BASTIAN CONTRARIO: DIO NON GIOCA A DADI CON L’UNIVERSO

Così si espresse Einstein in uno scontro tra titani sulla meccanica quantistica, verso un altro gigante della fisica di inizio novecento: Niels Bohr. Ora, non vi sto a dire cosa rispose quest’ultimo al primo, altrimenti mi ritrovo orde di nerd che, in quanto a tifo, non hanno nulla da invidiare a quelli che trovo oggi sui social. Qualcuno si potrà chiedere per quale diavolo di motivo ho citato la frase del compianto genio scapigliato, ebbene questo è l’unica cosa che sono riuscito a pensare durante il siparietto che è avvenuto durante la indubbiamente bella presentazione della nuova nata Ferrari.

Diciamocela tutta, se il mondiale si decidesse in base a questa “frivolezza”, la Scuderia italiana avrebbe vinto di misura su tutte le altre squadre di anglofona origine. Presentazione vecchio stile, con tanto di pubblico in tribuna ad urlare di gioia come allo stadio nel vedere quei quindici (miseri) minuti (il regolamento prima di tutto) della nuova nata di Maranello: la SF23. Niente nomi celebrativi (che a Ferrari hanno portato più sfiga che altro!), niente attesa nel sapere il nome all’ultimo minuto e soprattutto niente spoiler un’ora prima della vettura stessa tramite render. A Maranello hanno voluto cambiare le cose, evidentemente hanno voluto tagliare con certe abitudini del passato come per far capire “il vento è girato”. Eppure, nonostante i mille tagli col passato che abbiamo già visto fare cos’è cambiato realmente sino ad ora? A mio modesto giudizio nulla. Come ogni anno sempre il solito rinnovato entusiasmo, sempre la stessa accesa speranza nel cercare di vincere quel maledetto mondiale che ormai sta raggiungendo il ventennio. Ai più giovani tutto ciò potrà sembrare una novità o comunque di facile tolleranza, ci sta. Per chi come me è a digiuno di mondiali da quando i cellulari avevano ancora i tasti,  tutto questo è solo un piacevole teatro e nulla di più. Intanto il taglio col passato da parte della Rossa è stato forte e quel passato non è riferito alle quasi due decadi trascorse, bensì solo di qualche mese.

La “dittatura” in Gestione Sportiva alla fine è stata estirpata ed il “despota” (che addirittura decideva i lavori da fare nei cessi… giuro, professionisti del settore giornalistico, così hanno scritto!) alla fine è stato allontanato definitivamente. Nel frattempo, sulla pista di Fiorano, ha girato per la prima volta l’ultima monoposto rossa la cui progettazione è stata diretta proprio dallo stesso “despota”. Binotto ha rilasciato la dichiarazione che la SF23 non è la sua macchina, bensì della squadra. Ciò che più mi ha lasciato basito di queste dichiarazioni sono stati i commenti di giubilo che ne sono seguiti dai soliti detrattori, i quali hanno avuto conferma di quanto millantavano. Conferma di cosa chiedo venia? Davvero si crede che questa non sia la macchina di Binotto, visto che la progettazione della “ventitré” è iniziata nel luglio dell’anno scorso ed in quel periodo c’era lui al comando e di sostituirlo nemmeno se ne parlava? Davvero si crede che il “despota”, fosse così pazzo da arrogarsi il diritto esclusivo della paternità della sua ultima monoposto rossa? Binotto è innanzitutto un signore e, fosse solo per il fatto che la squadra fece quadrato attorno a lui ad Abu Dhabi, ha dato il giusto riconoscimento ai suoi uomini, per non parlare del fatto, come precedentemente ho affermato, che solo uno stupido direbbe che ha fatto tutto lui. La costruzione di una monoposto è un lavoro di equipe e, piaccia o meno, un’equipe, una qualunque squadra, necessita di un leader, di un responsabile che abbia l’ultima parola. Binotto, che oltre al team principal era anche il responsabile tecnico, aveva l’ultima parola quindi, nel bene e nel male, sia che la Rossa vinca il mondiale o sia che lo perderà ignominiosamente, lo farà con la monoposto progettata dagli uomini condotti da egli stesso. La Beneamata parte da una buonissima base, la quale è stata castrata solo dai problemi di affidabilità del motore (che a detta del “capo” della Gestione Sportiva… Vigna, Ferrari ora ha il motorone!) e dai giochetti dei soliti noti. Binotto questo lo sapeva bene, così come sapeva dove intervenire sia sulla monoposto che in seno alla squadra. Infatti tutti i cambiamenti che verranno attuati nel breve tempo (monoposto e squadra appunto), non sono altro che provvedimenti già precedentemente decisi dall’ex Team Principal.

Detto ciò, sopraggiunge il citato siparietto: poco prima dell’uscita in pista della SF23, il nuovo Team Principal della Rossa lascia decidere alla sorte a chi, tra LeClerc e Sainz, dovesse salire per primo sulla nuova monoposto e quindi darle il battesimo di fuoco. No mio caro monsieur Vasseur, così non ci siamo proprio: un Team Principal non gioca a dadi con l’universo, bensì si assume le proprie responsabilità. Si prende il dolce e l’amaro come si dice dalle mie parti. Troppo facile lasciar decidere alla casualità. Non ho nulla nei riguardi del francese, solo che nel momento in cui egli viene preso a furor di popolo (e solo dal popolo, visto che la dirigenza aveva in mente ben altre scelte, le quali hanno gentilmente declinato tutte l’offerta… chissà come mai!), proprio perché tutti aspirano al modello degli altri due top team, dove il pilota di punta viene deciso ancora prima che inizi il mondiale (a tal proposito sarà interessante vedere come si comporteranno i crucchi con Hamilton e Russell), non è un comportamento coerente e consono al suo ruolo.

La logica avrebbe voluto che a salire per primo sulla monoposto, fosse stato il pilota che l’anno prima ha totalizzato più punti. Una dura e spietata legge che andava applicata subito: questo sarebbe stato un vero segnale di cambiamento verso tutti i tifosi che vogliono la scelta dura e pura. A nulla è valso il fatto che alla fine “abbia vinto” proprio LeClerc, la cui prima salita nella macchina sa più di beffa che altro. Cosa succederà nel momento in cui si dovrà decidere su quale pilota puntare? Oltretutto se è vero che AMG potrà lottare per il mondiale, il primo posto di ogni GP si farà affollato, quindi i punti da racimolare saranno ancora di meno, perché divisi non più tra soli due piloti bensì, tra almeno tre se non di più, per cui la decisione su quale pilota puntare dovrà essere effettuata nel brevissimo tempo… suppongo già entro maggio. Cosa farà Vasseur, caso mai la differenza punti tra i due rossi sarà minima? Se li porta nel retro paddock e lancia la monetina per decidere chi se la deve giocare? Non sapremo mai cosa avrebbe fatto Binotto il giorno di San Valentino in merito a ciò, certo è che sappiamo che in questo momento, il suo sostituto ha scelto il profilo basso, quasi di depistaggio nei riguardi di tutti. Il buon Vasseur non ha mai diretto una squadra così grande e, soprattutto, importante. Certi comportamenti potevano andare bene nelle categorie inferiori o in Alfa Romeo. In Ferrari, invece, la musica è leggermente diversa, perché se la squadra che il team principal francese dirigeva l’anno scorso era un piccolo coro, quella che si ritrova a condurre quest’anno è una intera orchestra!

Ci vorrà tempo certo, eppure quante volte abbiamo sentito questa frase? Di sicuro, nel frattempo che quel famoso tempo arrivi, almeno per quest’anno, Vasseur si troverà a dirigere una squadra che non è sua e che necessariamente dovrà fare propria il prima possibile. Auguriamoci che, nel frattempo che fa sua la squadra, lui e chi gli sta dietro (Elkann e Vigna… guarda caso ora si interessano!) sappiano prendere le decisioni giuste e soprattutto che non siano frutto di casualità o azzardi mal ponderati… perché Dio non gioca a dadi con l’universo.

Vito Quaranta