e ci hanno fatto divertire. Quell’unico pilota che non si è divertito risponde al nome di Lewis Hamilton che smentisce il suo straordinario curriculum su questo circuito (ricordiamo che ne è stato il primo vincitore nel 2012 quando era ancora in McLaren ed altre quattro volte con Mercedes) riuscendo nella poco gloriosa impresa di sbagliare tutte le sessioni del week end.

Si arriva ad Austin con l’ennesima polemica tecnica. RBR, infatti, pare sia stata scoperta ad utilizzare un dispositivo in grado di alterare l’assetto della vettura, giocando sull’altezza da terra del fondo, tra qualifiche e gara. Grazie a ciò, si dice, RBR ha potuto aggirare il divieto di lavorare sulle vetture in regime di parco chiuso. Lasciate che dica due parole su questo escamotage. Se sono poco commendevoli i tentativi che tutte (diciamocelo) le squadre fanno per trarre vantaggi velocistici a dispetto del regolamento tecnico figuriamoci quanto può esserlo uno che aggira un principio cardine (che si sia, o meno, d’accordo) che caratterizza la F1 ormai da parecchi anni: una volta settata la vettura al sabato poi non si tocca più. I “trucchetti” utilizzati per far andare più veloce la vettura sono da condannare, certamente, in quanto illegali – ultimi ma non ultimi, è proprio il caso di dirlo, la presunta valvolina di RBR che fa girare di più la ruota all’interno della curva e lo pseudo-DRS di McLaren – ma, in qualche modo, fanno parte di un gioco, quello della Formula 1, in cui si cerca sempre la massima prestazione. Quando si “sforano” i parametri tecnici si va in fallo e non lo approvo, questo è certo, ma lo capisco e lo comprendo perché si è comunque dentro una sorta di logica condivisa, per quanto illegale, che costituisce la trama di una gara di Formula 1 e dell’intera stagione. Tuttavia, questo trucchetto di RBR mi sembra che vada oltre quanto appena descritto. A prescindere dagli effettivi benefici che possa averne ricevuto, invero pochi a guardare la seconda parte del campionato (oppure tanti se si suppone che senza il trucchetto forse RBR sarebbe stata molto più in difficoltà di quanto già è apparsa), questo trucchetto non è solo illegale ma è anche sleale. Si colloca, cioè, su un piano di slealtà a mio avviso superiore a quello del tecnicismo che sfora i labili e grigi confini dei parametri costruttivi della vettura. È immorale al quadrato, per usare una facile formula. Non è questa la sede per disquisire sulle convergenze e divergenze tra legalità e moralità e su come si possa essere leali pur essendo illegali o viceversa. Mi basti dire che gli artifici e raggiri tecnici si possono collocare su una certa scala di illegalità, diciamo livello del baro A. Poi posso dire che c’è una scala B del baro, di per sé più grave, nella quale anche la più lieve infrazione è comunque più grave della peggior infrazione compresa nella scala A. Ecco, il dispositivo sul cosiddetto “T-Tray” di RBR, secondo me, fa parte di questa scala B. Diversamente da ali flessibili, olio birbante, valvoline birichine, finti DRS e quant’altro la modifica dell’assetto in regime di parco chiuso si colloca su un altro livello, su un’altra scala, è sleale in modo più profondo di quanto non lo siano i trucchetti sopra citati. Se tutto ciò è minimamente comprensibile allora sarà comprensibile anche il perché mi spingo a condannare molto più questo escamotage degli altri e a rimproverare la FIA per non aver preso provvedimenti esemplari. È sempre antipatico vedere qualcuno performare oltre il proprio merito ma lo è ancora di più se nel farlo si va contro dei principi che con quei, pur distorti, meriti non hanno nulla a che vedere. Può essere che in un prossimo futuro vedremo la FIA, svegliatasi finalmente, accanirsi contro la RBR su questo punto e allora sarò soddisfatto.

Ma ne dubito.

Quanto sopra lascia molto amaro in bocca ed è un peccato perché stiamo assistendo ad un campionato magnifico in cui ogni gara presenta situazioni complesse e difficili lasciando molta incertezza sul come si svilupperà. Tutto ciò rende le gare spettacolari ed emozionanti come non accadeva da tempo.

E questo GP non si sottrae a tale magnificenza: si colloca certamente tra i più belli del 2024. Perché? Perché sono successe tantissime cose e non sarà facile tirare i fili per capire come si sono comportati i piloti: tra situazioni contingenti, strategie difficili da interpretare e l’incognita gomme hanno avuto un bel daffare.

E dunque?

LECLERC

Che siano pagelle o non pagelle il voto al buon Charles deve essere il massimo. Ha fatto tutto quel che serve per vincere un GP: è stato veloce, accurato, non ha commesso errori, ha gestito ottimamente le gomme, ha approfittato delle situazioni a suo favore e ha amministrato a dovere la miglior strategia. Che cosa si vuole di più? Partiamo dalla garetta del sabato, di cui per coerenza non vorrei parlare visto quanto mi sia invisa concettualmente, ma che ha mostrato quanto entrambe le Ferrari fossero decisamente in palla e, numeri alla mano, assolutamente in grado di vincere la gara, quella vera. E forse anche la garetta se Sainz non avesse voluto mostrare e di-mostrare (con la mossa geniale tra le curve 15 e 16, presto copiata dallo stesso CLC e dagli altri piloti il giorno successivo) quanto improvvida sia stata la scelta di scaricarlo. In qualifica, la bandiera gialla durante il giro decisivo impedisce al nostro di puntare alla pole ma la seconda fila va comunque bene. Nella gara, il colpo di genio Charles lo fa al via. Intuendo che Max avrebbe fatto di tutto per sopravanzare Lando alla prima curva decide di stare interno per approfittare dell’ipotetica opportunità (e anche, ça va sans dire, per mettere in difficoltà Sainz…). Opportunità che puntualmente si presenta e che gli consente di arpionare il primo posto. Riparte bene dopo la SC del terzo giro nonostante la pressione di Verstappen. Quel che poi fa è ancora più interessante: stacca agevolmente Max rifilandogli una dozzina di secondi in 25 giri. E attenzione, stiamo parlando di un Max ringalluzzito dagli aggiornamenti RBR che seppur non rivoluzionari sembrano comunque portare acqua al suo mulino. È sagace, Charles, quando arriva la lunga finestra dei pit stop, a tenere ben saldo il timone della strategia: sa che è Max quello da “marcare” con attenzione e lo fa bene. Con le gomme bianche viaggia con una certa prudenza per qualche giro. Supera un (poco sorprendentemente) arrendevole Piastri senza perdere tempo e poi tiene un ritmo notevole per tutto il resto della gara. Quando capisce che McLaren (che nei team radio a Norris millantava ritmi di due secondi al giro superiori a tutti) non ne ha per potersi avvicinare prova anche a portarsi a casa il punto addizionale del giro veloce che è l’unica cosa che gli sfugge in questo fulgido GP ma poco male. La battuta che tutti giornalisti hanno fatto è che tolti a McLaren e RBR qualche “trucchetto” la Ferrari si ritrova con una doppietta inaspettata. La realtà credo sia molto più prosaica e concreta. Da Zandvoort in poi Ferrari è riuscita via via a trovare un buon compromesso su tutte le componenti della vettura al punto tale che, soprattutto in gara, non ha la più necessità di fare molto tyre-saving e può esprimersi velocisticamente al meglio delle sue possibilità. Quand’è così, ad un pilota come il nostro buon Charles, basta chiederlo! Bravissimo!

SAINZ

Voti alti anche per Carlos che fa un week end sostanzialmente in coppia con CLC. Nella “garetta” esagera un poco nella lotta fratricida ma vista la sua situazione possiamo fargliene una colpa? E poi quella geniale mossa in curva 15-16 vale il week end. In qualifica gli sta addirittura davanti. Diversamente da Leclerc alla partenza del GP non tiene conto delle probabili “cornate” tra i due davanti e ne approfitta solo a metà: supera agevolmente Norris ma è costretto ad accodarsi Max al quale mette subito molta pressione. Un piccolo problema non gli consente di mantenere viva la lotta con Max sicché è costretto strategicamente a fare la mossa per primo: al 20° giro pitta per tentare l’undercut. Max decide di non seguirlo e il gioco è fatto. Dopo tutto il giro dei pit stop si trova in seconda posizione a circa 6 secondi da Leclerc e con Verstappen dietro di lui a un paio di secondi. Max non è un pensiero perché preferisce guardarsi le spalle dal rientro di Norris sicché Carlos può comodamente dedicarsi a gestire il resto della gara. Secondo posto che vale oro per il costruttori e spasmodica attesa per il Messico. Va bene? Va bene!

VERSTAPPEN

Max arriva ad Austin con una RBR leggermente migliorata ma accompagnato dalle polemiche sul sistema per cambiare assetto tra qualifiche e gara. Si tratta di una spada di Damocle (morale, se non altro) della quale ho già parlato più sopra e sulla quale non mi dilungo e di cui il suo smisurato talento non ha alcun bisogno. Infatti, al sabato “poletta” e “garetta” sono sue: la sua abilità straordinaria e controllo senza pari risaltano ancora di più quando gli altri stanno ancora annaspando alla ricerca del miglior assetto. Forse avrebbe fatto un po’ più di fatica, nella garetta, se i due ferraristi non avessero indugiato in qualche scaramuccia di troppo ma importa? Il suo obiettivo da qui alla fine dell’anno, forte dei 50 punti abbondanti di vantaggio su Norris (e un’ottantina su Leclerc) è quello di massimizzare quanto più possibile. Sicché, in quest’ottica, non poteva passare un sabato migliore. Alla domenica, sempre con in mente questo obiettivo, punta subito Lando alla partenza: attacco “telefonatissimo” di cui l’unico a essere sorpreso pare proprio Landino nostro che non sa come reagire. Poco importa, a Max, che Leclerc ne approfitti: basta stare lì in zona e il suo obbiettivo è alla portata. Che sia questo il suo unico pensiero lo vediamo al giro 20, quando Sainz, terzo dietro di lui in quel momento, apre le danze dei cambi gomme dei primi cinque. Ebbene, in un contesto normale, con circa 2 secondi di vantaggio in quel momento, Max avrebbe dovuto “marcarlo a uomo” ma non lo fa. La ragione è semplice. Chi deve controllare è il solo Norris e non pitta. Non può comunque farne a meno, una mezza dozzina di giri dopo, perché le gomme presentano il conto ma la mossa è sempre e comunque da leggersi in funzione anti-Norris: impedire l’undercut è un must. L’overcut, di contro, può essere tenuto sotto controllo: per quanto più veloce verso la fine, Norris dovrà comunque superarlo e tutti sanno, Max per primo, quanto sia difficile. Meglio, dunque, sacrificare la posizione su Sainz che rischiare di perderla su Norris. Tutto quanto previsto avviene e quando negli ultimi giri Lando lo raggiunge assistiamo ad un bellissimo duello in cui Max mette in mostra tutte le sue migliori qualità che stavolta lo vedono protagonista nel ruolo di difensore anziché in quello di attaccante. Per diversi giri assistiamo ad una vera e propria lezione di come si fa a difendersi nel motorsport su circuito: gestione dell’uscita curva prima di ogni rettilineo, chiusura degli interni sulle curve a stretto raggio, gestione della parte elettrica, traiettorie giuste in ogni situazione. Semplicemente straordinario! Anche quando, a 5 giri dalla fine, Lando sembra finalmente aver trovato il momento giusto, Max non perde lucidità e con una furba manovra alla curva 12 costringe Lando a uscire dalla pista stando ben attento ad avere il muso davanti nel punto di corda della curva, il cosiddetto “apex”. La lucidità consiste nel sapere che se Norris sfrutta il tratto off track per superarlo sarà penalizzato e poco importa se la sua mossa verrà giudicata furbetta: fino a lì ne avevano pagato le conseguenze Tsunoda e Gasly e non c’era ragione per pensare che con lui i solitamente magnanimi commissari avrebbero preso decisioni diverse. Tant’è, infatti, che Lando “casca” nella sua trappola e riesce a portare a casa l’obiettivo che voleva, uscendo dal COTA con più punti di vantaggio sul secondo di quando c’era entrato. Chapeau!

NORRIS

Il voto che si merita Lando, in Texas, non può che rispecchiare i momenti clou che l’hanno visto protagonista: la partenza e il duello finale con Verstappen. Tutto il resto conta relativamente, salvo il fatto che gli ingegneri che gli telefonano promettendogli mari e monti come un call center qualunque non hanno fatto, diciamolo, una bellissima figura. “Prevediamo un ritmo di 2 secondi al giro più veloce di tutti negli ultimi 15 giri e punteremo direttamente a Sainz” gli dicono. Lando crede loro così tanto che, dopo il pit al 31° giro, passa anche 5-6 giri a “introdurre” dolcemente le gomme bianche. Quando finalmente gli danno il via libera la realtà colpisce Lando direttamente sul naso! Per fortuna ha il casco. Il ritmo è sì più veloce di quello di Max ma di 7-8 decimi/giro, non certo di 2 secondi! Ora, so che non dev’essere affatto semplice maneggiare la mole di dati che arriva sulle dashboard analitiche delle strategy room ma se persino ad un “divanista” come il sottoscritto quei calcoli parevano abnormi (e non per sensazione ma per semplici comparazioni con la differenza di ritmo dei piloti che avevano già cambiato gomme) come è mai possibile che in McLaren abbiano commesso un errore di valutazione così grande? Infatti, Lando fatica molto più del previsto anche solo per raggiungerlo, Max. E quando gli arriva a tiro il suo vantaggio di ritmo è ridotto a 3 decimi. Ma andiamo con ordine. Avevo scritto che il suo voto dipende dai due momenti clou della sua gara e il primo è stato alla partenza dove il nostro scatta perfettamente, persino meglio di tutti!, e giustamente si porta subito verso l’interno per chiudere ogni spiraglio all’arrembante Max. E poi? E poi non completa la manovra! Cioè non prende la corda di curva 1! Francamente non so cosa pensare. Chiunque sapeva che Max ci avrebbe provato. L’ha detto lui stesso, l’ha detto Leclerc il giorno prima annunciando neanche troppo surrettiziamente che avrebbe cercato di cogliere ogni opportunità, l’ha detto la storia dei loro confronti anche recentissimi. Perché, dunque, Lando non ha completato la manovra? Cosa gli sarà passato per la testa? Oppure, meglio, cosa NON gli è passato per la testa? Se Max ha brillato per la straordinaria lucidità in ogni fase di gara lui, che pure a parole gli vorrebbe contendere il titolo, non mi pare capace di fare lo stesso. Fatto sta che non completando la manovra lascia quel minimo spiraglio che consente a Max di fare quello che tutti sapevano avrebbe fatto: infilarsi all’interno e succeda quel che succeda. Per fortuna l’istinto lo sorregge e riesce ad evitare lo scontro. Scontro che avrebbe danneggiato più lui di Max in ottica mondiale e che è un’altra delle ragioni per cui Lando avrebbe dovuto aspettarsi l’attacco. Ad ogni modo, allarga sulla destra rallentando di colpo e il loro tira-e-molla consente a Leclerc di involarsi in prima posizione. Gli va male perché anche Sainz si infila e si mette tra lui e Max. Di lì in avanti sono di nuovo gli ingegneri, questa volta in veste di grillo parlante, che gli consigliano di non forzare il ritmo. Decisione spiegabile solo con le misurazioni del giorno prima, durante la “garetta”, che hanno visto le gomme gialle consumarsi più del previsto. Vero. Ma è anche vero che dopo la garetta ci sono state le qualifiche e, suppongo, pure qualche gara di contorno, la pista è più calda, più gommata, più pronta. Mi pare strano che questi parametri non siano stati considerati. Ancora più strano dopo che nei primi 10 giri si vedeva Leclerc andare con un ritmo velocissimo senza preoccupazioni di consumare le gomme. Insomma, con tutto questo popò di informazioni pure il sottoscritto, laureato in motorsport da divano, stavo “spingendo” idealmente Lando a tirare fuori il suo meglio. Quando Max pitta Norris, ancora con le gialle, si mette a girare un secondo (1 sec!) al giro più veloce di quanto faceva prima. Nel duello finale, invero bellissimo fino alla sua deludente conclusione, Lando fa molta fatica, molta più di quanto preventivato dai suoi ingegneri e, forse, da lui stesso. Quel che non gli perdoniamo è, ancora una volta, la perdita di lucidità nel momento clou. Quando finalmente sembra aver trovato lo spunto giusto per superare Max Lando non pensa minimamente alla possibilità che Max lo porti fuori in curva 12 e decide di resistere, testardamente, all’esterno della stessa curva. Non v’è chi non veda, in quella condizione la mossa più sagace è quella di provare l’incrocio in uscita, manovra che è tanto più efficace quanto più hai costretto l’avversario ad allungare la frenata. E invece no, Lando, che pure in passato, in circostanze analoghe, non aveva lesinato in questo tipo di mosse, non fa nulla di tutto ciò e cade nella trappola ben congegnata da Max. Non ha, poi e nuovamente, la lucidità di restituire immediatamente la posizione: mancavano ancora 4 giri e la possibilità di riprovarci era concreta. Forse in questo è stato mal consigliato dal suo muretto (ancora una volta!). Sta di fatto che la penalità di 5 secondi arriva puntuale e devono pure stoppare Piastri nell’ultimo giro altrimenti rischiava anche il quarto posto. In tutto questo il voto precipita in aree che di lusinghiero hanno ben poco. Certo, però, che la McLaren così preponderante delle 4-5 gare precedenti a Austin non si è vista affatto sicché se è vero che Lando e il suo muretto strategico hanno deluso assai è forse ancora più vero che gli aggiornamenti portati al COTA, circuito con tutte le caratteristiche possibili in cui serve un bilanciamento perfetto, non sembrano aver dato risposte positive. E tutto questo al netto della sparizione dello pseudo-DRS. In questo modo il mondiale non arriva, caro Lando!

PIASTRI

Anonimo tutto il week end. Non è passato inosservato il suo arrendevole comportamento contro Leclerc, intorno al 30° giro, quando si è fatto letteralmente da parte senza opporre alcuna difesa e senza, cioè, far nulla per favorire il compagno di squadra. Qualcosa dovrà pure significare, no?

RUSSELL

Il week end di Giorgino è stato caratterizzato da alti e bassi. Anche Mercedes ha portato aggiornamenti ma non pare che abbiano dato sicurezze ai piloti, curiosamente vittime dello stesso incidente nella stessa curva. Mentre quello di Russell lo costringe, sostanzialmente, alla partenza dai box (peraltro per una penalità abbastanza rara con i tecnici che dimenticano di mettere i sigilli da parco chiuso nel post-qualifica), quello di Hamilton costa la gara ma questo è: un sottosterzo improvviso e senza avvisaglie che è abbastanza raro vedere con questo tipo di vetture a effetto suolo. Staremo a vedere. Giorgino, comunque, ha fatto una bella gara, assai gagliarda, con duelli all’ultimo sangue con chiunque gli si parava davanti e alla fine si merita un buon voto.

I SORPASSI – voto 8 ai piloti e 5 ai commissari.

Faccio un inciso sui sorpassi sfruttando la penalità comminata a Russell. Al tredicesimo giro Giorgino incalza Bottas in fondo al lungo rettilineo tra la 11 e la 12 e vedendo che quest’ultimo non fa nulla per difendersi (davvero? Bottas non fa nulla per difendersi da un sorpasso? Ohibò! Quale impensabile e bizzarra evenienza!) si infila in un classico quanto facile sorpasso frenando all’interno. Ecco, così descritte, le circostanze non sono di quelle che possano far pensare ad una penalità che invece, sorprendentemente, viene comminata a Russell. Non influisce sul risultato finale della sua gara ma è una penalità che dà da pensare. Il caso, e solo il caso!, ha voluto che nell’apex della curva il muso della Sauber fosse davanti a quello della Mercedes di qualche centimetro ma ciò è accaduto per ragioni, per così dire, naturali, per la normale dinamica di come si stavano comportando le vetture in quel frangente. Non è stato Russell a spingere Bottas all’esterno né è stata un’arcigna difesa quella che ha portato quest’ultimo oltre il cordolo bensì un naturale svolgersi degli eventi. Un sorpasso normale e regolarissimo, mal gestito in difesa da Bottas che ha avuto come conseguenza che quest’ultimo sia finito un po’ troppo largo in uscita di curva. Secondo me non c’era nessuna penalità da assegnare e continua la mia perplessità su alcune decisioni che nel corso dell’anno sono state prese e che qui ad Austin sono fioccate con troppa foga da parte dei commissari. Regole ferree per quanto oggettive, (il muso davanti all’apex), non possono determinare da sole la regolarità di un sorpasso quanto invece può fare una valutazione della dinamica e delle decisioni prese in quel frangente dai piloti. Sappiamo che questi piloti, che sono i migliori del mondo, sono capaci di valutare in frazioni di secondo quello che una persona normale fa non in secondi ma in minuti o ore (ammesso che ne sia capace!) sicché la valutazione della regolarità di un sorpasso deve per forza tener conto delle circostanze e delle decisioni prese dai piloti. Un ex-pilota può comprendere la dinamica di un sorpasso, e conseguentemente la sua regolarità, molto meglio di un qualsiasi parametro oggettivo. L’avere il muso davanti all’apex può essere un parametro di supporto, una sorta di euristica generale ma non può essere IL parametro decisivo. Il rischio è che manovre geniali e dalla dinamica perfettamente in linea con lealtà e correttezza vengano penalizzate mentre dinamiche scorrette o quantomeno poco sportive per non dire sleali vengano giudicate legali. Nel caso di Russell contro Bottas è evidente quanto sia quest’ultimo a prendere le decisioni sbagliate in quelle frazioni di secondo: prima lascia la porta aperta e poi abbozza una ormai inutile resistenza che ha come mera conseguenza l’uscire dal cordolo. La manovra di Russell è sostanzialmente pulita, non c’è nulla di sleale nel suo infilarsi all’interno perché, guardando le immagini, quando le due vetture impegnano la curva sono separate lateralmente da almeno un metro e mezzo! Tutto questo mi fa tornare al sorpasso non-sorpasso di Norris a Verstappen. Poco fa sono stato severo con Norris e gli ho rimproverato il non essersi mosso con sufficiente sagacia per provare il sorpasso in altro modo, magari incrociando e aspettando la congiunzione tra la 15 e la 16 per fare un sorpasso a là Sainz o quant’altro. Tuttavia, la dinamica della difesa di Verstappen in quel frangente a me pare chiaramente rivolta a far uscire Norris dal tracciato. Sapendo quanto è abile Max è perfettamente plausibile che durante quel duello avesse già scelto come comportarsi alla curva 12 quale che fosse la situazione e sapendo del parametro muso-davanti-all’apex abbia consapevolmente scelto di allungare oltremodo la frenata al solo scopo di superare il punto di corda con il muso davanti a quello di Norris. E tuttavia, in questo modo, si può dire che sia stata una difesa corretta quella di Max? Formalmente sì: aveva il muso davanti all’apex. Ma nella sua dinamica è stata decisamente scorretta: Max non ha puntato a fare la curva! Se si fosse visto che puntava a curvare anziché portare Norris fuori dal cordolo allora la penalità a Norris sarebbe stata sacrosanta ma così? Siamo davvero sicuri che il mero parametro sia giusto? Ora, mi si potrà obiettare, se non mettiamo un parametro oggettivo al quale appellarci qualunque decisione presa in base alla dinamica sarebbe discrezionale e foriera di polemiche. Vero. Ma se la direzione gara tende a decisioni di buon senso che in generale tengano conto anche delle dinamiche sarà più facile accettarne gli eventuali errori. Inoltre, i piloti saprebbero che la correttezza delle loro manovre verrà valutata in quanto tale e non solo in base a parametri misurabili sicché farebbero convergere e allineare i loro comportamenti. Intendiamoci, ciò non significa che non assisteremo mai a scorrettezze o a mosse sleali. Però dare un margine di discrezionalità al direttore gara o ai commissari deputati a decidere in queste situazioni che sia basato su criteri prettamente sportivi consentirebbe di punire i comportamenti scorretti che per furbizia o casualità rientrano nei parametri (com’è il caso di Norris-Verstappen di Austin) o, al contrario, evitare di punire comportamenti corretti con penalità che non hanno alcuna ragione evidente che non sia il mero trovarsi 10 cm più indietro nell’apex anche se il sorpasso è condotto perfettamente (come nel caso Russell-Bottas).

PEREZ

La luce è decisamente spenta.

HULKENBERG

Le Haas si sono dimostrate piuttosto efficaci a Austin ma per una volta è parso molto più in palla Magnussen di Hulk. Solo che a Magnussen è stata affibbiata una strategia a due soste che si è rivelata totalmente errata. Ciò ha consentito a Hulk, peraltro partito bene e con l’unico pit esattamente a metà gara, di giocarsi le sue carte con una certa tranquillità dovuta al fatto che non si è mai trovato nella bagarre più difficili.

LAWSON

Bell’esordio del neozelandese che, esattamente come l’anno scorso, punta a “fare legna” in gara più che a cercare la performance. Che non è nemmeno male: nelle circostanze un po’ anomale delle varie qualifiche texane condizionate da track limits a gogo i suoi crono ufficialmente registrati sono migliori di quelli ufficiali di Tsunoda. Ma è comunque in gara che fa vedere le sue qualità: sempre pulito e sempre “sul pezzo”, ha dato la sensazione che fosse tutt’altro che esordiente, come se guidasse in Formula 1 da 10 anni anziché da pochi giorni. Sembra un po’ come Piastri. Resta da capire qual è la sua velocità reale.

COLAPINTO

Quattro gare in Formula 1 con Williams e ha già più arrivi nei punti di Sargeant in due anni. Che gli si può chiedere di più? Qui a Austin mi è piaciuto per la lucidità che ha mostrato. Grintoso, sì, ma con la dovuta circospezione la qual cosa pare difettare al suo pur lodevole compagno di squadra, Albon, qui autore di svarioni poco eleganti. Non so come la pensate voi ma con ancora cinque gare da disputare ho la sensazione che questo ragazzo possa giocarsi bene le sue chance per rimanere in F1 anche nel 2025. A giudicare da alcune simpatiche interviste che si trovano sul web e il ragazzo pare anche essere dotato di personalità interessante e sappiamo quanto queste cose siano importanti. Bravo!

NOTE DI MERITO

Nonostante l’abbia criticato in occasione della sua disarmante condotta nel sorpasso subito da Russell, ho visto Bottas fare una prima parte di gara decisamente interessante, più o meno alla pari con chi gli stava intorno. Considerato il mezzo sconfortante che si ritrova e anche il tipo di circuito non è stato affatto male. Si è poi perso nella seconda metà ma per una volta non ha dato l’impressione di essere un ex pilota.

NOTE DI DEMERITO

Mi aspettavo molto di più da Alonso che in una gara dai contorni caotici e piena di bagarre complicate come Austin avrebbe dovuto far valere la sua esperienza ed entrare nei punti (come ha fatto Hulk, ad esempio).

NOTE CHE BEL CIRCUITO CHE È IL COTA

Per l’ennesima volta il COTA, anzi lo scrivo per esteso, il Circuit of the Americas, si dimostra uno dei circuiti “nuovi” con più personalità. Nuovo lo è per modo di dire visto che è dal 2012 che è entrato nel circuito mondiale ma dei cosiddetti “tilkodromi”, a mio modesto avviso, è il migliore insieme a Sepang e Istanbul. L’alternanza delle varie sezioni, l’una diversa dall’altra, è qui proposta in modo tale da conferire un minimo di fascino. Lo “snake” è il tratto più spettacolare. Il rettilineo dello start si inerpica sulla collina e si butta giù a sinistra con una curva ad angolo retto e carreggiata amplissima in modo da favorire traiettorie diverse. Il lungo rettilineo che porta alla 12 è adattissimo ai duelli ad alta velocità. Infine la parte più impegnativa in cui il raccordo 15-16 con due curve a raggio diseguale è anch’esso adatto a duelli spettacolari che portano poi alla difficilissima curva 19 (quella dei track limits per intenderci) percorrendo la quale la capacità di controllo dei piloti viene messa a dura prova. Quando un circuito è concepito così bene è quasi inevitabile che ne escano anche delle belle gare. Mi auguro che continui.

Ci vediamo in Messico!

LA FERRARI DOMINA AD AUSTIN. PUNTO.

Dopo la pausa autunnale, la F1 riprende dal Texas, ed è subito polemica. Qualcuno (la McLaren) ha spifferato alla FIA che la rivale per il titolo utilizza un trucchetto per cambiare l’altezza del vassoio in parco chiuso, cosa vietatissima dal regolamento e dal suo spirito.

Il delegato FIA e il suo tirocinante, in diretta mondovisione controllano e sigillano la brugola relativa. Questo trick doveva permettere alla Red Bull di andare bene sia in qualifica che in gara. E, infatti, Max fa la pole della garetta, e la vince pure, e poi manca la pole della gara vera solo perchè Russell decide di distruggere gli upgrade contro le barriere.

Garetta che ci offre un gusto duello fra i due ferraristi e una totalmente inutile prova di forza di Sainz ai danni del compagno. I due ferraristi si ritroveranno poi a partire appaiati in seconda fila.

Si spengono i semafori e i primi quattro scattano tutti benissimo. Ma c’è uno più furbo degli altri, e si chiama Charles. Verstappen attacca Norris, che gli ha lasciato un portone aperto, e lo porta largo. Leclerc, che probabilmente aveva già capito in anticipo cosa sarebbe successo, si infila indisturbato portandosi al comando. Max deve poi difendersi anche da uno scatenato Sainz, portatosi al terzo posto. Al terzo giro, quando Leclerc è ampiamente al sicuro dal DRS, Hamilton finisce ingloriosamente la sua gara nella ghiaia, e viene fatta uscire la safety car.

Si riparte al giro 5, con Max molto aggressivo, ma Leclerc ne ha di più e si mette a distanza di sicurezza. 

Sainz prova a stare vicino a Max, ma la sua macchina ha un problema e il distacco sale ad 1.5 sec. Per fortuna dello spagnolo, le cose si sistemano, ma ormai l’olandese è fuori portata.

Al giro 13, Charles ha già  5 secondi di vantaggio su Verstappen, con Sainz a 1.7 e Norris a ben 3 secondi dallo spagnolo.

Al giro 22 la Ferrari fa rientrare Sainz. Verstappen non si difende dall’undercut, e, ovviamente, nemmeno Leclerc lo fa, dall’alto degli ormai 10 secondi di vantaggio.

Al giro 26, Max rientra ai box, e ne esce ampiamente dietro a Carlos. Al giro successivo, si ferma anche Leclerc.

Le due McLaren non si fermano e, anzi, iniziano a girare più veloci di quelli che si sono fermati. Al giro 31, Leclerc raggiunge Piastri che non oppone resistenza. Contemporaneamente, si ferma Norris, che rientra in pista molto lontano da Verstappen. Al giro successivo è il turno di Oscar.

Con gomme nuove Lando e Oscar viaggiano 1 secondo al giro più veloce rispetto a Verstappen e Leclerc. Poi si calmano, e torna in cattedra la Ferrari, con i due piloti che, al giro 40, sono i più veloci in pista.

Al giro 44, Norris raggiunge Verstappen, e il duello inizia al giro 47.   Al giro 52 Lando tenta all’esterno di curva 12 e sorpassa Max passando per la via di fuga. L’olandese, che a sua volta è uscito dalla pista, vuole la posizione indietro, e l’inglese non gliela dà. L’incidente viene investigato, e il pilota delle McLaren si becca 5 secondi di penalità.

Finisce così con una splendida doppietta Ferrari, 18 anni dopo l’ultima negli USA. Seguono Verstappen, Norris, Piastri, Russell, Perez, Hulkenberg, Lawson, subito a punti al ritorno, e un grande Colapinto.

Tolta l’ala flessibile alla McLaren, tolto il trick alla Red Bull, la Ferrari domina. E’ sicuramente un caso. Vedremo in Messico, fra una settimana.

P.S. A Norris mancano solo i baffetti, e poi il clone del Leone è completo. 

P.S. 2 Le strategie della McLaren le fanno Topolino e Paperino.

P.S. 3 La Ferrari non porterà a casa nessun titolo quest’anno, ma la responsabilità non sarà, per una volta, della macchina.

P.S. 4 Hamilton che si qualifica in ultima fila senza avere avuto un problema specifico, e poi la insabbia dopo 3 giri, è qualcosa che deve far riflettere. Soprattutto la Ferrari che lo ha ingaggiato pagandolo profumatamente, per mandare in Williams uno che proprio scarso non è.

P.S. 5 A proposito di Williams, Colapinto ha dimostrato che non sempre il valore di un pilota si può misurare in relazione al compagno di squadra. Dipende da quanto quest’ultimo è scarso. E lo stesso discorso lo si può fare per Lawson.

P.S. 6 La penalità data a Russell è vergognosa.

P.S. 7 Verstappen corre con un regolamento tutto suo e può fare quello che vuole (vedi la partenza). Non da ora. Gli altri no. E anche questo è vergognoso.

P.S. 8 Austin è una pista meravigliosa. Quando vince la Ferrari ancora di più.

P.S. 9 Clean air is queen.

P.S. 10 Vive la France.

P.S. 11 (serio) Questa doppietta Ferrari è stata un raggio di luce per la mia regione, in uno dei week-end più neri della sua storia. Che possa restare anche questo trionfo nella memoria di chi ha passato una notte di paura e una giornata passata a spalare il fango e a svuotare abitazioni, cantine e garage dagli oggetti rovinati dall’acqua.